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Modificato il giorno 11 agosto 2023
RIFLESSIONI SULLA FEDE RELIGIOSA
- RELAZIONI TRA MATERIA E MENTE: La relazione tra la mente e la materia è definibile da molti diversi fatti osservabili e
fattori e in particolare potreste raccogliere informazioni online sui seguenti: le somatizzazioni da stress; le
conseguenze dei maltrattamenti psicologici sul cervello osservabili con la nuova strumentazione medica; il ruolo
di incuria e maltrattamenti sulla formazione di tratti del volto irregolari che alcuni sottolineano (non è dimostrato,
ma è ribadito in alcuni classici della letteratura); l'ipotesi sulla relazione tra personalità e alcuni tratti somatici (è
basata sull'osservazione comune, dichiarata da psicologi nei manuali e tipica dei classici della letteratura, anche se
non è morale indagarla a causa della grande incertezza di queste teorie e delle loro conseguenze pericolose);
l'ipotesi, fatta da Jung e probabilmente da altri, che sia fisica l'origine di innate introversione e estroversione come
caratteristiche reciprocamente escludentisi e immodificabili nell'orientamento prevalente della personalità (questa
ipotesi deriva dalle conseguenze gravi e anche letali delllo sforzarsi continuamente di vivere secondo
l'orientamento opposto al proprio); la plasticità del cervello e in particolare le relazioni stabilite da EEG, tecniche
di neuroimaging e studi genetici tra cervello, emozione e personalità a livello innato ma anche dell'esperienza; la
notevole capacità predittiva di alcune carte natali astrologiche e la relazione evidente di esse con quelle dei
genitori e spesso con quelle dei partners considerate in rapporto con l'accertata influenza su alcuni aspetti della
vita fisica sulla terra di diverse radiazioni solari associate a quadrature e sestili dei pianeti; i poteri di sciamani e
yogi dimostrati e riconosciuti a seguito di studi anche dagli scettici; la dimostrata esistenza di telepatia umana e
animale; gli eventi negativi attirati su un individuo dal suo inconscio in opposizione/dissociazione consistenti
soprattutto in cattivi incontri, ma anche in incidenti con oggetti; il fatto comunemente osservabile che alcuni
oggetti spesso si infrangono da soli o si bloccano in corrispondenza di lutti, separazioni e, a volte, di altri eventi
emotivamente molto carichi; il fatto che alcuni luoghi, a causa dell'iterazione in essi di certe attività, trasmettano
emozioni particolari, ben definite e in certi casi condivise da molti; l'esistenza accertata di allucinazioni collettive
in particolari situazioni; l'ipotesi della scienza che la vita si sia originata dall'effetto di radiazioni solari sulla
materia inanimata; il fatto che il corpo umano è costituito prevalentemente d'acqua (l'elemento da cui anticamente
proviene secondo la teoria evoluzionistica e il principale e più antico simbolo dell'inconscio in miti e sogni) e che
c'è chi sostiene e documenta con foto che l'acqua si modifica secondo le emozioni cui è prevalentemente esposta;
il poltergeist così come è descritto da studiosi che in genere non delirano e hanno mentalità scientifica; i casi
meglio documentati di sedute spiritiche non condotte come truffe attestanti per lo meno che il legame tra le menti
può consentire d'impadronirsi delle conoscenze d'un defunto, sebbene non possano dimostrare che il defunto
interviene in tali incontri; la dissociazione nella stanza e senza fantasie di persone con collasso grave o lesione
della corteccia cerebrale (esistono diverse testimonianze); la sincronicità studiata e verificabile per cui ad esempio
un pensiero accade in concomitanza di un pensiero o di un evento corrispondenti senza nesso di causa-effetto o
alla base di I Ching e tarocchi e alla base della legge d'attrazione tra persone ed eventi simili o su cui si è
concentrata l'attenzione conscia o inconscia a lungo. Rimando a pagine online e consiglio ricerche in biblioteca su
ognuno degli aspetti elencati (molti dei libri e degli indirizzi Internet elencati nel documento sono utili al
riguardo).
A chi rischia di illudersi sui religiosi e sulla religione vorrei far notare che sono molti i dati osservati, le ipotesi e i
fattori che attestano il più stretto legame tra materia e mente e se si ammette che forse le separazioni che cogliamo sono
davvero solo illusioni e che tutto è uno, cioè che l'inconscio è tutto, diventa difficile concepire che solo i contenuti
mentali sfuggano alla legge fisica per cui in natura nulla si distrugge e tutto si trasforma soltanto... E se si ammette che
l'inconscio è, in ultima analisi, ciò che le religioni chiamano dio, allora diventa impossibile concepire che con tutte le
sue leggi dio, che è tutto, non sia altro che un incomprensibile insieme di bene e male e di istinti e impulsi
contraddittori, caos spinto a creare destini semplicemente dalla sua natura di creatore. Insomma è improbabile che alla
nostra morte avvenga un vero e proprio annientamento delle nostre menti, ma è anche impossibile prevedere la
trasformazione cui esse andraanno incontro e ammettere che la divinità sia giusta. E del resto chi ha letto con attenzione
anche soltanto la storia biblica di Giobbe e i salmi e ricorda gli accenni della Bibbia a un dio nascosto e misterioso non
può non sorridere al "Credo" che si ascolta recitare spesso a pappagallo alle messe cattoliche e che lascia inspiegati
male e sfortuna. Ogni obbiettiva osservazione personale e quella raccolta in molti libri portano a concludere che le leggi
principali che regolano la realtà siano quelle del bilanciamento tra opposti eccessi di qualunque genere (anche di virtù) e
tra genitori e figli quando questi ultimi non vogliano o non possano vivere come i genitori, quella di attrazione tra simili
(animali, oggetti, comportamenti, incontri ed altri eventi e probabilmente anche le particelle studiate della meccanica
quantistica ne sono tutti guidati) e quella che porta a progredire nella conoscenza e quindi anche nell'emancipazione dal
subire passivamente o con troppa amarezza e confusione queste leggi ineluttabili che determinano i destini umani (un
sapere da ottenere tra impulsi contrastanti, nevorsi e limiti materiali che quasi annullano del tutto la potenziale o iniziale
libertà di scelta e ad un prezzo troppo alto in termini di sofferenza immeritata del più debole). E si può chiedersi se alla
legge di compensazione tra genitori e figli non sia da ricondurre anche quella per cui alcuni individui sembrano
destinati a non pagare alcun eccesso al punto da terminare con morti prive di dolore una vita lunga e facile quanto
pressochè criminale (capita abbastanza spesso di riscontrare casi simili). Io ne deduco che delira chiunque non ammetta
che armonia e giustizia sono miraggi e immagina che tali leggi eterne si sovvertano alla propria morte o ne metta in
dubbio l'esistenza (da Eraclito alle moderne psicologia, neurologia e scienza moderne ed attuali non si è mai mancato di
evidenziarle e commentarle). Chi è onesto deve ammettere che i sogni restano menzogne anche se sono vividi e li si
ama, che ciò che è utile e conviene ad alcuni non ha nulla a che vedere con la verità, che la forza rinnovatrice dell'ideale
è la stessa per ogni sorta di sognoe ambizione, che si può riconoscere l'esistenza dell'iniziativa autonoma da parte
dell'inconscio e delle altre esperienze connesse alla spiritalità senza abbandonare il regno dell'immanenza e quindi
affermando che la fede è un dono divino agli eletti e che dio è una verità scoperta dal cuore e non o non solo dalla
ragione non si arriva al nocciolo della questione. Inoltre gli psichiatri hanno osservato che quando si subisce un grave
tradimento da parte di qualcuno in cui si aveva davvero fiducia si finisce spesso col perdere del tutto la fede religiosa,
qualsiasi personalità si abbia e qualsiasi sia stata la natura di quella viva fede. E non c'è fede nata da preghiere esaudite
che regga alla scoperta che la legge di attrazione ottiene ad atei e amorali lo stesso. Perfino gli Esp e gli stati detti post
mortem sono riconducibili a esperienze umane spiegabili e non dimostrano affatto l'esistenza degli aldilà delle varie
rappresentazioni religiose: stati di grande clama e/o abnorme felicità si sperimemtano, almeno a detta di Dostoevskij,
anche in caso di epilessia, nell'ultimo stadio della morte per fame, dopo nfezione da Rabbia poco prima della morte cui
essa porta chi non può curarla e forse in altre situazioni ancora e queste esperienze possono essere ricondotte a stati di
alterazione dei neuroni e ad un rilassamento dei nervi come incipit di un distacco definitivo; la luce e le altre dolci o
strane e ricorrenti immagini vedute da persone ritenute morte e da quelle in coma non sono state riportate da tutti loro
ma solo in quelli di loro in cui è stata accertata una discreta tendenza al sogno; non dovrebbe stupire e tanto meno far
gridare al miracolo nemmeno che alcune persone dotate di coscienza abbiano vissuto l'esperienza spirituale del "tunnel"
in cui si ricorda o vive il dolore causato (rimando alle descrizioni online), dato che è senz'altro legittimo che esistano
molte diverse forme di manifestazione della coscienza e che essa è una forma di energia dell'inconscio ineliminabile
perchè necessaria all'esistenza umana (a causa della sua funazione regolatrice e di bilanciamento); infine gli errori
nell'accertamento di morte cerebrale sono spiegabili con l'impossibilità più volte ribadita dalla scienza di comprendere
appieno il funzionamento del cervelloe pertanto non si può parlare propriamente di un ritorno alla vita da un oltrevita. E
bisogna pure accettare che Dostoevskij aveva ragione quando crisse che non esiste miracolo acclamato che non possa
essere razionalmente spigato e a anche riconoscere che l'onestà impone di ammettere ciò che di più preciso ala rigurado
scrissero Jung e altri: i cosiddetti miracoli si possono ricondurre a ipnosi, fenomeni allucinatori individuali visivi,
olfattivi o di altro tipo (la visione della madonna, la sensazione di una presenza, un profumo) o con quelle allucinazioni
collettive che si possono verificare anche in animali (casi noti sono accaduti a pecore ad esempio) e in contesti non
religiosi come ad sempio in emergenze di alta montagna o per effetto di funghi (un caso celebre è quello della visione
da parte di molte persone riunite di un movimento rotatorio del sole), con somatizzazioni di genere particolare
(stigmate, ecc.) e con fenomeni nevrotici e proiezioni di ripetute attività mentali su altre menti o sulla materia anch'essi
possibili in contesti variabili (convinzioni circa guarigioni, misticismo, atmosfera di certi luoghi di preghiera e culto,
ecc.) e per convincersene basta pensare alla dinamica di certi incidenti e forse ai poteri accerttati di alcuni yogi e questo
quando siano escluse manomissioni e frodi (forse, se è stato compiuto uno sforzo per dimostrarne la veridicità, è il caso
delle statuette o di altri manufatti religiosi sanguinanti). E credo sia evidente cosa si celi dietro alcune alfermazioni
deliranti circa miracoli osservati personalmente e in solitudine spiegabili facilmente da chi è dotato di appena un po' di
buon senso (ad esempio iun profumo di rose in centro città trasportato dal vento o una nuvola di ofrma vagamente
antropomorfa a Medjugorje), eventi banali mistificati testardamente anche da persone dotate di un titolo di studio non
basso e apparentemente normali e comuni soprattutto se facenti parte di gruppi e movimenti religiosi o di facciata
religiosa.
Jung è il primo autore che consiglio di leggere anche per far luce dentro di sé su questioni spirituali, perché i suoi saggi
sono brevi e diretti, al contrario dei capolavori dell'arte, e inoltre più recenti e profondi degli altri saggi pertinenti che
conosco. È impensabile fare come gli altri se si è diversi, ma in materia religiosa il rifiutarsi di dialogare senza veli solo
con i libri, il voler parlare chiaro con tutti od ovunque è una grande imprudenza: su questi argomenti fare chiasso può
infastidire o ledere forti interessi soprattutto economici (i settari spesso sono benestanti) e provoca pericolosi (per tutti a
ogni età ma soprattutto per i più giovani) e quei cacciatori instancabili dei Lucignolo bisognosi di una guida invece che
di divertimento (di ragazzini da assoggettare al loro carro). Jung sottolinea spesso i pericoli per la sopravvivenza
rappresentati dalla ricerca di un sostituto dei genitori inadatto e ciò avviene spesso nelle donne di mezza età che - con
fare materno e magari sfruttando una vecchia laurea in Psicologia di indirizzo inadatto e mai seguita dalle letture
essenziali - superano uno stato d’animo spiacevole (la noia e la crisi di mezza età o qualche complesso legato a genitori
morti da poco,ecc.), invitando in gruppi di facciata religiosa dei ragazzi molto giovani, ignoranti in fatto di movimenti
religiosi, inesperti, privi della possibilità di trovare sostegno nei familiari e inoltre sofferenti e senza veri amici a causa
di una nevrosi e della loro totale ignoranza su come guarirne. Ricordatevi che queste donne senza scrupoli nel
manipolare i più giovani, tra coloro che si sono rivolti a loro in quanto religiose, altruiste o psicologhe sono spesso
molto pericolose quando non riescono a “formattare” i ragazzi o li vedono allontanarsi o rifiutarsi di “ripagarle”
lavorando per loro gratis: se la famiglia e molti altri non vi si oppongono, esse arrivano anche a diffamarli gravemente,
a portarli all’esaurimento con l’emarginazione e i maltrattamenti (quelli da parte propria, dei plagiati e dei molti
conoscenti), a consigliare insistentemente loro il suicidio (un modo come un altro di “volare tra le braccia di Gesù o di
qualsiasi altra divinità o di subire un TSO per averci provato senza successo…) e a suggerire ai genitori di internarli in
psichiatria giovanissimi. So come adolescenti e ventenni spesso si interroghino su Dio con un insistenza pericolosa per
loro e come d'altra parte chi perde una persona cara o si ammala in età matura si affanni a volte su questioni come
queste: in tutti questi casi si rischia di farsi sfruttare da figure di sedicenti religiosi oppure di allontanarsi troppo dalla
vita o ancora di illudersi e apparire agli altri deboli e fanatici.
Molti anni fa in una libreria lessi una riflessione, forse del poeta Rilke, nella quale si ipotizzava che dio fosse un essere
in costante e graduale miglioramento e l’immagine mi colpì subito: l’ipotesi appare sensata a chi nelle leggi della realtà
e della mente più consone alla giustizia vede leggi più recenti e sorte a seguito dell’evoluzione collettiva e personale e
accetta al contempo l’idea che niente del passato essere venga mai distrutto. Vorrei che questa visione di dio
impersonale, frammentario e coinvolto nel nostro stesso continuo mutare, sebbene in modo diverso, venisse valutata
con freddezza e obiettivamente integrata con quella che ne diedero un altro poeta, Montale (un dio parcellare, qualcosa
in cui riconoscere, al loro passaggio, anche alcune “divinità” buone) e gli autori di saggi citati in questo gruppo che
hanno identificato dio con l’inconscio personale e collettivo (con la ben nota evidente sua mescolanza di leggi giuste e
leggi barbare alla base delle nostre pulsioni e azioni e di ciò che accade). E a un dio simile è facile pensare di tornare
probabilmente altrettanto smembrati nelle nostre componenti (fisiche, emotive, razionali, inconsce e consce). L’ipotesi
dello smembramento post mortem non è che la risultante delle analisi condotte dall’odierna psicologia e dalla
riflessione buddista e anche si può dedurre dal confronto di molte mitologie: l’idea è che al termine della vita possa
rimanere dell’io o nulla (una fiamma spenta perché non più alimentata dal suo contesto vitale) o una coscienza
sganciata dalla volontà, dal tempo e dal turbine di emozioni e desideri (una sorta di stabile visione d’insieme simultanea
della propria esistenza conclusa, probabilmente l’unica stasi in grado di pacificare anche chi non può esserlo né dalle
spiegazioni né dall’amore né dal perdono, che peraltro non possono essere imposti); strappata a questa coscienza, la
nostra parte emotiva e inconscia si unirebbe a quelle corrispondenti altrui, le arricchirebbe di quanto vissuto e appreso e
forse si evolverebbe ulteriormente in modo impersonale e contribuendo al miglioramento, oltre che alla barbarie, della
divinità stessa e delle sue leggi (qualcosa di noi proseguirebbe allora senza di noi e renderebbe meno vano il percorso
fatto). La mia personale riflessione al riguardo non conta e in fondo nemmeno la vostra, ma vorrei che notaste quanto
questa previsione sia un sogno un po’ spento, che mette al bando l’entusiasmo, il narcisismo e la possessività e trasmetta
sensazioni poco esaltanti e simili a quelle comunicate dall’idea che Musil aveva dell’evoluzione come moto spirituale
collettivo volto forse a raggiungere un livello medio di saggezza e controllo e forse anche a quelle trasmesse dalla
visione che la scienza ha dell’evoluzione di animali e uomini (ogni intenzionalità è bandita dalla visione scientifica: il
progresso è una risultante della spinta istintiva alla conservazione del patrimonio genetico). E a questo punto non vorrei
essere fraintesa, perché io credo che non amare gli entusiasti sia addirittura un dovere, considerando quanto la società e
i destini siano pieni di ingiustizia e che ciò che dovrebbe nauseare dei peggiori gruppi formali e informali di sedicenti
cristiani o religiosi in genere sia proprio il patetico miscuglio di egoismo, dispotismo e indifferenza nei confronti di chi
ha subìto troppo e sofferto troppo per potersi accecare: che il loro farneticare sia solo una lucida posa finalizzata a
nascondere una totale mancanza di fede e di calda umanità oppure che esso sia una sorta di continuo entrare e uscire dal
sogno da squilibrati o del tipo di chiunque menta troppo, non cambia che alla radice del loro aldilà si trovi il desiderio di
non rinunciare a nulla e che per loro dio sia “giusto” solo e soprattutto per via del “doveroso” favoritismo nei loro
confronti, così netto da ottenere per loro magari perfino la resurrezione dei corpi e quindi per i loro leader anche
l’eterno comando… (anni fa perfino uno dei monaci di Fonte Avellana parlò di questo tipo di sognatori “cristiani”
all’incirca in questi termini in un lucido articolo online). Pensate a come sia facile udire dalle labbra di persone
appartenenti a grandi movimenti cattolici italiani bestialità del tipo “Non importa se i bambini africani muoiono di
fame, perché non sono battezzati”, per poi esibire con estrema tranquillità comportamenti davvero odiosi o criminali
con chi non fa parte del loro movimento e poi chiedetevi se vale la pena rischiare di diventare persone inferiori come
questi “eletti” solo per voler uscire dall’immanenza e dall’identificazione senza fronzoli di microcosmo e macrocosmo.
E dovreste pur capire che anche la strada dei cristiani migliori, come Tolkien, non è ciecamente percorribile perché il
manicheismo di un’eterna lotta tra bene e male risulta incomprensibile o fa intravedere comunque un dio unitario
ingiusto (nel suo romanzo più celebre il male non è mai eliminato ma diventa di continuo uno strumento del bene
almeno nella vita psichica e nella fase più importante del processo di maturazione, eppure anche questo sviluppo
interiore viene negato a molti ed è proprio questo uno degli aspetti peggiori della realtà). Esistono molte ipotesi ben
peggiori di quelle fatte da Jung e di quelle di chi crede o spera nel proprio annullamento dopo la morte: i nostri peggiori
incubi notturni dovrebbero dare un’idea di ciò che può accadere quando la coscienza è privata del rapporto con la
solidità del buonsenso e della banale quotidianità dei vivi. Non credo che, in ogni caso, abbia molta importanza cosa si
desidera o si sa immaginare, ma che è molto importante invece abbandonare la propria “fede” o il proprio concetto di
fede quando essa porta all’aggressività e all’indifferenza per i diritti altrui. James Joyce scrisse di non credere nei
contenuti della fede cattolica ma di temerne la forza del simbolo, forza creata dal concentrarsi delle masse per secoli su
di esso (un po’ quel che avviene in alcuni casi con alcune superstizioni) e sia Joyce che Jung hanno profondamente
apprezzato il valore del significato psicologico che si cela in molti riti cattolici: si può rispettare una religione per
prudenza o per riflessione, ma non si ha il diritto, verso tutti gli altri, di assoggettare ad essa il pensiero e il meglio di sé.
A chi pensa molto o troppo ed è inoltre interiormente nobile, come Ivan Karamazov o come Amleto, la letteratura in
genere attribuisce destini tragici, ma la vita invece spesso dà loro nevrosi o misantropia e gravi pericoli riscattati proprio
dalla loro tendenza all’onesta riflessione fino alla guarigione, a un’aperta solitudine, all’impegno sereno e a qualche
forma di sicurezza, se la rabbia non li prede: il desiderio e la capacità di riflettere uniti alla loro sensibilità donano infatti
la possibilità di elevarsi sopra ogni misera situazione e anche sopra ciò che sembra convenire o si è portati a credere e
questa possibilità può aprire delle strade ed è forse la vera leggerezza (lo scrisse con parole migliori Italo Calvino, un
altro scrittore segnato da Jung).
- IL CONCETTO DI DIO IN LETTERATURA: I fratelli Karamazov (F. Dostoevskij); Frankenstein (M. Shelley); Il Paradiso perduto
di J. Milton (purché lo leggiate senza pensare alla fede dichiarata dello scrittore e senza pregiudizi, in modo da
comprendere cosa c’è dietro le parole di Eva e quanto assurde e stupide siano tutte le prefazioni simili a quella di
Andreotti, che lo descrive come un libro inneggiante alla fede e al desiderio di riscatto dell’uomo dal peccato);
Prometeo liberato (P. B. Shelley); Il cannocchiale d’ambra (P. Pullman); il terzo e il quarto capitolo di Ritratto di un
artista da giovane (J. Joyce); il racconto Piccola storia naturale: i morti (E. Hemingway); il primo capitolo di Il
Gattopardo (G. Tomasi di Lampedusa); il racconto Alba sul veld (D. Lessing); La peste (A. Camus); Come vi piace (W.
Shakespeare); i capitoli 62 e 72 di Le stesse cose ritornano di L’uomo senza qualità (R. Musil); prefazione di J. Conrad
a La linea d’ombra; (il racconto Durante la costruzione della Muraglia Cinese di F. Kafka); l’ultima poesia di Poesia
delle cose di C. Ponge; il capitolo Il tetto del mondo di Il labirinto oscuro (L. Durrell); i capitoli 4, 11,12, 18, 46, 47, 48
di Verso il regno millenario e la prima metà del capitolo 50 delle bozze del 1937 di L’uomo senza qualità.
- DA UN PUNTO DI VISTA RAZIONALE E STORICO ACCENNI IN VARI SAGGI E NELLA BIBBIA A DIO, COSCIENZA, ALDILÀ, ANIMA, IDOLI E
SALVATORI: La provvidenza di L. A. Seneca (consiglio di confrontare il testo con le affermazioni di Jung - in Lo sviluppo
della personalità, Psicologia e alchimia nella prima parte di Simboli della trasformazione e altrove - sui predestinati a
diventare delle "personalità" e sull'inconscio collettivo creatore per sua natura, senza scopo, di destini diseguali, ingiusti
e a volte straordinariamente crudeli, ma non privi di senso – a volte percepibile anche dagli interessati, per quanto più
spesso no; è utile anche un confronto con Lord Jim di Conrad); La rivolta metafisica in L’uomo in rivolta (A. Camus);
la voce Anima del Dizionario filosofico (Voltaire); L’anticristo, Crepuscolo degli dèi e forse Umano, troppo umano di F.
Nietzsche; le pagine di Fedor Dostoevskij e Carl Gustav Jung sulla natura della fede basata sui miracoli e concepita
come un dono divino (agli eletti); pagine online su ESP e esperienze post-mortem con riflessioni e analisi di medici;
pagine online sulla legge di attrazione da confrontare con quelle sulla sincronicità; Baruc, 6 (Bibbia); Nirvana e
Paradiso (P. Knitter – www.fonteavellana.it); Tu sei il mondo (Osho). Non ho letto, ma segnalo Dialoghi sulla
religione naturale (Hume), un testo forse eccessivamente materialista e datato ma che credo si proponga di mettere in
discussione con metodo le tradizionali cosidette "prove" dell'esistenza di Dio, le quali ricorrono nella storia della
filosofia tra molte contraddizioni.
DIO, COSCIENZA, ALDILÀ, ANIMA, SPIRITO, GUIDE ED EROI COME CONCETTI PSICOLOGICI: La personalità mana in Due testi di
psicologia analitica (C. G. Jung), La coscienza morale dal punto di vista psicologico in Civiltà in transizione: dopo la
catastrofe (C. G. Jung); Il bene e il male nella psicologia analitica in Psicologia e religione (C. G. Jung); la prima parte
di Simboli della trasformazione almeno fino all'analogia con l'energia in fisica dopo Meyer (C. G. Jung); Risposta a
Giobbe, Ricordi, sogni, riflessioni e forse Il libro rosso (C. G. Jung); Il libro dell'es (G. Groddeck); i paragrafi su anima
e spirito in Archetipi e inconscio collettivo (C. G. Jung); Gli stadi della vita in La dinamica dell’inconscio (C. G. Jung);
pagine sulla fede di Avere o essere (E. Fromm); Le varie forme della coscienza religiosa (W. James), un testo che non
ho ancora letto per intero e di cui potete trovare diverse citazioni nel libro qui citato di Storr. Rimando anche al
paragrafo sul concetto di Dio da un punto di vista razionale e storico e più oltre.
CITAZIONI SULL'ARGOMENTO TRATTE DA ROMANZI E SAGGI RECENTI E DEL PASSATO
SONO QUI RIPORTATE POI ALCUNE CITAZIONI PERTINENTI TRATTE DAI SEGUENTI CLASSICI DI LETTERATURE E
PSICOLOGIA UTILI PER RIFLETTERE SULLA FEDE MA ANCHE SUI RISCHI CHE SI CORRONO NELL'AFFIDARSI A
LEADER RELIGIOSI O NEL FAR PARTE DI GRUPPI DI PREGHIERA O RELIGIOSI (ANCHE DI BASE CRISTIANA)
GESTITI DA PSICOLOGI O DA CHIUNQUE ALTRO: Uscita di sicurezza, L'avventura di un povero cristiano, L'eredità cristiana e
Vino e pane (Silone); Lo spirito di parte in L’influenza delle passioni sulla felicità (Madame de Stael); Descrizione generale dei
tipi in Tipi psicologici, Dio e l'inconscio, parte 1, cap. 4B in Due testi di psicologia analitica, Psicologia e alchimia, Lo sviluppo
della personalità, I rapporti della psicoterapia con la cura d'anime, Psicologia e religione e Su Neumann I discorsi di Buddha in
Psicologia e religione e inoltre Psicologia della traslazione in Pratica della psicologia (Jung); Psicanalisi dell'amore, Avere o
essere e L'arte di ascoltare (Fromm); Il buon senso (Holbach); Dei doveri (Cicerone); Zibaldone (Leopardi); Trattato sulla
tolleranza, Dizionario filosofico (Voltaire); La cedola falsa (Tolstoj); L'uomo senza qualità (Musil); Il dottor Zivago (Pasternak);
Grazia in Gente di Dublino e Ritratto di un artista da giovane (Joyce); Il castello (Kafka); Cristiani: da martiri a persecutori e
Nirvana o paradiso nel sito dei monaci di Fonte Avellana; Tu sei il mondo (Osho); L'autostima nei bambini (Frascarolo-Moutinot);
Massime e pensieri (Chamfort); L'Anticristo, Il crepuscolo degli dei (Nietzsche); Massime e riflessioni (La Rochefoucauld);
Orlando, La signora Dalloway (Woolf); Cuore di tenebra, prefazione di Conrad a La linea d'ombra (Conrad); Frammenti
(Eraclito); Il mondo di Sofia (Gaarder); Ricordi (Guicciardini).
Ci sono anche citazioni tratte dalla recenzione online di de Mango a Le terapie folli: come riconoscere terapeuti e pseudoterapeuti su
Psicoterapie folli: conoscerle e difendersi di Singer e Lalich e dal Codice deontologico degli Psicologi Italiani.
“Ogni gruppo sorge in difesa di un ideale, ma strada facendo si identifica con esso e poi vi si sostituisce, ponendo al vertice di tutti i
valori il proprio interesse (…) La tirannia dei mezzi sui fini è la morte dei fini (…) Servirsi degli oppressi come sgabello per il potere
e poi tradirli è indubbiamente il più iniquo dei sacrilegi. A un certo punto smettono di contare gli iscritti e conta solo l’apparato (…)
Ogni organismo di umanità coatta attorno al principio di autorità implica una buona dose di doppiezza. Il sincero che conservi per
miracolo il nativo spirito critico (…) deve soffrire ogni specie di triboli” ( I. Silone)
“Non sentono, non vedono (…) Con due o tre ragionamenti fan fronte a tutte le obiezioni; e quando non persuadono, non sanno far
altro che ricorrere alla persecuzione (…) Si stabiliscono relazioni affettive e di riconoscenza soltanto tra persone della medesima
opinione (…) Perfino i crimini di quelli che condividono la vostra opinione non vi separano da loro (…) Lo spirito di parte non
conosce rimorsi” (Madame de Stael)
“Insista quanto vuole un cristiano nella sua fede, che non lo aiuta neanche a superare una nevrosi: quella fede è vana, e allora val
meglio che egli prenda umilmente quel che gli occorre dove lo trova, se gli si fa incontro soccorrevole (…) Lodare e predicare la luce
non serve a nulla se non c’è nessuno che possa vederla. Sarebbe invece necessario insegnare all’uomo l’arte di vedere (…) E si sa che
con gli esercizi rigorosi e con certe prediche di parte cattolica (…) vengono provocati danni psichici che non portano nel Regno di
Dio, ma nello studio del medico (…) Bisogna invece tornare a riconoscere in sé gli archetipi che sono alla base del dogma o che sono
reali e documentabili” (C. G. Jung)
Non si sa (...) quanti siano gli psicologi/psicoterapeuti che non sono né accreditati né autorizzati, per non parlare di quelli che,
nonostante siano in possesso di titoli, propongono terapie bizzarre e che svolgono attività che hanno ben poco a che fare con quanto
viene generalmente definito "aiuto". Queste terapie folli fondano il proprio successo sulla conquista della fiducia del paziente, fragile
e confuso (...) Tra i Crazy Therapist, Singer e Lalich annoverano nella loro guida per riconoscere un incompetente (...) immorale o
ciarlatano, lo sfruttatore (...) che ha già capito il problema senza fare l'anamnesi, il nevrotico che parla al paziente dei propri problemi
(...) e cerca di farlo lavorare per lui. E ce ne sono tanti altri, che abusano della fiducia che le persone ripongono nella figura del
terapeuta, attivando su esse abusi, soprusi e manipolazioni emotive e mentali (...) Hanno (...) in comune di porre spesso (...) la causa
(...) in qualche evento traumatico del passato, (...) la profonda mancanza d'interesse per la verità o per la precisione e la (...) proposta
di una tecnica terapeutica unica e uguale per tutti (...) Alcune delle metodologie e degli strumenti di cui si servono sono (...)
l'allontanamento del paziente dalle sue relazioni (...) e il ricorso a riti magici o spirituali (...)
Il comportamentista John B. Watson e la studentessa Rosalie Rayner, prendendo spunto dalle ricerche di Ivan Pavlov, (...) nel 1920
pensarono di condurre un esperimento sull'induzione di paura. (...) Il protagonista (...) Douglas Merritte, un bambino di 9 mesi (...) fu
esposto ad una serie di stimoli. (...) Non furono in grado di eliminare la paura nel bimbo, che (...) morì all'età di 6 anni. (...) La teoria
della regressione e della rigenitorializzazione di Sechehaye e Rosen, usata da Jacqui Schiff col ritorno a succhiarsi il pollice e
indossare pannolini per esempio, ha causato la morte di un ragazzo di 16 anni, John Hartwell, ustionato in una vasca da bagno perché
rifiutatosi di regredire e prendere il biberon, e numerose altre violenze (...) e ingiurie. (...) Sandra Roy e Bob Mandel ritengono che i
problemi psichici siano dovuti al modo in cui si è venuti alla luce e (...) hanno applicato la teoria su una bambina di 10 anni, Candace
Newmaker (...) Quattro persone (per un totale di 300 kg.) si sono sedute a cavalcioni sulla piccola, che pesava 31 kg., imballata in
una coperta e bloccata; le sue lacrime e il suo scalciare sono stati interpretati come crisi di ira ed ignorati. (...) E ce ne sono tante altre
di folli teorie: (...) Janov (...) ha deciso, senza il minimo accenno di prove scientifiche, che tutti i problemi fisici e mentali sono
dovute a teschi non allineati e i suoi metodi di premere su orbite degli occhi, crani e mandibole sono stati descritti come "tortura" da
parte dei genitori dei bambini che aveva in cura per la dislessia. (recensione online di L. de Mango a Le terapie folli: come
riconoscere terapeuti e pseudoterapeuti su Psicoterapie folli: conoscerle e difendersi di M. T. Singer e J. Lalich, a cura di P.
Michielan).
Le possibilità di malpractice sono molte (...)
Nello split treatment, lo psichiatra prescrive i farmaci, mentre un terapeuta non medico conduce la psicoterapia (...) e lo psichiatra
deve mantenersi pienamente informato dello stato clinico del paziente, come anche della natura e della qualità del trattamento a cui il
terapeuta sottopone il paziente (...) dedicandovi tempo sufficiente (...) periodicamente (...) Lo split treatment è usato sempre più dalle
compagnie di assistenza sanitaria e rappresenta un campo minato per potenziali casi di malpractice (...) Una relazione in cui il medico
svolge solo il ruolo marginale di prescrittore di farmaci non soddisfa gli standard (...)
La psichiatra è tenuto a fornire il trattamento appropriato (...) ma, in caso di stipula di assicurazione privata, le polizze di assistenza
che non rimborsano appuntamenti di follow-up frequenti potrebbero indurre lo psichiatra a prescrivere delle elevate quantità di
farmaci (...)
Da un punto di vista pratico, sono vari i problemi specifici che coinvolgono gli psichiatri. Tra questi violazione dei confini sessuali e
non sessuali, violazioni della riservatezza e attività illegali (assicurazioni, fatturazione, negoziazione di titoli da parte di un insider).
Le violazioni dei confini non sessuali sono di natura approfittatrice e gratificano il medico alle spese del paziente. Esse possono
essere raggruppate in alcune categorie sovrapponibili o mutualmente esclusive: business, discussioni ideologiche, ambito sociale,
ambito economico (...) Una condotta professionale non corretta è anche definita una pratica fraudolenta e con negligenza o
incompetenza marcata o nonostante la capacità di praticare sia ormai compromessa (...) da disturbi psichiatrici o medici o da abuso di
sostanze (...)
Quando un paziente è senza denaro (...) abbassare la parcella (...) può provocare un controtransfert rancoroso (...)
Nel caso di stipula di assicurazioni private sull'assistenza sanitaria, gli psichiatri devono essere attenti a non dimettere pazienti
violenti in modo prematuro solo perché la compagnia che fornisce le cure assistenziali non approva un ricovero troppo prolungato
(...) Inoltre con il bisogno di inviare report periodici (...) per il rimborso del trattamento, alcuni psichiatri potrebbero esagerare la
sintomatologia (...) così un medico consultato in seguito leggerà delle note cliniche fuorvianti (...) La divisione della parcella è
illegale (...) facendo infatti sembrare che un proprietario dell'ufficio sfrutti il fatto di procacciare pazienti per un collega dell'ufficio
(...) Questo si applica anche agli avvocati che segnalano ai clienti uno psichiatra forense (...)
Il consenso informato del paziente al trattamento dovrebbe essere ottenuto ogni volta che viene modificata una terapia e viene
introdotto un nuovo farmaco (...) Da un punto di vista pratico, tuttavia, il paziente querelante che non è stato informato non otterrà
molto dalla giuria a meno che il trattamento non abbia prodotto conseguenze avverse (...)
Nel caso dei minori, il genitore o il tutore sono abilitati a fornire il consenso (...) In condizioni di emergenza, un medico può trattare
un minore senza il consenso dei genitori (...)
In America le corti hanno emesso sentenze multimilionarie contro professionisti della salute mentale. Un'accusa fondamentale in
questi casi è che il terapeuta aveva abbandonato la posizione di neutralità per insinuare, persuadere, obbligare a instillare falsi ricordi
di abuso sessuale nell'infanzia (...)
L'ipnosi e l'uso dell'Amytall vanno evitati se non chiaramente indicati e previa consulenza (...)
Si stima che (...) forse fino al 50% dei pazienti trattati con farmaci neurolettici per più di un anno mostri sintomi di discinesia tardiva
(...) I pazienti con discinesia tardiva potrebbero non avere l'energia fisica e la motivazione psicologica per iniziare una causa (...)
Le persone affette da disturbi mentali sono spesso percepite dal pubblico come in controllo delle loro disabilità o responsabili di
averle causate (...) Anche quando vengono viste da un medico, le loro malattie fisiche spesso rimangono non diagnosticate. I fornitori
di cure primarie potrebbero interpretare erroneamente le lamentele mediche di questi soggetti come "psicosomatiche" o potrebbero
non essere in grado di trattare con questa popolazione o sentirsi a disagio nel farlo (...) Inoltre i professionisti sanitari potrebbero non
avere esperienza nel trattare con le loro necessità, minimizzare o interpretare erroneamente i sintomi somatici e utilizzare in modo
inappropriato misure di contenzione o sedativi o non considerare le possibili interazioni tra farmaci psicotropi o altri farmaci. Molti
psichiatri non sono in grado o non vogliono effettuare esami fisici e persino neurobiologici o non sono aggiornati sulla gestione di
malattie fisiche anche comuni (...) In caso di stipula di assicurazioni private, le persone affette da malattia mentale hanno una
probabilità doppia di vedersi negare l'assicurazione a causa di una condizione preesistente rispetto alle persone non affette da questi
disturbi. (Sinossi di psichiatria di Kaplan-Sadock’s)
Lo psicologo (...) deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare
l'uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei
committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale (...) Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la
dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta
opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione (...) La violazione
dell'obbligo di formazione continua, determina un illecito disciplinare (...) Riconosce i limiti della propria competenza e usa, pertanto
solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione. Lo psicologo
impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti e riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o
utente, aspettative infondate (...) Non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale (...) Lo
psicologo, nel caso di intervento su o attraverso gruppi, è tenuto ad informare, nella fase iniziale, circa le regole che governano tale
intervento. È tenuto altresì ad impegnare, quando necessario, i componenti del gruppo al rispetto del diritto di ciascuno alla
riservatezza (...) Lo psicologo adotta condotte non lesive per le persone di cui si occupa professionalmente e non utilizza il proprio
ruolo ed i propri strumenti professionali per assicurare a sé o ad altri indebiti vantaggi (...) Lo psicologo, nella fase iniziale (...)
fornisce (...) informazioni adeguate e comprensibili circa le sue prestazioni, le finalità e le modalità delle stesse (...) Se la prestazione
professionale ha continuità nel tempo, dovrà esserne indicata, ove possibile, la prevedibile durata (...) Lo psicologo si astiene
dall'intraprendere o dal proseguire qualsiasi attività professionale ove propri problemi o conflitti personali, interferendo con
l'efficacia delle sue prestazioni, le rendano inadeguate o dannose alle persone cui sono rivolte (...) Lo psicologo valuta ed
eventualmente propone l'interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e
non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa (...) Lo psicologo evita commistioni tra il ruolo
professionale e vita privata (...) Costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegno psicologico o
di psicoterapia, rivolti a persone con le quali ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale, in particolare di
natura affettivo-sentimentale e/o sessuale. Parimenti costituisce grave violazione deontologica instaurare le suddette relazioni nel
corso del rapporto professionale (...) Allo psicologo è vietata qualsiasi attività che, in ragione del rapporto professionale, possa
produrre per lui indebiti vantaggi diretti o indiretti di carattere patrimoniale o non patrimoniale, ad esclusione del compenso pattuito
(...) Lo psicologo presenta in modo corretto ed accurato la propria formazione, esperienza e competenza. Riconosce quale suo dovere
quello di aiutare il pubblico e gli utenti a sviluppare in modo libero e consapevole giudizi, opinioni e scelte. (Codice deontologico
degli Psicologi Italiani)
ALTRE CITAZIONI PERTINENTI
Ricordi, sogni, riflessioni (C. G. Jung)
Cristo e Buddha (...) sono per un superamento del mondo: ma Buddha con una visione razionale, Cristo come destinata vittima
sacrificale (...) Il sacrificio per Cristo è un ordine del suo destino (...) Entrambe le strade sono buone (...) Ma il corso della storia
portò all'imitazione di Cristo, con la quale l'individuo non segue il proprio fatale cammino verso l'interezza, ma cerca di imitare la via
seguita da Cristo. Anche in Oriente lo sviluppo storico portò a una devota imitazione del Buddha, e questi divenne un modello da
imitare: con ciò la sua idea perse forza (...) Cristo gridò agli Ebrei: "Voi siete dèi", ma gli uomini furono incapaci di intendere che
cosa volesse dire (...) Quale specie di moralità emerge dalla parabola del cattivo amministratore? (...) Ci si adopera a insegnare
idealità che si sa che non potranno mai essere vissute pienamente (...) Il ricordo di mio padre è quello di un uomo che soffre (...) Mio
padre non si era mai interessato al simbolismo di Cristo (...) Lo faceva fremere d'orrore ogni pensiero che cercasse di penetrare le
cose religiose (...) Voleva una fede cieca a causa dei suoi dubbi (...) Gli mancava l'esperienza immediata di Dio, (...) che io avevo
avuto attraverso i sogni e le immagini (...) e accettando di riflettere su di esse (...) La Chiesa e la teologia gli avevano precluso le vie
di accesso diretto a Dio (...) Il peccato della fede è che anticipa l'esperienza. Voleva contentarsi della sua fede, ma ne fu tradito (...)
Faceva del bene, troppo, e di conseguenza era quasi sempre di cattivo umore. I miei genitori facevano grandi sforzi per vivere una
vita devota col risultato che tra loro spesso scoppiavano scenate (...) Aveva vissuto fino alla morte la sofferenza preannunciata e
vissuta da Cristo, senza mai rendersi conto che ciò era una conseguenza dell'imitazione di Cristo (...) Questa è spesso la conseguenza
del sacrificio dell'intelletto (...) L'accettazione cieca non porta mai a una soluzione, ma nel migliore dei casi a una stasi e va a gravare
sulla generazione seguente (...) Io dovevo pensare e (...) feci un sogno e (...) più tardi capii che esso significava che ero anche
costretto a parlare pubblicamente – in gran parte a mio danno – e che dovevo piegarmi al destino, (...) ma che qualcosa in me diceva
"Va bene, ma non del tutto". Qualcosa in me era determinato a non essere (...) una creatura inconscia (...) come i pesci pescati dagli
apostoli (....) e se negli uomini liberi non ci fosse qualcosa del genere, nessun libro di Giobbe sarebbe stato scritto (...) L'uomo si
riserva sempre l'ultima parola (...) Le ambiguità dell'anima possono annientare un uomo. Alla resa dei conti il fattore decisivo è
sempre la coscienza, che è capace di intendere le manifestazioni dell'inconscio e di prendere posizione di fronte a esse.
Su Neumann, I discorsi di Buddha in Psicologia e religione (C. Jung)
Insista quanto vuole un cristiano nella sua fede, che non lo aiuta neanche a superare una nevrosi: quella fede è vana, e allora val
meglio che egli prenda umilmente quel che gli occorre dove lo trova, se gli si fa incontro soccorrevole.
Sinossi di psichiatria (Kaplan-Sadock’s)
Gli aspetti legali del bullismo scolastico sono aumentati negli ultimi due decenni, sull'onda di gravi precedenti (...) Si è rilevata
aumentata suicidabilità (...) Uno studio ha rilevato che le vittime di cyberbullismo tentano il suicidio due volte di più rispetto ad altri
giovani (...) È obbligatorio uno stretto monitoraggio per qualsiasi soggetto in età evolutiva trattato con antidepressivi (...) Sia la
restrizione che l'isolamento sono considerati interventi terapeutici per i giovani che non sono in grado di controllare gli impulsi
aggressivi (...) verso sé stessi e gli altri, (...) nonostante i casi riportati di decessi per asfissia durante le procedure di restrizione (...)
In alcuni casi si usa la "restrizione chimica" (...) Si cerca di identificare gli antecedenti e intervenire prima (...) L'aspettativa è che
quando viene dimesso a un regime meno restrittivo, il paziente continui la cura (...) Con l'ospedalizzazione parziale (...) i bambini
rimangono all'interno della famiglia, ma (...) i rischi di un trattamento diurno comprendono un isolamento sociale e il confino in una
stretta fascia di contatti sociali all'interno della popolazione di coetanei problematici".
Uscita di sicurezza ( I. Silone)
Il meccanismo mortifero è sempre lo stesso: ogni gruppo sorge in difesa di un ideale, ma strada facendo si identifica con esso e poi
vi si sostituisce, ponendo al vertice di tutti i valori il proprio interesse (…)La tirannia dei mezzi sui fini è la morte dei fini. La
riduzione dell’uomo a strumento dà un carattere mistificatorio a ogni pretesa di voler assicurare un bene (…) Servirsi degli oppressi
come sgabello per il potere e poi tradirli è indubbiamente il più iniquo dei sacrilegi. A un certo punto smettono di contare gli iscritti e
conta solo l’apparato (…) Ogni organismo di umanità coatta attorno al principio di autorità implica una buona dose di doppiezza. Il
sincero che conservi per miracolo il nativo spirito critico e persista ad applicarlo anche in buona fede, si espone alle penose e
contraddittorie traversie del non conformista e, prima di consumare la definitiva sottomissione o l’abiura liberatrice, deve soffrire
ogni specie di triboli. La demoralizzazione sofferta tra ambiguità e reticenze e la diffidenza verso i più proclivi a capitolare a ogni
pretesa, finisce col produrre l’effetto che chi protesta e viene espulso o se ne va, si trova ad agire in condizioni confuse e penose
senza possibilità di esprimersi sul vero fondo della questione e senza rendersi conto pienamente delle conseguenze (…) Magari
spinto dal risentimento verso l’ingiusto trattamento, si troverà spinto a gesti e parole che sembreranno darne una giustificazione
postuma. La diffamazione spesso è graduata dalla pericolosità della vittima, come arma polemica per neutralizzare un’eventuale
azione disgregatrice (…) con versioni alternate a seconda ch i discorsi siano piaciuti o no (…) Finchè egli si muove nella medesima
sfera psicologica dell’autorità con cui è in conflitto può illudersi comunque che il proprio dissenso sia limitato in nome di comuni
principi, delle origini; ma più tardi, liberato da ogni vincolo, se l’assisterà il coraggio di risalire dagli effetti alle cause, egli si renderà
conto che la sua insofferenza obbediva a motivi ben più oscuri e i dogmi gli appariranno in tutt’altra luce (…) Per finire ci si libera
(…) come si guarisce da una nevrosi. (…) Su certi spiriti pavidi, fosche previsioni di isolamento hanno un effetto intimidatorio. Ho
ritrovato un giusto rapporto con gli altri solo dopo l’uscita (…) Si sbaglia di grosso chi chiede di uscire dalla solitudine accettando di
figurare in raduni (…) La vera solitudine è quella prodotta dalla menzogna (…) Un sentimento di reale compresenza degli altri in noi
stessi è un fatto intimo della coscienza (…)Anche la rivolta per impulso di libertà può essere una trappola, mai peggiore però della
rassegnazione (…) Le teorie sono transitorie, ma i valori sono permanenti. (…) La distinzione tra teorie e valori non è ancora
abbastanza chiara nelle menti di coloro che riflettono a questi problemi, eppure mi sembra fondamentale. Sopra un’insieme di teorie
si può costruire una scuola e una propaganda, ma sopra un insieme di valori si può fondare una cultura, una civiltà. Non concepisco
più teorie (…)È anzitutto necessario essere in pace con la propria coscienza (…) Il passato, con le profonde ferite che ci ha lasciato,
non dev’essere per noi motivo di debolezza. Non dobbiamo lasciarci demoralizzare dalle colpe, dalle ignavie, dalle sciocchezze dette
o sentite. A partire dal momento che la nostra volontà è pura, una nuova forza può nascere proprio dal peggio di noi stessi (…)Un
uomo che vidi soffrire anche per opera dei compagni per molto tempo mi ha confidato alla fine del racconto delle sue sofferenze, con
voce di chi comunica una grande scoperta, una verità di giustizia e fratellanza vecchia di molti secoli per lui appena nata e nata bene.
Nelle prove più tristi della vita ci salviamo appunto per avere conservato nell’anima il seme di qualche certezza incorruttibile.
Durante il tempo dell’abiezione, esso è il nostro tormento segreto (…) Quando i valori vengono invocati solo per puntellare gli
interessi e ostentare sentimenti senza profonde radici, si può arrivare a pensare di dover obbedire a un ottimismo menzognero (… )
L’inibizione è più micidiale della sincerità (…) Se una panacea dei mali non esiste, è già molto questa fiducia che consente di andare
avanti, di vedere dove posare i piedi per camminare (…) Non dovrebbe essere difficile riconoscere da che parte sia la speranza (…)
ciò che favorisce la libertà, la responsabilità personale (…) Libertà è poter sbagliare, dire no a qualsiasi autorità.
Lo spirito di parte in L’influenza delle passioni sulla felicità (Madame de Stael)
Non sentono, non vedono (…) Con due o tre ragionamenti fan fronte a tutte le obiezioni; e quando non persuadono, non sanno far
altro che ricorrere alla persecuzione (…) Si stabiliscono relazioni affettive e di riconoscenza soltanto tra persone della medesima
opinione (…) Perfino i crimini di quelli che condividono la vostra opinione non vi separano da loro (…) Lo spirito di parte non
conosce rimorsi (…) Le impressioni non partono più dagli oggetti verso di sé, (…) ma è l’occhio a disegnare la forma invece di
ricevere l’immagine (…) Lo spirito di parte è una passione che non conosce equilibri: quanto si trova sulla sua strada deve essere
sacrificato alla sua meta (…) Tutto è assoluto, perché nulla è reale (…) Ha trovato l’unico modo di annientare la pietà: presenta la
sventura attuale come strumento di un avvenire (…) Le parole più nobili vengono disonorate, i ragionamenti più giusti privati di
logica, i sentimenti più veri opposti l’uno all’altro (…) Il caos (…) confonde (….) il delitto e la virtù (…) La reputazione non ha più
nessun rapporto con il merito reale (…) L’ingiustizia scoraggia la ricerca della verità (…) Ci si lega alle opinioni come a dei
giuramenti.
Descrizione generale dei tipi in Tipi psicologici (C. G. Jung)
Si tratta di individui che si assumono volontariamente la funzione di salvatori (…) Quanto più ci si addentra nel loro raggio d’azione,
tanto più si riscontrano le conseguenze dannose della loro tirannide (…) Benchè vi siano uomini eccezionali ch possono sacrificare la
loro vita intera a una data formula, i più sono incapaci di vivere durevolmente in modo così esclusivo. Prima o poi le forme di vita
rimosse a opera dell’impostazione intellettuale si fanno indirettamente sentire, turbando la condotta cosciente della vita. Se il
turbamento raggiunge un grado notevole si ha una nevrosi. Nella maggior parte dei casi (…) l’individuo, istintivamente, si concede
(…) alcune attenuazioni della formula, rivestendole di una adeguata giustificazione razionale (…) Le tendenze e funzioni rimaste
escluse dall’atteggiamento cosciente (…) si fondono con gli altri contenuti dell’inconscio e assumono così un carattere bizzarro (…)
o (…) un egoismo segreto (…) La formula assume praticamente una tale preponderanza che ogni altro punto di vista e ogni altra
possibilità passano in secondo piano di fronte ad essa. Essa sostituisce ogni concezione del mondo più generica, più indeterminata e
quindi più modesta e più vera (…) Il punto di vista intellettuale (…) diventa rigidamente dogmatico (…) Il critico viene stroncato
(…) e non vi è argomento, per cattivo che sia, cui non si faccia ricorso (…) Le tendenze psichiche (…) rimosse (…) determinano
l’insorgere di dubbi. Per difendersi dal dubbio l’atteggiamento cosciente diviene fanatico (…) Mai vi sarà una formula intellettuale
che possa raccogliere in sé ed esprimere adeguatamente la ricchezza della vita e delle sue possibilità.
L’io e l’inconscio, parte I, cap. 4 b. in Due testi di psicologia analitica (C. G. Jung)
Diventare il fortunato possessore della grande verità (…) definitiva apportatrice di salute (…) non è ancora il delirio di grandezza in
forma diretta, ma lo è nella nota forma attenuata (…) dei profeti (…) Gli animali deboli, che molto sovente sono più degli altri dotati
di ambizione, di vanità e di ingenuità fuor di proposito, corrono non poco pericolo di soggiacere a questa tentazione (…)
L’assorbimento della Persona nella psiche collettiva invita (…) a dissolvervisi (…) Questo misticismo è proprio di ogni uomo, così
come la “nostalgia della Madre” (…) Nei miti è messo in rilievo (…) che è (…) il più forte e il migliore del popolo, il suo eroe,
quello che cede alla nostalgia regressiva e affronta volontariamente il pericolo (…) Ma egli è un eroe appunto perché alla fine,
anziché lasciarsi divorare dal mostro, lo vince, e non lo vince una volta sola ma molte. Dalla vittoria sulla psiche collettiva deriva il
vero valore, la conquista del tesoro (…) Dove un profeta sorge in un batter d’occhio, è meglio pensare a una perdita dell’equilibrio
psichico.
Accanto alla possibilità di diventare profeta, ce n’è un’altra che promette gioie più sottili e in apparenza più legittime, quella cioè di
diventare discepolo di un profeta (…) Ci si siede, modestamente indegni, ai piedi del Maestro e ci si guarda bene dall’avere pensieri
propri. La pigrizia mentale diventa virtù (…) Soddisfatti (…) ci si innalza (…) senza averla scoperta, si riceve già pronta (…) la
grande verità (…) I discepoli si stringono (…) insieme, non già per amore, ma nel ben inteso interesse di essere rafforzati senza fatica
nel proprio convincimento (…) Si è soltanto discepoli, ma coamministratori con ciò del grande tesoro (…) Si sente tutto il peso e la
dignità di un simile ufficio e si giudica supremo dovere e morale necessità il diffamare chiunque pensi diversamente, il far proseliti
(…) Come il profeta, anche il suo discepolo è un’immagine (…) della psiche collettiva (…) Si ha l’inflazione attraverso l’inconscio
collettivo (…) I godimenti dell’inflazione (…) sono (…) un (…) risarcimento per la perdita della libertà spirituale (…) Per il profeta
(…) la schiera osannante dei discepoli ha il valore di una compensazione.
Psicoanalisi dell’amore (Fromm)
Il gruppo altamente narcisista è impaziente di avere un leader (…) Le personalità di individui particolarmente narcisistici sono le più
qualificate ad adempiere questa funzione (…) Il leader semi-folle è spesso colui che riscuote maggior successo finché la sua
mancanza di giudizio obiettivo, le sue reazioni di rabbia come conseguenza di qualche disfatta, il suo bisogno di tenere alta
l’immagine di onnipotenza possono indurlo a commettere errori che portano a commettere errori che portano alla sua distruzione. Ma
ci sono sempre a portata di mano dei semi-psicotici dotati (…) Quanto più intenso è il narcisismo, tanto meno la persona narcisista
accetterà il proprio fallimento, o qualche legittima critica da parte di altri (…) Le sue idee, la sua conoscenza, la sua casa, ma anche
la gente della sua “sfera d’interesse”, divengono oggetti di attaccamento narcisistico (…) Sulla funzione sociologica del narcisismo di
gruppo (…) parallela alla funzione biologica del narcisismo individuale (…) La sopravvivenza di un gruppo dipende (…) dal fatto
che i suoi membri (…) credano (…) nella superiorità del loro gruppo in confronto agli altri (…) “Ragionevole”, per i più, non ha
nulla a che fare con la ragione, ma con il consenso. Dato che il gruppo nel suo insieme esige per sopravvivere il narcisismo di
gruppo, promuoverà atteggiamenti narcisistici e conferirà loro la qualifica di essere particolarmente virtuosi (…) L’essenza di questa
sopravvalutazione della propria posizione e l’odio per tutti coloro che ne divergevano, è il narcisismo. “Noi” siamo ammirevoli;
“loro” sono spregevoli (…) La critica alla posizione degli altri è (…) bene (…) Per diversi che siano i contenuti, psicologicamente
siamo di fronte al (…) fenomeno narcisistico e ai suoi risultati di fanatismo e distruttività (…) L’intensità crescente del narcisismo di
gruppo – che va dal narcisismo religioso a quello nazionale, razziale e di partito – è, veramente, un fenomeno sorprendente (…)
L’esigenza di pensiero critico, di sperimentazione, di prove, l’atteggiamento di dubbio, sono (…) i modi mentali che tendono a
neutralizzare l’orientamento narcisistico (…) La grande maggioranza (…) sebbene abbia “appreso” il metodo scientifico a scuola o
all’università, non è mai stata veramente toccata dal metodo del pensiero scientifico, critico (…) L’educazione (…) non ha cautelato
(…) la maggior parte della gente “istruita” dall’aderire (…) ai movimenti (…) che sono l’espressione del narcisismo (…) di gruppo
(…) Riguardo alla patologia del narcisismo di gruppo, il sintomo più evidente e frequente (…) è una mancanza di obiettività e di
giudizio razionale (…) Si mettono insieme pagliuzze di verità, ma l’insieme che ne risulta consiste in falsità ed espedienti (…) La
mancanza di obiettività conduce sovente a conseguenze disastrose (…) Il narcisismo di gruppo ha bisogno di soddisfazioni proprio
come quello individuale (…) Nei gruppi religiosi questa soddisfazione è fornita facilmente dalla supposizione che il mio gruppo sia il
solo che creda nel vero Dio (…) Ma anche senza riferirsi a Dio come testimone della propria superiorità, il narcisismo di gruppo può
arrivare a conclusioni simili a livello mondano (…) Non c’è alcuna limitazione al senso di auto-superiorità (…) La soddisfazione
(…) esige anche un certo grado di conferma nella realtà (…) con fatti (…) sociali, economici (…) qualche elemento di realtà (…) Per
un sadico il fatto di poter uccidere un uomo comprova la propria superiorità (…) Il narcisismo è in conflitto con la ragione e con
l’amore (…)Gli insegnamenti essenziali di tutte le grande religioni umanistiche possono riassumersi in una frase: È il fine dell’uomo
superare il proprio narcisismo (…) Il Vecchio Testamento (…) chiede amore per lo “straniero” (…) Lo straniero è precisamente la
persona che non fa parte del mio clan (…) non fa parte del gruppo al quale io sono narcisisticamente attaccato. Non è che un altro
essere umano (…) Un Dio indefinibile e indescrivibile era la negazione dell’idolatria e del narcisismo (…) In piena contraddizione
con l’originaria funzione del concetto di Dio, la religione divenne una manifestazione di narcisismo di gruppo (…) La persona legata
(…) alla tribù non è libera di essere se stessa, di avere una convinzione personale, di essere impegnata; non può essere aperta al
mondo (…) resta sempre nella prigione della fissazione (…) Basterebbe che le persone (…) potessero comprendere la loro
menomazione e la natura maligna degli impulsi nascosti dietro le loro pietose razionalizzazioni, in modo da poter acquisire un certo
grado di immunità di fronte alla loro influenza (…) È necessario imparare (…) non prendere le parole per realtà, e vedere attraverso
le ingannevoli razionalizzazioni di coloro che sono affetti da una malattia.
Il buon senso (Holbach)
Niente di più raro delle conversioni sincere (…) Una donna offre se stessa a Dio solo quando la sua vanità trova nella devozione una
mansione da svolgere, che la salva dalla noia e la ricompensa della perdita delle sue attrattive. Pratiche scrupolosamente eseguite le
fanno passare il tempo: gli intrighi, le declamazioni, la maldicenza, lo zelo le forniscono i mezzi per farsi un nome e procurarsi la
stima del partito dei devoti (…) La religione, per un devoto, è un velo che copre e giustifica tutte le passioni, l’orgoglio, la
malevolenza, la collera, la vendetta, l’intolleranza, i rancori. La devozione si arroga una superiorità tirannica (…), il diritto di
censurare gli altri, di biasimare e denigrare i profani, per la maggior gloria di Dio (…)
Più sono incredibili, più si immagina che il credervi sia un merito (…) Un missionario vuol tentare la fortuna… Tali sono i veri
motivi del suo zelo (…) Accade molto di rado di vedere i grandi ladri restituire le ricchezze che sanno di aver rapinato ingiustamente
(…) Ma si possono fare col Cielo molti accomodamenti (…) I mascalzoni devoti (…) muoiono del tutto tranquilli (…) Dite a quel
principe che deve rendere conto solo a Dio delle proprie azioni e ben presto agirà come se non dovesse render conto a nessuno (…)
Ciarlatani bramosi di approfittarne si danno da fare per lucrare la ricompensa delle loro cure (…) I pregiudizi non durano che un
certo tempo e nessun potere è durevole se non si basa sulla verità, sulla ragione e sulla giustizia.
Doveri (Cicerone)
È difficile preoccuparsi dell’interesse altrui (…) Per questo bene insegnano coloro che impongono di astenersi dall’agire nel dubbio
se si tratti di atto giusto o ingiusto. La rettitudine infatti splende di per se stessa, il dubbio denuncia l’intenzione di offendere (…)
Fra tutte le ingiustizie, nessuna è peggiore di quella di coloro che, quando sono maggiormente in colpa, si comportano in modo da
apparire degli onest’uomini (…) Chi dia a qualcuno alcunché che gli rechi danno (…) non è da considerare generoso, ma rovinoso
lusingatore, e coloro che recano danno agli uni per far del bene ad altri si macchiano della medesima colpa che se mutassero in propri
i beni altrui. Molti poi, bramosi di gloria e di fama, strappano agli uni per donare agli altri e pensano di procacciarsi nome di benèfici
verso i propri amici arricchendoli in qualunque modo; ma ciò è tanto lungi dal dovere, che anzi nulla potrebbe esservi di più
contrastante. Bisogna pensare di servirci di quella generosità che, pur gravando agli amici, nuoccia a nessuno (…) Si possono vedere
molti (…) spinti da ambizione di sembrare benèfici, i quali compiono molte azioni (…) dettate (…) da ostentazione (…) e ipocrisia
(…), vanità.
Zibaldone (G. Leopardi)
Quando il cristianesimo fu corrotto (…) cioè (…) da quando divenne religione (…) nazionale, e passò in uomini posti in circostanze
da esser malvagi, è incontrastabile che le scelleratezze mutaron faccia (…) Ora i divoti fanno come (…) una classe la quale si
interessa per la religione solamente per ispirito di partito (…) Il Cristianesimo (…) ha per uno de’ fondamenti l’amore universale
verso tutti gli uomini (…) Quando divenne cosa comune (…) il Cristianesimo illanguidì (…) L’amor (…) universale (…) manca (…)
di (…) ambizione (…) di distinguersi dagli altri.
Trattato sulla tolleranza (Voltaire)
Per quanto bene le confraternite possano fare allo Stato, eguaglia esso il male orribile che hanno causato? (…) Abbastanza religiosi
da odiare e perseguitare, ma non abbastanza da amare e soccorrere.
L’avventura di un povero cristiano (I. Silone)
Nelle parabole del Vangelo le relazioni tra gli uomini sono sempre personali e dirette (…) Io non so concepire relazioni cristiane che
non siano relazioni personali (…) non di cose ma di anime (…) Spetta a noi salvaguardare la possibilità di intendersi (…) Io non
posso trattare gli altri come oggetti e come sudditi (…) Se mi viene sottoposto il caso di una persona qualsiasi ed io sento che dalla
mia decisione può dipendere la sua salvezza o rovina, come posso procedere alla svelta? Non ha importanza che mi sia sconosciuta
(…) bisogna conversare con essa, cercare di conoscerla (…)
L’aspirazione a comandare, l’ossessione del potere è, a tutti i livelli, una forma di pazzia (…) soprattutto se si aspira al potere a fin di
bene (…) C’è solo il bene; non c’è a fin di bene (…) Non si può ammazzare a fin di bene. Ogni comunità genera aspirazioni di
potenza (…) Allo scopo di servire l’incremento della comunità, vengono accettati continui compromessi per ambizioni dei capi ed
esigenze del gruppo. Gli egoismi si sommano. Un ricco donatore criminale diventa impossibile condannarlo
Dizionario filosofico (Voltaire)
Gli sciocchi vanno qualche volta molto in là, specie quando il fanatismo si unisce alla balordaggine e lo spirito di vendetta a
quest’ultima (…) Essere ipocrita, quale bassezza! Ma essere ipocrita e malvagio, qual orrore! (…) Gli ipocriti di religione sono la
specie più vile e crudele di tutte (…)Quando la verità è evidente è impossibile che sorgano fazioni (…) Un fanatico di un’altra setta
gli risponde: “ la bestia sei tu e l’angelo sono io” (...) Chi potrà giudicare un processo simile? L’uomo ragionevole, imparziale, dotto
di una scienza che non sia puramente verbale, libero dai pregiudizi, amante della verità e della giustizia, l’uomo, insomma, che non è
una bestia e non crede di essere un angelo
La cedola falsa (L. Tolstoj)
Aveva seguito il corso completo all’Accademia Ecclesiastica e perciò non credeva più da tempo a quanto andava professando e
predicando, credeva soltanto alla necessità che tutti si costringessero a credere in ciò in cui lui stesso si costringeva a credere (…)
Quanto più condannava la mancanza di fede, tanto più si convinceva della saldezza e dell’incrollabilità della fede che professava e
tanto meno avvertiva l’esigenza di verificarla o di vivere come essa comandava. Quella fede che tutti nel suo ambiente gli
riconoscevano diventava per lui il principale strumento di lotta contro chi la rinnegava.
L’uomo senza qualità (R. Musil)
E così la sua risoluzione di farsi pedagogo fu da una parte l’inizio di una specie d’educazione postuma dei compagni di scuola che
l’avevano tormentato, dall’altra quello di una educazione dello spirito maligno o del dio irregolare che forse albergava ancora nel suo
petto. Ma se dunque non sapeva bene fino a che punto era credente, comprese però subito che era nemico dei non credenti, e imparò
a pensare con convinzione che era convinto e che tutti devono esserlo. All’Università imparò tanto meglio a riconoscere le debolezze
dello spirito troppo abbandonato alla libertà, quanto meno si rendeva conto che la libertà è condizione necessaria agli spiriti creatori.
Psicologia e alchimia (C. G. Jung)
L’esigenza dell’”Imitatio Christi” (…) dovrebbe mirare allo sviluppo dell’uomo interiore, ma viene ridotta dal fedele, con la sua
superficialità e con la sua tendenza a una schematicità meccanica, a un oggetto di culto esteriore (…) Un malinteso superficiale offre
al singolo una comoda via: di “buttare” letteralmente su Cristo i propri peccati e di schivare così una responsabilità più profonda, in
piena contraddizione con lo spirito del cristianesimo (…) Può verificarsi che un cristiano, per quanto creda a tutte le sacre figure,
pure rimanga senza evoluzioni e senza mutamenti nell’intimo della sua anima, poiché ha “tutto Dio fuori” e non ne fa nell’anima
un’esperienza viva (…) I suoi impulsi decisivi e interessi scaturiscono dalla sua anima non sviluppata e inconscia, più pagana e
arcaica che mai e in nessun modo della sfera del cristianesimo (…)
Lodare e predicare la luce non serve a nulla se non c’è nessuno che possa vederla. Sarebbe invece necessario insegnare all’uomo
l’arte di vedere (…) E si sa che con gli esercizi rigorosi e con certe prediche di parte cattolica (…) vengono provocati danni psichici
che non portano nel Regno di Dio, ma nello studio del medico (…) Bisogna invece tornare a riconoscere in sé gli archetipi che sono
alla base del dogma o che sono reali e documentabili.
Lo sviluppo della personalità (C. Jung)
In materia di psicologia non si comprende se non ciò che si è sperimentato a livello personale. Il che però non dissuade nessuno
dall’idea che il proprio giudizio sia l’unico vero e competente (…)
Se si portano alla coscienza contenuti inconsci, si produce artificialmente una condizione molto simile a una malattia mentale, (…)
perciò si deve sapere dove si possa rischiare senza danni un simile intervento. Se da questo punto di vista non ci sono rischi, non
siamo comunque ancora al riparo da qualsiasi pericolo. Uno degli effetti più consueti quando ci si occupa di contenuti inconsci è
quello che Freud ha definito traslazione/ transfert. In senso stretto la traslazione è una proiezione di contenuti inconsci su colui che
analizza l’inconscio.(…) Svariatissime dinamiche (….) creano nell’individuo da analizzare un legame con chi l’analizza. Questo
legame, se trattato nel modo sbagliato, può diventare un ostacolo estremamente increscioso. Spesso ha già perfino provocato dei
suicidi. (…) Possono diventare coscienti (,….) conflitto e (…) odio (…)per i genitori. L’individuo cade così in un insopportabile
vuoto di relazioni e si attacca disperatamente all’analista, per avere perlomeno tramite lui un rapporto con il mondo (….)
Con la madre (…) una sorta di legame stretto, sotterraneo, (…) si esprime spesso (…) nell’attardarsi dello sviluppo. (…)
L’evoluzione della personalità rifugge da un simile legame inconscio e infantile, perché nulla è maggiormente d’ostacolo allo
sviluppo che restare in uno stato inconscio. (…) Perciò l’istinto afferra la prima opportunità che si presenta per sostituire la madre
con un altro oggetto. (….) Questo bisogno naturalmente è ancora più grande in un caso in cui il legame infantile minaccia di
diventare nocivo.
I rapporti della psicoterapia con la cura d’anime in Psicologia e religione (C. G. Jung)
Uno psicoterapeuta che non sia (…) truffatore deve (…) accettare sé stesso nella propria miserevole condizione (…) Il solo pensiero
fa sudare freddo; si preferisce perciò prendere la strada complicata di ignorare sé stessi per affannarsi intorno agli altri, alle difficoltà
e ai peccati altrui. Noi siamo attirati dall’esercizio di virtù visibili che illudono noi stessi e gli altri (…) Gli uomini capaci di far ciò
impunemente sono innumerevoli ma non sono tutti; gli altri, confrontati con la propria via di Damasco, crollano sotto il peso di una
nevrosi (…) Possiede la spregiudicatezza oggettiva soltanto chi ha accettato se stesso. (…) Cristo (…) ha sacrificato al Dio che era in
lui ogni pregiudizio (…) e ogni riguardo per la consuetudine o per gli apprezzamenti moralistici dei farisei (…) Scimmiottare (…) la
vita di Cristo non è cosa facile, ma è incredibilmente più difficile vivere la propria vita come Cristo ha vissuto la sua (…) Io non sono
un monaco, e non lo sono i miei pazienti (…) La nevrosi è scissione interiore, sdoppiamento di sé. Tutto ciò che favorisce questo
sdoppiamento la fa peggiorare (…) Il sospetto (…) di essere composti di due persone in antagonisti costringe i pazienti a sdoppiarsi.
(…) La nevrosi è, in definitiva, una scissione della personalità (…) L’uomo moderno vuole sapere (…) come vivere il proprio tipo di
vita individuale, per quanto misero e poco interessante (…) Ogni imitazione gli sembra (…) ostile alla vita, perciò si ribella alla
tradizione che vuole forzarlo a camminare su strade tracciate (…) Vuole vivere con quello che è; sapere che cosa è; ed è per far ciò
che mette da parte la storia. Vuol (…) vivere sperimentalmente e accertare quale valore e significato abbiano le cose in sé, a
prescindere dalla testimonianza dei presupposti storici (…) Non si tratta di avventura dettata dal capriccio, bensì di un tentativo, nato
dalla più profonda necessità della psiche, di riscoprire il significato della vita sulla base di una spregiudicata e radicale esperienza.
Senza mancare di prudenza, bisogna appoggiare una simile audacia che chiama in causa l’uomo intero. Combatterla equivale
propriamente a reprimere quanto vi è di meglio in un essere umano, il suo ardire, le sue supreme aspirazioni, e se il tentativo dovesse
riuscire, si negherebbe all’uomo quell’esperienza preziosissima che sola avrebbe potuto dare un senso alla sua vita (…) Egli si
comporta come se la sua vita individuale fosse una particolare volontà di Dio che sola dovrebbe essere adempiuta; da ciò il suo
egoismo, che è uno dei mali più tangibili dello stato nevrotico (…) Quell’egoismo, rappresenta (…) un’autentica volontà di Dio. Cioè
se il malato riesce (…) a far prevalere il suo egoismo, si estrania dagli altri e li respinge facendoli ritornare in sé. È proprio quel che
si meritano, dato che volevano sottrargli il suo “sacro egoismo”, che deve essergli lasciato perché è la sua forza più potente e più sana
(…) Soltanto nell’abbandono e nella più profonda solitudine si possono incontrare le proprie forze soccorritrici (…) L’uomo
sofferente (…) trova aiuto (…) soltanto nella verità (…) Dapprincipio la coscienza è debole e facilmente sopraffatta dall’inconscio
(…) Poi meccanismi di difesa istintivi (…) intervengono automaticamente quando se ne sente il bisogno (…) Compaiono nei sogni o
nelle fantasie motivi che non si può dimostrare abbiano origine nella coscienza. Il fatto che dall’oscuro regno della psiche si faccia
incontro al malato qualcosa di estraneo (…) agisce come una grande illuminazione. Ritrovato l’accesso alle fonti della vita psichica,
il malato comincia a guarire (…)Una persona religiosa direbbe: Dio si è messo al timone, ma con la maggior parte dei miei pazienti
io devo evitare questa formulazione (…) che è troppo simile a ciò che essi dovettero inizialmente rifiutare. Devo esprimermi con
maggior modestia e dire: l’attività propria della psiche si desta; questa formula si adatta anche meglio ai fatti osservabili.
Psicologia della traslazione in Pratica della psicoterapia (C. G. Jung)
Mi preme (…) di stabilire, mettere in chiaro, i fatti. Nomi e ulteriori interpretazioni di questi fatti rappresentano una questione (…)
d’importanza secondaria (…) Io mi sforzo (…) di non adottare nomi sbagliati o che possano indurre in errore (…) I fatti in sé sono
sufficienti.
Psicologia e religione in Psicologia e religione (C. G. Jung)
Lo psicologo, in quanto assume un atteggiamento scientifico, deve fare astrazione dalla pretesa, propria di ogni credenza, di essere
l’unica ed eterna verità. Egli deve vedere il lato umano del problema religioso, poiché si occupa dell’esperienza religiosa originaria,
prescindendo del tutto da ciò che le varie confessioni ne abbiano fatto.
L’eredità cristiana (I. Silone)
Stando fuori, sottratto alla suggestione mentale della società chiusa e respirando aria libera, il limitato dissenso è gradualmente esteso
all’impalcatura. Quel che nella mente rimane, si estende fuori di ogni chiesa o partito, non può essere dichiarato in forma di credo
(…) ed è come demitizzato, ridotto alla sua sostanza morale.
Nirvana e paradiso (Paul Knitter) dal sito del monastero di Fonte Avellana
Una cosa è credere nella vita eterna, tutt’altra è precisare come quella vita sarà vissuta; temo cioè che quando parliamo della “vita
ultraterrena” dimentichiamo che non sappiamo veramente di cosa stiamo parlando (…) Mi ritrovo a chiedermi (…) se debba o meno
credere che continuerò a vivere in quanto Paul Knitter (…) e , dopo il Giudizio universale, con lo stesso corpo (benché perfezionato,
così riavrò indietro i miei capelli!) (…) Temo che tale visione, presa alla lettera, derivi da un uso improprio delle parole al cospetto
del mistero (…) Le tradizionali immagini di un paradiso in cui i singoli individui ricevono il proprio premio eterno mi sembrano…
beh, abbastanza egoistiche, ovvero egocentriche. Non sto parlando del livello infantile di moralità che queste immagini possono
facilmente favorire, raccomandando cioè di essere buoni per evitare la punizione e guadagnare il premio. Piuttosto ho il fastidioso
sospetto che dottrine relative al paradiso che insistono sul fatto che “io” godrò della vita con Dio con i “miei” cari non dicano solo
troppo, ma potrebbero rappresentare un ostacolo: ci potrebbero impedire di corrispondere al messaggio di Gesù che disse che per
trovare noi stessi dobbiamo perdere noi stessi.
Il dottor Zivago (B. Pasternak)
Anche se c’è ancora gente di ingegno, ogni gregarismo è il rifugio della mediocrità (…) Solo gli isolati cercano la verità e rompono
con chiunque non la ami abbastanza.
L’uomo senza qualità (R. Musil)
S’intrattenevano a due a due, perché già allora una persona poteva parlare concretamente e ragionevolmente tutt’al più solo con
un’altra persona.
Avventura di un povero cristiano (I. Silone)
S.C.: Lo spirito santo si era dunque sbagliato?
F.L.: No. Egli è infallibile. E perché non ammettere che anche questa abdicazione sia stata ispirata da lui? Ma non è lo Spirito Santo
che detta la scelta del Papa?
P.C.: Ma si vede che da quell’orecchio i cardinali adesso non ci sentono.
Racconto Grazia in Gente di Dublino (J. Joyce)
Ci sono stati dei cattivi papi (…) ma la cosa che stupisce è che nessuno di loro ha mai predicato ex cathedra una parola di falsa
dottrina (…) L’infallibilità del Papa è il fenomeno più straordinario di tutta la storia della Chiesa. Nel sacro collegio dei cardinali
ecc., ce n’erano due di parere contrario (…) cocciutamente si opponevano finché a un certo punto il Papa stesso si alzò e dichiarò
l’infallibilità ex cathedra.
Il castello (F. Kafka)
Uno dei princìpi che regolano il lavoro dell’amministrazione è che non si deve mai contemplare la possibilità di uno sbaglio.
Cristiani: da martiri a persecutori (M. Firpo) nel sito dei monaci di Fonte Avellana
Ancora il Sillabo di Pio IX nel 1864 aveva definito la libertà di coscienza “delirio e libertà di perdizione” (…) I teologi hanno usato
la Bibbia per far dire a Dio ciò che le contingenze politiche rendevano opportuno. Dai pogrom antiebraici alle Torri di New York non
si contano le schiere di legittimati da qualche autorità.
Vino e pane (I. Silone)
Non c’è altra salvezza che andare allo sbaraglio (…)Non bisogna essere ossessionati dall’idea di sicurezza, neppure delle sicurezza
delle proprie virtù: vita spirituale e vita sicura non stanno assieme. Per salvarsi bisogna rischiare (…) Siamo responsabili anche per
gli altri.
Tu sei il mondo (Osho)
Le conoscenze di oggi saranno inutili domani. Ogni conoscenza, nel momento in cui la acquisisci, è già vecchia. Per cui io non cerco
di trasmetterti alcuna conoscenza, ma di creare ricettività (…) capacità di imparare (…) prontezza a rispondere alla vita (…)
L’esistenza non si adatta ad alcun concetto, ad alcuna teoria. Se un cristiano viene da me, ci saranno problemi, ci sarà confusione,
perché ha già il suo cristianesimo. Mi ascolterà solo attraverso quel filtro e separerà di continuo quello che è in accordo e quello che
non lo è. Pensa di essere già arrivato. E cercherà di valutare se io ho ragione o no. Ci sarà confusione. Se non ti sei ancora realizzato,
se la tua conoscenza è fittizia e riconosci il fatto che non si tratta di reale conoscenza, ma di informazioni che hai raccolto qui e là, e
che di fondo sei ignorante, allora metti da parte le informazioni. Io non ti do una conoscenza specifica. Ti do la capacità di conoscere
(…) Tu pensi di sapere un mucchio di cose e non sai nulla (…) Lascia che questa domanda diventi la tua meditazione: che cosa so
davvero? (…) E non cercare di barare (…) Se qualcosa è reale, non potrà non creare confusione, perché la realtà è così vasta che
contiene contraddizioni. E se qualcosa è molto chiaro, stai attento! Sarà una finzione (…) Solo le cose morte sono chiare (…) Una
persona è apertura. Chi può dire cosa sarai domani? (…) Dimentica completamente la chiarezza. La confusione è caotica, certo… fa
paura, ma è anche un’avventura, una sfida. Accetta la sfida e vai. Non prestare troppa attenzione alla confusione. Concentrati sulla
felicità. Dovunque ci sia felicità, c’è anche dio. Ascoltala, dunque (…) Se ti conduce al caos, va bene. Dalle il benvenuto, perché
dovunque ti conduca, ti porterà a dio (…) Continua a eliminare, finché non arriverai a qualcosa che sai e anche se non troverai nulla
non preoccuparti (…) Chi potrà confonderti, se non sai nulla? (…) Se non sai, ascolterai e (…) esisteranno la curiosità, uno stimolo a
cercare, un richiamo, un’invocazione, un’avventura (…)
Maturare significa far propri gli interrogativi che affiorano spontaneamente in noi, perché parte della nostra natura di esseri umani in
evoluzione e assumersene la responsabilità (…) A volte per nostra sfortuna, troviamo una risposta che ci acquieta, che lenisce un po’
la nostra ansia, facendo così una ricerca che sarebbe bene non ostacolare, ma vivere fino in fondo. Accettare intimamente, pur
muovendosi a tentoni, brancolando in un buio atavico, senza sapere cosa può essere utile e cosa danneggiarci irreparabilmente:
rischiare, inciampare, cadere, andare fuori strada sono parte del nostro percorso di vita. Alla base di quel perenne rimuginare, sembra
esserci la ricerca della pace, di una quiete in cui potersi finalmente immergere; ecco perché facilmente stanchi, travolti dal perenne
turbinare che caratterizza il nostro agire, identifichiamo la quiete con una sorta di rigidità cadaverica, dove nulla più si muove e
quella diventa la nostra più segreta aspirazione; (…) dimentichiamo che la quiete reale è l’occhio del ciclone: una cristallizzazione
cosciente all’interno di un’assoluta fluidità.
Ritratto dell’artista da giovane (J. Joyce)
Il cuore di Stephen cominciò lentamente a richiudersi e a languire dalla paura, come un fiore che appassisce (…) Il rettore (…)
guardò in modo penetrante a destra e a sinistra (…) con i suoi occhi austeri. Nel silenzio il loro fuoco oscuro accendeva la penombra
di un fulvo splendore. Il cuore di Stephen era appassito come un fiore del deserto che sente il simun venire da lontano (…)
Vivere, errare, cadere, trionfare, ricreare la vita dalla vita! Un angelo selvaggio gli era apparso (…) La sua anima si abbandonava in
un nuovo mondo (…) Un mondo, uno scintillio, o un fiore? Scintillando e tremolando, tremolando e aprendosi, (…) fiore in boccio,
si spiegò (…) cremisi (…) a petalo a petalo (…) dilagando in tutti i cieli.
Gli parve (…) di vedere (…) una profezia del fine che era nato per servire (…), un simbolo dell’artista (…), un nuovo essere alato
(…) La sua anima fuggì in volo. (…) Il corpo (…) era purificato (…), liberato da ogni incertezza e reso raggiante e misto
dell’elemento dello spirito (…) Questo era il richiamo della vita alla sua anima, non la sorda voce brutale del mondo di doveri e di
disperazioni, non la voce disumana che lo aveva chiamato al pallido servizio dell’altare. Un attimo di volo estatico lo aveva liberato
(…). Ora (…) il terrore in cui aveva camminato notte e giorno, l’incertezza che lo aveva circondato, la vergogna che lo aveva avvilito
spiritualmente e fisicamente; che cosa erano, se non (…) lini della tomba? (…)
Una nuova vita gli cantava nelle vene (…) Dove era l’anima che aveva esitato dinanzi al suo destino, per (…) regnare nella sua
dimora di squallore e sotterfugio (…) ? Dove era quel suo io? (…)
Aveva udito intorno a sé in continuazione le voci del padre e degli insegnanti, che lo esortavano a essere (…) soprattutto un buon
cattolico. (…) Aveva udito un’altra voce esortarlo a essere forte, virile e sano (…) Un’altra voce ancora gli aveva ordinato a essere
fedele al suo Paese (…) Una voce mondana gli avrebbe ordinato di risollevare con il suo lavoro la condizione del padre e, intanto, la
voce dei ragazzi a scuola lo esortava a essere un buon compagno (…) Queste voci gli suonavano ormai vacue nelle orecchie (…) Era
lo strepito di tutte queste voci vacue che lo faceva fermare indeciso nel suo inseguimento di fantasmi (…) Niente del mondo reale lo
muoveva o gli parlava, se non udiva in esso un’eco delle sue furibonde urla interiori. (…)
L’anima (…) ha una nascita lenta e oscura, più misteriosa della nascita del corpo. Quando nasce (…) le vengono gettate reti per
impedirle di fuggire (…) Io cercherò di fuggire a quelle reti (…)
Era sfuggito alle sentinelle che avevano fatto la guardia alla sua adolescenza (…) per asservirlo ai loro fini (…)
“Questa razza, questo paese e questa vita mi hanno prodotto” disse. “Esprimerò me stesso come sono” (…) Non servirò (…)
Cercherò di esprimere me stesso in qualche modo di vita o di arte il più liberamente e il più compiutamente possibile.
Da una pagina online
È indispensabile liberarsi dei legami che si sono trasformati in buona parte da risorse in ostacoli o impedimenti per valorizzare ciò
che apporta benessere e avvicina alla personale realizzazione, per quanto di poco si disponga. Le relazioni più significative con gli
altri possono creare limiti nell’espressione di alcune parti di sé: le persone possono aumentare le energie, fornendo sostegno e
positività, o possono sottrarle, in un processo di svalutazione e sabotaggio. Spesso alcune persone compaiono in momenti particolari
della vita, offrendo la possibilità di un cambiamento (…): l’intuito, se è il riflesso di un’armoniosa connessione interiore, mette nelle
giuste condizioni per riconoscere la persona che è entrata, anche solo un frammento di tempo, nella propria vita e le emozioni che
essa suscita (per esempio fiducia nell’altro e in sé, amore o appunto paura e disagio, sospetto o dipendenza) sono un sistema interiore
da utilizzare per interpretare il significato dell’incontro, purché non si basi il giudizio solo su di esse. Un altro modo di interpretare
bene un incontro è osservare gli esiti delle azioni eseguite su consiglio della persona conosciuta o in relazione a lei: incidenti o esiti
particolarmente negativi spesso indicano che frequentare quella persona avrà conseguenze deleterie (non indicano solo che essa non
sa comprendere il carattere e le esigenze di chi pretende di guidare o coinvolgere o che manca di saggezza o equilibrio, ma spesso
anche che inconsciamente si sente di dover allontanarsene e così, sempre a livello non cosciente, si provoca da sé lo sbaglio o la
sfortuna, un po’ come quando si cerca di attuare un proprio progetto senza sentirsela o considerarlo davvero necessario e adeguato a
sè. A volte è proprio indispensabile allontanarsi in fretta, proprio come è fondamentale frenare le tendenze del proprio modo di
essere più esteriore quando tradisce profondamente l’io interiore. Una delle cose peggiori da fare è bloccare o cristallizzare la
comunicazione per paura di destabilizzare la relazione o una situazione, perché tacere è mortificarsi e pone il seme di astio e
recriminazione e indebolisce e poi perché meccanismi troppo razionali e controllanti contrastano il concetto di spontaneità che è alla
base del benessere e di una relazione appagante (…) A volte un comportamento o un rapporto risultano deleteri anche solo perché
non hanno una precisa e valida giustificazione, perciò quando non si vede un buon e chiaro motivo per stare in un ambiente che crea
anche disagi bisogna allontanarsi e, se nel frattempo si è subito un danno grave, si deve ricordare che ci sono molti modi per
informarsi a distanza di sicurezza nel tempo quanto basta per inquadrare l’accaduto, distaccarsene emotivamente, trarne
insegnamento e combattere chi è responsabile del male ricevuto e delle sue conseguenze, mentre restando si può rischiare un danno
profondo e duraturo e indebolirsi al punto da non poter più reagire in alcun modo: occorre seguire non solo i ragionamenti altrui, ma
anche gli sviluppi delle loro vicende per giudicare secondo un metro non personale e così fermare il flusso delle cose anziché
seguirlo, ma è importante non tentare di capire ciò che non si riesce a capire, guardare solo ai fatti, alle azioni nel complesso
mantenendo sempre una certa distanza, senza voler scandagliare l’animo e le recondite motivazioni di chi dice una cosa e poi ne fa
un’altra e si comporta ambiguamente in modo contraddittorio, perché ciò non solo è tempo perso, ma spesso significa cadere e
rimanere impigliati in una trappola tesa dagli altri, consapevolmente o meno.
Commenti e critiche possono stimolare a rendere più efficaci il punto di vista e le azioni, ma se alla base di queste pressioni c’è una
volontà di comando e di prepotenza che non rispetta le esigenze e la natura personali, queste possono trasformarsi in una gabbia
mentale: per adeguarsi alle aspettative degli altri si sprecano inutilmente molte energie…
Limitazioni potrebbero derivare anche dai modelli proposti dai media, dalle scuole o dalle religioni e allora bisogna essere fermi nel
riconoscere che la propria direzione può discostarsi di molto dai percorsi intrapresi dalle altre persone, imparare a gestire le emozioni
senza frequentare chi cerca di imporre agli altri la sua ricetta contro i mali del mondo o si presenta come santo o esperto in intimità
magari perché professa una fede o ha conseguito una laurea in Psicologia e facoltà affini.
Anche quando si tratta di semplici gusti come musica e letture, è necessario darsi il tempo di conoscersi bene, facendo per esempio
periodicamente il vuoto di attività e interessi, come condizione perché quelli più adatti a sé emergano in modo naturale.
Ritrovare se stessi e vivere su un piano di assoluta autenticità è il modo più diretto per sentirsi ed essere liberi. Libertà significa
essere se stessi pienamente in ogni luogo, in ogni momento, è arricchire l’universo con il proprio punto di vista: passare dalla teoria
alla pratica significa assumersi la responsabilità di essere liberi in quanto veri, a costo di scontentare qualcuno, di rinunciare a
qualcosa e di commettere errori.
Avere o essere (E. Fromm)
La conoscenza, pertanto, ha inizio con la demolizione delle illusioni, con la de-lusione (Ent-täuschung in tedesco). Conoscere
significa penetrare sotto la superficie, allo scopo di giungere alle radici, e pertanto alle cause (…) Conoscere non significa essere in
possesso della verità, bensì andare sotto lo strato esterno e tentare, criticamente e attivamente, di avvicinarsi sempre di più alla verità
(…) I profeti ebraici esortano il popolo a svegliarsi e a rendersi conto che i suoi idoli sono null’altro che opera delle sue mani,
null’altro che illusione. Gesù afferma: “La verità vi farà liberi”, e Maestro Eckhart esprime a più riprese questo concetto di
conoscenza (…) Per essi, lo scopo della conoscenza non è la certezza dell’”assoluta verità” (…) L’ignoranza, per colui che conosce,
vale quanto la conoscenza, dal momento che entrambe fan parte del processo del conoscere (…) La conoscenza ottimale secondo la
modalità dell’essere consiste nel conoscere più profondamente, mentre secondo la modalità dell’avere consiste nell’avere più
conoscenza. Il nostro sistema didattico di norma mira a educare la gente ad avere conoscenza a guisa di un possesso (…) Le scuole
sono le fabbriche in cui vengono prodotti questi pacchi-conoscenza per tutti (…) da[i] qual[i] gli studenti pescano un po’ qui e un po’
là e, in nome della spontaneità e della libertà, non vengono spronati a concentrarsi su un unico soggetto (…) Sotto il profilo religioso,
politico o personale, il concetto di fede può assumere due significati completamente diversi, secondo come è usato, se nel senso
dell’avere o in quello dell’essere. Nel quadro della prima modalità, la fede è il possesso di una risposta per la quale manca ogni prova
razionale (…) Essa rappresenta il biglietto d’ingresso per unirsi a un vasto gruppo, e solleva chi ne è in possesso del gravoso compito
di pensare da solo e di prendere decisioni. Si diventa cioè dei beati possidentes, i felici detentori della vera fede. Secondo la modalità
dell’avere, questa conferisce certezza; proclama di fornire una conoscenza definitiva, incrollabile, credibile per il fatto che il potere di
coloro che promulgano e difendono la fede sembra anch’esso incrollabile (…) L’idolo può essere lodato quale Signore di
misericordia, ma in suo nome può venire commessa qualsiasi crudeltà, esattamente come la fede alienata (…) Qualora l’amore sia
vissuto secondo la modalità dell’avere, esso implica limitazione, prigionia, ovvero controllo dell’oggetto che si “ama” (…) Ciò che la
gente definisce amore è per lo più un abuso del termine, volto a nascondere la realtà della loro incapacità ad amare. Quanti sono i
genitori che amano davvero i propri figli, è un problema tuttora apertissimo. Lloyd de Mause ha fatto rilevare che, durante i due
trascorsi millenni della storia occidentale, tante e così sconvolgenti sono le testimonianze di crudeltà nei confronti di bambini, dalla
tortura fisica alla psichica, di incuria, di mera possessività e di sadismo, da indurre a credere che i genitori amorevoli siano
l’eccezione anziché la regola (…) Non dovremmo considerare la nostra conoscenza come un possesso, grazie al quale sentirci al
sicuro e che ci conferisca la coscienza della nostra identità; non dovremmo essere “pieni” della nostra coscienza della nostra
conoscenza, né aggrapparci a essa, né bramarla; la conoscenza non dovrebbe assumere la qualità di un dogma che ci rende schiavi
(…) La tendenza a crescere secondo la propria natura è comune a tutti gli esseri viventi, ragion per cui opponiamo resistenza a ogni
tentativo inteso a impedirci di crescere nei modi prescritti dalla nostra struttura (…) A essere limitata è la libera, spontanea
espressione della volontà dell’infante, del bambino, dell’adolescente e infine dell’adulto, la loro sete di conoscenza di verità, il loro
desiderio di affetto (…) Le nostre motivazioni, idee e credenze conscie sono un miscuglio di false informazioni, preconcetti, passioni
irrazionali, razionalizzazioni, pregiudizi, sul quale galleggiano brandelli di verità dando la sicurezza, per quanto illusoria, che l’intera
misura sia reale e vera. L’attività pensante tenta di organizzare questa cloaca di illusioni secondo le leggi della logica e della
plausibilità (…)L’esperienza della compartecipazione rende e mantiene vivo il rapporto tra due individui, e costituisce il fondamento
di tutti i grandi movimenti religiosi, politici e ideologici. Naturalmente, ciò vale soltanto finché e nella misura in cui gli individui
amano e ammirano sinceramente; ma, quando i movimenti religiosi politici si ossificano, quando accade che la burocrazia manipoli i
cittadini mediante suggestioni e minacce, ecco che la compartecipazione diviene una delle cose anziché una delle esperienze (…) La
Chiesa dovette fin quasi dall’inizio adattarsi a un ordine sociale (all’epoca, il feudalesimo, oggi deve adattarsi al capitalismo) che
esigeva, per poter funzionare, l’assoluta obbedienza degli individui alle leggi, che queste facessero (e fanno) o meno i veri interessi di
quelli. In che misura le leggi stesse siano oppressive o “liberali” e quali siano i mezzi con cui vengono mandate a effetto, fa scarsa
differenza per quanto riguarda la questione fondamentale: la gente deve imparare a temere l’autorità (…)Non è necessario
comprovare che la storia dell’Europa è una vicenda di conquista, sfruttamento, uso della forza, soggiogamento (…) Sovente si è
giunti sino al genocidio (…) L’intelligenza manipolatoria quale strumento per il raggiungimento di scopi pratici è comune sia agli
animali che agli esseri umani (…) In effetti, quanto più vivace e incontrollata è l’intelligenza manipolatoria, tanto più è pericolosa
(…) La supremazia dell’attività mentale cerebrale, manipolatoria, va di pari passo con un’atrofia della vita emozionale. Dal momento
che questa non viene coltivata né se ne ha bisogno, ma costituisce piuttosto un ostacolo al funzionamento ottimale, essa è rimasta
sottosviluppata, non è mai riuscita a raggiungere un livello di maturità superiore a quella infantile (…)Questa forma di attività non
alienata è stata definita da Marx come segue: “Supponiamo che l’uomo sia uomo, e che il suo rapporto con il mondo sia umano. In tal
caso, l’amore può essere scambiato soltanto con l’amore, la fiducia con la fiducia, eccetera (…) Se si desidera influire su altre
persone, bisogna essere una persona capace di esercitare davvero un effetto stimolante e incoraggiante su altri (…) Una donna la cui
sofferenza abbia radici nel suo stato di dipendenza dal padre, per quanto si renda conto delle cause profonde della dipendenza stessa
non muterà davvero, a meno che non muti la propria pratica di vita, per esempio separandosi dal padre (…) Gran parte di noi non si
rendono conto di quanto mortifero sia lo spirito burocratico e fino a che punto pervada di sé tutte le sfere dell’esistenza, anche
laddove la cosa non sembri ovvia, come a esempio nei rapporti tra medico e paziente e tra marito e moglie. Il metodo burocratico può
essere definito come quello che a) amministra gli esseri umani quasi fossero cose e b) amministra le cose secondo princìpi più
quantitativi che qualitativi (…) anziché basarle sulla risposta agli esseri viventi che hanno di fronte (…) Una volta che l’essere
umano sia ridotto a numero, i veri burocrati possono giungere a commettere atti di aperta crudeltà (…) ai loro occhi, gli esseri umani
quali oggetti di empatia e compassione semplicemente non esistono (…) L’informazione costituisce un elemento cruciale in una
effettiva democrazia (…) La maggioranza dei media forniscono informazioni estremamente limitate (…)
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  • 1. Modificato il giorno 11 agosto 2023 RIFLESSIONI SULLA FEDE RELIGIOSA - RELAZIONI TRA MATERIA E MENTE: La relazione tra la mente e la materia è definibile da molti diversi fatti osservabili e fattori e in particolare potreste raccogliere informazioni online sui seguenti: le somatizzazioni da stress; le conseguenze dei maltrattamenti psicologici sul cervello osservabili con la nuova strumentazione medica; il ruolo di incuria e maltrattamenti sulla formazione di tratti del volto irregolari che alcuni sottolineano (non è dimostrato, ma è ribadito in alcuni classici della letteratura); l'ipotesi sulla relazione tra personalità e alcuni tratti somatici (è basata sull'osservazione comune, dichiarata da psicologi nei manuali e tipica dei classici della letteratura, anche se non è morale indagarla a causa della grande incertezza di queste teorie e delle loro conseguenze pericolose); l'ipotesi, fatta da Jung e probabilmente da altri, che sia fisica l'origine di innate introversione e estroversione come caratteristiche reciprocamente escludentisi e immodificabili nell'orientamento prevalente della personalità (questa ipotesi deriva dalle conseguenze gravi e anche letali delllo sforzarsi continuamente di vivere secondo l'orientamento opposto al proprio); la plasticità del cervello e in particolare le relazioni stabilite da EEG, tecniche di neuroimaging e studi genetici tra cervello, emozione e personalità a livello innato ma anche dell'esperienza; la notevole capacità predittiva di alcune carte natali astrologiche e la relazione evidente di esse con quelle dei genitori e spesso con quelle dei partners considerate in rapporto con l'accertata influenza su alcuni aspetti della vita fisica sulla terra di diverse radiazioni solari associate a quadrature e sestili dei pianeti; i poteri di sciamani e yogi dimostrati e riconosciuti a seguito di studi anche dagli scettici; la dimostrata esistenza di telepatia umana e animale; gli eventi negativi attirati su un individuo dal suo inconscio in opposizione/dissociazione consistenti soprattutto in cattivi incontri, ma anche in incidenti con oggetti; il fatto comunemente osservabile che alcuni oggetti spesso si infrangono da soli o si bloccano in corrispondenza di lutti, separazioni e, a volte, di altri eventi emotivamente molto carichi; il fatto che alcuni luoghi, a causa dell'iterazione in essi di certe attività, trasmettano emozioni particolari, ben definite e in certi casi condivise da molti; l'esistenza accertata di allucinazioni collettive in particolari situazioni; l'ipotesi della scienza che la vita si sia originata dall'effetto di radiazioni solari sulla materia inanimata; il fatto che il corpo umano è costituito prevalentemente d'acqua (l'elemento da cui anticamente proviene secondo la teoria evoluzionistica e il principale e più antico simbolo dell'inconscio in miti e sogni) e che c'è chi sostiene e documenta con foto che l'acqua si modifica secondo le emozioni cui è prevalentemente esposta; il poltergeist così come è descritto da studiosi che in genere non delirano e hanno mentalità scientifica; i casi meglio documentati di sedute spiritiche non condotte come truffe attestanti per lo meno che il legame tra le menti può consentire d'impadronirsi delle conoscenze d'un defunto, sebbene non possano dimostrare che il defunto interviene in tali incontri; la dissociazione nella stanza e senza fantasie di persone con collasso grave o lesione della corteccia cerebrale (esistono diverse testimonianze); la sincronicità studiata e verificabile per cui ad esempio un pensiero accade in concomitanza di un pensiero o di un evento corrispondenti senza nesso di causa-effetto o alla base di I Ching e tarocchi e alla base della legge d'attrazione tra persone ed eventi simili o su cui si è concentrata l'attenzione conscia o inconscia a lungo. Rimando a pagine online e consiglio ricerche in biblioteca su ognuno degli aspetti elencati (molti dei libri e degli indirizzi Internet elencati nel documento sono utili al riguardo). A chi rischia di illudersi sui religiosi e sulla religione vorrei far notare che sono molti i dati osservati, le ipotesi e i fattori che attestano il più stretto legame tra materia e mente e se si ammette che forse le separazioni che cogliamo sono davvero solo illusioni e che tutto è uno, cioè che l'inconscio è tutto, diventa difficile concepire che solo i contenuti mentali sfuggano alla legge fisica per cui in natura nulla si distrugge e tutto si trasforma soltanto... E se si ammette che l'inconscio è, in ultima analisi, ciò che le religioni chiamano dio, allora diventa impossibile concepire che con tutte le sue leggi dio, che è tutto, non sia altro che un incomprensibile insieme di bene e male e di istinti e impulsi contraddittori, caos spinto a creare destini semplicemente dalla sua natura di creatore. Insomma è improbabile che alla nostra morte avvenga un vero e proprio annientamento delle nostre menti, ma è anche impossibile prevedere la trasformazione cui esse andraanno incontro e ammettere che la divinità sia giusta. E del resto chi ha letto con attenzione anche soltanto la storia biblica di Giobbe e i salmi e ricorda gli accenni della Bibbia a un dio nascosto e misterioso non può non sorridere al "Credo" che si ascolta recitare spesso a pappagallo alle messe cattoliche e che lascia inspiegati male e sfortuna. Ogni obbiettiva osservazione personale e quella raccolta in molti libri portano a concludere che le leggi principali che regolano la realtà siano quelle del bilanciamento tra opposti eccessi di qualunque genere (anche di virtù) e tra genitori e figli quando questi ultimi non vogliano o non possano vivere come i genitori, quella di attrazione tra simili (animali, oggetti, comportamenti, incontri ed altri eventi e probabilmente anche le particelle studiate della meccanica quantistica ne sono tutti guidati) e quella che porta a progredire nella conoscenza e quindi anche nell'emancipazione dal
  • 2. subire passivamente o con troppa amarezza e confusione queste leggi ineluttabili che determinano i destini umani (un sapere da ottenere tra impulsi contrastanti, nevorsi e limiti materiali che quasi annullano del tutto la potenziale o iniziale libertà di scelta e ad un prezzo troppo alto in termini di sofferenza immeritata del più debole). E si può chiedersi se alla legge di compensazione tra genitori e figli non sia da ricondurre anche quella per cui alcuni individui sembrano destinati a non pagare alcun eccesso al punto da terminare con morti prive di dolore una vita lunga e facile quanto pressochè criminale (capita abbastanza spesso di riscontrare casi simili). Io ne deduco che delira chiunque non ammetta che armonia e giustizia sono miraggi e immagina che tali leggi eterne si sovvertano alla propria morte o ne metta in dubbio l'esistenza (da Eraclito alle moderne psicologia, neurologia e scienza moderne ed attuali non si è mai mancato di evidenziarle e commentarle). Chi è onesto deve ammettere che i sogni restano menzogne anche se sono vividi e li si ama, che ciò che è utile e conviene ad alcuni non ha nulla a che vedere con la verità, che la forza rinnovatrice dell'ideale è la stessa per ogni sorta di sognoe ambizione, che si può riconoscere l'esistenza dell'iniziativa autonoma da parte dell'inconscio e delle altre esperienze connesse alla spiritalità senza abbandonare il regno dell'immanenza e quindi affermando che la fede è un dono divino agli eletti e che dio è una verità scoperta dal cuore e non o non solo dalla ragione non si arriva al nocciolo della questione. Inoltre gli psichiatri hanno osservato che quando si subisce un grave tradimento da parte di qualcuno in cui si aveva davvero fiducia si finisce spesso col perdere del tutto la fede religiosa, qualsiasi personalità si abbia e qualsiasi sia stata la natura di quella viva fede. E non c'è fede nata da preghiere esaudite che regga alla scoperta che la legge di attrazione ottiene ad atei e amorali lo stesso. Perfino gli Esp e gli stati detti post mortem sono riconducibili a esperienze umane spiegabili e non dimostrano affatto l'esistenza degli aldilà delle varie rappresentazioni religiose: stati di grande clama e/o abnorme felicità si sperimemtano, almeno a detta di Dostoevskij, anche in caso di epilessia, nell'ultimo stadio della morte per fame, dopo nfezione da Rabbia poco prima della morte cui essa porta chi non può curarla e forse in altre situazioni ancora e queste esperienze possono essere ricondotte a stati di alterazione dei neuroni e ad un rilassamento dei nervi come incipit di un distacco definitivo; la luce e le altre dolci o strane e ricorrenti immagini vedute da persone ritenute morte e da quelle in coma non sono state riportate da tutti loro ma solo in quelli di loro in cui è stata accertata una discreta tendenza al sogno; non dovrebbe stupire e tanto meno far gridare al miracolo nemmeno che alcune persone dotate di coscienza abbiano vissuto l'esperienza spirituale del "tunnel" in cui si ricorda o vive il dolore causato (rimando alle descrizioni online), dato che è senz'altro legittimo che esistano molte diverse forme di manifestazione della coscienza e che essa è una forma di energia dell'inconscio ineliminabile perchè necessaria all'esistenza umana (a causa della sua funazione regolatrice e di bilanciamento); infine gli errori nell'accertamento di morte cerebrale sono spiegabili con l'impossibilità più volte ribadita dalla scienza di comprendere appieno il funzionamento del cervelloe pertanto non si può parlare propriamente di un ritorno alla vita da un oltrevita. E bisogna pure accettare che Dostoevskij aveva ragione quando crisse che non esiste miracolo acclamato che non possa essere razionalmente spigato e a anche riconoscere che l'onestà impone di ammettere ciò che di più preciso ala rigurado scrissero Jung e altri: i cosiddetti miracoli si possono ricondurre a ipnosi, fenomeni allucinatori individuali visivi, olfattivi o di altro tipo (la visione della madonna, la sensazione di una presenza, un profumo) o con quelle allucinazioni collettive che si possono verificare anche in animali (casi noti sono accaduti a pecore ad esempio) e in contesti non religiosi come ad sempio in emergenze di alta montagna o per effetto di funghi (un caso celebre è quello della visione da parte di molte persone riunite di un movimento rotatorio del sole), con somatizzazioni di genere particolare (stigmate, ecc.) e con fenomeni nevrotici e proiezioni di ripetute attività mentali su altre menti o sulla materia anch'essi possibili in contesti variabili (convinzioni circa guarigioni, misticismo, atmosfera di certi luoghi di preghiera e culto, ecc.) e per convincersene basta pensare alla dinamica di certi incidenti e forse ai poteri accerttati di alcuni yogi e questo quando siano escluse manomissioni e frodi (forse, se è stato compiuto uno sforzo per dimostrarne la veridicità, è il caso delle statuette o di altri manufatti religiosi sanguinanti). E credo sia evidente cosa si celi dietro alcune alfermazioni deliranti circa miracoli osservati personalmente e in solitudine spiegabili facilmente da chi è dotato di appena un po' di buon senso (ad esempio iun profumo di rose in centro città trasportato dal vento o una nuvola di ofrma vagamente antropomorfa a Medjugorje), eventi banali mistificati testardamente anche da persone dotate di un titolo di studio non basso e apparentemente normali e comuni soprattutto se facenti parte di gruppi e movimenti religiosi o di facciata religiosa. Jung è il primo autore che consiglio di leggere anche per far luce dentro di sé su questioni spirituali, perché i suoi saggi sono brevi e diretti, al contrario dei capolavori dell'arte, e inoltre più recenti e profondi degli altri saggi pertinenti che conosco. È impensabile fare come gli altri se si è diversi, ma in materia religiosa il rifiutarsi di dialogare senza veli solo con i libri, il voler parlare chiaro con tutti od ovunque è una grande imprudenza: su questi argomenti fare chiasso può infastidire o ledere forti interessi soprattutto economici (i settari spesso sono benestanti) e provoca pericolosi (per tutti a ogni età ma soprattutto per i più giovani) e quei cacciatori instancabili dei Lucignolo bisognosi di una guida invece che di divertimento (di ragazzini da assoggettare al loro carro). Jung sottolinea spesso i pericoli per la sopravvivenza rappresentati dalla ricerca di un sostituto dei genitori inadatto e ciò avviene spesso nelle donne di mezza età che - con fare materno e magari sfruttando una vecchia laurea in Psicologia di indirizzo inadatto e mai seguita dalle letture essenziali - superano uno stato d’animo spiacevole (la noia e la crisi di mezza età o qualche complesso legato a genitori morti da poco,ecc.), invitando in gruppi di facciata religiosa dei ragazzi molto giovani, ignoranti in fatto di movimenti religiosi, inesperti, privi della possibilità di trovare sostegno nei familiari e inoltre sofferenti e senza veri amici a causa di una nevrosi e della loro totale ignoranza su come guarirne. Ricordatevi che queste donne senza scrupoli nel manipolare i più giovani, tra coloro che si sono rivolti a loro in quanto religiose, altruiste o psicologhe sono spesso molto pericolose quando non riescono a “formattare” i ragazzi o li vedono allontanarsi o rifiutarsi di “ripagarle”
  • 3. lavorando per loro gratis: se la famiglia e molti altri non vi si oppongono, esse arrivano anche a diffamarli gravemente, a portarli all’esaurimento con l’emarginazione e i maltrattamenti (quelli da parte propria, dei plagiati e dei molti conoscenti), a consigliare insistentemente loro il suicidio (un modo come un altro di “volare tra le braccia di Gesù o di qualsiasi altra divinità o di subire un TSO per averci provato senza successo…) e a suggerire ai genitori di internarli in psichiatria giovanissimi. So come adolescenti e ventenni spesso si interroghino su Dio con un insistenza pericolosa per loro e come d'altra parte chi perde una persona cara o si ammala in età matura si affanni a volte su questioni come queste: in tutti questi casi si rischia di farsi sfruttare da figure di sedicenti religiosi oppure di allontanarsi troppo dalla vita o ancora di illudersi e apparire agli altri deboli e fanatici. Molti anni fa in una libreria lessi una riflessione, forse del poeta Rilke, nella quale si ipotizzava che dio fosse un essere in costante e graduale miglioramento e l’immagine mi colpì subito: l’ipotesi appare sensata a chi nelle leggi della realtà e della mente più consone alla giustizia vede leggi più recenti e sorte a seguito dell’evoluzione collettiva e personale e accetta al contempo l’idea che niente del passato essere venga mai distrutto. Vorrei che questa visione di dio impersonale, frammentario e coinvolto nel nostro stesso continuo mutare, sebbene in modo diverso, venisse valutata con freddezza e obiettivamente integrata con quella che ne diedero un altro poeta, Montale (un dio parcellare, qualcosa in cui riconoscere, al loro passaggio, anche alcune “divinità” buone) e gli autori di saggi citati in questo gruppo che hanno identificato dio con l’inconscio personale e collettivo (con la ben nota evidente sua mescolanza di leggi giuste e leggi barbare alla base delle nostre pulsioni e azioni e di ciò che accade). E a un dio simile è facile pensare di tornare probabilmente altrettanto smembrati nelle nostre componenti (fisiche, emotive, razionali, inconsce e consce). L’ipotesi dello smembramento post mortem non è che la risultante delle analisi condotte dall’odierna psicologia e dalla riflessione buddista e anche si può dedurre dal confronto di molte mitologie: l’idea è che al termine della vita possa rimanere dell’io o nulla (una fiamma spenta perché non più alimentata dal suo contesto vitale) o una coscienza sganciata dalla volontà, dal tempo e dal turbine di emozioni e desideri (una sorta di stabile visione d’insieme simultanea della propria esistenza conclusa, probabilmente l’unica stasi in grado di pacificare anche chi non può esserlo né dalle spiegazioni né dall’amore né dal perdono, che peraltro non possono essere imposti); strappata a questa coscienza, la nostra parte emotiva e inconscia si unirebbe a quelle corrispondenti altrui, le arricchirebbe di quanto vissuto e appreso e forse si evolverebbe ulteriormente in modo impersonale e contribuendo al miglioramento, oltre che alla barbarie, della divinità stessa e delle sue leggi (qualcosa di noi proseguirebbe allora senza di noi e renderebbe meno vano il percorso fatto). La mia personale riflessione al riguardo non conta e in fondo nemmeno la vostra, ma vorrei che notaste quanto questa previsione sia un sogno un po’ spento, che mette al bando l’entusiasmo, il narcisismo e la possessività e trasmetta sensazioni poco esaltanti e simili a quelle comunicate dall’idea che Musil aveva dell’evoluzione come moto spirituale collettivo volto forse a raggiungere un livello medio di saggezza e controllo e forse anche a quelle trasmesse dalla visione che la scienza ha dell’evoluzione di animali e uomini (ogni intenzionalità è bandita dalla visione scientifica: il progresso è una risultante della spinta istintiva alla conservazione del patrimonio genetico). E a questo punto non vorrei essere fraintesa, perché io credo che non amare gli entusiasti sia addirittura un dovere, considerando quanto la società e i destini siano pieni di ingiustizia e che ciò che dovrebbe nauseare dei peggiori gruppi formali e informali di sedicenti cristiani o religiosi in genere sia proprio il patetico miscuglio di egoismo, dispotismo e indifferenza nei confronti di chi ha subìto troppo e sofferto troppo per potersi accecare: che il loro farneticare sia solo una lucida posa finalizzata a nascondere una totale mancanza di fede e di calda umanità oppure che esso sia una sorta di continuo entrare e uscire dal sogno da squilibrati o del tipo di chiunque menta troppo, non cambia che alla radice del loro aldilà si trovi il desiderio di non rinunciare a nulla e che per loro dio sia “giusto” solo e soprattutto per via del “doveroso” favoritismo nei loro confronti, così netto da ottenere per loro magari perfino la resurrezione dei corpi e quindi per i loro leader anche l’eterno comando… (anni fa perfino uno dei monaci di Fonte Avellana parlò di questo tipo di sognatori “cristiani” all’incirca in questi termini in un lucido articolo online). Pensate a come sia facile udire dalle labbra di persone appartenenti a grandi movimenti cattolici italiani bestialità del tipo “Non importa se i bambini africani muoiono di fame, perché non sono battezzati”, per poi esibire con estrema tranquillità comportamenti davvero odiosi o criminali con chi non fa parte del loro movimento e poi chiedetevi se vale la pena rischiare di diventare persone inferiori come questi “eletti” solo per voler uscire dall’immanenza e dall’identificazione senza fronzoli di microcosmo e macrocosmo. E dovreste pur capire che anche la strada dei cristiani migliori, come Tolkien, non è ciecamente percorribile perché il manicheismo di un’eterna lotta tra bene e male risulta incomprensibile o fa intravedere comunque un dio unitario ingiusto (nel suo romanzo più celebre il male non è mai eliminato ma diventa di continuo uno strumento del bene almeno nella vita psichica e nella fase più importante del processo di maturazione, eppure anche questo sviluppo interiore viene negato a molti ed è proprio questo uno degli aspetti peggiori della realtà). Esistono molte ipotesi ben peggiori di quelle fatte da Jung e di quelle di chi crede o spera nel proprio annullamento dopo la morte: i nostri peggiori incubi notturni dovrebbero dare un’idea di ciò che può accadere quando la coscienza è privata del rapporto con la solidità del buonsenso e della banale quotidianità dei vivi. Non credo che, in ogni caso, abbia molta importanza cosa si desidera o si sa immaginare, ma che è molto importante invece abbandonare la propria “fede” o il proprio concetto di fede quando essa porta all’aggressività e all’indifferenza per i diritti altrui. James Joyce scrisse di non credere nei contenuti della fede cattolica ma di temerne la forza del simbolo, forza creata dal concentrarsi delle masse per secoli su di esso (un po’ quel che avviene in alcuni casi con alcune superstizioni) e sia Joyce che Jung hanno profondamente apprezzato il valore del significato psicologico che si cela in molti riti cattolici: si può rispettare una religione per prudenza o per riflessione, ma non si ha il diritto, verso tutti gli altri, di assoggettare ad essa il pensiero e il meglio di sé. A chi pensa molto o troppo ed è inoltre interiormente nobile, come Ivan Karamazov o come Amleto, la letteratura in
  • 4. genere attribuisce destini tragici, ma la vita invece spesso dà loro nevrosi o misantropia e gravi pericoli riscattati proprio dalla loro tendenza all’onesta riflessione fino alla guarigione, a un’aperta solitudine, all’impegno sereno e a qualche forma di sicurezza, se la rabbia non li prede: il desiderio e la capacità di riflettere uniti alla loro sensibilità donano infatti la possibilità di elevarsi sopra ogni misera situazione e anche sopra ciò che sembra convenire o si è portati a credere e questa possibilità può aprire delle strade ed è forse la vera leggerezza (lo scrisse con parole migliori Italo Calvino, un altro scrittore segnato da Jung). - IL CONCETTO DI DIO IN LETTERATURA: I fratelli Karamazov (F. Dostoevskij); Frankenstein (M. Shelley); Il Paradiso perduto di J. Milton (purché lo leggiate senza pensare alla fede dichiarata dello scrittore e senza pregiudizi, in modo da comprendere cosa c’è dietro le parole di Eva e quanto assurde e stupide siano tutte le prefazioni simili a quella di Andreotti, che lo descrive come un libro inneggiante alla fede e al desiderio di riscatto dell’uomo dal peccato); Prometeo liberato (P. B. Shelley); Il cannocchiale d’ambra (P. Pullman); il terzo e il quarto capitolo di Ritratto di un artista da giovane (J. Joyce); il racconto Piccola storia naturale: i morti (E. Hemingway); il primo capitolo di Il Gattopardo (G. Tomasi di Lampedusa); il racconto Alba sul veld (D. Lessing); La peste (A. Camus); Come vi piace (W. Shakespeare); i capitoli 62 e 72 di Le stesse cose ritornano di L’uomo senza qualità (R. Musil); prefazione di J. Conrad a La linea d’ombra; (il racconto Durante la costruzione della Muraglia Cinese di F. Kafka); l’ultima poesia di Poesia delle cose di C. Ponge; il capitolo Il tetto del mondo di Il labirinto oscuro (L. Durrell); i capitoli 4, 11,12, 18, 46, 47, 48 di Verso il regno millenario e la prima metà del capitolo 50 delle bozze del 1937 di L’uomo senza qualità. - DA UN PUNTO DI VISTA RAZIONALE E STORICO ACCENNI IN VARI SAGGI E NELLA BIBBIA A DIO, COSCIENZA, ALDILÀ, ANIMA, IDOLI E SALVATORI: La provvidenza di L. A. Seneca (consiglio di confrontare il testo con le affermazioni di Jung - in Lo sviluppo della personalità, Psicologia e alchimia nella prima parte di Simboli della trasformazione e altrove - sui predestinati a diventare delle "personalità" e sull'inconscio collettivo creatore per sua natura, senza scopo, di destini diseguali, ingiusti e a volte straordinariamente crudeli, ma non privi di senso – a volte percepibile anche dagli interessati, per quanto più spesso no; è utile anche un confronto con Lord Jim di Conrad); La rivolta metafisica in L’uomo in rivolta (A. Camus); la voce Anima del Dizionario filosofico (Voltaire); L’anticristo, Crepuscolo degli dèi e forse Umano, troppo umano di F. Nietzsche; le pagine di Fedor Dostoevskij e Carl Gustav Jung sulla natura della fede basata sui miracoli e concepita come un dono divino (agli eletti); pagine online su ESP e esperienze post-mortem con riflessioni e analisi di medici; pagine online sulla legge di attrazione da confrontare con quelle sulla sincronicità; Baruc, 6 (Bibbia); Nirvana e Paradiso (P. Knitter – www.fonteavellana.it); Tu sei il mondo (Osho). Non ho letto, ma segnalo Dialoghi sulla religione naturale (Hume), un testo forse eccessivamente materialista e datato ma che credo si proponga di mettere in discussione con metodo le tradizionali cosidette "prove" dell'esistenza di Dio, le quali ricorrono nella storia della filosofia tra molte contraddizioni. DIO, COSCIENZA, ALDILÀ, ANIMA, SPIRITO, GUIDE ED EROI COME CONCETTI PSICOLOGICI: La personalità mana in Due testi di psicologia analitica (C. G. Jung), La coscienza morale dal punto di vista psicologico in Civiltà in transizione: dopo la catastrofe (C. G. Jung); Il bene e il male nella psicologia analitica in Psicologia e religione (C. G. Jung); la prima parte di Simboli della trasformazione almeno fino all'analogia con l'energia in fisica dopo Meyer (C. G. Jung); Risposta a Giobbe, Ricordi, sogni, riflessioni e forse Il libro rosso (C. G. Jung); Il libro dell'es (G. Groddeck); i paragrafi su anima e spirito in Archetipi e inconscio collettivo (C. G. Jung); Gli stadi della vita in La dinamica dell’inconscio (C. G. Jung); pagine sulla fede di Avere o essere (E. Fromm); Le varie forme della coscienza religiosa (W. James), un testo che non ho ancora letto per intero e di cui potete trovare diverse citazioni nel libro qui citato di Storr. Rimando anche al paragrafo sul concetto di Dio da un punto di vista razionale e storico e più oltre. CITAZIONI SULL'ARGOMENTO TRATTE DA ROMANZI E SAGGI RECENTI E DEL PASSATO SONO QUI RIPORTATE POI ALCUNE CITAZIONI PERTINENTI TRATTE DAI SEGUENTI CLASSICI DI LETTERATURE E PSICOLOGIA UTILI PER RIFLETTERE SULLA FEDE MA ANCHE SUI RISCHI CHE SI CORRONO NELL'AFFIDARSI A LEADER RELIGIOSI O NEL FAR PARTE DI GRUPPI DI PREGHIERA O RELIGIOSI (ANCHE DI BASE CRISTIANA) GESTITI DA PSICOLOGI O DA CHIUNQUE ALTRO: Uscita di sicurezza, L'avventura di un povero cristiano, L'eredità cristiana e Vino e pane (Silone); Lo spirito di parte in L’influenza delle passioni sulla felicità (Madame de Stael); Descrizione generale dei tipi in Tipi psicologici, Dio e l'inconscio, parte 1, cap. 4B in Due testi di psicologia analitica, Psicologia e alchimia, Lo sviluppo della personalità, I rapporti della psicoterapia con la cura d'anime, Psicologia e religione e Su Neumann I discorsi di Buddha in Psicologia e religione e inoltre Psicologia della traslazione in Pratica della psicologia (Jung); Psicanalisi dell'amore, Avere o essere e L'arte di ascoltare (Fromm); Il buon senso (Holbach); Dei doveri (Cicerone); Zibaldone (Leopardi); Trattato sulla tolleranza, Dizionario filosofico (Voltaire); La cedola falsa (Tolstoj); L'uomo senza qualità (Musil); Il dottor Zivago (Pasternak); Grazia in Gente di Dublino e Ritratto di un artista da giovane (Joyce); Il castello (Kafka); Cristiani: da martiri a persecutori e Nirvana o paradiso nel sito dei monaci di Fonte Avellana; Tu sei il mondo (Osho); L'autostima nei bambini (Frascarolo-Moutinot); Massime e pensieri (Chamfort); L'Anticristo, Il crepuscolo degli dei (Nietzsche); Massime e riflessioni (La Rochefoucauld); Orlando, La signora Dalloway (Woolf); Cuore di tenebra, prefazione di Conrad a La linea d'ombra (Conrad); Frammenti (Eraclito); Il mondo di Sofia (Gaarder); Ricordi (Guicciardini). Ci sono anche citazioni tratte dalla recenzione online di de Mango a Le terapie folli: come riconoscere terapeuti e pseudoterapeuti su Psicoterapie folli: conoscerle e difendersi di Singer e Lalich e dal Codice deontologico degli Psicologi Italiani.
  • 5. “Ogni gruppo sorge in difesa di un ideale, ma strada facendo si identifica con esso e poi vi si sostituisce, ponendo al vertice di tutti i valori il proprio interesse (…) La tirannia dei mezzi sui fini è la morte dei fini (…) Servirsi degli oppressi come sgabello per il potere e poi tradirli è indubbiamente il più iniquo dei sacrilegi. A un certo punto smettono di contare gli iscritti e conta solo l’apparato (…) Ogni organismo di umanità coatta attorno al principio di autorità implica una buona dose di doppiezza. Il sincero che conservi per miracolo il nativo spirito critico (…) deve soffrire ogni specie di triboli” ( I. Silone) “Non sentono, non vedono (…) Con due o tre ragionamenti fan fronte a tutte le obiezioni; e quando non persuadono, non sanno far altro che ricorrere alla persecuzione (…) Si stabiliscono relazioni affettive e di riconoscenza soltanto tra persone della medesima opinione (…) Perfino i crimini di quelli che condividono la vostra opinione non vi separano da loro (…) Lo spirito di parte non conosce rimorsi” (Madame de Stael) “Insista quanto vuole un cristiano nella sua fede, che non lo aiuta neanche a superare una nevrosi: quella fede è vana, e allora val meglio che egli prenda umilmente quel che gli occorre dove lo trova, se gli si fa incontro soccorrevole (…) Lodare e predicare la luce non serve a nulla se non c’è nessuno che possa vederla. Sarebbe invece necessario insegnare all’uomo l’arte di vedere (…) E si sa che con gli esercizi rigorosi e con certe prediche di parte cattolica (…) vengono provocati danni psichici che non portano nel Regno di Dio, ma nello studio del medico (…) Bisogna invece tornare a riconoscere in sé gli archetipi che sono alla base del dogma o che sono reali e documentabili” (C. G. Jung) Non si sa (...) quanti siano gli psicologi/psicoterapeuti che non sono né accreditati né autorizzati, per non parlare di quelli che, nonostante siano in possesso di titoli, propongono terapie bizzarre e che svolgono attività che hanno ben poco a che fare con quanto viene generalmente definito "aiuto". Queste terapie folli fondano il proprio successo sulla conquista della fiducia del paziente, fragile e confuso (...) Tra i Crazy Therapist, Singer e Lalich annoverano nella loro guida per riconoscere un incompetente (...) immorale o ciarlatano, lo sfruttatore (...) che ha già capito il problema senza fare l'anamnesi, il nevrotico che parla al paziente dei propri problemi (...) e cerca di farlo lavorare per lui. E ce ne sono tanti altri, che abusano della fiducia che le persone ripongono nella figura del terapeuta, attivando su esse abusi, soprusi e manipolazioni emotive e mentali (...) Hanno (...) in comune di porre spesso (...) la causa (...) in qualche evento traumatico del passato, (...) la profonda mancanza d'interesse per la verità o per la precisione e la (...) proposta di una tecnica terapeutica unica e uguale per tutti (...) Alcune delle metodologie e degli strumenti di cui si servono sono (...) l'allontanamento del paziente dalle sue relazioni (...) e il ricorso a riti magici o spirituali (...) Il comportamentista John B. Watson e la studentessa Rosalie Rayner, prendendo spunto dalle ricerche di Ivan Pavlov, (...) nel 1920 pensarono di condurre un esperimento sull'induzione di paura. (...) Il protagonista (...) Douglas Merritte, un bambino di 9 mesi (...) fu esposto ad una serie di stimoli. (...) Non furono in grado di eliminare la paura nel bimbo, che (...) morì all'età di 6 anni. (...) La teoria della regressione e della rigenitorializzazione di Sechehaye e Rosen, usata da Jacqui Schiff col ritorno a succhiarsi il pollice e indossare pannolini per esempio, ha causato la morte di un ragazzo di 16 anni, John Hartwell, ustionato in una vasca da bagno perché rifiutatosi di regredire e prendere il biberon, e numerose altre violenze (...) e ingiurie. (...) Sandra Roy e Bob Mandel ritengono che i problemi psichici siano dovuti al modo in cui si è venuti alla luce e (...) hanno applicato la teoria su una bambina di 10 anni, Candace Newmaker (...) Quattro persone (per un totale di 300 kg.) si sono sedute a cavalcioni sulla piccola, che pesava 31 kg., imballata in una coperta e bloccata; le sue lacrime e il suo scalciare sono stati interpretati come crisi di ira ed ignorati. (...) E ce ne sono tante altre di folli teorie: (...) Janov (...) ha deciso, senza il minimo accenno di prove scientifiche, che tutti i problemi fisici e mentali sono dovute a teschi non allineati e i suoi metodi di premere su orbite degli occhi, crani e mandibole sono stati descritti come "tortura" da parte dei genitori dei bambini che aveva in cura per la dislessia. (recensione online di L. de Mango a Le terapie folli: come riconoscere terapeuti e pseudoterapeuti su Psicoterapie folli: conoscerle e difendersi di M. T. Singer e J. Lalich, a cura di P. Michielan). Le possibilità di malpractice sono molte (...) Nello split treatment, lo psichiatra prescrive i farmaci, mentre un terapeuta non medico conduce la psicoterapia (...) e lo psichiatra deve mantenersi pienamente informato dello stato clinico del paziente, come anche della natura e della qualità del trattamento a cui il terapeuta sottopone il paziente (...) dedicandovi tempo sufficiente (...) periodicamente (...) Lo split treatment è usato sempre più dalle compagnie di assistenza sanitaria e rappresenta un campo minato per potenziali casi di malpractice (...) Una relazione in cui il medico svolge solo il ruolo marginale di prescrittore di farmaci non soddisfa gli standard (...) La psichiatra è tenuto a fornire il trattamento appropriato (...) ma, in caso di stipula di assicurazione privata, le polizze di assistenza che non rimborsano appuntamenti di follow-up frequenti potrebbero indurre lo psichiatra a prescrivere delle elevate quantità di farmaci (...) Da un punto di vista pratico, sono vari i problemi specifici che coinvolgono gli psichiatri. Tra questi violazione dei confini sessuali e non sessuali, violazioni della riservatezza e attività illegali (assicurazioni, fatturazione, negoziazione di titoli da parte di un insider). Le violazioni dei confini non sessuali sono di natura approfittatrice e gratificano il medico alle spese del paziente. Esse possono essere raggruppate in alcune categorie sovrapponibili o mutualmente esclusive: business, discussioni ideologiche, ambito sociale, ambito economico (...) Una condotta professionale non corretta è anche definita una pratica fraudolenta e con negligenza o incompetenza marcata o nonostante la capacità di praticare sia ormai compromessa (...) da disturbi psichiatrici o medici o da abuso di sostanze (...) Quando un paziente è senza denaro (...) abbassare la parcella (...) può provocare un controtransfert rancoroso (...) Nel caso di stipula di assicurazioni private sull'assistenza sanitaria, gli psichiatri devono essere attenti a non dimettere pazienti violenti in modo prematuro solo perché la compagnia che fornisce le cure assistenziali non approva un ricovero troppo prolungato (...) Inoltre con il bisogno di inviare report periodici (...) per il rimborso del trattamento, alcuni psichiatri potrebbero esagerare la sintomatologia (...) così un medico consultato in seguito leggerà delle note cliniche fuorvianti (...) La divisione della parcella è illegale (...) facendo infatti sembrare che un proprietario dell'ufficio sfrutti il fatto di procacciare pazienti per un collega dell'ufficio (...) Questo si applica anche agli avvocati che segnalano ai clienti uno psichiatra forense (...) Il consenso informato del paziente al trattamento dovrebbe essere ottenuto ogni volta che viene modificata una terapia e viene introdotto un nuovo farmaco (...) Da un punto di vista pratico, tuttavia, il paziente querelante che non è stato informato non otterrà molto dalla giuria a meno che il trattamento non abbia prodotto conseguenze avverse (...) Nel caso dei minori, il genitore o il tutore sono abilitati a fornire il consenso (...) In condizioni di emergenza, un medico può trattare un minore senza il consenso dei genitori (...)
  • 6. In America le corti hanno emesso sentenze multimilionarie contro professionisti della salute mentale. Un'accusa fondamentale in questi casi è che il terapeuta aveva abbandonato la posizione di neutralità per insinuare, persuadere, obbligare a instillare falsi ricordi di abuso sessuale nell'infanzia (...) L'ipnosi e l'uso dell'Amytall vanno evitati se non chiaramente indicati e previa consulenza (...) Si stima che (...) forse fino al 50% dei pazienti trattati con farmaci neurolettici per più di un anno mostri sintomi di discinesia tardiva (...) I pazienti con discinesia tardiva potrebbero non avere l'energia fisica e la motivazione psicologica per iniziare una causa (...) Le persone affette da disturbi mentali sono spesso percepite dal pubblico come in controllo delle loro disabilità o responsabili di averle causate (...) Anche quando vengono viste da un medico, le loro malattie fisiche spesso rimangono non diagnosticate. I fornitori di cure primarie potrebbero interpretare erroneamente le lamentele mediche di questi soggetti come "psicosomatiche" o potrebbero non essere in grado di trattare con questa popolazione o sentirsi a disagio nel farlo (...) Inoltre i professionisti sanitari potrebbero non avere esperienza nel trattare con le loro necessità, minimizzare o interpretare erroneamente i sintomi somatici e utilizzare in modo inappropriato misure di contenzione o sedativi o non considerare le possibili interazioni tra farmaci psicotropi o altri farmaci. Molti psichiatri non sono in grado o non vogliono effettuare esami fisici e persino neurobiologici o non sono aggiornati sulla gestione di malattie fisiche anche comuni (...) In caso di stipula di assicurazioni private, le persone affette da malattia mentale hanno una probabilità doppia di vedersi negare l'assicurazione a causa di una condizione preesistente rispetto alle persone non affette da questi disturbi. (Sinossi di psichiatria di Kaplan-Sadock’s) Lo psicologo (...) deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l'uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale (...) Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione (...) La violazione dell'obbligo di formazione continua, determina un illecito disciplinare (...) Riconosce i limiti della propria competenza e usa, pertanto solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione. Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti e riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate (...) Non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale (...) Lo psicologo, nel caso di intervento su o attraverso gruppi, è tenuto ad informare, nella fase iniziale, circa le regole che governano tale intervento. È tenuto altresì ad impegnare, quando necessario, i componenti del gruppo al rispetto del diritto di ciascuno alla riservatezza (...) Lo psicologo adotta condotte non lesive per le persone di cui si occupa professionalmente e non utilizza il proprio ruolo ed i propri strumenti professionali per assicurare a sé o ad altri indebiti vantaggi (...) Lo psicologo, nella fase iniziale (...) fornisce (...) informazioni adeguate e comprensibili circa le sue prestazioni, le finalità e le modalità delle stesse (...) Se la prestazione professionale ha continuità nel tempo, dovrà esserne indicata, ove possibile, la prevedibile durata (...) Lo psicologo si astiene dall'intraprendere o dal proseguire qualsiasi attività professionale ove propri problemi o conflitti personali, interferendo con l'efficacia delle sue prestazioni, le rendano inadeguate o dannose alle persone cui sono rivolte (...) Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l'interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa (...) Lo psicologo evita commistioni tra il ruolo professionale e vita privata (...) Costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegno psicologico o di psicoterapia, rivolti a persone con le quali ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale. Parimenti costituisce grave violazione deontologica instaurare le suddette relazioni nel corso del rapporto professionale (...) Allo psicologo è vietata qualsiasi attività che, in ragione del rapporto professionale, possa produrre per lui indebiti vantaggi diretti o indiretti di carattere patrimoniale o non patrimoniale, ad esclusione del compenso pattuito (...) Lo psicologo presenta in modo corretto ed accurato la propria formazione, esperienza e competenza. Riconosce quale suo dovere quello di aiutare il pubblico e gli utenti a sviluppare in modo libero e consapevole giudizi, opinioni e scelte. (Codice deontologico degli Psicologi Italiani) ALTRE CITAZIONI PERTINENTI Ricordi, sogni, riflessioni (C. G. Jung) Cristo e Buddha (...) sono per un superamento del mondo: ma Buddha con una visione razionale, Cristo come destinata vittima sacrificale (...) Il sacrificio per Cristo è un ordine del suo destino (...) Entrambe le strade sono buone (...) Ma il corso della storia portò all'imitazione di Cristo, con la quale l'individuo non segue il proprio fatale cammino verso l'interezza, ma cerca di imitare la via seguita da Cristo. Anche in Oriente lo sviluppo storico portò a una devota imitazione del Buddha, e questi divenne un modello da imitare: con ciò la sua idea perse forza (...) Cristo gridò agli Ebrei: "Voi siete dèi", ma gli uomini furono incapaci di intendere che cosa volesse dire (...) Quale specie di moralità emerge dalla parabola del cattivo amministratore? (...) Ci si adopera a insegnare idealità che si sa che non potranno mai essere vissute pienamente (...) Il ricordo di mio padre è quello di un uomo che soffre (...) Mio padre non si era mai interessato al simbolismo di Cristo (...) Lo faceva fremere d'orrore ogni pensiero che cercasse di penetrare le cose religiose (...) Voleva una fede cieca a causa dei suoi dubbi (...) Gli mancava l'esperienza immediata di Dio, (...) che io avevo avuto attraverso i sogni e le immagini (...) e accettando di riflettere su di esse (...) La Chiesa e la teologia gli avevano precluso le vie di accesso diretto a Dio (...) Il peccato della fede è che anticipa l'esperienza. Voleva contentarsi della sua fede, ma ne fu tradito (...) Faceva del bene, troppo, e di conseguenza era quasi sempre di cattivo umore. I miei genitori facevano grandi sforzi per vivere una vita devota col risultato che tra loro spesso scoppiavano scenate (...) Aveva vissuto fino alla morte la sofferenza preannunciata e vissuta da Cristo, senza mai rendersi conto che ciò era una conseguenza dell'imitazione di Cristo (...) Questa è spesso la conseguenza del sacrificio dell'intelletto (...) L'accettazione cieca non porta mai a una soluzione, ma nel migliore dei casi a una stasi e va a gravare sulla generazione seguente (...) Io dovevo pensare e (...) feci un sogno e (...) più tardi capii che esso significava che ero anche costretto a parlare pubblicamente – in gran parte a mio danno – e che dovevo piegarmi al destino, (...) ma che qualcosa in me diceva
  • 7. "Va bene, ma non del tutto". Qualcosa in me era determinato a non essere (...) una creatura inconscia (...) come i pesci pescati dagli apostoli (....) e se negli uomini liberi non ci fosse qualcosa del genere, nessun libro di Giobbe sarebbe stato scritto (...) L'uomo si riserva sempre l'ultima parola (...) Le ambiguità dell'anima possono annientare un uomo. Alla resa dei conti il fattore decisivo è sempre la coscienza, che è capace di intendere le manifestazioni dell'inconscio e di prendere posizione di fronte a esse. Su Neumann, I discorsi di Buddha in Psicologia e religione (C. Jung) Insista quanto vuole un cristiano nella sua fede, che non lo aiuta neanche a superare una nevrosi: quella fede è vana, e allora val meglio che egli prenda umilmente quel che gli occorre dove lo trova, se gli si fa incontro soccorrevole. Sinossi di psichiatria (Kaplan-Sadock’s) Gli aspetti legali del bullismo scolastico sono aumentati negli ultimi due decenni, sull'onda di gravi precedenti (...) Si è rilevata aumentata suicidabilità (...) Uno studio ha rilevato che le vittime di cyberbullismo tentano il suicidio due volte di più rispetto ad altri giovani (...) È obbligatorio uno stretto monitoraggio per qualsiasi soggetto in età evolutiva trattato con antidepressivi (...) Sia la restrizione che l'isolamento sono considerati interventi terapeutici per i giovani che non sono in grado di controllare gli impulsi aggressivi (...) verso sé stessi e gli altri, (...) nonostante i casi riportati di decessi per asfissia durante le procedure di restrizione (...) In alcuni casi si usa la "restrizione chimica" (...) Si cerca di identificare gli antecedenti e intervenire prima (...) L'aspettativa è che quando viene dimesso a un regime meno restrittivo, il paziente continui la cura (...) Con l'ospedalizzazione parziale (...) i bambini rimangono all'interno della famiglia, ma (...) i rischi di un trattamento diurno comprendono un isolamento sociale e il confino in una stretta fascia di contatti sociali all'interno della popolazione di coetanei problematici". Uscita di sicurezza ( I. Silone) Il meccanismo mortifero è sempre lo stesso: ogni gruppo sorge in difesa di un ideale, ma strada facendo si identifica con esso e poi vi si sostituisce, ponendo al vertice di tutti i valori il proprio interesse (…)La tirannia dei mezzi sui fini è la morte dei fini. La riduzione dell’uomo a strumento dà un carattere mistificatorio a ogni pretesa di voler assicurare un bene (…) Servirsi degli oppressi come sgabello per il potere e poi tradirli è indubbiamente il più iniquo dei sacrilegi. A un certo punto smettono di contare gli iscritti e conta solo l’apparato (…) Ogni organismo di umanità coatta attorno al principio di autorità implica una buona dose di doppiezza. Il sincero che conservi per miracolo il nativo spirito critico e persista ad applicarlo anche in buona fede, si espone alle penose e contraddittorie traversie del non conformista e, prima di consumare la definitiva sottomissione o l’abiura liberatrice, deve soffrire ogni specie di triboli. La demoralizzazione sofferta tra ambiguità e reticenze e la diffidenza verso i più proclivi a capitolare a ogni pretesa, finisce col produrre l’effetto che chi protesta e viene espulso o se ne va, si trova ad agire in condizioni confuse e penose senza possibilità di esprimersi sul vero fondo della questione e senza rendersi conto pienamente delle conseguenze (…) Magari spinto dal risentimento verso l’ingiusto trattamento, si troverà spinto a gesti e parole che sembreranno darne una giustificazione postuma. La diffamazione spesso è graduata dalla pericolosità della vittima, come arma polemica per neutralizzare un’eventuale azione disgregatrice (…) con versioni alternate a seconda ch i discorsi siano piaciuti o no (…) Finchè egli si muove nella medesima sfera psicologica dell’autorità con cui è in conflitto può illudersi comunque che il proprio dissenso sia limitato in nome di comuni principi, delle origini; ma più tardi, liberato da ogni vincolo, se l’assisterà il coraggio di risalire dagli effetti alle cause, egli si renderà conto che la sua insofferenza obbediva a motivi ben più oscuri e i dogmi gli appariranno in tutt’altra luce (…) Per finire ci si libera (…) come si guarisce da una nevrosi. (…) Su certi spiriti pavidi, fosche previsioni di isolamento hanno un effetto intimidatorio. Ho ritrovato un giusto rapporto con gli altri solo dopo l’uscita (…) Si sbaglia di grosso chi chiede di uscire dalla solitudine accettando di figurare in raduni (…) La vera solitudine è quella prodotta dalla menzogna (…) Un sentimento di reale compresenza degli altri in noi stessi è un fatto intimo della coscienza (…)Anche la rivolta per impulso di libertà può essere una trappola, mai peggiore però della rassegnazione (…) Le teorie sono transitorie, ma i valori sono permanenti. (…) La distinzione tra teorie e valori non è ancora abbastanza chiara nelle menti di coloro che riflettono a questi problemi, eppure mi sembra fondamentale. Sopra un’insieme di teorie si può costruire una scuola e una propaganda, ma sopra un insieme di valori si può fondare una cultura, una civiltà. Non concepisco più teorie (…)È anzitutto necessario essere in pace con la propria coscienza (…) Il passato, con le profonde ferite che ci ha lasciato, non dev’essere per noi motivo di debolezza. Non dobbiamo lasciarci demoralizzare dalle colpe, dalle ignavie, dalle sciocchezze dette o sentite. A partire dal momento che la nostra volontà è pura, una nuova forza può nascere proprio dal peggio di noi stessi (…)Un uomo che vidi soffrire anche per opera dei compagni per molto tempo mi ha confidato alla fine del racconto delle sue sofferenze, con voce di chi comunica una grande scoperta, una verità di giustizia e fratellanza vecchia di molti secoli per lui appena nata e nata bene. Nelle prove più tristi della vita ci salviamo appunto per avere conservato nell’anima il seme di qualche certezza incorruttibile. Durante il tempo dell’abiezione, esso è il nostro tormento segreto (…) Quando i valori vengono invocati solo per puntellare gli interessi e ostentare sentimenti senza profonde radici, si può arrivare a pensare di dover obbedire a un ottimismo menzognero (… ) L’inibizione è più micidiale della sincerità (…) Se una panacea dei mali non esiste, è già molto questa fiducia che consente di andare avanti, di vedere dove posare i piedi per camminare (…) Non dovrebbe essere difficile riconoscere da che parte sia la speranza (…) ciò che favorisce la libertà, la responsabilità personale (…) Libertà è poter sbagliare, dire no a qualsiasi autorità. Lo spirito di parte in L’influenza delle passioni sulla felicità (Madame de Stael) Non sentono, non vedono (…) Con due o tre ragionamenti fan fronte a tutte le obiezioni; e quando non persuadono, non sanno far altro che ricorrere alla persecuzione (…) Si stabiliscono relazioni affettive e di riconoscenza soltanto tra persone della medesima opinione (…) Perfino i crimini di quelli che condividono la vostra opinione non vi separano da loro (…) Lo spirito di parte non conosce rimorsi (…) Le impressioni non partono più dagli oggetti verso di sé, (…) ma è l’occhio a disegnare la forma invece di ricevere l’immagine (…) Lo spirito di parte è una passione che non conosce equilibri: quanto si trova sulla sua strada deve essere sacrificato alla sua meta (…) Tutto è assoluto, perché nulla è reale (…) Ha trovato l’unico modo di annientare la pietà: presenta la sventura attuale come strumento di un avvenire (…) Le parole più nobili vengono disonorate, i ragionamenti più giusti privati di logica, i sentimenti più veri opposti l’uno all’altro (…) Il caos (…) confonde (….) il delitto e la virtù (…) La reputazione non ha più
  • 8. nessun rapporto con il merito reale (…) L’ingiustizia scoraggia la ricerca della verità (…) Ci si lega alle opinioni come a dei giuramenti. Descrizione generale dei tipi in Tipi psicologici (C. G. Jung) Si tratta di individui che si assumono volontariamente la funzione di salvatori (…) Quanto più ci si addentra nel loro raggio d’azione, tanto più si riscontrano le conseguenze dannose della loro tirannide (…) Benchè vi siano uomini eccezionali ch possono sacrificare la loro vita intera a una data formula, i più sono incapaci di vivere durevolmente in modo così esclusivo. Prima o poi le forme di vita rimosse a opera dell’impostazione intellettuale si fanno indirettamente sentire, turbando la condotta cosciente della vita. Se il turbamento raggiunge un grado notevole si ha una nevrosi. Nella maggior parte dei casi (…) l’individuo, istintivamente, si concede (…) alcune attenuazioni della formula, rivestendole di una adeguata giustificazione razionale (…) Le tendenze e funzioni rimaste escluse dall’atteggiamento cosciente (…) si fondono con gli altri contenuti dell’inconscio e assumono così un carattere bizzarro (…) o (…) un egoismo segreto (…) La formula assume praticamente una tale preponderanza che ogni altro punto di vista e ogni altra possibilità passano in secondo piano di fronte ad essa. Essa sostituisce ogni concezione del mondo più generica, più indeterminata e quindi più modesta e più vera (…) Il punto di vista intellettuale (…) diventa rigidamente dogmatico (…) Il critico viene stroncato (…) e non vi è argomento, per cattivo che sia, cui non si faccia ricorso (…) Le tendenze psichiche (…) rimosse (…) determinano l’insorgere di dubbi. Per difendersi dal dubbio l’atteggiamento cosciente diviene fanatico (…) Mai vi sarà una formula intellettuale che possa raccogliere in sé ed esprimere adeguatamente la ricchezza della vita e delle sue possibilità. L’io e l’inconscio, parte I, cap. 4 b. in Due testi di psicologia analitica (C. G. Jung) Diventare il fortunato possessore della grande verità (…) definitiva apportatrice di salute (…) non è ancora il delirio di grandezza in forma diretta, ma lo è nella nota forma attenuata (…) dei profeti (…) Gli animali deboli, che molto sovente sono più degli altri dotati di ambizione, di vanità e di ingenuità fuor di proposito, corrono non poco pericolo di soggiacere a questa tentazione (…) L’assorbimento della Persona nella psiche collettiva invita (…) a dissolvervisi (…) Questo misticismo è proprio di ogni uomo, così come la “nostalgia della Madre” (…) Nei miti è messo in rilievo (…) che è (…) il più forte e il migliore del popolo, il suo eroe, quello che cede alla nostalgia regressiva e affronta volontariamente il pericolo (…) Ma egli è un eroe appunto perché alla fine, anziché lasciarsi divorare dal mostro, lo vince, e non lo vince una volta sola ma molte. Dalla vittoria sulla psiche collettiva deriva il vero valore, la conquista del tesoro (…) Dove un profeta sorge in un batter d’occhio, è meglio pensare a una perdita dell’equilibrio psichico. Accanto alla possibilità di diventare profeta, ce n’è un’altra che promette gioie più sottili e in apparenza più legittime, quella cioè di diventare discepolo di un profeta (…) Ci si siede, modestamente indegni, ai piedi del Maestro e ci si guarda bene dall’avere pensieri propri. La pigrizia mentale diventa virtù (…) Soddisfatti (…) ci si innalza (…) senza averla scoperta, si riceve già pronta (…) la grande verità (…) I discepoli si stringono (…) insieme, non già per amore, ma nel ben inteso interesse di essere rafforzati senza fatica nel proprio convincimento (…) Si è soltanto discepoli, ma coamministratori con ciò del grande tesoro (…) Si sente tutto il peso e la dignità di un simile ufficio e si giudica supremo dovere e morale necessità il diffamare chiunque pensi diversamente, il far proseliti (…) Come il profeta, anche il suo discepolo è un’immagine (…) della psiche collettiva (…) Si ha l’inflazione attraverso l’inconscio collettivo (…) I godimenti dell’inflazione (…) sono (…) un (…) risarcimento per la perdita della libertà spirituale (…) Per il profeta (…) la schiera osannante dei discepoli ha il valore di una compensazione. Psicoanalisi dell’amore (Fromm) Il gruppo altamente narcisista è impaziente di avere un leader (…) Le personalità di individui particolarmente narcisistici sono le più qualificate ad adempiere questa funzione (…) Il leader semi-folle è spesso colui che riscuote maggior successo finché la sua mancanza di giudizio obiettivo, le sue reazioni di rabbia come conseguenza di qualche disfatta, il suo bisogno di tenere alta l’immagine di onnipotenza possono indurlo a commettere errori che portano a commettere errori che portano alla sua distruzione. Ma ci sono sempre a portata di mano dei semi-psicotici dotati (…) Quanto più intenso è il narcisismo, tanto meno la persona narcisista accetterà il proprio fallimento, o qualche legittima critica da parte di altri (…) Le sue idee, la sua conoscenza, la sua casa, ma anche la gente della sua “sfera d’interesse”, divengono oggetti di attaccamento narcisistico (…) Sulla funzione sociologica del narcisismo di gruppo (…) parallela alla funzione biologica del narcisismo individuale (…) La sopravvivenza di un gruppo dipende (…) dal fatto che i suoi membri (…) credano (…) nella superiorità del loro gruppo in confronto agli altri (…) “Ragionevole”, per i più, non ha nulla a che fare con la ragione, ma con il consenso. Dato che il gruppo nel suo insieme esige per sopravvivere il narcisismo di gruppo, promuoverà atteggiamenti narcisistici e conferirà loro la qualifica di essere particolarmente virtuosi (…) L’essenza di questa sopravvalutazione della propria posizione e l’odio per tutti coloro che ne divergevano, è il narcisismo. “Noi” siamo ammirevoli; “loro” sono spregevoli (…) La critica alla posizione degli altri è (…) bene (…) Per diversi che siano i contenuti, psicologicamente siamo di fronte al (…) fenomeno narcisistico e ai suoi risultati di fanatismo e distruttività (…) L’intensità crescente del narcisismo di gruppo – che va dal narcisismo religioso a quello nazionale, razziale e di partito – è, veramente, un fenomeno sorprendente (…) L’esigenza di pensiero critico, di sperimentazione, di prove, l’atteggiamento di dubbio, sono (…) i modi mentali che tendono a neutralizzare l’orientamento narcisistico (…) La grande maggioranza (…) sebbene abbia “appreso” il metodo scientifico a scuola o all’università, non è mai stata veramente toccata dal metodo del pensiero scientifico, critico (…) L’educazione (…) non ha cautelato (…) la maggior parte della gente “istruita” dall’aderire (…) ai movimenti (…) che sono l’espressione del narcisismo (…) di gruppo (…) Riguardo alla patologia del narcisismo di gruppo, il sintomo più evidente e frequente (…) è una mancanza di obiettività e di giudizio razionale (…) Si mettono insieme pagliuzze di verità, ma l’insieme che ne risulta consiste in falsità ed espedienti (…) La mancanza di obiettività conduce sovente a conseguenze disastrose (…) Il narcisismo di gruppo ha bisogno di soddisfazioni proprio come quello individuale (…) Nei gruppi religiosi questa soddisfazione è fornita facilmente dalla supposizione che il mio gruppo sia il solo che creda nel vero Dio (…) Ma anche senza riferirsi a Dio come testimone della propria superiorità, il narcisismo di gruppo può arrivare a conclusioni simili a livello mondano (…) Non c’è alcuna limitazione al senso di auto-superiorità (…) La soddisfazione
  • 9. (…) esige anche un certo grado di conferma nella realtà (…) con fatti (…) sociali, economici (…) qualche elemento di realtà (…) Per un sadico il fatto di poter uccidere un uomo comprova la propria superiorità (…) Il narcisismo è in conflitto con la ragione e con l’amore (…)Gli insegnamenti essenziali di tutte le grande religioni umanistiche possono riassumersi in una frase: È il fine dell’uomo superare il proprio narcisismo (…) Il Vecchio Testamento (…) chiede amore per lo “straniero” (…) Lo straniero è precisamente la persona che non fa parte del mio clan (…) non fa parte del gruppo al quale io sono narcisisticamente attaccato. Non è che un altro essere umano (…) Un Dio indefinibile e indescrivibile era la negazione dell’idolatria e del narcisismo (…) In piena contraddizione con l’originaria funzione del concetto di Dio, la religione divenne una manifestazione di narcisismo di gruppo (…) La persona legata (…) alla tribù non è libera di essere se stessa, di avere una convinzione personale, di essere impegnata; non può essere aperta al mondo (…) resta sempre nella prigione della fissazione (…) Basterebbe che le persone (…) potessero comprendere la loro menomazione e la natura maligna degli impulsi nascosti dietro le loro pietose razionalizzazioni, in modo da poter acquisire un certo grado di immunità di fronte alla loro influenza (…) È necessario imparare (…) non prendere le parole per realtà, e vedere attraverso le ingannevoli razionalizzazioni di coloro che sono affetti da una malattia. Il buon senso (Holbach) Niente di più raro delle conversioni sincere (…) Una donna offre se stessa a Dio solo quando la sua vanità trova nella devozione una mansione da svolgere, che la salva dalla noia e la ricompensa della perdita delle sue attrattive. Pratiche scrupolosamente eseguite le fanno passare il tempo: gli intrighi, le declamazioni, la maldicenza, lo zelo le forniscono i mezzi per farsi un nome e procurarsi la stima del partito dei devoti (…) La religione, per un devoto, è un velo che copre e giustifica tutte le passioni, l’orgoglio, la malevolenza, la collera, la vendetta, l’intolleranza, i rancori. La devozione si arroga una superiorità tirannica (…), il diritto di censurare gli altri, di biasimare e denigrare i profani, per la maggior gloria di Dio (…) Più sono incredibili, più si immagina che il credervi sia un merito (…) Un missionario vuol tentare la fortuna… Tali sono i veri motivi del suo zelo (…) Accade molto di rado di vedere i grandi ladri restituire le ricchezze che sanno di aver rapinato ingiustamente (…) Ma si possono fare col Cielo molti accomodamenti (…) I mascalzoni devoti (…) muoiono del tutto tranquilli (…) Dite a quel principe che deve rendere conto solo a Dio delle proprie azioni e ben presto agirà come se non dovesse render conto a nessuno (…) Ciarlatani bramosi di approfittarne si danno da fare per lucrare la ricompensa delle loro cure (…) I pregiudizi non durano che un certo tempo e nessun potere è durevole se non si basa sulla verità, sulla ragione e sulla giustizia. Doveri (Cicerone) È difficile preoccuparsi dell’interesse altrui (…) Per questo bene insegnano coloro che impongono di astenersi dall’agire nel dubbio se si tratti di atto giusto o ingiusto. La rettitudine infatti splende di per se stessa, il dubbio denuncia l’intenzione di offendere (…) Fra tutte le ingiustizie, nessuna è peggiore di quella di coloro che, quando sono maggiormente in colpa, si comportano in modo da apparire degli onest’uomini (…) Chi dia a qualcuno alcunché che gli rechi danno (…) non è da considerare generoso, ma rovinoso lusingatore, e coloro che recano danno agli uni per far del bene ad altri si macchiano della medesima colpa che se mutassero in propri i beni altrui. Molti poi, bramosi di gloria e di fama, strappano agli uni per donare agli altri e pensano di procacciarsi nome di benèfici verso i propri amici arricchendoli in qualunque modo; ma ciò è tanto lungi dal dovere, che anzi nulla potrebbe esservi di più contrastante. Bisogna pensare di servirci di quella generosità che, pur gravando agli amici, nuoccia a nessuno (…) Si possono vedere molti (…) spinti da ambizione di sembrare benèfici, i quali compiono molte azioni (…) dettate (…) da ostentazione (…) e ipocrisia (…), vanità. Zibaldone (G. Leopardi) Quando il cristianesimo fu corrotto (…) cioè (…) da quando divenne religione (…) nazionale, e passò in uomini posti in circostanze da esser malvagi, è incontrastabile che le scelleratezze mutaron faccia (…) Ora i divoti fanno come (…) una classe la quale si interessa per la religione solamente per ispirito di partito (…) Il Cristianesimo (…) ha per uno de’ fondamenti l’amore universale verso tutti gli uomini (…) Quando divenne cosa comune (…) il Cristianesimo illanguidì (…) L’amor (…) universale (…) manca (…) di (…) ambizione (…) di distinguersi dagli altri. Trattato sulla tolleranza (Voltaire) Per quanto bene le confraternite possano fare allo Stato, eguaglia esso il male orribile che hanno causato? (…) Abbastanza religiosi da odiare e perseguitare, ma non abbastanza da amare e soccorrere. L’avventura di un povero cristiano (I. Silone) Nelle parabole del Vangelo le relazioni tra gli uomini sono sempre personali e dirette (…) Io non so concepire relazioni cristiane che non siano relazioni personali (…) non di cose ma di anime (…) Spetta a noi salvaguardare la possibilità di intendersi (…) Io non posso trattare gli altri come oggetti e come sudditi (…) Se mi viene sottoposto il caso di una persona qualsiasi ed io sento che dalla mia decisione può dipendere la sua salvezza o rovina, come posso procedere alla svelta? Non ha importanza che mi sia sconosciuta (…) bisogna conversare con essa, cercare di conoscerla (…) L’aspirazione a comandare, l’ossessione del potere è, a tutti i livelli, una forma di pazzia (…) soprattutto se si aspira al potere a fin di bene (…) C’è solo il bene; non c’è a fin di bene (…) Non si può ammazzare a fin di bene. Ogni comunità genera aspirazioni di potenza (…) Allo scopo di servire l’incremento della comunità, vengono accettati continui compromessi per ambizioni dei capi ed
  • 10. esigenze del gruppo. Gli egoismi si sommano. Un ricco donatore criminale diventa impossibile condannarlo Dizionario filosofico (Voltaire) Gli sciocchi vanno qualche volta molto in là, specie quando il fanatismo si unisce alla balordaggine e lo spirito di vendetta a quest’ultima (…) Essere ipocrita, quale bassezza! Ma essere ipocrita e malvagio, qual orrore! (…) Gli ipocriti di religione sono la specie più vile e crudele di tutte (…)Quando la verità è evidente è impossibile che sorgano fazioni (…) Un fanatico di un’altra setta gli risponde: “ la bestia sei tu e l’angelo sono io” (...) Chi potrà giudicare un processo simile? L’uomo ragionevole, imparziale, dotto di una scienza che non sia puramente verbale, libero dai pregiudizi, amante della verità e della giustizia, l’uomo, insomma, che non è una bestia e non crede di essere un angelo La cedola falsa (L. Tolstoj) Aveva seguito il corso completo all’Accademia Ecclesiastica e perciò non credeva più da tempo a quanto andava professando e predicando, credeva soltanto alla necessità che tutti si costringessero a credere in ciò in cui lui stesso si costringeva a credere (…) Quanto più condannava la mancanza di fede, tanto più si convinceva della saldezza e dell’incrollabilità della fede che professava e tanto meno avvertiva l’esigenza di verificarla o di vivere come essa comandava. Quella fede che tutti nel suo ambiente gli riconoscevano diventava per lui il principale strumento di lotta contro chi la rinnegava. L’uomo senza qualità (R. Musil) E così la sua risoluzione di farsi pedagogo fu da una parte l’inizio di una specie d’educazione postuma dei compagni di scuola che l’avevano tormentato, dall’altra quello di una educazione dello spirito maligno o del dio irregolare che forse albergava ancora nel suo petto. Ma se dunque non sapeva bene fino a che punto era credente, comprese però subito che era nemico dei non credenti, e imparò a pensare con convinzione che era convinto e che tutti devono esserlo. All’Università imparò tanto meglio a riconoscere le debolezze dello spirito troppo abbandonato alla libertà, quanto meno si rendeva conto che la libertà è condizione necessaria agli spiriti creatori. Psicologia e alchimia (C. G. Jung) L’esigenza dell’”Imitatio Christi” (…) dovrebbe mirare allo sviluppo dell’uomo interiore, ma viene ridotta dal fedele, con la sua superficialità e con la sua tendenza a una schematicità meccanica, a un oggetto di culto esteriore (…) Un malinteso superficiale offre al singolo una comoda via: di “buttare” letteralmente su Cristo i propri peccati e di schivare così una responsabilità più profonda, in piena contraddizione con lo spirito del cristianesimo (…) Può verificarsi che un cristiano, per quanto creda a tutte le sacre figure, pure rimanga senza evoluzioni e senza mutamenti nell’intimo della sua anima, poiché ha “tutto Dio fuori” e non ne fa nell’anima un’esperienza viva (…) I suoi impulsi decisivi e interessi scaturiscono dalla sua anima non sviluppata e inconscia, più pagana e arcaica che mai e in nessun modo della sfera del cristianesimo (…) Lodare e predicare la luce non serve a nulla se non c’è nessuno che possa vederla. Sarebbe invece necessario insegnare all’uomo l’arte di vedere (…) E si sa che con gli esercizi rigorosi e con certe prediche di parte cattolica (…) vengono provocati danni psichici che non portano nel Regno di Dio, ma nello studio del medico (…) Bisogna invece tornare a riconoscere in sé gli archetipi che sono alla base del dogma o che sono reali e documentabili. Lo sviluppo della personalità (C. Jung) In materia di psicologia non si comprende se non ciò che si è sperimentato a livello personale. Il che però non dissuade nessuno dall’idea che il proprio giudizio sia l’unico vero e competente (…) Se si portano alla coscienza contenuti inconsci, si produce artificialmente una condizione molto simile a una malattia mentale, (…) perciò si deve sapere dove si possa rischiare senza danni un simile intervento. Se da questo punto di vista non ci sono rischi, non siamo comunque ancora al riparo da qualsiasi pericolo. Uno degli effetti più consueti quando ci si occupa di contenuti inconsci è quello che Freud ha definito traslazione/ transfert. In senso stretto la traslazione è una proiezione di contenuti inconsci su colui che analizza l’inconscio.(…) Svariatissime dinamiche (….) creano nell’individuo da analizzare un legame con chi l’analizza. Questo legame, se trattato nel modo sbagliato, può diventare un ostacolo estremamente increscioso. Spesso ha già perfino provocato dei suicidi. (…) Possono diventare coscienti (,….) conflitto e (…) odio (…)per i genitori. L’individuo cade così in un insopportabile vuoto di relazioni e si attacca disperatamente all’analista, per avere perlomeno tramite lui un rapporto con il mondo (….) Con la madre (…) una sorta di legame stretto, sotterraneo, (…) si esprime spesso (…) nell’attardarsi dello sviluppo. (…) L’evoluzione della personalità rifugge da un simile legame inconscio e infantile, perché nulla è maggiormente d’ostacolo allo sviluppo che restare in uno stato inconscio. (…) Perciò l’istinto afferra la prima opportunità che si presenta per sostituire la madre con un altro oggetto. (….) Questo bisogno naturalmente è ancora più grande in un caso in cui il legame infantile minaccia di diventare nocivo. I rapporti della psicoterapia con la cura d’anime in Psicologia e religione (C. G. Jung) Uno psicoterapeuta che non sia (…) truffatore deve (…) accettare sé stesso nella propria miserevole condizione (…) Il solo pensiero fa sudare freddo; si preferisce perciò prendere la strada complicata di ignorare sé stessi per affannarsi intorno agli altri, alle difficoltà e ai peccati altrui. Noi siamo attirati dall’esercizio di virtù visibili che illudono noi stessi e gli altri (…) Gli uomini capaci di far ciò
  • 11. impunemente sono innumerevoli ma non sono tutti; gli altri, confrontati con la propria via di Damasco, crollano sotto il peso di una nevrosi (…) Possiede la spregiudicatezza oggettiva soltanto chi ha accettato se stesso. (…) Cristo (…) ha sacrificato al Dio che era in lui ogni pregiudizio (…) e ogni riguardo per la consuetudine o per gli apprezzamenti moralistici dei farisei (…) Scimmiottare (…) la vita di Cristo non è cosa facile, ma è incredibilmente più difficile vivere la propria vita come Cristo ha vissuto la sua (…) Io non sono un monaco, e non lo sono i miei pazienti (…) La nevrosi è scissione interiore, sdoppiamento di sé. Tutto ciò che favorisce questo sdoppiamento la fa peggiorare (…) Il sospetto (…) di essere composti di due persone in antagonisti costringe i pazienti a sdoppiarsi. (…) La nevrosi è, in definitiva, una scissione della personalità (…) L’uomo moderno vuole sapere (…) come vivere il proprio tipo di vita individuale, per quanto misero e poco interessante (…) Ogni imitazione gli sembra (…) ostile alla vita, perciò si ribella alla tradizione che vuole forzarlo a camminare su strade tracciate (…) Vuole vivere con quello che è; sapere che cosa è; ed è per far ciò che mette da parte la storia. Vuol (…) vivere sperimentalmente e accertare quale valore e significato abbiano le cose in sé, a prescindere dalla testimonianza dei presupposti storici (…) Non si tratta di avventura dettata dal capriccio, bensì di un tentativo, nato dalla più profonda necessità della psiche, di riscoprire il significato della vita sulla base di una spregiudicata e radicale esperienza. Senza mancare di prudenza, bisogna appoggiare una simile audacia che chiama in causa l’uomo intero. Combatterla equivale propriamente a reprimere quanto vi è di meglio in un essere umano, il suo ardire, le sue supreme aspirazioni, e se il tentativo dovesse riuscire, si negherebbe all’uomo quell’esperienza preziosissima che sola avrebbe potuto dare un senso alla sua vita (…) Egli si comporta come se la sua vita individuale fosse una particolare volontà di Dio che sola dovrebbe essere adempiuta; da ciò il suo egoismo, che è uno dei mali più tangibili dello stato nevrotico (…) Quell’egoismo, rappresenta (…) un’autentica volontà di Dio. Cioè se il malato riesce (…) a far prevalere il suo egoismo, si estrania dagli altri e li respinge facendoli ritornare in sé. È proprio quel che si meritano, dato che volevano sottrargli il suo “sacro egoismo”, che deve essergli lasciato perché è la sua forza più potente e più sana (…) Soltanto nell’abbandono e nella più profonda solitudine si possono incontrare le proprie forze soccorritrici (…) L’uomo sofferente (…) trova aiuto (…) soltanto nella verità (…) Dapprincipio la coscienza è debole e facilmente sopraffatta dall’inconscio (…) Poi meccanismi di difesa istintivi (…) intervengono automaticamente quando se ne sente il bisogno (…) Compaiono nei sogni o nelle fantasie motivi che non si può dimostrare abbiano origine nella coscienza. Il fatto che dall’oscuro regno della psiche si faccia incontro al malato qualcosa di estraneo (…) agisce come una grande illuminazione. Ritrovato l’accesso alle fonti della vita psichica, il malato comincia a guarire (…)Una persona religiosa direbbe: Dio si è messo al timone, ma con la maggior parte dei miei pazienti io devo evitare questa formulazione (…) che è troppo simile a ciò che essi dovettero inizialmente rifiutare. Devo esprimermi con maggior modestia e dire: l’attività propria della psiche si desta; questa formula si adatta anche meglio ai fatti osservabili. Psicologia della traslazione in Pratica della psicoterapia (C. G. Jung) Mi preme (…) di stabilire, mettere in chiaro, i fatti. Nomi e ulteriori interpretazioni di questi fatti rappresentano una questione (…) d’importanza secondaria (…) Io mi sforzo (…) di non adottare nomi sbagliati o che possano indurre in errore (…) I fatti in sé sono sufficienti. Psicologia e religione in Psicologia e religione (C. G. Jung) Lo psicologo, in quanto assume un atteggiamento scientifico, deve fare astrazione dalla pretesa, propria di ogni credenza, di essere l’unica ed eterna verità. Egli deve vedere il lato umano del problema religioso, poiché si occupa dell’esperienza religiosa originaria, prescindendo del tutto da ciò che le varie confessioni ne abbiano fatto. L’eredità cristiana (I. Silone) Stando fuori, sottratto alla suggestione mentale della società chiusa e respirando aria libera, il limitato dissenso è gradualmente esteso all’impalcatura. Quel che nella mente rimane, si estende fuori di ogni chiesa o partito, non può essere dichiarato in forma di credo (…) ed è come demitizzato, ridotto alla sua sostanza morale. Nirvana e paradiso (Paul Knitter) dal sito del monastero di Fonte Avellana Una cosa è credere nella vita eterna, tutt’altra è precisare come quella vita sarà vissuta; temo cioè che quando parliamo della “vita ultraterrena” dimentichiamo che non sappiamo veramente di cosa stiamo parlando (…) Mi ritrovo a chiedermi (…) se debba o meno credere che continuerò a vivere in quanto Paul Knitter (…) e , dopo il Giudizio universale, con lo stesso corpo (benché perfezionato, così riavrò indietro i miei capelli!) (…) Temo che tale visione, presa alla lettera, derivi da un uso improprio delle parole al cospetto del mistero (…) Le tradizionali immagini di un paradiso in cui i singoli individui ricevono il proprio premio eterno mi sembrano… beh, abbastanza egoistiche, ovvero egocentriche. Non sto parlando del livello infantile di moralità che queste immagini possono facilmente favorire, raccomandando cioè di essere buoni per evitare la punizione e guadagnare il premio. Piuttosto ho il fastidioso sospetto che dottrine relative al paradiso che insistono sul fatto che “io” godrò della vita con Dio con i “miei” cari non dicano solo troppo, ma potrebbero rappresentare un ostacolo: ci potrebbero impedire di corrispondere al messaggio di Gesù che disse che per trovare noi stessi dobbiamo perdere noi stessi. Il dottor Zivago (B. Pasternak) Anche se c’è ancora gente di ingegno, ogni gregarismo è il rifugio della mediocrità (…) Solo gli isolati cercano la verità e rompono con chiunque non la ami abbastanza. L’uomo senza qualità (R. Musil)
  • 12. S’intrattenevano a due a due, perché già allora una persona poteva parlare concretamente e ragionevolmente tutt’al più solo con un’altra persona. Avventura di un povero cristiano (I. Silone) S.C.: Lo spirito santo si era dunque sbagliato? F.L.: No. Egli è infallibile. E perché non ammettere che anche questa abdicazione sia stata ispirata da lui? Ma non è lo Spirito Santo che detta la scelta del Papa? P.C.: Ma si vede che da quell’orecchio i cardinali adesso non ci sentono. Racconto Grazia in Gente di Dublino (J. Joyce) Ci sono stati dei cattivi papi (…) ma la cosa che stupisce è che nessuno di loro ha mai predicato ex cathedra una parola di falsa dottrina (…) L’infallibilità del Papa è il fenomeno più straordinario di tutta la storia della Chiesa. Nel sacro collegio dei cardinali ecc., ce n’erano due di parere contrario (…) cocciutamente si opponevano finché a un certo punto il Papa stesso si alzò e dichiarò l’infallibilità ex cathedra. Il castello (F. Kafka) Uno dei princìpi che regolano il lavoro dell’amministrazione è che non si deve mai contemplare la possibilità di uno sbaglio. Cristiani: da martiri a persecutori (M. Firpo) nel sito dei monaci di Fonte Avellana Ancora il Sillabo di Pio IX nel 1864 aveva definito la libertà di coscienza “delirio e libertà di perdizione” (…) I teologi hanno usato la Bibbia per far dire a Dio ciò che le contingenze politiche rendevano opportuno. Dai pogrom antiebraici alle Torri di New York non si contano le schiere di legittimati da qualche autorità. Vino e pane (I. Silone) Non c’è altra salvezza che andare allo sbaraglio (…)Non bisogna essere ossessionati dall’idea di sicurezza, neppure delle sicurezza delle proprie virtù: vita spirituale e vita sicura non stanno assieme. Per salvarsi bisogna rischiare (…) Siamo responsabili anche per gli altri. Tu sei il mondo (Osho) Le conoscenze di oggi saranno inutili domani. Ogni conoscenza, nel momento in cui la acquisisci, è già vecchia. Per cui io non cerco di trasmetterti alcuna conoscenza, ma di creare ricettività (…) capacità di imparare (…) prontezza a rispondere alla vita (…) L’esistenza non si adatta ad alcun concetto, ad alcuna teoria. Se un cristiano viene da me, ci saranno problemi, ci sarà confusione, perché ha già il suo cristianesimo. Mi ascolterà solo attraverso quel filtro e separerà di continuo quello che è in accordo e quello che non lo è. Pensa di essere già arrivato. E cercherà di valutare se io ho ragione o no. Ci sarà confusione. Se non ti sei ancora realizzato, se la tua conoscenza è fittizia e riconosci il fatto che non si tratta di reale conoscenza, ma di informazioni che hai raccolto qui e là, e che di fondo sei ignorante, allora metti da parte le informazioni. Io non ti do una conoscenza specifica. Ti do la capacità di conoscere (…) Tu pensi di sapere un mucchio di cose e non sai nulla (…) Lascia che questa domanda diventi la tua meditazione: che cosa so davvero? (…) E non cercare di barare (…) Se qualcosa è reale, non potrà non creare confusione, perché la realtà è così vasta che contiene contraddizioni. E se qualcosa è molto chiaro, stai attento! Sarà una finzione (…) Solo le cose morte sono chiare (…) Una persona è apertura. Chi può dire cosa sarai domani? (…) Dimentica completamente la chiarezza. La confusione è caotica, certo… fa paura, ma è anche un’avventura, una sfida. Accetta la sfida e vai. Non prestare troppa attenzione alla confusione. Concentrati sulla felicità. Dovunque ci sia felicità, c’è anche dio. Ascoltala, dunque (…) Se ti conduce al caos, va bene. Dalle il benvenuto, perché dovunque ti conduca, ti porterà a dio (…) Continua a eliminare, finché non arriverai a qualcosa che sai e anche se non troverai nulla non preoccuparti (…) Chi potrà confonderti, se non sai nulla? (…) Se non sai, ascolterai e (…) esisteranno la curiosità, uno stimolo a cercare, un richiamo, un’invocazione, un’avventura (…) Maturare significa far propri gli interrogativi che affiorano spontaneamente in noi, perché parte della nostra natura di esseri umani in evoluzione e assumersene la responsabilità (…) A volte per nostra sfortuna, troviamo una risposta che ci acquieta, che lenisce un po’ la nostra ansia, facendo così una ricerca che sarebbe bene non ostacolare, ma vivere fino in fondo. Accettare intimamente, pur muovendosi a tentoni, brancolando in un buio atavico, senza sapere cosa può essere utile e cosa danneggiarci irreparabilmente: rischiare, inciampare, cadere, andare fuori strada sono parte del nostro percorso di vita. Alla base di quel perenne rimuginare, sembra esserci la ricerca della pace, di una quiete in cui potersi finalmente immergere; ecco perché facilmente stanchi, travolti dal perenne turbinare che caratterizza il nostro agire, identifichiamo la quiete con una sorta di rigidità cadaverica, dove nulla più si muove e quella diventa la nostra più segreta aspirazione; (…) dimentichiamo che la quiete reale è l’occhio del ciclone: una cristallizzazione cosciente all’interno di un’assoluta fluidità. Ritratto dell’artista da giovane (J. Joyce)
  • 13. Il cuore di Stephen cominciò lentamente a richiudersi e a languire dalla paura, come un fiore che appassisce (…) Il rettore (…) guardò in modo penetrante a destra e a sinistra (…) con i suoi occhi austeri. Nel silenzio il loro fuoco oscuro accendeva la penombra di un fulvo splendore. Il cuore di Stephen era appassito come un fiore del deserto che sente il simun venire da lontano (…) Vivere, errare, cadere, trionfare, ricreare la vita dalla vita! Un angelo selvaggio gli era apparso (…) La sua anima si abbandonava in un nuovo mondo (…) Un mondo, uno scintillio, o un fiore? Scintillando e tremolando, tremolando e aprendosi, (…) fiore in boccio, si spiegò (…) cremisi (…) a petalo a petalo (…) dilagando in tutti i cieli. Gli parve (…) di vedere (…) una profezia del fine che era nato per servire (…), un simbolo dell’artista (…), un nuovo essere alato (…) La sua anima fuggì in volo. (…) Il corpo (…) era purificato (…), liberato da ogni incertezza e reso raggiante e misto dell’elemento dello spirito (…) Questo era il richiamo della vita alla sua anima, non la sorda voce brutale del mondo di doveri e di disperazioni, non la voce disumana che lo aveva chiamato al pallido servizio dell’altare. Un attimo di volo estatico lo aveva liberato (…). Ora (…) il terrore in cui aveva camminato notte e giorno, l’incertezza che lo aveva circondato, la vergogna che lo aveva avvilito spiritualmente e fisicamente; che cosa erano, se non (…) lini della tomba? (…) Una nuova vita gli cantava nelle vene (…) Dove era l’anima che aveva esitato dinanzi al suo destino, per (…) regnare nella sua dimora di squallore e sotterfugio (…) ? Dove era quel suo io? (…) Aveva udito intorno a sé in continuazione le voci del padre e degli insegnanti, che lo esortavano a essere (…) soprattutto un buon cattolico. (…) Aveva udito un’altra voce esortarlo a essere forte, virile e sano (…) Un’altra voce ancora gli aveva ordinato a essere fedele al suo Paese (…) Una voce mondana gli avrebbe ordinato di risollevare con il suo lavoro la condizione del padre e, intanto, la voce dei ragazzi a scuola lo esortava a essere un buon compagno (…) Queste voci gli suonavano ormai vacue nelle orecchie (…) Era lo strepito di tutte queste voci vacue che lo faceva fermare indeciso nel suo inseguimento di fantasmi (…) Niente del mondo reale lo muoveva o gli parlava, se non udiva in esso un’eco delle sue furibonde urla interiori. (…) L’anima (…) ha una nascita lenta e oscura, più misteriosa della nascita del corpo. Quando nasce (…) le vengono gettate reti per impedirle di fuggire (…) Io cercherò di fuggire a quelle reti (…) Era sfuggito alle sentinelle che avevano fatto la guardia alla sua adolescenza (…) per asservirlo ai loro fini (…) “Questa razza, questo paese e questa vita mi hanno prodotto” disse. “Esprimerò me stesso come sono” (…) Non servirò (…) Cercherò di esprimere me stesso in qualche modo di vita o di arte il più liberamente e il più compiutamente possibile. Da una pagina online È indispensabile liberarsi dei legami che si sono trasformati in buona parte da risorse in ostacoli o impedimenti per valorizzare ciò che apporta benessere e avvicina alla personale realizzazione, per quanto di poco si disponga. Le relazioni più significative con gli altri possono creare limiti nell’espressione di alcune parti di sé: le persone possono aumentare le energie, fornendo sostegno e positività, o possono sottrarle, in un processo di svalutazione e sabotaggio. Spesso alcune persone compaiono in momenti particolari della vita, offrendo la possibilità di un cambiamento (…): l’intuito, se è il riflesso di un’armoniosa connessione interiore, mette nelle giuste condizioni per riconoscere la persona che è entrata, anche solo un frammento di tempo, nella propria vita e le emozioni che essa suscita (per esempio fiducia nell’altro e in sé, amore o appunto paura e disagio, sospetto o dipendenza) sono un sistema interiore da utilizzare per interpretare il significato dell’incontro, purché non si basi il giudizio solo su di esse. Un altro modo di interpretare bene un incontro è osservare gli esiti delle azioni eseguite su consiglio della persona conosciuta o in relazione a lei: incidenti o esiti particolarmente negativi spesso indicano che frequentare quella persona avrà conseguenze deleterie (non indicano solo che essa non sa comprendere il carattere e le esigenze di chi pretende di guidare o coinvolgere o che manca di saggezza o equilibrio, ma spesso anche che inconsciamente si sente di dover allontanarsene e così, sempre a livello non cosciente, si provoca da sé lo sbaglio o la sfortuna, un po’ come quando si cerca di attuare un proprio progetto senza sentirsela o considerarlo davvero necessario e adeguato a sè. A volte è proprio indispensabile allontanarsi in fretta, proprio come è fondamentale frenare le tendenze del proprio modo di essere più esteriore quando tradisce profondamente l’io interiore. Una delle cose peggiori da fare è bloccare o cristallizzare la comunicazione per paura di destabilizzare la relazione o una situazione, perché tacere è mortificarsi e pone il seme di astio e recriminazione e indebolisce e poi perché meccanismi troppo razionali e controllanti contrastano il concetto di spontaneità che è alla base del benessere e di una relazione appagante (…) A volte un comportamento o un rapporto risultano deleteri anche solo perché non hanno una precisa e valida giustificazione, perciò quando non si vede un buon e chiaro motivo per stare in un ambiente che crea anche disagi bisogna allontanarsi e, se nel frattempo si è subito un danno grave, si deve ricordare che ci sono molti modi per informarsi a distanza di sicurezza nel tempo quanto basta per inquadrare l’accaduto, distaccarsene emotivamente, trarne insegnamento e combattere chi è responsabile del male ricevuto e delle sue conseguenze, mentre restando si può rischiare un danno profondo e duraturo e indebolirsi al punto da non poter più reagire in alcun modo: occorre seguire non solo i ragionamenti altrui, ma anche gli sviluppi delle loro vicende per giudicare secondo un metro non personale e così fermare il flusso delle cose anziché seguirlo, ma è importante non tentare di capire ciò che non si riesce a capire, guardare solo ai fatti, alle azioni nel complesso mantenendo sempre una certa distanza, senza voler scandagliare l’animo e le recondite motivazioni di chi dice una cosa e poi ne fa un’altra e si comporta ambiguamente in modo contraddittorio, perché ciò non solo è tempo perso, ma spesso significa cadere e rimanere impigliati in una trappola tesa dagli altri, consapevolmente o meno. Commenti e critiche possono stimolare a rendere più efficaci il punto di vista e le azioni, ma se alla base di queste pressioni c’è una volontà di comando e di prepotenza che non rispetta le esigenze e la natura personali, queste possono trasformarsi in una gabbia mentale: per adeguarsi alle aspettative degli altri si sprecano inutilmente molte energie… Limitazioni potrebbero derivare anche dai modelli proposti dai media, dalle scuole o dalle religioni e allora bisogna essere fermi nel riconoscere che la propria direzione può discostarsi di molto dai percorsi intrapresi dalle altre persone, imparare a gestire le emozioni senza frequentare chi cerca di imporre agli altri la sua ricetta contro i mali del mondo o si presenta come santo o esperto in intimità magari perché professa una fede o ha conseguito una laurea in Psicologia e facoltà affini.
  • 14. Anche quando si tratta di semplici gusti come musica e letture, è necessario darsi il tempo di conoscersi bene, facendo per esempio periodicamente il vuoto di attività e interessi, come condizione perché quelli più adatti a sé emergano in modo naturale. Ritrovare se stessi e vivere su un piano di assoluta autenticità è il modo più diretto per sentirsi ed essere liberi. Libertà significa essere se stessi pienamente in ogni luogo, in ogni momento, è arricchire l’universo con il proprio punto di vista: passare dalla teoria alla pratica significa assumersi la responsabilità di essere liberi in quanto veri, a costo di scontentare qualcuno, di rinunciare a qualcosa e di commettere errori. Avere o essere (E. Fromm) La conoscenza, pertanto, ha inizio con la demolizione delle illusioni, con la de-lusione (Ent-täuschung in tedesco). Conoscere significa penetrare sotto la superficie, allo scopo di giungere alle radici, e pertanto alle cause (…) Conoscere non significa essere in possesso della verità, bensì andare sotto lo strato esterno e tentare, criticamente e attivamente, di avvicinarsi sempre di più alla verità (…) I profeti ebraici esortano il popolo a svegliarsi e a rendersi conto che i suoi idoli sono null’altro che opera delle sue mani, null’altro che illusione. Gesù afferma: “La verità vi farà liberi”, e Maestro Eckhart esprime a più riprese questo concetto di conoscenza (…) Per essi, lo scopo della conoscenza non è la certezza dell’”assoluta verità” (…) L’ignoranza, per colui che conosce, vale quanto la conoscenza, dal momento che entrambe fan parte del processo del conoscere (…) La conoscenza ottimale secondo la modalità dell’essere consiste nel conoscere più profondamente, mentre secondo la modalità dell’avere consiste nell’avere più conoscenza. Il nostro sistema didattico di norma mira a educare la gente ad avere conoscenza a guisa di un possesso (…) Le scuole sono le fabbriche in cui vengono prodotti questi pacchi-conoscenza per tutti (…) da[i] qual[i] gli studenti pescano un po’ qui e un po’ là e, in nome della spontaneità e della libertà, non vengono spronati a concentrarsi su un unico soggetto (…) Sotto il profilo religioso, politico o personale, il concetto di fede può assumere due significati completamente diversi, secondo come è usato, se nel senso dell’avere o in quello dell’essere. Nel quadro della prima modalità, la fede è il possesso di una risposta per la quale manca ogni prova razionale (…) Essa rappresenta il biglietto d’ingresso per unirsi a un vasto gruppo, e solleva chi ne è in possesso del gravoso compito di pensare da solo e di prendere decisioni. Si diventa cioè dei beati possidentes, i felici detentori della vera fede. Secondo la modalità dell’avere, questa conferisce certezza; proclama di fornire una conoscenza definitiva, incrollabile, credibile per il fatto che il potere di coloro che promulgano e difendono la fede sembra anch’esso incrollabile (…) L’idolo può essere lodato quale Signore di misericordia, ma in suo nome può venire commessa qualsiasi crudeltà, esattamente come la fede alienata (…) Qualora l’amore sia vissuto secondo la modalità dell’avere, esso implica limitazione, prigionia, ovvero controllo dell’oggetto che si “ama” (…) Ciò che la gente definisce amore è per lo più un abuso del termine, volto a nascondere la realtà della loro incapacità ad amare. Quanti sono i genitori che amano davvero i propri figli, è un problema tuttora apertissimo. Lloyd de Mause ha fatto rilevare che, durante i due trascorsi millenni della storia occidentale, tante e così sconvolgenti sono le testimonianze di crudeltà nei confronti di bambini, dalla tortura fisica alla psichica, di incuria, di mera possessività e di sadismo, da indurre a credere che i genitori amorevoli siano l’eccezione anziché la regola (…) Non dovremmo considerare la nostra conoscenza come un possesso, grazie al quale sentirci al sicuro e che ci conferisca la coscienza della nostra identità; non dovremmo essere “pieni” della nostra coscienza della nostra conoscenza, né aggrapparci a essa, né bramarla; la conoscenza non dovrebbe assumere la qualità di un dogma che ci rende schiavi (…) La tendenza a crescere secondo la propria natura è comune a tutti gli esseri viventi, ragion per cui opponiamo resistenza a ogni tentativo inteso a impedirci di crescere nei modi prescritti dalla nostra struttura (…) A essere limitata è la libera, spontanea espressione della volontà dell’infante, del bambino, dell’adolescente e infine dell’adulto, la loro sete di conoscenza di verità, il loro desiderio di affetto (…) Le nostre motivazioni, idee e credenze conscie sono un miscuglio di false informazioni, preconcetti, passioni irrazionali, razionalizzazioni, pregiudizi, sul quale galleggiano brandelli di verità dando la sicurezza, per quanto illusoria, che l’intera misura sia reale e vera. L’attività pensante tenta di organizzare questa cloaca di illusioni secondo le leggi della logica e della plausibilità (…)L’esperienza della compartecipazione rende e mantiene vivo il rapporto tra due individui, e costituisce il fondamento di tutti i grandi movimenti religiosi, politici e ideologici. Naturalmente, ciò vale soltanto finché e nella misura in cui gli individui amano e ammirano sinceramente; ma, quando i movimenti religiosi politici si ossificano, quando accade che la burocrazia manipoli i cittadini mediante suggestioni e minacce, ecco che la compartecipazione diviene una delle cose anziché una delle esperienze (…) La Chiesa dovette fin quasi dall’inizio adattarsi a un ordine sociale (all’epoca, il feudalesimo, oggi deve adattarsi al capitalismo) che esigeva, per poter funzionare, l’assoluta obbedienza degli individui alle leggi, che queste facessero (e fanno) o meno i veri interessi di quelli. In che misura le leggi stesse siano oppressive o “liberali” e quali siano i mezzi con cui vengono mandate a effetto, fa scarsa differenza per quanto riguarda la questione fondamentale: la gente deve imparare a temere l’autorità (…)Non è necessario comprovare che la storia dell’Europa è una vicenda di conquista, sfruttamento, uso della forza, soggiogamento (…) Sovente si è giunti sino al genocidio (…) L’intelligenza manipolatoria quale strumento per il raggiungimento di scopi pratici è comune sia agli animali che agli esseri umani (…) In effetti, quanto più vivace e incontrollata è l’intelligenza manipolatoria, tanto più è pericolosa (…) La supremazia dell’attività mentale cerebrale, manipolatoria, va di pari passo con un’atrofia della vita emozionale. Dal momento che questa non viene coltivata né se ne ha bisogno, ma costituisce piuttosto un ostacolo al funzionamento ottimale, essa è rimasta sottosviluppata, non è mai riuscita a raggiungere un livello di maturità superiore a quella infantile (…)Questa forma di attività non alienata è stata definita da Marx come segue: “Supponiamo che l’uomo sia uomo, e che il suo rapporto con il mondo sia umano. In tal caso, l’amore può essere scambiato soltanto con l’amore, la fiducia con la fiducia, eccetera (…) Se si desidera influire su altre persone, bisogna essere una persona capace di esercitare davvero un effetto stimolante e incoraggiante su altri (…) Una donna la cui sofferenza abbia radici nel suo stato di dipendenza dal padre, per quanto si renda conto delle cause profonde della dipendenza stessa non muterà davvero, a meno che non muti la propria pratica di vita, per esempio separandosi dal padre (…) Gran parte di noi non si rendono conto di quanto mortifero sia lo spirito burocratico e fino a che punto pervada di sé tutte le sfere dell’esistenza, anche laddove la cosa non sembri ovvia, come a esempio nei rapporti tra medico e paziente e tra marito e moglie. Il metodo burocratico può essere definito come quello che a) amministra gli esseri umani quasi fossero cose e b) amministra le cose secondo princìpi più quantitativi che qualitativi (…) anziché basarle sulla risposta agli esseri viventi che hanno di fronte (…) Una volta che l’essere umano sia ridotto a numero, i veri burocrati possono giungere a commettere atti di aperta crudeltà (…) ai loro occhi, gli esseri umani quali oggetti di empatia e compassione semplicemente non esistono (…) L’informazione costituisce un elemento cruciale in una effettiva democrazia (…) La maggioranza dei media forniscono informazioni estremamente limitate (…)