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Ragusa
11-04-2014
Verso un lavoro di rete per la Salute Mentale di comunità in
Sicilia,
sviluppare politiche di partecipazione e processi di ripresa
Costruire una rete contro
l’esclusione sociale
1. Transizioni verso un lavoro di rete per la salute mentale di comunità
I. Da servizi aziendali frammentati ed in competizione con le altre agenzie sociali, ad un DSM
integrato e comunitario, in rete con tutti gli altri servizi territoriali.
II. Dal pagamento della retta per posto letto, al finanziamento del progetto terapeutico
individualizzato attraverso il budget di salute ed il mix di gestione.
2. Lotta allo stigma ed all’esclusione sociale
I. La salute mentale è un settore di lavoro ed un’area culturale centrale per lo sviluppo della
comunità e come tale ha una mission di collaborazione diretta con le Istituzioni e le
varie Agenzie della società locale.
II. Compito prioritario di tutti gli operatori coinvolti nel settore della salute mentale è quello di lottare
contro lo stigma e la discriminazione dei gruppi sociali vulnerabili e della categorie sociali a
rischio disagio psico-sociale.
3. Partecipazione, Formazione e Progettazione
I. La governance clinica della Progettazione Terapeutica Personalizzata e della relativa
documentazione del PTI, rappresenta la pratica clinica di base che ogni paziente ha diritto a
ricevere ed a cui si impegna a partecipare
II. La concertazione comunitaria, la ricerca scientifica, la partecipazione consapevole al Sistema
Informativo Sanitario (NSIS), la Formazione Continua, costituiscono le attività di base che la
gestione economica ed organizzativa delle aziende sanitarie deve garantire
La mente sociale
 Le neuroscienze e la psicologia sono lentamente arrivate a
capire che non è possibile considerare il comportamento di
un singolo cervello. E’ stato scoperto che l’attività cerebrale
di chi ascolta rispecchia quella di chi parla, e che alcune
aree del cervello mostrano anche risposte anticipatorie
predittive.
 Il gruppo sociale limita il comportamento individuale e il
comportamento individuale dà forma al tipo di gruppo
sociale che si evolve. Questo ci rimanda all’idea che il
comportamento individuale non sia soltanto il prodotto di
un cervello isolato e deterministico, ma sia influenzato dal
gruppo sociale.
L’individuo nei gruppi naturali
 Soltanto studiando e trattando l’individuo nei gruppi
naturali, in primis nella famiglia e nei gruppi
spontanei, è possibile scoprire che le difficoltà
psichiche di ciascun paziente sono soltanto un aspetto
di un problema gruppale-comunitario più complesso
che si ramifica orizzontalmente, tra le condizioni
materiali del mondo circostante, e verticalmente,
dall’eredità del passato allo sviluppo durante la vita
(Foulkes)
Nella nostra prospettiva di cura, recuperare l’inclusione nella propria
comunità di riferimento rappresenta il passaggio determinante
verso la guarigione. Tale passaggio da un lato si fonda
metodologicamente sulla socializzazione del disagio e degli
accadimenti ad esso collegati; dall’altro è dato dallo sviluppo delle
competenze mentalistiche (Fonagy) necessarie a costruire
rappresentazioni intenzionali delle relazioni umane
(metarappresentazioni) e poter intrecciare nuove - e riparare
vecchie - reti sociali (primarie o secondarie che siano).
La mentalizzazione, nel processo terapeutico, consiste sia nella
traduzione dei sintomi in un medium sociale, il linguaggio, che
permetta la comunicazione del disagio ad essi collegato. Linguaggio
dove i simboli non sono solo le parole ma anche gli atti e le azioni,
dei pazienti .
Mentalizzazione e socializzazione
nel percorso terapeutico
La prospettiva della guarigione
 La prospettiva della guarigione di sviluppa a nostro avviso
attraverso il riconoscimento di alcuni elementi come la
centralità della persona; il potenziale terapeutico dei
dispositivi di narrazione autobiografica che permettono
ai pazienti di sviluppare la contrattazione sulle
rappresentazioni di sé e del mondo; la valorizzazione
delle risorse emotive, relazionali, intellettive,
lavorative e politiche degli individui in questione; la
capacità di resistere alle avversità della vita (resilienza); la
territorializzazione delle cure; e gli studi longitudinali
di esito circa l’efficacia delle psicoterapie e dei
trattamenti fondati sull’inclusione sociale.
 In ogni caso, la guarigione è re-istituire una relazione
innovativa ed insatura tra sé stessi, la propria vita, il
proprio ambiente, ed in definitiva la propria storia.

 e
La patologia mentale ed il disagio
psico-socio-economico
 La povertà e la privazione hanno una grande prevalenza all’interno
dei disturbi mentali e del comportamento, incluso l’abuso di sostanze.
La più alta prevalenza di disturbi mentali tra la popolazione povera,
può essere spiegata sia ipotizzando una maggiore predisposizione dei
poveri alle patologie psicologiche, date le precarie condizioni di vita e il
maggiore numero di eventi stressanti ai quali sono esposti; sia
constatando che chi soffre di una grave malattia psichica è più esposto a
vivere in una condizione di miseria.
 “Innumerevoli ricerche hanno mostrato che il problema mentale è
biopsicosociale, che le variabili macro e microeconomiche pesano
sulle politiche di salute mentale e che le culture locali sono variabili
importanti di un progetto di salute rispettoso dei diritti umani”
(Barone, Bellia, 2000a).
 Povertà e violenza producono infatti sia problemi psichiatrici che
problemi sociali
Verso una Salute Mentale di
Comunità
 L’Uomo post-moderno, orfano delle strutture interconnettive tra i
vari contesti sociali, appare esposto a incertezze ed ambiguità
(Cianconi, 2011)
 Se abbiamo ben presente che da un lato il senso di fiducia e di sicurezza
di ciascun essere umano è direttamente influenzato da quello di
appartenenza condivisa a storie, luoghi, gruppi o contesti
significativi, e dall’altro la globalizzazione tende a ridurre il grado di
integrazione della società locale a causa dell’alterazione dei legami tra
cittadini e territorio, appare allora sempre più necessario sviluppare
pratiche di intervento psico-socio-economico che, al di là delle
istituzioni o delle organizzazioni formali (enti locali, scuole, imprese,
ecc.), sostengano quell’informale opera di tessitura relazionale che le
persone attivano spontaneamente, incrociando le proprie
appartenenze sociali: dai legami familiari ai contatti privati, sino
all’economia civile e all’associazionismo culturale.
Lavoro nella comunità locale
 Partecipazione alla comunità locale attraverso il lavoro
terapeutico
 Il DSM Comunitario come luogo che favorisce
l’inclusione sociale
 La comunità locale come rete vitale di
interconnessione e valorizzazione delle risorse
personali e sociali
 Lavoro clinico attraverso le narrazioni delle storie degli
utenti e degli operatori
 Lettura e pratica antropologica e gruppoanalitica nel
contesto locale
Sviluppo locale orientato alla salute
mentale
 I programmi terapeutici organizzati dai dispositivi di
intervento comunitario rappresentano il punto di
intersezione tra le prassi di salute mentale e la
metodologia del community development. E sono
fondati sull’inclusione dei soggetti svantaggiati, ed in
particolare dei pazienti psichiatrici, nel mercato del
lavoro, ma soprattutto sulla loro partecipazione al
lavoro extradomestico e retribuito.
Sviluppo di comunità
 Lo Sviluppo di Comunità, può essere gruppoanaliticamente inteso come Sviluppo
Sociale di Comunità Locale, e cioè come l’insieme di processi psico-socio-
economici che sostengono la maturazione e la diffusione di sempre più ampi
ambiti di cittadinanza per i membri di un determinato contesto territoriale,
attraverso il costante e graduale miglioramento non solo delle condizioni di vita
materiale e di benessere personale, ma anche e soprattutto delle condizioni della
vita sociale e di salute mentale di comunità – di volta in volta definite come
“coesione sociale”, “legame sociale”, “sostegno sociale”, “partecipazione
comunitaria”, “appartenenza territoriale”, “attaccamento ai luoghi”,
“capitale sociale”
Salute mentale di comunità, gruppi
e partecipazione
 Sicuramente abbiamo capito che i servizi di salute
mentale fortemente orientati alla salute mentale di
comunità e ampiamente collegati alle dinamiche
socio-economiche dei territori facilitano l’accesso al
lavoro delle persone con grave patologia mentale. I
servizi che utilizzano i gruppi come modalità di cura e
partecipazione favoriscono l’uscita dall’isolamento dei
singoli pazienti e delle famiglie, promuovendo
inclusione lavorativa e processi di guarigione.
Gruppi e inclusione sociale
 Ci riferiamo, ad esempio, ai gruppi psicoterapeutici, ai
gruppi di auto-mutuo-aiuto, ai gruppi multifamiliari,
ai gruppi di microcredito, ai gruppi psico-
educazionali, ai gruppi di conversazione nei reparti
SPDC, ai gruppi per uditori di voci e ai gruppi di
espressione artistica e culturale. Ciò presuppone un
cambiamento culturale nei servizi che, senza
trascurare le cure farmacologiche e il trattamento
psicoterapeutico, metta al centro le scelte dei pazienti,
il sostegno all’empowerment ed i processi di recovery.
La voce degli utenti nei processi
decisionali
 Storicamente, alle persone con problemi di salute mentale
è mancata una voce. Né loro né i loro familiari sono stati
coinvolti nei processi decisionali dei servizi di salute
mentale, mentre, ancor oggi, continuano a essere a rischio
di esclusione sociale e di discriminazione in tutte le
sfaccettature della vita sociale, economica e politica.
Sostenere l’empowerment degli utenti vuol dire elevare il
loro livello di scelta, di influenza e di controllo sugli eventi
della propria vita. La chiave per l’empowerment è infatti la
rimozione delle barriere formali o informali e la
trasformazione dei rapporti di potere tra individui,
comunità e servizi.
“Espansione della libertà reale”
Amartya Sen
 Sen (2010) ha trattato in maniera approfondita il tema dello
sviluppo degli individui nei termini di “espansione della libertà
reale” nella sfera privata come in quella sociale e politica. La sfida
dello sviluppo per Sen coincide nell’eliminare i vari tipi di
illibertà come la fame e la miseria, la tirannia, l’intolleranza e la
repressione, l’analfabetismo, la mancanza di assistenza sanitaria,
di tutela ambientale e della libertà di espressione. Illibertà che
limitano o negano a uomini e donne l’opportunità di agire e di
vivere come preferiscono. Ne deriva che le libertà non coincidono
soltanto con il fine dello sviluppo, ma ne sono anche i mezzi,
laddove esse risultano interconnesse in modo tale che il
raggiungimento dell’una (la libertà politica, o quella di accesso al
credito e al mercato, per esempio) contribuisce al miglioramento
dell’altra (la libertà di essere istruito, per esempio), in una
sinergia moltiplicativa.
Le borse-lavoro e i tirocini
formativi.
 Questa tipologia di intervento risponde sia allo sviluppo di beni
tangibili come migliorare la propria condizione socio-
economica, sia a quelli di tipo intangibile come lo sviluppo di
varie capabilities: riconoscere ed accettare i propri limiti,
confrontarsi con le difficoltà imprevedibili, relazionarsi con gli
altri, rendersi autonomi, rapportarsi con il mondo del lavoro,
costruire relazioni sul lavoro, credere maggiormente in se stessi e
nelle proprie capacità. Il limite è che, seppure favoriscono
l’inclusione sociale, questi progetti sono spesso a tempo limitato,
rientrando quindi fra le tipologie della formazione senza porsi
mai in un rapporto di causa-effetto con il vero obiettivo finale di
un programma di inclusione socio-lavorativa, che rimane sempre
quello di un contratto di lavoro sul mercato competitivo,
negoziato tra il soggetto e l’impresa.
Le cooperative sociali di tipo B
Molte regioni d’Italia hanno approvato norme per la
promozione e lo sviluppo delle cooperative sociali
determinando un rinnovato interesse per queste nuove
modalità di occupazione, per lo sviluppo di nuove
professioni e di nuove modalità di fare impresa nel
territorio. Che si tratti di cooperative produttrici di
servizi alla persona o finalizzate all’inserimento
lavorativo di persone svantaggiate, le cooperative
crescono: in numero, in addetti e cercano soluzioni più
avanzate d'efficienza tramite il ricorso a modelli
organizzativi complessi, di tipo consociativo e
consortile.
Il Microcredito gruppale e
comunitario
 “Le persone, da sole, tendono a essere imprevedibili e
irresolute; con l’appoggio e lo stimolo del gruppo il
loro comportamento acquista stabilità e diventa di
conseguenza più affidabile. La pressione, più o meno
discreta, esercitata dal gruppo serve a mantenere i suoi
membri in linea con gli obiettivi generali del
programma di credito. La competizione che si instaura
tra i gruppi e all’interno del singolo gruppo incita
ognuno a fare del suo meglio”(Yunus).
Il Sostegno all’Impiego “Individual
Placement & Support” (IPS-SE)
 Il Sostegno all’Impiego realizzato attraverso la
metodologia dell’IPS si fonda sull’inversione dei tempi
dell’inserimento lavorativo. Invece di formarsi al
meglio per trovare poi un buon posto di lavoro, è
importante trovare prima una occasione di lavoro e
subito formarsi per svolgerla al meglio. Il metodo IPS
motiva l’utente, non lo connota come paziente ma
come persona, con delle preferenze, dei desideri e
delle ambizioni, e lo mette in grado di raggiungere
posizioni che ne sanciscono l’inclusione sociale, con
innegabili benefici per la sua salute mentale, la
famiglia e la società.
Le Fattorie Sociali
 La funzione terapeutica dell’inserimento lavorativo in una
fattoria sociale è garantita da una doppia tipologia di
fattori. Le persone con disabilità possono trarre grandi
benefici sul piano fisico e psichico dal contatto diretto con
la natura, con i suoi cicli e con gli esseri viventi (animali e
piante) di cui ci si prende cura, ed anche dal
coinvolgimento attivo nei lavori tipici di una azienda
agricola, che come tutti gli altri lavori, presuppongono lo
sviluppo del senso di responsabilità, della capacità di
investire sul compito e della disponibilità a partecipare ad
una organizzazione lavorativa più ampia, nel quale inserire
il proprio compito.
La Recovery, i principi e la prassi
dell’IPS
 L’IPS trae origine dal lavoro di Wehman e Moon (1988) e considera il lavoro come un pilastro
della recovery dalla grave patologia mentale. I più importanti principi metodologici della
recovery risultano infatti particolarmente utili alla comprensione dello spirito del Metodo IPS, se letti
nell’ottica della inclusione lavorativa.
 Olismo: Il lavoro realizza un bisogno umano come quelli di salute, di spiritualità, di relazioni e di
“casa”.
 Responsabilità: Le persone partecipano attivamente ai dispositivi centrati sull’obiettivo di trovare
lavoro e mantenerlo.
 Orientamento alla persona: I trattamenti ed i servizi sono basati gli obiettivi di ciascun individuo.
 Focus sui punti di forza: I Servizi si devono adeguare alle risorse, alle abilità, alle competenze ed alle
preferenze dei clienti.
 Non-linearità: Le transizioni scolastiche e lavorative vanno supportate come parti dello stesso
sviluppo professionale.
 Rispetto: Un lavoro competitivo sviluppa sicurezza e stima di sé.
 Supporto tra pari: È importante condividere tra pari le storie di lavoro, di scuola e di recovery.
 Empowerment: Le persone hanno il diritto di scegliere il loro modo di essere sostenute e di
partecipare alla decisioni lavorative.
 Auto-determinazione: Le persone devono poter prendere le loro decisioni sulla tipologia di lavoro
che preferiscono e sulle modalità di collaborazione con gli operatori.
 Speranza: Il lavoro promuove la speranza e la motivazione verso un futuro migliore.
Gli otto principi alla base dell’IPS
(Becker & Drake)
 Obiettivo lavoro competitivo. Gli specialisti IPS aiutano i clienti a
ottenere occupazione competitiva nel mercato del lavoro.
 Sostegno integrato con il trattamento della patologia mentale. I
servizi IPS sono strettamente integrati con il lavoro dei servizi di salute
mentale. Gli specialisti IPS sono membri di team multidisciplinari che
si incontrano regolarmente per esaminare l’evoluzione della situazione
dei clienti.
 Zero exclusion. L’ingresso in un programma IPS è una libera scelta del
cliente. Ogni persona con grave malattia mentale che voglia lavorare è
idoneo per l’IPS, indipendentemente dalla diagnosi psichiatrica, dai
sintomi, dalla storia lavorativa, o da altri problemi come abuso di
sostanze o disturbi cognitivi.
 Attenzione alle preferenze del cliente. I servizi si basano su le
preferenze e le scelte dei clienti, non sulle valutazioni e sui giudizi dei
professionisti.
Gli otto principi alla base dell’IPS
(Becker & Drake)
 Consulenza sulle opportunità economiche. Gli specialisti IPS
aiutano i clienti ad accedere a e mantenere i benefici sociali ed
economici, come sicurezza sociale, assistenza medica, altre indennità
economiche e pensionistiche. La paura di perdere i benefit è una delle
ragioni principali che spingono i clienti a decidere di non cercare
lavoro.
 Rapida ricerca del lavoro. Gli specialisti IPS aiutano i clienti a cercare
lavoro direttamente, piuttosto che offrire una scelta tra l’ampia gamma
di attività pre-lavorative di valutazione e formazione o di esperienze
lavorative “protette”.
 Lavoro sistematico di sviluppo professionale. Gli specialisti IPS
sviluppano relazioni con i datori di lavoro del territorio in cui operano
con due finalità ben distinte.
 Sostegno a tempo illimitato. I tempi della durate del sostegno sono
individualizzati e basati sulle richieste e sulle necessità del cliente.
Agire per l’empowerment degli
utenti della salute mentale
• Sulla base delle riflessioni di cui sopra, l'azione di
empowerment per utenti e carers deve coprire i seguenti
cinque temi fondamentali a tuti questi livelli:
• La tutela dei diritti umani degli utenti dei servizi e la lotta
allo stigma e alla discriminazione;
• Garantire assistenza di alta qualità e la responsabilità clinica
dei servizi;
• Avere accesso alle informazioni e risorse necessarie;
• L’inclusione nel processo decisionale;
Avere locali capacità organizzative per fare richieste alle
istituzioni e governare le strutture operative.
 Fornire le risorse per lo sviluppo di servizi condotti da
utenti.
formazione di professionisti,
utenti, carers e comunità
• la formazione dei professionisti della salute mentale
dovrebbe farlo in collaborazione sistematica con gli
utenti e i carers
• Offrire formazione per rilevanti attori di comunità,
quali ufficiali di polizia e datori di lavoro
• Offrire formazione per utenti e caregivers sulle
competenze relative al lavoro in commissione e alla
leadership dello sviluppo.
Stigma, discriminazione ed
auto-stigmatizzazione
 Il concetto di stigma è la chiave per comprendere le esperienze di
esclusione sociale delle persone con problemi di salute mentale. Lo
stigma si riferisce in generale a qualsiasi tratto caratteristico o disturbo
che etichetta una persona come “diverso dalle persone normali” con
conseguente non accettazione se non addirittura sanzioni da parte
della comunità.
 . Le principali esperienze relative allo stigma sono l’essere biasimati
dagli altri così come, spesso in conseguenza di ciò, l’avere vergogna di
sé stessi.
 Un’altra reazione comune è che le persone con malattie mentali che
prevedono il rifiuto e la discriminazione si impongono una forma di
auto-stigma. Questa reazione è spesso collegata a sentimenti di
vergogna derivanti, in parte dalla percezione di una colpa personale e
morale per mancanza o debolezza, ed in parte da una vera e propria
discriminazione da parte degli altri.(Documento dall’esclusione
all’inclusione Mental Health Europe)
La prospettiva delle psicoterapia
di comunità
 Partecipare allo sviluppo della cultura locale e all’elaborazione del suo sistema di cure (con azioni
di lotta allo stigma, inclusione sociale, prevenzione e promozione della salute mentale di comunità
ecc., ecc. ).
 Promuovere una cultura del lavoro di rete, mettendosi al servizio dello sviluppo delle agenzie
della comunità locale e dei processi di convivenza civile della popolazione (di cui il paziente e gli
operatori fanno parte).
 Contribuire a sviluppare il Capitale Sociale nella comunità, promuovendo gruppalità e
progettualità sociale al servizio delle innovazioni terapeutiche e culturali, e sossempre una presa in
carico e una cura che abbiano una teoria di riferimento e un linguaggio condiviso tra i clinici, gli ope-
ratori sociali, i pazienti, i familiari e i committenti.
 Sviluppare un’organizzazione del lavoro che dia spazio alla narrazione collettiva della storia
clinico-sociale del paziente e alla riflessione sulle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti e tra questi e la
storia del territorio.
 Sostenere una metodologia relazionale improntata alla condivisione democratica del potere
decisionale, sul trattamento nel suo complesso, sui progetti specifici e sulle attività quotidiane.
 Concepire i Progetti Terapeutici degli utenti come progetti inter-culturali, pluri-istituzionali
e multimodali, in grado di incidere contemporaneamente sul nucleo familiare e sul contesto
comunitario di riferimento.
 Acquisire competenze e fare propria l’intenzione clinica di costruire, attorno ai programmi di
inclusione socio-lavorativa, un campo mentale comunitario che funzioni come campo
gruppale, per agire in senso terapeutico piuttosto che anti-terapeuticotenendo
La crisi come possibile
cambiamento
 Il problema della fenomenologia della
crisi/urgenza/emergenza è non solo funzione dei
fattori individuali e di contesto, ma funzione della
organizzazione complessiva del sistema dei servizi del
Dipartimento di Salute Mentale.
 Evitare il trasferimento dei pazienti in crisi fuori
servizio e fuori territorio in quanto si priva il paziente
e il servizio di creativi processi trasformativi.
La crisi e il contesto di vita
 La ricostruzione della storia attraverso i molteplici
momenti di contatto e di conoscenza tra il servizio e la
persona, nei suoi luoghi di vita, nella rete delle sue
relazioni, con i suoi problemi materiali e concreti, tende a
collocare la crisi all’interno di una serie di nessi che sono
capaci di renderla comprensibile, di donarle senso ed infine
di recuperare un rapporto tra valenza di salute, valori di
vita e crisi stessa.
 In questo senso la storia va intesa sia come ricostruzione
del percorso affettivo, sociale ed istituzionale della persona,
sia come ricomposizione della frattura della sua esperienza
rappresentata dalla crisi in atto
Bibliografia e Sito internet
 Barone R., Bellia V., Bruschetta S. (2010), Psicoterapia di
Comunità. FrancoAngeli, Milano.
 Barone R., Bruschetta S., Giunta S. (2010), Gruppoanalisi e
Comunità Terapeutica. FrancoAngeli, Milano.
 Barone R., Bruschetta S. D’Alema M. (2013)
L’inclusione sociale e lavorativa in salute mentale.
FrancoAngeli, Milano.
Barone R. Bruschetta S, Frasca A.
Gruppoanalisi e sostegno all’abitare. Domiciliarità e
residenzialità nella cura comunitaria della grave patologia
mentale FrancoAngeli
SITO : raffaelebarone.it

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Per una salute mentale orientata allo sviluppo locale, all’inclusione sociale e lavorativa di Raffaele Barone

  • 2. Verso un lavoro di rete per la Salute Mentale di comunità in Sicilia, sviluppare politiche di partecipazione e processi di ripresa
  • 3. Costruire una rete contro l’esclusione sociale 1. Transizioni verso un lavoro di rete per la salute mentale di comunità I. Da servizi aziendali frammentati ed in competizione con le altre agenzie sociali, ad un DSM integrato e comunitario, in rete con tutti gli altri servizi territoriali. II. Dal pagamento della retta per posto letto, al finanziamento del progetto terapeutico individualizzato attraverso il budget di salute ed il mix di gestione. 2. Lotta allo stigma ed all’esclusione sociale I. La salute mentale è un settore di lavoro ed un’area culturale centrale per lo sviluppo della comunità e come tale ha una mission di collaborazione diretta con le Istituzioni e le varie Agenzie della società locale. II. Compito prioritario di tutti gli operatori coinvolti nel settore della salute mentale è quello di lottare contro lo stigma e la discriminazione dei gruppi sociali vulnerabili e della categorie sociali a rischio disagio psico-sociale. 3. Partecipazione, Formazione e Progettazione I. La governance clinica della Progettazione Terapeutica Personalizzata e della relativa documentazione del PTI, rappresenta la pratica clinica di base che ogni paziente ha diritto a ricevere ed a cui si impegna a partecipare II. La concertazione comunitaria, la ricerca scientifica, la partecipazione consapevole al Sistema Informativo Sanitario (NSIS), la Formazione Continua, costituiscono le attività di base che la gestione economica ed organizzativa delle aziende sanitarie deve garantire
  • 4. La mente sociale  Le neuroscienze e la psicologia sono lentamente arrivate a capire che non è possibile considerare il comportamento di un singolo cervello. E’ stato scoperto che l’attività cerebrale di chi ascolta rispecchia quella di chi parla, e che alcune aree del cervello mostrano anche risposte anticipatorie predittive.  Il gruppo sociale limita il comportamento individuale e il comportamento individuale dà forma al tipo di gruppo sociale che si evolve. Questo ci rimanda all’idea che il comportamento individuale non sia soltanto il prodotto di un cervello isolato e deterministico, ma sia influenzato dal gruppo sociale.
  • 5. L’individuo nei gruppi naturali  Soltanto studiando e trattando l’individuo nei gruppi naturali, in primis nella famiglia e nei gruppi spontanei, è possibile scoprire che le difficoltà psichiche di ciascun paziente sono soltanto un aspetto di un problema gruppale-comunitario più complesso che si ramifica orizzontalmente, tra le condizioni materiali del mondo circostante, e verticalmente, dall’eredità del passato allo sviluppo durante la vita (Foulkes)
  • 6.
  • 7. Nella nostra prospettiva di cura, recuperare l’inclusione nella propria comunità di riferimento rappresenta il passaggio determinante verso la guarigione. Tale passaggio da un lato si fonda metodologicamente sulla socializzazione del disagio e degli accadimenti ad esso collegati; dall’altro è dato dallo sviluppo delle competenze mentalistiche (Fonagy) necessarie a costruire rappresentazioni intenzionali delle relazioni umane (metarappresentazioni) e poter intrecciare nuove - e riparare vecchie - reti sociali (primarie o secondarie che siano). La mentalizzazione, nel processo terapeutico, consiste sia nella traduzione dei sintomi in un medium sociale, il linguaggio, che permetta la comunicazione del disagio ad essi collegato. Linguaggio dove i simboli non sono solo le parole ma anche gli atti e le azioni, dei pazienti . Mentalizzazione e socializzazione nel percorso terapeutico
  • 8. La prospettiva della guarigione  La prospettiva della guarigione di sviluppa a nostro avviso attraverso il riconoscimento di alcuni elementi come la centralità della persona; il potenziale terapeutico dei dispositivi di narrazione autobiografica che permettono ai pazienti di sviluppare la contrattazione sulle rappresentazioni di sé e del mondo; la valorizzazione delle risorse emotive, relazionali, intellettive, lavorative e politiche degli individui in questione; la capacità di resistere alle avversità della vita (resilienza); la territorializzazione delle cure; e gli studi longitudinali di esito circa l’efficacia delle psicoterapie e dei trattamenti fondati sull’inclusione sociale.  In ogni caso, la guarigione è re-istituire una relazione innovativa ed insatura tra sé stessi, la propria vita, il proprio ambiente, ed in definitiva la propria storia.   e
  • 9. La patologia mentale ed il disagio psico-socio-economico  La povertà e la privazione hanno una grande prevalenza all’interno dei disturbi mentali e del comportamento, incluso l’abuso di sostanze. La più alta prevalenza di disturbi mentali tra la popolazione povera, può essere spiegata sia ipotizzando una maggiore predisposizione dei poveri alle patologie psicologiche, date le precarie condizioni di vita e il maggiore numero di eventi stressanti ai quali sono esposti; sia constatando che chi soffre di una grave malattia psichica è più esposto a vivere in una condizione di miseria.  “Innumerevoli ricerche hanno mostrato che il problema mentale è biopsicosociale, che le variabili macro e microeconomiche pesano sulle politiche di salute mentale e che le culture locali sono variabili importanti di un progetto di salute rispettoso dei diritti umani” (Barone, Bellia, 2000a).  Povertà e violenza producono infatti sia problemi psichiatrici che problemi sociali
  • 10. Verso una Salute Mentale di Comunità  L’Uomo post-moderno, orfano delle strutture interconnettive tra i vari contesti sociali, appare esposto a incertezze ed ambiguità (Cianconi, 2011)  Se abbiamo ben presente che da un lato il senso di fiducia e di sicurezza di ciascun essere umano è direttamente influenzato da quello di appartenenza condivisa a storie, luoghi, gruppi o contesti significativi, e dall’altro la globalizzazione tende a ridurre il grado di integrazione della società locale a causa dell’alterazione dei legami tra cittadini e territorio, appare allora sempre più necessario sviluppare pratiche di intervento psico-socio-economico che, al di là delle istituzioni o delle organizzazioni formali (enti locali, scuole, imprese, ecc.), sostengano quell’informale opera di tessitura relazionale che le persone attivano spontaneamente, incrociando le proprie appartenenze sociali: dai legami familiari ai contatti privati, sino all’economia civile e all’associazionismo culturale.
  • 11. Lavoro nella comunità locale  Partecipazione alla comunità locale attraverso il lavoro terapeutico  Il DSM Comunitario come luogo che favorisce l’inclusione sociale  La comunità locale come rete vitale di interconnessione e valorizzazione delle risorse personali e sociali  Lavoro clinico attraverso le narrazioni delle storie degli utenti e degli operatori  Lettura e pratica antropologica e gruppoanalitica nel contesto locale
  • 12. Sviluppo locale orientato alla salute mentale  I programmi terapeutici organizzati dai dispositivi di intervento comunitario rappresentano il punto di intersezione tra le prassi di salute mentale e la metodologia del community development. E sono fondati sull’inclusione dei soggetti svantaggiati, ed in particolare dei pazienti psichiatrici, nel mercato del lavoro, ma soprattutto sulla loro partecipazione al lavoro extradomestico e retribuito.
  • 13. Sviluppo di comunità  Lo Sviluppo di Comunità, può essere gruppoanaliticamente inteso come Sviluppo Sociale di Comunità Locale, e cioè come l’insieme di processi psico-socio- economici che sostengono la maturazione e la diffusione di sempre più ampi ambiti di cittadinanza per i membri di un determinato contesto territoriale, attraverso il costante e graduale miglioramento non solo delle condizioni di vita materiale e di benessere personale, ma anche e soprattutto delle condizioni della vita sociale e di salute mentale di comunità – di volta in volta definite come “coesione sociale”, “legame sociale”, “sostegno sociale”, “partecipazione comunitaria”, “appartenenza territoriale”, “attaccamento ai luoghi”, “capitale sociale”
  • 14. Salute mentale di comunità, gruppi e partecipazione  Sicuramente abbiamo capito che i servizi di salute mentale fortemente orientati alla salute mentale di comunità e ampiamente collegati alle dinamiche socio-economiche dei territori facilitano l’accesso al lavoro delle persone con grave patologia mentale. I servizi che utilizzano i gruppi come modalità di cura e partecipazione favoriscono l’uscita dall’isolamento dei singoli pazienti e delle famiglie, promuovendo inclusione lavorativa e processi di guarigione.
  • 15. Gruppi e inclusione sociale  Ci riferiamo, ad esempio, ai gruppi psicoterapeutici, ai gruppi di auto-mutuo-aiuto, ai gruppi multifamiliari, ai gruppi di microcredito, ai gruppi psico- educazionali, ai gruppi di conversazione nei reparti SPDC, ai gruppi per uditori di voci e ai gruppi di espressione artistica e culturale. Ciò presuppone un cambiamento culturale nei servizi che, senza trascurare le cure farmacologiche e il trattamento psicoterapeutico, metta al centro le scelte dei pazienti, il sostegno all’empowerment ed i processi di recovery.
  • 16. La voce degli utenti nei processi decisionali  Storicamente, alle persone con problemi di salute mentale è mancata una voce. Né loro né i loro familiari sono stati coinvolti nei processi decisionali dei servizi di salute mentale, mentre, ancor oggi, continuano a essere a rischio di esclusione sociale e di discriminazione in tutte le sfaccettature della vita sociale, economica e politica. Sostenere l’empowerment degli utenti vuol dire elevare il loro livello di scelta, di influenza e di controllo sugli eventi della propria vita. La chiave per l’empowerment è infatti la rimozione delle barriere formali o informali e la trasformazione dei rapporti di potere tra individui, comunità e servizi.
  • 17. “Espansione della libertà reale” Amartya Sen  Sen (2010) ha trattato in maniera approfondita il tema dello sviluppo degli individui nei termini di “espansione della libertà reale” nella sfera privata come in quella sociale e politica. La sfida dello sviluppo per Sen coincide nell’eliminare i vari tipi di illibertà come la fame e la miseria, la tirannia, l’intolleranza e la repressione, l’analfabetismo, la mancanza di assistenza sanitaria, di tutela ambientale e della libertà di espressione. Illibertà che limitano o negano a uomini e donne l’opportunità di agire e di vivere come preferiscono. Ne deriva che le libertà non coincidono soltanto con il fine dello sviluppo, ma ne sono anche i mezzi, laddove esse risultano interconnesse in modo tale che il raggiungimento dell’una (la libertà politica, o quella di accesso al credito e al mercato, per esempio) contribuisce al miglioramento dell’altra (la libertà di essere istruito, per esempio), in una sinergia moltiplicativa.
  • 18. Le borse-lavoro e i tirocini formativi.  Questa tipologia di intervento risponde sia allo sviluppo di beni tangibili come migliorare la propria condizione socio- economica, sia a quelli di tipo intangibile come lo sviluppo di varie capabilities: riconoscere ed accettare i propri limiti, confrontarsi con le difficoltà imprevedibili, relazionarsi con gli altri, rendersi autonomi, rapportarsi con il mondo del lavoro, costruire relazioni sul lavoro, credere maggiormente in se stessi e nelle proprie capacità. Il limite è che, seppure favoriscono l’inclusione sociale, questi progetti sono spesso a tempo limitato, rientrando quindi fra le tipologie della formazione senza porsi mai in un rapporto di causa-effetto con il vero obiettivo finale di un programma di inclusione socio-lavorativa, che rimane sempre quello di un contratto di lavoro sul mercato competitivo, negoziato tra il soggetto e l’impresa.
  • 19. Le cooperative sociali di tipo B Molte regioni d’Italia hanno approvato norme per la promozione e lo sviluppo delle cooperative sociali determinando un rinnovato interesse per queste nuove modalità di occupazione, per lo sviluppo di nuove professioni e di nuove modalità di fare impresa nel territorio. Che si tratti di cooperative produttrici di servizi alla persona o finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, le cooperative crescono: in numero, in addetti e cercano soluzioni più avanzate d'efficienza tramite il ricorso a modelli organizzativi complessi, di tipo consociativo e consortile.
  • 20. Il Microcredito gruppale e comunitario  “Le persone, da sole, tendono a essere imprevedibili e irresolute; con l’appoggio e lo stimolo del gruppo il loro comportamento acquista stabilità e diventa di conseguenza più affidabile. La pressione, più o meno discreta, esercitata dal gruppo serve a mantenere i suoi membri in linea con gli obiettivi generali del programma di credito. La competizione che si instaura tra i gruppi e all’interno del singolo gruppo incita ognuno a fare del suo meglio”(Yunus).
  • 21. Il Sostegno all’Impiego “Individual Placement & Support” (IPS-SE)  Il Sostegno all’Impiego realizzato attraverso la metodologia dell’IPS si fonda sull’inversione dei tempi dell’inserimento lavorativo. Invece di formarsi al meglio per trovare poi un buon posto di lavoro, è importante trovare prima una occasione di lavoro e subito formarsi per svolgerla al meglio. Il metodo IPS motiva l’utente, non lo connota come paziente ma come persona, con delle preferenze, dei desideri e delle ambizioni, e lo mette in grado di raggiungere posizioni che ne sanciscono l’inclusione sociale, con innegabili benefici per la sua salute mentale, la famiglia e la società.
  • 22. Le Fattorie Sociali  La funzione terapeutica dell’inserimento lavorativo in una fattoria sociale è garantita da una doppia tipologia di fattori. Le persone con disabilità possono trarre grandi benefici sul piano fisico e psichico dal contatto diretto con la natura, con i suoi cicli e con gli esseri viventi (animali e piante) di cui ci si prende cura, ed anche dal coinvolgimento attivo nei lavori tipici di una azienda agricola, che come tutti gli altri lavori, presuppongono lo sviluppo del senso di responsabilità, della capacità di investire sul compito e della disponibilità a partecipare ad una organizzazione lavorativa più ampia, nel quale inserire il proprio compito.
  • 23. La Recovery, i principi e la prassi dell’IPS  L’IPS trae origine dal lavoro di Wehman e Moon (1988) e considera il lavoro come un pilastro della recovery dalla grave patologia mentale. I più importanti principi metodologici della recovery risultano infatti particolarmente utili alla comprensione dello spirito del Metodo IPS, se letti nell’ottica della inclusione lavorativa.  Olismo: Il lavoro realizza un bisogno umano come quelli di salute, di spiritualità, di relazioni e di “casa”.  Responsabilità: Le persone partecipano attivamente ai dispositivi centrati sull’obiettivo di trovare lavoro e mantenerlo.  Orientamento alla persona: I trattamenti ed i servizi sono basati gli obiettivi di ciascun individuo.  Focus sui punti di forza: I Servizi si devono adeguare alle risorse, alle abilità, alle competenze ed alle preferenze dei clienti.  Non-linearità: Le transizioni scolastiche e lavorative vanno supportate come parti dello stesso sviluppo professionale.  Rispetto: Un lavoro competitivo sviluppa sicurezza e stima di sé.  Supporto tra pari: È importante condividere tra pari le storie di lavoro, di scuola e di recovery.  Empowerment: Le persone hanno il diritto di scegliere il loro modo di essere sostenute e di partecipare alla decisioni lavorative.  Auto-determinazione: Le persone devono poter prendere le loro decisioni sulla tipologia di lavoro che preferiscono e sulle modalità di collaborazione con gli operatori.  Speranza: Il lavoro promuove la speranza e la motivazione verso un futuro migliore.
  • 24. Gli otto principi alla base dell’IPS (Becker & Drake)  Obiettivo lavoro competitivo. Gli specialisti IPS aiutano i clienti a ottenere occupazione competitiva nel mercato del lavoro.  Sostegno integrato con il trattamento della patologia mentale. I servizi IPS sono strettamente integrati con il lavoro dei servizi di salute mentale. Gli specialisti IPS sono membri di team multidisciplinari che si incontrano regolarmente per esaminare l’evoluzione della situazione dei clienti.  Zero exclusion. L’ingresso in un programma IPS è una libera scelta del cliente. Ogni persona con grave malattia mentale che voglia lavorare è idoneo per l’IPS, indipendentemente dalla diagnosi psichiatrica, dai sintomi, dalla storia lavorativa, o da altri problemi come abuso di sostanze o disturbi cognitivi.  Attenzione alle preferenze del cliente. I servizi si basano su le preferenze e le scelte dei clienti, non sulle valutazioni e sui giudizi dei professionisti.
  • 25. Gli otto principi alla base dell’IPS (Becker & Drake)  Consulenza sulle opportunità economiche. Gli specialisti IPS aiutano i clienti ad accedere a e mantenere i benefici sociali ed economici, come sicurezza sociale, assistenza medica, altre indennità economiche e pensionistiche. La paura di perdere i benefit è una delle ragioni principali che spingono i clienti a decidere di non cercare lavoro.  Rapida ricerca del lavoro. Gli specialisti IPS aiutano i clienti a cercare lavoro direttamente, piuttosto che offrire una scelta tra l’ampia gamma di attività pre-lavorative di valutazione e formazione o di esperienze lavorative “protette”.  Lavoro sistematico di sviluppo professionale. Gli specialisti IPS sviluppano relazioni con i datori di lavoro del territorio in cui operano con due finalità ben distinte.  Sostegno a tempo illimitato. I tempi della durate del sostegno sono individualizzati e basati sulle richieste e sulle necessità del cliente.
  • 26. Agire per l’empowerment degli utenti della salute mentale • Sulla base delle riflessioni di cui sopra, l'azione di empowerment per utenti e carers deve coprire i seguenti cinque temi fondamentali a tuti questi livelli: • La tutela dei diritti umani degli utenti dei servizi e la lotta allo stigma e alla discriminazione; • Garantire assistenza di alta qualità e la responsabilità clinica dei servizi; • Avere accesso alle informazioni e risorse necessarie; • L’inclusione nel processo decisionale; Avere locali capacità organizzative per fare richieste alle istituzioni e governare le strutture operative.  Fornire le risorse per lo sviluppo di servizi condotti da utenti.
  • 27. formazione di professionisti, utenti, carers e comunità • la formazione dei professionisti della salute mentale dovrebbe farlo in collaborazione sistematica con gli utenti e i carers • Offrire formazione per rilevanti attori di comunità, quali ufficiali di polizia e datori di lavoro • Offrire formazione per utenti e caregivers sulle competenze relative al lavoro in commissione e alla leadership dello sviluppo.
  • 28. Stigma, discriminazione ed auto-stigmatizzazione  Il concetto di stigma è la chiave per comprendere le esperienze di esclusione sociale delle persone con problemi di salute mentale. Lo stigma si riferisce in generale a qualsiasi tratto caratteristico o disturbo che etichetta una persona come “diverso dalle persone normali” con conseguente non accettazione se non addirittura sanzioni da parte della comunità.  . Le principali esperienze relative allo stigma sono l’essere biasimati dagli altri così come, spesso in conseguenza di ciò, l’avere vergogna di sé stessi.  Un’altra reazione comune è che le persone con malattie mentali che prevedono il rifiuto e la discriminazione si impongono una forma di auto-stigma. Questa reazione è spesso collegata a sentimenti di vergogna derivanti, in parte dalla percezione di una colpa personale e morale per mancanza o debolezza, ed in parte da una vera e propria discriminazione da parte degli altri.(Documento dall’esclusione all’inclusione Mental Health Europe)
  • 29. La prospettiva delle psicoterapia di comunità  Partecipare allo sviluppo della cultura locale e all’elaborazione del suo sistema di cure (con azioni di lotta allo stigma, inclusione sociale, prevenzione e promozione della salute mentale di comunità ecc., ecc. ).  Promuovere una cultura del lavoro di rete, mettendosi al servizio dello sviluppo delle agenzie della comunità locale e dei processi di convivenza civile della popolazione (di cui il paziente e gli operatori fanno parte).  Contribuire a sviluppare il Capitale Sociale nella comunità, promuovendo gruppalità e progettualità sociale al servizio delle innovazioni terapeutiche e culturali, e sossempre una presa in carico e una cura che abbiano una teoria di riferimento e un linguaggio condiviso tra i clinici, gli ope- ratori sociali, i pazienti, i familiari e i committenti.  Sviluppare un’organizzazione del lavoro che dia spazio alla narrazione collettiva della storia clinico-sociale del paziente e alla riflessione sulle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti e tra questi e la storia del territorio.  Sostenere una metodologia relazionale improntata alla condivisione democratica del potere decisionale, sul trattamento nel suo complesso, sui progetti specifici e sulle attività quotidiane.  Concepire i Progetti Terapeutici degli utenti come progetti inter-culturali, pluri-istituzionali e multimodali, in grado di incidere contemporaneamente sul nucleo familiare e sul contesto comunitario di riferimento.  Acquisire competenze e fare propria l’intenzione clinica di costruire, attorno ai programmi di inclusione socio-lavorativa, un campo mentale comunitario che funzioni come campo gruppale, per agire in senso terapeutico piuttosto che anti-terapeuticotenendo
  • 30. La crisi come possibile cambiamento  Il problema della fenomenologia della crisi/urgenza/emergenza è non solo funzione dei fattori individuali e di contesto, ma funzione della organizzazione complessiva del sistema dei servizi del Dipartimento di Salute Mentale.  Evitare il trasferimento dei pazienti in crisi fuori servizio e fuori territorio in quanto si priva il paziente e il servizio di creativi processi trasformativi.
  • 31. La crisi e il contesto di vita  La ricostruzione della storia attraverso i molteplici momenti di contatto e di conoscenza tra il servizio e la persona, nei suoi luoghi di vita, nella rete delle sue relazioni, con i suoi problemi materiali e concreti, tende a collocare la crisi all’interno di una serie di nessi che sono capaci di renderla comprensibile, di donarle senso ed infine di recuperare un rapporto tra valenza di salute, valori di vita e crisi stessa.  In questo senso la storia va intesa sia come ricostruzione del percorso affettivo, sociale ed istituzionale della persona, sia come ricomposizione della frattura della sua esperienza rappresentata dalla crisi in atto
  • 32. Bibliografia e Sito internet  Barone R., Bellia V., Bruschetta S. (2010), Psicoterapia di Comunità. FrancoAngeli, Milano.  Barone R., Bruschetta S., Giunta S. (2010), Gruppoanalisi e Comunità Terapeutica. FrancoAngeli, Milano.  Barone R., Bruschetta S. D’Alema M. (2013) L’inclusione sociale e lavorativa in salute mentale. FrancoAngeli, Milano. Barone R. Bruschetta S, Frasca A. Gruppoanalisi e sostegno all’abitare. Domiciliarità e residenzialità nella cura comunitaria della grave patologia mentale FrancoAngeli SITO : raffaelebarone.it