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Il Gruppo di Psicoanalisi Multifamiliare: cura della psicosi e organizzatore dei servizi - Andrea Narracci
1. Il Gruppo di Psicoanalisi
Multifamiliare: cura della psicosi e
organizzatore dei servizi
Il GPMF si configura come un luogo di cura
appropriato per la cura della psicosi in relazione
alle sue caratteristiche costitutive e funzionali:
a) per quanto riguarda le prime, l'aspetto più
interessante è dato dalla presenza di tante
famiglie, compresi i pazienti, che, spesso, fanno
giungere il gruppo ad essere composto da 20,
30, 40 persone e di tanti operatori, di
professionalità simili o differenti, appartenenti
allo stesso servizio o a servizi diversi;
2. Caratteristiche funzionali
La conduzione si basa sui seguenti punti di
riferimento:
1) l'intervento si basa sull'avviamento della
conversazione tra i presenti, interpellati
inizialmente dai conduttori, che sono più di uno; io
ritengo, oggi, dopo aver avviato dieci gruppi in
differenti contesti, che debbano essere intorno ai
quattro;
2) ognuno può intervenire e tutti gli altri lo devono
ascoltare con rispetto fino alla fine dell'intervento;
3) ognuno deve rinunciare a pretendere di avere
ragione ma limitarsi ad esporre il proprio punto di
vista;
3. Caratteristiche funzionali
4) l'ordine degli interventi va gestito da un
conduttore in base ad alzata di mano, su
prenotazione;
5) tale ordine non va modificato in relazione alla
richiesta di qualcuno di rispondere; i dialoghi
vanno evitati, per quanto possibile,
6) se si scade nei dialoghi, ci si attesta su un
funzionamento delle menti dei partecipanti in
cui prevale il funzionamento del pensiero di tipo
secondario, se si segue l'ordine delle
prenotazioni, si può sviluppare un
funzionamento del pensiero di tipo primario, che
favorisce il possibile recupero degli aspetti
dissociati di ognuno dei partecipanti;
4. Caratteristiche funzionali
7) i componenti delle famiglie possono
“rispecchiarsi metaforicamente” nel modo di
interagire delle altre;
8) il clima di disponibilità al confronto e alla
auto-osservazione è favorito dalla presenza dei
cosiddetti “transfert multipli”;
9) rispecchiamento e transfert multipli rendono
possibile il recupero della capacità di
rappresentare, parzialmente o completamente
perduta, funzionalmente, dai membri delle
famiglie patologiche;
10) la realtà nella quale vivono pazienti e
familiari è divenuta “concreta”.
5. Le basi teoriche
Le basi teoriche sono psicoanalitiche e
relazionali:
1) l'ipotesi è che il nuovo individuo non si è mai
separato dal genitore a cui è più legato o da
entrambi;
2) si è così costituito un legame,
apparentemente inscindibile, tra un genitore e
un figlio, definito: interdipendenza patologica e
patogena;
3) la personalità del figlio non si è mai
sviluppata: appare improvvisamente quando
scoppia una crisi psicotica, che è un tentativo
disperato di stabilire un contatto con le parti del
Sé più autentiche oltre che stare male;
6. 4) attraverso la partecipazione al gruppo
ognuno dei partecipanti può rendersi conto che
sta “abitando l'altro” e che la soluzione del
problema consiste nell'avviare un processo di
separazione che consenta, a ciascuno, di
accorgersi di possedere una propria “virtualità
sana”;
5) sottoponendosi ai meccanismi di
funzionamento del GPMF che mira a rendere
possibile per ognuno la possibilità di recuperare
e di interrogarsi sulle proprie “sofferenze” rese
dissociate e, perciò, apparentemente
irraggiungibili, le famiglie a transazione
psicotica possono riuscire a tornare a
scambiarsi messaggi di contenuto e non
soltanto di relazione.
7. Psicoanalisi Multifamiliare e
Recovery puntano entrambe alla
riacquisizione della soggettività
• Pur partendo da premesse differenti, hanno un
obiettivo comune: la costruzione o ricostruzione
delle capacità autodecisionali del paziente.
• La PM voce dell’orientamento psicoterapeutico
che punta ad una cura basata sul recupero del
paziente delle sue capacità, tra cui quella di
prendersi cura di sé, estende l’intervento anche
nei confronti dei familiari considerati parte
integrante dell’insieme patologico ma, soprattutto,
risorsa essenziale del processo di cura.
8. La partecipazione al GPMF è utile
per migliorare le capacità individuali
dei singoli operatori
• La partecipazione al GPMF permette ai singoli
operatori di migliorare le proprie capacità
professionali, soprattutto per quanto riguarda il
miglioramento delle proprie capacità di
immedesimazione nelle sofferenze dei pazienti,
prerequisito fondamentale per giungere alla
migliore comprensione possibile dello stato del
paziente e dei suoi familiari.
9. La partecipazione al GPMF
consente di migliorare i rapporti tra
operatori dello stesso servizio e di
servizi diversi
La condivisione delle sofferenze espresse da
pazienti e familiari può migliorare sia i rapporti
tra operatori della stesso servizio, di
professionalità simili o differenti, sia i rapporti tra
operatori appartenenti a servizi diversi ma che si
occupano di pazienti provenienti dallo stesso
bacino di utenza, al fine di migliorare
l’integrazione complessiva delle risorse del DSM
10. Il GPMF come esperanto tra servizi
diversi
• L’utilizzazione del GPMF può permettere la
formulazione di strategie complessive
d’intervento condotte in maniera coerente dai
servizi progressivamente coinvolti nella gestione
prima della crisi (SPDC), poi dell’assestamento e
formulazione di un progetto d’intervento (CT I) e,
infine, nella conduzione di un trattamento vero e
proprio a lungo termine che coinvolga sia il
paziente che i suoi familiari (in CT E o presso il
CSM), in entrambi questi casi con l’ausilio della
Area Riabilitativa e sempre, fin dall’inizio, con la
collaborazione del Servizio di Psicoterapia per
Giovani Adulti del DSM della ASL RMA