Durate il corso di Formazione ECM dal titolo "Le violenze collettive nelle comunità contemporanee. Il Dialogo come metodo terapeutico" di Piazza Armerina Convegno Ferdinando Troina ci ha parlato di della comunità terapeutica Sant'Antonio, un organizzazione che si reinventa ogni giorno.
La Comunità Terapeutica Democratica come pratica non violenta.Raffaele Barone
Durate il corso di Formazione ECM dal titolo "Le violenze collettive nelle comunità contemporanee. Il Dialogo come metodo terapeutico" di Piazza Armerina Convegno Angela Volpe ci ha parlato di pratiche non violente nelle comunità terapeutiche.
GPMF e Open Dialogue, Strumenti di una PsicoTerapia di ComunitàRaffaele Barone
Slide di Raffaele Barone e Angela Volpe durante il secondo Convegno Nazionale del Laboratorio di Psicoanalisi MultiFamiliare tenuto a Roma 2016.
L'Open Dialogue e il Gruppo di Psicoanalisi MultiFamiliare (GPMF) vengono da tempo applicati nella distretto Calatino Sud-Simeto come strumenti di Psicoterapia di Comunità nella Salute Mentale più Umana.
Un esempio unico ed un esperienza da replicare nei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) Italiani e nel Mondo.
Visita il sito ---> www.RaffaeleBarone.com <--->argomento.
Progressi nelle Comunità Terapeutiche. Riflessioni sulle esperienze Inglesi e...Raffaele Barone
Sintesi per la sessione del mattino: Barone & Bruschetta
La comunità terapeutica nella comunità locale: i limiti,
le risorse del partenariato e della democrazia
La Comunità Terapeutica Democratica come pratica non violenta.Raffaele Barone
Durate il corso di Formazione ECM dal titolo "Le violenze collettive nelle comunità contemporanee. Il Dialogo come metodo terapeutico" di Piazza Armerina Convegno Angela Volpe ci ha parlato di pratiche non violente nelle comunità terapeutiche.
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Possibili scenari futuri sui servizi di salute mentalein epoca post-modernità...Raffaele Barone
Sinopie per chi ci vorrà essere
Convegno
“La forma della psichiatria:Passione e pratica
Napoli 13 e 14 dicembre 2013
Intervento dedicato a “Fausto Rossano”
GRUPPI MULTI FAMILIARI cta s.antonio Piazza ArmerinaRaffaele Barone
GRUPPI MULTI FAMILIARI PER LA SALUTE MENTALE.Corso di formazione per gli operatori e i cittadini coinvolti nei processi di sviluppo di salute nella comunità locale
Possibili scenari futuri sui servizi di salute mentalein epoca post-modernità...Raffaele Barone
Sinopie per chi ci vorrà essere
Convegno
“La forma della psichiatria:Passione e pratica
Napoli 13 e 14 dicembre 2013
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GRUPPI MULTI FAMILIARI PER LA SALUTE MENTALE.Corso di formazione per gli operatori e i cittadini coinvolti nei processi di sviluppo di salute nella comunità locale
Crisi lavoro psicopatologia mobbing - a cura di Rosalba GerliDrughe .it
Come psicoterapeuta non posso che tentare di dar voce alla sofferenza che deriva dalle difficoltà di questo momento storico e in modo particolare a quella che deriva dalle trasformazioni del lavoro. Un lavoro che potremmo definire oggi maltrattato come sempre più spesso sono maltrattate le persone al lavoro. Io mi occupo da tempo di disagio lavorativo e da circa dieci anni conduco gruppi con persone che presentano problemi legati alle varie forme del disagio sul lavoro compreso il mobbing, che è solo un aspetto di tale disagio, ma che ha avuto il merito di aprire una finestra sull’ampio panorama della sofferenza che scaturisce dalle condizioni di lavoro. Il termine mobbing infatti è spesso abusato, forse anche a causa della sovraesposizione mediatica, ed è utilizzato erroneamente per descrivere qualsiasi forma di conflitto sul lavoro, ma per molte persone questo è l’unico modo di poter dar voce e attribuire un senso alla propria sofferenza altrimenti incomprensibile e indicibile. La crisi ha incrementato questa sofferenza. Tengo a sottolineare che in questo momento il disagio psicologico legato al lavoro ha assunto delle dimensioni di emergenza sociale, ma rischia di passare sotto traccia, se ne parla poco e si fa troppo poco, così come avviene in generale sul tema del lavoro.
Nicolò Terminio - Lezione su Generazione borderline e mondo tossicomane - Cor...Nicolò Terminio
“I pazienti borderline sono costantemente in crisi. I pazienti borderline ci mettono costantemente in crisi”. Queste due frasi riassumono i temi e i problemi che ci troviamo ad affrontare nel trattamento dei pazienti borderline.
Parlo di generazione borderline per dare maggiore evidenza alle trame del “famigliare” (Scabini e Cigoli, 2000) nella storia dei pazienti borderline. Il riferimento ai legami familiari ci consente di prestare attenzione alla radice evolutiva della compromissione “relazionale-simbolica” tipica del funzionamento del borderline.
Quando mi riferisco al mondo tossicomane intendo allora considerare la complessità psicopatologica della tossicodipendenza, per non ridurre la clinica degli stati tossicomanici all’esperienza dello sballo (Di Petta, 2004), rintracciando piuttosto le caratteristiche salienti della struttura psicopatologica nella relazione con l’Altro.
I primi colloqui col minore....Quando un minore inizia un percorso terapeutico, come terapeuti come dobbiamo muoverci e cosa considerare ? spunti di riflessione secondo l'approccio dell' analisi transazionale
Il minimo comune denominatore di tutte le malattie è nel 100% dei casi un conflitto. Questa è la meravigliosa intuizione del Dottor Hamer che, per aver sostenuto questa tesi, è stato radiato dall’Ordine dei Medici in Germania. Il conflitto è un evento che ci coglie alla sprovvista e che crea sgomento, angoscia, affanno, sofferenza, oppure la fine di una situazione spiacevole di cui avvertiamo la mancanza. Ciò che provoca la malattia a livello profondo non è un evento, ma il vissuto di quell’istante di angoscia inespressa in cui l’evento ci ha colti di sorpresa, impreparati e nell’incapacità di trovare una soluzione adeguata ( meglio sarebbe dire “rivissuto, perché possiamo riconoscere solo quello di cui abbiamo già vissuto l’esperienza). Il Check quantistico può individuare i traumi e i conflitti?
Liberamente a caltagirone.40 anniversario della legge basagliaRaffaele Barone
La salute mentale comunità indica il livello di benessere relazionale, di sviluppo culturale, i sentimenti dicoes ione, di appartenenza e di libertà dei suoi membri; rappresenta quindi un fattore di sostegno allosviluppo del sentimento identitario individuale e al superamento delle crisi esistenziali evolutive.
Il Budget di Salute alla luce del nuovo “Servizio Socio Sanitario Regionale” Raffaele Barone
Convegno Economia e Salute Mentale - Torino 13 Ottobre 2017
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Per contrastare e prevenire gli esiti invalidanti delle malattie, alcuni dei quali possono essere imputati a metodi e protocolli di cura inappropriati (si consideri, in proposito, l'ampia letteratura sulle conseguenze invalidanti dell'istituzionalizzazione protratta), è necessario implementare azioni e strumenti, non solo inerenti alla malattia (“prestazioni di cura”) ma attivare interventi ricostruttivi e di valorizzazione dei contesti ambientali, sociali e relazionali.
Piano socio sanitario regione sicilia 2017. salute mentale, anziani non autos...Raffaele Barone
“Il Servizio socio-sanitario
regionale: Piano delle azioni e dei servizi socio-sanitari e del
Sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni
socio-sanitarie”
Il Servizio Socio Sanitario - Regione Sicilia 2017Raffaele Barone
Slides riepilogative del primo piano delle Azioni e dei Servizi Socio-Sanitari e del Sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni socio-sanitarie della Regione Siciliana dell'anno 2017.
Potete approfondire la conoscenza dei contenuti del Piano scaricando la versione integrale e guardando il video-guida alla lettura appositamente preparato. E' possibile approfondire l'argomento andando su --> www.RaffaeleBarone.com/piano-socio-sanitario-regione-sicilia
Vademecum Operativo Amministrazione di SostegnoRaffaele Barone
L'amministrazione di sostegno è uno strumento di tutela della persona introdotto dalla legge n. 6 del 2004: permette "di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive, in tutto o in parte, di autonomia nell'espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente".
Linee guida per la costruzione di percorsi clinici ed assistenziali per i dis...Raffaele Barone
I Disturbi del comportamento Alimentare ((Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione DSM 5 2014) “sono caratterizzati da persistente disturbo dell'alimentazione oppure da comportamenti inerenti l'alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo che compromette significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale” (DSM5).
Tali disturbi includono quadri clinici, di interesse psichiatrico ed internistico, adeguatamente codificati.
Psicopatologia: Empatia Zero e Crudeltà di Raffaele BaroneRaffaele Barone
La costruzione di una persona non richiede solamente dati biologici, culturali, sociali, professionali. La costruzione di una persona passa necessariamente dal sentire l'altro, dal pensare l'altro, dall'essere con l'altro. Da qui era iniziato il discorso sull'empatia continuato poi con l'approfondimento della tesi sulla funzione riflessiva. La cura è il paradigma che ha come cardini empatia e mentalizzazione/riflessività che, infatti, è possibile ritrovare come atti centrali in ogni pratica di cura e disposizione etica alla cura. Alcuni sentimenti morali sono particolarmente importanti per questo percorso: la fiducia, la speranza, la tenerezza, l'accettazione, la serenità.
CTA Sant'Antonio | Comunità Terapeutica ad alta intensità riabiliitativa
Comunità CTA Sant'Antonio, un modello di Comunita Terapeutica Democratica
1. un modello di
COMUNITA TERAPEUTICA DEMOCRATICA
UN’ORGANIZZAZIONE CHE SI REINVENTA OGNI GIORNO
dott. FERDINANDO TROINA
2. “Comunità …(luogo) … il cui scopo immediato
è la piena partecipazione alla vita quotidiana di
tutti i suoi appartenenti, mentre l’obiettivo
finale è la reintegrazione dell’individuo nella
vita sociale” (Main 1983).
4. CONFLITTI E ANTINOMIE
NEL LAVORO DI COMUNITÀ:
Cura/Custodia,
Autonomia/Dipendenza,
Permissività/Autoritarismo
Socializzazione/Isolamento,
Biologico/Mentale
Terapia/Riabilitazione
5. PROCESSI DIFENSIVI
modello SERRA
Istituzioni gestite con atteggiamento liberale,
dove i residenti sono considerati come dotati di
complete capacità potenziali e fortemente
sollecitati a svilupparle
modello DEPOSITO
Strutture gestite con stile paternalistico, dove i
residenti vengono vissuti come irreparabilmente
danneggiati, dipendenti e totalmente bisognosi di
cure
6. MODELLO SERRA
Negazione della patologia
Pazienti e operatori vengono messi
terribilmente sotto pressione cercando di
realizzare compiti irrealistici e votandosi a
continue frustrazioni
7. MODELLO DEPOSITO
Negazione delle potenzialità
Operatori zelanti accudiscono i pazienti
rendendoli totalmente passivi e dipendenti
nascondendo la disperazione dietro la
routine
8. IL PARADOSSO DELLE CTA
Creare un microcosmo sociale che sia capace di
accogliere quella follia che il mondo esterno non
è in grado di tollerare, ma che sia al tempo
stesso capace di aiutare i suoi membri a
rinunciare a una casa accogliente per tornare a
vivere nel mondo esterno
9. Il problema evidentemente non è come abolire i
conflitti, ma come contenerli perché non
divengano distruttivi pur conservando la loro
funzione dinamica, che è quella di mobilizzare il
pensiero
10. I PRINCIPI SUI QUALI SI SVILUPPA LA CULTURA
OPERATIVA DI UNA COMUNITÀ TERAPEUTICA
I principi sui quali si sviluppa tutta la cultura operativa di una
comunità terapeutica
Democratizzazione
Tolleranza
Comunalismo
Confronto con la realtà
13. DEMOCRATIZZAZIONE
All’interno del Community Meeting e della
relazione con il proprio Case
Manager, l’utente è invitato a prendersi la
responsabilità del proprio percorso
terapeutico e dell’organizzazione di tutta la
comunità
14. COMUNALISMO
Atmosfera relazionale caratterizzata da
condivisione confidenza e aperta
comunicazione.
L'individuo viene valutato quindi dal punto di vista
gruppale e l'enfasi terapeutica é posta sul 'fare
con' il paziente piuttosto che sul 'fare al', come
in ospedale; gli operatori pertanto fanno le cose
con il residente: insieme a lui/lei cucinano,
pranzano, puliscono, fanno la spesa, ecc..
15. COMUNALISMO
Attività e laboratori
Sport
gruppo benessere
gruppi artigianali
Arteterapia
Danzaterapia
16. TOLLERANZA
Flessibilità ed accettazione dei comportamenti devianti
da parte di tutti.
La struttura comunitaria come terreno per rivivere
sentimenti e comportamenti appresi nel passato in contesti
poco favorevoli allo sviluppo psicologico e maturativo del
soggetto. Dove può essere reso possibile al residente far
rivivere, sul teatro della comunità, i personaggi del mondo
dei suoi oggetti interni con i quali le cose andarono male.
La comunità pertanto deve essere organizzata in modo
che tutti i suoi componenti tollerino un'ampia gamma di
comportamenti ansiogeni, che sembrano devianti secondo
le norme 'comuni'. Nelle risposte da parte degli altri a tali
comportamenti emergono i problemi di tutti.
17. TOLLERANZA
Una gestione delle regole che sappia evitare
la loro santificazione ma non dimentichi la
loro funzione di confine e sistema di
contenimento dell’ansia.
18. TOLLERANZA
La consapevolezza che le regole in CTA,
come insegna l’esperienza - sembrano
“fatte per essere violate”, sia dai pazienti che
dagli operatori, da chi le subisce come da chi
le detta.
19. TOLLERANZA
Le regole poche, chiare e condivise, e
devono essere per la CT più o meno ciò che il
setting è per la terapia, ossia un sistema
normativo che deve esistere non per sé, per
essere obbedito, ma perché proprio la sua
violazione lo rende “parlante”, capace di
comunicare emozioni o processi inconsci che
altrimenti resterebbero muti, ….(Bollas 1987).
20. TOLLERANZA
Un movente molto comune dell’aggressività,
che dà luogo ad aggressioni verbali ed
emotive e la vulnerabilità emotiva del
paziente
Qualsiasi situazione minacci di far emergere uno stato
emotivo che i pazienti vivono come insopportabile, ha perciò
un effetto molto potente e li rende ad essa estremamente
vulnerabili
21. TOLLERANZA
Quando ci si confronta con un paziente
aggressivo e violento è sempre meglio tener
presente, mentre ci proteggiamo, che dietro
quella violenza può esserci qualcuno che in
realtà si sente molto debole e vulnerabile. La
stessa cosa vale se affrontiamo l’aggressività
verbale: un forte sentimento di odio può
mascherare un estremo bisogno del nostro
aiuto
22. CONFRONTO CON LA REALTÀ
Parlare sempre in maniera diretta e "col cuore
in mano" al fine di fornire un continuo feedback
del comportamento dei singoli individui così
come sono visti dagli altri.
Misura atta a contrastare la tendenza a distorcere la
percezione della realtà, a negarla o a ritirarsi dalle proprie
difficoltà a relazionarsi con gli altri.
23. CONFRONTO CON LA REALTÀ
Community meeting
Gruppo Staff
Gruppo multifamiliare
24. CONFRONTO CON LA REALTÀ
Basaglia "il tipo di rapporto che viene ad
instaurarsi all'interno di questa comunità che
la renderà terapeutica, nella misura in cui
riuscirà a mettere a fuoco le dinamiche di
violenza e di esclusione presenti nell'istituto,
cosi come nell'intera società, creando i
presupposti per una graduale presa di
coscienza di questa violenza e di questa
esclusione."
25. CONFRONTO CON LA REALTÀ
Community meeting
Soltanto una relazione autenticamente
equilibrata con i nostri pazienti può avere una
profondità veramente terapeutica. Questo
equilibrio comprende la rabbia realistica così
come la cura realistica.
26. CONFRONTO CON LA REALTÀ
Community meeting
Gli operatori devono tenersi in equilibrio tra due
atteggiamenti ben distinti: essere sinceri anche
sulla propria aggressività, pur mantenendo vivo
il tentativo di comprendere i propri pazienti.
.
27. CONFRONTO CON LA REALTÀ
Gruppo staff
Quando veniamo a contatto con la violenza noi
reagiamo ad essa: gli operatori devono
imparare a riconoscere le loro reazioni e a
parlarne in gruppo
.
28. GRUPPI MULTIFAMILIARI
Un gruppo di persone che dichiarano la
propria disponibilità a confrontarsi senza
pretendere di avere ragione e che, proprio in
relazione a questa rinuncia, a volte
raggiunge momenti di "saggezza", non da
parte di qualcuno in particolare ma del
gruppo nel suo insieme.
29. GRUPPI MULTIFAMILIARI
Il gruppo inizia ad avere la capacità di
formulare un pensiero che si compone
attraverso i contributi del pensiero di ognuno
dei suoi partecipanti, sia che parli, sia che
non riesca ad esprimere verbalmente le
proprie opinioni. Si tratta di un pensiero
complessivo, alla cui elaborazione ognun
può dare un contributo e che permette al
gruppo stesso di funzionare come una
"mente ampliada" (G.Badaracco).
30. GRUPPI MULTIFAMILIARI
La grave patologia mentale non è dovuta ad
un trauma isolato (pensiero ricorrente sia nei
familiari che nei pazienti) quanto piuttosto ad
una "trappola" complessa di legami e gabbie
comunicative all'interno delle quali sono
imprigionati tutti i componenti del nucleo
familiare.
31. GRUPPI MULTIFAMILIARI
A tale proposito G. Badaracco parla di
"interdipendenze patologiche e
patogene", situazioni in cui genitori e figli
rimangono bloccati nel proprio processo di
crescita.
32. GRUPPI MULTIFAMILIARI
Di fatti, chi si ammala psichicamente torna
ad essere piccolo e, quindi, meno
responsabile della propria vita. Questo,
implicitamente, sollecita il mantenimento di
un assetto costante della relazione con il/i
genitore/i che, quindi, riprende a svolgere la
funzione di contenitore (nei confronti del
figlio)
33. GRUPPI MULTIFAMILIARI
Il problema è che ciò avviene in una forma
stabile e non evolutiva, in quanto non
permeabile ai continui aggiustamenti che il
passare del tempo richiederebbe in relazione
alla crescita del figlio
34. GRUPPI MULTIFAMILIARI
Livelli generazionali diversi iniziano così a
confondersi: nelle situazioni simbiotiche non
c'è più un padre o una madre e un figlio o un
figlia, bensì due persone che formano un
tutt'uno e che sono in continua lotta per
imporre il proprio predominio l'una sull'altra.
35. GRUPPI MULTIFAMILIARI
Uno degli aspetti più affascinanti della teoria
e della pratica clinica di G. Badaracco, però,
è la convinzione genuina che in ognuna delle
persone che risultano avviluppate in tali
interdipendenze, a prescindere dall'età che
hanno e dal livello di cronicità del disturbo di
cui soffrono o in cui sono coinvolte, sia
presente, seppure nascosta sotto ampli strati
di patologia e rassegnazione, una "virtualità
sana".
36. GRUPPI MULTIFAMILIARI
Essa rappresenta il modo in cui la persona
avrebbero potuto e voluto essere e non è
mai stata, almeno fino a questo momento. Si
tratta di una risorsa fondamentale per il
lavoro in gruppo.
37. GRUPPI MULTIFAMILIARI
I componenti di un nucleo familiare
patologico, infatti, non hanno occasione , nel
corso della loro vita, di tirarsi fuori dalla
propria situazione e di mettersi ad osservare
"dall'esterno" quello che accade tra loro
38. GRUPPI MULTIFAMILIARI
Nel gruppo, invece, essi si possono
"rispecchiare metaforicamente" nel modo di
funzionare di uno, o più di uno, dei nuclei
familiari che si trovano di fronte e iniziare a
riflettere su come imparare a non ripetere
acriticamente, all'infinito, "gli stessi errori"
39. "La follia è una condizione umana. In noi la
follia esiste ed e presente come lo è la ragione.
Il problema è che la società per dirsi civile
dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la
follia……… " (Basaglia)
GRAZIE