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Corretto e completato il 8 aprile 2024
CITAZIONI UTILI PER AVVIARE UN
PROCESSO DI MATURAZIONE
1
Presentazione
QUESTO TESTO CONSTA DI TRE PARTI:
- UN DOCUMENTO MIRA A FAR CONOSCERE CLASSICI DELLA LETTERATURA,
DELLA PSICOLOGIA, DELLA FILOSOFIA E DELLA STORIOGRAFIA E ALTRI TESTI
UTILI COME LIBRI DI TESTO LICEALI, DIVERSI MANUALI UNIVERSITARI,
ALCUNI ROMANZI E SOPRATTUTTO SAGGI RECENTI, RIVISTE E PAGINE
ONLINE CON L'INTENTO DI AGEVOLARE LA RIFLESSIONE SU
PROBLEMI FONDAMENTALI E SEMPRE ATTUALI.
- UN SECONDO DOCUMENTO CON CITAZIONI DA ALCUNE RIVISTE DI
ASTROLOGIA E ALCUNE ISTRUZIONI SU COME MEGLIO SERVIRSI DI QUESTI
MENSILI PER ANALIZZARE SE STESSI E TROVARE SOSTEGNO E SPUNTI DI
RIFLESSIONE INVECE CHE PER LEGGERVI LE PREVISIONI E I CONSIGLI A VOLTE
ARBITRARI, CONTRADDITTORI E SPESSO INTERESSATI
- UN TERZO DOCUMENTO CON DUE CITAZIONI DA
HTTP://WWW.SLIDESHARE.COM/LO-STATO-ATTUALE-DELLA-PSICHIATRIA-
ITALIANA INFORMA SULLE TECNICHE COGNITIVO-COMPORTAMENTALI IN
PSICOLOGIA E CHIARISCE CIÒ CHE OSTACOLA IL GIUDIZIO RAZIONALE
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CITAZIONI DA CLASSICI E ALTRI TESTI UTILI
Possono esserci errori poco significativi di trascrizione, mentre l’ordine delle affermazioni all’interno di ogni singola citazione e la
punteggiatura spesso non rispettano quelli dell’originale e ciò per rendere più chiaro possibile il messaggio trasmesso a chi non
conosce i libri di riferimento: assicuro il rispetto del senso di questi ultimi e consiglio a chi avesse dei dubbi in proposito di
confrontare ogni singola citazione con la sua fonte (i testi si trovano quasi tutti nelle biblioteche e online). L'unico dubbio riguarda
una delle citazioni da L'uomo in rivolta, che ho tratto da Ribellarsi è giusto a differenza delle altre citazioni da questo libro di Camus
qui inserite: non ho il tempo di rileggere il testo e fare un confronto, tuttavia il senso della citazione rispetta il pensiero di Camus.
Raramente i giudizi dei brani riportati sono ironici (credo che l’ironia in questi casi appaia facilmente anche a chi non ne conosce il
contesto), ma in genere essi corrispondono al vero o almeno a ciò che ho osservato per esperienza personale e a quanto scrittori
notevoli di ogni epoca hanno elaborato. Trovo che sia senz’altro lecito e utile estendere questi giudizi di valore e analisi ad attuali
situazioni e categorie, professionali e non, certamente molto affini ai soggetti presi in esame.
La disposizione dei brani nei vari raggruppamenti ha subito modifiche nel tempo e anche di recente, a causa dei ripensamenti volti a
rendere questo documento più chiaro e utile possibile, oltre che degli errori di distrazione.
ARGOMENTI DEI GRUPPI
GIUDICARE: OBIETTIVITÁ E IMPARZIALITÁ; VANITÁ E CONOSCENZA; EGOISMO DEGLI INTERESSI E
CONOSCENZA; PARZIALITÀ VERSO I CRIMINALI; STAMPA E VERITÁ; TEORIE E VERITÁ (PSICHIATRIA, POLITICA E
CONOSCENZA); COMPASSIONE (DOLORE E VERITÁ); L’INCENSAMENTO DI CHI FA FIGLI; OSTRACISMO
(BRUTALITÁ DELLE FOLLE E VERITÁ); POLITICA E GIUSTIZIA (CINISMO DIFFUSO E VERITÁ); CRUDELTÁ DELLA
PSICHIATRIA E DIRITTI E POSSIBILITÁ DEI DIVERSI; CHIESE E GIUSTIZIA (RELIGIONE, GRUPPI, VERITÁ E
MORALE)
INTELLIGENZA E CORAGGIO: FORME DIVERSE DI INTELLIGENZA E ABILITÀ; ANTIDOTI NATURALI
ALL’AFFANNARSI E AL RAZIONALISMO; NICHILISMO DELL’APPARIRE ED ESPRESSIONE VITALE; IL DIVENTARE
ADULTI E IL CORAGGIO; RIBELLIONE METAFISICA
L’IMPORTANZA DI SCRIVERE: COME SI LEGGE E SI STUDIA COMUNEMENTE; SCRIBACCHIARE PER NON SAPER
ATTENDERE O PER NON SAPER VIVERE; POCHI E BUONI LIBRI NELLA SOLITUDINE; BISOGNO DI SCRIVERE DEI
DIVERSI; POTERE DELLA SEMPLICITÁ; ATTRAZIONE DEI LIBRI GIUSTI
CITAZIONI INTRODUTTIVE
Quanto è difficile per lo psicanalista trovare qualcosa di nuovo che qualche artista non avesse già saputo prima di lui. (S. Freud)
Le buone leggi, l’educazione e la cultura conservano nella società giustizia e mansuetudine. Non invece le immaginazioni
minacciose, come suol far la moltitudine e crudeltà dei supplizi, che accresce la viltà e la ferocia. (G. Leopardi)
Deponi la speranza di poter per sommi capi gustare le opere degli uomini di più alto ingegno; devi esaminarle, studiarle per intero
(…) L’opera dell’intelligenza è connessa nei suoi tratti principali. (L. A. Seneca)
Una dittatura è un regime in cui, invece di pensare, gli uomini citano. Essi citano tutti lo stesso libro che fa testo. A nostro vantaggio
possiamo almeno dire di citare autori diversi. (I. Silone)
Ah, buon Dio, la terribile tirannide della maggioranza! Tutti abbiamo la nostra canzone da intonare. E sta a te ora sapere con quale
orecchio ti convenga ascoltare (…) Non è stato il Governo a decidere; non ci sono stati in origine editti, manifesti, censure, no! Ma la
tecnologia, lo sfruttamento delle masse e la pressione delle minoranze hanno raggiunto lo scopo, grazie a Dio! (…) Non è che
ognuno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno vien fatto uguale. Ogni essere umano a immagine e somiglianza
di ogni altro; dopo di che tutti sono felici, perché non ci sono montagne che ci scoraggino con la loro altezza da superare, non
montagne sullo sfondo delle quali si debba misurare la nostra statura! (R. Bradbury)
L’utile è il grande idolo del tempo, e ad esso tutte le forze devono servire e tutti i talenti prestare ossequio. Su questa rozza bilancia, il
merito spirituale dell’arte non ha nessun peso. (F. Schiller)
Noi, che cerchiamo i modi con i quali l’animo possa procedere con equilibrio e essere in pace con se stesso, (…) decidiamo dove
andare e come andarci con l’aiuto di persona esperta che abbia già fatto il percorso sul quale procediamo: qui sono proprio le strade
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più battute e conosciute a trarci maggiormente in inganno. (L. A: Seneca)
Se non si vuole rinunciare a pensare, bisogna accettare la solitudine. Per quanto mi riguarda, non ho altra speranza che quella di
incontrare qua e là, di tanto in tanto, un essere umano, solo come me, che per parte sua si ostini a riflettere, al quale possa offrire e dal
quale possa ricevere un po’ di comprensione. Solitudine, certo, i tempi la impongono, ma aperta al confronto e alla condivisione del
frutto della propria riflessione (…) Il pensiero, per non risultare sterile, ha bisogno di qualcuno che veda la realtà da un altro punto di
vista, (…) di essere messo alla prova dal confronto. (S. Weil)
Se la sorte ti esclude dai ruoli di primo piano, resisti con la tua parola e (…) anche con il tuo silenzio (…) L’opera di un buon
cittadino non è mai vana: lo si vede, lo si ode; per fare del bene basta lo sguardo, il gesto, la silenziosa tenacia, il fermo equilibrio
(…) In nessun caso ci parranno chiuse tutte le strade al punto che non resti spazio per un’attività moralmente buona. (L. A. Seneca)
Lodare di vero cuore le belle azioni è in certo qual modo parteciparvi. (la Rochefoucauld)
Credo che evitare volontariamente di parlare di libri equivalga a bruciarli. (Truffaut)
Chi non sa pensare criticamente è in realtà esposto a tutte le influenze, le suggestioni, gli errori e le menzogne che vengono diffuse e
che lo indottrinano sia dall’inizio. Non si può essere liberi, autodeterminarsi e scoprire la centralità del proprio essere se non si sa
pensare criticamente, diventando in un certo senso anche un po’ cinici (…) Il pensiero critico non è un hobby, ma una facoltà (…) E
per critico non intendo assolutamente ostile, negativo o nichilista. È esattamente il contrario: il pensiero critico è al servizio della
vita, e in particolare serve, a livello individuale come a livello sociale, a rimuovere gli impedimenti che ci paralizzano o che sono di
ostacolo (…) Pensare criticamente è possibile persino a chi vive sotto una dittatura. Chi non vuole mettere a repentaglio la vita non
manifesterà la sua critica, ma potrà sempre pensare in modo critico, e si sentirà un po’ più felice e libero di chi è prigioniero di un
sistema di pensiero, nel quale non crede neppure lui. Si potrebbero scrivere interi libri sul rapporto tra pensiero critico e salute
mentale. (E. Fromm)
Ogni uomo che possiede l’intelligenza del proprio fare e ha raggiunto così l’accesso all’inconscio esercita involontariamente
un’azione sul proprio ambiente. L’ampliamento e l’approfondimento della coscienza genera l’effetto che i primitivi chiamano mana.
Si tratta di un influsso involontario sull’inconscio degli altri, in certo senso di un prestigio inconscio (…) Lo sforzo verso
l’autoconoscenza non è mai vano. (C. G. Jung)
Il libertario (…) da subito attinge (…) alla forza naturale che è in lui, (…) continuando ad esistere e operare in modo naturale e
libero. Il libertario (…) quando crea, vince; quando corregge i suoi pregiudizi e le sue abitudini, vince; quando sa resistere e
sopportare, vince. Dico questo per esortare le persone oneste a non scoraggiarsi quando sembra che il loro lavoro sincero e onesto
non abbia influenza. (P. Goodman)
Contro la massa organizzata può resistere solo chi è organizzato nella sua individualità altrettanto bene di come è organizzata la
massa. (C. G. Jung)
La posizione espressa (...) da una minoranza, proprio perché è inaspettata, (...) suscita attenzione e riflessione e spesso fa cambiare
idea (...) Meccanismi di difesa inconsapevoli (...) a volte permettono di negare l'influenza minoritaria anche a se stessi, ma non
impediscono di riflettere attentamente su quello che la minoranza propone (...) Le fonti minoritarie dissidenti hanno la capacità di
sollevare autonomia (...) e strategie alternative e spesso migliori (...) Le minoranze devono (...) proporre (...) valide alternative (...) e
adottare uno stile di comportamento concorde, coerente nel tempo e deciso (...) poi non fare continue recriminazioni e dimostrare
invece responsabilità e competenza (Catellani-Sensales come curatrici)
Non ci rendiamo sufficientemente conto del fatto che una delle peggiori sofferenze nella vita è la noia (…) Perciò dobbiamo
confrontarci con le contraddizioni della nostra esistenza e dare un senso alla nostra vita (…) Noi desideriamo ardentemente un
contatto con la realtà della vita proprio perché la nostra realtà è fatta solo di prodotti artificiali (…)Non c’è migliore fondamento per
qualunque senso di sicurezza e per un sentimento dell’Io in grado di sostenere da solo l’identità personale, di essere a stretto contatto
con la realtà (…) Ormai siamo in contatto solo con artefatti e routine sociale (…) Non abbiamo più alcun rapporto con i nostri
sentimenti, con quello che proviamo veramente (…) Nell’opinione pubblica è diffusa una grande paura, se non una vera è propria
fobia, per tutto quello che ci pone a confronto con noi stessi (…) Il sentimento che è nelle persone cerca uno sfogo; così piangono
non appena ne hanno l’occasione, senza avere alcun rapporto con qualcosa di reale (…) Accade al cinema, alle partite di calcio o in
altre occasioni analoghe, dove improvvisamente sui loro volti si dipinge un’intensa emozione, una grande eccitazione, o una forte
reazione che sembra gioia o dolore; eppure, a ben vedere, l’espressione del loro viso è vuota. C’è una grande differenza tra una gioia
manifestata in uno stato di relazionalità, e la gioia sentimentale provocata da una particolare situazione che sembra in qualche modo
stimolare un sentimento di gioia; in questo caso, infatti, la persona è totalmente distaccata da tutti e da tutto, e non prova nulla (…)
Quando siamo insieme a qualcuno che amiamo o quando leggiamo qualcosa di molto interessante ed eccitante. In tal caso non
proviamo alcun senso di stanchezza (…) Si può riscontrare una straordinaria e sconvolgente carica di vitalità e di energia, che nulla
hanno a che fare con la chimica (…) Tutto dipende dall’intensità della relazione che abbiamo con la realtà dei nostri sentimenti e con
gli altri (…) Possiamo percepire noi stessi come entità autonome (…) Il pubblico televisivo non deve far altro che starsene seduto e
premere un pulsante. Se osserviamo la pubblicità di qualsiasi prodotto, ecco ripresentarsi la lusinga dell’assoluta pigrizia (…)Dolore
e tragedia sono più facili da sopportare della noia, in cui si manifesta soltanto la mancanza di relazionalità con il mondo e con
l’amore (…) Un individuo può prendere completa coscienza della sua identità solo quando prende coscienza della situazione sociale
complessiva in cui vive, con tutte le influenze e i fattori che agiscono su di lui. Sono convinto che la psicoanalisi sia per sua natura un
metodo per pensare criticamente. Ma questa è una cosa molto difficile, perché è in conflitto con la nostra tendenza al guadagno (…)
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Invece dei manuali, chi è veramente interessato agli esseri umani e al loro inconscio dovrebbe leggere Balzac o Dostoevskij o Kafka.
Da loro è possibile apprendere qualcosa sugli individui, molto più che non leggendo la letteratura psicoanalitica (inclusi i miei libri,
perché non sono certo migliori). Nella letteratura si trova una quantità infinita di insight profondi, e proprio a questi dovrebbe mirare
la psicoanalisi riguardo al singolo (…) Quasi tutti confondono le parole con la realtà. (E. Fromm)
Il più delle volte c’è ristrettezza di coscienza e pavida rigidità di atteggiamento. Proprio a persone come queste dovrebbe essere
procurato un bagaglio di conoscenze psicologiche il più esteso possibile. Una reale intelligenza di psicologia salva vite. (C. G. Jung)
Ho cercato nell’immaginazione un mezzo per raggiungere una conoscenza extraindividuale (…) Siamo bombardati da tale quantità di
immagini prefabbricate da non saper più distinguere l’esperienza diretta da ciò che abbiamo visto per pochi secondi alla televisione.
La memoria è come un deposito di spazzatura (…) Stiamo correndo il pericolo di perdere una facoltà umana fondamentale: (…) il
potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi (…) su una pagina bianca. Penso a una possibile pedagogia dell’immaginazione che
abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d’altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare
(…) Si tratta di una pedagogia che si può esercitare solo su se stessi con metodi inventati volta per volta e risultati imprevedibili. (I.
Calvino)
Oggi le scienze sociali, a parte alcune lodevoli eccezioni, sono impressionate dal successo e dal prestigio delle scienze naturali, e
dunque cercano di applicare i metodi delle scienze naturali anche allo studio dell’uomo. Non solo non si chiedono se un metodo
valido per studiare le cose possa essere applicato anche all’uomo, ma neppure si pongono il problema se tale concetto di metodo
scientifico non sia ingenuo (…)Strettamente connesso con il problema del fraintendimento della metodologia scientifica è il
relativismo di cui sono impregnate le scienze sociali (…) per il quale i valori sono considerati una questione di gusto, senza alcuna
validità oggettiva. Poiché è difficile provare la validità oggettiva dei valori, le scienze sociali hanno optato per la via più facile:
eliminare il problema (…) L’uomo viene visto come un foglio bianco sul quale ogni cultura scrive il proprio testo (…)Per i relativisti,
ogni norma – che si tratti di omicidio o di amore – è valida se è stata approvata dalla società. L’umanesimo invece afferma che
determinate norme ineriscono alla situazione esistenziale dell’uomo e che la loro violazione provoca effetti che ostacolano la vita
(…)Dal momento che il successo dipende in larga misura da come l’individuo vende la propria personalità, egli sperimenterà se
stesso quale una merce, o, meglio, insieme quale venditore e merce offerta in vendita (…) La finalità del carattere mercantile è il
completo adattamento, in modo da apparire desiderabile in tutte le situazioni del mercato delle personalità (…) I sentimenti, buoni o
cattivi che siano (…) interferirebbero con lo scopo principale (…)“È evidente a chiunque” scrive [Albert Schweitzer] “che siamo in
pieno processo di autodistruzione della cultura (…) Dal momento che la società con la sua complessa organizzazione esercita un
potere senza precedenti sull’Uomo, la dipendenza dell’Uomo da essa è giunta a tal punto che egli ha quasi cessato dall’avere
un’esistenza intellettuale [geistig] autonoma… Siamo così entrati in un nuovo Medio Evo. Con un atto di volontà collettivo, la libertà
di pensiero è stata messa fuori gioco, poiché molti rinunciano a pensare come liberi individui, per lasciarsi guidare dal collettivo al
quale appartengono… In una con il sacrificio dell’indipendenza di pensiero, abbiamo perduto – e come potrebbe essere altrimenti? –
la fede nella verità” (…)È un gravissimo problema se, con la ricchezza culturale in cui viviamo, e con il patrimonio di libri e di
conoscenze scientifiche e non, una persona vive come se tutto questo non esistesse, e come se il mondo fosse completamente vuoto,
come se non ci fosse nulla di importante e, a parte qualche piccolo, misero evento personale, non ci fosse nulla di veramente
interessante (…)
In un’epoca in cui la ricchezza culturale è accessibile a chiunque: musica, libri, arte, qualsiasi cosa (…) chi ha interesse solo per se
stesso e i propri problemi non può vivere in modo aperto, con gioia e indipendenza. Occorre tenere entrambi i piedi sul terreno della
realtà (…) Si può stare in piedi così, ma soltanto su un terreno ampio e fertile (…) Il punto è quello di mantenere un rapporto di
partecipazione verso ciò che ci circonda (…) Tutta l’infelicità che oggi molti provano è causata non dal fatto di essere chissà come
malati, quanto di essere separati da ciò che rende la vita bella, interessante, stimolante (…)Concentrarsi sui problemi personali
include anche un interesse sempre più ampio e intenso per la vita (…) Non penso tanto a una formazione puramente intellettuale,
quanto a un arricchimento. In concreto si deve chiedere: che cosa leggi? Io consiglio sempre di partire dalle letture (…) Nulla che sia
veramente valido si può fare o apprendere senza sforzo, sono sempre necessari un certo sacrificio e una certa disciplina (…) Ho
l’impressione che la gente non legga quasi più nulla che sia legato alla tradizione, perché è convinta di dover arrivare a tutto
individualmente. Questa è una convinzione sciocca che denota ignoranza, come se si potesse riunire in sé la genialità delle figure più
significative della storia e scoprire tutto da soli. Ciò dimostra soltanto superficialità (…)Chi prima o poi non arriva a una propria
concezione della vita, a un orientamento, a valori e a convincimenti non mutuati da altri, ma scaturiti dall’esperienza individuale,
anche se acquisiti con l’aiuto di una lettura attiva, produttiva, critica delle opere delle grandi guide dello spirito umano, penso non
arriverà mai ad acquistare sicurezza, a percepire la centralità del proprio Io (…) Ritengo sempre barbaro e sciocco rinunciare a far
tesoro delle conquiste dell’umanità. (E. Fromm)
Il più folle di tutti gli errori è quello di alcuni giovani intelligenti che credono di perdere la loro originalità quando riconoscono certe
verità che furono già da altri riconosciute. (W. Goethe)
L’obiezione di coscienza (…) è la capacità di dire di no al potere, (…) rifiutare di apportare il proprio contributo anche coattivo,
anche estorto con la legge e a volte con la violenza un po’ oltre la legge, che ci farebbe essere dei pezzetti di un ingranaggio, (…) ma
anche la capacità di obiezione anti-consumistica, di obiezione al conformismo televisivo. (A. Langer)
Mio fratello è figlio unico perché non ha mai criticato un film senza prima vederlo e (…) .perchè è convinto che nell’amaro
benedettino non sta il segreto della felicità, (…) che anche chi non legge Freud può vivere cent’anni, (…) che esistono ancora
sfruttati, malpagati e frustrati. (R. Gaetano)
Gli spazi di confronto si sono ridotti, quasi del tutto chiusi, e ridotta enormemente è la stessa agibilità politica delle istituzioni (…) Al
manganello si è sostituito lo spettacolo (…) che scoperta! Ma il “politico” è sempre, per definizione, stare in “pubblico”! (immanente
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a ogni momento della vita e del quotidiano). La nuova persuasione concede spazio a forme di dissenso: purché esse non parlino il
linguaggio dei valori e dell’alternativa. (…) Grave è il rischio che di questo strumento della nonviolenza si spunti l’incisività e la
forza, nello scontro terribile con la violenza contemporanea. (…) Diciamo allora subito che quel che si contrappone alla violenza non
è la nonviolenza. (…) La forza che si oppone all’istituzionalizzazione della violenza è altro: è il diritto. (…) Allo stesso scopo non
arriva neanche la nonviolenza senza oggetto quale stile e pratica autosufficiente (…) La nonviolenza al positivo è il rigoroso richiamo
al valore e alla prassi continua del diritto e dell’etica (…) Circola un’insensibilità al valore delle parole che è segno palese di una crisi
culturale e politica di proporzioni troppo vaste per essere tollerate (…) I valori vengono intesi come degli “assoluti” (…) non laici,
fuori del tempo politico, irrealizzabili per definizione, (…) mentre invece discendono da una puntuale analisi del dramma storico (…)
nell’odierna lamentata incapacità dei partiti ad esprimere valori. (A. Bandinelli)
La paura è un cattivo consigliere, soprattutto dove non c’è coscienza: nell’avversità, come nella felicità, non v’è misura che nella
morale. Dove la morale non guida, la felicità s’annienta nella demenza, l’avversità nello scoramento. (B. Constant)
Meditate che questo è stato: vi comando queste parole, scolpitele nel vostro cuore, stando in casa, andando per via, coricandovi,
alzandovi, ripetetele ai vostri figli. (P. Levi)
La storia non è che una ripetizione degli stessi fatti applicati a uomini ed a tempi diversi. (Chateaubriand)
Se vogliamo cambiare il futuro ci sono solo due maniere; conoscere la storia e conoscere la psicologia, ma la storia è quello che è
veramente successo, non quello che ci farebbe tanto piacere che fosse accaduto così da dimostrare il nostro teorema. (De Mari)
Il crimine, sia vecchio di molte generazioni, o si sia prodotto ai nostri giorni, esso rimane il sintomo di una disposizione sempre e
dovunque presente e sarà quindi bene avere una immaginazione del male, perché solo gli sciocchi possono trascurare a lungo le
premesse della propria natura. Anzi, questa trascuranza li rende più atti a diventare uno strumento del male (…) L’essere inoffensivi e
ingenui, anzi, ci porta a proiettare negli altri il male non riconosciuto (…) Inoltre la perdita dell’introspezione ci toglie la facoltà di
“trattare col male”. (C. G. Jung)
Il nostro tempo (…) pone esigenze altissime (…) ai capi e alle persone influenti, (….) ma non trattandosi di un intendere puramente
intellettuale, bensì della conclusione morale che ne deriva, non ci sono molti motivi di ottimismo (…) Formulare come esigenza
morale il compito che il tempo e il mondo ci impongono non ha senso. Si può semmai chiarire la situazione psicologica mondiale al
punto che la vedano anche i miopi, e pronunciare parole e concetti che siano intesi anche dai duri d’orecchio. Dobbiamo (…) non
stancarci mai di ripetere i pensieri e le convinzioni necessarie. (C. G. Jung)
Vorrei, con questo mio scritto, non risparmiare ad altri la fatica di pensare, ma stimolare qualcuno a pensare da sé. (.L. Wittgenstein)
Quando un argomento è molto controverso (…) non si può sperare di dire la verità. Si può solo mostrare come si è giunti ad avere
una qualunque opinione. (V. Woolf)
Libertà vai sognando e servo a un tempo vuoi di nuovo il pensiero (....) Nobile natura è quella che a sollevar s’ardisce gli occhi
mortali e che con franca lingua confessa il mal che ci fu dato in sorte, (…) porgendo valida e pronta (…) aita negli eterni perigli. (G.
Leopardi)
Se non troviamo niente di piacevole, almeno troveremo qualcosa di buono. (Voltaire)
Nei secoli passati gli uomini non erano ancora così lasciati a se stessi e privi di indicazioni su come indirizzare la loro vita; avevano
un più accentuato senso dei valori, delle finalità e degli obiettivi, perciò era la loro cultura a fornire anche rimedi, idee e direttive.
Oggi non esiste più nulla di simile; per questo si ha l’impressione di non sapersela più cavare da soli (…) Gli esseri umani sono
impotenti e smarriti – e questo accade in larga misura perché la nostra civiltà non informa correttamente sulla vita. (E. Fromm)
Cominciato a leggere, andai avanti dimenticando il tempo e l’appetito. Ero turbato e commosso (…) Come doveva essere stato buono
e coraggioso lo scrittore che aveva saputo ritrarre con tanta sincerità la sofferenza. Quella triste lentezza del raccontare mi rivelava
una compassione superiore all’ordinaria pietà dell’uomo che si commuove alle disgrazie del prossimo e ne distoglie lo sguardo per
non soffrire (…) Mi parve incomprensibile, anzi assurdo, di essere arrivato a conoscenza di una storia come quella soltanto per caso.
Perché non veniva letta e commentata nelle scuole? (I. Silone)
La condizione della scuola italiana è oggi profondamente in crisi. I riformisti ritengono che essa sia in tale stato perchè fornisce un
sapere non solo inadeguato alla società attuale, ma anche statico (...) I descolarizzatori affermano che la crisi della scuola è
rappresentata dal fatto che essa ha del tutto esaurito la funzione storica assegnatale dalla società tradizionale. Oggi è la stessa società
che, attraverso una miriade di agenzie educative, è diventata una comunità educante. (P. Boccia, Concorso DSGA. Manuale completo
per tutte le prove 2018)
GIUDICARE
OBIETTIVITÁ E IMPARZIALITÁ
Psicologia generale: i fondamenti (G. B. Vicario)
Niente è più difficile che dimostrare la falsità delle cose ritenute ovvie (...)
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Nell'iter delle indagini giudiziarie (...) gli indizi si sostengono l'un l'altro (...) finché si raggiunge la "verità processuale" che, come
tutti sanno, non è la verità dell'accaduto (...) ma semplicemente qualcosa di coerente, sensato, sostenibile. Altrettanto potrebbe dirsi
della verità storica. E questa analogia dovrebbe far riflettere e indurre alla moderazione ogniqualvolta si è tentati di proclamare ai
quattro venti una nuova verità "scientifica" o di credere in quello che è scritto sui libri.
Sinossi di psichiatria (Kaplan-Sadock)
È possibile ricordare con sicurezza eventi mai accaduti, solo sognati o immaginati, anche perché regioni cerebrali simili sono
importanti sia per l'immaginazione visiva sia per l'immagazzinamento a lungo termine di ricordi visivi. Un altro fattore che può
contribuire alla distorsione dei ricordi è che la memoria funziona meglio nel ricordare l'essenza di un evento e non i particolari da cui
l'essenza è derivata (...) La natura ricostruttiva del ricordo fa sì che l'interpretazione di un testimone oculare non sia completa. Interi
episodi non sono disponibili nella neocorteccia ma devono essere ricongiunti in base alle componenti frammentarie e nel contesto di
potenziali influenze fuorvianti presenti nel momento del recupero del ricordo (...) È possibile creare illusioni in adulti e soprattutto in
bambini.
Silas Marner (G. Eliot)
Per lei era necessario avere un’opinione su qualsiasi argomento (…) che si presentasse alla sua attenzione; le era necessario quanto
avere un posto ben preciso per ogni suo oggetto: e le sue opinioni erano sempre principi in base ai quali agiva senza mai esitare.
Erano saldi, non perché avessero un fondamento, ma perché ** vi si aggrappava con una tenacia inseparabile dal suo lavoro mentale.
Su tutti i doveri e le convenienze imposti dalla vita (…) si era creata un piccolo codice immutabile e aveva basato tutte le sue
abitudini in stretta conformità con quel codice.
F. Nietzsche
Le convinzioni più delle bugie sono nemiche pericolose della verità.
Psicologia della comunicazione (P. Di Giovanni)
Chaiken (...) distingue tra elaborazione sistematica, in cui per arrivare alle conclusioni si sottopongono i discorsi persuasivi ad attenta
analisi, ed elaborazione euristica, in cui si arriva alle conclusioni attraverso scorciatoie, (...) euristiche, (...) senza esaminare le
argomentazioni (...) Nella nostra mente sono presenti molte euristiche, (...) ad esempio l'euristica dell'esperto (...) ("lo dice un esperto,
sarà vero"), (...) l'euristica della lunghezza, (...) l'euristica del prezzo e (...) l'euristica della parvenza scientifica (...) Le informazioni
di sfondo stimolano regole euristiche (ad esempio la fonte autorevole stimola l'euristica dell'esperto) (...) Esse espongono al rischio di
errori (...) Anche per semplificare problemi decisionali adoperiamo euristiche, (...) per esempio per valutare la probabilità (...) sono
state individuate anche le seguenti: euristica della disponibilità, (...) per cui, (...) senza considerare la selettività della memoria, (...)
giudichiamo più frequenti gli eventi di cui ci vengono in mente facilmente gli esempi (...) e sovrastimiamo la probabilità che due
eventi siano associati (...) se quando pensiamo a uno di essi ci viene in mente l'altro; (...) l'euristica della rappresentatività, (...) per cui
stimiamo maggiore la probabilità che un individuo appartenga a una categoria (...) e che due eventi siano collegati (...) in base all'idea
che abbiamo di (...) quella categoria (...) o di quegli eventi (...) anche contro l'evidenza statistica; euristica dell'ancoraggio, (...) per cui
per stimare una probabilità spesso assumiamo come riferimento l'ultimo evento simile recuperato dalla memoria (...) o qualche fonte
(...) anche quando si tratta di riferimenti arbitrari (...) l'euristica della disponibilità (...) e quella della rappresentatività sono alcuni dei
meccanismi che sembrano concorrere (...) alle correlazioni illusorie, una tendenza molto comune (...) E una volta che ci siamo
formati una convinzione, tendiamo a conservarla anche a dispetto di prove contrarie, fenomeno (...) chiamato bias dell'autoconvalida
(...)
Si possono contare varie decine di biases, (...) tendenze della nostra mente che possono risultare fuorvianti, (...) sono massicciamente
diffusi e (...) influiscono anche sui giudizi professionali. Medici, psicologi, insegnanti, giudici, arbitri, selezionatori del personale e
professionisti di ogni altro genere sono soggetti a biases (...) Le ragioni sono probabilmente più di una, (...) come razionalità limitata,
(...) bisogno di coerenza e (...) parzialità. Spesso ci accomodiamo le cose in conformità con i nostri interessi e le nostre esigenze.
B. Russell
In ogni cosa è salutare di tanto in tanto mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si ha dato per scontato.
Metodologia e tecniche della ricerca sociologica (P. Corbetta)
Elemento importante introdotto nel pensiero scientifico, (…) la categoria di falsicabilità (…) stabilisce che il confronto tra teoria e
ritrovato empirico non può avvenire (…) mediante la prova che la teoria è confermata dai dati, ma si realizza solo (…) mediante la
constatazione che i dati non contraddicono l’ipotesi (…) Da questa impostazione deriva un senso di provvisorietà di ogni ipotesi
teorica (…) Crolla – come scrive Popper – l’idolo della certezza.
A. Einstein
È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.
Il mulino della Floss (G. Eliot)
Nei caratteri fortemente improntati dalle qualità positive e negative che formano la severità – forza di volere, consapevole dirittura di
propositi, limitatezza di immaginazione e d’intelletto, grande dominio su se stessi, e disposizione a esercitare una supremazia sopra
gli altri – i pregiudizi costituiscono il naturale nutrimento delle tendenze, che non trovano di che sostenersi in quel sapere complesso,
frammentario, dubitoso che chiamiamo la verità. Che un pregiudizio sia trasmesso per eredità, o respirato nell’aria, o adottato per
tradizione, o raccolto con gli occhi, comunque possa esser venuto, quegli spiriti gli daranno ospitalità: esso è qualcosa che si può
affermare con energia e coraggio, qualcosa che può supplire all’assenza di opinioni spontanee, qualcosa da imporre agli altri con
l’autorità di un diritto consapevole: in ogni caso, un sostegno e un appoggio. Ogni pregiudizio che risponda a simili condizioni ha
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una sua spontanea evidenza.
La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust)
L’errore è più cocciuto della fede, e non sottopone mai ad esame le proprie convinzioni (…)
Ogni nuovo dubbio (…) entra in concorrenza con tanti desideri di credere, con tante ragioni d’obliare, (…) e finiamo col non
occuparcene più (…)
L’uomo non può vivere senza entusiasmo (…) Sentimenti e pensieri acquistano durevolezza solo vicendevolmente, nel loro
complesso, devono in qualche modo avere la stessa direzione e trascinarsi l’un l’altro.
E con tutti i mezzi, droghe, suggestioni o fede, comunemente e spesso anche con l’influsso semplificante della stupidità, l’uomo si
sforza di creare uno stato simile a quello (…) Egli crede nelle idee, non perché a volte sono vere, ma perché ha bisogno di credere.
Perché deve turare con un’illusione il buco sui muri della sua vita, attraverso il quale i suoi sentimenti si disperderebbero se no ai
quattro venti (…) Giusto sarebbe, invece di abbandonarsi ad apparenze, cercare le premesse del vero entusiasmo (…) e con un
atteggiamento non rigido e tuttavia severo indagare la possibilità di sentimento e di vita.
J. Morrison
La perenne tentazione della vita è quella di confondere i sogni con la realtà
L. Bickel
L’intelligenza è la nostra facoltà di non spingere al limite quanto pensiamo per poter credere ancora alla realtà.
Le mie prigioni (S. Pellico)
Gli spiriti volgari sfuggono i ragionamenti seri: se una nobile verità traluce loro, sono capaci di applaudirla un istante, ma tosto dopo
ritorcono da essa lo sguardo (…) Tutti gli increduli sono così! Sentendo la debolezza delle loro opinioni, se qualcuno si accinge a
confutarle, non ascoltano, ridono, ostentano una superiorità d’ingegno, la quale non ha più bisogno d’esaminare nulla. Sciagurati! E
quando non vi fu filosofia senza esame e serietà?
Massime e riflessioni (Goethe)
Chi ha paura dell’idea finisce per non aver neanche più la nozione.
Psicologia analitica e concezione del mondo in La dinamica dell’inconscio (C. G. Jung)
La critica e lo scetticismo non sono sempre espressione d’intelligenza, ma ben spesso del contrario, specie quando ci si finge scettici
per mascherare la mancanza d’una visione del mondo. Non di rado ciò che manca, più che l’intelligenza, è il coraggio morale (…)
Perciò è sempre un nefasto errore non avere una visione del mondo. Avere una visione del mondo significa creare un’immagine del
mondo e di sé, sapere che cosa è il mondo e che cosa siamo noi. Preso alla lettera, ciò sarebbe troppo (…) Ma, inteso cum grano
salis, ciò vuol dire: avere la migliore conoscenza possibile. La migliore conoscenza possibile esige il sapere, e ha orrore delle ipotesi
infondate, delle affermazioni arbitrarie, delle opinioni autoritarie (…) L’illusione (…) ci fa irreali, pazzi e inetti (…) Ogni visione del
mondo è ipotesi, e non articolo di fede (…) Quando l’immagine muta, non è sempre facile capire se è mutato il mondo, o noi, o tutti e
due. (…) Ogni nuova scoperta, ogni nuovo pensiero può imporre al mondo un nuovo volto. Bisogna tenerne conto, se non ci
vogliamo trovare a vivere improvvisamente in un mondo antiquato, residui noi stessi di stadi di coscienza più bassi e superati.
L’incertezza in Genesi dell’Uomo senza qualità nell’edizione Einaudi del 1965 del libro di Musil
Il fondo della vita umana gli sembrava essere una paura immane di qualche cosa, forse appunto dell’indefinito (…) fra le gelide
profondità del cuore e del cielo(…) Centinaia di ordini umani (…) ciascuno con un’oscura fede di essere l’ultimo, quello in ascesa
(…) assurde montagne d’oro che uccidono lo spirito (…)ansiose impazienti mode; (…) un arrampicarsi fuori dal nulla; (…) la paura
nervosa di essere nulla; (…) un chiasso incoraggiante (…) come (…) il delitto o la guerra in cui ci si scarica una profonda sfiducia
nelle cose costituite e create.
La mia Africa (K. Blixen)
“Tutti i bambini hanno paura a volte sulla pianura”. “Di cosa avevi paura?” *** rimase un po’ in silenzio, lo sguardo concentrato e
profondo come se scrutasse dentro se stesso. Poi mi guardò con una piccola smorfia: “Di Outis”, disse. “I bambini hanno paura di
Nessuno sulla pianura”.
Lezioni americane (I. Calvino)
Bouvard e Pecuchet: traversata del sapere universale; ogni libro apre un mondo, ma sono mondi che si escludono a vicenda. Flaubert
è per la scienza nella precisa misura in cui essa è scettica, prudente, umana: ha orrore dei dogmatici, dei metafisici, dei filosofi.
Archetipi e inconscio collettivo (C.G. Jung)
Il significato delle terribili regressioni del nostro tempo (…) Il ritmo di evoluzione della coscienza attraverso la scienza e la
tecnologia è stato troppo affrettato e ha lasciato l’inconscio, ormai incapace di tenere il passo, troppo indietro, costringendolo a una
posizione difensiva che si esprime in una volontà universale di distruzione. Gli “ismi” politici e sociali del nostro tempo predicano
tutti gli ideali possibili ma sotto queste maschere, il fine che si propongono è di abbassare il livello di civiltà, limitando o inibendo le
possibilità di sviluppo individuale (…) L’intuito è la parte dell’uomo più razionale. Bisogna combattere i veri demoni, ovvero quelli
del razionalismo (…) Il razionalismo non è affatto garanzia di un’elevata coscienza, ma solo di una coscienza unilaterale e limitata.
Frammenti (Eraclito)
Cattivi testimoni sono per gli uomini gli occhi e gli orecchi, se hanno anime da barbari.
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Zibaldone (G. Leopardi)
La più gran nemica della barbarie non è la ragione ma la natura (seguita però a dovere) (…) la Natura vuol essere illuminata dalla
ragione non incendiata (…) La civiltà (…) consiste in un temperamento della natura colla ragione, dove (…) la natura abbia la
maggior parte.
Intrecci. Sociologia e antropologia per terzo e quarto anno del liceo delle scienze umane
Horkheimer e Adorno (...) nel 1943 scrivono Dialettica dell'illuminismo, uno dei testi che influenzeranno più profondamente la
cultura del XX secolo. La tesi principale è già contenuta nella prima frase del libro: "La terra pienamemnte illuminata splende
all'insegna di trionfale sventura". Gli autori sostengono, in altre parole, che la razionalità (...) è diventata una forza disumana, che si
mostra nello spietato sfruttamento capitalistico e nella criminale efficienza burocratica dell'olocausto, (...) moderna ed efficiente
barbarie
Massime e pensieri (N. de Chamfort)
Il filosofo che vuole spegnere le proprie passioni assomiglia al chimico intenzionato a spegnere il fuoco necessario ai suoi
esperimenti.
Massime e riflessioni (La Rochefoucauld)
Sembra che la natura abbia nascosto nel fondo della nostra mente talenti e abilità sconosciute a noi stessi. Solo le passioni possono
trarli fuori, e darci talvolta delle vedute più sicure e più compiute di quanto potrebbe l’arte.
La vita: istruzioni per l’uso (G. Perec)
Nell’arte del puzzle l’oggetto – sia esso un atto percettivo, un apprendimento, un sistema fisiologico o un pezzo di legno – non è una
somma di elementi da isolare e analizzare dapprima, ma una struttura dove l’elemento non è più immediato né più antico, né
determina l’insieme, ma è l’insieme a determinare gli elementi: la conoscenza del tutto e delle sue leggi, non è deducibile dalla
conoscenza delle singole parti che lo compongono: si può guardare un pezzo tre giorni di seguito credendo di saperne tutto senza
aver fatto il minimo passo avanti: conta solo la possibilità di allegare quel pezzo ad altri pezzi. Il pezzo isolato è domanda
impossibile, sfida opaca. Se dopo molti errori e tentativi o in un mezzo secondo prodigiosamente ispirato appena riesci a connetterlo,
ecco che l’estrema difficoltà non solo non ha più motivo di esistere ma sembra non averne mai avuto. I due pezzi miracolosamente
riuniti sono diventati ormai uno, a sua volta fonte di errori, smarrimenti e attesa (…)
Un taglio di pezzi aleatorio produrrà una difficoltà aleatoria oscillante tra una facilità estrema per i bordi, i particolari (…) e una
difficoltà fastidiosa per le zone d’ombra, il cielo, ecc. e la soluzione consiste nel tentare tutte le combinazioni possibili. Nei pezzi di
legni, dove i pezzi sono tagliati a mano, l’arte inizia quando il fabbricante si pone i problemi che il giocatore dovrà risolvere e
sostituisce al caso l’astuzia, la trappola, l’illusione e ogni gesto, ogni brancolare nel buio, intuire e operare sono già stati calcolati
dall’altro. Non si tratta mai di un gioco solitario (…)
A volte risolveva d’istinto come quando attaccava dal centro a volte per deduzione da puzzle precedenti ma quasi sempre ci lavorava
giorni con l’impressione tenace del perfetto imbecille. Ritrovava in quel senso di impasse, di vicolo cieco, l’essenza stessa della sua
passione: una specie di torpore, di rimuginio, di abbrutimento smorto alla ricerca di qualcosa di informe di cui solo biascicava i
contorni (…) brontolii confusi, rumori di fondo di una fantasticheria maniacale, sterile, infelice. Talvolta al tendere di quelle ore di
inerzia malinconica, lo prendevano accessi improvvisi di rabbia terribile. Più spesso al termine di quelle ore, dopo aver attraversato
tutti gli stadi dell’ansia e dell’esasperazione controllate, raggiungeva una specie di trance, un inebetimento tutto asiatico forse
analogo a quello che cerca l’arciere: un oblio profondo del corpo e del bersaglio, una mente vuota, aperta, disponibile, un’attenzione
intatta ma libera di librarsi al di sopra delle vicissitudini dell’esistenza delle contingenze del puzzle e dei tranelli dell’artigiano. In
quei momenti vedeva senza guardarli i sottili intagli del legno incastrarsi e poteva, prendendo due pezzi cui non aveva mai fatto caso
o che forse aveva giurato per ore non potessero mai riunirsi, comporli in un amen. Quella sensazione di grazia durava a volte minuti e
allora gli pareva di essere un veggente: percepiva tutto, copriva tutto, avrebbe potuto vedere crescere l’erba: giustapponeva i pezzi a
gran velocità senza sbagliarsi mai, ritrovando i particolari che gli avrebbero in ogni momento indicato la soluzione se solo avesse
avuto occhi per vedere: gli uccelli ridiventavano onde, i tronchi rami.
Il mondo di Sofia (J. Gaarder)
Niels Bohr (…) che era noto per la sua capacità di vedere le cose da più punti di vista, un giorno disse: “Ci sono due tipi di verità. Ci
sono quelle superficiali, il cui contrario è evidentemente falso, ma ci sono anche le verità profonde il cui contrario è altrettanto
giusto”.
Neisser
Ciascuno di noi viene creato dagli atti cognitivi in cui si trova impegnato.
Interviste e colloqui nelle organizzazioni (A. Castiello D'Antonio)
Siamo sempre a rischio di condizionamento da parte di distorsioni percettive (il cosiddetto inconscio cognitivo), (...) meccanismi di
difesa primitivi e (...) misure e contromisure di sicurezza.
Bruner
Il modo in cui uno parla finisce per diventare il modo in cui rappresenta e costruisce ciò di cui parla.
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VANITÁ E CONOSCENZA
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Massime e riflessioni (La Rochefoucauld)
L’amor proprio è più abile del più abile degli uomini (…) L’amor proprio è l’amore di sé. Per esso gli uomini adorano se stessi e si
farebbero tiranni sugli altri se la fortuna ne desse loro i mezzi (…) Nulla è più impetuoso dei suoi desideri, nulla più nascosto dei suoi
propositi, nulla più abile dei suoi piani. La sua elasticità non si può immaginare, le sue trasformazioni sorpassano quelle delle
metamorfosi, le sue raffinatezze quelle della chimica. Non si può sondare la profondità dei suoi abissi (…) In quelle profondità egli
concepisce, nutre e alleva senza saperlo un numero infinito di affetti e di odi, talvolta così mostruosi, che quando vedono la luce, li
disconosce e non può risolversi a confessarli. Dal buio che lo copre nascono le ridicole persuasioni che l’amor proprio ha di sé, di là
vengono gli errori, l’ignoranza, le grossolane ingenuità sul proprio conto, laggiù egli crede che siano morti sentimenti che sono solo
addormentati, crede di non aver più voglia di correre quando solo si riposa, pensa di aver perduto tutti i desideri che ha soddisfatto.
Ma quell’oscurità spessa che lo nasconde a se stesso non gli impedisce di vedere perfettamente ciò che è al di fuori (…) Negli affari
più importanti quando la violenza dei suoi desideri sveglia tutta la sua attenzione, esso vede, sente, ode, immagina, sospetta, penetra,
indovina tutto; in modo che si è tentati di credere che ognuna delle sue passioni abbia una specie di propria magia (…) In previsione
delle sventure che lo minacciano (…) compie qualche volta in poco tempo e senza sforzo quel che non ha potuto fare in molti anni e
con tutte le sue forze; e da ciò si potrebbe concludere verosimilmente che egli stesso accende i suoi desideri, più che la bellezza e il
merito di quanto ne forma l’affetto; che il suo proprio gusto è valore che li innalza e ornamento che li abbellisce (…) Egli è tutti i
contrari: imperioso e obbediente, sincero e dissimulatore, misericordioso e crudele, timido e audace (…) È bizzarro e mette spesso
ogni impegno nelle cose più frivole; trova piacere nelle più insipide, mantiene tutta la propria fierezza nelle più spregevoli. Si trova
in tutti gli stati della vita, in tutte le condizioni (…) Non si cura che di esistere e pur di esistere accetta di essere il nemico di se stesso
(…) Non bisogna dunque stupirsi che talvolta si unisca alla più rude austerità e ad essa si accompagni per distruggersi, perché,
quando si rovina in un luogo, risorge in un altro (…) Ecco il ritratto dell’amor proprio, di cui tutte la nostra vita non è che la lunga e
grande agitazione.
La fiera delle vanità (W. M. Thackeray)
Chi può dire quanta vanità (…) e quanto egoismo ci siano nel nostro amore? Il vecchio ** non stette molto a meditare sulla natura dei
suoi sentimenti (…) Egli credeva fermamente che tutto quello che faceva era giusto e che doveva in ogni cosa fare a modo suo (…) e
il suo odio si inalberava contro qualsiasi cosa paresse opposizione. Egli era orgoglioso del suo odio come di ogni altra sua cosa. Aver
sempre ragione, camminare sempre dritto, non avere mai dubbi, non sono queste le grandi qualità con cui la stupidità tiene le redini
del mondo?
Il lupo dei mari (J. London)
Possedeva l’equilibrio perfetto, la suprema fiducia in sé che nulla poteva scuotere (…) Sembrava avere una coscienza perfettamente
tranquilla perché non ne possedeva alcuna (…) I suoi ragionamenti acquistavano forza dalla loro stessa semplicità
Zibaldone (G. Leopardi)
Tale è la misera condizione dell’uomo in società (…) ch’egli è sovente (…) pigliato per tutt’altro, anche dagli altri pochissimi
virtuosi (…) Giudichiamo del carattere degli uomini dal modo nel quale si sono portati verso noi (…) E il più scellerato del mondo,
se non ci avrà nociuto (…) basterà questo perch’egli nell’animo nostro abbia un posto non cattivo, ed anche di uomo onesto. E
quando anche l’intelletto ripugni, il cuore e la fantasia ne terranno sempre questo concetto.
U. Ojetti
Dubitare di se stessi è il primo segno dell’intelligenza.
Avere o essere (E. Fromm)
Le nostre motivazioni, idee e credenze conscie sono un miscuglio di false informazioni, preconcetti, passioni irrazionali,
razionalizzazioni, pregiudizi, sul quale galleggiano brandelli di verità dando la sicurezza, per quanto illusoria, che l’intera misura sia
reale e vera. L’attività pensante tenta di organizzare questa cloaca di illusioni secondo le leggi della logica e della plausibilità.
I. Kant
L’errore non è mai ritenuto più utile della verità, ma spesso l’incertezza sì.
J. Joubert
Quelli che non ritrattano mai, amano se stessi più della verità.
Massime e riflessioni (La Rochefoucauld)
Non vi sono persone che abbiano più spesso torto di quelli che non possono tollerare di aver torto.
Massime e riflessioni (W. Goethe)
Se certuni non si credessero in dovere di sostenere il proprio errore perché l’hanno enunciato una prima volta, sarebbero diventati
ben differenti da quel che sono!
1984 (G. Orwell)
Mutare pare costituisca una confessione di debolezza (…) Se si vuol comandare e persistere nell’azione di comando, bisogna
manovrare e dirigere il senso della realtà.
Sua Santità (G. Nuzzi)
L’impotenza è il sentimento più diffuso (…) Non possiamo fare niente perché certe realtà fanno parte del Vaticano e tutti temono
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forse che cambiare sarebbe un’implicita ammissione di errore (…) Persiste una volontà omissiva sui fatti.
Il castello (F. Kafka)
Errori non se ne commettono (…) e, anche se ciò per eccezione accade, chi può dire alla fin fine che sia davvero un errore? (…) Chi
può dire se il secondo ufficio giudicherà allo stesso modo, e anche il terzo, e i successivi?
Il contesto (L. Sciascia)
L’errore giudiziario non esiste (…) Perseguire il colpevole è impossibile tecnicamente (…) Centinaia di milioni di uomini ormai si
somigliano e non dico fisicamente. Non ci sono più individui (…) Il disonore e il delitto debbono essere restituiti ai corpi della
moltitudine, come nelle guerre militari (…) Puniti nel numero. Giudicati dalla sorte (…) I gradi del giudizio, la possibilità dei ricorsi,
degli appelli (…) postulano (…) non la possibilità dell’errore ma solo l’esistenza di un’opinione diciamo laica sull’amministrazione
della giustizia. Ora quando una religione comincia a tener conto dell’opinione laica è ben morta anche se non sa di esserlo.
L’istituzione oratoria (M. F. Quintiliano)
Questi punti devono essere messi in luce e smantellati nella nostra orazione, se vogliamo fare apparire i testimoni come falsi per odio
o per rivalità o per compiacenza o per danaro. E se la parte contraria avrà un numero troppo piccolo di testimoni, sarà opportuno
rimproverare il fatto che siano appunto pochi; se ne avrà troppi, bisognerà far nascere il sospetto di un accordo premeditato; se ne
produrrà di modesti, si dovrà far rilevare che non sono da tenere in conto; se di potenti, che la loro deposizione è inficiata da
favoritismi…
La scomparsa dei fatti (M. Travaglio)
Il valore da salvare è l’imparzialità, che non è sinonimo né di obiettività né di neutralità, (…) ma di salvare il nucleo centrale dei fatti
(…) L’obiettività è impossibile: ciascuno di noi ha i suoi interessi e passioni e valori. La sua visione del mondo condiziona il suo
modo di vedere e giudicare (…) Nessuno può essere obiettivo e nemmeno neutrale (…) Non è obiettivo nemmeno l’obiettivo delle
macchina fotografica o l’occhio della telecamera.
Psicopatologia della vita quotidiana (S. Freud)
Pare che soltanto alle menti più elette e più equilibrate sia dato di preservare l’immagine della realtà esterna, qual è percepita, dalle
deformazioni cui solitamente va soggetta nel passaggio attraverso l’individualità (…)
Critiche alla moglie, amicizie tramutatesi in inimicizie, errori, ripulse da parte di concorrenti, furti di idee: certo non è puro accidente
la necessità di toccare argomenti così penosi volendo risolvere un certo numero di esempi di dimenticanze di nomi, propositi,
impressioni e fatti o sbadataggini, lapsus verbali, di lettura e di scrittura ecc (…) Sembra sia del tutto generale la tendenza a
dimenticare quel che è sgradevole (…)
Questa tendenza elementare di difesa è uno dei pilastri del meccanismo dei sintomi isterici.
Fattori che mirano a mire opposte a volte riescono perché il principio architettonico dell’apparato psichico è la stratificazione, la
struttura a istanze sovrapposte (…)
Va inteso in modo analogo il tipico turbamento della capacità di giudizio nei casi in cui si tratta dei parenti più prossimi (…)
Le insulsaggini, le assurdità e gli errori del contenuto onirico, a cagione dei quali il sogno difficilmente viene riconosciuto come
prodotto di prestazione psichica, nascono nella stessa maniera degli ordinari sbagli nella nostra vita quotidiana (…) Sono effetto di
una perturbazione per via associativa (…)
Le formazioni dell’isteria e delle nevrosi ossessive ripetono le caratteristiche essenziali di questo modo di funzionare della mente
(…) nei sogni e negli atti mancati o azioni casuali (…) Il paranoico ha ragione in un certo senso: nei paranoici affiorano alla
coscienza le verità, le necessità di interpretare le azioni casuali come manifestazioni di intenzioni e messaggi. Egli sbaglia nel
proiettare all’esterno tale intuizione su di sé.
Operette morali (G. Leopardi)
Gli uomini credono generalmente per assuefazione, non per certezza di prove concepite nell’animo (…) e non mutano mai opinione
in maniera che credono di mutarla.
Vangelo (Giovanni IIII, 19)
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
L’uomo senza qualità (R. Musil)
Se di dentro la stupidità non somigliasse all’intelligenza, se di fuori non si potesse scambiare per progresso, genio, speranza,
perfezionamento, sarebbe facile combatterla: l’affermazione che un’oleografia è una produzione artistica più ingegnosa di un quadro
contiene una verità ed è più facile dimostrare tale verità che non dimostrare la grandezza di Van Gogh (…) Non esiste una sola idea
importante di cui la stupidità non abbia saputo servirsi, essa è versatile (…) La verità ha una sola strada invece ed è perciò sempre in
svantaggio.
I cosiddetti sani. La patologia della normalità (E. Fromm)
Dal punto di vista umano, l’approccio scientifico è la capacità di essere obiettivi, ovvero l’umiltà di vedere il mondo, le cose, gli altri
e noi stessi così come sono, senza che i nostri desideri e i nostri sentimenti deformino la realtà. L’approccio scientifico implica la
fiducia nelle capacità della nostra mente di riconoscere la verità e la realtà, ma anche la costante disponibilità a modificare i risultati
del nostro pensiero via via che si scoprono nuovi dati (…) Ma che cosa ne è oggi di questo approccio? (…) Chi oggi legge le
pubblicazioni scientifiche, si tiene aggiornato sulle scoperte più recenti ed è convinto che esistano scienziati in grado di fornire una
risposta a tutto, è partecipe di questo nuovo dogma, la religione della scienza, che gli permette di esimersi dal ragionare con la
propria testa.
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La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust)
Del resto, si dimentica in fretta ciò che si è pensato senza profondità, ciò che ci è stato dettato dall’imitazione o da passioni
circostanti. Queste cambiano, e con esse si modifica il nostro ricordo. (…) Gli uomini politici dimenticano il punto di vista che, in un
certo momento, hanno adottato. (…) Quanto alle persone di mondo, è ben poco quello che ricordano (…)
Si era creduta disprezzata (…) s’era inventata tutto un romanzo di deposizioni che, nella fantasia, le sarebbero state richieste e, a
forza di ripetersene i particolari, non sapeva forse più nemmeno lei se fossero veri o no (…)
La stessa testimonianza dei sensi è un’operazione dell’intelletto, in cui la convinzione crea l’evidenza. (…) Parecchie volte (…) il
senso dell’udito portava a ** non la parola (…) pronunciata, ma quella che (…) credeva giusta, il che era sufficiente perché non
sentisse l’implicita rettifica d’una pronuncia migliore (…)
Poiché il mondo è il regno del nulla, fra i meriti (…) non vi sono che sfumature insignificanti, follemente ingigantite, a volte, solo dai
rancori o dall’immaginazione (…)
Era talmente stupido da trovare “piuttosto sciocca” quella ragazza mille volte più intelligente di lui, e questo, forse per la semplice
ragione che lei lo amava.
Massime e riflessioni (La Rochefoucauld)
I pazzi e gli sciocchi non vedono che attraverso il loro umore.
Massime e riflessioni (W. Goethe)
Dove vien meno l’interesse anche la memoria vien meno (…) I pregiudizi degli uomini riposano sul carattere degli uomini in un dato
momento; perciò, intimamente uniti colla condizione di essi, sono invincibili; né l’evidenza, né l’intelletto, né la ragione hanno su di
essi il menomo influsso (…) In realtà tutto dipende dai sentimenti; dove ci son sentimenti ci son anche pensieri, e secondo come sono
i sentimenti sono i pensieri.
Massime e pensieri (N. de Chamfort)
A mano a mano che la filosofia fa progressi, la stupidità raddoppia i propri sforzi per ricostituire il dominio dei pregiudizi (…)Gli
uomini sono così perversi che la sola speranza e persino il solo desiderio di correggerli, di vederli finalmente ragionevoli e onesti, è
un’assurdità, un’idea romanzesca che si perdona soltanto all’ingenuità della prima giovinezza.
La spirale della violenza (G. Salierno)
Ulteriore caratteristica, di molti tra questi malviventi, è una stolta presunzione (…) Se poi posseggono un Q.I. (è raro, ma ce ne sono)
superiore alla media, oscillante cioè tra i 105 e i 115 punti, ed hanno letto, soprattutto durante la detenzione, un po’ di libri, si credono
degli Einstein, assumono delle pose da intellettuali e pontificano su tutto. Abituati come sono, sin dall’infanzia, a valutare tutto e tutti
con estrema superficialità, si convincono in un baleno di essere alla pari, come intelligenza e cultura, con chiunque, e danno pareri e
consigli a destra e manca. Purtroppo, trovano anche ascoltatori. Contraddirli? È una parola! I ragionamenti pacati li esasperano, anzi
in genere non li seguono neppure. L’unica cosa sensata è cercare di evitare di discutere con loro o meglio ancora dare l’impressione
di essergli inferiori come preparazione e intelletto. D’altro canto, occorre considerare che, vivendo in un ambiente in cui l’ignoranza
sposata alla stupidità forma una coppia che regna sovranamente incontrastata, non possono rendersi conto del loro basso livello
culturale e intellettuale e non possono quindi comprendere che anche un genio assoluto deve passare buona parte della sua vita sui
libri per poter capire alcune delle leggi che regolano i rapporti degli uomini o della natura. Il guaio è che costoro usciranno montati;
che, probabilmente, compiranno nuovi arresti (a cui seguirà immancabilmente l’arresto e la condanna) e torneranno in carcere prima
ancor di aver avuto il tempo di prendere coscienza dei loro modesti limiti. Potranno salvarsi, invece, se le circostanze li favoriranno,
facendogli trovare un’occupazione appena usciti dal carcere o poco dopo. In questo caso, la loro intelligenza gli permetterà di
lavorare con profitto e di accettare, utilitaristicamente, le norme di convivenza sociale.
Satira I, 3 (Orazio)
L’amico ha un difetto? (…) Vive a stecchetto? Chiamatelo parco. È importuno, è ficcanaso un po’ più dell’onesto? Dovete chiamarlo
servizievole. Oppure sarà troppo zotico e franco più dell’onesto? E voi chiamatelo pure vivace (…) Gli stessi pregi torciamo in difetti
(…) Quest’uomo è modesto? Noi che viviamo con lui diciamo che è troppo alla buona. Quello è flemmatico? E noi lo diciamo
lumaca. Quest’altro sfugge a qualunque attacco, non offre il fianco scoperto a nessun tristo, per quanto conduca la vita in un campo
dove fiorisce l’invidia maligna e il crimine? Invece di dirlo accorto e scaltro, si chiama sornione e volpone. Sarà quest’altro un po’
malaccorto (…) sì che interrompa un che legge, che pensa, e si renda molesto con le sue ciance? E noi: “non ha nessun senso
comune”.
Guerra e pace (L. Tolstoj)
Con la sua esperienza di sessant’anni egli sapeva quale peso dovesse dare alle voci, conosceva le capacità degli uomini, quando
desiderano qualcosa, di raggruppare tutte le notizie in modo che confermino quanto si desidera e sapeva quanto in questi casi si
tralasci volentieri tutto quanto contraddice il nostro desiderio.
Papà Goriot (H. de Balzac)
Una delle più detestabili abitudini degli spiriti lillipuziani è di supporre presso gli altri la loro stessa grettezza.
Salmi (Sacra Bibbia)
Interpretano male tutto quello che dico/faccio.
I Mandarini (S. De Beauvoir)
Non si ha proprio il diritto di imputare agli intellettuali una sensibilità sofisticata; erano gente di mondo e affini ad aggirarsi
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nell’esistenza con occhi accecati da cattivi clichés e un cuore invaso da luoghi comuni (…) Mai un istante di sincerità (…) Il loro
destino era fatto solo di ambizioni vuote, di gelosie brucianti, di vittorie e sconfitte astratte. Quando ci sarebbero tante cose da amare
e da odiare solidamente (…) L’indifferenza non esiste (…) Sì, era stato per stanchezza, per pigrizia, per vergogna della mia ignoranza
che avevo scioccamente preteso il contrario.
Dieci anni dopo (D. Bonhoeffer) in Ribellarsi è giusto a cura degli Asini
Non tenteremo mai più di persuadere con argomentazioni lo stupido: è una cosa senza senso e pericolosa (…) La stupidità (…) è un
difetto che interessa non l’intelletto ma l’umanità di una persona. Ci sono uomini straordinariamente elastici dal punto di vista
intellettuale che sono stupidi e uomini molto goffi intellettualmente che non lo sono. Ci accorgiamo con stupore di questo in
situazioni nelle quali su ha l’impressione che la stupidità non sia un difetto congenito, ma piuttosto che in determinate circostanze gli
uomini (…) si lascino rendere tali. Ci è dato osservare, inoltre, che uomini indipendenti, che conducono vita solitaria, denunciano
questo difetto più raramente di uomini o gruppi che inclinano o sono costretti a vivere in compagnia. Perciò la stupidità sembra
essere un problema sociologico piuttosto che un problema psicologico (…) Osservando meglio si nota che qualsiasi ostentazione
esteriore di potenza, politica o religiosa che sia, provoca l’istupidimento di una gran parte degli uomini (…) La potenza dell’uno
richiede la stupidità degli altri. Il processo secondo cui ciò avviene non è tanto quello dell’atrofia o perdita improvvisa di determinate
facoltà umane – ad esempio quelle intellettuali – ma piuttosto quello per cui, sotto la schiacciante impressione prodotta
dall’ostentazione di potenza, l’uomo viene derubato della sua indipendenza interiore (…) Il fatto che lo stupido sia spesso testardo
non deve ingannare sulla sua mancanza di indipendenza. Parlandogli, ci si accorge addirittura che non si ha a che fare con lui
direttamente, personalmente, ma con slogan, motti ecc. (…) Lo stupido sarà capace di qualsiasi malvagità, essendo
contemporaneamente incapace di riconoscerla come tale. (…) Nella maggioranza dei casi un’autentica liberazione interiore è
possibile solo dopo essere stata preceduta dalla liberazione esteriore (…) Inutilmente ci sforziamo di capire che cosa effettivamente il
popolo pensa (…) Questo interrogativo risulta superfluo (…) La liberazione interiore dell’uomo alla vita responsabile davanti a Dio è
l’unica reale vittoria sulla stupidità (…) Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità (…) Contro la stupidità
non abbiamo difese: (…) le motivazioni non servono a niente. Ai fatti che sono in contraddizione con i pregiudizi personali
semplicemente non si crede – in questi casi lo stupido diventa addirittura scettico – e quando sia impossibile sfuggire ad essi, possono
essere messi semplicemente da parte come casi irrilevanti. Nel far questo lo stupido, a differenza del malvagio, si sente
completamente soddisfatto di sé; anzi, diventa addirittura pericoloso, perché con facilità passa rapidamente all’attacco.
La banalità del male (H. Arendt)
Eichmann era senza immaginazione e senza idee e tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più
grandi criminali. Certe frasi esaltanti gli facevano dimenticare la realtà. Era incapace di pronunciare frasi che non fossero clichés, per
un difetto che doveva averlo tormentato a scuola e che sfociava in afasia. Erano spesso frasi altisonanti che gli servivano per
autoesaltarsi in modo da superare crisi momentanee e non per definire (pertanto poteva contraddirsi spesso). Quando riusciva a
costruire un periodo, lo ripeteva fino a farlo diventare un cliché e avviando discorsi che metteva in moto come un meccanismo, anche
quando inopportuno. All’origine c’era un’incapacità di pensare da solo o dal punto di vista di un gruppo diverso dal riferimento
abituale. Era questo che gli psichiatri trovavano tanto normale e ideale? (…)
Quella lontananza della realtà e quella mancanza di idee possono essere più pericolose degli istinti malvagi.
Signor Tentenna (C. Consoli)
Signor Tentenna non è facile assumersi il rischio di una scelta e servirsi addirittura di parole proprie. Mimetizzarsi e vivere di luce
riflessa in fondo ad acque torbide tra miseri inganni e menzogne, complessi di inferiorità e ingombranti manie di grandezza (…) Non
è motivo di vergogna il non saper centrare alcun bersaglio, l'aver mancato l'ennesimo colpo irrimediabilmente. E ben poco importa se
tua moglie non fa altro che piangere, ossessionata dal sentore dei tuoi numerosi tradimenti, ingurgita ignoti dolori ed elevate dosi di
calmanti e in fondo non ha tutti i torti e non è affatto un caso se amanti, amici e sogni si dileguano. Il cane sul balcone aspetta da
mesi il privilegio di una passeggiata eppure la sera fedelmente esulta al tuo rientro. E' ormai consuetudine, Signor Tentenna, perdersi
d'animo, non essere all'altezza delle proprie ambizioni e sgomitare per distinguersi dal branco. L'ignoranza è un non trascurabile
complesso, una voragine: la si può occultare nel silenzio scansando il pericolo di un mite confronto diretto.
Il Gattopardo (G. Tomasi di Lampedusa)
I “Siciliani” odieranno sempre chi li vorrà svegliare (…) Non posso porgere un dito, me lo morderebbero (…) Che cosa se ne
farebbe, il Senato di un legislatore inesperto cui manca la facoltà di ingannare se stesso, questo requisito essenziale per chi voglia
guidare gli altri?(…) Non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte
della loro miseria. Ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di
raggiunta compiutezza (…) Quel senso di superiorità noi chiamiamo fierezza ed è cecità.
La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust)
Più di chiunque altro apprezziamo chi aggiunge a grandi virtù quella di metterle senza risparmio a disposizione dei nostri vizi (…)
Trovava più intelligente ** che non soltanto era gentile con ***, ma andava a pescare nei (…) testi che decoravano l’inclinazione del
barone (…) Tra tutti preferiva coloro che accoglievano il suo punto di vista sulla vita.
Middlemarch (G. Eliot)
La fede di ** in lui completò tutto quello che le parole di *** sembravano non dire: nessun credente sarà mai turbato da
un’omissione o da una frase infelice (…) Vedeva in lui le qualità che sapeva di possedere lei stessa, ma in proporzioni più grandi.
I fratelli Karamazov (F. Dostoevskij)
Tutti e due si mormoravano parole frenetiche, quasi senza senso, anche non vere, ma in quel momento era tutto vero e credevano
ciecamente a quello che dicevano.
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Peanuts (C. Schulz)
Linus: “Come si può decidere cosa pensare? Non si deve prima pensare e poi cercare di capire quel che si è pensato? (…) Mi stai
guardando con occhi vuoti.”
Guerra e pace (L. Tolstoj)
** veniva sgarbatamente sospinto e interrotto (…) Ciò non era dovuto al senso delle sue parole (che si erano addirittura scordate
visto che molti discorsi erano seguiti al suo), ma perché la folla per mantenere l’agitazione ha bisogno di un oggetto tangibile
d’amore e di un oggetto tangibile di odio.
Il lupo dei mari (J. London)
Qui il ragionamento non aveva alcun valore e solo la forza contava (…) Per sciocco che fosse l’argomento di discussione, la qualità
del loro ragionamento lo era anche di più o piuttosto non vi era ragionamento alcuno, poiché si limitavano ad asserire, presumere,
accusare. Essi provavano qualcosa con l’enunciare la frase con tono aggressivo, opponendole poi i pareri della parte contraria, i
pregiudizi, i luoghi comuni, la tradizione.
L’arte di ascoltare (E. Fromm)
Dal momento che il narcisista basa il contenuto di verità delle sue affermazioni sul fatto che sia lui a farle, allora non può neppure
ritrattarle dicendo che la prossima volta si documenterà meglio (…)Un forte narcisista può comportarsi con sicurezza perché non è
interessato a come stanno realmente le cose.
Massime e riflessioni (W. Goethe)
Nelle loro confutazioni i dotti sono per solito astiosi; uno che sbaglia lo considerano un nemico mortale.
Arte del conversare (M. Montaigne)
Gli uomini non hanno il coraggio di sopportare di essere corretti e parlano sempre dissimulando in presenza gli uni degli altri (…)
Ognuno contraddice e viene contraddetto (…) Frutto della disputa è distruggere la verità (…) Ci si attacca a una parola, a una
similitudine: chi non sente più ciò che gli si obietta, tanto è impegnato nella sua corsa e si preoccupa di seguire se stesso, non voi.
Chi, sapendo di avere le spalle deboli, teme tutto, rifiuta tutto, confonde e imbroglia il discorso o si arrabbia al punto di zittirsi del
tutto, affettando orgoglioso disprezzo che nasconde ignoranza. Un altro conta le parole, vi mette solo la superiorità della propria
voce. E questo, poi, che vi assorda con preamboli e discussioni inutili. Quello si arma di mere ingiurie e cerca una questione da
niente per sbarazzarsi di uno spirito che opprime il suo. Quest’ultimo non capisce nulla della ragione ma vi tiene assediato nella
cerchia dialettica dei suoi periodi e formule. E a quanti animi sciocchi un contegno freddo e taciturno ha servito come titolo di
saggezza e capacità (…) Giudizi generali poi non dicono niente (…) È proprio dei più incapaci tornare sempre dalla lotta con allegria
(…) Non è vero mercante colui che guadagna sempre.
Detti e frecce in Il crepuscolo degli dèi (F. Nietzsche)
Anche il più coraggioso di noi solo raramente ha il coraggio di ciò che realmente sa…
L’io e l’inconscio, Parte seconda, cap. 2 in Due testi di psicologia analitica (C. G. Jung)
Mi interessa molto di più indicare le vie e le possibilità di simili esperienze che porre formule intellettuali, le quali per difetto di
esperienza rimarrebbero necessariamente vuoti fantasmi verbali. Moltissimi, purtroppo, imparano le parole a memoria e si
immaginano le esperienze, e poi, secondo il temperamento, si esprimono in tono di credenti o di critici.
Ecce homo (F. Nietzsche)
Per ciò di cui non si ha esperienza, non si hanno orecchie.
Vizi e virtù dell’animo umano edizione Pillole Bur di L. A. Seneca
La peggior feccia non sopporta guida.
Avere o essere (E. Fromm)
La differenza tra le modalità dell’avere e dell’essere, può essere facilmente illustrata da due esempi di conversazione (…) Di coloro
che fanno propria la modalità dell’avere né l’uno né l’altro è disposto a mutare parere, e non s’aspetta neppure che cambi l’opinione
del suo avversario (…) la loro opinione o conoscenza è per loro uno dei loro possessi, ragion per cui la sua perdita equivarrebbe a un
impoverimento (…) In una parola, dentro di sé pesano il proprio valore e, forti di questa valutazione, nella conversazione che segue
mettono in mostra le proprie merci (…) All’estremità opposta si collocano coloro fanno propria la modalità dell’essere (…) Essi
affrontano una situazione senza prepararvisi minimamente, e senza farsi animo in nessun modo. Al contrario, costoro rispondono
spontaneamente e produttivamente; si dimenticano di se stessi, delle nozioni, della posizione che hanno. Il loro io non è d’intralcio,
ed è proprio per tale motivo che possono rispondere appieno all’altra persona e alle idee di questa. Danno vita a nuove idee, proprio
perché non si aggrappano a nulla. Mentre coloro che fan propria la modalità dell’avere si fondano appunto su ciò che hanno, le
persone che fan propria la modalità dell’essere si basano appunto sul fatto di essere, sul fatto che sono vive e che qualcosa di nuovo
avrà vita, a patto che abbiano il coraggio di lasciarsi andare e rispondere. Nella conversazione, costoro esprimono in pieno la propria
vitalità, perché non si autosoffocano con ansie e preoccupazioni per ciò che hanno (...) In tal modo, la conversazione cessa di essere
uno scambio di beni (informazioni, nozioni, condizione sociale) e diviene un dialogo in cui più non importa chi abbia ragione e chi
torto.
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EGOISMO DEGLI INTERESSI E CONOSCENZA
Una nuova coscienza (G. Gaber)
Sta diventando morale tutto ciò che conviene.
Martin Chuzzlewit (C. Dickens)
Essendovi una particolare provvidenza anche nella caduta di un passero, ne consegue (...) che deve inoltre esistere una particolare
provvidenza nel lancio del sasso (...) contro il passero. E poiché ** aveva sempre colpito il passero sulla testa, quel gentiluomo
poteva essere indotto a ritenersi in possesso di un'autorizzazione speciale per dare la caccia ai passeri (...) Numerose imprese,
nazionali e individuali (...), ritenute gloriose e riuscite, non verrebbero mai giudicate tali qualora si seguisse un qualsiasi altro
processo di ragionamento.
L’uomo senza qualità (Musil)
Il ragionamento morale è solo un mezzo per un fine, un metodo di lotta a cui si ricorre all’incirca come alla menzogna (…) Morale da
imprenditore (….) Buono è considerato oggi ciò che dà l’illusione di condurci a qualcosa.
M. Proust
L’istinto detta il dovere e l’intelligenza detta i pretesti per eluderlo.
Voltaire
Gli uomini si servono delle parole per celare il loro pensiero e dei pensieri per giustificare le loro ingiustizie.
Archetipo e inconscio collettivo (C.G. Jung)
L’importante è che la colpa sia degli altri.
Favola Il lupo e l’agnello (Fedro)
“Sei mesi fa” – disse il lupo – “parlasti male di me”. Rispose l’agnello: “Ma se non ero ancora nato…”. “Tuo padre, per Ercole, parlò
male di me”. E così lo ghermisce e lo dilania.
I promessi sposi (A. Manzoni)
** che strepitava di notte in casa altrui (…) ha tutta l’apparenza di un oppressore; eppure, alla fin de fatti, era l’oppresso. *** (…)
parrebbe la vittima, eppure era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo (…)
I provocatori, i soverchiatori , tutti coloro che fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento
ancora a cui portano gli animi degli offesi
Operette morali (G. Leopardi), 154
Non c’è cosa che faccia vergogna agli uomini sperimentati nel mondo, salvo che il vergognarsi (…)
Di infinite cose veramente ridicole è rarissimo che si rida. Al contrario, di mille cose gravissime o convenienti, tutto giorno si ride e
con grande facilità se ne muovono le risa degli altri (…) Anzi, le più delle cose delle quali si ride ordinariamente sono tutt’altro che
ridicole e di moltissime si ride per questa cagione stessa, che elle non sono degne di riso (…) Meraviglioso potere quello della moda,
che gli uomini seguono eziandio contro ragione e a loro danno.
Amica (rivista)
** è cattiva (…) cioè è ammirevolmente determinata e si muove dritta verso i suoi obiettivi, al di là di scrupoli morali e altri orpelli…
La banalità del male (H. Arendt)
Nelle sue memorie Dostojevskij ricorda che, in Siberia, tra tanti assassini, ladri e violenti non ne trovò mai uno solo disposto ad
ammettere di avere agito male. Un criminale si protegge restando dentro gli stretti confini della sua banda.
La società tedesca con gli stessi trucchi e menzogne radicate nella mentalità di Eichmann si era protetta dalla realtà. Ancora dopo la
guerra ciò rimase perché l’abitudine di ingannare se stessi era diventato comune quasi fosse un presupposto normale per sopravvivere
(…)
Eichmann poteva pensare di non stare mentendo e di non essere un criminale ricordando il passato in cui lui e la società erano stati in
armonia. Il viceministro degli Esteri arabo disse addirittura che Hitler non aveva colpa e anzi era una vittima innocente dei sionisti
che lo avevano spinto a commettere crimini che alla fine avrebbero loro permesso di creare lo stato di Israele.
I Buddenbrook (T. Mann)
Ci si arrabbia di più quando si pensa in fondo di aver torto.
La fiera della vanità (W. Thackeray)
Quando un uomo ha contratto grandi obblighi di riconoscenza verso un altro con cui più tardi viene in discussione, pare che legittima
forma di dignità esiga da lui che egli dia prova di un’ostilità molto maggiore di quella che dimostrerebbe uno sconosciuto qualsiasi.
Per spiegare la vostra durezza di cuore, la vostra ingratitudine, siete costretti a sostenere che il vostro avversario è un delinquente.
Non è che voi siete egoista, brutale, collerico davanti all’insuccesso di una speculazione, no, no – ma è il vostro compagno che ha
cercato di imbrogliarvi nel più vile dei modi e per i più sinistri motivi. Semplicemente per un senso di coerenza il persecutore è
condotto a dimostrare che l’uomo sfortunato è un farabutto altrimenti lo stesso persecutore sarà considerato un malvagio. Come
regola generale, i creditori proclivi a essere implacabili, mettono a posto la coscienza con questo assioma: che nessun uomo
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sfortunato negli affari deve essere del tutto onesto. Egli ha nascosto qualcosa, ha esagerato le possibilità di successo, s’è valso di
qualunque pretesto per ritardare di qualche giorno l’inevitabile rovina: “Basta con queste falsità”, dice il creditore trionfante.
S’indigna chi ha fortuna dinanzi al povero diavolo che si dibatte nel gorgo della miseria. Chi non ha notato la prontezza con cui gli
amici più intimi e gli uomini più onesti si sospettano e si accusano l’un l’altro di frode quando questioni di denaro li dividono? Così
fan tutti. Tutti hanno ragione. Il mondo soltanto, credo, è farabutto.
L’istituzione oratoria (M. F. Quintiliano)
Se qualcuno consiglierà a un uomo onesto cose disoneste, ricordi di non consigliarle come disoneste (…) Nessuno è tanto malvagio
da volerlo anche sembrare (…) Chi, infatti, delibera su un’azione nefanda, cerca solo il modo con cui sembrare che pecchi il meno
possibile.
America (F. Kafka)
Egli aveva fatto il servizio meglio di molti altri ragazzi. Ma nel momento decisivo a queste cose evidentemente non si bada in nessun
continente ma si decide secondo la sentenza che esce di bocca nel primo momento di rabbia (…) Ogni parola che poteva pronunciare
veniva interpretata male se non dall’uno almeno dall’altro (…) Ogni cosa che poteva dire poi sarebbe sembrata completamente
diversa da quello che lui aveva pensato e solo dalla maniera di giudicare degli altri dipendeva di trovare nelle sue parole il bene o il
male.
Vizi e virtù dell’animo umano edizione Pillole Bur di L. A. Seneca
L’aspetto peggiore di un animo reso arrogante dal continuo favore della sorte è che arriva a odiare quelli che ha offeso (…)
Gli uomini odiano soprattutto chi mostra in qualunque modo loro i loro peggiori difetti.
Massime e riflessioni (La Rochefoucauld)
I fortunati non si correggono mai: credono sempre di aver ragione quando la fortuna sostiene la loro condotta.
Massime e riflessioni (W. Goethe)
I fortunati credono forse che lo sventurato debba morire davanti a loro con dignità come la plebe romana esigeva dai gladiatori?
O. Wilde
Nessuno di noi riesce a sopportare che gli altri abbiano gli stessi nostri difetti.
Massime e riflessioni (La Rochefoucauld)
Ci piace leggere nell’animo altrui, ma non ci piace che altri legga nel nostro. Se non avessimo difetti, non avremmo tanto piacere a
notare quelli degli altri (…) Noi ci onoriamo dei difetti opposti a quelli che abbiamo (…) Tutti trovano da rimproverare negli altri
quello che gli altri rimproverano loro (…) Ciò che ci rende insopportabile la vanità altrui è che essa offende la nostra.
Liside in Dialoghi socratici (Platone)
Le cose più simili sono piene di invidia, rivalità e ostilità reciproca.
Jane Eyre (C. Brontë)
Se avrete paura di loro vi prenderanno in antipatia.
Il rancore e le nuvole (A. Tabucchi)
Aspettava con un’aria malinconica, aveva assunto il registro stilistico dell’uomo tradito e lo accolse con occhi umidi senza il
coraggio di opporglisi virilmente. In questo modo egli tentava di punirlo, con un vile ricatto sentimentale ,(…) un modo raffinato e
laido di rinfacciare (…) E allora gli recitò il suo disprezzo (…)
Per questo le portava rancore, per come si era ridotta: un volto triste e sciatto nel corpo di una donna stanca. Che era una maniera
inconsapevole ma a suo modo una lamentela, una forma di rimprovero, una rimostranza mediocre. In realtà era solo la facciata
perversa della sua frustrazione.
La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust)
Quando lei pianse: (…) gli parve vile, un comportamento indegno. Non sempre riusciamo a sopportare le lacrime di cui siamo causa.
La fiera della vanità (W. Thackeray)
Il suo cuore infantile sanguinava. Dopo questo incidente, l’antipatia di ** per il figlio rasentò l’odio: la presenza del bambino in casa
le diventò un rimprovero (…) dal giorno degli schiaffi, madre e figlio erano divisi (…) Pensieri soavi, gusti semplici, ** non li
tollerava. Erano tanto alieni dalla sua natura da non poterli perdonare negli altri.
I demoni (F. Dostoevskij)
Alla madre non piacque che la figlia non l’avesse rimproverata per essere stata picchiata senza ragione; le aveva mostrato il pugno
(…)
La donna si infuriò perché per la prima volta aveva picchiato la bambina senza ragione; si precipitò verso la scopa, ne strappò alcune
verghe e frustò la bambina fino a lasciarle i segni sotto i miei occhi (…) La bambina singhiozzò poi per un’ora.
La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust)
Quasi tutto ciò che gli riusciva gradevole o vantaggioso suscitava in ** l’entusiasmo virtuoso (…) Non appena la persona cessava di
dargli piacere, o anche, per esempio, se l’obbligo di adempiere le promesse fatte cominciava a creargli qualche fastidio, ** concepiva
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nei suoi confronti un’antipatia che trovava modo di giustificare ai propri occhi e che gli consentiva di provare a se stesso (…)
d’essere svincolato da qualsiasi obbligo. (…) Parlava molto male di *** e (…) aggiunse che doveva reputarsi fortunato se lui non ce
l’aveva con loro.
Il taccuino d’oro (D. Lessing)
Eravamo irritati con ** perché ci sentivamo colpevoli. (…) Ricordo molto chiaramente che guardando la faccia onesta e arrabbiata di
** dicevo a me stessa: “Mio Dio com’è brutto! Com’è ridicolo! Non ricordo d’averlo mai pensato prima”. E poi capivo perché lo
pensavo.
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PARZIALITÀ VERSO I CRIMINALI
La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust)
In materia di crimini, quando il colpevole corre dei rischi le confessione sono dettate dall’interesse. Per le colpe prive di sanzione,
invece, dall’amore proprio (…)
Quando, nel 1898, il colonnello Henry confessò di aver falsificato un documento che era stato usato per condannare Dreyfus, e il
giorno dopo si uccise, gli antidreyfusisti considerarono il suo «falso» un nobile sacrificio per la vittoria di una giusta causa.
A. Moravia
Quando non si è sinceri a forza di fingere si finisce per crederci: questo è il principio di ogni fede
Il taccuino d’oro (D. Lessing)
Tutti intenti a mentire a se stessi e agli altri. (…) a una caccia alle streghe di un tipo o dell’altro. Pochissimi si preoccupano
veramente della libertà e della verità. Pochissimi hanno fegato, quel fegato sul quale si basa la vera democrazia. (…) La società
libera, muore, non può nascere.
I sommersi e i salvati (P. Levi)
Non bisogna mai confondere vittime e carnefici (…)
Un ricordo troppo spesso evocato tende a fissarsi in uno stereotipo che si installa al posto del ricordo e cresce a sue spese. Il ricordo
di un trauma è esso stesso traumatico e disturba sia che si sia la vittima che il carnefice, ma se i due sono nella stessa trappola, è
l’oppressore che l’ha approntata e se soffre è giusto. L’offesa è insanabile. Non vogliamo confusioni, freudismi spiccioli, indulgenze,
perché l’oppressore resta tale e così la vittima. Tutti coloro che compiono delitti orrendi dicono che non potevano fare altro (…) C’è
chi mente consapevolmente, ma più numerosi sono coloro che si allontanano dai ricordi scomodi e si fabbricano una realtà di
comodo. L’uomo finisce col credere al racconto anche falso, che continua a fare, ritoccandone qua e là, dettagli meno credibili. La
malafede è diventata buona fede. Nel caso limite arrivano a dimenticare la colpa commessa (…) A forza di negare la realtà si diventa
pazzi.
Sua Santità (G. Nuzzi)
Monsignor Williamson, alla vigilia dell’ufficializzazione della remissione della scomunica, aveva rilasciato alla tv di stato svedese
un’intervista in cui ribadiva la sua posizione (…): “Io credo che le prove storiche – aveva detto – siano fortemente in contrasto con
l’idea che sei milioni di ebrei siano stati uccisi nelle camere a gas, a seguito di un’indicazione di Adolf Hitler. Credo che le camere a
gas non siano esistite.”
La dimensione psicologica per terzo e quarto anno del liceo delle scienze umane
La ricerca scientifica recente smentisce l'esistenza di un inconscio come lo intendeva Freud (...) Nell'inconscio delle scienze
cognitive non si agitano oscure volontà ribelli.
Psicologia della comunicazione (Di Giovanni)
L'inconscio di cui parla la psicanalisi non esiste.
Civiltà in transizione dopo la catastrofe (C. G. Jung)
La parola è diventata il nostro dio (…) La divinizzazione della parola ha un pericoloso lato d’ombra (…) La credenza nella parola
diventa credulità nella parola, e la parola stessa un’infernale parola d’ordine, slogan capace di ogni inganno (…) e la menzogna
assume dimensioni inaudite.
1984 (G. Orwell)
E se tutti gli altri accettano quelle menzogne e i documenti le ripetono, essa diventa verità (…)
Era come se si fosse costretti a lottare contro qualche spossante sforzo fisico, contro qualcosa che si sentiva di avere il diritto di
rifiutare e che s’aveva, ciononostante, un nervoso desiderio di esaurire (…) Il peggior nemico era il proprio sistema nervoso (…) **
era malaticcio (…)
Non c’era nessuna idea cui aderire che (…) non avesse già da lungo tempo conosciuta e respinta (…)
L’unica cosa efficiente era la psicopolizia (…)
Noi non ci contentiamo di distruggere gli uomini, noi li trasformiamo, (…) li convertiamo, (…) ci impossessiamo dei loro pensieri,
(…) gli diamo un’altra forma (…) e poi distruggiamo le menti (…) La verità era quanto loro affermavano (…) Il passato è quello che
(…) lì si decide che sia (…) Lo psichiatra è l’inquisitore (…) Ogni forma di conoscenza e di intuizione, così come ogni forma di
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benessere e di virtù, si ritiene che provengano direttamente dalla sua guida e dalla sua ispirazione (...)
Perfino i nomi mostrano una impudenza nel rovesciare la verità dei fatti che presiedono (…) Il Ministero della Verità si occupa della
menzogna, il Ministero dell’Amore della tortura (…) Poiché solo conciliando tra loro le contraddizioni, il potere si può tenere in
pugno indefinitamente (…)
Controllo della realtà: (…) sa che sottopone la realtà a un processo di aggiustamento, ma riesce a persuadersi che la realtà non è
violata.
Il procedimento ha da essere conscio, (…) ma anche inconscio: (…) spacciare deliberatamente un dogma e credervi, dimenticare ogni
avvenimento che è diventato sconveniente, e quindi, allorché diventa necessario, trarlo dall’oblio per tutto quel tempo che abbisogna,
negare l’esistenza della realtà obiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata.
Il primo cerchio (A. Solgenitsin )
Anche la prima condanna se l’era presa in modo balordo. Al principio della guerra l’avevano messo dentro per “propaganda
antisovietica” in base a una denuncia dei vicini che miravano al suo appartamento (e poi l’avevano ottenuto). È vero che era stato
accertato che lui non aveva svolto nessuna propaganda del genere, però avrebbe potuto farlo, dato che ascoltava la radio tedesca. È
vero che lui non ascoltava la radio tedesca, però avrebbe potuto farlo, dato che aveva in casa un apparecchio radio proibito. È vero
che non aveva un apparecchio del genere, ma avrebbe potuto perfettamente averlo, dato che per professione era un ingegnere
radiotecnico e dopo la denuncia lo avevano trovato in possesso di due valvole radio.
Pagina Wikipedia su Diocleziano
Nella propaganda imperiale del periodo, la storia recente minimizzò e distorse il significato dei tetrarchi come “restauratori”. I
successi di Aureliano vennero ignorati, la rivolta di Carausio fu retrodatata all’impero di Gallieno, rendendo implicito che il progetto
dei tetrarchi producesse la sconfitta di Aureliano dei Palmireni (…) Diocleziano venne indicato come il “fondatore della pace
eterna”. La tematica della restaurazione era congiunta con l’enfasi sull’unicità e sul genio degli stessi tetrarchi” (…) Si perfezionò
così il processo di esautoramento del Senato romano come autorità decisionale.
Intrecci. Sociologia e antropologia per terzo e quarto anno del liceo delle scienze umane
L'impunità giudiziaria va di pari passo con la demonizzazione dell'altro (...) Negli Stati Uniti (...) Molti bianchi si diedero al
linciaggiodi gruppo (...) impunemente (...) e si facevano fotografare con i cadaveri.
Diritto di resistenza e nonviolenza (A. Bandinelli) in Ribellarsi è giusto
Rischia di diventare grottesco anche il ricordo del Tribunale di Norimberga, che condannò i responsabili dei delitti nazisti (…) Non si
è mai cittadini di un solo Stato e rispetto a una sola legge.
La banalità del male (H. Arendt)
Gli “esperti della psiche” avevano definito Eichmann non solo normale ma ideale (per l’atteggiamento verso la famiglia) e dietro la
loro commedia c’era che Eichmann non era pazzo (…) Ogni burocrazia tende a trasformare gli uomini in funzionari e in semplici
rotelle dell’apparato amministrativo e cioè tende a disumanizzarli. (…) Dotti americani hanno affermato con sconcertante ingenuità
che tentazione e coercizione sono in fondo la stessa cosa e che non si può pretendere che uno resista alla tentazione (se uno ti ordina,
pistola alla testa, di uccidere il tuo migliore amico, devi farlo). L’accusa di presunzione mossa a chi giudica è vecchia quanto il
mondo, ma non per questo è valida (…)
La psicologia ci ha abituati a vedere la responsabilità di chi agisce alla luce di questo o quel determinismo, ma non sempre ciò è
corretto e nessuna procedura giudiziaria si potrebbe basare su ciò. Hitler diceva che un giorno la professione del giurista sarebbe stata
considerata “una disgrazia”. (…) La teoria dell’azione di stato dice che uno stato non può essere giudicato da un altro, per cui Hitler
non poteva essere giudicato da nessuno – il che violava il senso di giustizia più elementare. Dietro il concetto dell’azione di Stato si
cela la teoria della ragione di Stato che si appella all’idea di necessità di certi compiti di un governo per conservarsi, intesi come
misure di emergenza e cioè eccezioni, mentre nel Terzo Reich è l’azione non criminosa a essere l’eccezione, una concessione imposta
da una realtà inevitabile (es. la sconfitta). (…) Qui sorge la questione: che sovranità ha uno stato di questo genere? Possiamo
rispettare un regime in cui il crimine è legale ed è la regola? (…) Secondo i codici penali e militari di vari paesi civili, agli ordini
manifestamente criminali non si deve obbedire. (…) Anche se gli ordini superiori possono turbare il normale funzionamento della
coscienza, si può scegliere di ridurre o aumentare il condizionamento assumendo o meno incarichi dal regime, e del resto esistono
culture, legalità precedente e una moralità istintiva cui appellarsi, per quanto essa possa essere debole nella maggioranza. Ed esiste la
possibilità di andare a vedere, quando gli slogan o il gergo hanno l’aria di tutto ciò che è comodo perché non definisce. (…) Che i
reati furono commessi in massa e il grado in cui ciascuno dei tanti criminali era vicino o lontano dall’assassino materiale non
significa nulla, per quanto concerne la misura della responsabilità. Al contrario, in generale il grado di responsabilità cresce quando
più ci si allontana dall’uomo che uccide con le sue mani (…)
Un altro modo di evadere dal campo dei fatti accertabili e della responsabilità personale consiste nel ricorrere a una delle teorie
astratte e mai verificabili, schemi che “spiegano” tutto senza spiegare nulla, come l’idea di mentalità del ghetto, di colpa collettiva, di
innocenza collettiva (…), clichés per rendere superfluo ogni giudizio e che possono essere adoperati senza alcun rischio. Se potessero
essere validi, nessuno potrebbe mai essere innocente o colpevole. Con ciò non si nega la responsabilità politica, ma questa è
indipendente, un tribunale penale si pronunzia sulla colpevolezza o sull’innocenza di un individuo (…)
E quelli che oggi parlano di carità cristiana sembrano avere idee confuse anche su questo. La chiesa evangelica tedesca ha dichiarato
che era stata corresponsabile dei crimini del Reich di fronte al Dio di misericordia. Un cristiano invece è colpevole di fronte al Dio di
misericordia se ripaga il male col male, ma le Chiese furono corresponsabili di un crimine non provocato, quindi sono colpevoli di
fronte al “Dio di giustizia”. La giustizia, non la misericordia, è una questione di valutazione, ma l’opinione pubblica approva che si
giudichino solo entità generiche in modo che non si facciano nomi e con aria di superiorità far rilevare come segno di intelligenza
ragionare in termini di quadro generale dove tutti i gatti di notte sono bigi e dove tutti siamo ugualmente colpevoli, tirando in causa
anche tutta la cristianità e a quel punto, con un altro passo oltre, dire “certo, le colpe sono gravi, ma l’imputato è l’umanità intera”.
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Sommersi e salvati (P. Levi)
Non era un misericorde; la sua razione di strage quotidiana era trapunta di episodi arbitrari e capricciosi segnata da sue invenzioni di
raffinata crudeltà, ma neppure lui era un monolito. Se fosse vissuto in un ambiente ed in un epoca diversi è probabile che si sarebbe
comportato come qualsiasi altro uomo comune. Fu impiccato e questo fu giusto.
L’odore dei soldi (E. Veltri – M.Travaglio)
Alla Camera chiunque parli di legalità è insultato, i deputati inquisiti o condannati per qualsiasi reato vengono dichiarati
“insindacabili”; le richieste di arresto vengono considerate persecutorie e rispedite al mittente (…) Quando si attacca
sistematicamente la parte migliore della Magistratura e la più esposta sul fronte della lotta antimafia (…) definendola “assassina”
(…) per salvare se stessi e i propri amici, quando la Guardia di Finanza viene definita “un’associazione per delinquere” (e da chi l’ha
corrotta, per giunta), è difficile che la criminalità non si rafforzi di pari passo con il dilagare del senso di impunità. Il resto lo fanno le
leggi ipergarantiste approvate per favorire i colletti bianchi inquisiti dentro e fuori il Parlamento che hanno finito per favorire tutta la
criminalità (…) leggi “salvaladri” (…) la legge vale per tutti. Scassinatori, scippatori, corrotti, falsificatori di bilanci, evasori fiscali,
pedofili.
http://www.slideshare.com/guida-alla.salute-nel-contesto-italiano
Raccogliete informazioni scritte sulle leggi riguardanti correzioni di referti o rimborsi di referti di visite mediche (pare siano rese
impossibili dai costi della procedura che non si proporzionano alla semplicità e alla fondatezza evidente di ciò che viene richiesto per
una delle leggi in assoluto più ingiusta che conosco).
Il tribunale del medico, IRFEA
In Italia ogni anno si stima che circa il 4% delle persone ricoverate in ospedale, mediamente circa 8 milioni, riportano danni o
malattie dovuti a errori nelle cure o disservizi ospedalieri. I morti sono 50 mila (...) secondo la rivista edita da Assinform.
Il contesto (L. Sciascia)
I colpevoli aspettavano a piede fermo (…) Gli innocenti invece fuggivano. E a maggior ragione (…) **, entrato innocente con labili
prove nell’ingranaggio poliziesco, senza nemmeno che la sentenza riconoscesse l’insufficienza di prove.
La banalità del male (H. Arendt)
È nota la prassi comune nei regimi nazisti e simili di proteggere e favorire, anche tra i prigionieri, i criminali – i “cattivi” – e punire e
far soffrire i buoni.
Donna moderna (rivista)
I detenuti (…) anche quelli colpevoli dei reati più gravi (…) hanno diritto a risiedere in case famiglia (…) e a disporre di spazi
attrezzati per cavalli e con forniture di gelato, dove accogliere i figli in visita.
David Copperfield (C. Dickens)
- "Mi sento assai meglio qui di quanto non mi sentissi fuori di qui. Ora comprendo le follie che ho commesso", disse il Ventisette.
Alcuni dei signori erano molto commossi (...) Affinchè noi venissimo ancor più innondati di luce fu dato da ** l'ordine di far uscire
anche il Ventotto (...) Provai una specie di rassegnata meraviglia (...) Tanto io quanto *** traemmo un sospiro di sollievo quando lo
vedemmo nuovamente rinchiuso (...) Sarebbe stato inutile cercare di far comprendere a un uomo come il degno signor ** che il
Ventisette e il Ventotto erano rimasti perfettamente uguali a se stessi, che nessun mutamento era possibile in loro, che quegli ipocriti
astuti malviventi erano proprio i tipi più capaci di simili manifestazioni in un simil luogo, che sapevano al pari di noi il valore pratico
del loro pentimento e i vantaggi che avrebbe potuto procurare loro. " É forse un bene, dissi a ***, che quando uno è colto da una
insana mania la spinga agli estremi. Così c'è la probabilità che mandi tutto a catafascio."
Social learning theory (A. Bandura) citato in La dimensione psicologica per il secondo biennio del liceo delle scienze umane
Una esposizione a trasgressioni impunite tende a incrementare in chi osserva il comportamento proibito (...) La maniera migliore di
fare prevenzione è combinare deterrenti con lo sviluppo di alternative più funzionali.
Zibaldone (G. Leopardi)
Lo spirito del tempo è (…) di moderazione, vale a dire d’indolenza e noncuranza (…) Considerando un uomo come (…) scellerato, la
virtù (…) non interessa tanto come una volta, da volerlo punito.
I sommersi e i salvati (P. Levi)
La Chiesa ha fatto seppellire i criminali nazisti in terra consacrata in nome del perdono cristiano (...) Io posso perdonare solo chi si è
pentito, ma costui non è più un nemico.
La perizia psicologica (L. Sammichieli)
Per legge la perizia deve mirare al recupero del condannato (...) Nei processi non c'è obbligo di deposito dei risultati di una
consulenza disposta dal consulente di parte se essi sono sfavorevoli alla difesa (...) Nei processi penali (...) in virtù della (falsa)
garanzia del contraddittorio in aula al momento dell'audizione del perito, vengono sottovalutate tutte le garanzie del contraddittorio
nel corso delle operazioni peritali, (...) ossia nel procedere della conoscenza scientifica, (...) anche se sono quelle che contano (...) Il
perito è equiparato a un testimone (...) e da ciò consegue la rigidità del principio della centralità della prova orale in aula, con i suoi
corollari di applicazione delle norme sui testimoni (...) come l'obbligo che a porre domande al perito sia non il consulente tecnico
esperto, ma l'avvocato, che non conosce la materia, e (...) quello che le domande debbano essere rivolte su fatti specifici, (...) quando
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  • 1. Corretto e completato il 8 aprile 2024 CITAZIONI UTILI PER AVVIARE UN PROCESSO DI MATURAZIONE 1
  • 2. Presentazione QUESTO TESTO CONSTA DI TRE PARTI: - UN DOCUMENTO MIRA A FAR CONOSCERE CLASSICI DELLA LETTERATURA, DELLA PSICOLOGIA, DELLA FILOSOFIA E DELLA STORIOGRAFIA E ALTRI TESTI UTILI COME LIBRI DI TESTO LICEALI, DIVERSI MANUALI UNIVERSITARI, ALCUNI ROMANZI E SOPRATTUTTO SAGGI RECENTI, RIVISTE E PAGINE ONLINE CON L'INTENTO DI AGEVOLARE LA RIFLESSIONE SU PROBLEMI FONDAMENTALI E SEMPRE ATTUALI. - UN SECONDO DOCUMENTO CON CITAZIONI DA ALCUNE RIVISTE DI ASTROLOGIA E ALCUNE ISTRUZIONI SU COME MEGLIO SERVIRSI DI QUESTI MENSILI PER ANALIZZARE SE STESSI E TROVARE SOSTEGNO E SPUNTI DI RIFLESSIONE INVECE CHE PER LEGGERVI LE PREVISIONI E I CONSIGLI A VOLTE ARBITRARI, CONTRADDITTORI E SPESSO INTERESSATI - UN TERZO DOCUMENTO CON DUE CITAZIONI DA HTTP://WWW.SLIDESHARE.COM/LO-STATO-ATTUALE-DELLA-PSICHIATRIA- ITALIANA INFORMA SULLE TECNICHE COGNITIVO-COMPORTAMENTALI IN PSICOLOGIA E CHIARISCE CIÒ CHE OSTACOLA IL GIUDIZIO RAZIONALE 2
  • 3. CITAZIONI DA CLASSICI E ALTRI TESTI UTILI Possono esserci errori poco significativi di trascrizione, mentre l’ordine delle affermazioni all’interno di ogni singola citazione e la punteggiatura spesso non rispettano quelli dell’originale e ciò per rendere più chiaro possibile il messaggio trasmesso a chi non conosce i libri di riferimento: assicuro il rispetto del senso di questi ultimi e consiglio a chi avesse dei dubbi in proposito di confrontare ogni singola citazione con la sua fonte (i testi si trovano quasi tutti nelle biblioteche e online). L'unico dubbio riguarda una delle citazioni da L'uomo in rivolta, che ho tratto da Ribellarsi è giusto a differenza delle altre citazioni da questo libro di Camus qui inserite: non ho il tempo di rileggere il testo e fare un confronto, tuttavia il senso della citazione rispetta il pensiero di Camus. Raramente i giudizi dei brani riportati sono ironici (credo che l’ironia in questi casi appaia facilmente anche a chi non ne conosce il contesto), ma in genere essi corrispondono al vero o almeno a ciò che ho osservato per esperienza personale e a quanto scrittori notevoli di ogni epoca hanno elaborato. Trovo che sia senz’altro lecito e utile estendere questi giudizi di valore e analisi ad attuali situazioni e categorie, professionali e non, certamente molto affini ai soggetti presi in esame. La disposizione dei brani nei vari raggruppamenti ha subito modifiche nel tempo e anche di recente, a causa dei ripensamenti volti a rendere questo documento più chiaro e utile possibile, oltre che degli errori di distrazione. ARGOMENTI DEI GRUPPI GIUDICARE: OBIETTIVITÁ E IMPARZIALITÁ; VANITÁ E CONOSCENZA; EGOISMO DEGLI INTERESSI E CONOSCENZA; PARZIALITÀ VERSO I CRIMINALI; STAMPA E VERITÁ; TEORIE E VERITÁ (PSICHIATRIA, POLITICA E CONOSCENZA); COMPASSIONE (DOLORE E VERITÁ); L’INCENSAMENTO DI CHI FA FIGLI; OSTRACISMO (BRUTALITÁ DELLE FOLLE E VERITÁ); POLITICA E GIUSTIZIA (CINISMO DIFFUSO E VERITÁ); CRUDELTÁ DELLA PSICHIATRIA E DIRITTI E POSSIBILITÁ DEI DIVERSI; CHIESE E GIUSTIZIA (RELIGIONE, GRUPPI, VERITÁ E MORALE) INTELLIGENZA E CORAGGIO: FORME DIVERSE DI INTELLIGENZA E ABILITÀ; ANTIDOTI NATURALI ALL’AFFANNARSI E AL RAZIONALISMO; NICHILISMO DELL’APPARIRE ED ESPRESSIONE VITALE; IL DIVENTARE ADULTI E IL CORAGGIO; RIBELLIONE METAFISICA L’IMPORTANZA DI SCRIVERE: COME SI LEGGE E SI STUDIA COMUNEMENTE; SCRIBACCHIARE PER NON SAPER ATTENDERE O PER NON SAPER VIVERE; POCHI E BUONI LIBRI NELLA SOLITUDINE; BISOGNO DI SCRIVERE DEI DIVERSI; POTERE DELLA SEMPLICITÁ; ATTRAZIONE DEI LIBRI GIUSTI CITAZIONI INTRODUTTIVE Quanto è difficile per lo psicanalista trovare qualcosa di nuovo che qualche artista non avesse già saputo prima di lui. (S. Freud) Le buone leggi, l’educazione e la cultura conservano nella società giustizia e mansuetudine. Non invece le immaginazioni minacciose, come suol far la moltitudine e crudeltà dei supplizi, che accresce la viltà e la ferocia. (G. Leopardi) Deponi la speranza di poter per sommi capi gustare le opere degli uomini di più alto ingegno; devi esaminarle, studiarle per intero (…) L’opera dell’intelligenza è connessa nei suoi tratti principali. (L. A. Seneca) Una dittatura è un regime in cui, invece di pensare, gli uomini citano. Essi citano tutti lo stesso libro che fa testo. A nostro vantaggio possiamo almeno dire di citare autori diversi. (I. Silone) Ah, buon Dio, la terribile tirannide della maggioranza! Tutti abbiamo la nostra canzone da intonare. E sta a te ora sapere con quale orecchio ti convenga ascoltare (…) Non è stato il Governo a decidere; non ci sono stati in origine editti, manifesti, censure, no! Ma la tecnologia, lo sfruttamento delle masse e la pressione delle minoranze hanno raggiunto lo scopo, grazie a Dio! (…) Non è che ognuno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno vien fatto uguale. Ogni essere umano a immagine e somiglianza di ogni altro; dopo di che tutti sono felici, perché non ci sono montagne che ci scoraggino con la loro altezza da superare, non montagne sullo sfondo delle quali si debba misurare la nostra statura! (R. Bradbury) L’utile è il grande idolo del tempo, e ad esso tutte le forze devono servire e tutti i talenti prestare ossequio. Su questa rozza bilancia, il merito spirituale dell’arte non ha nessun peso. (F. Schiller) Noi, che cerchiamo i modi con i quali l’animo possa procedere con equilibrio e essere in pace con se stesso, (…) decidiamo dove andare e come andarci con l’aiuto di persona esperta che abbia già fatto il percorso sul quale procediamo: qui sono proprio le strade 3
  • 4. più battute e conosciute a trarci maggiormente in inganno. (L. A: Seneca) Se non si vuole rinunciare a pensare, bisogna accettare la solitudine. Per quanto mi riguarda, non ho altra speranza che quella di incontrare qua e là, di tanto in tanto, un essere umano, solo come me, che per parte sua si ostini a riflettere, al quale possa offrire e dal quale possa ricevere un po’ di comprensione. Solitudine, certo, i tempi la impongono, ma aperta al confronto e alla condivisione del frutto della propria riflessione (…) Il pensiero, per non risultare sterile, ha bisogno di qualcuno che veda la realtà da un altro punto di vista, (…) di essere messo alla prova dal confronto. (S. Weil) Se la sorte ti esclude dai ruoli di primo piano, resisti con la tua parola e (…) anche con il tuo silenzio (…) L’opera di un buon cittadino non è mai vana: lo si vede, lo si ode; per fare del bene basta lo sguardo, il gesto, la silenziosa tenacia, il fermo equilibrio (…) In nessun caso ci parranno chiuse tutte le strade al punto che non resti spazio per un’attività moralmente buona. (L. A. Seneca) Lodare di vero cuore le belle azioni è in certo qual modo parteciparvi. (la Rochefoucauld) Credo che evitare volontariamente di parlare di libri equivalga a bruciarli. (Truffaut) Chi non sa pensare criticamente è in realtà esposto a tutte le influenze, le suggestioni, gli errori e le menzogne che vengono diffuse e che lo indottrinano sia dall’inizio. Non si può essere liberi, autodeterminarsi e scoprire la centralità del proprio essere se non si sa pensare criticamente, diventando in un certo senso anche un po’ cinici (…) Il pensiero critico non è un hobby, ma una facoltà (…) E per critico non intendo assolutamente ostile, negativo o nichilista. È esattamente il contrario: il pensiero critico è al servizio della vita, e in particolare serve, a livello individuale come a livello sociale, a rimuovere gli impedimenti che ci paralizzano o che sono di ostacolo (…) Pensare criticamente è possibile persino a chi vive sotto una dittatura. Chi non vuole mettere a repentaglio la vita non manifesterà la sua critica, ma potrà sempre pensare in modo critico, e si sentirà un po’ più felice e libero di chi è prigioniero di un sistema di pensiero, nel quale non crede neppure lui. Si potrebbero scrivere interi libri sul rapporto tra pensiero critico e salute mentale. (E. Fromm) Ogni uomo che possiede l’intelligenza del proprio fare e ha raggiunto così l’accesso all’inconscio esercita involontariamente un’azione sul proprio ambiente. L’ampliamento e l’approfondimento della coscienza genera l’effetto che i primitivi chiamano mana. Si tratta di un influsso involontario sull’inconscio degli altri, in certo senso di un prestigio inconscio (…) Lo sforzo verso l’autoconoscenza non è mai vano. (C. G. Jung) Il libertario (…) da subito attinge (…) alla forza naturale che è in lui, (…) continuando ad esistere e operare in modo naturale e libero. Il libertario (…) quando crea, vince; quando corregge i suoi pregiudizi e le sue abitudini, vince; quando sa resistere e sopportare, vince. Dico questo per esortare le persone oneste a non scoraggiarsi quando sembra che il loro lavoro sincero e onesto non abbia influenza. (P. Goodman) Contro la massa organizzata può resistere solo chi è organizzato nella sua individualità altrettanto bene di come è organizzata la massa. (C. G. Jung) La posizione espressa (...) da una minoranza, proprio perché è inaspettata, (...) suscita attenzione e riflessione e spesso fa cambiare idea (...) Meccanismi di difesa inconsapevoli (...) a volte permettono di negare l'influenza minoritaria anche a se stessi, ma non impediscono di riflettere attentamente su quello che la minoranza propone (...) Le fonti minoritarie dissidenti hanno la capacità di sollevare autonomia (...) e strategie alternative e spesso migliori (...) Le minoranze devono (...) proporre (...) valide alternative (...) e adottare uno stile di comportamento concorde, coerente nel tempo e deciso (...) poi non fare continue recriminazioni e dimostrare invece responsabilità e competenza (Catellani-Sensales come curatrici) Non ci rendiamo sufficientemente conto del fatto che una delle peggiori sofferenze nella vita è la noia (…) Perciò dobbiamo confrontarci con le contraddizioni della nostra esistenza e dare un senso alla nostra vita (…) Noi desideriamo ardentemente un contatto con la realtà della vita proprio perché la nostra realtà è fatta solo di prodotti artificiali (…)Non c’è migliore fondamento per qualunque senso di sicurezza e per un sentimento dell’Io in grado di sostenere da solo l’identità personale, di essere a stretto contatto con la realtà (…) Ormai siamo in contatto solo con artefatti e routine sociale (…) Non abbiamo più alcun rapporto con i nostri sentimenti, con quello che proviamo veramente (…) Nell’opinione pubblica è diffusa una grande paura, se non una vera è propria fobia, per tutto quello che ci pone a confronto con noi stessi (…) Il sentimento che è nelle persone cerca uno sfogo; così piangono non appena ne hanno l’occasione, senza avere alcun rapporto con qualcosa di reale (…) Accade al cinema, alle partite di calcio o in altre occasioni analoghe, dove improvvisamente sui loro volti si dipinge un’intensa emozione, una grande eccitazione, o una forte reazione che sembra gioia o dolore; eppure, a ben vedere, l’espressione del loro viso è vuota. C’è una grande differenza tra una gioia manifestata in uno stato di relazionalità, e la gioia sentimentale provocata da una particolare situazione che sembra in qualche modo stimolare un sentimento di gioia; in questo caso, infatti, la persona è totalmente distaccata da tutti e da tutto, e non prova nulla (…) Quando siamo insieme a qualcuno che amiamo o quando leggiamo qualcosa di molto interessante ed eccitante. In tal caso non proviamo alcun senso di stanchezza (…) Si può riscontrare una straordinaria e sconvolgente carica di vitalità e di energia, che nulla hanno a che fare con la chimica (…) Tutto dipende dall’intensità della relazione che abbiamo con la realtà dei nostri sentimenti e con gli altri (…) Possiamo percepire noi stessi come entità autonome (…) Il pubblico televisivo non deve far altro che starsene seduto e premere un pulsante. Se osserviamo la pubblicità di qualsiasi prodotto, ecco ripresentarsi la lusinga dell’assoluta pigrizia (…)Dolore e tragedia sono più facili da sopportare della noia, in cui si manifesta soltanto la mancanza di relazionalità con il mondo e con l’amore (…) Un individuo può prendere completa coscienza della sua identità solo quando prende coscienza della situazione sociale complessiva in cui vive, con tutte le influenze e i fattori che agiscono su di lui. Sono convinto che la psicoanalisi sia per sua natura un metodo per pensare criticamente. Ma questa è una cosa molto difficile, perché è in conflitto con la nostra tendenza al guadagno (…) 4
  • 5. Invece dei manuali, chi è veramente interessato agli esseri umani e al loro inconscio dovrebbe leggere Balzac o Dostoevskij o Kafka. Da loro è possibile apprendere qualcosa sugli individui, molto più che non leggendo la letteratura psicoanalitica (inclusi i miei libri, perché non sono certo migliori). Nella letteratura si trova una quantità infinita di insight profondi, e proprio a questi dovrebbe mirare la psicoanalisi riguardo al singolo (…) Quasi tutti confondono le parole con la realtà. (E. Fromm) Il più delle volte c’è ristrettezza di coscienza e pavida rigidità di atteggiamento. Proprio a persone come queste dovrebbe essere procurato un bagaglio di conoscenze psicologiche il più esteso possibile. Una reale intelligenza di psicologia salva vite. (C. G. Jung) Ho cercato nell’immaginazione un mezzo per raggiungere una conoscenza extraindividuale (…) Siamo bombardati da tale quantità di immagini prefabbricate da non saper più distinguere l’esperienza diretta da ciò che abbiamo visto per pochi secondi alla televisione. La memoria è come un deposito di spazzatura (…) Stiamo correndo il pericolo di perdere una facoltà umana fondamentale: (…) il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi (…) su una pagina bianca. Penso a una possibile pedagogia dell’immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d’altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare (…) Si tratta di una pedagogia che si può esercitare solo su se stessi con metodi inventati volta per volta e risultati imprevedibili. (I. Calvino) Oggi le scienze sociali, a parte alcune lodevoli eccezioni, sono impressionate dal successo e dal prestigio delle scienze naturali, e dunque cercano di applicare i metodi delle scienze naturali anche allo studio dell’uomo. Non solo non si chiedono se un metodo valido per studiare le cose possa essere applicato anche all’uomo, ma neppure si pongono il problema se tale concetto di metodo scientifico non sia ingenuo (…)Strettamente connesso con il problema del fraintendimento della metodologia scientifica è il relativismo di cui sono impregnate le scienze sociali (…) per il quale i valori sono considerati una questione di gusto, senza alcuna validità oggettiva. Poiché è difficile provare la validità oggettiva dei valori, le scienze sociali hanno optato per la via più facile: eliminare il problema (…) L’uomo viene visto come un foglio bianco sul quale ogni cultura scrive il proprio testo (…)Per i relativisti, ogni norma – che si tratti di omicidio o di amore – è valida se è stata approvata dalla società. L’umanesimo invece afferma che determinate norme ineriscono alla situazione esistenziale dell’uomo e che la loro violazione provoca effetti che ostacolano la vita (…)Dal momento che il successo dipende in larga misura da come l’individuo vende la propria personalità, egli sperimenterà se stesso quale una merce, o, meglio, insieme quale venditore e merce offerta in vendita (…) La finalità del carattere mercantile è il completo adattamento, in modo da apparire desiderabile in tutte le situazioni del mercato delle personalità (…) I sentimenti, buoni o cattivi che siano (…) interferirebbero con lo scopo principale (…)“È evidente a chiunque” scrive [Albert Schweitzer] “che siamo in pieno processo di autodistruzione della cultura (…) Dal momento che la società con la sua complessa organizzazione esercita un potere senza precedenti sull’Uomo, la dipendenza dell’Uomo da essa è giunta a tal punto che egli ha quasi cessato dall’avere un’esistenza intellettuale [geistig] autonoma… Siamo così entrati in un nuovo Medio Evo. Con un atto di volontà collettivo, la libertà di pensiero è stata messa fuori gioco, poiché molti rinunciano a pensare come liberi individui, per lasciarsi guidare dal collettivo al quale appartengono… In una con il sacrificio dell’indipendenza di pensiero, abbiamo perduto – e come potrebbe essere altrimenti? – la fede nella verità” (…)È un gravissimo problema se, con la ricchezza culturale in cui viviamo, e con il patrimonio di libri e di conoscenze scientifiche e non, una persona vive come se tutto questo non esistesse, e come se il mondo fosse completamente vuoto, come se non ci fosse nulla di importante e, a parte qualche piccolo, misero evento personale, non ci fosse nulla di veramente interessante (…) In un’epoca in cui la ricchezza culturale è accessibile a chiunque: musica, libri, arte, qualsiasi cosa (…) chi ha interesse solo per se stesso e i propri problemi non può vivere in modo aperto, con gioia e indipendenza. Occorre tenere entrambi i piedi sul terreno della realtà (…) Si può stare in piedi così, ma soltanto su un terreno ampio e fertile (…) Il punto è quello di mantenere un rapporto di partecipazione verso ciò che ci circonda (…) Tutta l’infelicità che oggi molti provano è causata non dal fatto di essere chissà come malati, quanto di essere separati da ciò che rende la vita bella, interessante, stimolante (…)Concentrarsi sui problemi personali include anche un interesse sempre più ampio e intenso per la vita (…) Non penso tanto a una formazione puramente intellettuale, quanto a un arricchimento. In concreto si deve chiedere: che cosa leggi? Io consiglio sempre di partire dalle letture (…) Nulla che sia veramente valido si può fare o apprendere senza sforzo, sono sempre necessari un certo sacrificio e una certa disciplina (…) Ho l’impressione che la gente non legga quasi più nulla che sia legato alla tradizione, perché è convinta di dover arrivare a tutto individualmente. Questa è una convinzione sciocca che denota ignoranza, come se si potesse riunire in sé la genialità delle figure più significative della storia e scoprire tutto da soli. Ciò dimostra soltanto superficialità (…)Chi prima o poi non arriva a una propria concezione della vita, a un orientamento, a valori e a convincimenti non mutuati da altri, ma scaturiti dall’esperienza individuale, anche se acquisiti con l’aiuto di una lettura attiva, produttiva, critica delle opere delle grandi guide dello spirito umano, penso non arriverà mai ad acquistare sicurezza, a percepire la centralità del proprio Io (…) Ritengo sempre barbaro e sciocco rinunciare a far tesoro delle conquiste dell’umanità. (E. Fromm) Il più folle di tutti gli errori è quello di alcuni giovani intelligenti che credono di perdere la loro originalità quando riconoscono certe verità che furono già da altri riconosciute. (W. Goethe) L’obiezione di coscienza (…) è la capacità di dire di no al potere, (…) rifiutare di apportare il proprio contributo anche coattivo, anche estorto con la legge e a volte con la violenza un po’ oltre la legge, che ci farebbe essere dei pezzetti di un ingranaggio, (…) ma anche la capacità di obiezione anti-consumistica, di obiezione al conformismo televisivo. (A. Langer) Mio fratello è figlio unico perché non ha mai criticato un film senza prima vederlo e (…) .perchè è convinto che nell’amaro benedettino non sta il segreto della felicità, (…) che anche chi non legge Freud può vivere cent’anni, (…) che esistono ancora sfruttati, malpagati e frustrati. (R. Gaetano) Gli spazi di confronto si sono ridotti, quasi del tutto chiusi, e ridotta enormemente è la stessa agibilità politica delle istituzioni (…) Al manganello si è sostituito lo spettacolo (…) che scoperta! Ma il “politico” è sempre, per definizione, stare in “pubblico”! (immanente 5
  • 6. a ogni momento della vita e del quotidiano). La nuova persuasione concede spazio a forme di dissenso: purché esse non parlino il linguaggio dei valori e dell’alternativa. (…) Grave è il rischio che di questo strumento della nonviolenza si spunti l’incisività e la forza, nello scontro terribile con la violenza contemporanea. (…) Diciamo allora subito che quel che si contrappone alla violenza non è la nonviolenza. (…) La forza che si oppone all’istituzionalizzazione della violenza è altro: è il diritto. (…) Allo stesso scopo non arriva neanche la nonviolenza senza oggetto quale stile e pratica autosufficiente (…) La nonviolenza al positivo è il rigoroso richiamo al valore e alla prassi continua del diritto e dell’etica (…) Circola un’insensibilità al valore delle parole che è segno palese di una crisi culturale e politica di proporzioni troppo vaste per essere tollerate (…) I valori vengono intesi come degli “assoluti” (…) non laici, fuori del tempo politico, irrealizzabili per definizione, (…) mentre invece discendono da una puntuale analisi del dramma storico (…) nell’odierna lamentata incapacità dei partiti ad esprimere valori. (A. Bandinelli) La paura è un cattivo consigliere, soprattutto dove non c’è coscienza: nell’avversità, come nella felicità, non v’è misura che nella morale. Dove la morale non guida, la felicità s’annienta nella demenza, l’avversità nello scoramento. (B. Constant) Meditate che questo è stato: vi comando queste parole, scolpitele nel vostro cuore, stando in casa, andando per via, coricandovi, alzandovi, ripetetele ai vostri figli. (P. Levi) La storia non è che una ripetizione degli stessi fatti applicati a uomini ed a tempi diversi. (Chateaubriand) Se vogliamo cambiare il futuro ci sono solo due maniere; conoscere la storia e conoscere la psicologia, ma la storia è quello che è veramente successo, non quello che ci farebbe tanto piacere che fosse accaduto così da dimostrare il nostro teorema. (De Mari) Il crimine, sia vecchio di molte generazioni, o si sia prodotto ai nostri giorni, esso rimane il sintomo di una disposizione sempre e dovunque presente e sarà quindi bene avere una immaginazione del male, perché solo gli sciocchi possono trascurare a lungo le premesse della propria natura. Anzi, questa trascuranza li rende più atti a diventare uno strumento del male (…) L’essere inoffensivi e ingenui, anzi, ci porta a proiettare negli altri il male non riconosciuto (…) Inoltre la perdita dell’introspezione ci toglie la facoltà di “trattare col male”. (C. G. Jung) Il nostro tempo (…) pone esigenze altissime (…) ai capi e alle persone influenti, (….) ma non trattandosi di un intendere puramente intellettuale, bensì della conclusione morale che ne deriva, non ci sono molti motivi di ottimismo (…) Formulare come esigenza morale il compito che il tempo e il mondo ci impongono non ha senso. Si può semmai chiarire la situazione psicologica mondiale al punto che la vedano anche i miopi, e pronunciare parole e concetti che siano intesi anche dai duri d’orecchio. Dobbiamo (…) non stancarci mai di ripetere i pensieri e le convinzioni necessarie. (C. G. Jung) Vorrei, con questo mio scritto, non risparmiare ad altri la fatica di pensare, ma stimolare qualcuno a pensare da sé. (.L. Wittgenstein) Quando un argomento è molto controverso (…) non si può sperare di dire la verità. Si può solo mostrare come si è giunti ad avere una qualunque opinione. (V. Woolf) Libertà vai sognando e servo a un tempo vuoi di nuovo il pensiero (....) Nobile natura è quella che a sollevar s’ardisce gli occhi mortali e che con franca lingua confessa il mal che ci fu dato in sorte, (…) porgendo valida e pronta (…) aita negli eterni perigli. (G. Leopardi) Se non troviamo niente di piacevole, almeno troveremo qualcosa di buono. (Voltaire) Nei secoli passati gli uomini non erano ancora così lasciati a se stessi e privi di indicazioni su come indirizzare la loro vita; avevano un più accentuato senso dei valori, delle finalità e degli obiettivi, perciò era la loro cultura a fornire anche rimedi, idee e direttive. Oggi non esiste più nulla di simile; per questo si ha l’impressione di non sapersela più cavare da soli (…) Gli esseri umani sono impotenti e smarriti – e questo accade in larga misura perché la nostra civiltà non informa correttamente sulla vita. (E. Fromm) Cominciato a leggere, andai avanti dimenticando il tempo e l’appetito. Ero turbato e commosso (…) Come doveva essere stato buono e coraggioso lo scrittore che aveva saputo ritrarre con tanta sincerità la sofferenza. Quella triste lentezza del raccontare mi rivelava una compassione superiore all’ordinaria pietà dell’uomo che si commuove alle disgrazie del prossimo e ne distoglie lo sguardo per non soffrire (…) Mi parve incomprensibile, anzi assurdo, di essere arrivato a conoscenza di una storia come quella soltanto per caso. Perché non veniva letta e commentata nelle scuole? (I. Silone) La condizione della scuola italiana è oggi profondamente in crisi. I riformisti ritengono che essa sia in tale stato perchè fornisce un sapere non solo inadeguato alla società attuale, ma anche statico (...) I descolarizzatori affermano che la crisi della scuola è rappresentata dal fatto che essa ha del tutto esaurito la funzione storica assegnatale dalla società tradizionale. Oggi è la stessa società che, attraverso una miriade di agenzie educative, è diventata una comunità educante. (P. Boccia, Concorso DSGA. Manuale completo per tutte le prove 2018) GIUDICARE OBIETTIVITÁ E IMPARZIALITÁ Psicologia generale: i fondamenti (G. B. Vicario) Niente è più difficile che dimostrare la falsità delle cose ritenute ovvie (...) 6
  • 7. Nell'iter delle indagini giudiziarie (...) gli indizi si sostengono l'un l'altro (...) finché si raggiunge la "verità processuale" che, come tutti sanno, non è la verità dell'accaduto (...) ma semplicemente qualcosa di coerente, sensato, sostenibile. Altrettanto potrebbe dirsi della verità storica. E questa analogia dovrebbe far riflettere e indurre alla moderazione ogniqualvolta si è tentati di proclamare ai quattro venti una nuova verità "scientifica" o di credere in quello che è scritto sui libri. Sinossi di psichiatria (Kaplan-Sadock) È possibile ricordare con sicurezza eventi mai accaduti, solo sognati o immaginati, anche perché regioni cerebrali simili sono importanti sia per l'immaginazione visiva sia per l'immagazzinamento a lungo termine di ricordi visivi. Un altro fattore che può contribuire alla distorsione dei ricordi è che la memoria funziona meglio nel ricordare l'essenza di un evento e non i particolari da cui l'essenza è derivata (...) La natura ricostruttiva del ricordo fa sì che l'interpretazione di un testimone oculare non sia completa. Interi episodi non sono disponibili nella neocorteccia ma devono essere ricongiunti in base alle componenti frammentarie e nel contesto di potenziali influenze fuorvianti presenti nel momento del recupero del ricordo (...) È possibile creare illusioni in adulti e soprattutto in bambini. Silas Marner (G. Eliot) Per lei era necessario avere un’opinione su qualsiasi argomento (…) che si presentasse alla sua attenzione; le era necessario quanto avere un posto ben preciso per ogni suo oggetto: e le sue opinioni erano sempre principi in base ai quali agiva senza mai esitare. Erano saldi, non perché avessero un fondamento, ma perché ** vi si aggrappava con una tenacia inseparabile dal suo lavoro mentale. Su tutti i doveri e le convenienze imposti dalla vita (…) si era creata un piccolo codice immutabile e aveva basato tutte le sue abitudini in stretta conformità con quel codice. F. Nietzsche Le convinzioni più delle bugie sono nemiche pericolose della verità. Psicologia della comunicazione (P. Di Giovanni) Chaiken (...) distingue tra elaborazione sistematica, in cui per arrivare alle conclusioni si sottopongono i discorsi persuasivi ad attenta analisi, ed elaborazione euristica, in cui si arriva alle conclusioni attraverso scorciatoie, (...) euristiche, (...) senza esaminare le argomentazioni (...) Nella nostra mente sono presenti molte euristiche, (...) ad esempio l'euristica dell'esperto (...) ("lo dice un esperto, sarà vero"), (...) l'euristica della lunghezza, (...) l'euristica del prezzo e (...) l'euristica della parvenza scientifica (...) Le informazioni di sfondo stimolano regole euristiche (ad esempio la fonte autorevole stimola l'euristica dell'esperto) (...) Esse espongono al rischio di errori (...) Anche per semplificare problemi decisionali adoperiamo euristiche, (...) per esempio per valutare la probabilità (...) sono state individuate anche le seguenti: euristica della disponibilità, (...) per cui, (...) senza considerare la selettività della memoria, (...) giudichiamo più frequenti gli eventi di cui ci vengono in mente facilmente gli esempi (...) e sovrastimiamo la probabilità che due eventi siano associati (...) se quando pensiamo a uno di essi ci viene in mente l'altro; (...) l'euristica della rappresentatività, (...) per cui stimiamo maggiore la probabilità che un individuo appartenga a una categoria (...) e che due eventi siano collegati (...) in base all'idea che abbiamo di (...) quella categoria (...) o di quegli eventi (...) anche contro l'evidenza statistica; euristica dell'ancoraggio, (...) per cui per stimare una probabilità spesso assumiamo come riferimento l'ultimo evento simile recuperato dalla memoria (...) o qualche fonte (...) anche quando si tratta di riferimenti arbitrari (...) l'euristica della disponibilità (...) e quella della rappresentatività sono alcuni dei meccanismi che sembrano concorrere (...) alle correlazioni illusorie, una tendenza molto comune (...) E una volta che ci siamo formati una convinzione, tendiamo a conservarla anche a dispetto di prove contrarie, fenomeno (...) chiamato bias dell'autoconvalida (...) Si possono contare varie decine di biases, (...) tendenze della nostra mente che possono risultare fuorvianti, (...) sono massicciamente diffusi e (...) influiscono anche sui giudizi professionali. Medici, psicologi, insegnanti, giudici, arbitri, selezionatori del personale e professionisti di ogni altro genere sono soggetti a biases (...) Le ragioni sono probabilmente più di una, (...) come razionalità limitata, (...) bisogno di coerenza e (...) parzialità. Spesso ci accomodiamo le cose in conformità con i nostri interessi e le nostre esigenze. B. Russell In ogni cosa è salutare di tanto in tanto mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si ha dato per scontato. Metodologia e tecniche della ricerca sociologica (P. Corbetta) Elemento importante introdotto nel pensiero scientifico, (…) la categoria di falsicabilità (…) stabilisce che il confronto tra teoria e ritrovato empirico non può avvenire (…) mediante la prova che la teoria è confermata dai dati, ma si realizza solo (…) mediante la constatazione che i dati non contraddicono l’ipotesi (…) Da questa impostazione deriva un senso di provvisorietà di ogni ipotesi teorica (…) Crolla – come scrive Popper – l’idolo della certezza. A. Einstein È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. Il mulino della Floss (G. Eliot) Nei caratteri fortemente improntati dalle qualità positive e negative che formano la severità – forza di volere, consapevole dirittura di propositi, limitatezza di immaginazione e d’intelletto, grande dominio su se stessi, e disposizione a esercitare una supremazia sopra gli altri – i pregiudizi costituiscono il naturale nutrimento delle tendenze, che non trovano di che sostenersi in quel sapere complesso, frammentario, dubitoso che chiamiamo la verità. Che un pregiudizio sia trasmesso per eredità, o respirato nell’aria, o adottato per tradizione, o raccolto con gli occhi, comunque possa esser venuto, quegli spiriti gli daranno ospitalità: esso è qualcosa che si può affermare con energia e coraggio, qualcosa che può supplire all’assenza di opinioni spontanee, qualcosa da imporre agli altri con l’autorità di un diritto consapevole: in ogni caso, un sostegno e un appoggio. Ogni pregiudizio che risponda a simili condizioni ha 7
  • 8. una sua spontanea evidenza. La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust) L’errore è più cocciuto della fede, e non sottopone mai ad esame le proprie convinzioni (…) Ogni nuovo dubbio (…) entra in concorrenza con tanti desideri di credere, con tante ragioni d’obliare, (…) e finiamo col non occuparcene più (…) L’uomo non può vivere senza entusiasmo (…) Sentimenti e pensieri acquistano durevolezza solo vicendevolmente, nel loro complesso, devono in qualche modo avere la stessa direzione e trascinarsi l’un l’altro. E con tutti i mezzi, droghe, suggestioni o fede, comunemente e spesso anche con l’influsso semplificante della stupidità, l’uomo si sforza di creare uno stato simile a quello (…) Egli crede nelle idee, non perché a volte sono vere, ma perché ha bisogno di credere. Perché deve turare con un’illusione il buco sui muri della sua vita, attraverso il quale i suoi sentimenti si disperderebbero se no ai quattro venti (…) Giusto sarebbe, invece di abbandonarsi ad apparenze, cercare le premesse del vero entusiasmo (…) e con un atteggiamento non rigido e tuttavia severo indagare la possibilità di sentimento e di vita. J. Morrison La perenne tentazione della vita è quella di confondere i sogni con la realtà L. Bickel L’intelligenza è la nostra facoltà di non spingere al limite quanto pensiamo per poter credere ancora alla realtà. Le mie prigioni (S. Pellico) Gli spiriti volgari sfuggono i ragionamenti seri: se una nobile verità traluce loro, sono capaci di applaudirla un istante, ma tosto dopo ritorcono da essa lo sguardo (…) Tutti gli increduli sono così! Sentendo la debolezza delle loro opinioni, se qualcuno si accinge a confutarle, non ascoltano, ridono, ostentano una superiorità d’ingegno, la quale non ha più bisogno d’esaminare nulla. Sciagurati! E quando non vi fu filosofia senza esame e serietà? Massime e riflessioni (Goethe) Chi ha paura dell’idea finisce per non aver neanche più la nozione. Psicologia analitica e concezione del mondo in La dinamica dell’inconscio (C. G. Jung) La critica e lo scetticismo non sono sempre espressione d’intelligenza, ma ben spesso del contrario, specie quando ci si finge scettici per mascherare la mancanza d’una visione del mondo. Non di rado ciò che manca, più che l’intelligenza, è il coraggio morale (…) Perciò è sempre un nefasto errore non avere una visione del mondo. Avere una visione del mondo significa creare un’immagine del mondo e di sé, sapere che cosa è il mondo e che cosa siamo noi. Preso alla lettera, ciò sarebbe troppo (…) Ma, inteso cum grano salis, ciò vuol dire: avere la migliore conoscenza possibile. La migliore conoscenza possibile esige il sapere, e ha orrore delle ipotesi infondate, delle affermazioni arbitrarie, delle opinioni autoritarie (…) L’illusione (…) ci fa irreali, pazzi e inetti (…) Ogni visione del mondo è ipotesi, e non articolo di fede (…) Quando l’immagine muta, non è sempre facile capire se è mutato il mondo, o noi, o tutti e due. (…) Ogni nuova scoperta, ogni nuovo pensiero può imporre al mondo un nuovo volto. Bisogna tenerne conto, se non ci vogliamo trovare a vivere improvvisamente in un mondo antiquato, residui noi stessi di stadi di coscienza più bassi e superati. L’incertezza in Genesi dell’Uomo senza qualità nell’edizione Einaudi del 1965 del libro di Musil Il fondo della vita umana gli sembrava essere una paura immane di qualche cosa, forse appunto dell’indefinito (…) fra le gelide profondità del cuore e del cielo(…) Centinaia di ordini umani (…) ciascuno con un’oscura fede di essere l’ultimo, quello in ascesa (…) assurde montagne d’oro che uccidono lo spirito (…)ansiose impazienti mode; (…) un arrampicarsi fuori dal nulla; (…) la paura nervosa di essere nulla; (…) un chiasso incoraggiante (…) come (…) il delitto o la guerra in cui ci si scarica una profonda sfiducia nelle cose costituite e create. La mia Africa (K. Blixen) “Tutti i bambini hanno paura a volte sulla pianura”. “Di cosa avevi paura?” *** rimase un po’ in silenzio, lo sguardo concentrato e profondo come se scrutasse dentro se stesso. Poi mi guardò con una piccola smorfia: “Di Outis”, disse. “I bambini hanno paura di Nessuno sulla pianura”. Lezioni americane (I. Calvino) Bouvard e Pecuchet: traversata del sapere universale; ogni libro apre un mondo, ma sono mondi che si escludono a vicenda. Flaubert è per la scienza nella precisa misura in cui essa è scettica, prudente, umana: ha orrore dei dogmatici, dei metafisici, dei filosofi. Archetipi e inconscio collettivo (C.G. Jung) Il significato delle terribili regressioni del nostro tempo (…) Il ritmo di evoluzione della coscienza attraverso la scienza e la tecnologia è stato troppo affrettato e ha lasciato l’inconscio, ormai incapace di tenere il passo, troppo indietro, costringendolo a una posizione difensiva che si esprime in una volontà universale di distruzione. Gli “ismi” politici e sociali del nostro tempo predicano tutti gli ideali possibili ma sotto queste maschere, il fine che si propongono è di abbassare il livello di civiltà, limitando o inibendo le possibilità di sviluppo individuale (…) L’intuito è la parte dell’uomo più razionale. Bisogna combattere i veri demoni, ovvero quelli del razionalismo (…) Il razionalismo non è affatto garanzia di un’elevata coscienza, ma solo di una coscienza unilaterale e limitata. Frammenti (Eraclito) Cattivi testimoni sono per gli uomini gli occhi e gli orecchi, se hanno anime da barbari. 8
  • 9. Zibaldone (G. Leopardi) La più gran nemica della barbarie non è la ragione ma la natura (seguita però a dovere) (…) la Natura vuol essere illuminata dalla ragione non incendiata (…) La civiltà (…) consiste in un temperamento della natura colla ragione, dove (…) la natura abbia la maggior parte. Intrecci. Sociologia e antropologia per terzo e quarto anno del liceo delle scienze umane Horkheimer e Adorno (...) nel 1943 scrivono Dialettica dell'illuminismo, uno dei testi che influenzeranno più profondamente la cultura del XX secolo. La tesi principale è già contenuta nella prima frase del libro: "La terra pienamemnte illuminata splende all'insegna di trionfale sventura". Gli autori sostengono, in altre parole, che la razionalità (...) è diventata una forza disumana, che si mostra nello spietato sfruttamento capitalistico e nella criminale efficienza burocratica dell'olocausto, (...) moderna ed efficiente barbarie Massime e pensieri (N. de Chamfort) Il filosofo che vuole spegnere le proprie passioni assomiglia al chimico intenzionato a spegnere il fuoco necessario ai suoi esperimenti. Massime e riflessioni (La Rochefoucauld) Sembra che la natura abbia nascosto nel fondo della nostra mente talenti e abilità sconosciute a noi stessi. Solo le passioni possono trarli fuori, e darci talvolta delle vedute più sicure e più compiute di quanto potrebbe l’arte. La vita: istruzioni per l’uso (G. Perec) Nell’arte del puzzle l’oggetto – sia esso un atto percettivo, un apprendimento, un sistema fisiologico o un pezzo di legno – non è una somma di elementi da isolare e analizzare dapprima, ma una struttura dove l’elemento non è più immediato né più antico, né determina l’insieme, ma è l’insieme a determinare gli elementi: la conoscenza del tutto e delle sue leggi, non è deducibile dalla conoscenza delle singole parti che lo compongono: si può guardare un pezzo tre giorni di seguito credendo di saperne tutto senza aver fatto il minimo passo avanti: conta solo la possibilità di allegare quel pezzo ad altri pezzi. Il pezzo isolato è domanda impossibile, sfida opaca. Se dopo molti errori e tentativi o in un mezzo secondo prodigiosamente ispirato appena riesci a connetterlo, ecco che l’estrema difficoltà non solo non ha più motivo di esistere ma sembra non averne mai avuto. I due pezzi miracolosamente riuniti sono diventati ormai uno, a sua volta fonte di errori, smarrimenti e attesa (…) Un taglio di pezzi aleatorio produrrà una difficoltà aleatoria oscillante tra una facilità estrema per i bordi, i particolari (…) e una difficoltà fastidiosa per le zone d’ombra, il cielo, ecc. e la soluzione consiste nel tentare tutte le combinazioni possibili. Nei pezzi di legni, dove i pezzi sono tagliati a mano, l’arte inizia quando il fabbricante si pone i problemi che il giocatore dovrà risolvere e sostituisce al caso l’astuzia, la trappola, l’illusione e ogni gesto, ogni brancolare nel buio, intuire e operare sono già stati calcolati dall’altro. Non si tratta mai di un gioco solitario (…) A volte risolveva d’istinto come quando attaccava dal centro a volte per deduzione da puzzle precedenti ma quasi sempre ci lavorava giorni con l’impressione tenace del perfetto imbecille. Ritrovava in quel senso di impasse, di vicolo cieco, l’essenza stessa della sua passione: una specie di torpore, di rimuginio, di abbrutimento smorto alla ricerca di qualcosa di informe di cui solo biascicava i contorni (…) brontolii confusi, rumori di fondo di una fantasticheria maniacale, sterile, infelice. Talvolta al tendere di quelle ore di inerzia malinconica, lo prendevano accessi improvvisi di rabbia terribile. Più spesso al termine di quelle ore, dopo aver attraversato tutti gli stadi dell’ansia e dell’esasperazione controllate, raggiungeva una specie di trance, un inebetimento tutto asiatico forse analogo a quello che cerca l’arciere: un oblio profondo del corpo e del bersaglio, una mente vuota, aperta, disponibile, un’attenzione intatta ma libera di librarsi al di sopra delle vicissitudini dell’esistenza delle contingenze del puzzle e dei tranelli dell’artigiano. In quei momenti vedeva senza guardarli i sottili intagli del legno incastrarsi e poteva, prendendo due pezzi cui non aveva mai fatto caso o che forse aveva giurato per ore non potessero mai riunirsi, comporli in un amen. Quella sensazione di grazia durava a volte minuti e allora gli pareva di essere un veggente: percepiva tutto, copriva tutto, avrebbe potuto vedere crescere l’erba: giustapponeva i pezzi a gran velocità senza sbagliarsi mai, ritrovando i particolari che gli avrebbero in ogni momento indicato la soluzione se solo avesse avuto occhi per vedere: gli uccelli ridiventavano onde, i tronchi rami. Il mondo di Sofia (J. Gaarder) Niels Bohr (…) che era noto per la sua capacità di vedere le cose da più punti di vista, un giorno disse: “Ci sono due tipi di verità. Ci sono quelle superficiali, il cui contrario è evidentemente falso, ma ci sono anche le verità profonde il cui contrario è altrettanto giusto”. Neisser Ciascuno di noi viene creato dagli atti cognitivi in cui si trova impegnato. Interviste e colloqui nelle organizzazioni (A. Castiello D'Antonio) Siamo sempre a rischio di condizionamento da parte di distorsioni percettive (il cosiddetto inconscio cognitivo), (...) meccanismi di difesa primitivi e (...) misure e contromisure di sicurezza. Bruner Il modo in cui uno parla finisce per diventare il modo in cui rappresenta e costruisce ciò di cui parla. ………………… ……………………........... …….………………………………………………………………………………………………………… VANITÁ E CONOSCENZA 9
  • 10. Massime e riflessioni (La Rochefoucauld) L’amor proprio è più abile del più abile degli uomini (…) L’amor proprio è l’amore di sé. Per esso gli uomini adorano se stessi e si farebbero tiranni sugli altri se la fortuna ne desse loro i mezzi (…) Nulla è più impetuoso dei suoi desideri, nulla più nascosto dei suoi propositi, nulla più abile dei suoi piani. La sua elasticità non si può immaginare, le sue trasformazioni sorpassano quelle delle metamorfosi, le sue raffinatezze quelle della chimica. Non si può sondare la profondità dei suoi abissi (…) In quelle profondità egli concepisce, nutre e alleva senza saperlo un numero infinito di affetti e di odi, talvolta così mostruosi, che quando vedono la luce, li disconosce e non può risolversi a confessarli. Dal buio che lo copre nascono le ridicole persuasioni che l’amor proprio ha di sé, di là vengono gli errori, l’ignoranza, le grossolane ingenuità sul proprio conto, laggiù egli crede che siano morti sentimenti che sono solo addormentati, crede di non aver più voglia di correre quando solo si riposa, pensa di aver perduto tutti i desideri che ha soddisfatto. Ma quell’oscurità spessa che lo nasconde a se stesso non gli impedisce di vedere perfettamente ciò che è al di fuori (…) Negli affari più importanti quando la violenza dei suoi desideri sveglia tutta la sua attenzione, esso vede, sente, ode, immagina, sospetta, penetra, indovina tutto; in modo che si è tentati di credere che ognuna delle sue passioni abbia una specie di propria magia (…) In previsione delle sventure che lo minacciano (…) compie qualche volta in poco tempo e senza sforzo quel che non ha potuto fare in molti anni e con tutte le sue forze; e da ciò si potrebbe concludere verosimilmente che egli stesso accende i suoi desideri, più che la bellezza e il merito di quanto ne forma l’affetto; che il suo proprio gusto è valore che li innalza e ornamento che li abbellisce (…) Egli è tutti i contrari: imperioso e obbediente, sincero e dissimulatore, misericordioso e crudele, timido e audace (…) È bizzarro e mette spesso ogni impegno nelle cose più frivole; trova piacere nelle più insipide, mantiene tutta la propria fierezza nelle più spregevoli. Si trova in tutti gli stati della vita, in tutte le condizioni (…) Non si cura che di esistere e pur di esistere accetta di essere il nemico di se stesso (…) Non bisogna dunque stupirsi che talvolta si unisca alla più rude austerità e ad essa si accompagni per distruggersi, perché, quando si rovina in un luogo, risorge in un altro (…) Ecco il ritratto dell’amor proprio, di cui tutte la nostra vita non è che la lunga e grande agitazione. La fiera delle vanità (W. M. Thackeray) Chi può dire quanta vanità (…) e quanto egoismo ci siano nel nostro amore? Il vecchio ** non stette molto a meditare sulla natura dei suoi sentimenti (…) Egli credeva fermamente che tutto quello che faceva era giusto e che doveva in ogni cosa fare a modo suo (…) e il suo odio si inalberava contro qualsiasi cosa paresse opposizione. Egli era orgoglioso del suo odio come di ogni altra sua cosa. Aver sempre ragione, camminare sempre dritto, non avere mai dubbi, non sono queste le grandi qualità con cui la stupidità tiene le redini del mondo? Il lupo dei mari (J. London) Possedeva l’equilibrio perfetto, la suprema fiducia in sé che nulla poteva scuotere (…) Sembrava avere una coscienza perfettamente tranquilla perché non ne possedeva alcuna (…) I suoi ragionamenti acquistavano forza dalla loro stessa semplicità Zibaldone (G. Leopardi) Tale è la misera condizione dell’uomo in società (…) ch’egli è sovente (…) pigliato per tutt’altro, anche dagli altri pochissimi virtuosi (…) Giudichiamo del carattere degli uomini dal modo nel quale si sono portati verso noi (…) E il più scellerato del mondo, se non ci avrà nociuto (…) basterà questo perch’egli nell’animo nostro abbia un posto non cattivo, ed anche di uomo onesto. E quando anche l’intelletto ripugni, il cuore e la fantasia ne terranno sempre questo concetto. U. Ojetti Dubitare di se stessi è il primo segno dell’intelligenza. Avere o essere (E. Fromm) Le nostre motivazioni, idee e credenze conscie sono un miscuglio di false informazioni, preconcetti, passioni irrazionali, razionalizzazioni, pregiudizi, sul quale galleggiano brandelli di verità dando la sicurezza, per quanto illusoria, che l’intera misura sia reale e vera. L’attività pensante tenta di organizzare questa cloaca di illusioni secondo le leggi della logica e della plausibilità. I. Kant L’errore non è mai ritenuto più utile della verità, ma spesso l’incertezza sì. J. Joubert Quelli che non ritrattano mai, amano se stessi più della verità. Massime e riflessioni (La Rochefoucauld) Non vi sono persone che abbiano più spesso torto di quelli che non possono tollerare di aver torto. Massime e riflessioni (W. Goethe) Se certuni non si credessero in dovere di sostenere il proprio errore perché l’hanno enunciato una prima volta, sarebbero diventati ben differenti da quel che sono! 1984 (G. Orwell) Mutare pare costituisca una confessione di debolezza (…) Se si vuol comandare e persistere nell’azione di comando, bisogna manovrare e dirigere il senso della realtà. Sua Santità (G. Nuzzi) L’impotenza è il sentimento più diffuso (…) Non possiamo fare niente perché certe realtà fanno parte del Vaticano e tutti temono 10
  • 11. forse che cambiare sarebbe un’implicita ammissione di errore (…) Persiste una volontà omissiva sui fatti. Il castello (F. Kafka) Errori non se ne commettono (…) e, anche se ciò per eccezione accade, chi può dire alla fin fine che sia davvero un errore? (…) Chi può dire se il secondo ufficio giudicherà allo stesso modo, e anche il terzo, e i successivi? Il contesto (L. Sciascia) L’errore giudiziario non esiste (…) Perseguire il colpevole è impossibile tecnicamente (…) Centinaia di milioni di uomini ormai si somigliano e non dico fisicamente. Non ci sono più individui (…) Il disonore e il delitto debbono essere restituiti ai corpi della moltitudine, come nelle guerre militari (…) Puniti nel numero. Giudicati dalla sorte (…) I gradi del giudizio, la possibilità dei ricorsi, degli appelli (…) postulano (…) non la possibilità dell’errore ma solo l’esistenza di un’opinione diciamo laica sull’amministrazione della giustizia. Ora quando una religione comincia a tener conto dell’opinione laica è ben morta anche se non sa di esserlo. L’istituzione oratoria (M. F. Quintiliano) Questi punti devono essere messi in luce e smantellati nella nostra orazione, se vogliamo fare apparire i testimoni come falsi per odio o per rivalità o per compiacenza o per danaro. E se la parte contraria avrà un numero troppo piccolo di testimoni, sarà opportuno rimproverare il fatto che siano appunto pochi; se ne avrà troppi, bisognerà far nascere il sospetto di un accordo premeditato; se ne produrrà di modesti, si dovrà far rilevare che non sono da tenere in conto; se di potenti, che la loro deposizione è inficiata da favoritismi… La scomparsa dei fatti (M. Travaglio) Il valore da salvare è l’imparzialità, che non è sinonimo né di obiettività né di neutralità, (…) ma di salvare il nucleo centrale dei fatti (…) L’obiettività è impossibile: ciascuno di noi ha i suoi interessi e passioni e valori. La sua visione del mondo condiziona il suo modo di vedere e giudicare (…) Nessuno può essere obiettivo e nemmeno neutrale (…) Non è obiettivo nemmeno l’obiettivo delle macchina fotografica o l’occhio della telecamera. Psicopatologia della vita quotidiana (S. Freud) Pare che soltanto alle menti più elette e più equilibrate sia dato di preservare l’immagine della realtà esterna, qual è percepita, dalle deformazioni cui solitamente va soggetta nel passaggio attraverso l’individualità (…) Critiche alla moglie, amicizie tramutatesi in inimicizie, errori, ripulse da parte di concorrenti, furti di idee: certo non è puro accidente la necessità di toccare argomenti così penosi volendo risolvere un certo numero di esempi di dimenticanze di nomi, propositi, impressioni e fatti o sbadataggini, lapsus verbali, di lettura e di scrittura ecc (…) Sembra sia del tutto generale la tendenza a dimenticare quel che è sgradevole (…) Questa tendenza elementare di difesa è uno dei pilastri del meccanismo dei sintomi isterici. Fattori che mirano a mire opposte a volte riescono perché il principio architettonico dell’apparato psichico è la stratificazione, la struttura a istanze sovrapposte (…) Va inteso in modo analogo il tipico turbamento della capacità di giudizio nei casi in cui si tratta dei parenti più prossimi (…) Le insulsaggini, le assurdità e gli errori del contenuto onirico, a cagione dei quali il sogno difficilmente viene riconosciuto come prodotto di prestazione psichica, nascono nella stessa maniera degli ordinari sbagli nella nostra vita quotidiana (…) Sono effetto di una perturbazione per via associativa (…) Le formazioni dell’isteria e delle nevrosi ossessive ripetono le caratteristiche essenziali di questo modo di funzionare della mente (…) nei sogni e negli atti mancati o azioni casuali (…) Il paranoico ha ragione in un certo senso: nei paranoici affiorano alla coscienza le verità, le necessità di interpretare le azioni casuali come manifestazioni di intenzioni e messaggi. Egli sbaglia nel proiettare all’esterno tale intuizione su di sé. Operette morali (G. Leopardi) Gli uomini credono generalmente per assuefazione, non per certezza di prove concepite nell’animo (…) e non mutano mai opinione in maniera che credono di mutarla. Vangelo (Giovanni IIII, 19) E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce. L’uomo senza qualità (R. Musil) Se di dentro la stupidità non somigliasse all’intelligenza, se di fuori non si potesse scambiare per progresso, genio, speranza, perfezionamento, sarebbe facile combatterla: l’affermazione che un’oleografia è una produzione artistica più ingegnosa di un quadro contiene una verità ed è più facile dimostrare tale verità che non dimostrare la grandezza di Van Gogh (…) Non esiste una sola idea importante di cui la stupidità non abbia saputo servirsi, essa è versatile (…) La verità ha una sola strada invece ed è perciò sempre in svantaggio. I cosiddetti sani. La patologia della normalità (E. Fromm) Dal punto di vista umano, l’approccio scientifico è la capacità di essere obiettivi, ovvero l’umiltà di vedere il mondo, le cose, gli altri e noi stessi così come sono, senza che i nostri desideri e i nostri sentimenti deformino la realtà. L’approccio scientifico implica la fiducia nelle capacità della nostra mente di riconoscere la verità e la realtà, ma anche la costante disponibilità a modificare i risultati del nostro pensiero via via che si scoprono nuovi dati (…) Ma che cosa ne è oggi di questo approccio? (…) Chi oggi legge le pubblicazioni scientifiche, si tiene aggiornato sulle scoperte più recenti ed è convinto che esistano scienziati in grado di fornire una risposta a tutto, è partecipe di questo nuovo dogma, la religione della scienza, che gli permette di esimersi dal ragionare con la propria testa. 11
  • 12. La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust) Del resto, si dimentica in fretta ciò che si è pensato senza profondità, ciò che ci è stato dettato dall’imitazione o da passioni circostanti. Queste cambiano, e con esse si modifica il nostro ricordo. (…) Gli uomini politici dimenticano il punto di vista che, in un certo momento, hanno adottato. (…) Quanto alle persone di mondo, è ben poco quello che ricordano (…) Si era creduta disprezzata (…) s’era inventata tutto un romanzo di deposizioni che, nella fantasia, le sarebbero state richieste e, a forza di ripetersene i particolari, non sapeva forse più nemmeno lei se fossero veri o no (…) La stessa testimonianza dei sensi è un’operazione dell’intelletto, in cui la convinzione crea l’evidenza. (…) Parecchie volte (…) il senso dell’udito portava a ** non la parola (…) pronunciata, ma quella che (…) credeva giusta, il che era sufficiente perché non sentisse l’implicita rettifica d’una pronuncia migliore (…) Poiché il mondo è il regno del nulla, fra i meriti (…) non vi sono che sfumature insignificanti, follemente ingigantite, a volte, solo dai rancori o dall’immaginazione (…) Era talmente stupido da trovare “piuttosto sciocca” quella ragazza mille volte più intelligente di lui, e questo, forse per la semplice ragione che lei lo amava. Massime e riflessioni (La Rochefoucauld) I pazzi e gli sciocchi non vedono che attraverso il loro umore. Massime e riflessioni (W. Goethe) Dove vien meno l’interesse anche la memoria vien meno (…) I pregiudizi degli uomini riposano sul carattere degli uomini in un dato momento; perciò, intimamente uniti colla condizione di essi, sono invincibili; né l’evidenza, né l’intelletto, né la ragione hanno su di essi il menomo influsso (…) In realtà tutto dipende dai sentimenti; dove ci son sentimenti ci son anche pensieri, e secondo come sono i sentimenti sono i pensieri. Massime e pensieri (N. de Chamfort) A mano a mano che la filosofia fa progressi, la stupidità raddoppia i propri sforzi per ricostituire il dominio dei pregiudizi (…)Gli uomini sono così perversi che la sola speranza e persino il solo desiderio di correggerli, di vederli finalmente ragionevoli e onesti, è un’assurdità, un’idea romanzesca che si perdona soltanto all’ingenuità della prima giovinezza. La spirale della violenza (G. Salierno) Ulteriore caratteristica, di molti tra questi malviventi, è una stolta presunzione (…) Se poi posseggono un Q.I. (è raro, ma ce ne sono) superiore alla media, oscillante cioè tra i 105 e i 115 punti, ed hanno letto, soprattutto durante la detenzione, un po’ di libri, si credono degli Einstein, assumono delle pose da intellettuali e pontificano su tutto. Abituati come sono, sin dall’infanzia, a valutare tutto e tutti con estrema superficialità, si convincono in un baleno di essere alla pari, come intelligenza e cultura, con chiunque, e danno pareri e consigli a destra e manca. Purtroppo, trovano anche ascoltatori. Contraddirli? È una parola! I ragionamenti pacati li esasperano, anzi in genere non li seguono neppure. L’unica cosa sensata è cercare di evitare di discutere con loro o meglio ancora dare l’impressione di essergli inferiori come preparazione e intelletto. D’altro canto, occorre considerare che, vivendo in un ambiente in cui l’ignoranza sposata alla stupidità forma una coppia che regna sovranamente incontrastata, non possono rendersi conto del loro basso livello culturale e intellettuale e non possono quindi comprendere che anche un genio assoluto deve passare buona parte della sua vita sui libri per poter capire alcune delle leggi che regolano i rapporti degli uomini o della natura. Il guaio è che costoro usciranno montati; che, probabilmente, compiranno nuovi arresti (a cui seguirà immancabilmente l’arresto e la condanna) e torneranno in carcere prima ancor di aver avuto il tempo di prendere coscienza dei loro modesti limiti. Potranno salvarsi, invece, se le circostanze li favoriranno, facendogli trovare un’occupazione appena usciti dal carcere o poco dopo. In questo caso, la loro intelligenza gli permetterà di lavorare con profitto e di accettare, utilitaristicamente, le norme di convivenza sociale. Satira I, 3 (Orazio) L’amico ha un difetto? (…) Vive a stecchetto? Chiamatelo parco. È importuno, è ficcanaso un po’ più dell’onesto? Dovete chiamarlo servizievole. Oppure sarà troppo zotico e franco più dell’onesto? E voi chiamatelo pure vivace (…) Gli stessi pregi torciamo in difetti (…) Quest’uomo è modesto? Noi che viviamo con lui diciamo che è troppo alla buona. Quello è flemmatico? E noi lo diciamo lumaca. Quest’altro sfugge a qualunque attacco, non offre il fianco scoperto a nessun tristo, per quanto conduca la vita in un campo dove fiorisce l’invidia maligna e il crimine? Invece di dirlo accorto e scaltro, si chiama sornione e volpone. Sarà quest’altro un po’ malaccorto (…) sì che interrompa un che legge, che pensa, e si renda molesto con le sue ciance? E noi: “non ha nessun senso comune”. Guerra e pace (L. Tolstoj) Con la sua esperienza di sessant’anni egli sapeva quale peso dovesse dare alle voci, conosceva le capacità degli uomini, quando desiderano qualcosa, di raggruppare tutte le notizie in modo che confermino quanto si desidera e sapeva quanto in questi casi si tralasci volentieri tutto quanto contraddice il nostro desiderio. Papà Goriot (H. de Balzac) Una delle più detestabili abitudini degli spiriti lillipuziani è di supporre presso gli altri la loro stessa grettezza. Salmi (Sacra Bibbia) Interpretano male tutto quello che dico/faccio. I Mandarini (S. De Beauvoir) Non si ha proprio il diritto di imputare agli intellettuali una sensibilità sofisticata; erano gente di mondo e affini ad aggirarsi 12
  • 13. nell’esistenza con occhi accecati da cattivi clichés e un cuore invaso da luoghi comuni (…) Mai un istante di sincerità (…) Il loro destino era fatto solo di ambizioni vuote, di gelosie brucianti, di vittorie e sconfitte astratte. Quando ci sarebbero tante cose da amare e da odiare solidamente (…) L’indifferenza non esiste (…) Sì, era stato per stanchezza, per pigrizia, per vergogna della mia ignoranza che avevo scioccamente preteso il contrario. Dieci anni dopo (D. Bonhoeffer) in Ribellarsi è giusto a cura degli Asini Non tenteremo mai più di persuadere con argomentazioni lo stupido: è una cosa senza senso e pericolosa (…) La stupidità (…) è un difetto che interessa non l’intelletto ma l’umanità di una persona. Ci sono uomini straordinariamente elastici dal punto di vista intellettuale che sono stupidi e uomini molto goffi intellettualmente che non lo sono. Ci accorgiamo con stupore di questo in situazioni nelle quali su ha l’impressione che la stupidità non sia un difetto congenito, ma piuttosto che in determinate circostanze gli uomini (…) si lascino rendere tali. Ci è dato osservare, inoltre, che uomini indipendenti, che conducono vita solitaria, denunciano questo difetto più raramente di uomini o gruppi che inclinano o sono costretti a vivere in compagnia. Perciò la stupidità sembra essere un problema sociologico piuttosto che un problema psicologico (…) Osservando meglio si nota che qualsiasi ostentazione esteriore di potenza, politica o religiosa che sia, provoca l’istupidimento di una gran parte degli uomini (…) La potenza dell’uno richiede la stupidità degli altri. Il processo secondo cui ciò avviene non è tanto quello dell’atrofia o perdita improvvisa di determinate facoltà umane – ad esempio quelle intellettuali – ma piuttosto quello per cui, sotto la schiacciante impressione prodotta dall’ostentazione di potenza, l’uomo viene derubato della sua indipendenza interiore (…) Il fatto che lo stupido sia spesso testardo non deve ingannare sulla sua mancanza di indipendenza. Parlandogli, ci si accorge addirittura che non si ha a che fare con lui direttamente, personalmente, ma con slogan, motti ecc. (…) Lo stupido sarà capace di qualsiasi malvagità, essendo contemporaneamente incapace di riconoscerla come tale. (…) Nella maggioranza dei casi un’autentica liberazione interiore è possibile solo dopo essere stata preceduta dalla liberazione esteriore (…) Inutilmente ci sforziamo di capire che cosa effettivamente il popolo pensa (…) Questo interrogativo risulta superfluo (…) La liberazione interiore dell’uomo alla vita responsabile davanti a Dio è l’unica reale vittoria sulla stupidità (…) Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità (…) Contro la stupidità non abbiamo difese: (…) le motivazioni non servono a niente. Ai fatti che sono in contraddizione con i pregiudizi personali semplicemente non si crede – in questi casi lo stupido diventa addirittura scettico – e quando sia impossibile sfuggire ad essi, possono essere messi semplicemente da parte come casi irrilevanti. Nel far questo lo stupido, a differenza del malvagio, si sente completamente soddisfatto di sé; anzi, diventa addirittura pericoloso, perché con facilità passa rapidamente all’attacco. La banalità del male (H. Arendt) Eichmann era senza immaginazione e senza idee e tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali. Certe frasi esaltanti gli facevano dimenticare la realtà. Era incapace di pronunciare frasi che non fossero clichés, per un difetto che doveva averlo tormentato a scuola e che sfociava in afasia. Erano spesso frasi altisonanti che gli servivano per autoesaltarsi in modo da superare crisi momentanee e non per definire (pertanto poteva contraddirsi spesso). Quando riusciva a costruire un periodo, lo ripeteva fino a farlo diventare un cliché e avviando discorsi che metteva in moto come un meccanismo, anche quando inopportuno. All’origine c’era un’incapacità di pensare da solo o dal punto di vista di un gruppo diverso dal riferimento abituale. Era questo che gli psichiatri trovavano tanto normale e ideale? (…) Quella lontananza della realtà e quella mancanza di idee possono essere più pericolose degli istinti malvagi. Signor Tentenna (C. Consoli) Signor Tentenna non è facile assumersi il rischio di una scelta e servirsi addirittura di parole proprie. Mimetizzarsi e vivere di luce riflessa in fondo ad acque torbide tra miseri inganni e menzogne, complessi di inferiorità e ingombranti manie di grandezza (…) Non è motivo di vergogna il non saper centrare alcun bersaglio, l'aver mancato l'ennesimo colpo irrimediabilmente. E ben poco importa se tua moglie non fa altro che piangere, ossessionata dal sentore dei tuoi numerosi tradimenti, ingurgita ignoti dolori ed elevate dosi di calmanti e in fondo non ha tutti i torti e non è affatto un caso se amanti, amici e sogni si dileguano. Il cane sul balcone aspetta da mesi il privilegio di una passeggiata eppure la sera fedelmente esulta al tuo rientro. E' ormai consuetudine, Signor Tentenna, perdersi d'animo, non essere all'altezza delle proprie ambizioni e sgomitare per distinguersi dal branco. L'ignoranza è un non trascurabile complesso, una voragine: la si può occultare nel silenzio scansando il pericolo di un mite confronto diretto. Il Gattopardo (G. Tomasi di Lampedusa) I “Siciliani” odieranno sempre chi li vorrà svegliare (…) Non posso porgere un dito, me lo morderebbero (…) Che cosa se ne farebbe, il Senato di un legislatore inesperto cui manca la facoltà di ingannare se stesso, questo requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri?(…) Non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria. Ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza (…) Quel senso di superiorità noi chiamiamo fierezza ed è cecità. La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust) Più di chiunque altro apprezziamo chi aggiunge a grandi virtù quella di metterle senza risparmio a disposizione dei nostri vizi (…) Trovava più intelligente ** che non soltanto era gentile con ***, ma andava a pescare nei (…) testi che decoravano l’inclinazione del barone (…) Tra tutti preferiva coloro che accoglievano il suo punto di vista sulla vita. Middlemarch (G. Eliot) La fede di ** in lui completò tutto quello che le parole di *** sembravano non dire: nessun credente sarà mai turbato da un’omissione o da una frase infelice (…) Vedeva in lui le qualità che sapeva di possedere lei stessa, ma in proporzioni più grandi. I fratelli Karamazov (F. Dostoevskij) Tutti e due si mormoravano parole frenetiche, quasi senza senso, anche non vere, ma in quel momento era tutto vero e credevano ciecamente a quello che dicevano. 13
  • 14. Peanuts (C. Schulz) Linus: “Come si può decidere cosa pensare? Non si deve prima pensare e poi cercare di capire quel che si è pensato? (…) Mi stai guardando con occhi vuoti.” Guerra e pace (L. Tolstoj) ** veniva sgarbatamente sospinto e interrotto (…) Ciò non era dovuto al senso delle sue parole (che si erano addirittura scordate visto che molti discorsi erano seguiti al suo), ma perché la folla per mantenere l’agitazione ha bisogno di un oggetto tangibile d’amore e di un oggetto tangibile di odio. Il lupo dei mari (J. London) Qui il ragionamento non aveva alcun valore e solo la forza contava (…) Per sciocco che fosse l’argomento di discussione, la qualità del loro ragionamento lo era anche di più o piuttosto non vi era ragionamento alcuno, poiché si limitavano ad asserire, presumere, accusare. Essi provavano qualcosa con l’enunciare la frase con tono aggressivo, opponendole poi i pareri della parte contraria, i pregiudizi, i luoghi comuni, la tradizione. L’arte di ascoltare (E. Fromm) Dal momento che il narcisista basa il contenuto di verità delle sue affermazioni sul fatto che sia lui a farle, allora non può neppure ritrattarle dicendo che la prossima volta si documenterà meglio (…)Un forte narcisista può comportarsi con sicurezza perché non è interessato a come stanno realmente le cose. Massime e riflessioni (W. Goethe) Nelle loro confutazioni i dotti sono per solito astiosi; uno che sbaglia lo considerano un nemico mortale. Arte del conversare (M. Montaigne) Gli uomini non hanno il coraggio di sopportare di essere corretti e parlano sempre dissimulando in presenza gli uni degli altri (…) Ognuno contraddice e viene contraddetto (…) Frutto della disputa è distruggere la verità (…) Ci si attacca a una parola, a una similitudine: chi non sente più ciò che gli si obietta, tanto è impegnato nella sua corsa e si preoccupa di seguire se stesso, non voi. Chi, sapendo di avere le spalle deboli, teme tutto, rifiuta tutto, confonde e imbroglia il discorso o si arrabbia al punto di zittirsi del tutto, affettando orgoglioso disprezzo che nasconde ignoranza. Un altro conta le parole, vi mette solo la superiorità della propria voce. E questo, poi, che vi assorda con preamboli e discussioni inutili. Quello si arma di mere ingiurie e cerca una questione da niente per sbarazzarsi di uno spirito che opprime il suo. Quest’ultimo non capisce nulla della ragione ma vi tiene assediato nella cerchia dialettica dei suoi periodi e formule. E a quanti animi sciocchi un contegno freddo e taciturno ha servito come titolo di saggezza e capacità (…) Giudizi generali poi non dicono niente (…) È proprio dei più incapaci tornare sempre dalla lotta con allegria (…) Non è vero mercante colui che guadagna sempre. Detti e frecce in Il crepuscolo degli dèi (F. Nietzsche) Anche il più coraggioso di noi solo raramente ha il coraggio di ciò che realmente sa… L’io e l’inconscio, Parte seconda, cap. 2 in Due testi di psicologia analitica (C. G. Jung) Mi interessa molto di più indicare le vie e le possibilità di simili esperienze che porre formule intellettuali, le quali per difetto di esperienza rimarrebbero necessariamente vuoti fantasmi verbali. Moltissimi, purtroppo, imparano le parole a memoria e si immaginano le esperienze, e poi, secondo il temperamento, si esprimono in tono di credenti o di critici. Ecce homo (F. Nietzsche) Per ciò di cui non si ha esperienza, non si hanno orecchie. Vizi e virtù dell’animo umano edizione Pillole Bur di L. A. Seneca La peggior feccia non sopporta guida. Avere o essere (E. Fromm) La differenza tra le modalità dell’avere e dell’essere, può essere facilmente illustrata da due esempi di conversazione (…) Di coloro che fanno propria la modalità dell’avere né l’uno né l’altro è disposto a mutare parere, e non s’aspetta neppure che cambi l’opinione del suo avversario (…) la loro opinione o conoscenza è per loro uno dei loro possessi, ragion per cui la sua perdita equivarrebbe a un impoverimento (…) In una parola, dentro di sé pesano il proprio valore e, forti di questa valutazione, nella conversazione che segue mettono in mostra le proprie merci (…) All’estremità opposta si collocano coloro fanno propria la modalità dell’essere (…) Essi affrontano una situazione senza prepararvisi minimamente, e senza farsi animo in nessun modo. Al contrario, costoro rispondono spontaneamente e produttivamente; si dimenticano di se stessi, delle nozioni, della posizione che hanno. Il loro io non è d’intralcio, ed è proprio per tale motivo che possono rispondere appieno all’altra persona e alle idee di questa. Danno vita a nuove idee, proprio perché non si aggrappano a nulla. Mentre coloro che fan propria la modalità dell’avere si fondano appunto su ciò che hanno, le persone che fan propria la modalità dell’essere si basano appunto sul fatto di essere, sul fatto che sono vive e che qualcosa di nuovo avrà vita, a patto che abbiano il coraggio di lasciarsi andare e rispondere. Nella conversazione, costoro esprimono in pieno la propria vitalità, perché non si autosoffocano con ansie e preoccupazioni per ciò che hanno (...) In tal modo, la conversazione cessa di essere uno scambio di beni (informazioni, nozioni, condizione sociale) e diviene un dialogo in cui più non importa chi abbia ragione e chi torto. ………………… ……………………........... 14
  • 15. …….………………………………………………………………………………………………………… EGOISMO DEGLI INTERESSI E CONOSCENZA Una nuova coscienza (G. Gaber) Sta diventando morale tutto ciò che conviene. Martin Chuzzlewit (C. Dickens) Essendovi una particolare provvidenza anche nella caduta di un passero, ne consegue (...) che deve inoltre esistere una particolare provvidenza nel lancio del sasso (...) contro il passero. E poiché ** aveva sempre colpito il passero sulla testa, quel gentiluomo poteva essere indotto a ritenersi in possesso di un'autorizzazione speciale per dare la caccia ai passeri (...) Numerose imprese, nazionali e individuali (...), ritenute gloriose e riuscite, non verrebbero mai giudicate tali qualora si seguisse un qualsiasi altro processo di ragionamento. L’uomo senza qualità (Musil) Il ragionamento morale è solo un mezzo per un fine, un metodo di lotta a cui si ricorre all’incirca come alla menzogna (…) Morale da imprenditore (….) Buono è considerato oggi ciò che dà l’illusione di condurci a qualcosa. M. Proust L’istinto detta il dovere e l’intelligenza detta i pretesti per eluderlo. Voltaire Gli uomini si servono delle parole per celare il loro pensiero e dei pensieri per giustificare le loro ingiustizie. Archetipo e inconscio collettivo (C.G. Jung) L’importante è che la colpa sia degli altri. Favola Il lupo e l’agnello (Fedro) “Sei mesi fa” – disse il lupo – “parlasti male di me”. Rispose l’agnello: “Ma se non ero ancora nato…”. “Tuo padre, per Ercole, parlò male di me”. E così lo ghermisce e lo dilania. I promessi sposi (A. Manzoni) ** che strepitava di notte in casa altrui (…) ha tutta l’apparenza di un oppressore; eppure, alla fin de fatti, era l’oppresso. *** (…) parrebbe la vittima, eppure era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo (…) I provocatori, i soverchiatori , tutti coloro che fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi Operette morali (G. Leopardi), 154 Non c’è cosa che faccia vergogna agli uomini sperimentati nel mondo, salvo che il vergognarsi (…) Di infinite cose veramente ridicole è rarissimo che si rida. Al contrario, di mille cose gravissime o convenienti, tutto giorno si ride e con grande facilità se ne muovono le risa degli altri (…) Anzi, le più delle cose delle quali si ride ordinariamente sono tutt’altro che ridicole e di moltissime si ride per questa cagione stessa, che elle non sono degne di riso (…) Meraviglioso potere quello della moda, che gli uomini seguono eziandio contro ragione e a loro danno. Amica (rivista) ** è cattiva (…) cioè è ammirevolmente determinata e si muove dritta verso i suoi obiettivi, al di là di scrupoli morali e altri orpelli… La banalità del male (H. Arendt) Nelle sue memorie Dostojevskij ricorda che, in Siberia, tra tanti assassini, ladri e violenti non ne trovò mai uno solo disposto ad ammettere di avere agito male. Un criminale si protegge restando dentro gli stretti confini della sua banda. La società tedesca con gli stessi trucchi e menzogne radicate nella mentalità di Eichmann si era protetta dalla realtà. Ancora dopo la guerra ciò rimase perché l’abitudine di ingannare se stessi era diventato comune quasi fosse un presupposto normale per sopravvivere (…) Eichmann poteva pensare di non stare mentendo e di non essere un criminale ricordando il passato in cui lui e la società erano stati in armonia. Il viceministro degli Esteri arabo disse addirittura che Hitler non aveva colpa e anzi era una vittima innocente dei sionisti che lo avevano spinto a commettere crimini che alla fine avrebbero loro permesso di creare lo stato di Israele. I Buddenbrook (T. Mann) Ci si arrabbia di più quando si pensa in fondo di aver torto. La fiera della vanità (W. Thackeray) Quando un uomo ha contratto grandi obblighi di riconoscenza verso un altro con cui più tardi viene in discussione, pare che legittima forma di dignità esiga da lui che egli dia prova di un’ostilità molto maggiore di quella che dimostrerebbe uno sconosciuto qualsiasi. Per spiegare la vostra durezza di cuore, la vostra ingratitudine, siete costretti a sostenere che il vostro avversario è un delinquente. Non è che voi siete egoista, brutale, collerico davanti all’insuccesso di una speculazione, no, no – ma è il vostro compagno che ha cercato di imbrogliarvi nel più vile dei modi e per i più sinistri motivi. Semplicemente per un senso di coerenza il persecutore è condotto a dimostrare che l’uomo sfortunato è un farabutto altrimenti lo stesso persecutore sarà considerato un malvagio. Come regola generale, i creditori proclivi a essere implacabili, mettono a posto la coscienza con questo assioma: che nessun uomo 15
  • 16. sfortunato negli affari deve essere del tutto onesto. Egli ha nascosto qualcosa, ha esagerato le possibilità di successo, s’è valso di qualunque pretesto per ritardare di qualche giorno l’inevitabile rovina: “Basta con queste falsità”, dice il creditore trionfante. S’indigna chi ha fortuna dinanzi al povero diavolo che si dibatte nel gorgo della miseria. Chi non ha notato la prontezza con cui gli amici più intimi e gli uomini più onesti si sospettano e si accusano l’un l’altro di frode quando questioni di denaro li dividono? Così fan tutti. Tutti hanno ragione. Il mondo soltanto, credo, è farabutto. L’istituzione oratoria (M. F. Quintiliano) Se qualcuno consiglierà a un uomo onesto cose disoneste, ricordi di non consigliarle come disoneste (…) Nessuno è tanto malvagio da volerlo anche sembrare (…) Chi, infatti, delibera su un’azione nefanda, cerca solo il modo con cui sembrare che pecchi il meno possibile. America (F. Kafka) Egli aveva fatto il servizio meglio di molti altri ragazzi. Ma nel momento decisivo a queste cose evidentemente non si bada in nessun continente ma si decide secondo la sentenza che esce di bocca nel primo momento di rabbia (…) Ogni parola che poteva pronunciare veniva interpretata male se non dall’uno almeno dall’altro (…) Ogni cosa che poteva dire poi sarebbe sembrata completamente diversa da quello che lui aveva pensato e solo dalla maniera di giudicare degli altri dipendeva di trovare nelle sue parole il bene o il male. Vizi e virtù dell’animo umano edizione Pillole Bur di L. A. Seneca L’aspetto peggiore di un animo reso arrogante dal continuo favore della sorte è che arriva a odiare quelli che ha offeso (…) Gli uomini odiano soprattutto chi mostra in qualunque modo loro i loro peggiori difetti. Massime e riflessioni (La Rochefoucauld) I fortunati non si correggono mai: credono sempre di aver ragione quando la fortuna sostiene la loro condotta. Massime e riflessioni (W. Goethe) I fortunati credono forse che lo sventurato debba morire davanti a loro con dignità come la plebe romana esigeva dai gladiatori? O. Wilde Nessuno di noi riesce a sopportare che gli altri abbiano gli stessi nostri difetti. Massime e riflessioni (La Rochefoucauld) Ci piace leggere nell’animo altrui, ma non ci piace che altri legga nel nostro. Se non avessimo difetti, non avremmo tanto piacere a notare quelli degli altri (…) Noi ci onoriamo dei difetti opposti a quelli che abbiamo (…) Tutti trovano da rimproverare negli altri quello che gli altri rimproverano loro (…) Ciò che ci rende insopportabile la vanità altrui è che essa offende la nostra. Liside in Dialoghi socratici (Platone) Le cose più simili sono piene di invidia, rivalità e ostilità reciproca. Jane Eyre (C. Brontë) Se avrete paura di loro vi prenderanno in antipatia. Il rancore e le nuvole (A. Tabucchi) Aspettava con un’aria malinconica, aveva assunto il registro stilistico dell’uomo tradito e lo accolse con occhi umidi senza il coraggio di opporglisi virilmente. In questo modo egli tentava di punirlo, con un vile ricatto sentimentale ,(…) un modo raffinato e laido di rinfacciare (…) E allora gli recitò il suo disprezzo (…) Per questo le portava rancore, per come si era ridotta: un volto triste e sciatto nel corpo di una donna stanca. Che era una maniera inconsapevole ma a suo modo una lamentela, una forma di rimprovero, una rimostranza mediocre. In realtà era solo la facciata perversa della sua frustrazione. La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust) Quando lei pianse: (…) gli parve vile, un comportamento indegno. Non sempre riusciamo a sopportare le lacrime di cui siamo causa. La fiera della vanità (W. Thackeray) Il suo cuore infantile sanguinava. Dopo questo incidente, l’antipatia di ** per il figlio rasentò l’odio: la presenza del bambino in casa le diventò un rimprovero (…) dal giorno degli schiaffi, madre e figlio erano divisi (…) Pensieri soavi, gusti semplici, ** non li tollerava. Erano tanto alieni dalla sua natura da non poterli perdonare negli altri. I demoni (F. Dostoevskij) Alla madre non piacque che la figlia non l’avesse rimproverata per essere stata picchiata senza ragione; le aveva mostrato il pugno (…) La donna si infuriò perché per la prima volta aveva picchiato la bambina senza ragione; si precipitò verso la scopa, ne strappò alcune verghe e frustò la bambina fino a lasciarle i segni sotto i miei occhi (…) La bambina singhiozzò poi per un’ora. La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust) Quasi tutto ciò che gli riusciva gradevole o vantaggioso suscitava in ** l’entusiasmo virtuoso (…) Non appena la persona cessava di dargli piacere, o anche, per esempio, se l’obbligo di adempiere le promesse fatte cominciava a creargli qualche fastidio, ** concepiva 16
  • 17. nei suoi confronti un’antipatia che trovava modo di giustificare ai propri occhi e che gli consentiva di provare a se stesso (…) d’essere svincolato da qualsiasi obbligo. (…) Parlava molto male di *** e (…) aggiunse che doveva reputarsi fortunato se lui non ce l’aveva con loro. Il taccuino d’oro (D. Lessing) Eravamo irritati con ** perché ci sentivamo colpevoli. (…) Ricordo molto chiaramente che guardando la faccia onesta e arrabbiata di ** dicevo a me stessa: “Mio Dio com’è brutto! Com’è ridicolo! Non ricordo d’averlo mai pensato prima”. E poi capivo perché lo pensavo. …………………………………………………………………………………………………………………………………………… … ………………………… PARZIALITÀ VERSO I CRIMINALI La prigioniera in La ricerca del tempo perduto (M. Proust) In materia di crimini, quando il colpevole corre dei rischi le confessione sono dettate dall’interesse. Per le colpe prive di sanzione, invece, dall’amore proprio (…) Quando, nel 1898, il colonnello Henry confessò di aver falsificato un documento che era stato usato per condannare Dreyfus, e il giorno dopo si uccise, gli antidreyfusisti considerarono il suo «falso» un nobile sacrificio per la vittoria di una giusta causa. A. Moravia Quando non si è sinceri a forza di fingere si finisce per crederci: questo è il principio di ogni fede Il taccuino d’oro (D. Lessing) Tutti intenti a mentire a se stessi e agli altri. (…) a una caccia alle streghe di un tipo o dell’altro. Pochissimi si preoccupano veramente della libertà e della verità. Pochissimi hanno fegato, quel fegato sul quale si basa la vera democrazia. (…) La società libera, muore, non può nascere. I sommersi e i salvati (P. Levi) Non bisogna mai confondere vittime e carnefici (…) Un ricordo troppo spesso evocato tende a fissarsi in uno stereotipo che si installa al posto del ricordo e cresce a sue spese. Il ricordo di un trauma è esso stesso traumatico e disturba sia che si sia la vittima che il carnefice, ma se i due sono nella stessa trappola, è l’oppressore che l’ha approntata e se soffre è giusto. L’offesa è insanabile. Non vogliamo confusioni, freudismi spiccioli, indulgenze, perché l’oppressore resta tale e così la vittima. Tutti coloro che compiono delitti orrendi dicono che non potevano fare altro (…) C’è chi mente consapevolmente, ma più numerosi sono coloro che si allontanano dai ricordi scomodi e si fabbricano una realtà di comodo. L’uomo finisce col credere al racconto anche falso, che continua a fare, ritoccandone qua e là, dettagli meno credibili. La malafede è diventata buona fede. Nel caso limite arrivano a dimenticare la colpa commessa (…) A forza di negare la realtà si diventa pazzi. Sua Santità (G. Nuzzi) Monsignor Williamson, alla vigilia dell’ufficializzazione della remissione della scomunica, aveva rilasciato alla tv di stato svedese un’intervista in cui ribadiva la sua posizione (…): “Io credo che le prove storiche – aveva detto – siano fortemente in contrasto con l’idea che sei milioni di ebrei siano stati uccisi nelle camere a gas, a seguito di un’indicazione di Adolf Hitler. Credo che le camere a gas non siano esistite.” La dimensione psicologica per terzo e quarto anno del liceo delle scienze umane La ricerca scientifica recente smentisce l'esistenza di un inconscio come lo intendeva Freud (...) Nell'inconscio delle scienze cognitive non si agitano oscure volontà ribelli. Psicologia della comunicazione (Di Giovanni) L'inconscio di cui parla la psicanalisi non esiste. Civiltà in transizione dopo la catastrofe (C. G. Jung) La parola è diventata il nostro dio (…) La divinizzazione della parola ha un pericoloso lato d’ombra (…) La credenza nella parola diventa credulità nella parola, e la parola stessa un’infernale parola d’ordine, slogan capace di ogni inganno (…) e la menzogna assume dimensioni inaudite. 1984 (G. Orwell) E se tutti gli altri accettano quelle menzogne e i documenti le ripetono, essa diventa verità (…) Era come se si fosse costretti a lottare contro qualche spossante sforzo fisico, contro qualcosa che si sentiva di avere il diritto di rifiutare e che s’aveva, ciononostante, un nervoso desiderio di esaurire (…) Il peggior nemico era il proprio sistema nervoso (…) ** era malaticcio (…) Non c’era nessuna idea cui aderire che (…) non avesse già da lungo tempo conosciuta e respinta (…) L’unica cosa efficiente era la psicopolizia (…) Noi non ci contentiamo di distruggere gli uomini, noi li trasformiamo, (…) li convertiamo, (…) ci impossessiamo dei loro pensieri, (…) gli diamo un’altra forma (…) e poi distruggiamo le menti (…) La verità era quanto loro affermavano (…) Il passato è quello che (…) lì si decide che sia (…) Lo psichiatra è l’inquisitore (…) Ogni forma di conoscenza e di intuizione, così come ogni forma di 17
  • 18. benessere e di virtù, si ritiene che provengano direttamente dalla sua guida e dalla sua ispirazione (...) Perfino i nomi mostrano una impudenza nel rovesciare la verità dei fatti che presiedono (…) Il Ministero della Verità si occupa della menzogna, il Ministero dell’Amore della tortura (…) Poiché solo conciliando tra loro le contraddizioni, il potere si può tenere in pugno indefinitamente (…) Controllo della realtà: (…) sa che sottopone la realtà a un processo di aggiustamento, ma riesce a persuadersi che la realtà non è violata. Il procedimento ha da essere conscio, (…) ma anche inconscio: (…) spacciare deliberatamente un dogma e credervi, dimenticare ogni avvenimento che è diventato sconveniente, e quindi, allorché diventa necessario, trarlo dall’oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare l’esistenza della realtà obiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata. Il primo cerchio (A. Solgenitsin ) Anche la prima condanna se l’era presa in modo balordo. Al principio della guerra l’avevano messo dentro per “propaganda antisovietica” in base a una denuncia dei vicini che miravano al suo appartamento (e poi l’avevano ottenuto). È vero che era stato accertato che lui non aveva svolto nessuna propaganda del genere, però avrebbe potuto farlo, dato che ascoltava la radio tedesca. È vero che lui non ascoltava la radio tedesca, però avrebbe potuto farlo, dato che aveva in casa un apparecchio radio proibito. È vero che non aveva un apparecchio del genere, ma avrebbe potuto perfettamente averlo, dato che per professione era un ingegnere radiotecnico e dopo la denuncia lo avevano trovato in possesso di due valvole radio. Pagina Wikipedia su Diocleziano Nella propaganda imperiale del periodo, la storia recente minimizzò e distorse il significato dei tetrarchi come “restauratori”. I successi di Aureliano vennero ignorati, la rivolta di Carausio fu retrodatata all’impero di Gallieno, rendendo implicito che il progetto dei tetrarchi producesse la sconfitta di Aureliano dei Palmireni (…) Diocleziano venne indicato come il “fondatore della pace eterna”. La tematica della restaurazione era congiunta con l’enfasi sull’unicità e sul genio degli stessi tetrarchi” (…) Si perfezionò così il processo di esautoramento del Senato romano come autorità decisionale. Intrecci. Sociologia e antropologia per terzo e quarto anno del liceo delle scienze umane L'impunità giudiziaria va di pari passo con la demonizzazione dell'altro (...) Negli Stati Uniti (...) Molti bianchi si diedero al linciaggiodi gruppo (...) impunemente (...) e si facevano fotografare con i cadaveri. Diritto di resistenza e nonviolenza (A. Bandinelli) in Ribellarsi è giusto Rischia di diventare grottesco anche il ricordo del Tribunale di Norimberga, che condannò i responsabili dei delitti nazisti (…) Non si è mai cittadini di un solo Stato e rispetto a una sola legge. La banalità del male (H. Arendt) Gli “esperti della psiche” avevano definito Eichmann non solo normale ma ideale (per l’atteggiamento verso la famiglia) e dietro la loro commedia c’era che Eichmann non era pazzo (…) Ogni burocrazia tende a trasformare gli uomini in funzionari e in semplici rotelle dell’apparato amministrativo e cioè tende a disumanizzarli. (…) Dotti americani hanno affermato con sconcertante ingenuità che tentazione e coercizione sono in fondo la stessa cosa e che non si può pretendere che uno resista alla tentazione (se uno ti ordina, pistola alla testa, di uccidere il tuo migliore amico, devi farlo). L’accusa di presunzione mossa a chi giudica è vecchia quanto il mondo, ma non per questo è valida (…) La psicologia ci ha abituati a vedere la responsabilità di chi agisce alla luce di questo o quel determinismo, ma non sempre ciò è corretto e nessuna procedura giudiziaria si potrebbe basare su ciò. Hitler diceva che un giorno la professione del giurista sarebbe stata considerata “una disgrazia”. (…) La teoria dell’azione di stato dice che uno stato non può essere giudicato da un altro, per cui Hitler non poteva essere giudicato da nessuno – il che violava il senso di giustizia più elementare. Dietro il concetto dell’azione di Stato si cela la teoria della ragione di Stato che si appella all’idea di necessità di certi compiti di un governo per conservarsi, intesi come misure di emergenza e cioè eccezioni, mentre nel Terzo Reich è l’azione non criminosa a essere l’eccezione, una concessione imposta da una realtà inevitabile (es. la sconfitta). (…) Qui sorge la questione: che sovranità ha uno stato di questo genere? Possiamo rispettare un regime in cui il crimine è legale ed è la regola? (…) Secondo i codici penali e militari di vari paesi civili, agli ordini manifestamente criminali non si deve obbedire. (…) Anche se gli ordini superiori possono turbare il normale funzionamento della coscienza, si può scegliere di ridurre o aumentare il condizionamento assumendo o meno incarichi dal regime, e del resto esistono culture, legalità precedente e una moralità istintiva cui appellarsi, per quanto essa possa essere debole nella maggioranza. Ed esiste la possibilità di andare a vedere, quando gli slogan o il gergo hanno l’aria di tutto ciò che è comodo perché non definisce. (…) Che i reati furono commessi in massa e il grado in cui ciascuno dei tanti criminali era vicino o lontano dall’assassino materiale non significa nulla, per quanto concerne la misura della responsabilità. Al contrario, in generale il grado di responsabilità cresce quando più ci si allontana dall’uomo che uccide con le sue mani (…) Un altro modo di evadere dal campo dei fatti accertabili e della responsabilità personale consiste nel ricorrere a una delle teorie astratte e mai verificabili, schemi che “spiegano” tutto senza spiegare nulla, come l’idea di mentalità del ghetto, di colpa collettiva, di innocenza collettiva (…), clichés per rendere superfluo ogni giudizio e che possono essere adoperati senza alcun rischio. Se potessero essere validi, nessuno potrebbe mai essere innocente o colpevole. Con ciò non si nega la responsabilità politica, ma questa è indipendente, un tribunale penale si pronunzia sulla colpevolezza o sull’innocenza di un individuo (…) E quelli che oggi parlano di carità cristiana sembrano avere idee confuse anche su questo. La chiesa evangelica tedesca ha dichiarato che era stata corresponsabile dei crimini del Reich di fronte al Dio di misericordia. Un cristiano invece è colpevole di fronte al Dio di misericordia se ripaga il male col male, ma le Chiese furono corresponsabili di un crimine non provocato, quindi sono colpevoli di fronte al “Dio di giustizia”. La giustizia, non la misericordia, è una questione di valutazione, ma l’opinione pubblica approva che si giudichino solo entità generiche in modo che non si facciano nomi e con aria di superiorità far rilevare come segno di intelligenza ragionare in termini di quadro generale dove tutti i gatti di notte sono bigi e dove tutti siamo ugualmente colpevoli, tirando in causa anche tutta la cristianità e a quel punto, con un altro passo oltre, dire “certo, le colpe sono gravi, ma l’imputato è l’umanità intera”. 18
  • 19. Sommersi e salvati (P. Levi) Non era un misericorde; la sua razione di strage quotidiana era trapunta di episodi arbitrari e capricciosi segnata da sue invenzioni di raffinata crudeltà, ma neppure lui era un monolito. Se fosse vissuto in un ambiente ed in un epoca diversi è probabile che si sarebbe comportato come qualsiasi altro uomo comune. Fu impiccato e questo fu giusto. L’odore dei soldi (E. Veltri – M.Travaglio) Alla Camera chiunque parli di legalità è insultato, i deputati inquisiti o condannati per qualsiasi reato vengono dichiarati “insindacabili”; le richieste di arresto vengono considerate persecutorie e rispedite al mittente (…) Quando si attacca sistematicamente la parte migliore della Magistratura e la più esposta sul fronte della lotta antimafia (…) definendola “assassina” (…) per salvare se stessi e i propri amici, quando la Guardia di Finanza viene definita “un’associazione per delinquere” (e da chi l’ha corrotta, per giunta), è difficile che la criminalità non si rafforzi di pari passo con il dilagare del senso di impunità. Il resto lo fanno le leggi ipergarantiste approvate per favorire i colletti bianchi inquisiti dentro e fuori il Parlamento che hanno finito per favorire tutta la criminalità (…) leggi “salvaladri” (…) la legge vale per tutti. Scassinatori, scippatori, corrotti, falsificatori di bilanci, evasori fiscali, pedofili. http://www.slideshare.com/guida-alla.salute-nel-contesto-italiano Raccogliete informazioni scritte sulle leggi riguardanti correzioni di referti o rimborsi di referti di visite mediche (pare siano rese impossibili dai costi della procedura che non si proporzionano alla semplicità e alla fondatezza evidente di ciò che viene richiesto per una delle leggi in assoluto più ingiusta che conosco). Il tribunale del medico, IRFEA In Italia ogni anno si stima che circa il 4% delle persone ricoverate in ospedale, mediamente circa 8 milioni, riportano danni o malattie dovuti a errori nelle cure o disservizi ospedalieri. I morti sono 50 mila (...) secondo la rivista edita da Assinform. Il contesto (L. Sciascia) I colpevoli aspettavano a piede fermo (…) Gli innocenti invece fuggivano. E a maggior ragione (…) **, entrato innocente con labili prove nell’ingranaggio poliziesco, senza nemmeno che la sentenza riconoscesse l’insufficienza di prove. La banalità del male (H. Arendt) È nota la prassi comune nei regimi nazisti e simili di proteggere e favorire, anche tra i prigionieri, i criminali – i “cattivi” – e punire e far soffrire i buoni. Donna moderna (rivista) I detenuti (…) anche quelli colpevoli dei reati più gravi (…) hanno diritto a risiedere in case famiglia (…) e a disporre di spazi attrezzati per cavalli e con forniture di gelato, dove accogliere i figli in visita. David Copperfield (C. Dickens) - "Mi sento assai meglio qui di quanto non mi sentissi fuori di qui. Ora comprendo le follie che ho commesso", disse il Ventisette. Alcuni dei signori erano molto commossi (...) Affinchè noi venissimo ancor più innondati di luce fu dato da ** l'ordine di far uscire anche il Ventotto (...) Provai una specie di rassegnata meraviglia (...) Tanto io quanto *** traemmo un sospiro di sollievo quando lo vedemmo nuovamente rinchiuso (...) Sarebbe stato inutile cercare di far comprendere a un uomo come il degno signor ** che il Ventisette e il Ventotto erano rimasti perfettamente uguali a se stessi, che nessun mutamento era possibile in loro, che quegli ipocriti astuti malviventi erano proprio i tipi più capaci di simili manifestazioni in un simil luogo, che sapevano al pari di noi il valore pratico del loro pentimento e i vantaggi che avrebbe potuto procurare loro. " É forse un bene, dissi a ***, che quando uno è colto da una insana mania la spinga agli estremi. Così c'è la probabilità che mandi tutto a catafascio." Social learning theory (A. Bandura) citato in La dimensione psicologica per il secondo biennio del liceo delle scienze umane Una esposizione a trasgressioni impunite tende a incrementare in chi osserva il comportamento proibito (...) La maniera migliore di fare prevenzione è combinare deterrenti con lo sviluppo di alternative più funzionali. Zibaldone (G. Leopardi) Lo spirito del tempo è (…) di moderazione, vale a dire d’indolenza e noncuranza (…) Considerando un uomo come (…) scellerato, la virtù (…) non interessa tanto come una volta, da volerlo punito. I sommersi e i salvati (P. Levi) La Chiesa ha fatto seppellire i criminali nazisti in terra consacrata in nome del perdono cristiano (...) Io posso perdonare solo chi si è pentito, ma costui non è più un nemico. La perizia psicologica (L. Sammichieli) Per legge la perizia deve mirare al recupero del condannato (...) Nei processi non c'è obbligo di deposito dei risultati di una consulenza disposta dal consulente di parte se essi sono sfavorevoli alla difesa (...) Nei processi penali (...) in virtù della (falsa) garanzia del contraddittorio in aula al momento dell'audizione del perito, vengono sottovalutate tutte le garanzie del contraddittorio nel corso delle operazioni peritali, (...) ossia nel procedere della conoscenza scientifica, (...) anche se sono quelle che contano (...) Il perito è equiparato a un testimone (...) e da ciò consegue la rigidità del principio della centralità della prova orale in aula, con i suoi corollari di applicazione delle norme sui testimoni (...) come l'obbligo che a porre domande al perito sia non il consulente tecnico esperto, ma l'avvocato, che non conosce la materia, e (...) quello che le domande debbano essere rivolte su fatti specifici, (...) quando 19