SlideShare a Scribd company logo
1 of 65
Download to read offline
CITAZIONI SU INTELLIGENZA E
CORAGGIO
Presentazione
QUESTO TESTO CONSTA DI DUE PARTI:
- LA PRIMA PARTE ELENCA CITAZIONI SU ALCUNI TEMI ATTINENTI QUELLO
PRESENTATO NEL TITOLO ATTRAVERSO CLASSICI DELLA LETTERATURA, DELLA
PSICOLOGIA, DELLA FILOSOFIA E DELLA STORIOGRAFIA E ALTRI TESTI UTILI COME
LIBRI DI TESTO LICEALI, DIVERSI MANUALI UNIVERSITARI, ALCUNI ROMANZI E
SOPRATTUTTO SAGGI RECENTI, RIVISTE E PAGINE ONLINE
- LA SECONDA PARTE ELENCA CITAZIONI DA ALCUNE RIVISTE DI ASTROLOGIA E
ALCUNI "ISTRUZIONI" INDICA COME MEGLIO SERVIRSI DI QUESTI MENSILI PER
ANALIZZARE SE STESSI E TROVARE SOSTEGNO E SPUNTI DI RIFLESSIONE INVECE
CHE PER LEGGERVI LE PREVISIONI E I CONSIGLI A VOLTE ARBITRARI,
CONTRADDITTORI E SPESSO INTERESSATI
Possono esserci errori poco significativi di trascrizione, mentre l’ordine delle affermazioni all’interno di ogni singola citazione e la
punteggiatura spesso non rispettano quelli dell’originale e ciò per rendere più chiaro possibile il messaggio trasmesso a chi non
conosce i libri di riferimento: assicuro il rispetto del senso di questi ultimi e consiglio a chi avesse dei dubbi in proposito di
confrontare ogni singola citazione con la sua fonte (i testi si trovano quasi tutti nelle biblioteche e online). L'unico dubbio riguarda
una delle citazioni da L'uomo in rivolta, che ho tratto da Ribellarsi è giusto a differenza delle altre citazioni da questo libro di Camus
qui inserite: non ho il tempo di rileggere il testo e fare un confronto, tuttavia il senso della citazione rispetta il pensiero di Camus.
Raramente i giudizi dei brani riportati sono ironici (credo che l’ironia in questi casi appaia facilmente anche a chi non ne conosce il
contesto), ma in genere essi corrispondono al vero o almeno a ciò che ho osservato per esperienza personale e a quanto scrittori
notevoli di ogni epoca hanno elaborato. Trovo che sia senz’altro lecito e utile estendere questi giudizi di valore e analisi ad attuali
situazioni e categorie, professionali e non, certamente molto affini ai soggetti presi in esame.
La disposizione dei brani nei vari raggruppamenti ha subito modifiche nel tempo e anche di recente, a causa dei ripensamenti volti a
rendere questo documento più chiaro e utile possibile, oltre che degli errori di distrazione.
SOTTOARGOMENTI DELLA PRIMA PARTE
ANTIDOTI NATURALI ALL’AFFANNARSI E AL RAZIONALISMO; NICHILISMO DELL’APPARIRE ED ESPRESSIONE
VITALE; IL DIVENTARE ADULTI E IL CORAGGIO
CITAZIONI DA VARI TESTI SUI TEMI INTELLIGENZA E CORAGGIO
ANTIDOTI NATURALI ALL’AFFANNARSI E AL RAZIONALISMO
Psicopatologia dello sviluppo. Storia di bambini e psicoterapia (F. Celi)
La sottolineatura delle inadeguatezze passate serve solo a creare senso di colpa (...) Quanto un essere umano può restare senza
rinforzatori? (...) Ecco in primo piano i grandi princìpi della gradualità e della programmazione degli obiettivi per piccoli passi (...) Il
modellaggio consiste nel rinforzare/premiare quei comportamenti che più si avvicinano all'obiettivo, anche se ne sono ancora distanti
(...) La terapia comportamentale ha bisogno di adattarsi alle esigenze del paziente (...) ed è diversa per pazienti di età diversa, (...) ma
1
tutti gli esseri umani hanno bisogno di zuccherini per crescere, maturare, guarire. Ne abbiamo bisogno tutti. È soltanto che gli
zuccherini hanno per, ciascuno di noi, un nome diverso (...) Nessuno è completamente autonomo (...) L'autonomia, così intesa, è un
pensiero dicotomico e irrazionale. L'autonomia completa non esiste. Abbiamo tutti bisogno d'aiuto (...) Ecco cosa ci insegna una
piccola paziente, meglio di un accademico: un programma psicoterapico dovrebbe essere bello (...) Il lavoro non sarà, ovviamente,
solo comportamentale, ma anche centrato su un modo diverso di concettualizzare i nostri comportamenti e le nostre emozioni (...) Un
compito graduato che funziona mostra che non è vero che non si può fare niente è che la prova che non si può fare niente è che,
infatti, non si sta facendo niente, in un circolo vizioso.
Interviste e colloqui nelle organizzazioni (A. Castiello D'Antonio)
"Una spiegazione intellettuale delle motivazioni, per quanto esatta possa essere, non basta a modificare efficacemente il
comportamento del soggetto" (Rogers 1942). Un utilizzo distorto ed eccessivo della facoltà di ragionamento razionale (...) danneggia
gravemente la componente affettiva (per mezzo dei meccanismi di razionalizzazione e intellettualizzazione) (...) Altre difese che,
basandosi sul funzionamento intellettivo, distorcono l'area emotiva, sono l'isolamento affettivo e l'annullamento retroattivo.
Plutarco
La mente non è un vaso da riempire, ma legna da far ardere perché s’infuochi il gusto della ricerca e l’amore della verità.
M.Montaigne
Meglio una mente ben strutturata che una piena di nozioni.
Nei giorni del colore prismatico (M. Moore)
Nel confuso sciamare e nelle minuzie (…) all’inferno dilettandosi di astrusità (…) La verità non è l’Apollo del Belvedere, non è cosa
formale. Sii certo che ci sarà se dice: “Ci sarò quando l’onda sarà passata”.
.
L’arte del rilassamento, della concentrazione e della meditazione (J. Levey)
La capacità di rilassarsi costituisce il fondamento della pratica della concentrazione e della meditazione (…) di un processo
dinamico che lascia a volte del tutto paralizzati dall’angoscia, altre volte alle prese con tensioni e ansie, altre volte ancora calmi e
fiduciosi.
Psicopatologia dello sviluppo. Storia di bambini e psicoterapia (F. Celi)
Secondo l'ACT sono due i processi che rendono le persone bloccate a tal punto da diventare ad esempio ansiose e depresse: la fusione
cognitiva e l'evitamento esperienziale (...) L'ACT (...) è una forma di terapia evidence-based che mira ad aiutare i pazienti ad
accettare i propri pensieri, le proprie emozioni e dunque anche i propri sintomi e (...) a convivere serenamente con essi, (...) ma anche
a intraprendere azioni guidate dai propri valori (...) L'ACT ottiene ciò tramite le abilità di mindfulness, (...) con flessibilità
psicologica, (...) con un atteggiamento aperto e curioso (...) La grande lezione dell'ACT è (...) la defusione tra sé e le proprie paure e
ansie, (...) l'evitamento dell'evitamento.
Il cannocchiale d’ambra (P. Pullman)
Devi essere fiducioso e rilassato (…) Particelle di consapevolezza (…) allora si gettano sul tuo pensiero come uno stormo di uccelli
(…) Possiamo vedere solo accettando di stare in mezzo a dubbi (…) senza dare irosamente la caccia a fatti e ragioni (…) in una
visione indiretta.
Chiedi alla polvere (J. Fante)
Era polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, un frenetica ricerca cieca (…) affannosa di una pace. E una ragazza fu
ingannata dall’idea che felici fossero quelli che si affannavano e voleva essere dei loro.
The fear (L. Allen)
Voglio essere ricca e voglio tanti soldi. Non m’importa dell’intelligenza, non m’importa del divertimento (…) E mi spoglierò e sarà
spudorata (…) Non so più cosa è giusto e cosa è reale e non so più come devo sentirmi (…) perché sono caduta sotto il controllo
della paura.
La vita riguarda più le star dei film e meno le madri. Tutto riguarda auto veloci e sorpassarsi l’un l’altro, ma non importa perché sto
impacchettando la carta di credito..
Il castello (F. Kafka)
Non vedo chiaramente la mia colpa. Solo se mi confronto con te intravedo vagamente qualcosa : come se noi due ci fossimo sforzati
troppo e con troppo rumore, con troppa puerilità, con troppa inesperienza, a ottenere piangendo, graffiando, tirando – come un
bimbo che tira la tovaglia ma non conclude nulla, getta solo a terra tutte le meraviglie e le rende irraggiungibili – qualcosa che con la
calma, l’obiettività si sarebbe potuto conquistare facilmente e insensibilmente (…)
Era convinto che tra un istante si sarebbe addormentato per davvero e stavolta senza interruzioni né sogni; tra i segretari competenti e
quelli incompetenti e di fronte alla folla delle parti occupatissime sarebbe caduto in un sonno profondo, fuggendo così lontano da
tutto (…) Alla voce di ** si era ormai tanto abituato che gli avrebbe facilitato e non impedito di dormire (…) Eccolo lì, il tuo dio
greco! Strappalo via dalle piume. (…) Dormiva (…) La fastidiosa coscienza lo lasciava in pace. Si sentiva libero (…) Il sonno non se
lo sarebbe lasciato portare via da nessuno. Aveva l’impressione di aver riportato una grande vittoria (…) Si voltò bellicoso cercando
il nemico ma non c’era più nessuno e anche la coppa del vincitore s’era infranta. Finì di calpestarla (…). Sorridendo, uscì senza
salutare.
Peanuts (C. Schulz)
2
Linus: - Snoopy, io non capisco la gente…
Snoopy: - Capisco come si sente. Anch’io mi sentivo spesso così. Adesso lascio che sia la gente a cercare di capire me.
La vita felice, La tranquillità dell’animo, La brevità della vita ( L. A. Seneca) Libri Scheiwiller
Gli inquieti (…) si girano continuamente finchè trovano riposo nella stanchezza (…) sempre scontenti di sé, (…) perchè afflitti dagli
squilibri interiori e dai desideri incerti e poco fortunati; infatti gli inquieti o non tentano nemmeno di avere quanto desiderano oppure
non riescono ad ottenerlo, per cui vivono in una vana speranza. Allora li prende il rimorso per quanto hanno fatto e la paura di rifarlo.
E si insinua in loro quell’agitazione dello spirito che non trova via d’uscita, perché non sanno né dominare le passioni né sottostarvi;
ecco l’incertezza, tipica di una vita che non può realizzarsi e lo squallore di un animo intorpidito tra speranze deluse. E questo si
aggrava quando l’irritazione per qualche insuccesso li induce a rifugiarsi nella solitudine, difficile da sopportare per chi (…) è in
capace di trovare conforto in se stesso (…) Il dispetto per i successi altrui e l’irritazione per i propri fallimenti provocano poi
recriminazioni contro la sorte e contro i tempi, inducendo l’animo a chiudersi in se stesso sofferente (…) A questa solitudine priva di
sentimenti seguirà la mancanza di cose da fare. Ci daremo a costruire per poi abbattere edifici (…) dissipando il tempo (…) Mettersi
in disparte non vuol dire salvarsi (…)Impariamo a chiedere le ricchezze a noi stessi e non alla sorte (…) Nulla potrà sollevarci
dall’incertezza quanto porre sempre un limite alle nostre ambizioni e non lasciare che sia la sorte a fermarci, ma farlo noi e molto per
tempo (…) Se non ti metti in testa che ti può capitare di tutto, accrescerai il potere delle avversità su di te; se invece le prevedi, ne
ridurrai la forza (…) Dobbiamo rinunciare ad aspirare a quanto non possiamo ottenere e a quello che raggiunto risulterà vano.
Bisogna che l’animo si rivolga su se stesso, confidi in sé, gioisca di sé, apprezzi i suoi beni (…): soprattutto la fiducia nella capacità
di dominarsi e moderarsi (…), la possibilità di esprimersi e di essere naturale(…) e l’essere soddisfatto di sé, perché soddisfatto del
proprio percorso (…) A me basta togliere ogni giorno qualcosa dai miei difetti e riprendermi dai miei errori (…) A chi è sulla via
della guarigione, basterà aver fiducia in se stesso ed essere convinto che è sulla buona strada. (…) Nascerà quel bene inestimabile che
sono la serenità di uno spirito finalmente sicuro e la grandezza morale; fugate le paure dalla conoscenza, proverai una gioia profonda
e duratura, una bontà che allarga il cuore e allieta l’animo; e ne godrai non come doni esterni, ma come doti scaturite dall’intimo
bene.
Gli eredi dell'Eden (W. Smith)
"Avevo tanti bei vestiti e amici snob (...) Prima ero sempre tanto occupata da non vedere chiaramente il mondo intorno a me. Ma ora
sto imparando a guardare" (...) Lì in quel vasto mondo primordiale il continuo affermarsi degli uomini gli sembrava privo di
significato (...) Se fosse stato possibile trasportare in quel luogo, anche solo per un breve periodo, tutti, (...) forse sarebbero tornati
alle loro vite consuete dotati di una nuova freschezza, che avrebbe reso i loro sforzi meno accaniti, armonizzandoli al ritmo eterno
della natura.
Il labirinto oscuro (L. Durrell)
Ma pare che questa tendenza ad affilare le proprie percezioni questa aridità di sentimenti, questo senso di intima frustrazione,
debbano portare a una specie di crescita interiore (…) Esaurita l’azione (che è sempre distruttrice) si apre un gran vuoto (…)la grande
barriera che si erge sul fianco della vera vita gioiosa dell’io profondo (…)Non è il peso che fa soffrire, il peso di un’eccessiva
sensibilità, ma il grado del rifiuto ad accettarne la responsabilità. È di qui che nascono le difficoltà e i conflitti (…) Ognuno porta in
sé una piccola macchina creatrice di miti, che lavora spesso senza che se ne accorga (…) Quando germina il pensiero di morte,
l’individuo è fissato nel suo destino e comincia allora irresistibilmente a costruire il proprio mito personale, la propria realtà. Ciò che
fa, è “obbligato” a farlo, per colpa della natura del suo ruolo di creatore di miti. Comincia allora a sciogliere i legami dal dovere,
rinuncia al ruolo sociale sostenuto per farsi trascinare dal mito personale: un lavoro di perfezionamento (…) Oppure accetta con
sottomissione e gioia ciò che l’obbligo e la costruzione richiedono, sicuro che il mondo è suo soltanto, anche se racchiuso in un
guscio di noce, circoscritto in un monogramma, o limitato da un calendario (…)
Il piacere e il lavoro dovrebbero essere ditirambici e non narcotici a conservare lo strato di confusione (…)La ricerca dell’uomo
solleva luminose particelle d’oro e briciole di conoscenza che attraggono la sua attenzione e gli impediscono di guardare più
profondamente dentro se stesso (…)Eppure tutte le attività riportano indietro come una freccia a centrare i problemi metafisici dell’io
(…)Esperienze indeterminate e nascoste del profondo possono prendere forme come una casa disabitata con i mobili coperti dai
panni dei pregiudizi accettati e vaghi (…)In una notte scura cerchi il buco della serratura nel portone di casa e non lo trovi. È così che
di solito è la vita. Poi la chiave scivola nel buco ed ecco che sei di nuovo padrone della tua casa (…)Un’esperienza non straordinaria
ma accessibile alle facoltà ordinarie mediante il riposo interiore (…)Si diventa padroni di sé escludendo a poco a poco il dipendere
(…)Fatica e lavoro nascono da nuovi centri spirituali. La felicità, che era stata qualcosa qualcosa di positivo, trasformata in qualcosa
di negativo, è più lucida, soddisfacente, e permette di capirsi meglio (…)Non esiste una via precisa, si tratta di qualcosa di negativo:
raggiungere dentro un’immobilità sufficiente per diventare ricettivi. Non si può cercarlo, ma se ci si prepara, verrà. Non è “cercate e
troverete”, ma “preparatevi e sarete trovati”.
Il problema dei tipi nella poesia “Prometeo ed Epimeteo” di Carl Spittaler in Tipi psicologici (C. G. Jung)
Il mutamento intellettuale di direzione ha sì un valore sintomatico come riferimento a possibilità future, ma gli strati più profondi
della psiche continuano per molto tempo, conformemente al principio dell’inerzia psichica, a funzionare in base all’atteggiamento
precedente (…) Quanto più profondamente è radicato un atteggiamento tanto più è necessario che il tentativo di liberazione sia
violento (…) Quando (…) l’uomo si trova dinanzi a un problema arduo che non è in grado di superare con i mezzi a sua disposizione,
si produce automaticamente un movimento retrogrado della libido, cioè una regressione (…) La ragione (…) nelle questioni maggiori
e decisive si rivela insufficiente. Essa è incapace di creare l’immagine, il simbolo (…) Quando la via della ragione è divenuta un
vicolo cieco, (…) allora la soluzione giunge da un lato dal quale non la si aspettava (…) Questa legge psicologica sta, per esempio,
alla base delle profezie messianiche (…) Si verifica là dove essa non è attesa e anzi proprio là dove la soluzione appariva più
improbabile (…) La natura del simbolo liberatore è quella di un fanciullo, e cioè l’infantilità e la spregiudicatezza d’atteggiamento
appartengono al simbolo (…) Un tale atteggiamento “infantile” reca (…) con sé il fatto che in luogo dell’ostinatezza e
dell’intenzionalità razionale sorga un principio direttivo diverso, che è di natura irrazionale, ragion per cui esso appare sotto la veste
3
del meraviglioso (…)Il simbolo è (…) strano (…); esso parla alla nostra sensualità (…) Questa figura esprime (…) l’essere così come
si è e nel contempo anche il dovere di essere così come si è, (...) quindi (…) l’uomo come potrebbe essere, ma in natura, non in una
forma ideale preparata artificialmente (…) È un avvenimento raro, questo “fiorire del tesoro”, questa comparsa di un salvatore (…)
Quelle funzioni che erano rimaste inoperanti, sterili, inerti, rimosse, spregiate, svalutate, irrompono d’improvviso e incominciano a
vivere. Ed è appunto la funzione d’ordine inferiore che fa continuare la vita minacciata (…) Con la nascita del simbolo cessa la
regressione della libido nell’inconscio. La regressione si tramuta in progressione, il ristagno si volge in corrente (…) Cresce il
pericolo di rimanere sommersi e distrutti dai contenuti inconsci (…) Il simbolo è intimamente connesso con l’elemento pericoloso e
minaccioso tanto che esso può essere scambiato con quello (…) oppure può, al suo apparire, suscitare proprio il male (…)
L’apparizione del principio di salvezza è collegata intimamente alla distruzione e alla devastazione (…) È la naturale connessione
psicologica fra gli opposti (…)Dio si presenta sotto l’aspetto del diavolo. Queste valutazioni morali sono però illusioni ottiche, la
forza della vita è al di là di ogni giudizio morale (…) Se quell’immagine della (…) moralità naturale fosse stata accettata e
conservata, e non fosse servita soltanto a eccitare (…) il torbido (…) dietro la nostra civiltà, (…) si avrebbe sempre potuto
distinguere fra valore e disvalore (…) La disfatta definitiva del bene viene impedita (…) se introversione ed estroversione cessano di
dominare quali linee direttive unilaterali e cessa in tal modo anche la dissociazione della psiche. Al suo posto sorge una nuova
funzione rappresentata simbolicamente da un fanciullo (…) rimasto a lungo addormentato (…) È il mediatore, simbolo di un nuovo
atteggiamento che unifica gli opposti (…) la cui giovinezza è un’allusione alla rinascita e al ritorno di quanto è andato perduto (…)
Le fantasie infantili possono avverarsi, cioè accade che quelle immagini non vanno perdute, ma si ripresentano all’uomo maturo e
debbono attuarsi.
Archetipi e inconscio collettivo (C.G. Jung)
L’inconscio precede dritto verso il suo scopo che consiste (…) nel fare in modo che l’individuo diventi un tutto (…) La funzione
inferiore è quella di cui si fa minore uso cosciente: in ciò sta la ragione del suo carattere indifferenziato, ma anche della sua
freschezza e novità. La sua parte è quindi quella di un deus ex machina. Non dipende dall’io ma dal sé. Coglie perciò di sorpresa
come un baleno. Spinge da parte l’io per fare parte alla totalità dell’uomo, composta di coscienza e inconscio (…)
Tra la madre e l’idea di matrice che troviamo in Böhme c’è un nesso. In Böhme la matrice è la condicio sine qua non di ogni
differenziazione, di ogni realizzazione, senza di cui lo spirito rimane oscillante, sospeso, non penetra mai nella realtà. La collisione
tra il principio (spirito) e il principio materno (natura) agisce come uno shock (…)
Böhme definisce in genere come “bramosia d’amore” una differenziazione della coscienza. (…) Attraverso tale differenziazione, la
coscienza non solo si estende, ma si confronta con la realtà delle cose (…)
La coscienza ha, in date circostanze, un’azione catartica (…) Questo probabilmente intende Luca nel Vangelo.(…)
La destituzione dell’io – condizione di tutte le forme di sviluppo spirituale – non è un atto di volontà ma un accadimento (…)
Con la conquista ottenuta integrando l’inconscio, il chiaro si volge allo scuro e più luce implica più oscurità (…)
Accettare il buio, non l’ha trasformato in luce, ma ha acceso una luce che illumina l’oscurità dall’interno. Di giorno non c’è bisogno
di luce e, se non si sa che è notte nessuno l’accende; né viene accesa una luce a meno che non si abbia sofferto la paura del buio (…)
Quando si riscopre la parte della personalità sepolta si stabilisce un nesso, si manifestano i simboli del Sé che tendono a offrire un
quadro della personalità totale. Come risultato, l’uomo moderno penetra in sentieri spianati da tempo immemorabile, (…) le cui
pietre miliari sono le religioni e i mandala, i quali esprimono esperienze interiori che portano a maturazione durevole se si ha la
facoltà morale della fedeltà (…) L’elemento antico è la base istintiva. Chi trascura gli istinti cadrà nelle loro insidie (…) Bisogna
ritornare alla terra madre: vestigia retro.
La sincronicità come principio di nessi acausali in La dinamica dell’inconscio (C. Jung)
Si trattava di una paziente eccezionalmente difficile che, fino al momento del sogno che ho riferito, non aveva fatto un solo passo
avanti. Il motivo principale di questo insuccesso (…) era l’Animus della mia paziente (…) Per ammorbidirlo, ci voleva un evento
irrazionale. Il sogno (sullo scarabeo) era già riuscito a scuotere leggermente l’atteggiamento razionalistico della mia paziente. Ma
quando lo scarabeo entrò realmente dalla finestra, la sua essenza naturale riuscì a infrangere la corazza costituita dall’ossessione
dell’Animus, e anche il processo di trasformazione che accompagna la cura poté per la prima volta mettersi in moto. Mutamenti
sostanziali dell’atteggiamento significano rinnovamenti psichici, che quasi sempre sono accompagnati da simboli di rinascita espressi
in sogni e in fantasie (…)
In tali situazioni (in cui non sembra esserci via d’uscita), quando sono abbastanza serie, subentrano di solito sogni archetipici che
mostrano una possibilità di progresso alla quale non avremmo pensato.
Ricordi, sogni, riflessioni (C. Jung)
La nevrosi è uno stato di disunione con se stessi causato dal contrasto tra (...) esigenze, (...) un segnale d'arresto davanti a una strada
errata, (...) un atto di adattamento non riuscito (...) e un incitamento a un processo di guarigione personale (...) È necessario
illuminare i nevrotici sul fatto che sono esseri umani come tutti gli altri. Ma tale illuminazione non li guarisce: i nevrotici possono
acquistare la salute solo quando si tirano fuori dal fango quotidiano. Senonché indugiano troppo in ciò che prima hanno represso, e
come potrebbero mai riemergerne se l'analisi non li rende consapevoli di qualcosa di diverso e di migliore? Se perfino la teoria li fa
sprofondare e non offre nulla più, come via di liberazione, che l'ingiunzione razionale o ragionevole di abbandonare una volta per
sempre la loro puerilità? Che è proprio ciò che non possono fare! E come lo potrebbero senza trovare qualcosa su cui potersi reggere?
Una forma di vita non può essere abbandonata se non ne riceve un'altra in cambio. Una condotta totalmente razionale della vita,
come prova l'esperienza, è impossibile (...) L'uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti, è misterioso (...) Solo
allora la vita è completa (...) È importante avere un segreto che (...) riempie la vita di qualcosa di impersonale e numinoso (...)
Quando un uomo sa più degli altri diventa un solitario (...) La solitudine infatti non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma
dall'incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti o di dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili
(...) Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell'amicizia, perché nessuno più del solitario è sensibile alle relazioni e
l'amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri.
4
Indagini di un cane (F. Kafka)
Che cosa m’impedisce di credere che tutti siano miei compagni, i quali si affannano tutti a modo loro, falliscono tutti a modo loro,
come vuole l’indagine senza speranza? In tal caso non avrei neanche dovuto isolarmi, non avrei dovuto spingermi come un cucciolo
maleducato attraverso le file degli adulti, i quali vogliono uscire al pari di me e nei quali mi sorprende soltanto l’intelligenza che
spiega loro come nessuno riesca a evadere e ogni insistenza sia stolta (…) Mi parve di avvertire che il cane cantava già senza saperlo,
anzi, più ancora, la melodia staccata da lui, come se non gli appartenesse, ma mirasse soltanto a me. È l’unica realtà, magari solo
apparente, che abbia ricavato dal periodo della fame e portato in questo mondo, ed essa almeno dimostra fino a qual punto possiamo
giungere essendo completamente fuori di noi (…) Sembrava esistesse solo per me quella voce sublime; chi ero io per aver l’ardire di
rimanere ancora lì, e di accordarmi nella mia lordura e nel mio sangue? Mi alzai sulle gambe malferme e mi guardai: un essere simile
non vorrà mica mettersi a correre, pensai, ma già volavo, spinto dalla melodia, con balzi stupendi e (…) spiritualmente ne porto
ancora le conseguenze. Allargai le mie indagini alla musica dei cani (…) Mi sentivo più estraneo alla scienza della musica che a ogni
altra prima di aver udito la voce nella foresta. Già l’avventura coi cani musicanti dell’infanzia me l’aveva additata, ma a quel tempo
ero troppo giovane. E poi non è facile accostarsi a questa scienza. Per penetrare nella natura canina, mi pare che le indagini intorno al
nutrimento fossero le più adatte. Può darsi che in questo abbia avuto torto. Allora una zona di confine tra le due scienze destò i miei
sospetti: la dottrina del canto che fa scendere il nutrimento (…) Davanti a uno scienziato non saprei sostenere neanche il più facile
esame scientifico. La ragione di ciò sta anzitutto nella mia inettitudine scientifica, nella esigua profondità del pensiero, nella cattiva
memoria e soprattutto nell’incapacità di tenere sempre davanti agli occhi la meta scientifica (…) Potrei dire che proprio quell’istinto
ha distratto le mie capacità scientifiche, poiché sarebbe un fenomeno curioso che io, pur essendo capace di intendere le cose comuni
della vita quotidiana che non sono certo le più semplici, e pur comprendendo molto bene se non la scienza, almeno gli scienziati,
come si può controllare nelle mie risultanze, dovessi essere stato incapace per natura di sollevare la zampa sul primo gradino della
scienza. È stato l’istinto che forse appunto per amore della scienza, ma di una scienza veramente ultima, mi fece stimare la libertà più
di qualunque altra cosa. La libertà! Certo, la libertà oggi possibile è una pianta stentata. Ma comunque sia è libertà, è sempre un
possesso.
L’uomo senza qualità (R. Musil)
Nel letto siamo malcontenti della nostra posizione; pensiamo senza posa a cambiarla e facciamo un proposito dopo l’altro senza mai
attuarlo; finalmente ci rinunciamo: e a un tratto ecco che ci siamo voltati. In verità bisognerebbe dire: siamo stati voltati. Così ci si
comporta tanto nella passione quanto nelle risoluzioni a lungo vagheggiate.
Alice nello specchio (Carrol)
Per quanto tentasse non riusciva a raggiungerlo e si ritrovava nella stessa posizione, (…) poi rinunciò e si voltò per tornare a casa
(…) ma eccolo di fronte a lei.
Salmo 123 (La sacra Bibbia)
Ci avrebbero inghiottiti vivi, (…)le acque ci avrebbero travolti (…) Siamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cacciatori: il
laccio si è spezzato e noi siamo scampati.
Buongiorno guerra (G. Grignani)
Buongiorno guerra, c’è il sole stamattina e a te, che sei regina, chiedo se lasci correre. (…) È troppo tempo ormai che mi sei vicina
(…) Oggi dentro me sento un cielo che illumina a festa e mi sento leggero (…) Se passi di qua alzerai sabbia e rabbia e chissà.
Dimmi, non ti va di spostare i confini più in là. Perché, se guerra c’è, in me c’è pace.
Vivere (V. Rossi)
Vivere è passato tanto tempo, vivere è un ricordo senza tempo (...) È un po' come perder tempo (...) Vivere e sorridere dei guai (...) e
poi pensare che domani sarà sempre meglio (...) È come un comandamento, vivere o sopravvivere senza perdersi d'animo mai e
combattere e lottare contro tutto contro. Oggi non ho tempo oggi voglio stare spento.
La cieca (R. M. Rilke)
Il mondo (…) mi pareva come sradicato da me con il mio cuore (…) Ero tutta udito. Un udito spalancato, proteso (…) E insisteva in
me tenace il pensiero: notte (…) Mi sembrava di avviarmi verso un’alba che riposava invece tra le mie mani da tempo (…) Pensavo:
(…) non posso più vivere così (…) sarò un’isola deserta (…) Ora io sono un’isola deserta, ma tutta in rigoglio (…) I miei sensi (…)
tornarono indietro spossati e, mentre non riconoscevano nulla, un sentiero emerse, si scavò (…) Ora tutto si aggira dentro di me
impavido con passo sicuro (…) E la morte che spicca le pupille come fiori, cercherà invano le mie.
Guerra e pace (L. Tolstoj)
Come in ogni piano di battaglia, tutto era magnificamente previsto e, come capita in ogni piano di battaglia, nemmeno una colonna
arrivò al posto giusto al momento giusto (…)
All’avvicinarsi di un pericolo, sempre due voci con uguale forza parlano nell’intimo dell’uomo: una voce gli dice sempre
assennatamente di riflettere sulla natura del pericolo e sui mezzi per prevederlo; l’altra, ancora più assennata, gli dice che, quando
prevedere tutto e sottrarsi all’andamento generale delle cose non è potere dell’uomo, pensare a un pericolo è troppo tormentoso ed è
meglio distogliere il pensiero dalle cose penose finché non siano sopraggiunte e pensare piuttosto a quelle piacevoli.
Vangelo secondo Luca
Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non
potranno resistere, né controbattere.
Il taccuino d’oro (D. Lessing)
5
“Mi domando che cosa le potrò dire. E mi domando chi è la persona che parlerà adesso in me. Che strano, sedere qui, aspettando
d’ascoltare quel che dirò (…) E pensò: (…) che strano! (…) Ero io stessa incuriosita da ciò che dicevo, perché fino a quel momento
non ci avevo mai pensato”.
Poesia 1176 (E. Dickinson)
Non conosciamo la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci e, se siamo fedeli al nostro compito, arriva al cielo la nostra
statura.
I cosiddetti sani. La patologia della normalità (E. Fromm)
Finché non ha la possibilità di agire, una persona è fortemente inibita a pensare. Il pensiero si sviluppa solo se esiste almeno una
possibilità di tradurlo in azione (…) I margini di influenza e di azione sono talmente risicati che se ne può solo parlare. E se ne
parliamo, usiamo concetti vuoti, ma non pensiamo; e così ci rassegniamo all’idea che il nostro pensiero non serva a nulla.
L’uomo senza qualità (R. Musil)
La vita (…) smorza ogni alta aspirazione (…) e ogni progresso lega un regresso e ad ogni forza una debolezza; lega tutti i nobili
sforzi con la resurrezione del loro contrario(…) così (…) fa sì che la vita per gli uomini anche solo di mezzo ingegno sia difficile da
sopportare, ma li spinge a cercare la spiegazione (…) Si accetti con infantile fiducia o con tristezza ostile ma è certo una questione
aperta che i concetti, che sono fatti per corrispondere al mondo, non ci riescano mai proprio nell’ambito della giustizia e della
bellezza (…) Non una riflessione esauriva compiutamente e sostanzialmente l’oggetto, ciascuno si volgeva secondo le più diverse
concatenazioni portando ora avanti ora indietro (…)Il senso di tutte le considerazioni non mi (…) era ben chiaro, ma grazie appunto a
quelle debolezze, esse gettavano luce lontano come lampi (…) Tanti esempi della vita e del pensiero vi si addicevano, sollecitando a
trasformare in un concetto più chiaro quello sentimentale.
Poesia 680 (E. Dickinson)
Ogni vita converge a qualche centro (…) meta cautamente adorata come un fragile cielo.
Voce Essere e tempo (Heidegger) di Wikipedia
Il livello medio della nostra esistenza è quello dell’incontentabilità, della “fuga” nelle cose davanti a sé (…) L’angoscia ci allontana
dal mondo, rendendolo insignificante e non dipende da qualcosa che si trova fuori di noi, perciò il senso di minaccia opprime perché
non si può comprendere in che direzione si origini. L’angoscia quindi allontana da tutto e ci sprofonda nella solitudine e nel distacco,
ma così rivela una totale libertà, la libertà di scegliere se stessi, di essere e possedere se stessi (…) aver cura di sé e di ciò che si
amerà (…) L’angoscia toglie dalla sicurezza del sentirsi a casa propria e ci restituisce l’autenticità o ne rivela la possibilità. Lo
spaesamento è il fenomeno più originario.
I Mandarini (S. De Beauvoir)
Quando si è giovani, non si sa ancora cosa si farà; è per questo che si sta sempre in pena; ma appena ci si interessa a qualche cosa, a
qualcos’altro che a se stessi, non ci sono più problemi (…) I problemi individuali (…) non si può isolarli dagli altri problemi. Per
sapere chi siamo e cosa vogliamo fare, dobbiamo stabilire qual è la nostra situazione nel mondo (…) Una morale dell’universale si
può imporre, ma il senso da dare alla propria vita è un’altra faccenda.
Massime e riflessioni (W. Goethe)
Quanti anni bisogna “fare” soltanto per venir press’a poco a sapere “che cosa” si debba fare, e “in che modo”! (…) Intanto che noi,
assoggettati a un destino immane, riusciamo appena ad alzar gli occhi e a guardare in giro quel che c’è da fare, e dove dobbiamo
intendere il meglio delle forze e dell’attività nostra, e abbiamo bisogno del massimo entusiasmo – il quale resiste soltanto quando non
è empirico -, c’è qualcosa che rode l’opera nostra giornaliera: e non son draghi, ma miseri vermiciattoli.
Guerra e pace (L. Tolstoj)
Aveva cercato a lungo quell’accordo con se stesso ma ogni ricerca l’aveva deluso. Aveva cercato l’armonia, qualcosa che attaccasse i
suoi pensieri e di cui occuparsi (…) Odiava tutta quell’ipocrisia… (…) Ogni attività comporta ignoranza e male eppure bisogna pure
occuparsi di qualcosa. E usciva per il non saper districare la matassa delle sue esigenze vivendo poi come in un sogno (…) Ed ecco
che, quando meno ci pensava, quell’accordo con se stesso l’aveva trovato attraverso l’orrore: una sensazione nuova di energia vitale,
quella d’essere pronto a tutto, di poter contare su una grande energia morale e su un’assoluta libertà interiore (…) Cedere alla paura,
tentare di sfuggire, di rivolgere suppliche o esortazioni era inutile. Adesso lo sapeva. Bisognava attendere e pazientare (…) Niente
riusciva più a impressionarlo, quasi che la sua anima, preparandosi a una lotta difficile, si rifiutasse di ricevere impressioni in grado
di indebolirla; e nelle questioni pratiche sentiva ora di avere un centro di gravità che prima gli mancava (…) Guardò il cielo e le
stelle. “E tutto questo è mio, ed è in me e sono io! E loro avrebbero rinchiuso tutto questo!” Sorrise e andò a dormire tra i compagni
(…)
“Si dice le disgrazie ma se mi chiedessero: vorresti essere rimasto quello che eri e rivivere tutto da capo, per amor di Dio, ancora una
volta la prigionia!” (…)
Sentiva che tutte le esperienze fatte sarebbero state assurde se non fosse tornato alla vita (…) Aveva creduto che la sua vita fosse
finita, ma si ridestò l’amore e con essa la vita. La ferita causata dalla lacerazione del proprio io, una volta chiusa, guarisce solo
attraverso la forza della vita che preme internamente (…)
Qualcosa fa impeto contro la porta (…) Ebbe la sensazione che dentro di lui si liberasse una forza violentemente costretta e per la
prima volta avvertì un senso di leggerezza che da allora non lo abbandonò mai.
Un mare di nulla (U. Riccarelli)
Passare le mani sopra un volante e (…) mettere in moto (…) Per tutta la vita (…) lo stesso languore di quando (…) l’avevano
6
lanciato dentro il mondo: il senso di un vuoto (…) da riempire, di un mare da attraversare, (…) riparando dentro quel respiro per
fuggire, (…) gabbarsi dell’infelicità, imbrogliarla (…) Dolce e aspro (…) come una corsa a perdifiato lungo una discesa, un tuffo
nell’acqua (…) Un languore fortissimo e urgente (…) appiccicato addosso per tutta la vita, che spesso avrebbe provato al posto della
paura (…) C’è sempre un momento nella vita in cui tutta la ragione si scioglie, in cui non esiste paura o calcolo, ma soltanto volontà
di conoscere o vedere (…) Non sfida e neppure coraggio, soltanto l’istinto e la curiosità, (…) la voglia di cogliere fino in fondo (…)
il capo della fune da tirare per sciogliere l’imbroglio (…) Si rimise lentamente in moto nella direzione opposta a quella da cui era
arrivato.
L’uomo senza qualità (R. Musil)
Egli credeva a un potere di accrescimento della morale per gradini di esperienza (…) non costruzione, né saggezza (…) Agire per
convinzione (…)Non (…) per (…) la disciplina morale (…)inculcata, ma per un sentirsi intimamente vicini a se stessi e anche vicini
al resto, per (…) qualcosa da cui si prende le mosse e cui si ritorna (…) accompagnati dalla sensazione di aver raggiunto il centro del
nostro essere dove la forza centrifuga della vita viene a mancare. Nel centro c’è qualcosa che ho chiamato motivazione. Nella vita
ordinaria non operiamo secondo una motivazione ma in una concatenazione di cause ed effetti (…) Questo libero arbitrio è il potere
di fare volontariamente ciò che si vuole involontariamente. Ma la motivazione non ha nessun contatto con la volontà (…) Si agisce in
sé, per la salvezza dell’anima (…) Qualcosa è calato schiacciando l’intenzione (…) e commuove l’intero individuo (…) Non è
l’espressione accidentale di una convinzione. Il nostro stato è dominato da una legge severa anche se non possiamo esprimerla (…)
Tutto ciò che ** sentiva come inettitudine propria di fronte alle esigenze della vita associata, era causato dal fatto che ella aveva la
sensazione di vivere senza o contro le sue più intime inclinazioni. Erano inclinazioni alla confidenza e all’abbandono perché ella
nella sua solitudine non si era mai sentita a posto: ma se finora le era stato impossibile abbandonarsi con tutta l’anima a un uomo o a
una causa, ciò avveniva perché ella portava in sé la capacità di una dedizione ancora più grande. Una strada ben nota verso la
dedizione a tutta l’umanità è il non andare d’accordo coi propri vicini e parenti, un segreto e fervido desiderio di Dio può sorgere in
un individuo antisociale che sia provveduto di un grande bisogno d’amore. Il suo atteggiamento che aveva la forma assurda di una
condotta egoistica, era la manifestazione di una volontà impaziente, così come la violenta accusa che ella rivolgeva a se stessa per la
propria debolezza.
Psicoanalisi dell’amore (Fromm)
La consapevolezza di ciò che è buono e cattivo è diversa dalla conoscenza teorica di ciò che si chiama bene e male nella maggior
parte dei sistemi morali (…) La conoscenza è conoscenza esterna, estranea, appresa da autorità, da insegnamenti convenzionali, ecc.,
e la si ritiene vera solo perché proviene da queste fonti. Consapevolezza significa che la persona fa quel che impara da sé,
sperimentandolo, provando da sé, osservando gli altri e, alla fine, conquistando una convinzione piuttosto che avere una “opinione”
irresponsabile. Ma non basta decidere sui princìpi generali. Al di là di questa consapevolezza si deve essere coscienti dell’equilibrio
di forze dentro di sé, e delle razionalizzazioni che occultano le forze inconsce.
Le cronache del mondo emerso (L. Troisi)
Si sentì piccola e inutile con i suoi mille dubbi e la sua incapacità di vivere, di trovare la propria strada (…) Quel che gli altri hanno
deciso non può essere lo scopo dell’ agire.(…) Ci dev’essere qualcos’altro, qualcosa che dia forma a tutto il resto, che gli dia un
senso. Un motivo che spinge a vivere, (…) un punto fermo (…) Dopo tanto smarrimento, (…) a un tratto la verità si era imposta, le si
presentava in tutta la sua sorprendente chiarezza e lei non poteva fare altro che accettarla (… )Adesso (…) tutto aveva acquistato un
senso: il viaggio, l’angoscia, la ricerca (… ) Il ponte gettato col suo intimo diveniva solido (…) Tra le sue braccia si sentì unica,
completa, vera.
L’amante di Lady Chatterley (D. H. Lawrence)
L’avrebbero stroncata (…) proprio come stroncavano ogni tenero, naturale soffio di vita (…) Ma lui l’avrebbe protetta col suo amore
almeno per un po’. Per un po’, prima che l’insensibile mondo di ferro e l’avida divinità della cupidigia li stancassero entrambi (…)
La bellezza del corpo vivo e segreto (…) solo la passione l’avverte. E quando la passione è spenta, o manca del tutto, allora lo
splendido palpito della bellezza risulta incomprensibile e perfino un tantino spregevole; la calda, viva bellezza del contatto fisico,
tanto più profondo della bellezza goduta dagli occhi (…) Avrebbe pensato che una donna potesse morire di vergogna. E invece era
stata la vergogna a morire. La vergogna , che è paura (…), l’antica paura fisica che si acquatta nelle radici corporee di tutti e si può
snidare solo al fuoco dei sensi, finalmente fu stanata e debellata (…) Sentiva di aver toccato il fondo roccioso della sua natura (…)
Era realmente in tutta la sua sensualità, nuda e sfrontata (…) Così! Era questo, dunque! Questa era la vita. Così dunque si era in
realtà. Non rimaneva nulla che si dovesse nascondere o di cui ci si dovesse vergognare.
Dialoghi ininterrrotti (P. Bastianoni)
Quando il corpo malato viene avvertito come oggetto cattivo e persecutorio, (...) la stanza del dolore diviene un luogo psichico
dissociato dove il dolore viene rinchiuso per non essere sentito e e ricordato, ma, se sollecitato da eventi esterni o interni esso torna
(...) I vissuti di odio di cui sui carica la stanza minano la fiducia e la possibilità di ricorrere a relazioni interne con oggetti buoni (...)
L'angoscia esistenziale viene spesso descritta da terapeuti che lavorano con aree traumatiche molto potenti. In questi casi l'angoscia
profonda può giugere fino a esperienze dissociative, di depersonalizzazione e derealizzazione (...) Quando la malattia /perdita è
trauma che colpisce la memoria e annulla la possibilità di rappresentazione – come in quetse stanze "vuote" – è terapeutico tradurre il
vissuto traumatico (...) in pensieri e parole, stabilire il collegamento interrotto tra dolore fisico e dolore psichico, tra passato e futuro
(...) Il dolore può trovare un luogo nel quotidiano ed essere utilizzato come mezzo di comunicazione con l'altro.
Forum associazione Lisclea
L'angoscia è un sentimento ben diverso dalla paura; la paura ti spinge ad agire e a mettere in atto comportamenti al fine di
scongiurare il pericolo, l'angoscia è invece un senso di smarrimento, il buio totale. Non ci sono rimedi, la scienza non ha terapia, la
tecnica non ti viene in aiuto, sei solo con il tuo lato irrazionale ed emotivo e non hai una rete di sostegno: i medici non sanno che
7
fare, i parenti non ti capiscono. (...) Ecco perché sono importanti i gruppi Facebook collegati ad associazioni di malati di malattie
rare.
L'io e i meccanismi di difesa (A. Freud)
Dietro ogni attività inibita per cause nevrotiche si nasconde un desiderio istintuale (...) Ogni aumento di pressione dell'istinto
intensifica i sintomi nevrotici basati sulla resistenza dell'Io a esso (...) Per resistere all'Es, l'Io rimuove, sposta, nega e inverte gli
istinti, rivolgendoli verso il sé, provoca fobie e sintomi isterici e vincola l'angoscia con idee e atteggiamenti ossessivi (...) Comunque
durante la sua formazione ed evoluzione (...) l'io subisce sempre nello stesso tempo l'assalto degli istinti e quello degli stimoli esterni
(...) e modifica le sue armi a seconda del bisogno (...) Sembra che le situazioni tipiche in cui l'io ricorre al meccanismo della
"negazione" siano quelle associate con le idee (...) di perdita degli oggetti amati (...) e che la "rinuncia altruistica" delle pulsioni
dell'istinto sia un mezzo per superare un'umiliazione (...) La "rimozione" serve a eliminare i derivati dell'istinto e la "negazione" gli
stimoli esterni. La "formazione reattiva" preserva l'Io da una riapparizione dall'interno degli impulsi rimossi, mentre le "fantasie in
cui la situazione reale viene capovolta" impediscono che la negazione venga demolita dall'esterno. L'"inibizione" degli impulsi
istintuali corrisponde alle "restrizioni" imposte dall'Io onde evitare ogni sofferenza proveniente dal mondo esterno.
L'"intellettualizzazione" dei processi istintuali, che ha la funzione di proteggere da un pericolo interno, equivale allo stato permanente
di "vigilanza" dell'Io contro i pericoli esterni. Tutti gli altri meccanismi di difesa che, al pari della "trasformazione nel contrario" e del
"rivolgimento contro se stessi", implicano un'alterazione vera e propria dei processi dell'istinto, trovano la loro contropartita nei
tentativi fatti dall'Io per fronteggiare i pericoli esterni con un intervento attivo tendente a modificare le condizioni esistenti nel mondo
circostante (...) Gratificazioni sostitutive e formazioni di compromesso mancano negli adolescenti, che (...) alternano tendenze
opposte (...) e reagiscono alla forza dell'istinto in se stessa e non a un istinto in particolare (...) "Idealismo", "ascetismo" e
intellettualismo adolescenziali mirano al dominio degli istinti intensificati dalla pubertà (...) Negli adolescenti è frequente anche
l'"identificazione" in diversi partner, amici e guide (...) anche per contrastare una tendenza al narcisismo (...) L'"intellettualizzazione"
(...) associa infatti i processi istintuali a delle idee che possono essere affrontate coscientemente (...) La "sublimazione" di un istinto è
possibile agli stadi avanzati dello sviluppo (...) Si può affermare che il pericolo istintuale rende intelligenti (...) come il pericolo reale
e le privazioni (...) Le misure difensive però non di rado non raggiungono l'obiettivo di arginare dolore e angoscia (...) In bambini e
adulti (...) ogni ritorno di pulsioni rimosse è indice di una sconfitta dell'Io (...) L'intelletto deve funzionare liberamente e devono
permanere alcuni rapporti sani (...) l'Io può essere considerato vittorioso quando, grazie a una trasformazione degli istinti, le misure
difensive gli permettono una certa gratificazione anche in circostanze difficili stabilendo, per quanto è possibile, un accordo tra le
esigenze di Es, Super-io e forze del mondo esterno.
http://www.slideshare.com/guida-alla-salute-nel-particolare-contesto-italiano
Nella vita quotidiana di tutti si manifesta spesso e in svariati modi una forte e radicata tendenza a rifiutare tutto ciò che crea a se
stessi dolore o disagio: quando cercare continuamente di dimenticare eventi e dialoghi dolorosi del passato produce confusione o
somatizzazioni (se non quando la propria ignoranza è dannosa per altri) può essere necessario scrivere un elenco dei ricordi più
fastidiosi purché lo si faccia senza commenti e senza attenzione alla forma e poi cestinandoli, seguendo uno dei pochi consigli validi
di Freud: infatti non è raro che in tali casi ciò che si rifiuta di vedere cominci a imporsi dentro di sè come una sorta di aggressivo
nemico che si esprime attraverso una serie di fantasie, paure e soprattutto di automatismi tipici nelle nevrosi nonostante l’intelligenza
ed il coraggio che si possiede e finché non ci si decide a fare davvero di tutto per riuscire a convivere continuamente con certi ricordi
ed emozioni senza nostalgie e ad agire tenendone conto in un progetto. Anche se finchè si vive con i genitori che hanno causato la
nevrosi è impossibile superarla e spesso anche dopo è difficile riuscirvi completamente senza una casa vera e propria (il bilocale che
è oggi tanto difficile permettersi in affitto!) e senza almeno una persona per natura paziente e gentile vicino, è possibile ad ogni età
migliorare molto e ricominciare a respirare e a sentirsi vivi, se si sa come fare e se si può avere almeno il sostegno di certi libri... Nel
frattempo basta proteggere sè e gli altri da essa e cioè adeguare ogni scelta riguardante la vita al fatto che questi sintomi peggiorano
in tutte le situazioni che rendono difficile restare concentrati e in sé (gruppi, fatica eccessiva, presenza di persone molto critiche o
autoritarie, persone e situazioni nuove). Una nevrosi a lungo andare può portare a un essere e sentirsi in balia di affetti ed emozioni,
di istinti contrastanti e della sfortuna tra continue perdite, un tipo di destino che si è sempre fatto risalire in buona parte ad una spesso
involontaria ma forte resistenza a maturare, cioè a liberarsi del desiderio dell’irresponsabilità (è questo il messaggio fondamentale di
Seneca come di Jung e dei buddisti di ogni tempo) (…) Quando i genitori sono ostili al figlio in quanto diverso da loro la nevrosi è
anche definibile come un’involontaria difesa dalla personalità.
http://www.slideshare.com/lo-stato-attuale-della-psichiatria-italiana
Ci sono situazioni critiche o disperate, superabili solo con una profonda riflessione o un'intuizione fulminea (una visione d'insieme e
una raccolta di forze) delle quali la sola coscienza e la sola volontà non sono capaci, ovvero situazioni in cui la sopravvivenza o tutto
un percorso futuro dipendono dal fare il sogno giusto o da altre iniziative dell'inconscio su cui nessuno ha potere; tuttavia sia chi si
trova in tali situazioni e si sente bloccato sia chi ha l'arroganza stupida di pretendere dagli altri l'impossibile dovrebbe leggere Lo
spirito nella fiaba in Archetipi e inconscio collettivo, sempre di Jung, per ricordarsi che l'energia e l'analisi possibili all'io hanno dei
limiti invalicabili. Ogni seria nevrosi comunque, bloccando molta dell'energia disponibile, può far sembrare passivo chi interiormente
non lo è affatto (…)
Finché dura una dissociazione nevrotica dall'inconscio è ovvio e inevitabile non poter parlare e agire sempre in modo corrispondente
a ciò che si pensa e sente e non disporre di energia, disinvoltura, sufficiente chiarezza, intuizioni, sogni utili e potere, perchè è
l'inconscio in connessione (non ostile) a elargire tutto ciò e perché ogni seria nevrosi blocca molta dell'energia disponibile. Tuttavia il
superamento di una nevrosi libera molta energia e determinazione e ciò per tanto più tempo quanto più la nevrosi è durata ed è stata
seria (questo è ciò che Jung scrisse basandosi su letture e soprattutto sul suo lavoro ed è anche ciò che ho verificato per esperienza).
Non c’è mai ignoranza involontaria e innocente dietro le sentenze che si ergono davanti alla nevrosi o alle malattie mentali
temporanee e insomma a tutto ciò che più dà alla gente fastidio ed è più doloroso e distruttivo per chi ne è affetto.
L’uomo senza qualità (R. Musil)
8
Gli anni passati in istituto ad aspettare dubitosamente se stessa non avevano certo consolidato il rapporto col mondo; più tardi (…) a
un tratto, non essendo più sola, appunto per ciò era diventata se stessa. Vi sono innamorati che con stupore scoprono la prima volta la
vita quando l’amore la illumina
Von Schleghel
Nessuno si conosce, fin quando è soltanto se stesso e non è insieme anche ad un altro.
Massime e pensieri (N. de Chamfort)
Solo l’amicizia completa sviluppa tutte le doti dell’anima e dello spirito di certe persone. L’usuale compagnia lascia loro mostrare
qualche semplice piacevolezza. Un po’ come dei bei frutti che vengono a maturazione soltanto al sole, e che al calore della serra
avrebbero prodotto qualche foglia bella a vedersi, ma inutile (…) Poco conta essere amati, bisogna essere stimati, e si può esserlo
soltanto da chi ci assomiglia. Da cui consegue che l’amore non esiste, o almeno non dura, fra esseri dei quali uno è di troppo inferiore
all’altro; e questo non è certo effetto di vanità, quanto piuttosto di un corretto amor proprio di cui sarebbe assurdo e impossibile
spogliare la natura umana. La vanità non appartiene che alle indoli deboli o corrotte; ma l’amor proprio, bene inteso, riguarda una
natura razionalmente ordinata.
Etica nicomachea (Aristotele)
Gli uomini perversi saranno amici a motivo del piacere e dell’utile, poiché sotto quest’aspetto essi si assomigliano, invece i buoni
saranno amici per se stessi. Questi sono quindi amici in senso assoluto, quelli accidentalmente e per il gusto di avere somiglianza con
i primi (…) Numerosi sono gli individui di questo genere e basta poco tempo perché si scambino servizi (…) L’amicizia motivata
dall’utile è propria dei mercanti (…) Questa forma di amicizia muta rapidamente e differisce dall’altra per molti altri aspetti.
Dell’amicizia (Cicerone)
A me pare che coloro i quali fondano l’amicizia sull’interesse distruggano il vincolo più amabile dell’amicizia (…) Ma come!
L’Africano aveva bisogno di me? Neanche per sogno! E nemmeno io avevo bisogno di lui; ma io presi ad amarlo lui per la grande
ammirazione che provavo per lui e (…) la familiarità poi, accrebbe il nostro affetto (…) Ogni frutto dell’amicizia è nel semplice fatto
di amare (…) I buoni prediligono i buoni e li attirano fortemente a sé, come congiunti per naturale parentela di sangue. No, non c’è
nulla che più intensamente agogni e più irresistibilmente attragga a sé i suoi simili che la natura.
Psicologia della traslazione in Pratica della psicoterapia (C. G. Jung)
Il processo di differenziazione psicologico non è un’impresa facile, ma esige pazienza e perseveranza. (…) Un processo (…) del
genere non è assolutamente possibile senza una relazione con un altro essere umano (…) Gli errori risaltano quando di fatto
intervengono nella relazione con gli altri (…) A questo punto possono essere realmente percepiti e riconosciuti nella loro vera natura.
Così anche la confessione fatta a noi stessi ha perlopiù un effetto scarso o nullo, mentre se è fatta a un altro possiamo attenderci da
essa ben altra efficacia (…) L’anima che si riunisce al corpo, (…) attraverso un esame critico lungo e approfondito e il dissolversi
delle proiezioni, (…) diventa una funzione di relazione tra la coscienza e l’inconscio.
Jane Eyre (C. Brontë)
Dopo una gioventù e una virilità trascorse per metà in una infelicità inesprimibile e per metà in una paurosa solitudine, ho per la
prima volta trovato una donna che posso veramente amare… ho trovato te. Tu capisci la parte migliore di me stesso… sei il mio
angelo buono. Io sono legato a te da un affetto profondo. Ti considero cara, piena di doti, amabile: c’è nel mio cuore una passione
fervida e viva: che tende verso di te, fa di te il centro e la sorgente della mia vita, avvolge intorno a te la mia esistenza e ci unisce
entrambi in un’unica fiamma pura e forte (…) Essere insieme significa per noi sentirsi a un tempo liberi come in solitudine e gai
come in compagnia. Parliamo per tutto il giorno: conversare fra noi è solo un modo più animato e tangibile di pensare. Concedo a lui
ogni mia confidenza e ogni mia confidenza è dedicata a me; siamo perfettamente assortiti nel carattere e perfettamente concordi nei
risultati (…) Mai mi stancavo di leggere per lui: mai di condurlo dove desiderava andare, di fare per lui ciò che desiderava fosse
fatto. E c’era una gioia, in questi miei servigi, perfettamente completa e squisita, anche se triste… perché egli richiedeva il mio aiuto
senza penosa vergogna né mortificante umiliazione. Mi amava così schiettamente da non provare riluttanza nel valersi della mia
assistenza.
La dama delle camelie (A. Dumas)
Era cominciata appena l'intimità e già sembrava loro esistita così da sempre, mentre il passato si cancellava (...) "Tutti quelli che
attorniano le ragazze come me scrutano curiosi le loro minime parole, cercano una conseguenza nei loro atti più insignificanti (...) Per
loro dobbiamo essere allegre della loro allegria e mostrarci scettiche come sono loro (...) Cavalli, scialli, gioielli sono vanità che
accontentano solo quando non si ha amore per nulla (...) Noi certe volte siamo obbligate a comprare una soddisfazione per la nostra
anima a spese del nostro corpo e soffriamo di più quando essa ci sfugge. Io mi sono data a te più presto che a nessun altro, perché
vedendomi sputar sangue mi prendesti la mano e piangevi: sei la sola creatura umana che abbia sentito compassione per me, la sola
persona a cui poter pensare e parlare liberamente".
Il pazzo e la fanciulla (S. Lagerlof)<<
Non c'era tempo da perdere (...) ** non sentiva dolore o gioia. L'importante era ricordarsi; il ricordo gli dava già di per se stesso una
grande contentezza (...) A un tratto si fermò (...) Proprio di quel tempo bisognava ricordarsi, (...) ma ne emanava un'inconcepibile
paura (...) Non certo nella speranza di sentirsi rispondere, ma per trattenere, sia pur un istante, l'oscurità incombente, domandò (...)
Chiese ancora, con profonda agitazione (...) Poi volse le spalle, preso da un'ira violenta, (...) ma questa sensazione lasciò il posto a
un'altra che lo eccitò maggiormente. Davanti a questa paura sparì la visione, ma allora egli udì delle voci nel ricordo, una gragnuola
di dileggi di cui era stato vittima in seguito proprio a causa di quella spaventosa paura (...) E ora non sentiva più paura di qualcosa al
di fuori di lui, ma paura di se stesso (...) Trattenne per un attimo il respiro. L'oscurità avanzava come un salvatore implorato (...) Chi
9
poteva sopportare l'idea di essere stato ludibrio della gente? Meglio, assai meglio, esserlo davvero e non saperlo (...) *** gli era
vicina, sentiva e vedeva la sua paura e non pensava che al pericolo di perderlo (...) e voleva almeno prendere commiato (...)
Ponendogli un braccio attorno al collo ella si avvicinò (...) Non lo sdegnava dunque il pazzo! Lo baciava anzi! (...) Dubitoso tuttavia,
(...) ** scoppiò a piangere forte (...) Questa volta *** si spazientì (...) Era piena di amarezza e d'ira, perché egli voleva sfuggirle di
nuovo, perché temeva in quel modo la lotta (...) Finalmente ** la guardò attentamente in volto. In quel momento non era bella, (...)
ma a lui sembrò tale. Una strana quiete si stese sul suo cuore gonfio di tenerezza e gratitudine (...) Anche l'ultima ombra fuggì (...) **
riconobbe allora che l'amore era sempre stato vivo anche nel suo cuore. La selvaggia pianta del deserto si era lasciata trapiantare nel
giardino della vita e cresceva, prosperava. E quando ** ne ebbe sicura coscienza, sentì di essere salvo (...) *** era ammutolita (...) **
le disse solo "Ti prometto che resisterò" (...) Non avrebbe saputo dirle a parole quanto l'amasse, ma avrebbe potuto dimostrarlo coi
fatti ogni giorno, ogni ora, per tutta la vita.
La saga di Gosta Berling (S. Lagerlof)
L'energia di lui le ricordava quella dell'uomo che aveva amato e perso (...) come faceva bene essere amata! (...) Quella non era la
felicità, ma neppure l'infelicità. E ** avrebbe tentato di trascorrere la vita al fianco di quell'uomo. ** cominciava a capire se stessa
(...) non doveva avvicinarsi alla sorgente della vita per berne una felicità limpida e pura. Turbata dalla malinconia, così si confaceva
meglio a lei la vita (...) Non sapeva abbandonarsi ai sentimenti.
Lei (C. Aznavour)
Lei sarà (…) la mia fortuna o il prezzo che dovrò pagare (…) Lei, la schiavitù, la libertà; il dubbio, la serenità,. Lei, preludio a giorni
luminosi oppure bui. Lei sarà lo specchio dove io rifletterò progetti e idee, il fine ultimo che avrò d’ora in poi (…) Lei, (…) forse
l’amore troppo atteso che dall’ombra del passato torna a me per starmi accanto finchè vivrò (…) sopravvivendo (…) ad anni
combattuti ed avversità. Lei, sorrisi e lacrime da cui prendono forma i miei sogni.
Almeno tu nell’universo (M. Martini)
La gente è matta, forse troppo insoddisfatta (…) Segue il mondo ciecamente. Quando la moda cambia, lei pure cambia
continuamente e scioccamente (…) La gente è strana: cambia idea improvvisamente (…) senza serietà e come fosse niente (…) Tu
che sei diverso, almeno tu nell’universo, sei un punto che non ruota mai intorno a me, un sole che splende per me soltanto come un
diamante in mezzo al cuore. Non cambierai, (…) per sempre sarai sincero e (…) mi amerai davvero (…) Non far si che la mia mente
si perda in congetture e in paure inutilmente e per niente.
Danza (M. Martini)
Dal cielo l’Europa la potresti abbracciare e invece coltivi ancora i tuoi dolori per tenerli con te (…) Danza sulle ceneri antiche, sulle
ombre svanite, (…) sul dolore e sulla poca fortuna (…) Se il tuo viso scompare dal ritratto, è perché forse sta imparando a camminare
(…) Lasciamo che sappia il cielo quello che sa (…) Qualcuno è con te (…) e c’è meno rabbia e più amore. È già qualcosa che va.
Destinazione paradiso (G. Grignani)
In questo girotondo d’anime chi si volta e perso e resta qua. Lo so per certo, mi sono voltato anch’io e per raggiungerti ho dovuto
correre (…) Dimmi perché in questo girotondo d’anime non c’è un posto dove scrollarsi via di dosso quello che c’è stato detto e
quello che oramai si sa . E Allora (…) vi saluto tutti, prendo il treno e non ci penso più. Io mo prenderò il mio posto e tu seduta lì al
mio fianco mi dirai: “ Destinazione Paradiso”.
Lettere a Lucilio (L. A. Seneca)
Nessuno può vivere felice se bada solo a se stesso, se tutto rivolge al proprio interesse: devi vivere per un altro, se vuoi vivere per te
stesso.
Le guerre del mondo emerso (L. Troisi)
Lui aveva sofferto quanto lei ma si era messo in discussione e aveva trovato la sua via. Le aveva insegnato a trovare la speranza
anche nel fondo dell’inferno più nero. Lui assorbiva la sua sofferenza. Era uguale a lei e da lei dissimile, abbastanza vicino da capire
e sentire il suo dolore e abbastanza lontano da toglierlo dalle sue spalle. Ora c’era lui a dare un senso nuovo al tempo e a liberarla
dalla solitudine (…) Era più di un’ancora di salvezza (…) Era tempo di dare(…) Era libera davvero. Il tempo non guarisce tutte le
ferite, ma ci sarebbe stato modo di riempire gli occhi di tante altre cose, e ** avrebbe diviso con lei il peso del passato e della parte
più oscura di sé. Era come riprendere un discorso interrotto, come tornare a respirare.
Il secondo sesso (S. de Beauvoir)
Una coppia equilibrata non è un’utopia; ne esistono anche nell’ambito del matrimonio, ma molto più spesso al di fuori del
matrimonio; alcune sono unite da un grande amore sessuale che le lascia libere riguardo alle amicizie e alle occupazioni; altre sono
legate da un’amicizia che non ostacola la loro libertà sessuale; è più raro il caso di una coppia di amanti e amici che però non
cerchino l’uno nell’altra la loro unica ragione di vita. Nei rapporti tra uomo e donna sono possibili un’infinità di sfumature:
nell’amicizia, il piacere, la confidenza, la tenerezza, la complicità, l’amore, possono essere l’uno per l’altra la più feconda fonte di
gioia, di ricchezza, di forza che si offra a un essere umano (…) Dato che il matrimonio in genere non ha niente a che fare con l’amore
fisico, parrebbe ragionevole un’aperta scissione dell’uno dall’altro: i capricci sessuali non impediscono di condurre (…) l’impresa
della vita comune, (…) costruire un focolare per i figli e nel contempo conoscere altri amplessi; codesta amicizia sarà tanto più pura e
meno ambivalente in quanto non significa un giogo.
A Mademoiselle di Guise (Voltaire)
Non amatevi troppo, vi prego: è il mezzo più sicuro per amarsi per sempre; è meglio essere amici per tutto il tempo della vita che
essere amanti per qualche giorno.
10
Dizionario filosofico (Voltaire)
Si ha l’ardire di chiamare amore un capriccio di qualche giorno, una lussuria senza affetto, un sentimento senza stima, delle
smancerie da cicisbeo, una fredda abitudine, una fantasia romanzesca, un gusto seguito da repentino disgusto: si dà questo nome a
mille chimere.
La peste (A. Camus)
Giunge sempre un’ora in cui ci si stanca delle prigioni, del lavoro e del coraggio, per reclamare il volto di un essere e il cuore
meravigliato dalla tenerezza.
Per ** era astratto in quel periodo tutto ciò che non lo favoriva personalmente, che non favoriva direttamente il suo amore, (…) ma
quando l’astratto comincia a ucciderti bisogna pur occuparsi dell’astratto (…) e ormai che la peste era cosa di tutti, andando via solo
avrebbe rischiato di rovinare il suo amore (…)
Un uomo deve battersi per le vittime (…) a logica, prima che per nobiltà. D’altra parte, se un uomo ha finto d’amare ogni altra cosa,
a cosa serve che si batta? (…)
Coloro che attenendosi al poco che erano, avevano soltanto desiderato di tornare nella casa del loro amore, talvolta erano stati
ricompensati; è che avevano domandato la sola cosa che dipendesse da loro (…) Se una cosa si può desiderare sempre e ottenere
talvolta, essa è l’affetto umano. Per tutti coloro invece che si erano rivolti al di sopra dell’uomo, non c’era stata risposta.
Marte di ghiaccio, Venere di fuoco (J. Gray)
Le nuove conoscenze comportano un cambiamento di prospettiva. Ciò che nel partner ci infastidiva ora può sembrarci buffo e
adorabile. Ciò che prima ci feriva e offendeva ora può apparirci semplicemente come un malinteso. Invece di sentirci impotenti o
frustrati nel tentativo di comunicare il nostro amore e le nostre esigenze, nutriamo la speranza di ottenere maggiore chiarezza e
trasparenza negli anni a venire (…) La donna consuma ossitocina più rapidamente degli uomini (…) In situazioni di stress moderato
la donna ha una reazione maggiore nella parte emotiva del cervello. Parlare dei propri sentimenti le dà la sensazione di essere vista,
sentita, capita, e amata. E ciò che la aiuta a secernere il suo ormone antistress, l’ossitocina (…) Uno studio ha rivelato che in una
situazione moderatamente stressante la donna registra nell’emisfero del cervello che controlla l’emotività un afflusso di sangue otto
volte maggiore dell’uomo, nel quale, di fatto, uno stress moderato non causa quasi nessuna reazione a livello cerebrale. Il cervello di
una donna è fortemente attivato. Di fronte a una minaccia percepita una donna fa appello alla memoria emotiva: per prevenire i
possibili pericoli ricorda nei dettagli molte cose che sono andate storte in passato in situazioni analoghe. La donna sente in sé quegli
episodi passati e produce cortisolo per affrontare la nuova sfida (…) Quando c’è un eccessivo afflusso di sangue nella parte emotiva
del cervello, una persona comincia a sentirsi a disagio (…) Le donne sanno per istinto (…) che parlare dei loro problemi stimola il
rilascio di serotonina (…) Le donne parlano dei problemi per frenare l’afflusso di sangue nella parte emotiva del cervello (…) Il
cervello dell’uomo registra una reazione emotiva forte solo quando il problema costituisce un’emergenza (…) Il centro delle
emergenze (l’amigdala) nel cervello dell’uomo è due volte più grande che nel cervello della donna, e si attiva solo quando lui
percepisce una situazione urgente che gli richiede di agire subito (…) La donna di solito non riesce a immedesimarsi in questo
processo mentale, perché il suo centro delle emergenze è in costante allarme, a causa delle varie necessità che richiedono la sua
attenzione. Ciò succede perché la donna è fatta per occuparsi dei bambini. L’uomo invece (…) è fatto per stare di guardia contro i
pericoli (…)Gli zuccheri nel sangue sono più importanti per le donne che per gli uomini (…) Le donne devono poter contare su una
riserva costante di carburante per il cervello: il glucosio ematico. Il cervello non è in grado di immagazzinare lo zucchero (…) Il
cervello deve trarre energia costante dal sangue sotto forma di zucchero (…) Un cervello sotto stress non può produrre la serotonina
necessaria per rilassarsi e tornare in forma (…) Gli uomini di solito hanno livelli più alti di glucosio ematico (…) Oscillazioni della
glicemia (…) a loro volta fanno innalzare i livelli di cortisolo (…) La (…) maggiore massa muscolare richiede l’impiego degli stessi
aminoacidi che costituiscono la dopamina (…) Al termine di una giornata stressante una donna tende ad avere molta dopamina che la
sprona ad agire, ma poca serotonina. L’alto livello di dopamina le dice che ha parecchie cose da fare, mentre il basso livello di
serotonina le dice che non ha il tempo o l’aiuto necessario per farle. La donna si sente sopraffatta (…) Che si tratti di un’Emergenza
con la maiuscola oppure di una semplice emergenza, quel che la donna (…) chiede è veramente un’emergenza (…) La donna ha il
40% in più di tessuto connettivo tra l’emisfero sinistro e quello destro del cervello (…) In poche parole ciò significa che quando un
uomo usa l’emisfero destro del cervello, preposto al divertimento, l’emisfero sinistro, più serio, diventa inattivo e riposa. Quando,
invece, una donna usa la parte destra, divertente e creativa, del cervello, rimane connessa anche con la sinistra, più seria. Quindi,
anche nel momento in cui lei si diverte, il suo cervello resta consapevole di tutte le sue responsabilità (…) [Ecco] perché le cose che
lei (…) chiede di fare sono autentiche emergenze (…) L’uomo sente il suo stress diminuire automaticamente quando passa dall’uso
dell’emisfero sinistro a quello del destro. Riesce a farlo in un batter d’occhio (…) Ricerche sull’ossitocina dimostrano che la sua
efficacia nel diminuire il livello di stress è determinata dal fatto che la donna abbia livelli di estrogeni normali per la sua età (…) In
una donna comportarsi in modo sempre più indipendente (…) fa salire il livello di autostima (…) ma fa aumentare il livello di
testosterone (…) Tale aumento inibisce la capacità delle ghiandole surrenali di produrre estrogeni, con conseguente riduzione della
produzione di ossitocina antistress (…) Ciò finisce col provocare il precoce invecchiamento (…) Una graduale diminuzione degli
ormoni maschili e femminili è una normale componente del processo d’invecchiamento, ma non nella misura in cui si verifica oggi
(…) A quanto pare, invecchiamo prima e non particolarmente bene (…) Quando i livelli di cortisolo sono cronicamente elevati, la
tiroide, che regola il metabolismo nei periodi di stress, comincia a funzionare meno bene (…) Un elevato livello di stress porta a
desiderare cibi poco salutari che intossicano ulteriormente il fegato (…) La conseguenza di un organismo maggiormente intossicato è
la creazione di un terreno fertile per lo svilupparsi [di infezioni] (…) Per una donna (…) avere bisogno di un uomo non è una
debolezza. È ciò che dà a lui una ragione per vivere e un’opportunità di fare la differenza, mantenendo basso il livello di stress grazie
alla produzione di testosterone. Quando lei sente di poter dipendere da qualcuno per ricevere aiuto, quando sente di aver bisogno di
un uomo, si genera una potente corrente di ossitocina (…) Le serve un uomo che le dia sostegno economico, qualcuno capace di
aiutarla se lei non potesse lavorare (…) Essere uguali, sia sul lavoro che a casa, non significa che bisogna essere la stessa cosa (…)
Per garantirci un uguale rispetto, prima dobbiamo riconoscere che siamo diversi e sostenere tale diversità. Rispetto significa onorare
ciò che una persona è e, quindi, essere disponibili ad apprezzare ciò che ha da offrirci (…) Le donne (…) oggi (…) sopportano un
11
peso due volte maggiore rispetto a quello delle loro madri, in quanto avvertono non solo la pressione economica, ma anche l’antico e
forse genetico impulso a sbrigare le faccende domestiche. L’istinto femminile di costruire e nutrire un “nido” (…) Sia che lei lavori
perché le piace oppure solo perché ne ha bisogno economicamente, il lavoro le lascia poco tempo per rilassarsi e reagire allo stress
(…) Il tasso medio di felicità delle donne, misurato dagli psicologi, è crollato (…) Nell’11% delle coppie sposate sono i padri a
rimanere a casa (…) L’uomo affronta meglio lo stress alternando la risoluzione dei problemi al riposo e allo svago. Invece la donna
deve bilanciare ciò che dà agli altri con il tempo dedicato a prendersi cura di sé o a ricevere sostegno. Il riposo ricostituisce le riserve
di testosterone, mentre ricevere attenzioni e sostegno ricostituisce le riserve di ossitocina. Che cosa devono fare uomini e donne per
sentirsi felici, sani e realizzati nella società attuale? Devono riconoscere che l’amore e la riduzione dello stress sono in pratica la
stessa cosa, perché provengono dalla stessa fonte: gli ormoni (…) Le donne che assumono antidepressivi sono più del doppio degli
uomini (…) Prima che le donne entrassero nel mondo del lavoro (…) la prevedibilità della routine assicurava scorte costanti di
ossitocina per gestire lo stress (…) Nel mondo del lavoro sempre più donne vengono premiate perché sanno pensare e comportarsi
come uomini e finiscono per chiedersi a quale pianeta appartengano in realtà. E cominciano a domandarsi la stessa cosa a proposito
dei loro mariti! (…) Nella mia esperienza un’analisi più approfondita rivela sempre la verità: la donna viene davvero da Venere e
l’uomo viene davvero da Marte e lo scambio dei ruoli è solo il sintomo di uno squilibrio nella relazione (…) Uno sguardo
superficiale, può sembrare che l’inversione dei ruoli sia reale (…) Il suo stile di vita ha iniziato a separarla dalla comunità femminile
con cui condivideva i sentimenti (…) La donna ha bisogno di parlare. Quando non ha occasione di esprimere a parole i suoi
sentimenti durante la giornata, accumula stress; e appena torna a casa sente l’urgenza di raccontare le sue emozioni al partner. Se
questa esigenza non viene soddisfatta, allora qualsiasi cosa l’uomo faccia per lei è irrilevante, perché la donna è convinta di non
ricevere abbastanza riconoscimento affettivo. Quando le coppie non parlano, quando l’uomo non ascolta, niente che lui possa fare per
la sua donna sarà mai abbastanza (…) Queste donne spesso si difendono dallo stress lavorativo cercando la solitudine o facendo
esercizio fisico solitario, ma tali attività non le aiutano a ricongiungersi al loro lato femminile. La donna ha bisogno di ossitocina.
Molte donne hanno recuperato la fertilità adottando comportamenti, terapie e abitudini alimentari che stimolano l’ossitocina.
Una stanza tutta per sé (V. Woolf)
Tra cento anni (…) le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una
volta erano stati loro negati (…) Togliete questa protezione (…) e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più
presto degli uomini; cosicché si dirà “Oggi ho visto una donna” come si diceva “Oggi ho visto un aereo”.
…………………
……………………...........
…….…………………………………………………………………………………………………………
NICHILISMO DELL’APPARIRE ED ESPRESSIONE VITALE
Il grido (G. Gaber)
Voi (...) si vede da lontano che siete privi di ideali, con quello spreco di energia dei giovani normali (...) E voi che pretendete che
tutto vi sia dovuto (...) con quella finta libertà dei giovani viziati (...) È un gran vuoto che vi avvilisce e che vi blocca (...) E voi (...)
giovani arrivisti (...) E voi così randagi sempre sull'orlo del suicidio (...) con nel petto un'implosione d'odio (...) e il cervello in avaria
(...) È una rabbia che vi stravolge e che vi blocca (...) C'è nell'aria un'energia che non si sblocca come se fosse un grido in cerca di
una bocca (...) Aggrappatevi al sogno di una razza che potrebbe opporsi per costruire una realtà di giovani diversi.
La prigioniera in La ricerca del tempo perdurto (M. Proust)
Il bacio datomi da ** al momento di lasciarmi (…) era come il bacio di mia madre i giorni in cui era arrabbiata (…) Contavo di
saltarle al collo con la più grande tenerezza (…)
Volevo slanciarmi sui passi di **. Passavo e ripassavo lungo il corridoio nella speranza che lei uscisse e mi chiamasse; rimanevo
immobile davanti alla sua porta. (…) Io restavo lì, immobile, sperando in non so quale colpo di fortuna (…); e dopo (…) piangevo
per il resto della notte (…) Tutto quanto di più dolce avevo sognato, bambino, nell’amore, e mi appariva come la sua stessa essenza,
era di dare libero sfogo, davanti a colei che amavo, alla mia tenerezza, alla mia riconoscenza per un gesto di bontà, al mio desiderio
d’una perpetua vita comune (…) Tremavo di non poter trattenere **, (…) come una madre della cui buonanotte quotidiana
ricominciavo a provare il puerile bisogno (…). Ma (…) non ero più capace di dire: «Sono triste». Mi limitavo, con la morte nel
cuore, a parlare di cose indifferenti che non mi facevano fare il minimo progresso verso una soluzione (…) In me la natura sensibile
(…) mi informava con estrema esattezza circa i punti che dovevano prendere efficacemente di mira (…) Davanti a quanta gente mi
sono, (…) calunniato soltanto per far (…) più rabbia! Bisognerebbe (…) manifestare senza vantarsene i propri buoni sentimenti,
anziché nasconderli con tanta cura (…) Il nostro amore è funzione della nostra tristezza, (…) forse, è la nostra tristezza (…), paura di
perdere, ansia (…) L’amore (…) consiste (…) nel bisogno di vedere le nostre sofferenze pacificate dall’essere che ce le ha inflitte
(…) L’orrore degli amori che solo l’inquietudine ha generati deriva dal fatto che giriamo e rigiriamo senza posa, dentro la nostra
gabbia (…), senza che gli esseri per cui li proviamo ci piacciano, (…) dal momento che non è stato il nostro gusto cosciente, ma il
caso di un minuto d’angoscia (…) ad averli scelti per noi (…) Lei (…) staccata da noi (…) non sarebbe che se stessa, cioè nulla. (…)
È la trama ininterrotta di abitudini da cui non sappiamo liberarci (…) La nostra vita, più che a una creatura, la sacrifichiamo a tutto
ciò ch’essa ha potuto raccogliere attorno a sé delle nostre ore (…). In realtà, ci facciamo dei doveri (…) solo verso noi stessi (…)
Viviamo sempre con ciò che non amiamo (…) Certe vite insensate, vite di maniaci che si privano con le proprie mani di ogni piacere
e si infliggono i mali peggiori, sono le meno soggette a mutamento (…) Un altro aspetto di queste vite monotone (…) sono i vizi (…)
Risalendo pigramente di giorno in giorno come su una barca, e vedendomi apparire ricordi (…) senza che io potessi vagliarli (…)
Forse l’abitudine di serbare in me, senza mai appagarli, tutti questi desideri, accontentandomi della promessa fatta a me stesso che
non avrei dimenticato di soddisfarli un giorno o l’altro, (…) era diventata in me così generale da impadronirsi anche dei miei sospetti
gelosi e (…) mi induceva a rimandare (…) spiegazione (…) Basterebbe un piccolo scatto d’energia, un solo giorno, per cambiare
tutto ciò definitivamente.
12
Des ronds dans l’eau (F. Hardy)
Vivevi (…) di questi rumori (…) che filtrano i boschi (…) Tu provavi gioia a fare dei cerchi nell’acqua. Oggi sei in balia di acque
meno tranquille. Ti accanisci e galleggi, ma l’amore dov’è? (…) Dì a te stesso che potrebbero prenderti per (…) l’idiota del villaggio
che è rimasto là a fare dei cerchi nell’acqua.
Lettere a Lucilio (L. A. Seneca)
Il saggio, rimasto in modo irrimediabile del tutto solo e privo di amici, non vorrà vivere.
La vita solitaria (F. Petrarca)
Abbraccio la solitudine a patto di non fare a meno dell’amicizia (…) Né in terra né in cielo può essere un uomo felice se non ha
persone a cui manifestare le sue impressioni e idee. Gli uomini delicati e forniti di umanità avranno enorme dolcezza dalla
conversazione con un amico affettuoso e fedele: in lui rispecchiano se stessi, da lui odono la verità, con lui possono parlare di tutto
liberamente come con se medesimi, su di lui nessun sospetto, dentro di lui nessun inganno, per lui ogni fatica grata, senza di lui il
riposo non è dolce, da lui vengono i conforti nell’avversa fortuna e le gioie nella prospera.
Improvvisamente, l’estate scorsa (T. Williams)
Parlando finalmente di quanto era accaduto quel giorno guarì dalla sua malattia.
Weir di Hermiston (R. L. Stevenson)
Con la sua sensibilità delicata di adolescente, ** evitò, da quel momento, di ritornare sul tema. Forse fu un peccato. Se avesse parlato
– parlato liberamente – e avesse dato voce a ciò che aveva dentro (cosa che i giovani amano e dovrebbero fare), non ci sarebbe stata
una storia da scrivere sugli Weir di Hermiston, ma la minaccia del ridicolo fu sufficiente a farlo tacere.
Lo sviluppo della personalità (C. G. Jung)
Portando alla coscienza di tutti i coinvolti la situazione e tutte le sue conseguenze, si sarebbe ottenuto, se non altro, un effetto
benefico (…) Così si evita il non esprimersi, il non pensare (…), la rimozione del contenuto penoso; è vero che apparentemente così
l’individuo si tormenta di più, ma il suo tormento ha almeno un senso (…) e merito morale (…) La causa rimossa della sofferenza
provoca nevrosi e inoltre si irradia in modo misterioso su tutto l’ambiente e infetta, se ci sono dei figli, anche questi. Ed è così che gli
stati nevrotici (…) possono trascinarsi per generazioni.
Il giocatore (F. Dostojevskij)
- Non ho dimenticato, ho soltanto scacciato temporaneamente tutto ciò dalla testa, perfino i ricordi, finché non avrò intanto
radicalmente riassestato i miei affari: allora risorgerò dai morti!
- Voi sarete ancora qui tra dieci anni!
Todo modo (L. Sciascia)
Tante cose in noi, che crediamo morte, stanno come in una valle del sonno (…) Tutto, dentro e intorno a me, era ormai da anni
finzione. Non vivevo che ingannandomi e facendomi ingannare (…) Mi ero liberato di tante cose, di troppe perché non mi sentissi
lontano dalla verità della vita (…) Questa fuga e illusione di libertà altro non volevano essere che una pausa per tornare a una pittura
a piedi caldi, (…) perché mi venisse voglia di farlo mentre mi sentivo libero dal mestiere, dal denaro ecc. (…) Impossibile ritorno e a
sprazzi me lo dicevo(…) ma (…) tanto più inganniamo noi stessi o tentiamo, quanto più evidente e immediato si prospetta il
disinganno (…)
Solo le cose che si pagano sono vere, che si pagano a prezzo di intelligenza e di dolore.
L’io e l’inconscio, Parte seconda, cap. 2 in Due testi di psicologia analitica (C. G. Jung)
Da ogni inconscia mescolanza e mancanza di separazione parte una coazione ad essere e ad agire così come non si è. Quindi, chi è in
questo stato, non può essere d’accordo con esso o assumerne la responsabilità, ma si sente in uno stato degradante, non libero e non
etico. Il disaccordo con se stesso è appunto lo stato nevrotico e insopportabile dal quale egli vorrebbe redimersi. La redenzione da
questo stato egli la ottiene solo quando può essere e agire così come si sente di essere (…) Quando uno può dire del suo stato e delle
sue azioni: “Io sono questo, agisco così”, allora egli può andare d’accordo con questo, anche se gli riesce difficile, e se ne può
assumere la responsabilità, anche se ne rifugge. Bisogna tuttavia riconoscere che non vi è nulla più difficile da tollerare che se stessi
(…) ma anche questo difficilissimo compito diventa possibile se ci si può distinguere dai contenuti inconsci.
Simboli della trasformazione (C. G. Jung)
Vi è un gran numero di persone normali – e invero gente della migliore qualità – che si sentono angustiate e scontente, perché non
hanno più un simbolo che offre uno sbocco alla libido. Per tutti costoro occorre intraprendere una riduzione ai fatti primari, affinché
imparino a conoscere di nuovo la loro personalità primitiva e a tenerla nel conto dovuto. Solo a questo modo determinate esigenze
potranno essere soddisfatte e altre rigettate come irragionevoli a causa del loro carattere infantile (…) La coscienza, (…) sempre
esposta al pericolo di venire sviata dalla sua propria luce e di divenire un fuoco fatuo privo di radici, agogna alla forza salutare della
natura, alle profonde sorgenti dell’essere (…) Il mito (…) dà la sicurezza e la forza di non essere schiacciati dalla mostruosità
dell’universo (…) Amando questo retaggio, gli uomini amano ciò che è comuni a tutti, (…) quella forza misteriosa e irresistibile che
viene dal sentimento di essere parte di un tutto.
Equilibrio precario (C. Consoli)
Steso sul filo di una gloria che non c'è, disincantato, disarmato. Appeso al grido di una folla che non c'è, amareggiato disorientato.
Steso all'ombra di una vita che non c'è, rammaricato, tormentato, (…) demotivato e insoddisfatto per aver perso di vista te stesso.
13
Il dottor Zivago (B. Pasternak)
Nei pensieri tutti erano diversi da quel che erano nelle proprie parole e manifestazioni esteriori; ciascuno aveva la coscienza
macchiata e poteva a ragione sentirsi colpevole di tutto, un impostore. Al minimo pretesto un’immaginazione autolesionistica si
scatenava sino agli estremi. La gente si inventava colpe non solo sotto la pressione del terrore (…) riesaminava tutto di sé e vedeva
tutto deformato (…) Oggi sono molto frequenti le forme microscopiche di emorragie cardiache. Credo che le cause siano di ordine
morale. Alla gran maggioranza di noi si richiede un’ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi
ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici. Il sistema
nervoso non è un vuoto suono o un’invenzione.
Walden, o la vita nei boschi (H. Thoreau)
Se uno ascolta i più deboli, ma costanti suggerimenti del suo genio, che sono certamente veri, egli non vedrà a quali estremi o persino
a quali pazzie esso possa condurlo; e tuttavia a mano a mano che egli diventa più risoluto e fidente, è quella la direzione nella quale si
estende la sua strada. L’obbiezione più debole e ardita che sente un uomo sano alla fine prevarrà sopra gli argomenti e le abitudini
dell’umanità (…) Anche se il risultato fosse debolezza fisica, tuttavia nessuno può dire che le conseguenze fossero da rimpiangersi,
perché queste erano una vita condotta secondo principi più alti. Sebbene la gioventù diventi indifferente, alla fine, le leggi
dell’universo non sono indifferenti. Ascolta ogni zeffiro per udirne i rimproveri (…) Se ci tiriamo più in là molti rumori discordi ci
giungeranno come musica, dolce e orgogliosa satira della meschinità della nostra vita (…) Se un uomo non marcia al passo dei
compagni, magari è perché ode un tamburo diverso, lasciatelo marciare al suono della musica che sente, non importa né quanto
lontana sia, né quale ne sia la cadenza (…) Note del flauto (…) da una sfera diversa (…) come uscire (…) e realmente migrare colà ?
(…) Mi piace pendere e gravitare verso ciò che mi attrae più fortemente e giustamente (…) passare per il sentiero che posso
percorrere e sul quale nessuna forza può resistermi (…) Non giochiamo a correre sul ghiaccio, c’è un fondo solido ovunque (…)
Datemi la verità, invece che amore, denaro o fama (…) Semplificate (…) Semplicità, semplicità e semplicità! (…) Per quanto misera
sia la Vostra vita, affrontatela e vivetela; non evitatela, né insultatela (…) Le cose non cambiano, ma siamo noi che cambiamo (…)
Conservate i vostri pensieri, Dio vedrà che non vi manchi la compagnia (…) L’Extravaganza dipende dall’ampiezza del vostro
recinto (…) Sono solo gli sconfitti e i disertori che vanno alla guerra, vigliacchi che fuggono e si arruolano (…) Se uno avanza
fiducioso e cerca di vivere la vita che s’è immaginato, incontrerà un inatteso successo nelle ore comuni. Si lascerà qualcosa alle
spalle, passerà un confine invisibile; leggi nuove, universali e più libere cominceranno a stabilirsi dentro e intorno a lui; oppure le
leggi vecchie saranno estese e interpretate in suo favore in senso più ampio; (…) in proporzione a quanto egli semplifica la sua vita,
le leggi dell’universo gli appariranno meno complesse e la solitudine non sarà tale, né la povertà sarà povertà, né la debolezza
debolezza. Se avete costruito castelli in aria, il vostro lavoro non deve andare perduto; è quello il luogo dove devono essere; ora il
vostro compito è di costruire a quei castelli le fondamenta (…) partite ora (…) C’è un mattino nuovo al di là dei rimpianti per ciò che
non siete riusciti a fare (…) Perfino questo può essere l’anno carico di eventi (…) Chi sa che vita bellissima e alata, il cui uovo è
stato sepolto per secoli (…) nel foglio secco e morto della società (…) può innalzarsi e inaspettatamente uscire dai mobili più volgari
e più usati e godere la sua perfetta vita estiva, alla fine!
Montaigne (V. Woolf)
Quest’anima, o vita dentro di noi, non va affatto d’accordo con la vita fuori di noi. Se si ha il coraggio di domandarle che cosa pensa,
lei va sempre dicendo precisamente l’opposto di quello che dicono gli altri (…) L’uomo che è consapevole di se stesso è da questo
momento in avanti indipendente; e non si annoia mai, e la vita è solo troppo corta, ed egli è perennemente immerso in una profonda
eppure temperata felicità. Egli solo vive, mentre gli altri, schiavi della cerimonia, si lasciano scivolare via la vita in una sorta di
sogno. Se ci si conforma una sola volta, se una sola volta si fa quello che fanno gli altri perché lo fanno loro, sùbito un’apatia si
insinua (…) Moto e cambiamento sono l’essenza del nostro essere; la rigidezza è morte; il conformismo è morte: diciamo quello che
ci viene in testa, ripetiamoci (…) Esiste, per coloro che conducono una vita privata, un altro capoclasse, un censore invisibile dentro
(…)La comunicazione è salute; la comunicazione è verità; la comunicazione è felicità. Spartire è il nostro dovere; scendere
arditamente e portare alla luce quei pensieri nascosti (…) Se facciamo quello che ci piace, facciamo sempre quello che ci fa bene.
Lo sviluppo della personalità (C. Jung)
La stragrande maggioranza degli esseri umani sceglie di seguire non la propria strada, ma le convenzioni (…) È una vita
esclusivamente di gruppo, (…) un fatto collettivo (…) La vita creativa (…) è sempre oltre le convenzioni (….) Ai propri simili
tenacissimi pregiudizi ne impediscono qualsiasi comprensione: “ una cosa del genere non esiste”, “o se esiste naturalmente è
morbosa e estremamente inopportuna, inoltre è una terribile presunzione pensare che una cosa del genere possa avere un significato”
(…) Si nega quel che ci è molesto, si sublima l’indesiderato, si liquida ciò che è angoscioso con una spiegazione razionale, si
giustificano gli errori, e alla fine si pensa di aver sistemato tutto per benino (…) E si sa che l’intelletto è molto in gamba a dire tutto e
il contrario di tutto. (…) Sviluppare la propria personalità in effetti è un’impresa impopolare, che dal di fuori sembra un irritante
rifiuto della strada maestra, un’eccentricità (…)
La nevrosi è (….) una difesa contro l’attività interna oggettiva della psiche (…) che vorrebbe parlare alla coscienza per guidare
l’uomo verso la sua completezza (….) Il nevrotico è l’uomo privo di amor fati (…) L’uomo che tradisce la propria legge si è lasciato
sfuggire il senso della propria vita (…) Se il nevrotico (...) si recasse da solo nel deserto (...) e desse ascolto al suo più intimo essere,
magari potrebbe sentire che cosa dice la sua voce interiore (…)
Nessuno sviluppa la propria personalità perché qualcuno gli ha detto che sarebbe utile o raccomandabile farlo. (…) Si potrebbe
lasciare tutto com’è se questa nuova strada non esigesse assolutamente di essere scoperta e non funestasse l’umanità con tutte le
piaghe e d’Egitto finchè non la si sia trovata. La strada che si cela dentro di noi è un elemento vivente (…). (…) Comporta
isolamento. (…) Significa fedeltà alla propria legge, cioè (…) una fiducia in quella legge, una leale perseveranza e una fiduciosa
speranza (…) La voce interiore è la voce di una vita più piena, di una coscienza ulteriore e più ampia (…) È come se un fiume, (…)
perso in un braccio stagnante, improvvisamente ritrovasse il suo letto e tornasse a fluire o come se si muovesse una pietra che soffoca
un seme, cosicchè il germoglio possa iniziare la sua crescita naturale (…)
Quel che la voce ci sussurra è in genere negativo (…) e ci mostra il male in modo allettante (..) Se non gli si cede neppure in parte
14
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf
citazioni su intelligenza e coraggio.pdf

More Related Content

Similar to citazioni su intelligenza e coraggio.pdf

Autpsico v
Autpsico vAutpsico v
Autpsico v
imartini
 
Viaggio fluido Identità di genere e relazione di cura
Viaggio fluido  Identità di genere e relazione di curaViaggio fluido  Identità di genere e relazione di cura
Viaggio fluido Identità di genere e relazione di cura
Alessandra Parroni
 
come gestire emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.pdf
come gestire emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.pdfcome gestire emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.pdf
come gestire emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.pdf
nadine benedetti
 
Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1
Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1
Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1
imartini
 
1. blaise pascal 1
1. blaise pascal 11. blaise pascal 1
1. blaise pascal 1
Elisa2088
 

Similar to citazioni su intelligenza e coraggio.pdf (20)

ostracismo...........................pdf
ostracismo...........................pdfostracismo...........................pdf
ostracismo...........................pdf
 
Autpsico v
Autpsico vAutpsico v
Autpsico v
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotiva
 
Obbiettivamente maggio 2012
Obbiettivamente maggio 2012Obbiettivamente maggio 2012
Obbiettivamente maggio 2012
 
Viaggio fluido Identità di genere e relazione di cura
Viaggio fluido  Identità di genere e relazione di curaViaggio fluido  Identità di genere e relazione di cura
Viaggio fluido Identità di genere e relazione di cura
 
Neurofilosofia del soggetto
Neurofilosofia del soggettoNeurofilosofia del soggetto
Neurofilosofia del soggetto
 
Terapia e Linguaggio
Terapia e LinguaggioTerapia e Linguaggio
Terapia e Linguaggio
 
01-procesi-Anima e Animus, la differenza secondo Carl Gustav Jung.pdf
01-procesi-Anima e Animus, la differenza secondo Carl Gustav Jung.pdf01-procesi-Anima e Animus, la differenza secondo Carl Gustav Jung.pdf
01-procesi-Anima e Animus, la differenza secondo Carl Gustav Jung.pdf
 
Il feedback fenomenologico: principi e pratiche di disidentificazione
Il feedback fenomenologico: principi e pratiche di disidentificazioneIl feedback fenomenologico: principi e pratiche di disidentificazione
Il feedback fenomenologico: principi e pratiche di disidentificazione
 
come gestire emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.pdf
come gestire emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.pdfcome gestire emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.pdf
come gestire emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.pdf
 
356393
356393356393
356393
 
Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1
Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1
Sofferenza, umanizzazione e_resilienza1
 
Cronache dalla radura (libro di S. Aliprandi)
Cronache dalla radura (libro di S. Aliprandi)Cronache dalla radura (libro di S. Aliprandi)
Cronache dalla radura (libro di S. Aliprandi)
 
Dicembre 2014
Dicembre 2014Dicembre 2014
Dicembre 2014
 
1. blaise pascal 1
1. blaise pascal 11. blaise pascal 1
1. blaise pascal 1
 
Aforismi systemi
Aforismi systemiAforismi systemi
Aforismi systemi
 
Sag 03 2011
Sag 03 2011Sag 03 2011
Sag 03 2011
 
Citazioni molto utili
Citazioni molto utiliCitazioni molto utili
Citazioni molto utili
 
Complexity Literacy Meeting 2023 - Libro consigliato da Enrico Cerni - Come a...
Complexity Literacy Meeting 2023 - Libro consigliato da Enrico Cerni - Come a...Complexity Literacy Meeting 2023 - Libro consigliato da Enrico Cerni - Come a...
Complexity Literacy Meeting 2023 - Libro consigliato da Enrico Cerni - Come a...
 
La narrazione applicata a un caso di crisis management
La narrazione applicata a un caso di crisis managementLa narrazione applicata a un caso di crisis management
La narrazione applicata a un caso di crisis management
 

More from nadine benedetti

meccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdf
meccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdfmeccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdf
meccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdf
nadine benedetti
 
organizzarsi bene in casa............pdf
organizzarsi bene in casa............pdforganizzarsi bene in casa............pdf
organizzarsi bene in casa............pdf
nadine benedetti
 
violenza in famiglia.................pdf
violenza in famiglia.................pdfviolenza in famiglia.................pdf
violenza in famiglia.................pdf
nadine benedetti
 
violenza familiare...................pdf
violenza familiare...................pdfviolenza familiare...................pdf
violenza familiare...................pdf
nadine benedetti
 
una testimonianza sulla malasanità italiana.pdf
una testimonianza sulla malasanità italiana.pdfuna testimonianza sulla malasanità italiana.pdf
una testimonianza sulla malasanità italiana.pdf
nadine benedetti
 
testimonianze di malasanità e violenza.pdf
testimonianze di malasanità e violenza.pdftestimonianze di malasanità e violenza.pdf
testimonianze di malasanità e violenza.pdf
nadine benedetti
 
abbigliamento per tutti..............pdf
abbigliamento per tutti..............pdfabbigliamento per tutti..............pdf
abbigliamento per tutti..............pdf
nadine benedetti
 
abbigliamento essenziale per tutti...pdf
abbigliamento essenziale per tutti...pdfabbigliamento essenziale per tutti...pdf
abbigliamento essenziale per tutti...pdf
nadine benedetti
 

More from nadine benedetti (20)

riflessioni sulla fede religiosa.....pdf
riflessioni sulla fede religiosa.....pdfriflessioni sulla fede religiosa.....pdf
riflessioni sulla fede religiosa.....pdf
 
Perché non credo in dio (conversazioni coi classici).pdf
Perché non credo in dio (conversazioni coi classici).pdfPerché non credo in dio (conversazioni coi classici).pdf
Perché non credo in dio (conversazioni coi classici).pdf
 
XXX LISTA MUSICA definitiva luglio 2023.pdf
XXX LISTA MUSICA definitiva luglio 2023.pdfXXX LISTA MUSICA definitiva luglio 2023.pdf
XXX LISTA MUSICA definitiva luglio 2023.pdf
 
COME SCRIVERE BENE...................pdf
COME SCRIVERE BENE...................pdfCOME SCRIVERE BENE...................pdf
COME SCRIVERE BENE...................pdf
 
meccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdf
meccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdfmeccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdf
meccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdf
 
organizzarsi bene in casa............pdf
organizzarsi bene in casa............pdforganizzarsi bene in casa............pdf
organizzarsi bene in casa............pdf
 
la storia come non la si insegna a scuola.pdf
la storia come non la si insegna a scuola.pdfla storia come non la si insegna a scuola.pdf
la storia come non la si insegna a scuola.pdf
 
Come conoscere bene la storia........pdf
Come conoscere bene la storia........pdfCome conoscere bene la storia........pdf
Come conoscere bene la storia........pdf
 
violenza in famiglia.................pdf
violenza in famiglia.................pdfviolenza in famiglia.................pdf
violenza in famiglia.................pdf
 
violenza familiare...................pdf
violenza familiare...................pdfviolenza familiare...................pdf
violenza familiare...................pdf
 
una testimonianza sulla malasanità italiana.pdf
una testimonianza sulla malasanità italiana.pdfuna testimonianza sulla malasanità italiana.pdf
una testimonianza sulla malasanità italiana.pdf
 
testimonianze di malasanità e violenza.pdf
testimonianze di malasanità e violenza.pdftestimonianze di malasanità e violenza.pdf
testimonianze di malasanità e violenza.pdf
 
abbigliamento per tutti..............pdf
abbigliamento per tutti..............pdfabbigliamento per tutti..............pdf
abbigliamento per tutti..............pdf
 
abbigliamento essenziale per tutti...pdf
abbigliamento essenziale per tutti...pdfabbigliamento essenziale per tutti...pdf
abbigliamento essenziale per tutti...pdf
 
PSICHIATRIA..........................pdf
PSICHIATRIA..........................pdfPSICHIATRIA..........................pdf
PSICHIATRIA..........................pdf
 
PSICHIATRIA.CONOSCERLA E DIFENDERSI..pdf
PSICHIATRIA.CONOSCERLA E DIFENDERSI..pdfPSICHIATRIA.CONOSCERLA E DIFENDERSI..pdf
PSICHIATRIA.CONOSCERLA E DIFENDERSI..pdf
 
lo stato attuale della psichiatria italiana.pdf
lo stato attuale della psichiatria italiana.pdflo stato attuale della psichiatria italiana.pdf
lo stato attuale della psichiatria italiana.pdf
 
libri utili..........................pdf
libri utili..........................pdflibri utili..........................pdf
libri utili..........................pdf
 
elenco di libri utili................pdf
elenco di libri utili................pdfelenco di libri utili................pdf
elenco di libri utili................pdf
 
elenco di libri universitari e di classici raggruppati per argomento.pdf
elenco di libri universitari e di classici raggruppati per argomento.pdfelenco di libri universitari e di classici raggruppati per argomento.pdf
elenco di libri universitari e di classici raggruppati per argomento.pdf
 

Recently uploaded

Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptxAdducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
sasaselvatico
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
lorenzodemidio01
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
lorenzodemidio01
 
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informaticaPresentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
nico07fusco
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
giorgiadeascaniis59
 

Recently uploaded (17)

ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptxProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
ProgettoDiEducazioneCivicaDefinitivo_Christian Tosone.pptx
 
TeccarelliLorenzo-PrimadiSteveJobselasuaconcorrenza.pptx
TeccarelliLorenzo-PrimadiSteveJobselasuaconcorrenza.pptxTeccarelliLorenzo-PrimadiSteveJobselasuaconcorrenza.pptx
TeccarelliLorenzo-PrimadiSteveJobselasuaconcorrenza.pptx
 
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opereUna breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
 
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptxAdducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
Adducchio.Samuel-Steve_Jobs.ppppppppppptx
 
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
 
TeccarelliLorenzo-Mitodella.cavernaa.pdf
TeccarelliLorenzo-Mitodella.cavernaa.pdfTeccarelliLorenzo-Mitodella.cavernaa.pdf
TeccarelliLorenzo-Mitodella.cavernaa.pdf
 
Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
 
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxTosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
 
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptx
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptxStoria-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptx
Storia-CarloMagno-TeccarelliLorenzo.pptx
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
 
LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................
 
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informaticaPresentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
 
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
 
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
 
TeccarelliLorenzo-i4stilidellapitturaromana.docx
TeccarelliLorenzo-i4stilidellapitturaromana.docxTeccarelliLorenzo-i4stilidellapitturaromana.docx
TeccarelliLorenzo-i4stilidellapitturaromana.docx
 

citazioni su intelligenza e coraggio.pdf

  • 1. CITAZIONI SU INTELLIGENZA E CORAGGIO Presentazione QUESTO TESTO CONSTA DI DUE PARTI: - LA PRIMA PARTE ELENCA CITAZIONI SU ALCUNI TEMI ATTINENTI QUELLO PRESENTATO NEL TITOLO ATTRAVERSO CLASSICI DELLA LETTERATURA, DELLA PSICOLOGIA, DELLA FILOSOFIA E DELLA STORIOGRAFIA E ALTRI TESTI UTILI COME LIBRI DI TESTO LICEALI, DIVERSI MANUALI UNIVERSITARI, ALCUNI ROMANZI E SOPRATTUTTO SAGGI RECENTI, RIVISTE E PAGINE ONLINE - LA SECONDA PARTE ELENCA CITAZIONI DA ALCUNE RIVISTE DI ASTROLOGIA E ALCUNI "ISTRUZIONI" INDICA COME MEGLIO SERVIRSI DI QUESTI MENSILI PER ANALIZZARE SE STESSI E TROVARE SOSTEGNO E SPUNTI DI RIFLESSIONE INVECE CHE PER LEGGERVI LE PREVISIONI E I CONSIGLI A VOLTE ARBITRARI, CONTRADDITTORI E SPESSO INTERESSATI Possono esserci errori poco significativi di trascrizione, mentre l’ordine delle affermazioni all’interno di ogni singola citazione e la punteggiatura spesso non rispettano quelli dell’originale e ciò per rendere più chiaro possibile il messaggio trasmesso a chi non conosce i libri di riferimento: assicuro il rispetto del senso di questi ultimi e consiglio a chi avesse dei dubbi in proposito di confrontare ogni singola citazione con la sua fonte (i testi si trovano quasi tutti nelle biblioteche e online). L'unico dubbio riguarda una delle citazioni da L'uomo in rivolta, che ho tratto da Ribellarsi è giusto a differenza delle altre citazioni da questo libro di Camus qui inserite: non ho il tempo di rileggere il testo e fare un confronto, tuttavia il senso della citazione rispetta il pensiero di Camus. Raramente i giudizi dei brani riportati sono ironici (credo che l’ironia in questi casi appaia facilmente anche a chi non ne conosce il contesto), ma in genere essi corrispondono al vero o almeno a ciò che ho osservato per esperienza personale e a quanto scrittori notevoli di ogni epoca hanno elaborato. Trovo che sia senz’altro lecito e utile estendere questi giudizi di valore e analisi ad attuali situazioni e categorie, professionali e non, certamente molto affini ai soggetti presi in esame. La disposizione dei brani nei vari raggruppamenti ha subito modifiche nel tempo e anche di recente, a causa dei ripensamenti volti a rendere questo documento più chiaro e utile possibile, oltre che degli errori di distrazione. SOTTOARGOMENTI DELLA PRIMA PARTE ANTIDOTI NATURALI ALL’AFFANNARSI E AL RAZIONALISMO; NICHILISMO DELL’APPARIRE ED ESPRESSIONE VITALE; IL DIVENTARE ADULTI E IL CORAGGIO CITAZIONI DA VARI TESTI SUI TEMI INTELLIGENZA E CORAGGIO ANTIDOTI NATURALI ALL’AFFANNARSI E AL RAZIONALISMO Psicopatologia dello sviluppo. Storia di bambini e psicoterapia (F. Celi) La sottolineatura delle inadeguatezze passate serve solo a creare senso di colpa (...) Quanto un essere umano può restare senza rinforzatori? (...) Ecco in primo piano i grandi princìpi della gradualità e della programmazione degli obiettivi per piccoli passi (...) Il modellaggio consiste nel rinforzare/premiare quei comportamenti che più si avvicinano all'obiettivo, anche se ne sono ancora distanti (...) La terapia comportamentale ha bisogno di adattarsi alle esigenze del paziente (...) ed è diversa per pazienti di età diversa, (...) ma 1
  • 2. tutti gli esseri umani hanno bisogno di zuccherini per crescere, maturare, guarire. Ne abbiamo bisogno tutti. È soltanto che gli zuccherini hanno per, ciascuno di noi, un nome diverso (...) Nessuno è completamente autonomo (...) L'autonomia, così intesa, è un pensiero dicotomico e irrazionale. L'autonomia completa non esiste. Abbiamo tutti bisogno d'aiuto (...) Ecco cosa ci insegna una piccola paziente, meglio di un accademico: un programma psicoterapico dovrebbe essere bello (...) Il lavoro non sarà, ovviamente, solo comportamentale, ma anche centrato su un modo diverso di concettualizzare i nostri comportamenti e le nostre emozioni (...) Un compito graduato che funziona mostra che non è vero che non si può fare niente è che la prova che non si può fare niente è che, infatti, non si sta facendo niente, in un circolo vizioso. Interviste e colloqui nelle organizzazioni (A. Castiello D'Antonio) "Una spiegazione intellettuale delle motivazioni, per quanto esatta possa essere, non basta a modificare efficacemente il comportamento del soggetto" (Rogers 1942). Un utilizzo distorto ed eccessivo della facoltà di ragionamento razionale (...) danneggia gravemente la componente affettiva (per mezzo dei meccanismi di razionalizzazione e intellettualizzazione) (...) Altre difese che, basandosi sul funzionamento intellettivo, distorcono l'area emotiva, sono l'isolamento affettivo e l'annullamento retroattivo. Plutarco La mente non è un vaso da riempire, ma legna da far ardere perché s’infuochi il gusto della ricerca e l’amore della verità. M.Montaigne Meglio una mente ben strutturata che una piena di nozioni. Nei giorni del colore prismatico (M. Moore) Nel confuso sciamare e nelle minuzie (…) all’inferno dilettandosi di astrusità (…) La verità non è l’Apollo del Belvedere, non è cosa formale. Sii certo che ci sarà se dice: “Ci sarò quando l’onda sarà passata”. . L’arte del rilassamento, della concentrazione e della meditazione (J. Levey) La capacità di rilassarsi costituisce il fondamento della pratica della concentrazione e della meditazione (…) di un processo dinamico che lascia a volte del tutto paralizzati dall’angoscia, altre volte alle prese con tensioni e ansie, altre volte ancora calmi e fiduciosi. Psicopatologia dello sviluppo. Storia di bambini e psicoterapia (F. Celi) Secondo l'ACT sono due i processi che rendono le persone bloccate a tal punto da diventare ad esempio ansiose e depresse: la fusione cognitiva e l'evitamento esperienziale (...) L'ACT (...) è una forma di terapia evidence-based che mira ad aiutare i pazienti ad accettare i propri pensieri, le proprie emozioni e dunque anche i propri sintomi e (...) a convivere serenamente con essi, (...) ma anche a intraprendere azioni guidate dai propri valori (...) L'ACT ottiene ciò tramite le abilità di mindfulness, (...) con flessibilità psicologica, (...) con un atteggiamento aperto e curioso (...) La grande lezione dell'ACT è (...) la defusione tra sé e le proprie paure e ansie, (...) l'evitamento dell'evitamento. Il cannocchiale d’ambra (P. Pullman) Devi essere fiducioso e rilassato (…) Particelle di consapevolezza (…) allora si gettano sul tuo pensiero come uno stormo di uccelli (…) Possiamo vedere solo accettando di stare in mezzo a dubbi (…) senza dare irosamente la caccia a fatti e ragioni (…) in una visione indiretta. Chiedi alla polvere (J. Fante) Era polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, un frenetica ricerca cieca (…) affannosa di una pace. E una ragazza fu ingannata dall’idea che felici fossero quelli che si affannavano e voleva essere dei loro. The fear (L. Allen) Voglio essere ricca e voglio tanti soldi. Non m’importa dell’intelligenza, non m’importa del divertimento (…) E mi spoglierò e sarà spudorata (…) Non so più cosa è giusto e cosa è reale e non so più come devo sentirmi (…) perché sono caduta sotto il controllo della paura. La vita riguarda più le star dei film e meno le madri. Tutto riguarda auto veloci e sorpassarsi l’un l’altro, ma non importa perché sto impacchettando la carta di credito.. Il castello (F. Kafka) Non vedo chiaramente la mia colpa. Solo se mi confronto con te intravedo vagamente qualcosa : come se noi due ci fossimo sforzati troppo e con troppo rumore, con troppa puerilità, con troppa inesperienza, a ottenere piangendo, graffiando, tirando – come un bimbo che tira la tovaglia ma non conclude nulla, getta solo a terra tutte le meraviglie e le rende irraggiungibili – qualcosa che con la calma, l’obiettività si sarebbe potuto conquistare facilmente e insensibilmente (…) Era convinto che tra un istante si sarebbe addormentato per davvero e stavolta senza interruzioni né sogni; tra i segretari competenti e quelli incompetenti e di fronte alla folla delle parti occupatissime sarebbe caduto in un sonno profondo, fuggendo così lontano da tutto (…) Alla voce di ** si era ormai tanto abituato che gli avrebbe facilitato e non impedito di dormire (…) Eccolo lì, il tuo dio greco! Strappalo via dalle piume. (…) Dormiva (…) La fastidiosa coscienza lo lasciava in pace. Si sentiva libero (…) Il sonno non se lo sarebbe lasciato portare via da nessuno. Aveva l’impressione di aver riportato una grande vittoria (…) Si voltò bellicoso cercando il nemico ma non c’era più nessuno e anche la coppa del vincitore s’era infranta. Finì di calpestarla (…). Sorridendo, uscì senza salutare. Peanuts (C. Schulz) 2
  • 3. Linus: - Snoopy, io non capisco la gente… Snoopy: - Capisco come si sente. Anch’io mi sentivo spesso così. Adesso lascio che sia la gente a cercare di capire me. La vita felice, La tranquillità dell’animo, La brevità della vita ( L. A. Seneca) Libri Scheiwiller Gli inquieti (…) si girano continuamente finchè trovano riposo nella stanchezza (…) sempre scontenti di sé, (…) perchè afflitti dagli squilibri interiori e dai desideri incerti e poco fortunati; infatti gli inquieti o non tentano nemmeno di avere quanto desiderano oppure non riescono ad ottenerlo, per cui vivono in una vana speranza. Allora li prende il rimorso per quanto hanno fatto e la paura di rifarlo. E si insinua in loro quell’agitazione dello spirito che non trova via d’uscita, perché non sanno né dominare le passioni né sottostarvi; ecco l’incertezza, tipica di una vita che non può realizzarsi e lo squallore di un animo intorpidito tra speranze deluse. E questo si aggrava quando l’irritazione per qualche insuccesso li induce a rifugiarsi nella solitudine, difficile da sopportare per chi (…) è in capace di trovare conforto in se stesso (…) Il dispetto per i successi altrui e l’irritazione per i propri fallimenti provocano poi recriminazioni contro la sorte e contro i tempi, inducendo l’animo a chiudersi in se stesso sofferente (…) A questa solitudine priva di sentimenti seguirà la mancanza di cose da fare. Ci daremo a costruire per poi abbattere edifici (…) dissipando il tempo (…) Mettersi in disparte non vuol dire salvarsi (…)Impariamo a chiedere le ricchezze a noi stessi e non alla sorte (…) Nulla potrà sollevarci dall’incertezza quanto porre sempre un limite alle nostre ambizioni e non lasciare che sia la sorte a fermarci, ma farlo noi e molto per tempo (…) Se non ti metti in testa che ti può capitare di tutto, accrescerai il potere delle avversità su di te; se invece le prevedi, ne ridurrai la forza (…) Dobbiamo rinunciare ad aspirare a quanto non possiamo ottenere e a quello che raggiunto risulterà vano. Bisogna che l’animo si rivolga su se stesso, confidi in sé, gioisca di sé, apprezzi i suoi beni (…): soprattutto la fiducia nella capacità di dominarsi e moderarsi (…), la possibilità di esprimersi e di essere naturale(…) e l’essere soddisfatto di sé, perché soddisfatto del proprio percorso (…) A me basta togliere ogni giorno qualcosa dai miei difetti e riprendermi dai miei errori (…) A chi è sulla via della guarigione, basterà aver fiducia in se stesso ed essere convinto che è sulla buona strada. (…) Nascerà quel bene inestimabile che sono la serenità di uno spirito finalmente sicuro e la grandezza morale; fugate le paure dalla conoscenza, proverai una gioia profonda e duratura, una bontà che allarga il cuore e allieta l’animo; e ne godrai non come doni esterni, ma come doti scaturite dall’intimo bene. Gli eredi dell'Eden (W. Smith) "Avevo tanti bei vestiti e amici snob (...) Prima ero sempre tanto occupata da non vedere chiaramente il mondo intorno a me. Ma ora sto imparando a guardare" (...) Lì in quel vasto mondo primordiale il continuo affermarsi degli uomini gli sembrava privo di significato (...) Se fosse stato possibile trasportare in quel luogo, anche solo per un breve periodo, tutti, (...) forse sarebbero tornati alle loro vite consuete dotati di una nuova freschezza, che avrebbe reso i loro sforzi meno accaniti, armonizzandoli al ritmo eterno della natura. Il labirinto oscuro (L. Durrell) Ma pare che questa tendenza ad affilare le proprie percezioni questa aridità di sentimenti, questo senso di intima frustrazione, debbano portare a una specie di crescita interiore (…) Esaurita l’azione (che è sempre distruttrice) si apre un gran vuoto (…)la grande barriera che si erge sul fianco della vera vita gioiosa dell’io profondo (…)Non è il peso che fa soffrire, il peso di un’eccessiva sensibilità, ma il grado del rifiuto ad accettarne la responsabilità. È di qui che nascono le difficoltà e i conflitti (…) Ognuno porta in sé una piccola macchina creatrice di miti, che lavora spesso senza che se ne accorga (…) Quando germina il pensiero di morte, l’individuo è fissato nel suo destino e comincia allora irresistibilmente a costruire il proprio mito personale, la propria realtà. Ciò che fa, è “obbligato” a farlo, per colpa della natura del suo ruolo di creatore di miti. Comincia allora a sciogliere i legami dal dovere, rinuncia al ruolo sociale sostenuto per farsi trascinare dal mito personale: un lavoro di perfezionamento (…) Oppure accetta con sottomissione e gioia ciò che l’obbligo e la costruzione richiedono, sicuro che il mondo è suo soltanto, anche se racchiuso in un guscio di noce, circoscritto in un monogramma, o limitato da un calendario (…) Il piacere e il lavoro dovrebbero essere ditirambici e non narcotici a conservare lo strato di confusione (…)La ricerca dell’uomo solleva luminose particelle d’oro e briciole di conoscenza che attraggono la sua attenzione e gli impediscono di guardare più profondamente dentro se stesso (…)Eppure tutte le attività riportano indietro come una freccia a centrare i problemi metafisici dell’io (…)Esperienze indeterminate e nascoste del profondo possono prendere forme come una casa disabitata con i mobili coperti dai panni dei pregiudizi accettati e vaghi (…)In una notte scura cerchi il buco della serratura nel portone di casa e non lo trovi. È così che di solito è la vita. Poi la chiave scivola nel buco ed ecco che sei di nuovo padrone della tua casa (…)Un’esperienza non straordinaria ma accessibile alle facoltà ordinarie mediante il riposo interiore (…)Si diventa padroni di sé escludendo a poco a poco il dipendere (…)Fatica e lavoro nascono da nuovi centri spirituali. La felicità, che era stata qualcosa qualcosa di positivo, trasformata in qualcosa di negativo, è più lucida, soddisfacente, e permette di capirsi meglio (…)Non esiste una via precisa, si tratta di qualcosa di negativo: raggiungere dentro un’immobilità sufficiente per diventare ricettivi. Non si può cercarlo, ma se ci si prepara, verrà. Non è “cercate e troverete”, ma “preparatevi e sarete trovati”. Il problema dei tipi nella poesia “Prometeo ed Epimeteo” di Carl Spittaler in Tipi psicologici (C. G. Jung) Il mutamento intellettuale di direzione ha sì un valore sintomatico come riferimento a possibilità future, ma gli strati più profondi della psiche continuano per molto tempo, conformemente al principio dell’inerzia psichica, a funzionare in base all’atteggiamento precedente (…) Quanto più profondamente è radicato un atteggiamento tanto più è necessario che il tentativo di liberazione sia violento (…) Quando (…) l’uomo si trova dinanzi a un problema arduo che non è in grado di superare con i mezzi a sua disposizione, si produce automaticamente un movimento retrogrado della libido, cioè una regressione (…) La ragione (…) nelle questioni maggiori e decisive si rivela insufficiente. Essa è incapace di creare l’immagine, il simbolo (…) Quando la via della ragione è divenuta un vicolo cieco, (…) allora la soluzione giunge da un lato dal quale non la si aspettava (…) Questa legge psicologica sta, per esempio, alla base delle profezie messianiche (…) Si verifica là dove essa non è attesa e anzi proprio là dove la soluzione appariva più improbabile (…) La natura del simbolo liberatore è quella di un fanciullo, e cioè l’infantilità e la spregiudicatezza d’atteggiamento appartengono al simbolo (…) Un tale atteggiamento “infantile” reca (…) con sé il fatto che in luogo dell’ostinatezza e dell’intenzionalità razionale sorga un principio direttivo diverso, che è di natura irrazionale, ragion per cui esso appare sotto la veste 3
  • 4. del meraviglioso (…)Il simbolo è (…) strano (…); esso parla alla nostra sensualità (…) Questa figura esprime (…) l’essere così come si è e nel contempo anche il dovere di essere così come si è, (...) quindi (…) l’uomo come potrebbe essere, ma in natura, non in una forma ideale preparata artificialmente (…) È un avvenimento raro, questo “fiorire del tesoro”, questa comparsa di un salvatore (…) Quelle funzioni che erano rimaste inoperanti, sterili, inerti, rimosse, spregiate, svalutate, irrompono d’improvviso e incominciano a vivere. Ed è appunto la funzione d’ordine inferiore che fa continuare la vita minacciata (…) Con la nascita del simbolo cessa la regressione della libido nell’inconscio. La regressione si tramuta in progressione, il ristagno si volge in corrente (…) Cresce il pericolo di rimanere sommersi e distrutti dai contenuti inconsci (…) Il simbolo è intimamente connesso con l’elemento pericoloso e minaccioso tanto che esso può essere scambiato con quello (…) oppure può, al suo apparire, suscitare proprio il male (…) L’apparizione del principio di salvezza è collegata intimamente alla distruzione e alla devastazione (…) È la naturale connessione psicologica fra gli opposti (…)Dio si presenta sotto l’aspetto del diavolo. Queste valutazioni morali sono però illusioni ottiche, la forza della vita è al di là di ogni giudizio morale (…) Se quell’immagine della (…) moralità naturale fosse stata accettata e conservata, e non fosse servita soltanto a eccitare (…) il torbido (…) dietro la nostra civiltà, (…) si avrebbe sempre potuto distinguere fra valore e disvalore (…) La disfatta definitiva del bene viene impedita (…) se introversione ed estroversione cessano di dominare quali linee direttive unilaterali e cessa in tal modo anche la dissociazione della psiche. Al suo posto sorge una nuova funzione rappresentata simbolicamente da un fanciullo (…) rimasto a lungo addormentato (…) È il mediatore, simbolo di un nuovo atteggiamento che unifica gli opposti (…) la cui giovinezza è un’allusione alla rinascita e al ritorno di quanto è andato perduto (…) Le fantasie infantili possono avverarsi, cioè accade che quelle immagini non vanno perdute, ma si ripresentano all’uomo maturo e debbono attuarsi. Archetipi e inconscio collettivo (C.G. Jung) L’inconscio precede dritto verso il suo scopo che consiste (…) nel fare in modo che l’individuo diventi un tutto (…) La funzione inferiore è quella di cui si fa minore uso cosciente: in ciò sta la ragione del suo carattere indifferenziato, ma anche della sua freschezza e novità. La sua parte è quindi quella di un deus ex machina. Non dipende dall’io ma dal sé. Coglie perciò di sorpresa come un baleno. Spinge da parte l’io per fare parte alla totalità dell’uomo, composta di coscienza e inconscio (…) Tra la madre e l’idea di matrice che troviamo in Böhme c’è un nesso. In Böhme la matrice è la condicio sine qua non di ogni differenziazione, di ogni realizzazione, senza di cui lo spirito rimane oscillante, sospeso, non penetra mai nella realtà. La collisione tra il principio (spirito) e il principio materno (natura) agisce come uno shock (…) Böhme definisce in genere come “bramosia d’amore” una differenziazione della coscienza. (…) Attraverso tale differenziazione, la coscienza non solo si estende, ma si confronta con la realtà delle cose (…) La coscienza ha, in date circostanze, un’azione catartica (…) Questo probabilmente intende Luca nel Vangelo.(…) La destituzione dell’io – condizione di tutte le forme di sviluppo spirituale – non è un atto di volontà ma un accadimento (…) Con la conquista ottenuta integrando l’inconscio, il chiaro si volge allo scuro e più luce implica più oscurità (…) Accettare il buio, non l’ha trasformato in luce, ma ha acceso una luce che illumina l’oscurità dall’interno. Di giorno non c’è bisogno di luce e, se non si sa che è notte nessuno l’accende; né viene accesa una luce a meno che non si abbia sofferto la paura del buio (…) Quando si riscopre la parte della personalità sepolta si stabilisce un nesso, si manifestano i simboli del Sé che tendono a offrire un quadro della personalità totale. Come risultato, l’uomo moderno penetra in sentieri spianati da tempo immemorabile, (…) le cui pietre miliari sono le religioni e i mandala, i quali esprimono esperienze interiori che portano a maturazione durevole se si ha la facoltà morale della fedeltà (…) L’elemento antico è la base istintiva. Chi trascura gli istinti cadrà nelle loro insidie (…) Bisogna ritornare alla terra madre: vestigia retro. La sincronicità come principio di nessi acausali in La dinamica dell’inconscio (C. Jung) Si trattava di una paziente eccezionalmente difficile che, fino al momento del sogno che ho riferito, non aveva fatto un solo passo avanti. Il motivo principale di questo insuccesso (…) era l’Animus della mia paziente (…) Per ammorbidirlo, ci voleva un evento irrazionale. Il sogno (sullo scarabeo) era già riuscito a scuotere leggermente l’atteggiamento razionalistico della mia paziente. Ma quando lo scarabeo entrò realmente dalla finestra, la sua essenza naturale riuscì a infrangere la corazza costituita dall’ossessione dell’Animus, e anche il processo di trasformazione che accompagna la cura poté per la prima volta mettersi in moto. Mutamenti sostanziali dell’atteggiamento significano rinnovamenti psichici, che quasi sempre sono accompagnati da simboli di rinascita espressi in sogni e in fantasie (…) In tali situazioni (in cui non sembra esserci via d’uscita), quando sono abbastanza serie, subentrano di solito sogni archetipici che mostrano una possibilità di progresso alla quale non avremmo pensato. Ricordi, sogni, riflessioni (C. Jung) La nevrosi è uno stato di disunione con se stessi causato dal contrasto tra (...) esigenze, (...) un segnale d'arresto davanti a una strada errata, (...) un atto di adattamento non riuscito (...) e un incitamento a un processo di guarigione personale (...) È necessario illuminare i nevrotici sul fatto che sono esseri umani come tutti gli altri. Ma tale illuminazione non li guarisce: i nevrotici possono acquistare la salute solo quando si tirano fuori dal fango quotidiano. Senonché indugiano troppo in ciò che prima hanno represso, e come potrebbero mai riemergerne se l'analisi non li rende consapevoli di qualcosa di diverso e di migliore? Se perfino la teoria li fa sprofondare e non offre nulla più, come via di liberazione, che l'ingiunzione razionale o ragionevole di abbandonare una volta per sempre la loro puerilità? Che è proprio ciò che non possono fare! E come lo potrebbero senza trovare qualcosa su cui potersi reggere? Una forma di vita non può essere abbandonata se non ne riceve un'altra in cambio. Una condotta totalmente razionale della vita, come prova l'esperienza, è impossibile (...) L'uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti, è misterioso (...) Solo allora la vita è completa (...) È importante avere un segreto che (...) riempie la vita di qualcosa di impersonale e numinoso (...) Quando un uomo sa più degli altri diventa un solitario (...) La solitudine infatti non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dall'incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti o di dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili (...) Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell'amicizia, perché nessuno più del solitario è sensibile alle relazioni e l'amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri. 4
  • 5. Indagini di un cane (F. Kafka) Che cosa m’impedisce di credere che tutti siano miei compagni, i quali si affannano tutti a modo loro, falliscono tutti a modo loro, come vuole l’indagine senza speranza? In tal caso non avrei neanche dovuto isolarmi, non avrei dovuto spingermi come un cucciolo maleducato attraverso le file degli adulti, i quali vogliono uscire al pari di me e nei quali mi sorprende soltanto l’intelligenza che spiega loro come nessuno riesca a evadere e ogni insistenza sia stolta (…) Mi parve di avvertire che il cane cantava già senza saperlo, anzi, più ancora, la melodia staccata da lui, come se non gli appartenesse, ma mirasse soltanto a me. È l’unica realtà, magari solo apparente, che abbia ricavato dal periodo della fame e portato in questo mondo, ed essa almeno dimostra fino a qual punto possiamo giungere essendo completamente fuori di noi (…) Sembrava esistesse solo per me quella voce sublime; chi ero io per aver l’ardire di rimanere ancora lì, e di accordarmi nella mia lordura e nel mio sangue? Mi alzai sulle gambe malferme e mi guardai: un essere simile non vorrà mica mettersi a correre, pensai, ma già volavo, spinto dalla melodia, con balzi stupendi e (…) spiritualmente ne porto ancora le conseguenze. Allargai le mie indagini alla musica dei cani (…) Mi sentivo più estraneo alla scienza della musica che a ogni altra prima di aver udito la voce nella foresta. Già l’avventura coi cani musicanti dell’infanzia me l’aveva additata, ma a quel tempo ero troppo giovane. E poi non è facile accostarsi a questa scienza. Per penetrare nella natura canina, mi pare che le indagini intorno al nutrimento fossero le più adatte. Può darsi che in questo abbia avuto torto. Allora una zona di confine tra le due scienze destò i miei sospetti: la dottrina del canto che fa scendere il nutrimento (…) Davanti a uno scienziato non saprei sostenere neanche il più facile esame scientifico. La ragione di ciò sta anzitutto nella mia inettitudine scientifica, nella esigua profondità del pensiero, nella cattiva memoria e soprattutto nell’incapacità di tenere sempre davanti agli occhi la meta scientifica (…) Potrei dire che proprio quell’istinto ha distratto le mie capacità scientifiche, poiché sarebbe un fenomeno curioso che io, pur essendo capace di intendere le cose comuni della vita quotidiana che non sono certo le più semplici, e pur comprendendo molto bene se non la scienza, almeno gli scienziati, come si può controllare nelle mie risultanze, dovessi essere stato incapace per natura di sollevare la zampa sul primo gradino della scienza. È stato l’istinto che forse appunto per amore della scienza, ma di una scienza veramente ultima, mi fece stimare la libertà più di qualunque altra cosa. La libertà! Certo, la libertà oggi possibile è una pianta stentata. Ma comunque sia è libertà, è sempre un possesso. L’uomo senza qualità (R. Musil) Nel letto siamo malcontenti della nostra posizione; pensiamo senza posa a cambiarla e facciamo un proposito dopo l’altro senza mai attuarlo; finalmente ci rinunciamo: e a un tratto ecco che ci siamo voltati. In verità bisognerebbe dire: siamo stati voltati. Così ci si comporta tanto nella passione quanto nelle risoluzioni a lungo vagheggiate. Alice nello specchio (Carrol) Per quanto tentasse non riusciva a raggiungerlo e si ritrovava nella stessa posizione, (…) poi rinunciò e si voltò per tornare a casa (…) ma eccolo di fronte a lei. Salmo 123 (La sacra Bibbia) Ci avrebbero inghiottiti vivi, (…)le acque ci avrebbero travolti (…) Siamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati. Buongiorno guerra (G. Grignani) Buongiorno guerra, c’è il sole stamattina e a te, che sei regina, chiedo se lasci correre. (…) È troppo tempo ormai che mi sei vicina (…) Oggi dentro me sento un cielo che illumina a festa e mi sento leggero (…) Se passi di qua alzerai sabbia e rabbia e chissà. Dimmi, non ti va di spostare i confini più in là. Perché, se guerra c’è, in me c’è pace. Vivere (V. Rossi) Vivere è passato tanto tempo, vivere è un ricordo senza tempo (...) È un po' come perder tempo (...) Vivere e sorridere dei guai (...) e poi pensare che domani sarà sempre meglio (...) È come un comandamento, vivere o sopravvivere senza perdersi d'animo mai e combattere e lottare contro tutto contro. Oggi non ho tempo oggi voglio stare spento. La cieca (R. M. Rilke) Il mondo (…) mi pareva come sradicato da me con il mio cuore (…) Ero tutta udito. Un udito spalancato, proteso (…) E insisteva in me tenace il pensiero: notte (…) Mi sembrava di avviarmi verso un’alba che riposava invece tra le mie mani da tempo (…) Pensavo: (…) non posso più vivere così (…) sarò un’isola deserta (…) Ora io sono un’isola deserta, ma tutta in rigoglio (…) I miei sensi (…) tornarono indietro spossati e, mentre non riconoscevano nulla, un sentiero emerse, si scavò (…) Ora tutto si aggira dentro di me impavido con passo sicuro (…) E la morte che spicca le pupille come fiori, cercherà invano le mie. Guerra e pace (L. Tolstoj) Come in ogni piano di battaglia, tutto era magnificamente previsto e, come capita in ogni piano di battaglia, nemmeno una colonna arrivò al posto giusto al momento giusto (…) All’avvicinarsi di un pericolo, sempre due voci con uguale forza parlano nell’intimo dell’uomo: una voce gli dice sempre assennatamente di riflettere sulla natura del pericolo e sui mezzi per prevederlo; l’altra, ancora più assennata, gli dice che, quando prevedere tutto e sottrarsi all’andamento generale delle cose non è potere dell’uomo, pensare a un pericolo è troppo tormentoso ed è meglio distogliere il pensiero dalle cose penose finché non siano sopraggiunte e pensare piuttosto a quelle piacevoli. Vangelo secondo Luca Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Il taccuino d’oro (D. Lessing) 5
  • 6. “Mi domando che cosa le potrò dire. E mi domando chi è la persona che parlerà adesso in me. Che strano, sedere qui, aspettando d’ascoltare quel che dirò (…) E pensò: (…) che strano! (…) Ero io stessa incuriosita da ciò che dicevo, perché fino a quel momento non ci avevo mai pensato”. Poesia 1176 (E. Dickinson) Non conosciamo la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci e, se siamo fedeli al nostro compito, arriva al cielo la nostra statura. I cosiddetti sani. La patologia della normalità (E. Fromm) Finché non ha la possibilità di agire, una persona è fortemente inibita a pensare. Il pensiero si sviluppa solo se esiste almeno una possibilità di tradurlo in azione (…) I margini di influenza e di azione sono talmente risicati che se ne può solo parlare. E se ne parliamo, usiamo concetti vuoti, ma non pensiamo; e così ci rassegniamo all’idea che il nostro pensiero non serva a nulla. L’uomo senza qualità (R. Musil) La vita (…) smorza ogni alta aspirazione (…) e ogni progresso lega un regresso e ad ogni forza una debolezza; lega tutti i nobili sforzi con la resurrezione del loro contrario(…) così (…) fa sì che la vita per gli uomini anche solo di mezzo ingegno sia difficile da sopportare, ma li spinge a cercare la spiegazione (…) Si accetti con infantile fiducia o con tristezza ostile ma è certo una questione aperta che i concetti, che sono fatti per corrispondere al mondo, non ci riescano mai proprio nell’ambito della giustizia e della bellezza (…) Non una riflessione esauriva compiutamente e sostanzialmente l’oggetto, ciascuno si volgeva secondo le più diverse concatenazioni portando ora avanti ora indietro (…)Il senso di tutte le considerazioni non mi (…) era ben chiaro, ma grazie appunto a quelle debolezze, esse gettavano luce lontano come lampi (…) Tanti esempi della vita e del pensiero vi si addicevano, sollecitando a trasformare in un concetto più chiaro quello sentimentale. Poesia 680 (E. Dickinson) Ogni vita converge a qualche centro (…) meta cautamente adorata come un fragile cielo. Voce Essere e tempo (Heidegger) di Wikipedia Il livello medio della nostra esistenza è quello dell’incontentabilità, della “fuga” nelle cose davanti a sé (…) L’angoscia ci allontana dal mondo, rendendolo insignificante e non dipende da qualcosa che si trova fuori di noi, perciò il senso di minaccia opprime perché non si può comprendere in che direzione si origini. L’angoscia quindi allontana da tutto e ci sprofonda nella solitudine e nel distacco, ma così rivela una totale libertà, la libertà di scegliere se stessi, di essere e possedere se stessi (…) aver cura di sé e di ciò che si amerà (…) L’angoscia toglie dalla sicurezza del sentirsi a casa propria e ci restituisce l’autenticità o ne rivela la possibilità. Lo spaesamento è il fenomeno più originario. I Mandarini (S. De Beauvoir) Quando si è giovani, non si sa ancora cosa si farà; è per questo che si sta sempre in pena; ma appena ci si interessa a qualche cosa, a qualcos’altro che a se stessi, non ci sono più problemi (…) I problemi individuali (…) non si può isolarli dagli altri problemi. Per sapere chi siamo e cosa vogliamo fare, dobbiamo stabilire qual è la nostra situazione nel mondo (…) Una morale dell’universale si può imporre, ma il senso da dare alla propria vita è un’altra faccenda. Massime e riflessioni (W. Goethe) Quanti anni bisogna “fare” soltanto per venir press’a poco a sapere “che cosa” si debba fare, e “in che modo”! (…) Intanto che noi, assoggettati a un destino immane, riusciamo appena ad alzar gli occhi e a guardare in giro quel che c’è da fare, e dove dobbiamo intendere il meglio delle forze e dell’attività nostra, e abbiamo bisogno del massimo entusiasmo – il quale resiste soltanto quando non è empirico -, c’è qualcosa che rode l’opera nostra giornaliera: e non son draghi, ma miseri vermiciattoli. Guerra e pace (L. Tolstoj) Aveva cercato a lungo quell’accordo con se stesso ma ogni ricerca l’aveva deluso. Aveva cercato l’armonia, qualcosa che attaccasse i suoi pensieri e di cui occuparsi (…) Odiava tutta quell’ipocrisia… (…) Ogni attività comporta ignoranza e male eppure bisogna pure occuparsi di qualcosa. E usciva per il non saper districare la matassa delle sue esigenze vivendo poi come in un sogno (…) Ed ecco che, quando meno ci pensava, quell’accordo con se stesso l’aveva trovato attraverso l’orrore: una sensazione nuova di energia vitale, quella d’essere pronto a tutto, di poter contare su una grande energia morale e su un’assoluta libertà interiore (…) Cedere alla paura, tentare di sfuggire, di rivolgere suppliche o esortazioni era inutile. Adesso lo sapeva. Bisognava attendere e pazientare (…) Niente riusciva più a impressionarlo, quasi che la sua anima, preparandosi a una lotta difficile, si rifiutasse di ricevere impressioni in grado di indebolirla; e nelle questioni pratiche sentiva ora di avere un centro di gravità che prima gli mancava (…) Guardò il cielo e le stelle. “E tutto questo è mio, ed è in me e sono io! E loro avrebbero rinchiuso tutto questo!” Sorrise e andò a dormire tra i compagni (…) “Si dice le disgrazie ma se mi chiedessero: vorresti essere rimasto quello che eri e rivivere tutto da capo, per amor di Dio, ancora una volta la prigionia!” (…) Sentiva che tutte le esperienze fatte sarebbero state assurde se non fosse tornato alla vita (…) Aveva creduto che la sua vita fosse finita, ma si ridestò l’amore e con essa la vita. La ferita causata dalla lacerazione del proprio io, una volta chiusa, guarisce solo attraverso la forza della vita che preme internamente (…) Qualcosa fa impeto contro la porta (…) Ebbe la sensazione che dentro di lui si liberasse una forza violentemente costretta e per la prima volta avvertì un senso di leggerezza che da allora non lo abbandonò mai. Un mare di nulla (U. Riccarelli) Passare le mani sopra un volante e (…) mettere in moto (…) Per tutta la vita (…) lo stesso languore di quando (…) l’avevano 6
  • 7. lanciato dentro il mondo: il senso di un vuoto (…) da riempire, di un mare da attraversare, (…) riparando dentro quel respiro per fuggire, (…) gabbarsi dell’infelicità, imbrogliarla (…) Dolce e aspro (…) come una corsa a perdifiato lungo una discesa, un tuffo nell’acqua (…) Un languore fortissimo e urgente (…) appiccicato addosso per tutta la vita, che spesso avrebbe provato al posto della paura (…) C’è sempre un momento nella vita in cui tutta la ragione si scioglie, in cui non esiste paura o calcolo, ma soltanto volontà di conoscere o vedere (…) Non sfida e neppure coraggio, soltanto l’istinto e la curiosità, (…) la voglia di cogliere fino in fondo (…) il capo della fune da tirare per sciogliere l’imbroglio (…) Si rimise lentamente in moto nella direzione opposta a quella da cui era arrivato. L’uomo senza qualità (R. Musil) Egli credeva a un potere di accrescimento della morale per gradini di esperienza (…) non costruzione, né saggezza (…) Agire per convinzione (…)Non (…) per (…) la disciplina morale (…)inculcata, ma per un sentirsi intimamente vicini a se stessi e anche vicini al resto, per (…) qualcosa da cui si prende le mosse e cui si ritorna (…) accompagnati dalla sensazione di aver raggiunto il centro del nostro essere dove la forza centrifuga della vita viene a mancare. Nel centro c’è qualcosa che ho chiamato motivazione. Nella vita ordinaria non operiamo secondo una motivazione ma in una concatenazione di cause ed effetti (…) Questo libero arbitrio è il potere di fare volontariamente ciò che si vuole involontariamente. Ma la motivazione non ha nessun contatto con la volontà (…) Si agisce in sé, per la salvezza dell’anima (…) Qualcosa è calato schiacciando l’intenzione (…) e commuove l’intero individuo (…) Non è l’espressione accidentale di una convinzione. Il nostro stato è dominato da una legge severa anche se non possiamo esprimerla (…) Tutto ciò che ** sentiva come inettitudine propria di fronte alle esigenze della vita associata, era causato dal fatto che ella aveva la sensazione di vivere senza o contro le sue più intime inclinazioni. Erano inclinazioni alla confidenza e all’abbandono perché ella nella sua solitudine non si era mai sentita a posto: ma se finora le era stato impossibile abbandonarsi con tutta l’anima a un uomo o a una causa, ciò avveniva perché ella portava in sé la capacità di una dedizione ancora più grande. Una strada ben nota verso la dedizione a tutta l’umanità è il non andare d’accordo coi propri vicini e parenti, un segreto e fervido desiderio di Dio può sorgere in un individuo antisociale che sia provveduto di un grande bisogno d’amore. Il suo atteggiamento che aveva la forma assurda di una condotta egoistica, era la manifestazione di una volontà impaziente, così come la violenta accusa che ella rivolgeva a se stessa per la propria debolezza. Psicoanalisi dell’amore (Fromm) La consapevolezza di ciò che è buono e cattivo è diversa dalla conoscenza teorica di ciò che si chiama bene e male nella maggior parte dei sistemi morali (…) La conoscenza è conoscenza esterna, estranea, appresa da autorità, da insegnamenti convenzionali, ecc., e la si ritiene vera solo perché proviene da queste fonti. Consapevolezza significa che la persona fa quel che impara da sé, sperimentandolo, provando da sé, osservando gli altri e, alla fine, conquistando una convinzione piuttosto che avere una “opinione” irresponsabile. Ma non basta decidere sui princìpi generali. Al di là di questa consapevolezza si deve essere coscienti dell’equilibrio di forze dentro di sé, e delle razionalizzazioni che occultano le forze inconsce. Le cronache del mondo emerso (L. Troisi) Si sentì piccola e inutile con i suoi mille dubbi e la sua incapacità di vivere, di trovare la propria strada (…) Quel che gli altri hanno deciso non può essere lo scopo dell’ agire.(…) Ci dev’essere qualcos’altro, qualcosa che dia forma a tutto il resto, che gli dia un senso. Un motivo che spinge a vivere, (…) un punto fermo (…) Dopo tanto smarrimento, (…) a un tratto la verità si era imposta, le si presentava in tutta la sua sorprendente chiarezza e lei non poteva fare altro che accettarla (… )Adesso (…) tutto aveva acquistato un senso: il viaggio, l’angoscia, la ricerca (… ) Il ponte gettato col suo intimo diveniva solido (…) Tra le sue braccia si sentì unica, completa, vera. L’amante di Lady Chatterley (D. H. Lawrence) L’avrebbero stroncata (…) proprio come stroncavano ogni tenero, naturale soffio di vita (…) Ma lui l’avrebbe protetta col suo amore almeno per un po’. Per un po’, prima che l’insensibile mondo di ferro e l’avida divinità della cupidigia li stancassero entrambi (…) La bellezza del corpo vivo e segreto (…) solo la passione l’avverte. E quando la passione è spenta, o manca del tutto, allora lo splendido palpito della bellezza risulta incomprensibile e perfino un tantino spregevole; la calda, viva bellezza del contatto fisico, tanto più profondo della bellezza goduta dagli occhi (…) Avrebbe pensato che una donna potesse morire di vergogna. E invece era stata la vergogna a morire. La vergogna , che è paura (…), l’antica paura fisica che si acquatta nelle radici corporee di tutti e si può snidare solo al fuoco dei sensi, finalmente fu stanata e debellata (…) Sentiva di aver toccato il fondo roccioso della sua natura (…) Era realmente in tutta la sua sensualità, nuda e sfrontata (…) Così! Era questo, dunque! Questa era la vita. Così dunque si era in realtà. Non rimaneva nulla che si dovesse nascondere o di cui ci si dovesse vergognare. Dialoghi ininterrrotti (P. Bastianoni) Quando il corpo malato viene avvertito come oggetto cattivo e persecutorio, (...) la stanza del dolore diviene un luogo psichico dissociato dove il dolore viene rinchiuso per non essere sentito e e ricordato, ma, se sollecitato da eventi esterni o interni esso torna (...) I vissuti di odio di cui sui carica la stanza minano la fiducia e la possibilità di ricorrere a relazioni interne con oggetti buoni (...) L'angoscia esistenziale viene spesso descritta da terapeuti che lavorano con aree traumatiche molto potenti. In questi casi l'angoscia profonda può giugere fino a esperienze dissociative, di depersonalizzazione e derealizzazione (...) Quando la malattia /perdita è trauma che colpisce la memoria e annulla la possibilità di rappresentazione – come in quetse stanze "vuote" – è terapeutico tradurre il vissuto traumatico (...) in pensieri e parole, stabilire il collegamento interrotto tra dolore fisico e dolore psichico, tra passato e futuro (...) Il dolore può trovare un luogo nel quotidiano ed essere utilizzato come mezzo di comunicazione con l'altro. Forum associazione Lisclea L'angoscia è un sentimento ben diverso dalla paura; la paura ti spinge ad agire e a mettere in atto comportamenti al fine di scongiurare il pericolo, l'angoscia è invece un senso di smarrimento, il buio totale. Non ci sono rimedi, la scienza non ha terapia, la tecnica non ti viene in aiuto, sei solo con il tuo lato irrazionale ed emotivo e non hai una rete di sostegno: i medici non sanno che 7
  • 8. fare, i parenti non ti capiscono. (...) Ecco perché sono importanti i gruppi Facebook collegati ad associazioni di malati di malattie rare. L'io e i meccanismi di difesa (A. Freud) Dietro ogni attività inibita per cause nevrotiche si nasconde un desiderio istintuale (...) Ogni aumento di pressione dell'istinto intensifica i sintomi nevrotici basati sulla resistenza dell'Io a esso (...) Per resistere all'Es, l'Io rimuove, sposta, nega e inverte gli istinti, rivolgendoli verso il sé, provoca fobie e sintomi isterici e vincola l'angoscia con idee e atteggiamenti ossessivi (...) Comunque durante la sua formazione ed evoluzione (...) l'io subisce sempre nello stesso tempo l'assalto degli istinti e quello degli stimoli esterni (...) e modifica le sue armi a seconda del bisogno (...) Sembra che le situazioni tipiche in cui l'io ricorre al meccanismo della "negazione" siano quelle associate con le idee (...) di perdita degli oggetti amati (...) e che la "rinuncia altruistica" delle pulsioni dell'istinto sia un mezzo per superare un'umiliazione (...) La "rimozione" serve a eliminare i derivati dell'istinto e la "negazione" gli stimoli esterni. La "formazione reattiva" preserva l'Io da una riapparizione dall'interno degli impulsi rimossi, mentre le "fantasie in cui la situazione reale viene capovolta" impediscono che la negazione venga demolita dall'esterno. L'"inibizione" degli impulsi istintuali corrisponde alle "restrizioni" imposte dall'Io onde evitare ogni sofferenza proveniente dal mondo esterno. L'"intellettualizzazione" dei processi istintuali, che ha la funzione di proteggere da un pericolo interno, equivale allo stato permanente di "vigilanza" dell'Io contro i pericoli esterni. Tutti gli altri meccanismi di difesa che, al pari della "trasformazione nel contrario" e del "rivolgimento contro se stessi", implicano un'alterazione vera e propria dei processi dell'istinto, trovano la loro contropartita nei tentativi fatti dall'Io per fronteggiare i pericoli esterni con un intervento attivo tendente a modificare le condizioni esistenti nel mondo circostante (...) Gratificazioni sostitutive e formazioni di compromesso mancano negli adolescenti, che (...) alternano tendenze opposte (...) e reagiscono alla forza dell'istinto in se stessa e non a un istinto in particolare (...) "Idealismo", "ascetismo" e intellettualismo adolescenziali mirano al dominio degli istinti intensificati dalla pubertà (...) Negli adolescenti è frequente anche l'"identificazione" in diversi partner, amici e guide (...) anche per contrastare una tendenza al narcisismo (...) L'"intellettualizzazione" (...) associa infatti i processi istintuali a delle idee che possono essere affrontate coscientemente (...) La "sublimazione" di un istinto è possibile agli stadi avanzati dello sviluppo (...) Si può affermare che il pericolo istintuale rende intelligenti (...) come il pericolo reale e le privazioni (...) Le misure difensive però non di rado non raggiungono l'obiettivo di arginare dolore e angoscia (...) In bambini e adulti (...) ogni ritorno di pulsioni rimosse è indice di una sconfitta dell'Io (...) L'intelletto deve funzionare liberamente e devono permanere alcuni rapporti sani (...) l'Io può essere considerato vittorioso quando, grazie a una trasformazione degli istinti, le misure difensive gli permettono una certa gratificazione anche in circostanze difficili stabilendo, per quanto è possibile, un accordo tra le esigenze di Es, Super-io e forze del mondo esterno. http://www.slideshare.com/guida-alla-salute-nel-particolare-contesto-italiano Nella vita quotidiana di tutti si manifesta spesso e in svariati modi una forte e radicata tendenza a rifiutare tutto ciò che crea a se stessi dolore o disagio: quando cercare continuamente di dimenticare eventi e dialoghi dolorosi del passato produce confusione o somatizzazioni (se non quando la propria ignoranza è dannosa per altri) può essere necessario scrivere un elenco dei ricordi più fastidiosi purché lo si faccia senza commenti e senza attenzione alla forma e poi cestinandoli, seguendo uno dei pochi consigli validi di Freud: infatti non è raro che in tali casi ciò che si rifiuta di vedere cominci a imporsi dentro di sè come una sorta di aggressivo nemico che si esprime attraverso una serie di fantasie, paure e soprattutto di automatismi tipici nelle nevrosi nonostante l’intelligenza ed il coraggio che si possiede e finché non ci si decide a fare davvero di tutto per riuscire a convivere continuamente con certi ricordi ed emozioni senza nostalgie e ad agire tenendone conto in un progetto. Anche se finchè si vive con i genitori che hanno causato la nevrosi è impossibile superarla e spesso anche dopo è difficile riuscirvi completamente senza una casa vera e propria (il bilocale che è oggi tanto difficile permettersi in affitto!) e senza almeno una persona per natura paziente e gentile vicino, è possibile ad ogni età migliorare molto e ricominciare a respirare e a sentirsi vivi, se si sa come fare e se si può avere almeno il sostegno di certi libri... Nel frattempo basta proteggere sè e gli altri da essa e cioè adeguare ogni scelta riguardante la vita al fatto che questi sintomi peggiorano in tutte le situazioni che rendono difficile restare concentrati e in sé (gruppi, fatica eccessiva, presenza di persone molto critiche o autoritarie, persone e situazioni nuove). Una nevrosi a lungo andare può portare a un essere e sentirsi in balia di affetti ed emozioni, di istinti contrastanti e della sfortuna tra continue perdite, un tipo di destino che si è sempre fatto risalire in buona parte ad una spesso involontaria ma forte resistenza a maturare, cioè a liberarsi del desiderio dell’irresponsabilità (è questo il messaggio fondamentale di Seneca come di Jung e dei buddisti di ogni tempo) (…) Quando i genitori sono ostili al figlio in quanto diverso da loro la nevrosi è anche definibile come un’involontaria difesa dalla personalità. http://www.slideshare.com/lo-stato-attuale-della-psichiatria-italiana Ci sono situazioni critiche o disperate, superabili solo con una profonda riflessione o un'intuizione fulminea (una visione d'insieme e una raccolta di forze) delle quali la sola coscienza e la sola volontà non sono capaci, ovvero situazioni in cui la sopravvivenza o tutto un percorso futuro dipendono dal fare il sogno giusto o da altre iniziative dell'inconscio su cui nessuno ha potere; tuttavia sia chi si trova in tali situazioni e si sente bloccato sia chi ha l'arroganza stupida di pretendere dagli altri l'impossibile dovrebbe leggere Lo spirito nella fiaba in Archetipi e inconscio collettivo, sempre di Jung, per ricordarsi che l'energia e l'analisi possibili all'io hanno dei limiti invalicabili. Ogni seria nevrosi comunque, bloccando molta dell'energia disponibile, può far sembrare passivo chi interiormente non lo è affatto (…) Finché dura una dissociazione nevrotica dall'inconscio è ovvio e inevitabile non poter parlare e agire sempre in modo corrispondente a ciò che si pensa e sente e non disporre di energia, disinvoltura, sufficiente chiarezza, intuizioni, sogni utili e potere, perchè è l'inconscio in connessione (non ostile) a elargire tutto ciò e perché ogni seria nevrosi blocca molta dell'energia disponibile. Tuttavia il superamento di una nevrosi libera molta energia e determinazione e ciò per tanto più tempo quanto più la nevrosi è durata ed è stata seria (questo è ciò che Jung scrisse basandosi su letture e soprattutto sul suo lavoro ed è anche ciò che ho verificato per esperienza). Non c’è mai ignoranza involontaria e innocente dietro le sentenze che si ergono davanti alla nevrosi o alle malattie mentali temporanee e insomma a tutto ciò che più dà alla gente fastidio ed è più doloroso e distruttivo per chi ne è affetto. L’uomo senza qualità (R. Musil) 8
  • 9. Gli anni passati in istituto ad aspettare dubitosamente se stessa non avevano certo consolidato il rapporto col mondo; più tardi (…) a un tratto, non essendo più sola, appunto per ciò era diventata se stessa. Vi sono innamorati che con stupore scoprono la prima volta la vita quando l’amore la illumina Von Schleghel Nessuno si conosce, fin quando è soltanto se stesso e non è insieme anche ad un altro. Massime e pensieri (N. de Chamfort) Solo l’amicizia completa sviluppa tutte le doti dell’anima e dello spirito di certe persone. L’usuale compagnia lascia loro mostrare qualche semplice piacevolezza. Un po’ come dei bei frutti che vengono a maturazione soltanto al sole, e che al calore della serra avrebbero prodotto qualche foglia bella a vedersi, ma inutile (…) Poco conta essere amati, bisogna essere stimati, e si può esserlo soltanto da chi ci assomiglia. Da cui consegue che l’amore non esiste, o almeno non dura, fra esseri dei quali uno è di troppo inferiore all’altro; e questo non è certo effetto di vanità, quanto piuttosto di un corretto amor proprio di cui sarebbe assurdo e impossibile spogliare la natura umana. La vanità non appartiene che alle indoli deboli o corrotte; ma l’amor proprio, bene inteso, riguarda una natura razionalmente ordinata. Etica nicomachea (Aristotele) Gli uomini perversi saranno amici a motivo del piacere e dell’utile, poiché sotto quest’aspetto essi si assomigliano, invece i buoni saranno amici per se stessi. Questi sono quindi amici in senso assoluto, quelli accidentalmente e per il gusto di avere somiglianza con i primi (…) Numerosi sono gli individui di questo genere e basta poco tempo perché si scambino servizi (…) L’amicizia motivata dall’utile è propria dei mercanti (…) Questa forma di amicizia muta rapidamente e differisce dall’altra per molti altri aspetti. Dell’amicizia (Cicerone) A me pare che coloro i quali fondano l’amicizia sull’interesse distruggano il vincolo più amabile dell’amicizia (…) Ma come! L’Africano aveva bisogno di me? Neanche per sogno! E nemmeno io avevo bisogno di lui; ma io presi ad amarlo lui per la grande ammirazione che provavo per lui e (…) la familiarità poi, accrebbe il nostro affetto (…) Ogni frutto dell’amicizia è nel semplice fatto di amare (…) I buoni prediligono i buoni e li attirano fortemente a sé, come congiunti per naturale parentela di sangue. No, non c’è nulla che più intensamente agogni e più irresistibilmente attragga a sé i suoi simili che la natura. Psicologia della traslazione in Pratica della psicoterapia (C. G. Jung) Il processo di differenziazione psicologico non è un’impresa facile, ma esige pazienza e perseveranza. (…) Un processo (…) del genere non è assolutamente possibile senza una relazione con un altro essere umano (…) Gli errori risaltano quando di fatto intervengono nella relazione con gli altri (…) A questo punto possono essere realmente percepiti e riconosciuti nella loro vera natura. Così anche la confessione fatta a noi stessi ha perlopiù un effetto scarso o nullo, mentre se è fatta a un altro possiamo attenderci da essa ben altra efficacia (…) L’anima che si riunisce al corpo, (…) attraverso un esame critico lungo e approfondito e il dissolversi delle proiezioni, (…) diventa una funzione di relazione tra la coscienza e l’inconscio. Jane Eyre (C. Brontë) Dopo una gioventù e una virilità trascorse per metà in una infelicità inesprimibile e per metà in una paurosa solitudine, ho per la prima volta trovato una donna che posso veramente amare… ho trovato te. Tu capisci la parte migliore di me stesso… sei il mio angelo buono. Io sono legato a te da un affetto profondo. Ti considero cara, piena di doti, amabile: c’è nel mio cuore una passione fervida e viva: che tende verso di te, fa di te il centro e la sorgente della mia vita, avvolge intorno a te la mia esistenza e ci unisce entrambi in un’unica fiamma pura e forte (…) Essere insieme significa per noi sentirsi a un tempo liberi come in solitudine e gai come in compagnia. Parliamo per tutto il giorno: conversare fra noi è solo un modo più animato e tangibile di pensare. Concedo a lui ogni mia confidenza e ogni mia confidenza è dedicata a me; siamo perfettamente assortiti nel carattere e perfettamente concordi nei risultati (…) Mai mi stancavo di leggere per lui: mai di condurlo dove desiderava andare, di fare per lui ciò che desiderava fosse fatto. E c’era una gioia, in questi miei servigi, perfettamente completa e squisita, anche se triste… perché egli richiedeva il mio aiuto senza penosa vergogna né mortificante umiliazione. Mi amava così schiettamente da non provare riluttanza nel valersi della mia assistenza. La dama delle camelie (A. Dumas) Era cominciata appena l'intimità e già sembrava loro esistita così da sempre, mentre il passato si cancellava (...) "Tutti quelli che attorniano le ragazze come me scrutano curiosi le loro minime parole, cercano una conseguenza nei loro atti più insignificanti (...) Per loro dobbiamo essere allegre della loro allegria e mostrarci scettiche come sono loro (...) Cavalli, scialli, gioielli sono vanità che accontentano solo quando non si ha amore per nulla (...) Noi certe volte siamo obbligate a comprare una soddisfazione per la nostra anima a spese del nostro corpo e soffriamo di più quando essa ci sfugge. Io mi sono data a te più presto che a nessun altro, perché vedendomi sputar sangue mi prendesti la mano e piangevi: sei la sola creatura umana che abbia sentito compassione per me, la sola persona a cui poter pensare e parlare liberamente". Il pazzo e la fanciulla (S. Lagerlof)<< Non c'era tempo da perdere (...) ** non sentiva dolore o gioia. L'importante era ricordarsi; il ricordo gli dava già di per se stesso una grande contentezza (...) A un tratto si fermò (...) Proprio di quel tempo bisognava ricordarsi, (...) ma ne emanava un'inconcepibile paura (...) Non certo nella speranza di sentirsi rispondere, ma per trattenere, sia pur un istante, l'oscurità incombente, domandò (...) Chiese ancora, con profonda agitazione (...) Poi volse le spalle, preso da un'ira violenta, (...) ma questa sensazione lasciò il posto a un'altra che lo eccitò maggiormente. Davanti a questa paura sparì la visione, ma allora egli udì delle voci nel ricordo, una gragnuola di dileggi di cui era stato vittima in seguito proprio a causa di quella spaventosa paura (...) E ora non sentiva più paura di qualcosa al di fuori di lui, ma paura di se stesso (...) Trattenne per un attimo il respiro. L'oscurità avanzava come un salvatore implorato (...) Chi 9
  • 10. poteva sopportare l'idea di essere stato ludibrio della gente? Meglio, assai meglio, esserlo davvero e non saperlo (...) *** gli era vicina, sentiva e vedeva la sua paura e non pensava che al pericolo di perderlo (...) e voleva almeno prendere commiato (...) Ponendogli un braccio attorno al collo ella si avvicinò (...) Non lo sdegnava dunque il pazzo! Lo baciava anzi! (...) Dubitoso tuttavia, (...) ** scoppiò a piangere forte (...) Questa volta *** si spazientì (...) Era piena di amarezza e d'ira, perché egli voleva sfuggirle di nuovo, perché temeva in quel modo la lotta (...) Finalmente ** la guardò attentamente in volto. In quel momento non era bella, (...) ma a lui sembrò tale. Una strana quiete si stese sul suo cuore gonfio di tenerezza e gratitudine (...) Anche l'ultima ombra fuggì (...) ** riconobbe allora che l'amore era sempre stato vivo anche nel suo cuore. La selvaggia pianta del deserto si era lasciata trapiantare nel giardino della vita e cresceva, prosperava. E quando ** ne ebbe sicura coscienza, sentì di essere salvo (...) *** era ammutolita (...) ** le disse solo "Ti prometto che resisterò" (...) Non avrebbe saputo dirle a parole quanto l'amasse, ma avrebbe potuto dimostrarlo coi fatti ogni giorno, ogni ora, per tutta la vita. La saga di Gosta Berling (S. Lagerlof) L'energia di lui le ricordava quella dell'uomo che aveva amato e perso (...) come faceva bene essere amata! (...) Quella non era la felicità, ma neppure l'infelicità. E ** avrebbe tentato di trascorrere la vita al fianco di quell'uomo. ** cominciava a capire se stessa (...) non doveva avvicinarsi alla sorgente della vita per berne una felicità limpida e pura. Turbata dalla malinconia, così si confaceva meglio a lei la vita (...) Non sapeva abbandonarsi ai sentimenti. Lei (C. Aznavour) Lei sarà (…) la mia fortuna o il prezzo che dovrò pagare (…) Lei, la schiavitù, la libertà; il dubbio, la serenità,. Lei, preludio a giorni luminosi oppure bui. Lei sarà lo specchio dove io rifletterò progetti e idee, il fine ultimo che avrò d’ora in poi (…) Lei, (…) forse l’amore troppo atteso che dall’ombra del passato torna a me per starmi accanto finchè vivrò (…) sopravvivendo (…) ad anni combattuti ed avversità. Lei, sorrisi e lacrime da cui prendono forma i miei sogni. Almeno tu nell’universo (M. Martini) La gente è matta, forse troppo insoddisfatta (…) Segue il mondo ciecamente. Quando la moda cambia, lei pure cambia continuamente e scioccamente (…) La gente è strana: cambia idea improvvisamente (…) senza serietà e come fosse niente (…) Tu che sei diverso, almeno tu nell’universo, sei un punto che non ruota mai intorno a me, un sole che splende per me soltanto come un diamante in mezzo al cuore. Non cambierai, (…) per sempre sarai sincero e (…) mi amerai davvero (…) Non far si che la mia mente si perda in congetture e in paure inutilmente e per niente. Danza (M. Martini) Dal cielo l’Europa la potresti abbracciare e invece coltivi ancora i tuoi dolori per tenerli con te (…) Danza sulle ceneri antiche, sulle ombre svanite, (…) sul dolore e sulla poca fortuna (…) Se il tuo viso scompare dal ritratto, è perché forse sta imparando a camminare (…) Lasciamo che sappia il cielo quello che sa (…) Qualcuno è con te (…) e c’è meno rabbia e più amore. È già qualcosa che va. Destinazione paradiso (G. Grignani) In questo girotondo d’anime chi si volta e perso e resta qua. Lo so per certo, mi sono voltato anch’io e per raggiungerti ho dovuto correre (…) Dimmi perché in questo girotondo d’anime non c’è un posto dove scrollarsi via di dosso quello che c’è stato detto e quello che oramai si sa . E Allora (…) vi saluto tutti, prendo il treno e non ci penso più. Io mo prenderò il mio posto e tu seduta lì al mio fianco mi dirai: “ Destinazione Paradiso”. Lettere a Lucilio (L. A. Seneca) Nessuno può vivere felice se bada solo a se stesso, se tutto rivolge al proprio interesse: devi vivere per un altro, se vuoi vivere per te stesso. Le guerre del mondo emerso (L. Troisi) Lui aveva sofferto quanto lei ma si era messo in discussione e aveva trovato la sua via. Le aveva insegnato a trovare la speranza anche nel fondo dell’inferno più nero. Lui assorbiva la sua sofferenza. Era uguale a lei e da lei dissimile, abbastanza vicino da capire e sentire il suo dolore e abbastanza lontano da toglierlo dalle sue spalle. Ora c’era lui a dare un senso nuovo al tempo e a liberarla dalla solitudine (…) Era più di un’ancora di salvezza (…) Era tempo di dare(…) Era libera davvero. Il tempo non guarisce tutte le ferite, ma ci sarebbe stato modo di riempire gli occhi di tante altre cose, e ** avrebbe diviso con lei il peso del passato e della parte più oscura di sé. Era come riprendere un discorso interrotto, come tornare a respirare. Il secondo sesso (S. de Beauvoir) Una coppia equilibrata non è un’utopia; ne esistono anche nell’ambito del matrimonio, ma molto più spesso al di fuori del matrimonio; alcune sono unite da un grande amore sessuale che le lascia libere riguardo alle amicizie e alle occupazioni; altre sono legate da un’amicizia che non ostacola la loro libertà sessuale; è più raro il caso di una coppia di amanti e amici che però non cerchino l’uno nell’altra la loro unica ragione di vita. Nei rapporti tra uomo e donna sono possibili un’infinità di sfumature: nell’amicizia, il piacere, la confidenza, la tenerezza, la complicità, l’amore, possono essere l’uno per l’altra la più feconda fonte di gioia, di ricchezza, di forza che si offra a un essere umano (…) Dato che il matrimonio in genere non ha niente a che fare con l’amore fisico, parrebbe ragionevole un’aperta scissione dell’uno dall’altro: i capricci sessuali non impediscono di condurre (…) l’impresa della vita comune, (…) costruire un focolare per i figli e nel contempo conoscere altri amplessi; codesta amicizia sarà tanto più pura e meno ambivalente in quanto non significa un giogo. A Mademoiselle di Guise (Voltaire) Non amatevi troppo, vi prego: è il mezzo più sicuro per amarsi per sempre; è meglio essere amici per tutto il tempo della vita che essere amanti per qualche giorno. 10
  • 11. Dizionario filosofico (Voltaire) Si ha l’ardire di chiamare amore un capriccio di qualche giorno, una lussuria senza affetto, un sentimento senza stima, delle smancerie da cicisbeo, una fredda abitudine, una fantasia romanzesca, un gusto seguito da repentino disgusto: si dà questo nome a mille chimere. La peste (A. Camus) Giunge sempre un’ora in cui ci si stanca delle prigioni, del lavoro e del coraggio, per reclamare il volto di un essere e il cuore meravigliato dalla tenerezza. Per ** era astratto in quel periodo tutto ciò che non lo favoriva personalmente, che non favoriva direttamente il suo amore, (…) ma quando l’astratto comincia a ucciderti bisogna pur occuparsi dell’astratto (…) e ormai che la peste era cosa di tutti, andando via solo avrebbe rischiato di rovinare il suo amore (…) Un uomo deve battersi per le vittime (…) a logica, prima che per nobiltà. D’altra parte, se un uomo ha finto d’amare ogni altra cosa, a cosa serve che si batta? (…) Coloro che attenendosi al poco che erano, avevano soltanto desiderato di tornare nella casa del loro amore, talvolta erano stati ricompensati; è che avevano domandato la sola cosa che dipendesse da loro (…) Se una cosa si può desiderare sempre e ottenere talvolta, essa è l’affetto umano. Per tutti coloro invece che si erano rivolti al di sopra dell’uomo, non c’era stata risposta. Marte di ghiaccio, Venere di fuoco (J. Gray) Le nuove conoscenze comportano un cambiamento di prospettiva. Ciò che nel partner ci infastidiva ora può sembrarci buffo e adorabile. Ciò che prima ci feriva e offendeva ora può apparirci semplicemente come un malinteso. Invece di sentirci impotenti o frustrati nel tentativo di comunicare il nostro amore e le nostre esigenze, nutriamo la speranza di ottenere maggiore chiarezza e trasparenza negli anni a venire (…) La donna consuma ossitocina più rapidamente degli uomini (…) In situazioni di stress moderato la donna ha una reazione maggiore nella parte emotiva del cervello. Parlare dei propri sentimenti le dà la sensazione di essere vista, sentita, capita, e amata. E ciò che la aiuta a secernere il suo ormone antistress, l’ossitocina (…) Uno studio ha rivelato che in una situazione moderatamente stressante la donna registra nell’emisfero del cervello che controlla l’emotività un afflusso di sangue otto volte maggiore dell’uomo, nel quale, di fatto, uno stress moderato non causa quasi nessuna reazione a livello cerebrale. Il cervello di una donna è fortemente attivato. Di fronte a una minaccia percepita una donna fa appello alla memoria emotiva: per prevenire i possibili pericoli ricorda nei dettagli molte cose che sono andate storte in passato in situazioni analoghe. La donna sente in sé quegli episodi passati e produce cortisolo per affrontare la nuova sfida (…) Quando c’è un eccessivo afflusso di sangue nella parte emotiva del cervello, una persona comincia a sentirsi a disagio (…) Le donne sanno per istinto (…) che parlare dei loro problemi stimola il rilascio di serotonina (…) Le donne parlano dei problemi per frenare l’afflusso di sangue nella parte emotiva del cervello (…) Il cervello dell’uomo registra una reazione emotiva forte solo quando il problema costituisce un’emergenza (…) Il centro delle emergenze (l’amigdala) nel cervello dell’uomo è due volte più grande che nel cervello della donna, e si attiva solo quando lui percepisce una situazione urgente che gli richiede di agire subito (…) La donna di solito non riesce a immedesimarsi in questo processo mentale, perché il suo centro delle emergenze è in costante allarme, a causa delle varie necessità che richiedono la sua attenzione. Ciò succede perché la donna è fatta per occuparsi dei bambini. L’uomo invece (…) è fatto per stare di guardia contro i pericoli (…)Gli zuccheri nel sangue sono più importanti per le donne che per gli uomini (…) Le donne devono poter contare su una riserva costante di carburante per il cervello: il glucosio ematico. Il cervello non è in grado di immagazzinare lo zucchero (…) Il cervello deve trarre energia costante dal sangue sotto forma di zucchero (…) Un cervello sotto stress non può produrre la serotonina necessaria per rilassarsi e tornare in forma (…) Gli uomini di solito hanno livelli più alti di glucosio ematico (…) Oscillazioni della glicemia (…) a loro volta fanno innalzare i livelli di cortisolo (…) La (…) maggiore massa muscolare richiede l’impiego degli stessi aminoacidi che costituiscono la dopamina (…) Al termine di una giornata stressante una donna tende ad avere molta dopamina che la sprona ad agire, ma poca serotonina. L’alto livello di dopamina le dice che ha parecchie cose da fare, mentre il basso livello di serotonina le dice che non ha il tempo o l’aiuto necessario per farle. La donna si sente sopraffatta (…) Che si tratti di un’Emergenza con la maiuscola oppure di una semplice emergenza, quel che la donna (…) chiede è veramente un’emergenza (…) La donna ha il 40% in più di tessuto connettivo tra l’emisfero sinistro e quello destro del cervello (…) In poche parole ciò significa che quando un uomo usa l’emisfero destro del cervello, preposto al divertimento, l’emisfero sinistro, più serio, diventa inattivo e riposa. Quando, invece, una donna usa la parte destra, divertente e creativa, del cervello, rimane connessa anche con la sinistra, più seria. Quindi, anche nel momento in cui lei si diverte, il suo cervello resta consapevole di tutte le sue responsabilità (…) [Ecco] perché le cose che lei (…) chiede di fare sono autentiche emergenze (…) L’uomo sente il suo stress diminuire automaticamente quando passa dall’uso dell’emisfero sinistro a quello del destro. Riesce a farlo in un batter d’occhio (…) Ricerche sull’ossitocina dimostrano che la sua efficacia nel diminuire il livello di stress è determinata dal fatto che la donna abbia livelli di estrogeni normali per la sua età (…) In una donna comportarsi in modo sempre più indipendente (…) fa salire il livello di autostima (…) ma fa aumentare il livello di testosterone (…) Tale aumento inibisce la capacità delle ghiandole surrenali di produrre estrogeni, con conseguente riduzione della produzione di ossitocina antistress (…) Ciò finisce col provocare il precoce invecchiamento (…) Una graduale diminuzione degli ormoni maschili e femminili è una normale componente del processo d’invecchiamento, ma non nella misura in cui si verifica oggi (…) A quanto pare, invecchiamo prima e non particolarmente bene (…) Quando i livelli di cortisolo sono cronicamente elevati, la tiroide, che regola il metabolismo nei periodi di stress, comincia a funzionare meno bene (…) Un elevato livello di stress porta a desiderare cibi poco salutari che intossicano ulteriormente il fegato (…) La conseguenza di un organismo maggiormente intossicato è la creazione di un terreno fertile per lo svilupparsi [di infezioni] (…) Per una donna (…) avere bisogno di un uomo non è una debolezza. È ciò che dà a lui una ragione per vivere e un’opportunità di fare la differenza, mantenendo basso il livello di stress grazie alla produzione di testosterone. Quando lei sente di poter dipendere da qualcuno per ricevere aiuto, quando sente di aver bisogno di un uomo, si genera una potente corrente di ossitocina (…) Le serve un uomo che le dia sostegno economico, qualcuno capace di aiutarla se lei non potesse lavorare (…) Essere uguali, sia sul lavoro che a casa, non significa che bisogna essere la stessa cosa (…) Per garantirci un uguale rispetto, prima dobbiamo riconoscere che siamo diversi e sostenere tale diversità. Rispetto significa onorare ciò che una persona è e, quindi, essere disponibili ad apprezzare ciò che ha da offrirci (…) Le donne (…) oggi (…) sopportano un 11
  • 12. peso due volte maggiore rispetto a quello delle loro madri, in quanto avvertono non solo la pressione economica, ma anche l’antico e forse genetico impulso a sbrigare le faccende domestiche. L’istinto femminile di costruire e nutrire un “nido” (…) Sia che lei lavori perché le piace oppure solo perché ne ha bisogno economicamente, il lavoro le lascia poco tempo per rilassarsi e reagire allo stress (…) Il tasso medio di felicità delle donne, misurato dagli psicologi, è crollato (…) Nell’11% delle coppie sposate sono i padri a rimanere a casa (…) L’uomo affronta meglio lo stress alternando la risoluzione dei problemi al riposo e allo svago. Invece la donna deve bilanciare ciò che dà agli altri con il tempo dedicato a prendersi cura di sé o a ricevere sostegno. Il riposo ricostituisce le riserve di testosterone, mentre ricevere attenzioni e sostegno ricostituisce le riserve di ossitocina. Che cosa devono fare uomini e donne per sentirsi felici, sani e realizzati nella società attuale? Devono riconoscere che l’amore e la riduzione dello stress sono in pratica la stessa cosa, perché provengono dalla stessa fonte: gli ormoni (…) Le donne che assumono antidepressivi sono più del doppio degli uomini (…) Prima che le donne entrassero nel mondo del lavoro (…) la prevedibilità della routine assicurava scorte costanti di ossitocina per gestire lo stress (…) Nel mondo del lavoro sempre più donne vengono premiate perché sanno pensare e comportarsi come uomini e finiscono per chiedersi a quale pianeta appartengano in realtà. E cominciano a domandarsi la stessa cosa a proposito dei loro mariti! (…) Nella mia esperienza un’analisi più approfondita rivela sempre la verità: la donna viene davvero da Venere e l’uomo viene davvero da Marte e lo scambio dei ruoli è solo il sintomo di uno squilibrio nella relazione (…) Uno sguardo superficiale, può sembrare che l’inversione dei ruoli sia reale (…) Il suo stile di vita ha iniziato a separarla dalla comunità femminile con cui condivideva i sentimenti (…) La donna ha bisogno di parlare. Quando non ha occasione di esprimere a parole i suoi sentimenti durante la giornata, accumula stress; e appena torna a casa sente l’urgenza di raccontare le sue emozioni al partner. Se questa esigenza non viene soddisfatta, allora qualsiasi cosa l’uomo faccia per lei è irrilevante, perché la donna è convinta di non ricevere abbastanza riconoscimento affettivo. Quando le coppie non parlano, quando l’uomo non ascolta, niente che lui possa fare per la sua donna sarà mai abbastanza (…) Queste donne spesso si difendono dallo stress lavorativo cercando la solitudine o facendo esercizio fisico solitario, ma tali attività non le aiutano a ricongiungersi al loro lato femminile. La donna ha bisogno di ossitocina. Molte donne hanno recuperato la fertilità adottando comportamenti, terapie e abitudini alimentari che stimolano l’ossitocina. Una stanza tutta per sé (V. Woolf) Tra cento anni (…) le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati (…) Togliete questa protezione (…) e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà “Oggi ho visto una donna” come si diceva “Oggi ho visto un aereo”. ………………… ……………………........... …….………………………………………………………………………………………………………… NICHILISMO DELL’APPARIRE ED ESPRESSIONE VITALE Il grido (G. Gaber) Voi (...) si vede da lontano che siete privi di ideali, con quello spreco di energia dei giovani normali (...) E voi che pretendete che tutto vi sia dovuto (...) con quella finta libertà dei giovani viziati (...) È un gran vuoto che vi avvilisce e che vi blocca (...) E voi (...) giovani arrivisti (...) E voi così randagi sempre sull'orlo del suicidio (...) con nel petto un'implosione d'odio (...) e il cervello in avaria (...) È una rabbia che vi stravolge e che vi blocca (...) C'è nell'aria un'energia che non si sblocca come se fosse un grido in cerca di una bocca (...) Aggrappatevi al sogno di una razza che potrebbe opporsi per costruire una realtà di giovani diversi. La prigioniera in La ricerca del tempo perdurto (M. Proust) Il bacio datomi da ** al momento di lasciarmi (…) era come il bacio di mia madre i giorni in cui era arrabbiata (…) Contavo di saltarle al collo con la più grande tenerezza (…) Volevo slanciarmi sui passi di **. Passavo e ripassavo lungo il corridoio nella speranza che lei uscisse e mi chiamasse; rimanevo immobile davanti alla sua porta. (…) Io restavo lì, immobile, sperando in non so quale colpo di fortuna (…); e dopo (…) piangevo per il resto della notte (…) Tutto quanto di più dolce avevo sognato, bambino, nell’amore, e mi appariva come la sua stessa essenza, era di dare libero sfogo, davanti a colei che amavo, alla mia tenerezza, alla mia riconoscenza per un gesto di bontà, al mio desiderio d’una perpetua vita comune (…) Tremavo di non poter trattenere **, (…) come una madre della cui buonanotte quotidiana ricominciavo a provare il puerile bisogno (…). Ma (…) non ero più capace di dire: «Sono triste». Mi limitavo, con la morte nel cuore, a parlare di cose indifferenti che non mi facevano fare il minimo progresso verso una soluzione (…) In me la natura sensibile (…) mi informava con estrema esattezza circa i punti che dovevano prendere efficacemente di mira (…) Davanti a quanta gente mi sono, (…) calunniato soltanto per far (…) più rabbia! Bisognerebbe (…) manifestare senza vantarsene i propri buoni sentimenti, anziché nasconderli con tanta cura (…) Il nostro amore è funzione della nostra tristezza, (…) forse, è la nostra tristezza (…), paura di perdere, ansia (…) L’amore (…) consiste (…) nel bisogno di vedere le nostre sofferenze pacificate dall’essere che ce le ha inflitte (…) L’orrore degli amori che solo l’inquietudine ha generati deriva dal fatto che giriamo e rigiriamo senza posa, dentro la nostra gabbia (…), senza che gli esseri per cui li proviamo ci piacciano, (…) dal momento che non è stato il nostro gusto cosciente, ma il caso di un minuto d’angoscia (…) ad averli scelti per noi (…) Lei (…) staccata da noi (…) non sarebbe che se stessa, cioè nulla. (…) È la trama ininterrotta di abitudini da cui non sappiamo liberarci (…) La nostra vita, più che a una creatura, la sacrifichiamo a tutto ciò ch’essa ha potuto raccogliere attorno a sé delle nostre ore (…). In realtà, ci facciamo dei doveri (…) solo verso noi stessi (…) Viviamo sempre con ciò che non amiamo (…) Certe vite insensate, vite di maniaci che si privano con le proprie mani di ogni piacere e si infliggono i mali peggiori, sono le meno soggette a mutamento (…) Un altro aspetto di queste vite monotone (…) sono i vizi (…) Risalendo pigramente di giorno in giorno come su una barca, e vedendomi apparire ricordi (…) senza che io potessi vagliarli (…) Forse l’abitudine di serbare in me, senza mai appagarli, tutti questi desideri, accontentandomi della promessa fatta a me stesso che non avrei dimenticato di soddisfarli un giorno o l’altro, (…) era diventata in me così generale da impadronirsi anche dei miei sospetti gelosi e (…) mi induceva a rimandare (…) spiegazione (…) Basterebbe un piccolo scatto d’energia, un solo giorno, per cambiare tutto ciò definitivamente. 12
  • 13. Des ronds dans l’eau (F. Hardy) Vivevi (…) di questi rumori (…) che filtrano i boschi (…) Tu provavi gioia a fare dei cerchi nell’acqua. Oggi sei in balia di acque meno tranquille. Ti accanisci e galleggi, ma l’amore dov’è? (…) Dì a te stesso che potrebbero prenderti per (…) l’idiota del villaggio che è rimasto là a fare dei cerchi nell’acqua. Lettere a Lucilio (L. A. Seneca) Il saggio, rimasto in modo irrimediabile del tutto solo e privo di amici, non vorrà vivere. La vita solitaria (F. Petrarca) Abbraccio la solitudine a patto di non fare a meno dell’amicizia (…) Né in terra né in cielo può essere un uomo felice se non ha persone a cui manifestare le sue impressioni e idee. Gli uomini delicati e forniti di umanità avranno enorme dolcezza dalla conversazione con un amico affettuoso e fedele: in lui rispecchiano se stessi, da lui odono la verità, con lui possono parlare di tutto liberamente come con se medesimi, su di lui nessun sospetto, dentro di lui nessun inganno, per lui ogni fatica grata, senza di lui il riposo non è dolce, da lui vengono i conforti nell’avversa fortuna e le gioie nella prospera. Improvvisamente, l’estate scorsa (T. Williams) Parlando finalmente di quanto era accaduto quel giorno guarì dalla sua malattia. Weir di Hermiston (R. L. Stevenson) Con la sua sensibilità delicata di adolescente, ** evitò, da quel momento, di ritornare sul tema. Forse fu un peccato. Se avesse parlato – parlato liberamente – e avesse dato voce a ciò che aveva dentro (cosa che i giovani amano e dovrebbero fare), non ci sarebbe stata una storia da scrivere sugli Weir di Hermiston, ma la minaccia del ridicolo fu sufficiente a farlo tacere. Lo sviluppo della personalità (C. G. Jung) Portando alla coscienza di tutti i coinvolti la situazione e tutte le sue conseguenze, si sarebbe ottenuto, se non altro, un effetto benefico (…) Così si evita il non esprimersi, il non pensare (…), la rimozione del contenuto penoso; è vero che apparentemente così l’individuo si tormenta di più, ma il suo tormento ha almeno un senso (…) e merito morale (…) La causa rimossa della sofferenza provoca nevrosi e inoltre si irradia in modo misterioso su tutto l’ambiente e infetta, se ci sono dei figli, anche questi. Ed è così che gli stati nevrotici (…) possono trascinarsi per generazioni. Il giocatore (F. Dostojevskij) - Non ho dimenticato, ho soltanto scacciato temporaneamente tutto ciò dalla testa, perfino i ricordi, finché non avrò intanto radicalmente riassestato i miei affari: allora risorgerò dai morti! - Voi sarete ancora qui tra dieci anni! Todo modo (L. Sciascia) Tante cose in noi, che crediamo morte, stanno come in una valle del sonno (…) Tutto, dentro e intorno a me, era ormai da anni finzione. Non vivevo che ingannandomi e facendomi ingannare (…) Mi ero liberato di tante cose, di troppe perché non mi sentissi lontano dalla verità della vita (…) Questa fuga e illusione di libertà altro non volevano essere che una pausa per tornare a una pittura a piedi caldi, (…) perché mi venisse voglia di farlo mentre mi sentivo libero dal mestiere, dal denaro ecc. (…) Impossibile ritorno e a sprazzi me lo dicevo(…) ma (…) tanto più inganniamo noi stessi o tentiamo, quanto più evidente e immediato si prospetta il disinganno (…) Solo le cose che si pagano sono vere, che si pagano a prezzo di intelligenza e di dolore. L’io e l’inconscio, Parte seconda, cap. 2 in Due testi di psicologia analitica (C. G. Jung) Da ogni inconscia mescolanza e mancanza di separazione parte una coazione ad essere e ad agire così come non si è. Quindi, chi è in questo stato, non può essere d’accordo con esso o assumerne la responsabilità, ma si sente in uno stato degradante, non libero e non etico. Il disaccordo con se stesso è appunto lo stato nevrotico e insopportabile dal quale egli vorrebbe redimersi. La redenzione da questo stato egli la ottiene solo quando può essere e agire così come si sente di essere (…) Quando uno può dire del suo stato e delle sue azioni: “Io sono questo, agisco così”, allora egli può andare d’accordo con questo, anche se gli riesce difficile, e se ne può assumere la responsabilità, anche se ne rifugge. Bisogna tuttavia riconoscere che non vi è nulla più difficile da tollerare che se stessi (…) ma anche questo difficilissimo compito diventa possibile se ci si può distinguere dai contenuti inconsci. Simboli della trasformazione (C. G. Jung) Vi è un gran numero di persone normali – e invero gente della migliore qualità – che si sentono angustiate e scontente, perché non hanno più un simbolo che offre uno sbocco alla libido. Per tutti costoro occorre intraprendere una riduzione ai fatti primari, affinché imparino a conoscere di nuovo la loro personalità primitiva e a tenerla nel conto dovuto. Solo a questo modo determinate esigenze potranno essere soddisfatte e altre rigettate come irragionevoli a causa del loro carattere infantile (…) La coscienza, (…) sempre esposta al pericolo di venire sviata dalla sua propria luce e di divenire un fuoco fatuo privo di radici, agogna alla forza salutare della natura, alle profonde sorgenti dell’essere (…) Il mito (…) dà la sicurezza e la forza di non essere schiacciati dalla mostruosità dell’universo (…) Amando questo retaggio, gli uomini amano ciò che è comuni a tutti, (…) quella forza misteriosa e irresistibile che viene dal sentimento di essere parte di un tutto. Equilibrio precario (C. Consoli) Steso sul filo di una gloria che non c'è, disincantato, disarmato. Appeso al grido di una folla che non c'è, amareggiato disorientato. Steso all'ombra di una vita che non c'è, rammaricato, tormentato, (…) demotivato e insoddisfatto per aver perso di vista te stesso. 13
  • 14. Il dottor Zivago (B. Pasternak) Nei pensieri tutti erano diversi da quel che erano nelle proprie parole e manifestazioni esteriori; ciascuno aveva la coscienza macchiata e poteva a ragione sentirsi colpevole di tutto, un impostore. Al minimo pretesto un’immaginazione autolesionistica si scatenava sino agli estremi. La gente si inventava colpe non solo sotto la pressione del terrore (…) riesaminava tutto di sé e vedeva tutto deformato (…) Oggi sono molto frequenti le forme microscopiche di emorragie cardiache. Credo che le cause siano di ordine morale. Alla gran maggioranza di noi si richiede un’ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici. Il sistema nervoso non è un vuoto suono o un’invenzione. Walden, o la vita nei boschi (H. Thoreau) Se uno ascolta i più deboli, ma costanti suggerimenti del suo genio, che sono certamente veri, egli non vedrà a quali estremi o persino a quali pazzie esso possa condurlo; e tuttavia a mano a mano che egli diventa più risoluto e fidente, è quella la direzione nella quale si estende la sua strada. L’obbiezione più debole e ardita che sente un uomo sano alla fine prevarrà sopra gli argomenti e le abitudini dell’umanità (…) Anche se il risultato fosse debolezza fisica, tuttavia nessuno può dire che le conseguenze fossero da rimpiangersi, perché queste erano una vita condotta secondo principi più alti. Sebbene la gioventù diventi indifferente, alla fine, le leggi dell’universo non sono indifferenti. Ascolta ogni zeffiro per udirne i rimproveri (…) Se ci tiriamo più in là molti rumori discordi ci giungeranno come musica, dolce e orgogliosa satira della meschinità della nostra vita (…) Se un uomo non marcia al passo dei compagni, magari è perché ode un tamburo diverso, lasciatelo marciare al suono della musica che sente, non importa né quanto lontana sia, né quale ne sia la cadenza (…) Note del flauto (…) da una sfera diversa (…) come uscire (…) e realmente migrare colà ? (…) Mi piace pendere e gravitare verso ciò che mi attrae più fortemente e giustamente (…) passare per il sentiero che posso percorrere e sul quale nessuna forza può resistermi (…) Non giochiamo a correre sul ghiaccio, c’è un fondo solido ovunque (…) Datemi la verità, invece che amore, denaro o fama (…) Semplificate (…) Semplicità, semplicità e semplicità! (…) Per quanto misera sia la Vostra vita, affrontatela e vivetela; non evitatela, né insultatela (…) Le cose non cambiano, ma siamo noi che cambiamo (…) Conservate i vostri pensieri, Dio vedrà che non vi manchi la compagnia (…) L’Extravaganza dipende dall’ampiezza del vostro recinto (…) Sono solo gli sconfitti e i disertori che vanno alla guerra, vigliacchi che fuggono e si arruolano (…) Se uno avanza fiducioso e cerca di vivere la vita che s’è immaginato, incontrerà un inatteso successo nelle ore comuni. Si lascerà qualcosa alle spalle, passerà un confine invisibile; leggi nuove, universali e più libere cominceranno a stabilirsi dentro e intorno a lui; oppure le leggi vecchie saranno estese e interpretate in suo favore in senso più ampio; (…) in proporzione a quanto egli semplifica la sua vita, le leggi dell’universo gli appariranno meno complesse e la solitudine non sarà tale, né la povertà sarà povertà, né la debolezza debolezza. Se avete costruito castelli in aria, il vostro lavoro non deve andare perduto; è quello il luogo dove devono essere; ora il vostro compito è di costruire a quei castelli le fondamenta (…) partite ora (…) C’è un mattino nuovo al di là dei rimpianti per ciò che non siete riusciti a fare (…) Perfino questo può essere l’anno carico di eventi (…) Chi sa che vita bellissima e alata, il cui uovo è stato sepolto per secoli (…) nel foglio secco e morto della società (…) può innalzarsi e inaspettatamente uscire dai mobili più volgari e più usati e godere la sua perfetta vita estiva, alla fine! Montaigne (V. Woolf) Quest’anima, o vita dentro di noi, non va affatto d’accordo con la vita fuori di noi. Se si ha il coraggio di domandarle che cosa pensa, lei va sempre dicendo precisamente l’opposto di quello che dicono gli altri (…) L’uomo che è consapevole di se stesso è da questo momento in avanti indipendente; e non si annoia mai, e la vita è solo troppo corta, ed egli è perennemente immerso in una profonda eppure temperata felicità. Egli solo vive, mentre gli altri, schiavi della cerimonia, si lasciano scivolare via la vita in una sorta di sogno. Se ci si conforma una sola volta, se una sola volta si fa quello che fanno gli altri perché lo fanno loro, sùbito un’apatia si insinua (…) Moto e cambiamento sono l’essenza del nostro essere; la rigidezza è morte; il conformismo è morte: diciamo quello che ci viene in testa, ripetiamoci (…) Esiste, per coloro che conducono una vita privata, un altro capoclasse, un censore invisibile dentro (…)La comunicazione è salute; la comunicazione è verità; la comunicazione è felicità. Spartire è il nostro dovere; scendere arditamente e portare alla luce quei pensieri nascosti (…) Se facciamo quello che ci piace, facciamo sempre quello che ci fa bene. Lo sviluppo della personalità (C. Jung) La stragrande maggioranza degli esseri umani sceglie di seguire non la propria strada, ma le convenzioni (…) È una vita esclusivamente di gruppo, (…) un fatto collettivo (…) La vita creativa (…) è sempre oltre le convenzioni (….) Ai propri simili tenacissimi pregiudizi ne impediscono qualsiasi comprensione: “ una cosa del genere non esiste”, “o se esiste naturalmente è morbosa e estremamente inopportuna, inoltre è una terribile presunzione pensare che una cosa del genere possa avere un significato” (…) Si nega quel che ci è molesto, si sublima l’indesiderato, si liquida ciò che è angoscioso con una spiegazione razionale, si giustificano gli errori, e alla fine si pensa di aver sistemato tutto per benino (…) E si sa che l’intelletto è molto in gamba a dire tutto e il contrario di tutto. (…) Sviluppare la propria personalità in effetti è un’impresa impopolare, che dal di fuori sembra un irritante rifiuto della strada maestra, un’eccentricità (…) La nevrosi è (….) una difesa contro l’attività interna oggettiva della psiche (…) che vorrebbe parlare alla coscienza per guidare l’uomo verso la sua completezza (….) Il nevrotico è l’uomo privo di amor fati (…) L’uomo che tradisce la propria legge si è lasciato sfuggire il senso della propria vita (…) Se il nevrotico (...) si recasse da solo nel deserto (...) e desse ascolto al suo più intimo essere, magari potrebbe sentire che cosa dice la sua voce interiore (…) Nessuno sviluppa la propria personalità perché qualcuno gli ha detto che sarebbe utile o raccomandabile farlo. (…) Si potrebbe lasciare tutto com’è se questa nuova strada non esigesse assolutamente di essere scoperta e non funestasse l’umanità con tutte le piaghe e d’Egitto finchè non la si sia trovata. La strada che si cela dentro di noi è un elemento vivente (…). (…) Comporta isolamento. (…) Significa fedeltà alla propria legge, cioè (…) una fiducia in quella legge, una leale perseveranza e una fiduciosa speranza (…) La voce interiore è la voce di una vita più piena, di una coscienza ulteriore e più ampia (…) È come se un fiume, (…) perso in un braccio stagnante, improvvisamente ritrovasse il suo letto e tornasse a fluire o come se si muovesse una pietra che soffoca un seme, cosicchè il germoglio possa iniziare la sua crescita naturale (…) Quel che la voce ci sussurra è in genere negativo (…) e ci mostra il male in modo allettante (..) Se non gli si cede neppure in parte 14