Congiuntura I trimestre 2013. Segnali negativi per l’industria manifatturiera della Brianza: il fatturato registra -0,5% e la produzione -0,7% rispetto all’ultimo trimestre 2012 - INIZIO IN SALITA PER GLI IMPRENDITORI DELLA BRIANZA - Primo stop anche per gli ordini esteri: -1,6% rispetto al IV trimestre del 2012. Sul fronte occupazionale il saldo tra entrate e uscite nel mondo del lavoro è in pareggio. L’andamento dei primi tre mesi dell’anno pesano sulle aspettative degli imprenditori, che si fanno più pessimisti per il futuro.
Congiuntura I trimestre 2013. Segnali negativi per l’industria manifatturiera della Brianza: il fatturato registra -0,5% e la produzione -0,7% rispetto all’ultimo trimestre 2012 - INIZIO IN SALITA PER GLI IMPRENDITORI DELLA BRIANZA - Primo stop anche per gli ordini esteri: -1,6% rispetto al IV trimestre del 2012. Sul fronte occupazionale il saldo tra entrate e uscite nel mondo del lavoro è in pareggio. L’andamento dei primi tre mesi dell’anno pesano sulle aspettative degli imprenditori, che si fanno più pessimisti per il futuro.
Relazione al bilancio di previsione 2014 - Città di TorinoGianguido Passoni
Relazione di accompagnamento al bilancio di previsione 2014 della Città di Torino. Documento approvato dall'aula il 30 settembre.
Il bilancio di previsione 2014 della Città di Torino pareggia a 1 miliardo 356 milioni di euro, 27 in meno rispetto al previsionale assestato del 2013. In particolare le entrate tributarie ammontano a 899 milioni di euro, in leggero aumento rispetto al 2013, ampiamente compensate da una riduzione di quelle extratributarie (canoni, concessioni, interessi e fitti attivi, mense e contravvenzioni) che ammontano a 263 milioni di euro.
La spesa per personale continua a ridursi. Nel 2014 rispetto al 2013 questa scende di oltre 5,5 milioni di euro, incidendo sul totale della spesa corrente per il 33,99%. Negli ultimi sei anni, i dipendenti sono diminuiti di 1.419 unità pari a circa il 12%, mentre i dirigenti sono scesi a 123 unità con una riduzione di oltre il 25% e quelli a contratto sono passati dalle 27 unità del 2008 alle 6 attualmente in servizio.
Confermate anche per il 2014 misure destinate ad alleggerire il peso delle imposte sui redditi delle famiglie torinesi. Nel dettaglio, per il pagamento della Tasi sono state previste detrazioni di 110 euro per immobili con rendita catastale fino a 700 euro e di 30 euro per ogni figlio di età inferiore ai 26 anni. Sempre per la tassa sui servizi indivisibili è stato istituito di un fondo di sostegno di un milione e 300mila euro per pensionati e lavoratori dipendenti proprietari esclusivamente di prima casa, che dichiarano un reddito Isee inferiore a 17mila euro. Di una analoga misura nel 2013 hanno beneficiato quasi 10.000 nuclei. Per il pagamento della Tari le agevolazioni prevedono una riduzione del 50% per i redditi sino a 13mila euro, del 35% per quelli da 13mila a 17mila e per i redditi da 17mila a 24mila euro l’importo sarà ridotto del 25%.
Anche nel 2014 - così come già fatto nel 2013 – la Città di Torino ha aderito al decreto sbloccacrediti con l’obiettivo di diminuire il debito verso i fornitori e ridare così ossigeno ad un sistema che sconta una ormai endemica mancanza di liquidità. Risultati apprezzabili anche sul fronte del debito complessivo che diminuisce di altri 112 milioni.
Mentre prosegue l’attività di risanamento, Torino deve tornare a crescere: aumentano, dopo anni di contrazione, le risorse destinate al Piano degli investimenti che passano dai 177 milioni del 2013 ai 201 di quest’anno.
L’Italia è il sesto fornitore ed il terzo cliente di Kiev. L’export italiano ha riguardato mobili, abbigliamento,
calzature e piastrelle. Le importazioni sono state principalmente relative a:prodotti petroliferi e siderurgici,
cuoio, sabbia, ghiaia, grassi animali e vegetali. Quasi il 50% delle imprese italiane attive in Ucraina operano
nel settore della produzione/installazione di macchinari. Le opportunità per le imprese italiane sono nel settore
delle privatizzazioni, in quello della formazione professionale, la diffusione di prodotti tipici italiani e il settore
dell’edilizia.
Sono in vigore: la “Convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale”(in vigore dal 2003) e l’ “Accordo tra
il Governo italiano ed il Governo dell’Ucraina sulla promozione e protezione degli investimenti.”
Congiuntura I trimestre 2013: cresce la produzione delle imprese artigiane manifatturiere della Brianza rispetto al trimestre precedente (+0,5%), -1,1% il fatturato
PRODUZIONE ARTIGIANATO IN AUMENTO: UN TIMIDO SEGNALE CHE ATTENDE CONFERME DAL FUTURO
Il 2013 si apre con fatturato e ordini ancora negativi. Peggiorano le aspettative degli artigiani sull’occupazione per il prossimo trimestre e resta negativo il saldo occupazionale tra entrate e uscite (-0,7%).
E’ l’immigrazione la grande preoccupazione delle famiglie Italiane. Una su due, la ritiene la criticità più rilevante: le notizie che da mesi arrivano dal Canale di Sicilia angosciano in profondità il Paese, per i loro drammatici risvolti umanitari. Sul fronte interno, il 44% degli Italiani nei prossimi 12 mesi si aspetta che vengano approvate le riforme di cui tanto si è discusso: da quella del lavoro a quella della pubblica amministrazione; da quella della giustizia a quella della scuola. Per quanto riguarda il grado di fiducia, il dato resta stabile sui valori dei mesi precedenti: 3,54 punti, contro i 3,53 di agosto e i 3,55 di luglio.
Risale la propensione al risparmio: il 15,5 degli italiani lo aumenterà nei prossimi 12 mesi. A settembre, si era impegnato in questa direzione il 13,1.
Relazione al bilancio di previsione 2014 - Città di TorinoGianguido Passoni
Relazione di accompagnamento al bilancio di previsione 2014 della Città di Torino. Documento approvato dall'aula il 30 settembre.
Il bilancio di previsione 2014 della Città di Torino pareggia a 1 miliardo 356 milioni di euro, 27 in meno rispetto al previsionale assestato del 2013. In particolare le entrate tributarie ammontano a 899 milioni di euro, in leggero aumento rispetto al 2013, ampiamente compensate da una riduzione di quelle extratributarie (canoni, concessioni, interessi e fitti attivi, mense e contravvenzioni) che ammontano a 263 milioni di euro.
La spesa per personale continua a ridursi. Nel 2014 rispetto al 2013 questa scende di oltre 5,5 milioni di euro, incidendo sul totale della spesa corrente per il 33,99%. Negli ultimi sei anni, i dipendenti sono diminuiti di 1.419 unità pari a circa il 12%, mentre i dirigenti sono scesi a 123 unità con una riduzione di oltre il 25% e quelli a contratto sono passati dalle 27 unità del 2008 alle 6 attualmente in servizio.
Confermate anche per il 2014 misure destinate ad alleggerire il peso delle imposte sui redditi delle famiglie torinesi. Nel dettaglio, per il pagamento della Tasi sono state previste detrazioni di 110 euro per immobili con rendita catastale fino a 700 euro e di 30 euro per ogni figlio di età inferiore ai 26 anni. Sempre per la tassa sui servizi indivisibili è stato istituito di un fondo di sostegno di un milione e 300mila euro per pensionati e lavoratori dipendenti proprietari esclusivamente di prima casa, che dichiarano un reddito Isee inferiore a 17mila euro. Di una analoga misura nel 2013 hanno beneficiato quasi 10.000 nuclei. Per il pagamento della Tari le agevolazioni prevedono una riduzione del 50% per i redditi sino a 13mila euro, del 35% per quelli da 13mila a 17mila e per i redditi da 17mila a 24mila euro l’importo sarà ridotto del 25%.
Anche nel 2014 - così come già fatto nel 2013 – la Città di Torino ha aderito al decreto sbloccacrediti con l’obiettivo di diminuire il debito verso i fornitori e ridare così ossigeno ad un sistema che sconta una ormai endemica mancanza di liquidità. Risultati apprezzabili anche sul fronte del debito complessivo che diminuisce di altri 112 milioni.
Mentre prosegue l’attività di risanamento, Torino deve tornare a crescere: aumentano, dopo anni di contrazione, le risorse destinate al Piano degli investimenti che passano dai 177 milioni del 2013 ai 201 di quest’anno.
L’Italia è il sesto fornitore ed il terzo cliente di Kiev. L’export italiano ha riguardato mobili, abbigliamento,
calzature e piastrelle. Le importazioni sono state principalmente relative a:prodotti petroliferi e siderurgici,
cuoio, sabbia, ghiaia, grassi animali e vegetali. Quasi il 50% delle imprese italiane attive in Ucraina operano
nel settore della produzione/installazione di macchinari. Le opportunità per le imprese italiane sono nel settore
delle privatizzazioni, in quello della formazione professionale, la diffusione di prodotti tipici italiani e il settore
dell’edilizia.
Sono in vigore: la “Convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale”(in vigore dal 2003) e l’ “Accordo tra
il Governo italiano ed il Governo dell’Ucraina sulla promozione e protezione degli investimenti.”
Congiuntura I trimestre 2013: cresce la produzione delle imprese artigiane manifatturiere della Brianza rispetto al trimestre precedente (+0,5%), -1,1% il fatturato
PRODUZIONE ARTIGIANATO IN AUMENTO: UN TIMIDO SEGNALE CHE ATTENDE CONFERME DAL FUTURO
Il 2013 si apre con fatturato e ordini ancora negativi. Peggiorano le aspettative degli artigiani sull’occupazione per il prossimo trimestre e resta negativo il saldo occupazionale tra entrate e uscite (-0,7%).
E’ l’immigrazione la grande preoccupazione delle famiglie Italiane. Una su due, la ritiene la criticità più rilevante: le notizie che da mesi arrivano dal Canale di Sicilia angosciano in profondità il Paese, per i loro drammatici risvolti umanitari. Sul fronte interno, il 44% degli Italiani nei prossimi 12 mesi si aspetta che vengano approvate le riforme di cui tanto si è discusso: da quella del lavoro a quella della pubblica amministrazione; da quella della giustizia a quella della scuola. Per quanto riguarda il grado di fiducia, il dato resta stabile sui valori dei mesi precedenti: 3,54 punti, contro i 3,53 di agosto e i 3,55 di luglio.
Risale la propensione al risparmio: il 15,5 degli italiani lo aumenterà nei prossimi 12 mesi. A settembre, si era impegnato in questa direzione il 13,1.
Tempo di riforme
I nuovi dati innalzano intorno al 44 per cento il valore raggiunto in Italia dal tasso disoccupazione giovanile. Oltre al problema della disoccupazione, le difficoltà del mercato giovanile del lavor o sono riscontrabili nella consistente riduzione tra gli occupati di età inferiore ai 35 anni dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
I migranti e la crisi economica
Le tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa e il protrarsi della debolezza del ciclo economico in molti paesi dell’area hanno contribuito a modificare i flussi migratori interni e internazionali sia in termini di numerosità sia nella scelta dei paesi di destinazione. L’allargamento a est dei paesi aderenti all’Unione e il perdurare di elevati tassi di disoccupazione in molte economie della zona euro hanno favorito la dinamica delle migrazioni interne, con una polarizzazione verso la Germania che nel 2013 è divenuto il primo paese di destinazione in Europa e il secondo tra le economie sviluppate dopo gli Stati Uniti.
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
Negli ultimi anni una serie di fenomeni economici e politici hanno portato molti a ritenere che l’ordine economico mondiale disegnato a partire da Bretton Woods sia ormai da rivedere. L’idea è che il concetto stesso di libero scambio, che del vecchio ordine rappresentava uno dei pilastri portanti, sia destinato nel prossimo futuro ad avere un ruolo progressivamente meno centrale nello stimolare la crescita mondiale.
El documento habla sobre el uso de los hologramas en la industria del entretenimiento y cómo se están implementando en smartphones. Los hologramas se usan comúnmente como efectos especiales en presentaciones musicales de cantantes fallecidos. También, ingenieros han creado una pantalla LCD pequeña que proyecta imágenes holográficas en 3D de 90 grados sin necesidad de gafas, lo que permitiría incluir esta tecnología en dispositivos móviles.
In controtendenza rispetto al calo di oltre venti punti percentuali segnato dal totale della
manifattura, la produzione italiana di birra supera oggi di tre punti percentuali i
volumi ante-crisi. Allo stesso modo, le esportazioni italiane di birra sono oggi oltre il
doppio di quelle di sette anni fa. Pur avendo un peso assai limitato sull’economia
nazionale, la performance del comparto brassicolo italiano offre spunti interessanti di
riflessione sulle leve per svilupparsi anche in tempi di crisi: innovazione, investimenti,
domanda interna.
Intervento di Fabrizio Guelpa, Servizio Industry & Banking, Intesa Sanpaolo al Meeting ACEF 2015 - 23/10/2015
VEDI TUTTI GLI INTERVENTI SU http://www.economiaefinanza.org/atti
Negli ultimi due mesi, la fiducia delle imprese italiane è arretrata sui valori di inizio anno, con perdite più marcate nei settori dei servizi. Tuttavia il deprezzamento del cambio dell'euro verso il dollaro porterebbe ad una ripresa delle esportazioni.
“La vera faccia dell’Italia” è un documento di analisi redatto attraverso la raccolta di una serie di
articoli, pubblicati nella sezione Impresa&Territori e nell’inserto Moda24 de Il Sole 24 Ore. Il materiale preso in considerazione ha permesso di rilevare una serie di dati riguardanti la capacità produttiva e competitiva del
tessuto economico italiano, dominato da piccole e medie imprese produttrici ed esportatrici.
Inoltre, attraverso un’indagine sviluppata dall’UE sarà possibile capire quale sia la capacità delle
industrie italiane di contribuire all’aumento dell’occupazione e del Pil nell’Unione.
Monitor Economico - Fiducia delle imprese italiane: al traino dei beni strume...Pio De Gregorio
Il sondaggio Istat di marzo sul clima di fiducia delle imprese italiane ha evidenziato che le aspettative di produzione sono nettamente migliorate fra le imprese produttrici di beni strumentali, a conferma che gli incentivi fiscali stanno dando un forte stimolo alla domanda.
Il turismo internazionale continua a crescere. Congiuntura economica e fattori geopolitici non sembrano in grado di modificarne, nel medio-lungo termine, il trend di sviluppo.
L’Italia ha intercettato il trend positivo ed ha visto crescere gli arrivi in modo significativo (ca. +50% in 15 anni)
Siamo più attrattivi senza riuscire, tuttavia, a generare maggior valore perché la permanenza media continua a scendere, è passata da 4,1 giorni del 2001 a 3,6 giorni del 2015, e con essa la spesa per arrivo passata da oltre 1.000 euro del 2001(a prezzi 2015) a poco meno di 700 del 2015.
Un fenomeno che mette in evidenza una importante criticità del nostro modello di offerta dal momento che nel turismo l’obiettivo non è principalmente quello di attrarre i turisti ma soprattutto quello di trattenerli perché in questo modo crescano le occasioni di spesa e, dunque, le entrate valutarie.
Il turismo internazionale in Italia continua ad essere prevalentemente europeo, oggi pesa per oltre il 70% in leggero calo rispetto a quindici anni fa quando i flussi di origine europea rappresentavano il 74% del totale. Ma negli ultimi anni cresce anche il peso dei Paesi extra-europei.
La presentazione è articolata in tre parti: nella prima sono illustrate le innovazioni introdotte nell’edizione 2013 dell’annuario Istat-Ice, che risulta ora molto più fruibile anche per utenti non specializzati, e i principali dati sull’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano nel 2012; la seconda parte approfondisce l’analisi congiunturale delle esportazioni, con un focus articolato sulla performance e i comportamenti delle imprese esportatrici; infine, sono presentate alcune innovazioni che l’Istat sta introducendo nella diffusione di dati di commercio estero, con particolare riferimento alla possibilità, per le imprese esportatrici, di disporre attraverso il Portale delle imprese realizzato dall’Istituto, di dati dettagliati e tempestivi sulla loro posizione competitiva.
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
A dicembre ha prevalso l’incertezza sui mercati finanziari globali. Un’incertezza alimentata so- prattutto dalla caduta del prezzo del petrolio. La discesa dell’oro nero, iniziata a fine estate, si è intensificata dopo la riunione di novembre dell’Opec nella quale è stato deciso di mante- nere invariati gli attuali livelli di produzione. E così il greggio ha continuato a perdere terreno, salvo qualche breve sosta, fino a toccare i mini- mi a oltre cinque anni. Uno scenario appesantito dalle tensioni in Russia con il rublo che è crolla- to ai minimi storici. Mosca paga principalmente proprio la caduta dei prezzi del petrolio che ha acuito i timori di una recessione nel 2015. Nel frattempo in Europa si attende con rinnovato in- teresse la prossima riunione della Bce (22 gen- naio). Dal 2015 la Bce terrà, infatti, i suoi meeting ogni sei settimane e non più a inizio mese. A gen- naio potrebbero arrivare indicazioni più puntuali sulle nuove possibili misure non convenzionali da attuare per contrastare il rischio deflazione.
Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti . In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità la componente pubblica, ridottasi di oltre un terzo negli ultimi quattro anni.
Sono una minoranza (il 38%) gli Italiani disposti a sacrificarsi per sostenere il rilancio del Paese. I sacrifici più duri da accettare sarebbero quelli relativi al welfare, all’aumento dell’età pensionabile e al peggioramento delle condizioni di lavoro, sia in termini di contratto, che di salario. In generale, viene preferita una riduzione di tasse su imprese e lavoro a fronte di un aumento di quelle su consumi e ricchezza patrimoniale. E anche l’ipotesi dell’Iva al 25% risulta più digeribile, sempre a patto che l’imposizione fiscale sul lavoro e sulle attività produttive venga mitigata. Quanto al grado di fiducia, il suo livello resta stabile: a ottobre si è attestato a 3,45 punti, contro i 3,54 del mese precedente. Sul tema del risparmio, negli ultimi 30 giorni si registra un calo della propensione, con il 14,2% degli Italiani che si dice pronto ad aumentare la quota di risorse messe da parte, contro il 15,5 di settembre.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
In presenza di un contesto economico divenuto estremamente complesso l’Ocse già
prima dello scoppio della crisi dei mutui subprima suggeriva di introdurre
l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Solo dopo il 2007 tuttavia
l’esigenza di dotare le giovani generazioni di un bagaglio utile in campo finanziario ha
spinto molti paesi ad adottare programmi di educazione specifici. A metà 2014 erano
circa 50 i governi che avevano intrapreso programmi di educazione finanziaria o che
avevano in progetto di avviarne
Settore auto: un andamento a più velocità
Il settore automotiv e a livello globale sembra essere tornato su valori di crescita interessanti. I dati sulla produzione di nuovi veicoli evidenziano un incremento del 4% nel 2013 che potrebbe confermarsi anche per il 2014. Gli Stati Uniti nel 2013 sono tornati ai livelli produttivi pre-crisi. Il mercato europeo, pur avendo registrato nei primi nove mesi del 2014 un incremento del 5,8% delle immatricolazioni, rimane 25 punti percentuali sotto il livello del 2007 con ampie differenze tra i paesi. Ponendo pari a 100 le auto immatricolate nel 2007, la Germania nel 2013 ha raggiunto quota 92, il Regno Unito 91, la Spagna 75, la Francia 58; l’Italia si è fermata a 52.
Negli anni più recenti le imprese di maggiore dimensione hanno fortemente accentuato la propensione a detenere riserve di liquidità. Per l’intensità raggiunta questa propensione alla liquidità viene indicata tra i fattori corresponsabili (e non in misura marginale) della sterilizzazione degli stimoli monetari adottati dalle autorità dei principali paesi per favorire una più rapida uscita dalla crisi.
Alla ripresa autunnale lo scenario economico si presenta a due facce.
Quella rassicurante di conferma delle buone dinamiche e prospettive extra-europee.
E quella preoccupante di deterioramento del quadro già debole nell’Eurozona e in Italia.
Il contesto rimane caratterizzato dai cambiamenti su scala globale portati dalla crisi: minore ampliamento
dei commerci internazionali, investimenti frenati dalla perdurante incertezza e condizioni
più selettive del credito bancario1.
Tutti fattori che abbassano il profilo dello sviluppo mondiale.
Le famiglie italiane spenderanno in media 710 € per l’istruzione dei figli, circa 10 € in più rispetto allo scorso anno. E il 5% di queste dovrà ricorrere a un prestito per farvi fronte.
Il risparmio gestito nel corso del 2014 ha continuato ad evidenziare una dinamica di sviluppo molto positiva. Il patrimonio a luglio ha toccato un nuovo massimo pari a 1.480 mld di euro, un valore dell’11% superiore a quello di dicembre 2013. Nei primi sette mesi del 2014 la raccolta netta ha raggiunto i 75,7 miliardi, un valore superiore a quello relativo all'intero 2013 (62 mld di euro) che già costituiva il miglior risultato dal 1999. Nel 2014 sono stati i fondi comuni a trainare la raccolta del risparmio gestito.
Un Mese di Borsa è il magazine di BNP Paribas – BNL che contiene approfondimenti sui mercati, accurate analisi dei sottostanti, interviste esclusive ad economisti.
Il generale rallentamento del credito che si protrae da tempo nell’area euro ha interessato i prestiti ipotecari in misura più contenuta rispetto alle altre tipologie di finanziamenti alle famiglie. A giugno scorso solo in Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro e Lettonia si rileva una contrazione superiore al 3%.
Negli Stati Uniti la ripresa delle quotazioni immobiliari e delle compravendite non ha determinato una sostanziale ripresa dei mutui ipotecari. Ai fattori congiunturali, quali il rialzo dei tassi di interesse e le sfavorevoli condizioni climatiche dello scorso inverno, si aggiungono anche fattori strutturali. Tra questi, di particolare importanza quello demografico: i figli dei baby boomers, i cosiddetti Millennials, hanno allungato i tempi di uscita dalla famiglia di origine e le incertezze legate all’inserimento nel mondo del lavoro e della costanza di reddito frenano i potenziali acquirenti.
In Italia si scorgono segnali di miglioramento del credito ipotecario dal punto di vista sia della domanda sia dell’offerta. Nel primo trimestre le erogazioni per mutui alle famiglie sono aumentate dell’8,4% a/a. Nel confronto con gli anni pre-crisi emerge una crescita dei nuclei indebitati nelle fasce meno a rischio, fattore che, insieme ai provvedimenti per la sospensione del pagamento delle rate per le famiglie più disagiate, ha determinato il contenimento dei prestiti ipotecari deteriorati.
Nei mesi di maggio e di giugno l’attenzione degli investitori è stata catalizzata dalle vicende europee: le elezioni, ma soprattutto le mosse della Banca centrale europea (BCE). Nell’attesa riunione di giugno l’Eurotower è entrata in azione su più fronti: oltre a tagliare i tassi sono state annunciate una serie di misure per contenere il rischio deflazione e dare slancio alla ripresa della zona euro. E un contesto di tassi ai minimi storici ha favorito l’azionario, in particolare il settore bancario.
L’azione della Bce ha inoltre influenzato indirettamente il mercato obbligazionario: i titoli di Stato dei Paesi periferici dell’Eurozona, come Italia e Spagna, hanno aggiornato i minimi storici dei rendimenti offerti. Eurozona a parte, sul fronte geopolitico nel mese di giugno sono tornate ad accendersi le tensioni tra Russia e Ucraina sul prezzo del gas, e quelle in Iraq (secondo produttore di greggio all’interno dell’Opec). I timori legati alla possibile crisi irachena hanno spinto al rialzo le quotazioni del Petrolio.
1. 17
22 maggio
2014
Direttore responsabile:
Giovanni Ajassa
tel. 0647028414
giovanni.ajassa@bnlmail.com
Banca Nazionale del Lavoro
Gruppo BNP Paribas
Via Vittorio Veneto 119
00187 Roma
Autorizzazione del Tribunale
di Roma n. 159/2002
del 9/4/2002
Le opinioni espresse
non impegnano la
responsabilità
della banca.
Nel I trimestre 2014, il Pil italiano è sceso dello 0,1%, penalizzato dalla debolezza
dei consumi. Le esportazioni rallentano, ma mantengono elementi positivi, favorendo
la ripresa della produzione manifatturiera.
La produzione cresce rapidamente nel settore dei mezzi di trasporto, grazie ad un
aumento delle vendite all’estero che ha superato il 10% nel I trimestre 2014. Anche il
comparto dei macchinari beneficia di un’elevata propensione all’export, mentre nel
tessile e nell’alimentare la debolezza dei consumi vanifica la vivacità delle
esportazioni.
Gli ultimi dati mostrano un’economia italiana divisa in due: da un lato, le imprese
che, grazie ad una diffusa presenza sull’estero, riescono a trarre beneficio dalle
esportazioni; dall’altro lato, quell’insieme di imprese, molto più numeroso del
precedente, che, essendo invece focalizzate sul mercato interno, soffrono la
debolezza dei consumi. Il risultato è un paese che stenta ad uscire stabilmente da
una crisi iniziata ormai più di sei anni fa.
La ripresa della produzione per settori
(var. % I 2014/III 2013)
1,5
-6
-4
-2
0
2
4
6
Cokeeprod.petr.raff.
App.elettriche
Tessile
Farmaceutica
Altreind.manif.
Gomma,plast.,min.n.metal.
Macchinari
Alimentare
Manifatturiero
Elettronica
Chimica
Legno,cartaestampa
Mezziditrasporto
Metalli
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
2. 2
22 maggio 2014
L’Italia, un’economia divisa in due
P. Ciocca 06-47028431 – paolo.ciocca@bnlmail.com
Nel I trimestre 2014, il Pil italiano è sceso dello 0,1%, cadendo nuovamente sul
livello minimo degli ultimi quattordici anni, penalizzato dalla debolezza dei
consumi. Le esportazioni, sebbene abbiano rallentato, mantengono elementi
positivi, favorendo la ripresa del comparto manifatturiero, che ha visto la
produzione aumentare dello 0,7%, un tasso di crescita pari ad oltre tre volte
quello medio rilevato tra il 1991 e il 2007.
La ripresa della produzione si sviluppa in maniera differenziata a livello
settoriale. Crescono rapidamente il comparto dei metalli e quello dei mezzi di
trasporto, mentre soffrono quello del coke e prodotti petroliferi e quello delle
apparecchiature elettriche.
Per la ripresa della produzione è divenuto centrale il ruolo delle esportazioni.
L’attività nel settore dei mezzi di trasporto trae forza da un aumento delle vendite
all’estero, che nel I trimestre 2014 ha superato il 10%. Anche il comparto dei
macchinari beneficia di un’elevata propensione all’export, con le vendite
aumentate di oltre il 4%. Nel tessile e nell’alimentare la debolezza dei consumi
vanifica, invece, la vivacità delle esportazioni, rendendo incerto l’andamento
della produzione. Nel settore dei metalli la flessione delle vendite all’estero non è
rappresentativa di una perdita di competitività delle produzioni, quanto il
risultato del brusco calo delle esportazioni di metalli preziosi. Al netto di questa
componente il settore sperimenta, infatti, un positivo andamento delle vendite,
che aiuta a comprendere il robusto aumento dell’attività produttiva.
Gli ultimi dati mostrano, dunque, un’economia italiana divisa in due: da un lato,
le imprese che, grazie ad una diffusa presenza sull’estero, riescono a trarre
beneficio dalle esportazioni; dall’altro lato, quell’insieme di imprese, molto più
numeroso del precedente, che, essendo, invece, focalizzate sul mercato interno,
soffrono la debolezza dei consumi. Il risultato è un paese che stenta ad uscire
stabilmente da una crisi iniziata ormai più di sei anni fa.
Mentre torna a scendere il Pil, sembra essere iniziato il recupero del
manifatturiero
Nel I trimestre di quest’anno, l’economia italiana ha registrato una nuova flessione,
cancellando interamente quanto era stato recuperato negli ultimi tre mesi del 2013. Il
Pil è sceso dello 0,1%, cadendo 9 punti percentuali al di sotto del livello della prima
parte del 2008 e nuovamente sul minimo degli ultimi quattordici anni. Per capire meglio
quanto sta accadendo occorre, però, attendere la pubblicazione dei dati sulle
componenti della crescita. Le informazioni fino ad ora disponibili suggeriscono che in
questi primi mesi del 2014 potrebbe essersi ripetuto quanto aveva caratterizzato
l’ultimo trimestre del 2013: una crescita moderata delle esportazioni, accompagnata da
un graduale recupero degli investimenti, a fronte di un’ulteriore flessione dei consumi
delle famiglie.
Tra gennaio e marzo, le esportazioni in valore sono, infatti, aumentate dello 0,3%
rispetto ai tre mesi precedenti e dell’1,5% nel confronto con lo stesso periodo del 2013.
Una dinamica penalizzata anche da fattori straordinari, come la brusca flessione delle
vendite di metalli preziosi. Al netto di questa componente, la crescita annuale nei primi
due mesi dell’anno raddoppia, passando da circa l’1,5% a quasi il 3%. Le vendite al
3. 3
22 maggio 2014
dettaglio hanno, invece, continuato a ridursi, scendendo dell’1% su base annuale, con
una flessione che ha interessato anche la spesa per generi alimentari.
L’economia italiana soffre la debolezza della spesa delle famiglie, mentre la domanda
estera, sebbene abbia rallentato divenendo sempre più variegata, mantiene alcuni
elementi positivi. Tutto ciò si manifesta con chiarezza nei risultati a livello settoriale. Il
comparto manifatturiero, che riesce a trarre maggiore beneficio dalla domanda estera,
ha iniziato una fase di positivo recupero. Il deludente aumento della produzione
industriale nel I trimestre 2014 (+0,1%) è, infatti, il risultato di una crescita dello 0,7%
nel comparto manifatturiero, a fronte di una flessione del 3% nelle attività estrattive e
del 4,6% in quello della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria. I servizi, più
legati alla spesa delle famiglie, mostrano, invece, maggiori difficoltà nel recuperare
quanto perso in precedenza.
L’economia italiana appare, dunque, divisa in due: da un lato, le imprese che, grazie ad
una diffusa presenza sull’estero, riescono a trarre beneficio dalle esportazioni; dall’altro
lato, quell’insieme di imprese, molto più numeroso del precedente, che, essendo,
invece, focalizzate sul mercato interno, soffrono la debolezza dei consumi. Basti
pensare che su oltre 4 milioni di imprese operanti in Italia sono poco più di 200mila
quelle che esportano parte dei propri prodotti o servizi. Il risultato è un paese che
stenta ad uscire stabilmente da una crisi iniziata ormai più di sei anni fa.
Manifatturiero, una ripresa da non sottovalutare
Per valutare correttamente quanto sta accadendo nel comparto manifatturiero appare
prima di tutto opportuno collocare la dinamica degli ultimi mesi in un orizzonte
temporale di lungo periodo. Una crescita trimestrale dello 0,7%, come quella registrata
sia nel I trimestre 2014 sia negli ultimi tre mesi del 2013, risulta essere pari ad oltre tre
volte quella media rilevata tra il 1991 e il 2007. Si tratta, dunque, di un tasso di sviluppo
da non sottovalutare, tenuto conto anche di quanto accaduto negli ultimi sei anni, con
un comparto manifatturiero che ha visto ridursi drasticamente gli investimenti, e con
essi le proprie potenzialità produttive. Basti ricordare che nel 2012 e nel 2013 il valore
del capitale netto investito in macchinari e mezzi di trasporto si è ridotto, segnalando
come i nuovi investimenti non siano stati sufficienti neanche a sostituire il capitale
dismesso perché divenuto obsoleto o inutilizzabile.
La produzione manifatturiera in Italia
(var. % t/t)
La ripresa della produzione per settori
(var. % I 2014/III 2013)
0,7
-12
-10
-8
-6
-4
-2
0
2
4
6
I1991
II1992
III1993
IV1994
I1996
II1997
III1998
IV1999
I2001
II2002
III2003
IV2004
I2006
II2007
III2008
IV2009
I2011
II2012
III2013
var. % t/t media 1991-2007
crescita t/t
media 1990-
2007:
+0,2%
1,5
-6
-4
-2
0
2
4
6
Cokeeprod.petr.raff.
App.elettriche
Tessile
Farmaceutica
Altreind.manif.
Gomma,plast.,min.n.metal.
Macchinari
Alimentare
Manifatturiero
Elettronica
Chimica
Legno,cartaestampa
Mezziditrasporto
Metalli
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
4. 4
22 maggio 2014
La ripresa dell’attività manifatturiera dura da due trimestri. In sei mesi la produzione è
aumentata dell’1,5%. A livello settoriale, il recupero appare distribuito in maniera
alquanto eterogenea. Tra i 13 comparti che compongono il manifatturiero 8 risultano in
crescita, con intensità differente, e 5 in calo.
Tra i settori in ripresa, quelli che manifestano la maggiore solidità della crescita sono i
metalli, i mezzi di trasporto e la chimica. Nel comparto dei metalli la produzione è in
aumento da un anno, con un recupero di oltre il 7%, che ha portato a meno di 30 punti
percentuali la distanza dai livelli produttivi dell’inizio del 2008. Da un anno risulta in
ripresa anche la produzione nel comparto della chimica, con un incremento prossimo ai
3 punti percentuali, non distante da quello conseguito negli ultimi sei mesi dai mezzi di
trasporto.
Una condizione di particolare criticità permane, invece, nel comparto del coke e
prodotti petroliferi raffinati, che continua a sperimentare una flessione della produzione
che, salvo qualche breve interruzione, va avanti ininterrottamente dall’inizio della crisi.
Nel solo I trimestre 2014 il calo ha superato il 4%, portando ad oltre un terzo la perdita
nel confronto con la prima parte del 2008. Situazione particolare anche per le
apparecchiature elettriche, tra i comparti che maggiormente avevano sofferto durante
la prima parte della recessione. Il 2014 si è aperto con una flessione che ha superato i
6 punti percentuali, erodendo interamente quanto era stato recuperato nei mesi
precedenti. In questo caso, la perdita complessiva rispetto al periodo precedente la
crisi si avvicina al 40%.
Una situazione altalenante caratterizza, invece, il settore dei prodotti tessili e
abbigliamento e quello dei prodotti alimentari e bevande, con un alternarsi di trimestri
in crescita e trimestri in flessione, che rende difficile individuare un trend di stabile
ripresa.
Una considerazione a parte merita il settore dei prodotti farmaceutici, l’unico che
continua ad attraversare tutte le fasi della crisi con relativa tranquillità. Nonostante negli
ultimi sei mesi sia stato registrato un moderato calo, il settore rimane l’unico con un
livello produttivo superiore a quello dell’inizio del 2008.
Manifatturiero: un confronto con le altre economie dell’area euro
Nelle quattro principali economie dell’area euro la ripresa dell’attività manifatturiera si
sta sviluppando in maniera differente sia per quanto riguarda l’intensità della fase di
espansione sia per quanto concerne la distribuzione settoriale della crescita.
In Germania, l’attività del comparto manifatturiero è tornata a crescere all’inizio dello
scorso anno. Dopo cinque trimestri, sono stati recuperati complessivamente 4,5 punti
percentuali di produzione. La ripresa appare distribuita tra quasi tutti i settori. Dei 16
comparti che compongono il manifatturiero nelle statistiche europee, nell’ultimo anno
l’attività è scesa solo nell’alimentare, nella carta e stampa e nel coke e prodotti
petroliferi. Al contrario, la produzione è aumentata di oltre il 10% nei mezzi di trasporto
e nel comparto dei prodotti in pelle, e di circa l’8% in quello della gomma e materie
plastiche e in quello dei minerali non metalliferi. In Germania, sono diversi i settori che
hanno raggiunto livelli produttivi ampiamente superiori a quelli della prima parte del
2008, con incrementi maggiori del 10% nei mezzi di trasporto e nella farmaceutica.
Unica criticità, nel comparto del tessile e abbigliamento, con livelli di attività oltre 20
punti percentuali più bassi di quelli precedenti la crisi.
Andamento simile a quello tedesco in Spagna: la ripresa è iniziata sempre nella prima
parte del 2013, ma sta risultando leggermente meno robusta di quella tedesca, con un
recupero che ha, comunque, superato i 3 punti percentuali. La ripresa si concentra nel
settore dell’elettronica (+9,2%), in quello dei mezzi di trasporto (+8,7%), ma anche in
5. 5
22 maggio 2014
quello della gomma e plastica e in quello dei prodotti in pelle. Il farmaceutico è l’unico
ad aver raggiunto livelli produttivi più alti di quelli registrati all’inizio del 2008, mentre
nel comparto dei minerali non metalliferi, molto legato all’andamento delle costruzioni,
sono stati persi circa 60 punti percentuali di produzione. Situazioni di particolare
criticità si registrano anche nel settore dei prodotti in legno, in quello dell’elettronica, in
quello delle apparecchiature elettriche e in quello del tessile e abbigliamento, con
flessioni in alcuni casi superiori al 40%.
La produzione manifatturiera in
Germania per settori
(var. % I 2014/IV 2012)
La produzione manifatturiera in Spagna
per settori
(var. % I 2014/IV 2012)
4,5
-2
0
2
4
6
8
10
12
Cartaestampa
Cokeeprod.petr.raf.
Alimentare,bev.etab.
Macchinari
Chimica
App.elettrici
Altreind.manifat.
Legno
Manifatturiero
Tessileeabbigl.
Metalli
Elettronica
Farmaceutica
Gommaemat.plast.
Min.nonmetalliferi
Mezziditrasporto
Pellieprod.inpelle
3,1
-4
-2
0
2
4
6
8
10
Cartaestampa
Altreind.manifat.
Cokeeprod.petr.raf.
App.elettrici
Min.nonmetalliferi
Tessileeabbigl.
Macchinari
Legno
Alimentare,bev.etab.
Manifatturiero
Chimica
Metalli
Farmaceutica
Gommaemat.plast.
Pellieprod.inpelle
Mezziditrasporto
Elettronica
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati
Eurostat
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati
Eurostat
La produzione manifatturiera in Francia
per settori
(var. % I 2014/I 2013)
La produzione manifatturiera nei
principali paesi dell’area euro
(I trim. 2008=100)
1,8
-8
-6
-4
-2
0
2
4
6
8
10
Pellieprod.inpelle
Cokeeprod.petr.raf.
App.elettrici
Cartaestampa
Legnoeprodottiinlegno
Tessileeabbigl.
Farmaceutica
Alimentare,bev.etab.
Elettronica
Manifatturiero
Macchinari
Metalli
Gommaemat.plast.
Altreind.manifat.
Min.nonmetalliferi
Chimica
Mezziditrasporto
75,4
76,4
69,3
71,5
83,6
83,9
95,2
99,5
65
70
75
80
85
90
95
100
105
I2008
II2008
III2008
IV2008
I2009
II2009
III2009
IV2009
I2010
II2010
III2010
IV2010
I2011
II2011
III2011
IV2011
I2012
II2012
III2012
IV2012
I2013
II2013
III2013
IV2013
I2014
Italia Spagna Francia Germania
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati
Eurostat
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati
Eurostat
In una posizione intermedia appare la situazione in Francia: la ripresa, sebbene con
alcune incertezze, prosegue da quattro trimestri con un recupero che si avvicina ai 2
punti percentuali, risultando meno intensa di quella tedesca e di quella spagnola ma
leggermente più solida di quella italiana. Nell’ultimo anno, l’aumento della produzione è
apparso sostenuto nel settore dei mezzi di trasporto, in quello della chimica e in quello
dei minerali non metalliferi. Brusche flessioni hanno invece interessato l’attività nel
comparto del coke e prodotti petroliferi, in quello degli apparecchi elettrici e in quello
dei prodotti in pelle. In Francia, l’unico settore ad essere tornato sui livelli precedenti la
6. 6
22 maggio 2014
crisi è quello della chimica, mentre una situazione di particolare criticità rimane nel
comparto del tessile e abbigliamento, con oltre 35 punti percentuali persi.
L’andamento degli ultimi trimestri influenza il recupero di ciascun paese rispetto ai livelli
produttivi raggiunti prima della crisi. Mentre la Germania ha interamente recuperato
quanto perso in precedenza, il ritardo della Francia rimane prossimo ai 20 punti
percentuali, quello dell’Italia si avvicina ad un quarto, quello della Spagna è prossimo al
30%.
L’export dietro l’aumento della produzione manifatturiera in Italia
Come accennato in precedenza, la ripresa dell’attività produttiva nel comparto
manifatturiero italiano trae forza da una domanda estera che, sebbene mostri diversi
elementi di incertezza, rimane più vivace di quella interna. Tra i diversi fattori che
influenzano i risultati in termini di produzione assume, dunque, una certa rilevanza la
propensione all’export, misurata dal rapporto tra il valore delle vendite all’estero e
quello della produzione, che nel complesso del comparto manifatturiero risulta
prossimo al 40%. Per capire, dunque, bene cosa sta accadendo, è utile incrociare i dati
sulle esportazioni, per settore e per paese, con quelli sulla produzione.
La propensione all’export nei settori del
manifatturiero in Italia
(valore delle esportazioni/valore della produzione;
anno 2012)
Le esportazioni italiane di prodotti
tessili e abbigliamento per paese
(var. % I 2014/I 2013)
15
20
30
33 33 34
39
41 43 44
47
54
64 65
0
10
20
30
40
50
60
70
Legno,cartae
stampa
Alimentare
Gomma,plast.,
min.n.metal.
Metalli
Cokeeprod.
petr.raff.
Altreind.
manif.
Manifatturiero
Chimica
Elettronica
Tessile
App.elettriche
Mezzidi
trasporto
Macchinari
Farmaceutica
4,6
-15 -10 -5 0 5 10 15
Russia
Giappone
Turchia
Francia
Extra Ue 28
Totale
Spagna
Germania
Ue 28
OPEC
Regno Unito
Stati Uniti
Cina
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Una chiara rappresentazione del contrasto tra una domanda estera in crescita e una
interna in flessione emerge guardando quanto si registra nel settore del tessile e
abbigliamento. Nel I trimestre di quest’anno, le esportazioni sono aumentate su base
annuale di quasi il 5%, dopo essere cresciute di più del 4% nel 2013. A trainare le
vendite di prodotti italiani è soprattutto la robusta domanda proveniente dagli Stati Uniti
(+11,2%), dal Regno Unito (+10,7%) e dalla Germania (+5,9%). Sensibile l’incremento
registrato in Cina (+11,7%), dopo il +13,1% dello scorso anno. Quest’ultimo paese
assorbe circa il 3% del totale delle esportazioni del settore, con vendite che si
concentrano nel comparto dell’abbigliamento e in quello degli accessori in pelle. Una
brusca flessione ha, invece, interessato le vendite in Russia (-11,3%), paese che nel
2013 era arrivato a coprire il 5% del totale con un peso rilevante nelle calzature.
Totalmente differente la storia che il settore vive sul fronte interno: in solo due anni i
consumi pro-capite di vestiario e calzature sono scesi di oltre 12%, la flessione più
ampia dopo quella del comparto comunicazioni. Nonostante il settore del tessile e
7. 7
22 maggio 2014
abbigliamento presenti una propensione all’export elevata, con un’incidenza del valore
delle vendite all’estero sul totale della produzione prossima al 45%, il positivo
andamento delle esportazioni non è sufficiente a compensare la brusca caduta dei
consumi, con effetti sulla produzione, che stenta a recuperare stabilmente quanto
perso in precedenza.
Situazione simile caratterizza il settore dei prodotti alimentari e bevande, che continua
a vedere uno sviluppo incerto dell’attività produttiva, come risultato di una domanda
interna in calo a fronte di esportazioni in crescita. Nonostante venga considerato un
comparto non influenzato dalle oscillazioni del ciclo economico, la severità della crisi
ha, infatti, portato le famiglie italiane a ridurre anche la spesa alimentare, con un calo
che, considerando i valori pro-capite, ha superato l’1,5% nel complesso degli ultimi due
anni. Al contrario, le esportazioni sono cresciute di oltre il 2% nel I trimestre 2014, dopo
un aumento di più del 5% nel 2013. Le esportazioni continuano ad essere trainate dalle
vendite di vino che, dopo essere cresciute di oltre il 7% nel 2013, sono aumentate del
4% nella prima parte di quest’anno, divenendo il primo prodotto per valore delle vendite
e assorbendo quasi un quinto del totale delle esportazioni di alimentari e bevande. Una
crescita di rilievo ha interessato anche le eportazioni di prodotti lattiero-caseari e di
frutta e ortaggi. A livello di paese, le vendite italiane crescono rapidamente nel Regno
Unito, in Russia e negli Stati Uniti, con le bevande a fare da traino in tutti questi paesi.
Meno favorevole appare, invece, l’andamento delle vendite nelle principali economie
dell’area euro, con quelle in Spagna che risultano in flessione dallo scorso anno.
Le esportazioni italiane di prodotti in
metallo
(var. % gen.-feb. 2014/gen.-feb. 2013)
Le esportazioni italiane di mezzi di
trasporto
(var. % I 2014/I 2013)
-55,2
-6,7
3,6
-80 -60 -40 -20 0 20
Metalli preziosi e relativi semilavorati
Armi e munizioni
Prodotti della fusione della ghisa e dell'acciaio
Cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo
Totale
Tubi, condotti, profilati cavi e accessori in acciaio
Totale ex metalli
Articoli di coltelleria, utensili e oggetti di ferramenta
Elementi da costruzione in metallo
Prodotti della siderurgia
10,3
-40 -20 0 20 40 60 80 100 120
Russia
Turchia
Germania
Francia
Extra Ue 28
Totale
Ue 28
Regno Unito
Stati Uniti
Spagna
Cina
Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat Fonte: elaborazione Servizio Studi BNL su dati Istat
Nel settore dei mezzi di trasporto si evidenzia, invece, con chiarezza una certa
coincidenza tra andamento delle esportazioni e dinamica della produzione, grazie ad
una propensione all’export che supera ampiamente il 50%. Nel I trimestre 2014, le
esportazioni sono aumentate di oltre il 10%, con il comparto degli autoveicoli che
sperimenta una crescita ancora più sostenuta (+17,3%). Le quantità prodotte, come
visto in precedenza, sono in crescita da due trimestri, con un incremento complessivo
superiore al 3%. Le vendite di mezzi di trasporto italiani sono aumentate di quasi il 20%
nel Regno Unito e negli Stati Uniti e del 33% in Spagna. Si è assistito, inoltre, ad un
raddoppio delle esportazioni in Cina, con le vendite di autoveicoli triplicate. Una
flessione ha, invece, interessato le esportazioni in Turchia (-7%), ma soprattutto quelle
in Russia (-25%). Le vendite in Francia e in Germania, sebbene in crescita, appaiono
8. 8
22 maggio 2014
frenate dal comparto degli autoveicoli, mentre gli altri segmenti, come quello degli
accessori, risultano in crescita.
Anche nel settore dei macchinari la dinamica della produzione appare strettamente
legata a quella delle esportazioni, data una propensione all’export particolarmente
elevata. In questo settore, il valore delle vendite all’estero copre circa il 65% di quello
della produzione, risultando insieme al farmaceutico il comparto con il valore più
elevato nel manifatturiero italiano. Le esportazioni di macchinari sono cresciute del
4,5% nel I trimestre di quest’anno, favorendo un aumento delle quantità prodotte
superiore all’1%. A livello di singolo paese emergono andamenti differenziati: le vendite
crescono poco o ristagnano in Francia e Germania, paesi che assorbono circa un
quarto del totale, aumentano rapidamente negli Stati Uniti, in Spagna e anche in Cina,
mentre crollano nei paesi OPEC e in Russia.
Una storia apparentemente diversa emerge, invece, nel settore dei metalli, che vede il
valore delle esportazioni scendere, mentre le quantità prodotte aumentano, spiegando
la gran parte della ripresa dell’attività manifatturiera. Le esportazioni di metalli, dopo
essersi ridotte di oltre il 10% nel 2013, sono risultate in flessione di più del 6% anche
nel primo trimestre di quest’anno. Sul dato complessivo del settore pesa, però, l’ampia
caduta delle vendite all’estero di metalli preziosi, scese di oltre il 50% nei primi due
mesi dell’anno dopo essersi contratte di quasi il 40% nel 2013. Valutando l’andamento
delle esportazioni di metalli preziosi occorre ricordare come queste fossere aumentate
in maniera significativa, e in parte anomala, negli anni passati. Nel 2007, le
esportazioni di metalli preziosi erano pari a poco più di 1,3 miliardi di euro. Nel 2012, si
erano avvicinate ai 9 miliardi, quasi sette volte il valore di cinque anni prima, una
crescita solo in parte giustificata dall’aumento dei prezzi. I metalli preziosi hanno, però,
un peso marginale nella produzione complessiva del settore. Nel confrontare
l’andamento delle esportazioni con quello della produzione, appare, quindi, più corretto
guardare le esportazioni del settore al netto di questa componente. Nei primi due mesi
dell’anno, escludendo i metalli preziosi, si passa da una flessione delle esportazioni di
metalli del 6,7% ad una crescita del 3,6%. In questo modo, l’andamento della
produzione torna a mostrare uno stretto legame con quello delle esportazioni,
confermando come solo quei comparti in grado di sfruttare i segnali positivi provenienti
dall’estero, senza essere troppo penalizzati dalla debolezza dei consumi, stiano
sperimentando un graduale, ma costante, recupero dell’attività produttiva.
9. 9
22 maggio 2014
Un cruscotto della congiuntura: alcuni indicatori
Indice Itraxx Eu Financial Indice Vix
0
50
100
150
200
250
300
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400
gen-11
mar-11
mag-11
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mag-12
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0
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20
30
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gen-12
mar-12
mag-12
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set-12
nov-12
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mar-13
mag-13
lug-13
set-13
nov-13
gen-14
mar-14
mag-14
Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters
I premi al rischio salgono oltre quota 80. L’indice Vix nell’ultima settimana scende
sotto quota 12.
Cambio euro/dollaro e quotazioni Brent
(Usd per barile)
Prezzo dell’oro
(Usd l’oncia)
1,15
1,2
1,25
1,3
1,35
1,4
1,45
1,5
90
95
100
105
110
115
120
125
130
gen-11 lug-11 gen-12 lug-12 gen-13 lug-13 gen-14
Brent scala sin.(in Usd) Cambio euro/dollaro sc.ds. 1.200
1.300
1.400
1.500
1.600
1.700
1.800
1.900
2.000
gen-11
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set-13
nov-13
gen-14
mar-14
mag-14
Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters
Il tasso di cambio €/$ a 1,37. Il petrolio di qualità
Brent quota $112 al barile.
Il prezzo dell’oro sotto i 1.300 dollari l’oncia.
10. 10
22 maggio 2014
Borsa italiana: indice Ftse Mib Tassi dei benchmark decennali:
differenziale con la Germania
(punti base)
12.000
14.000
16.000
18.000
20.000
22.000
24.000
gen-11 lug-11 gen-12 lug-12 gen-13 lug-13 gen-14
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400
600
800
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1.200
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gen-11
apr-11
lug-11
ott-11
gen-12
apr-12
lug-12
ott-12
gen-13
apr-13
lug-13
ott-13
gen-14
apr-14
Italia Spagna Irlanda Portogallo
Fonte: Thomson Reuters Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati
Thomson Reuters
Il Ftse Mib nell’ultima settimana passa da
21.184 a 20.597.
I differenziali con il Bund sono pari a 245 pb
per il Portogallo, 140 pb per l’Irlanda, 163 pb
per la Spagna e 191 pb per l’Italia.
Indice Baltic Dry Euribor 3 mesi
(val. %)
0
2.000
4.000
6.000
8.000
10.000
12.000
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set-07
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mar-12
set-12
mar-13
set-13
mar-14
Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters
L’indice Baltic Dry nell’ultima settimana torna
sotto quota 1.000.
L’euribor 3m si muove intorno a 0,32%.
Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNL-
Gruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP
Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in
questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato
divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere
considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come
un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari.