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E-commerce
e retail
I FORUM
DI LARGO CONSUMO
EstrattodaLargoConsumon.6/2014
La divisione tra canale fisico e digitale è sempre più un fatto operativo,
non strategico. Per molti retailer il focus sul sell out prevale
su resistenze organizzative o culturali.
© Editoriale Largo Consumo srl
OMNICANALITÀ
l business italiano del commercio elettronico sta assu-
mendo una sua conformazione, in cui i player più strut-
turati stanno crescendo come o più del mercato stesso.
Forse è improprio parlare di processo di concentrazione
in atto, tuttavia è vero che è finita l’epoca dell’e-commerce
“fai da te”, ma servono investimenti industriali. Inoltre, pla-
yer di grandi dimensioni non stentano a entrare anche in nic-
chie di mercato, così come altri – nati per esempio nell’am-
bito non food – cominciano a trattare anche l’alimentare. A
dispetto tuttavia dell’immaginario che vede nel pacco conse-
gnato la metafora dell’e-commerce, il mercato vede la mag-
gioranza delle attività nei servizi (ticketing, turismo, assicu-
razioni, gaming, ecc.) rispetto a quello della rivendita di be-
ni. La gestione della dimensione fisica dei prodotti pone na-
turalmente una sfida più complessa. Si pensi, per esempio, al
tema della disponibilità dei prodotti a magazzino, la convi-
venza tra canali fisico e virtuale, la gestione dei resi e della
logistica di ritorno, la moltiplicazione degli imballaggi, o il
giusto mix tra consegne a domicilio e picking point o locker,
solo per citare alcuni esempi.
Con l’obiettivo di promuovere quindi una riflessione più
I
completa possibile attorno al punto di vista dei retailer circa la
rivendita di beni on line, Largo Consumo, in collaborazione
con Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italia-
no aderente ad Assinform e a Confindustria Digitale, ha pro-
mosso la tavola rotonda a porte chiuse sul tema: “E-commer-
ce e retail: è l’ora del commercio omnicanale”, moderata dal
nostro giornalista Armando Garosci, di cui in queste pagine
vi diamo conto. Vi invitiamo inoltre a guardare la sintesi video
di tutti gli interventi sul nostro canale www.youtube.com/lar-
goconsumo.
NETCOMM: INDIVIDUARE I TOUCHPOINT EFFICACI
Netcomm monitora e supporta lo sviluppo del business del-
le 200 imprese italiane associate nell’ambito del commercio
elettronico: per esempio, attraverso strumenti come Sigillo, il
marchio riservato ai soci del Consorzio, creato per dare a chi
compra online sicurezza, chiarezza e trasparenza. «Pur essen-
do partiti in ritardo, siamo il Paese più avanzato – ha esordito
Roberto Liscia, presidente Netcomm – nello sviluppo del Si-
gillo, che oltretutto sta fornendo agli associati risultati di con-
version rate molto interessanti».
Liscia ha fornito alcuni dati utili a definire il fenomeno del-
l’e-commerce. «Ormai un miliardo di persone al mondo ac-
quista on line: il mercato è diventato planetario. Anche in Ita-
lia la crescita degli utenti Internet è più veloce di quella del-
l’offerta. In un anno e mezzo la percentuale degli e-shopper
sul totale degli internauti è passata dal 29 al 50% e il grado di
soddisfazione del canale da parte dei compratori è arrivato al
90% di utenti che danno un voto superiore al 7 alla loro espe-
riernza di acquisto. Non a caso, nel 2013 le vendite on line so-
no aumentate del 18% e un po’ tutti i settori stanno benefi-
DISTRIBUZIONE
E-commerce e retail
OMNICANALITÀ
La divisione tra canale fisico e digitale è sempre più un fatto operativo, non strategico.
Per molti retailer il focus sul sell out prevale su resistenze organizzative o culturali.
di Leonardo Rastelli e Armando Garosci
IFORUM
DILARGO
CONSUM
O
Approfondimenti: http://tinyurl.com/CommercioElettronico
40 LARGO CONSUMO n. 6/2014
Guarda la sintesi video degli interventi dei partecipanti alla
tavola rotonda su: www.youtube.com/largoconsumo
Largo Consumo organizza delle Tavole Rotonde non aperte al pubblico
(a porte chiuse) i cui partecipanti, su invito, sono chiamati a confrontar-
si su temi di carattere organizzativo o gestionale riguardanti il mercato
dei beni di consumo food e non food nei suoi aspetti progettuali, indu-
striali, distributivi. I resoconti ragionati di tali Tavole Rotonde sono pub-
blicati in questa serie di articoli denominata I Forum di Largo Consumo.
Roberto Liscia, presidente Netcomm, durante il suo intervento di apertura.
Scaricato da
www.largoconsumo.info
ciando di questo trend». L’avvento del digitale sta trasforman-
do il customer journey: l’aumento dei touchpoint ha facilitato
e reso più consapevole il percorso d’acquisto. Le imprese de-
vono approcciare un consumatore omnichannel sempre più in-
formato, che spende molto di più rispetto agli acquirenti mo-
nocanali. «Come emerge da una ricerca che abbiamo condot-
to con eBay, le aziende – ha concluso Liscia – devono indivi-
duare i 4-5 touchpoint più significativi che contano per il loro
modello di business e investire di conseguenza».
DECATHLON“ROTTAMA”L’E-COMMERCECLASSICO
Decathlon ha superato il concetto tradizionale di e-com-
merce sposando una visione omnichannel. D’altronde, an-
che il cliente del retailer francese è già omnicanale, spende
in media il triplo rispetto al consumatore tradizionale e ha
una frequenza di visita maggiore. «Siamo partiti – ha spie-
gato Luca Boldrin, direttore e-commerce – con due busi-
ness unit diverse e l’e-commerce nel ruolo di “fratello mi-
nore”. Procedendo per gradi, siamo arrivati a una completa
fusione delle due aree, tanto che oggi esiste una sola dire-
zione commerciale, dove anche i ruoli e le responsabilità so-
no stati rivisti. Il passo fondamentale era fare arrivare dalla
struttura centrale un segnale chiaro ai collaboratori sui pun-
ti di vendita, per trasferirgli nel modo corretto il nuovo pro-
getto e la strategia che lo supporta: la loro giovane età me-
dia ci ha aiutato non poco».
Ovviamente i social network vedono crescere la loro impor-
tanza. In effetti, per Decathlon, che è anche produttore, i com-
menti e le recensioni ai prodotti sono da sempre preziose fon-
ti di informazione. «Ecco perché abbiamo deciso di inserirli
nella prima pagina dedicata a ciascun prodotto, prima ancora
delle sue caratteristiche tecniche: una decisione che ha portato
sin dal primo mese a un +25% della conversion rate. Un altro
esempio riguarda il primo smartphone a marchio Quechua
concepito per l’uso in montagna: a fronte di commenti inizia-
li non sempre positivi, sono stati gli utenti più esperti a illu-
strare sul sito le funzioni e l’utilizzo del prodotto.Alla fine, ab-
biamo costatato che le vendite si sono mantenute costanti».
MONDADORI: ATTENZIONE ALLA REDDITIVITÀ
«Noi partiamo – ha sottolineato Fernando Mantovani, di-
rettore e-commerce nell’ambito del digital innovation team
di Mondadori – dal concetto dell’“everywhere convenience
and only here experience”: sulla base di questo assioma stia-
mo costruendo nell’area retail di Mondadori una serie di
esperienzialità e processi di
rinnovamento dell’organizza-
zione che vanno in questa di-
rezione. Per esempio, puntia-
mo a portare sempre più on
board i nostri quasi 600 fran-
chisee, che ormai si rendono
conto che il comportamento
d’acquisto è cambiato e non
esistono rischi di cannibaliz-
zazione tra canali: il cliente
decide a prescindere e quindi
è meglio assecondarlo”. La
sfida maggiore è quindi sia
sul front-end, all’interno del
pdv, sia a livello organizzati-
vo: occorre potere riconcepire
l’ingegnerizzazione del business e, se necessario, anche
cambiare le strutture.
Una variabile da tenere bene in considerazione è la redditi-
vità dell’e-commerce. «Una delle chimere spesso seguite in
passato – ha affermato Manto-
vani – è che l’e-commerce do-
vesse sostituire di colpo il ca-
nale tradizionale e costasse
poco. In realtà, ci si è ritrovati
alle prese con elevati costi di
marketing e fortissime pres-
sioni competitive. L’ideale sa-
rebbe quindi riuscire a inte-
grare il concetto del canale e-
commerce all’interno di
un’azienda che, più che multi-
canale, preferisco definire to-
tale. Il risultato operativo, ov-
vero la “macchina di base”,
deve almeno pagarsi: se non
fosse così, dovremmo ac-
41LARGO CONSUMO n. 6/2014
DISTRIBUZIONE
̈
• In Italia il business del commercio elettronico vede i player più
strutturati crescere come o più del mercato.
• È finita l'epoca dell'e-commerce "fai da te": servono investi-
menti industriali.
• Assistiamo all'ingresso di player di grandi dimensioni anche in
nicchie di mercato, mentre altre società – nate magari in ambi-
to non food – cominciano a trattare anche l'alimentare.
• Il mercato vede ancora concentrate le attività nei servizi (ticketing,
turismo, assicurazioni, gaming, ecc.) rispetto alla rivendita di beni.
• La gestione della dimensione fisica dei prodotti è una sfida più
complessa: basti pensare a temi quali la disponibilità dei prodotti a
magazzino, la convivenza tra canali fisico e virtuale, la gestione dei
resi e della logistica di ritorno, la moltiplicazione degli imballaggi,
o il giusto mix tra consegne a domicilio e picking point o locker.
• Non meno importanti sono i profili legati alla gestione delle
forme di pagamento.
Le motivazioni della tavola rotonda
I partecipanti
nome funzione azienda
Stefano Dorigatti Responsabile Banca Banco Popolare
Transnazionale
Edoardo Giorgetti Ceo Banzai Commerce
Benedetto Lavino Amministratore Delegato Bottega Verde
Luca Boldrin Direttore E-commerce Decathlon
Cristian Biasoni Amministratore Delegato Dmedia Commerce
e Direttore Generale
Davide Surace Digital Director Effe 2005 - Gruppo Feltrinelli
Davide Cristallo Marketing & Merchandising Game Stop
Director
Sabrina Lucini E-commerce Manager Ikea
Alessio Proietti Social Media Manager Lush Italia
& Web Marketing
Matteo Bertini Head of Marketing Media Shopping
Fernando Mantovani Direttore E-commerce Mondadori
Roberto Liscia Presidente Netcomm
Massimiliano Cirillo Responsabile Marketing Posteshop
e Vendite
Carlo Visani Amministratore Delegato Tecla
Alberto Tagliabue Country Sales Manager UPS Italia
Andrea Bruno Customer Satisfaction Zalando
& Operations Manager
Servizio fotografico: Michele Ravasio. Servizio video: Paolo Vecchi (Phid srl)
Da sinistra, Fernando Mantovani (Mondadori), Andrea Bruno (Zalando),
Alberto Tagliabue (Ups) e Davide Cristallo (Game Stop).
DISTRIBUZIONE
cettare questo costo di marketing che almeno ci consente di
mantenere il cliente all’interno di un perimetro».
ZALANDO: UNA PIATTAFORMA DI MARKETPLACE
Nata cinque anni fa nel mondo del fashion on line e attiva
dal 2011 in Italia, Zalando ha vissuto una crescita esponenzia-
le, che l’ha portata a essere presente in 14 Paesi con un fattura-
to 2013 di 1,8 miliardi di euro. «Siamo stati bravi – ha spiegato
Andrea Bruno, customer satisfaction & operations manager,
funzione strategica perché la prima passa principalmente dalle
seconde – a cogliere il mega trend dell’e-commerce. Siamo na-
ti come retailer puro, con un numero di brand limitato, mentre
oggi mettiamo a disposizione anche una piattaforma simile a un
marketplace: acquistiamo brand a livello globale e con una for-
te country specificity, ma diamo anche la possibilità ai brand di
utilizzare Zalando come piattaforma di vendita. L’obiettivo è
quindi diventare Lo shop scelto dai nostri partner, cui offriamo
la nostra specificità di società di e-commerce che fa del full pri-
ce e della rigorosità delle linee-guida del content creation, cui
lavorano diverse centinaia di persone, due pilastri portanti».
Un punto fondamentale nella crescita di Zalando è la sua po-
litica “country specific”, personalizzata sulle esigenze di cia-
scun Paese, per esempio sul fronte dei metodi di pagamento. «In
Italia non avremmo potuto rinunciare al “cash on delivery”, ma-
gari obsoleto in certe realtà ma fattore determinante del succes-
so nel mercato italiano, innanzitutto per generare fiducia in un
Paese storicamente poco affine all’e-commerce e trasformare
gli off liner in on liner. La logistica è invece concentrata in tre
grandi strutture in Germania, con le quali creiamo forti sinergie
a livello gestionale, di It e di procurement».
UPS CON KIALA INNOVA IL MODELLO DI CONSEGNA
Multinazionale della logistica con oltre 100 anni di storia,
UPS è attiva in più di 220 Paesi, conta quasi 2.000 strutture in
tutto il mondo, scali dedicati e una flotta di quasi 250 aerei di
proprietà. «Siamo americani – ha esordito Alberto Tagliabue,
country sales manager della filiale italiana – e quindi siamo par-
titi prima degli altri nell’e-commerce, accumulando una grande
esperienza. In Italia, con rare eccezioni, i primi player sono ap-
parsi all’inizio degli anni Duemila: noi eravamo pronti a imple-
mentare nel nostro Paese tecniche e strumenti sviluppati negli
States». Tagliabue ha condiviso i risultati di una ricerca com-
Score, società specializzata nell’analisi dei mercati digitali.
«L’indagine rileva che l’anno scorso gli Usa erano leader con
più del 27% del mercato mondiale, ma nel 2016 l’Asia supere-
rà gli Stati Uniti, a riprova del fatto che il grande potenziale è in
quell’area; anche l’Europa
continuerà a crescere».
Un’esperienza multicanale è
molto importante: la possibili-
tà di acquistare on line e ritira-
re in negozio, oppure conse-
gnare eventuali resi in negozio,
è fondamentale per gli e-shop-
per che spesso abbandonano il
carrello per non pagare la spe-
dizione oppure per meccani-
smi di reso complicati. Nel
2012 UPS ha acquisito Kiala,
allora presente in Benelux,
Francia e Spagna con una fit-
tissima rete di service point al-
largata dal 2013 a Uk e Germania con gli UPS Access Point.
«L’obiettivo era aumentare il servizio, cambiare il modello di
consegna consentendo ai clienti di ritirare il pacco in edicola, ta-
baccheria o nelle aree di servizio. I risultati sono positivi e di-
mostrano l’efficacia di questo modello».
Nell’esaminare gli aspetti che influenzano la probabilità di fa-
re acquisti presso un rivenditore, gli acquirenti europei hanno
dimostrato una netta preferenza per i rivenditori che offrono
un’esperienza multicanale integrata sia in termini di servizio
combinato on line e in negozio, sia per la disponibilità di fun-
zionalità di shopping mobile. In Italia, Il 51% dei consumatori
ha dichiarato che comprerebbe più volentieri da un rivenditore
che consente l’acquisto on line e la possibilità di ritirare la mer-
ce in negozio, mentre il 59% vuole la possibilità di comprare on
line e riconsegnare i resi in negozio.
GAME STOP: DAL WEB AL PUNTO DI VENDITA
«Siamo specializzati nella vendita di videogiochi a un target
giovane, tecnologico e molto appassionato – ha affermato Davi-
de Cristallo, marketing & merchandising director della filiale
italiana di Game Stop, multinazionale texana che conta una re-
te di 6.700 negozi di proprietà, di cui 430 in Italia, dov’è arriva-
ta nel 2001, allocati soprattutto nei migliori centri commerciali
– che ha nei 18-35enni la fascia più altospendente».
Tra gli elementi caratterizzanti del business model di Game
Stop, oltre alla prenotazione del prodotto e al fatto che per ogni
novità è fondamentale la prima settimana, dove si concentra il
50% delle vendite, vi è il ritiro dell’usato, che si trasforma in una
modalità di pagamento. Un’alternativa al contante e alla credit
card molto apprezzata dal cliente, anche se complessa da gesti-
re poiché genera un costo e rischi frode da non sottovalutare.
«Oggi la multicanalità per noi non è un’opportunità, ma un
dovere. Attraverso il web sviluppiamo volumi molto alti in ter-
mini di traffico: tutta l’attività on line si rivela un potente driver
nel generare conversione sul punto di vendita. Molto importan-
te è anche fidelizzare i clienti tracciando i loro comportamenti e
cambiando il modo di comunicare con loro. Abbiamo oltre un
milione di clienti profilati nel database e dati di traffico molto
positivi: basti pensare agli oltre 3 milioni di visite con 1,5 milio-
ni di utenti unici registrate a dicembre scorso. Quanto ai dati
dell’e-commerce, in Italia siamo un po’ sotto la media interna-
zionale, ma fondamentale per noi resta usare il web per portare
i clienti in negozio».
BANZAI: LA SFIDA È COINVOLGERE IL CLIENTE
«Le eccellenti case history presentate oggi confermano che il
digital è una industry molto
attiva ma nel complesso am-
piamente sottovalutata, so-
prattutto in Italia»: ne è con-
vinto Edoardo Giorgetti, ceo
di Banzai Commerce, realtà
molto dinamica attiva su due
fronti: i media soprattutto ver-
ticali, ideati per target group
ben identificati e l’e-commer-
ce: qui la società è il primo
operatore in Italia, con un fat-
turato intermediato di 150 mi-
lioni di euro. «Le due realtà
dialogano più di quanto sem-
bri, perché condividono tema
42 LARGO CONSUMO n. 6/2014
Da sinistra, Alessandro Barchetti (Game Stop), Edoardo Giorgetti
(Banzai Commerce) e Stefano Dorigatti (Banco Popolare).
43LARGO CONSUMO n. 6/2014
DISTRIBUZIONE
quali il media commerce, l’omnichannel, i costi di marketing
che aumentano. La sfida è coinvolgere il cliente, essere proatti-
vi e rilevanti, catturare i trend: noi abbiamo deciso di farlo da
italiani e solo per l’Italia, navigando sul filo di una redditività ti-
ratissima».
Uno dei fattori del successo di Banzai è l’avere puntato sin
dal 2004 sul pick and pay (supportato da oltre 50 strutture sul
territorio, con l’obiettivo di arrivare a quota 100), che soddisfa
in pieno le esigenze del consumatore italiano. «Recentemente
abbiamo annunciato la partnership con l’operatore polacco In-
Post, per l’introduzione in Italia dei “locker”, cassette automa-
tiche che consentono di ritirare i pacchi 24 ore al giorno, evi-
tando così il problema della consegna. L’obiettivo è installare
entro giugno 400 locker tra Milano, Torino, Roma e altre città:
tutti in location strategiche quali supermercati e aree di servi-
zio: i plus sono la capillarità, la certezza della consegna e il fat-
to di usare e pagare il servizio solo quando serve. Proporremo i
locker ai nostri clienti in aggiunta ai nostri pick and pay, che re-
stano per noi fondamentali».
BANCO POPOLARE: LA TECNOLOGIA È ABILITANTE
Uno dei temi caldi connessi con l’e-commerce è quello dei
pagamenti. «Parlare di pagamenti – ha spiegato Stefano Do-
rigatti, responsabile Banca Transazionale presso Banco Po-
polare, gruppo bancario che conta circa 2.000 sportelli,
18.000 dipendenti e oltre 2,6 milioni di clienti – significa af-
frontare contemporaneamente le complesse tematiche dei si-
stemi di incasso intesi in senso lato, ovvero e-commerce, m-
commerce, Pos fisici e virtuali, ecc. Per chi paga, l’operazio-
ne dev’essere la più semplice possibile. Va detto che la tec-
nologia è vissuta come un elemento oramai acquisito: diven-
ta abilitante solo se sfruttata in un’ottica di business, di mar-
keting e supporto ai servizi».
Si consideri comunque che in Italia l’80-90% delle opera-
zioni vengono ancora gestite in contanti, ma nel frattempo
sta cambiando lo scenario. La liberalizzazione a livello euro-
peo degli strumenti chiave degli incassi e pagamenti, un’area
peraltro disciplinata da normative molto vincolanti, ha po-
tenzialmente ampliato il numero e il perimetro dei competi-
tor e degli interlocutori che offrono servizi di incasso e paga-
mento. Le aziende devono quindi scegliere tra questi indivi-
duando un partner stabile che offra servizi sicuri, comodi ed
efficienti.
«Fondamentale resta capire le esigenze della clientela e
offrire soluzioni che la soddisfino, come conferma tra le
altre la case history sviluppata con Auchan. In questo caso
il cliente ha introdotto una propria App che permette di fa-
re la spesa in negozio con
uno smartphone che vie-
ne utilizzato anche per ef-
fettuare il pagamento, in
modalità integrata, con i
sistemi di incasso del
Banco Popolare: in nego-
zio si utilizza tale App sia
per leggere i barcode pre-
senti sui prodotti sia per
avere alla fine il totale
della spesa: a quel punto,
inquadrando un codice di
fine spesa, si può pagare
semplicemente utilizzan-
do lo smartphone, senza
rimuovere i prodotti dal carrello. Un esempio di potente ed
efficace sinergia fra tecnologia, marketing e business».
EFFE 2005: L’EFFICACIA DEL CRM 2.0
Feltrinelli è un brand molto forte, un’azienda che ha sviluppa-
to uno stretto legame con i propri clienti e quindi una grande at-
tenzione alla fidelizzazione. «Per questo, quando sono arrivato
in azienda – ha raccontato Davide Surace Digital Director di
Effe 2005, la business unit trasversale ai business del gruppo
Feltrinelli (editoria, librerie, Tv), nata per creare competenze di
digitali che in passato non erano state sviluppate – abbiamo ini-
ziato a lavorare sul Crm, spostando sotto il digitale anche la par-
te off line per massimizzarne l’efficacia. In otto mesi abbiamo
raddoppiato il numero dei visitatori, passando da un –10% a un
+15% del fatturato on line a fine anno. Basti pensare che, inte-
grando i nostri mondi, dando evidenza a tutte le nostre attività
(4.000 eventi all’anno nelle librerie, per fare un esempio) e fa-
cendo attività di database building, oggi le newsletter valgono il
30% del fatturato totale dell’e-commerce. La sfida vera sarà tra-
sferire questo approccio all’interno dei punti di vendita».
Certo l’obiettivo è diventare omnichannel davvero, a 360 gra-
di, verso il cliente. Un traguardo non facile da tagliare, anche in
considerazione del fatto che gli operatori italiani hanno una for-
za competitiva inferiore rispetto ai grandi player internazionali,
avvantaggiati per esempio in campo fiscale. Tra le recenti ini-
ziative della società, va rilevata l’operazione di integrazione
dello store di Kobo, azienda canadese leader nel mondo del-
l’e-reading. «Qui è importante sottolineare che si tratta di un
raro casi di hybrid integration: i clienti, pur accedendo a tutti
gli effetti al catalogo Kobo, restano in realtà all’interno del
mondo Feltrinelli». L’ultima iniziativa è laeffe
(www.laeffe.it), la televisione digitale che «nasce come un so-
cial Tv culturale di nicchia, totalmente interattiva per integra-
re i mondi social e Tv».
BOTTEGA VERDE: PERSEGUIRE LA REDDITIVITÀ
Bottega Verde è un’azienda monomarca specializzata nel-
la produzione e commercializzazione di prodotti cosmetici a
base di principi attivi naturali, conta circa 400 punti di ven-
dita in Italia e sviluppa un giro d’affari di 150 milioni di eu-
ro, con una market share dell’1,5%. «Il nostro modello di bu-
siness è multicanale: il 20-25% del fatturato – ha puntualiz-
zato l’amministratore delegato Benedetto Lavino – deriva
dalla vendita a distanza, ovvero telemarketing, catalogo ed e-
commerce. L’idea del catalogo fu di mio padre Paolo, che nel
1965 decise di lanciare un’idea innovativa: utilizzare questo
strumento, già di grande
successo in America, per
vendere filati per aguglie-
ria con il marchio
Modafil. Da lì sono nate,
sempre a Biella, altre atti-
vità – da Euronova a
Mondoffice, poi cedute –
fino all’intuizione di Bot-
tega Verde».
Quello della multicana-
lità è un approccio strate-
gico: l’importante è fide-
lizzare il cliente, a prescin-
dere dal canale che utiliz-
za. «Per fare convivere ̈
Al centro, Benedetto Lavino (Bottega Verde) e, alla sua sinistra, Luca
Boldrin (Decathlon).
DISTRIBUZIONE
più canali, occorre fare un budget per cliente, non per cana-
le, e investire sulla base di quello che predilige, anche perché
i profili di chi compera in negozio e chi ordina i prodotti via
e-commerce sono diversi e le sovrapposizioni abbastanza ra-
re. La nostra anagrafica è frutto di molti anni di sviluppo e
quindi è molto ampia: quella attiva conta circa 3 milioni di
clienti». Bottega Verde utilizza strumenti statistici molto so-
fisticati. «Il fatto di possedere questo know-how permette di
governare al meglio la multicanalità e poterne trarre, a fron-
te della complessità gestionale che comporta, opportunità
uniche sotto il profilo dell’esperienza d’acquisto del cliente
finale. Ecco perché – ha concluso Lavino – abbiamo una so-
lida struttura che presidia sia l’ufficio di analisi statistica, sia
l’ufficio che si occupa delle campagne».
TECLA: CAMBIA IL MODO DI FARE BUSINESS
«Misurare ci consente di ottimizzare – ha affermato, affron-
tando il tema degli analytics e degli strumenti per abilitarli,
Carlo Visani, ad Tecla, partner licenziatario Ibm specializza-
to in soluzioni e progetti integrati per il digital business e il re-
al-time web – e, se siamo sul canale digitale, questa attività
può essere automatizzata. Va premesso che da qualche anno
Ibm ha profondamente cambiato il suo approccio al mercato,
abbandonando la produzione di hardware e costruendo, anche
attraverso una serie di acquisizione, un modello chiamato
“smarter commerce” che parte dal proximity marketing e arri-
va fino alla cassa del punto di vendita. Si tratta di un’offerta
modulare che ci permette di fare un marketing “preciso”, ov-
vero di affrontare sul mercato situazioni e problemi specifici,
rispondendo alle esigenze delle aziende magari prima ancora
che l’esigenza sia emersa. Teniamo sempre presente, tra l’al-
tro, che abbinare le nuove tecnologie con le vecchie è spesso
molto costoso».
Le difficoltà che talvolta – più in Italia che sui mercati inter-
nazionali – s’incontrano nell’implementare questi nuovi ap-
procci restano essenzialmente culturali e organizzative. «Le
resistenze stanno nella testa del consumatore, ma anche dentro
le aziende: a volte si scontano certe difficoltà nei rapporti tra le
funzioni, per esempio It e marketing». La verità è che i nuovi
strumenti e canali digitali stanno fortemente accelerando
l’evoluzione dei mercati e del retail. «Il mondo sta cambiando:
basti pensare – ha concluso Visani – che osserviamo alcuni
produttori che stanno concependo il loro market place con
l’approccio di un retailer, ovvero immaginando di vendere at-
traverso la loro piattaforma anche prodotti di terzi».
Resta il fatto che il nostro Paese soffre ancora, rispetto ai
mercati avanzati, un forte gap nella capacità di fondere tec-
nologia e business. Lo ha sottolineato Roberto Liscia di Net-
comm: «L’Italia negli ultimi 20 anni ha investito l’1,5% del-
lo spending complessivo
in It contro la media ame-
ricana del 6% ed europea
del 4%. Il differenziale di
2,5 punti rispetto all’Eu-
ropa si traduce in compe-
tenze per coniugare infor-
matica, strategia e innova-
zione, mente il nostro si-
stema di imprese ha anco-
ra una scarsa cultura nel
mettere a binomio la tec-
nologia con la strategia:
ciò è poco compreso
dall’ecosistema delle imprese istituzionali e rende difficile
l’evoluzione del nostro sistema».
MEDIA SHOPPING PUNTA SULL’IMPULSO
Media Shopping è una case history ormai consolidata di
commercio multichannel rivolto a un target ampio – un’anagra-
fica di 3 milioni di clienti costruita negli anni – e di profilo ab-
bastanza basic, “coltivato” da un’azienda con un brand molto
noto ma una dimensione piuttosto ridotta. «Nell’ambitodel
gruppo Mediaset siamo un’azienda relativamente piccola – ha
confermato Matteo Bertini, head of marketing – che nel 2013
ha sviluppato 31 milioni di euro, 8 dei quali in gdo, avvalendo-
si di una trentina di addetti. Vendiamo prodotti in esclusiva, ne
acquisiamo la titolarità dei diritti per l’Italia e li mandiamo in Tv
nel modo più opportuno, acquistando gli spazi da Mediaset».
La gestione dei prodotti è un aspetto molto delicato. «La loro
marginalità nominale è alta, ma sono gravati da costi di costru-
zione del brand attraverso la Tv altrettanto elevati. Prima di
commercializzarli operiamo un rebranding, per dare al prodot-
to un nome italiano di immediata comprensione». Quanto ai
clienti, circa 250.000 sono quelli attivi, con un ottimo tasso di
riacquisto attorno al 30%. Chi acquista al telefono ha un’età
media di 55 anni, che scende a 40-43 per chi preferisce il web.
«Il nostro lavoro – ha aggiunto Bertini – è generare l’impulso
all’acquisto, che si traduce in acquisti via telefono e web, oppu-
re in un’azione di ristimolo attraverso un incessante lavoro di
web marketing. La logistica si avvale di un deposito unico ad
Aprilia gestito da Geodis e consegne affidate a Sda. Conse-
gniamo in 5 giorni, ma oltre il 30% richiede consegne espresse.
Infine, tra gli strumenti di pagamento registriamo un 80% me-
dio di cash on delivery, mentre abbiamo eliminato il bonifico».
LUSH: UNA CUSTOMER CARE A 360 GRADI
Presente in 52 Paesi con circa 900 punti di vendita – 39 dei
quali in Italia, dov’è arrivata a fine anni Novanta – Lush è una
società inglese specializzata nella produzione artigianale di co-
smetici freschi handmade a base di frutta, verdura, olii essen-
ziali, spesso senza conservanti, con una shelf life che varia da 4
settimane a 14 mesi e proposti ove possibile “nudi”, per elimi-
nare o minimizzare il pack. «L’assortimento conta circa 220 re-
ferenze – ha spiegato Alessio Proietti, social media manager &
web marketing della filiale italiana – prodotte nella sede stori-
ca dell’azienda e inviate entro due settimane dall’ordine ai ne-
gozi, dove i prodotti esposti non hanno più di 5 mesi di vita.
Una chiave del nostro successo è quindi l’innovazione costan-
te, che i nostri consumatori ormai si aspettano da noi».
Anche l’approccio con la clientela è peculiare. «Contiamo su
un’anagrafica di circa 80.000 contatti raccolti in negozio oppu-
re on line, ma non abbia-
mo Crm classico né fac-
ciamo promozioni, per-
ché vogliamo evitare ai
consumatori qualsiasi
spreco. Puntiamo semmai
a fare conoscere e provare
il prodotto in negozio: i
nostri addetti sono forma-
ti per comprendere, anche
attraverso l’ascolto, le esi-
genze dei clienti e cercare
di proporgli il campione
di prodotto adeguato alle
44 LARGO CONSUMO n. 6/2014
Da sinistra, Davide Surace (Effe 2005), Carlo Visani (Tecla) e Laura Passa (Ibm).
loro esigenze». Se l’acquisto è fatto on line – in media due vol-
te l’anno, per un valore di 50-55 euro – nel pacco viene invece
inserita una cartolina con la caricatura dell’addetto alla spedi-
zione, che propone al cliente campioni di prodotti coerenti con
quelli acquistati: «L’obiettivo è umanizzare il rapporto cliente-
azienda, per esempio attraverso una live chat che permette di
contattare la persona che ha fatto la spedizione. Cerchiamo di
creare comunicazione anche attraverso i social – ha concluso
Proietti – evitando qualsiasi forma di pubblicità e favorendo la
creazione di relazioni spontanee».
POSTESHOP: LA SVOLTA IN OTTICA MULTICANALE
Posteshop nasce 10 anni fa con l’obiettivo di commercializ-
zare prodotti di largo consumo attraverso la rete degli uffici po-
stali. Circa due anni fa, l’evoluzione degli scenari di mercato,
con le opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche, deter-
minano l’esigenza di esplorare altri canali, oltre a quello “fisi-
co”, in un’ottica multicanale.
«Non si è trattato di rinnegare il proprio passato – spiega
Massimiliano Cirillo, responsabile marketing e vendite Poste-
shop – ma di trovare nuove opportunità partendo dagli asset sto-
rici già esistenti, primo fra tutti il prestigio e la sicurezza del
brand Poste Italiane. Con un sito come www.poste.it, che con-
ta 9 milioni di visitatori unici al mese e 2,5 milioni di conti on li-
ne, e grazie alla capillarità degli spazi fisici, con oltre 13.000 Uf-
fici Postali e 1,5 milioni di clienti al giorno, l’evoluzione natu-
rale è stata quella di utilizzare il canale on line per integrare
un’offerta in grado di competere con i maggiori player del set-
tore. La rete fisica di Poste Italiane, infatti, si è dimostrata utile
non solo a “umanizzare” il web e a facilitarne l’accesso ma an-
che a offrire servizi nuovi per l’e-commerce, basti pensare che
circa 9.000 dei 14.000 Uffici Postali possono essere usati per il
pick and pay. Da questa visione strategica è nato, nell’ottobre
2013, il nuovo mall e-commerce che, proponendo un catalogo
di circa 100.000 item, unisce all’ampiezza dell’offerta quel con-
trollo della marca e della sicurezza delle transazioni che è fon-
damentalenel mondo on line. «Abbiamo partner importanti co-
me Mondadori e Eataly – aggiunge Cirillo – e abbiamo il pro-
getto di ampliare a breve la gamma arrivando a 500.000 refe-
renze che copriranno quasi tutte le categorie merceologiche in-
cluso il food, rigorosamente made in Italy, che rappresenta la
nuova sfida di PosteShop per i prossimi anni».
IKEA: L’E-COMMERCE UNA SCELTA STRATEGICA
L’e-commerce per IKEA è stata una scelta strategica, adotta-
ta innanzitutto per rispondere a un’esigenza di maggiore acces-
sibilità da parte dei clienti. «Al momento abbiamo 21 punti di
vendita in Italia – ha esordito Sabrina Lucini, e-commerce ma-
nager della filiale italia-
na – che coprono buona
parte ma non ancora tut-
to il territorio nazionale.
L’e-commerce, lanciato
nell’ottobre 2012 e forte
di un assortimento che
oggi vale circa 7.500 re-
ferenze destinate presto
ad aumentare, soddisfa
un’esigenza di maggior
capillarità». Tanto che
circa il 60% delle vendi-
te on line vanno a più di
50 km dal più vicino negozio IKEA. «Avere più canali e più
punti di contatto aiuta a vendere di più, raggiungere più clienti
e servirli al meglio anche sotto il profilo dell’informazione e
della comunicazione. È giusto lasciare al cliente la possibilità
di scegliere su quale canale cercare le informazioni e compra-
re. Per esempio, c’è chi acquista on line dal centro città, maga-
ri dallo smartphone, avendo il negozio soltanto a mezz’ora di
strada, perché ha comunque deciso di usufruire del servizio di
trasporto a pagamento o perché non ha tempo da dedicare agli
acquisti. L’importante è che i prezzi dei prodotti siano gli stes-
si: qui sta il senso dell’omnicanalità per IKEA». Naturalmente
è difficile replicare on line l’atmosfera e i plus del negozio fisi-
co: ispirazione, possibilità di provare i prodotti, un ambiente
accogliente per i bambini. «Il cliente on line ha però esigenze
complementari: spesso ha poco tempo, quindi gli offriamo so-
luzioni complete o alcune combinazioni tra le più vendute
pronte da acquistare con un solo click, o ancora idee e presele-
zioni semplici come quelle dei regali di Natale». Inoltre molti
clienti si muovono in ottica omni-channel utilizzando alternati-
vamente i diversi canali in base all’esigenza del momento. So-
no inoltre molto soddisfatti di entrambi come confermano le
nostre survey periodiche.
DMAIL: UNA WEB TV PER SPIEGARE I PRODOTTI
Dmedia Commerce nasce negli anni Ottanta ricalcando il
modello americano della vendita a distanza, ma puntando su
una tipologia di prodotti decisamente originale, ovvero articoli e
idee “utili e introvabili”, quindi non facili da reperire in com-
mercio. «Nel 1997 abbiamo lanciato il sito e-commerce – ha
raccontato Cristian Biasoni, amministratore delegato e diretto-
re generale della società e tre anni dopo abbiamo iniziato a co-
struire una rete di negozi arrivata a 11 aperture, l’ultima lo scor-
so dicembre nel centro commerciale Inter Ikea diVillesse.A es-
si si aggiunge il progetto di “shop in shop” negli ipermercati del
gruppo Finiper».
La multicanalità è quindi nel nostro Dna ed è centrata sui
clienti. Purtroppo, meno del 10% di essi fanno cross-shopping:
nella maggior parte dei casi si affezionano a un canale: se ac-
quistano in un certo negozio, magari si informano sui social net-
work o sul sito Internet, ma continuano a premiare quella mo-
dalità. Non a caso il catalogo cartaceo, seppur molto oneroso,
per noi è ancora molto importante anche perché racconta effica-
cemente un prodotto che spesso il cliente non si immagina nep-
pure che esista». Dmail continua nella ricerca di strumenti alter-
nativi al supporto tradizionale. “Le descrizioni sul sito web non
sempre sono una risposta adeguata. Abbiamo pensato che i vi-
deo potrebbero essere la strada giusta, come peraltro conferma-
to dal successo di un concorso effettuato alcuni anni fa e dai vi-
deo virali che abbiamo lanciato sperimentalmente un anno fa.
Da qui l’idea di realizza-
re una web tv con palin-
sesti costruiti con video
ideati – anche dai nostri
clienti – per illustrare i
prodotti. Il tema della
comunicazione, d’al-
tronde, si ripropone an-
che nei negozi, per i
quali abbiamo pensato
di creare packaging par-
lanti che sappiano co-
municare autonoma-
mente il prodotto”. I
45LARGO CONSUMO n. 6/2014
DISTRIBUZIONE
Da sinistra, Matteo Bertini (Media Shopping), Alessio Proietti (Lush Italia), Massimi-
liano Cirillo (Posteshop), Sabrina Lucini (Ikea) e Cristian Biasoni (Dmedia Commerce).
EEddiittoorriiaallee LLaarrggoo CCoonnssuummoo SSrrll
Via Bodoni, 2 - 20155 Milano
Tel. +39 02 3271646 (digitare 2) - Fax +39 02 3271840
e-mail: redazione@largoconsumo.it www.largoconsumo.info
8vo RAST FOR 6Ecom.qxp:Articolo 6-06-2014 8:59 Pagina 8

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E-commerce e retail: l'ora del commercio omnicanale

  • 1. E-commerce e retail I FORUM DI LARGO CONSUMO EstrattodaLargoConsumon.6/2014 La divisione tra canale fisico e digitale è sempre più un fatto operativo, non strategico. Per molti retailer il focus sul sell out prevale su resistenze organizzative o culturali. © Editoriale Largo Consumo srl OMNICANALITÀ
  • 2. l business italiano del commercio elettronico sta assu- mendo una sua conformazione, in cui i player più strut- turati stanno crescendo come o più del mercato stesso. Forse è improprio parlare di processo di concentrazione in atto, tuttavia è vero che è finita l’epoca dell’e-commerce “fai da te”, ma servono investimenti industriali. Inoltre, pla- yer di grandi dimensioni non stentano a entrare anche in nic- chie di mercato, così come altri – nati per esempio nell’am- bito non food – cominciano a trattare anche l’alimentare. A dispetto tuttavia dell’immaginario che vede nel pacco conse- gnato la metafora dell’e-commerce, il mercato vede la mag- gioranza delle attività nei servizi (ticketing, turismo, assicu- razioni, gaming, ecc.) rispetto a quello della rivendita di be- ni. La gestione della dimensione fisica dei prodotti pone na- turalmente una sfida più complessa. Si pensi, per esempio, al tema della disponibilità dei prodotti a magazzino, la convi- venza tra canali fisico e virtuale, la gestione dei resi e della logistica di ritorno, la moltiplicazione degli imballaggi, o il giusto mix tra consegne a domicilio e picking point o locker, solo per citare alcuni esempi. Con l’obiettivo di promuovere quindi una riflessione più I completa possibile attorno al punto di vista dei retailer circa la rivendita di beni on line, Largo Consumo, in collaborazione con Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italia- no aderente ad Assinform e a Confindustria Digitale, ha pro- mosso la tavola rotonda a porte chiuse sul tema: “E-commer- ce e retail: è l’ora del commercio omnicanale”, moderata dal nostro giornalista Armando Garosci, di cui in queste pagine vi diamo conto. Vi invitiamo inoltre a guardare la sintesi video di tutti gli interventi sul nostro canale www.youtube.com/lar- goconsumo. NETCOMM: INDIVIDUARE I TOUCHPOINT EFFICACI Netcomm monitora e supporta lo sviluppo del business del- le 200 imprese italiane associate nell’ambito del commercio elettronico: per esempio, attraverso strumenti come Sigillo, il marchio riservato ai soci del Consorzio, creato per dare a chi compra online sicurezza, chiarezza e trasparenza. «Pur essen- do partiti in ritardo, siamo il Paese più avanzato – ha esordito Roberto Liscia, presidente Netcomm – nello sviluppo del Si- gillo, che oltretutto sta fornendo agli associati risultati di con- version rate molto interessanti». Liscia ha fornito alcuni dati utili a definire il fenomeno del- l’e-commerce. «Ormai un miliardo di persone al mondo ac- quista on line: il mercato è diventato planetario. Anche in Ita- lia la crescita degli utenti Internet è più veloce di quella del- l’offerta. In un anno e mezzo la percentuale degli e-shopper sul totale degli internauti è passata dal 29 al 50% e il grado di soddisfazione del canale da parte dei compratori è arrivato al 90% di utenti che danno un voto superiore al 7 alla loro espe- riernza di acquisto. Non a caso, nel 2013 le vendite on line so- no aumentate del 18% e un po’ tutti i settori stanno benefi- DISTRIBUZIONE E-commerce e retail OMNICANALITÀ La divisione tra canale fisico e digitale è sempre più un fatto operativo, non strategico. Per molti retailer il focus sul sell out prevale su resistenze organizzative o culturali. di Leonardo Rastelli e Armando Garosci IFORUM DILARGO CONSUM O Approfondimenti: http://tinyurl.com/CommercioElettronico 40 LARGO CONSUMO n. 6/2014 Guarda la sintesi video degli interventi dei partecipanti alla tavola rotonda su: www.youtube.com/largoconsumo Largo Consumo organizza delle Tavole Rotonde non aperte al pubblico (a porte chiuse) i cui partecipanti, su invito, sono chiamati a confrontar- si su temi di carattere organizzativo o gestionale riguardanti il mercato dei beni di consumo food e non food nei suoi aspetti progettuali, indu- striali, distributivi. I resoconti ragionati di tali Tavole Rotonde sono pub- blicati in questa serie di articoli denominata I Forum di Largo Consumo. Roberto Liscia, presidente Netcomm, durante il suo intervento di apertura. Scaricato da www.largoconsumo.info
  • 3. ciando di questo trend». L’avvento del digitale sta trasforman- do il customer journey: l’aumento dei touchpoint ha facilitato e reso più consapevole il percorso d’acquisto. Le imprese de- vono approcciare un consumatore omnichannel sempre più in- formato, che spende molto di più rispetto agli acquirenti mo- nocanali. «Come emerge da una ricerca che abbiamo condot- to con eBay, le aziende – ha concluso Liscia – devono indivi- duare i 4-5 touchpoint più significativi che contano per il loro modello di business e investire di conseguenza». DECATHLON“ROTTAMA”L’E-COMMERCECLASSICO Decathlon ha superato il concetto tradizionale di e-com- merce sposando una visione omnichannel. D’altronde, an- che il cliente del retailer francese è già omnicanale, spende in media il triplo rispetto al consumatore tradizionale e ha una frequenza di visita maggiore. «Siamo partiti – ha spie- gato Luca Boldrin, direttore e-commerce – con due busi- ness unit diverse e l’e-commerce nel ruolo di “fratello mi- nore”. Procedendo per gradi, siamo arrivati a una completa fusione delle due aree, tanto che oggi esiste una sola dire- zione commerciale, dove anche i ruoli e le responsabilità so- no stati rivisti. Il passo fondamentale era fare arrivare dalla struttura centrale un segnale chiaro ai collaboratori sui pun- ti di vendita, per trasferirgli nel modo corretto il nuovo pro- getto e la strategia che lo supporta: la loro giovane età me- dia ci ha aiutato non poco». Ovviamente i social network vedono crescere la loro impor- tanza. In effetti, per Decathlon, che è anche produttore, i com- menti e le recensioni ai prodotti sono da sempre preziose fon- ti di informazione. «Ecco perché abbiamo deciso di inserirli nella prima pagina dedicata a ciascun prodotto, prima ancora delle sue caratteristiche tecniche: una decisione che ha portato sin dal primo mese a un +25% della conversion rate. Un altro esempio riguarda il primo smartphone a marchio Quechua concepito per l’uso in montagna: a fronte di commenti inizia- li non sempre positivi, sono stati gli utenti più esperti a illu- strare sul sito le funzioni e l’utilizzo del prodotto.Alla fine, ab- biamo costatato che le vendite si sono mantenute costanti». MONDADORI: ATTENZIONE ALLA REDDITIVITÀ «Noi partiamo – ha sottolineato Fernando Mantovani, di- rettore e-commerce nell’ambito del digital innovation team di Mondadori – dal concetto dell’“everywhere convenience and only here experience”: sulla base di questo assioma stia- mo costruendo nell’area retail di Mondadori una serie di esperienzialità e processi di rinnovamento dell’organizza- zione che vanno in questa di- rezione. Per esempio, puntia- mo a portare sempre più on board i nostri quasi 600 fran- chisee, che ormai si rendono conto che il comportamento d’acquisto è cambiato e non esistono rischi di cannibaliz- zazione tra canali: il cliente decide a prescindere e quindi è meglio assecondarlo”. La sfida maggiore è quindi sia sul front-end, all’interno del pdv, sia a livello organizzati- vo: occorre potere riconcepire l’ingegnerizzazione del business e, se necessario, anche cambiare le strutture. Una variabile da tenere bene in considerazione è la redditi- vità dell’e-commerce. «Una delle chimere spesso seguite in passato – ha affermato Manto- vani – è che l’e-commerce do- vesse sostituire di colpo il ca- nale tradizionale e costasse poco. In realtà, ci si è ritrovati alle prese con elevati costi di marketing e fortissime pres- sioni competitive. L’ideale sa- rebbe quindi riuscire a inte- grare il concetto del canale e- commerce all’interno di un’azienda che, più che multi- canale, preferisco definire to- tale. Il risultato operativo, ov- vero la “macchina di base”, deve almeno pagarsi: se non fosse così, dovremmo ac- 41LARGO CONSUMO n. 6/2014 DISTRIBUZIONE ̈ • In Italia il business del commercio elettronico vede i player più strutturati crescere come o più del mercato. • È finita l'epoca dell'e-commerce "fai da te": servono investi- menti industriali. • Assistiamo all'ingresso di player di grandi dimensioni anche in nicchie di mercato, mentre altre società – nate magari in ambi- to non food – cominciano a trattare anche l'alimentare. • Il mercato vede ancora concentrate le attività nei servizi (ticketing, turismo, assicurazioni, gaming, ecc.) rispetto alla rivendita di beni. • La gestione della dimensione fisica dei prodotti è una sfida più complessa: basti pensare a temi quali la disponibilità dei prodotti a magazzino, la convivenza tra canali fisico e virtuale, la gestione dei resi e della logistica di ritorno, la moltiplicazione degli imballaggi, o il giusto mix tra consegne a domicilio e picking point o locker. • Non meno importanti sono i profili legati alla gestione delle forme di pagamento. Le motivazioni della tavola rotonda I partecipanti nome funzione azienda Stefano Dorigatti Responsabile Banca Banco Popolare Transnazionale Edoardo Giorgetti Ceo Banzai Commerce Benedetto Lavino Amministratore Delegato Bottega Verde Luca Boldrin Direttore E-commerce Decathlon Cristian Biasoni Amministratore Delegato Dmedia Commerce e Direttore Generale Davide Surace Digital Director Effe 2005 - Gruppo Feltrinelli Davide Cristallo Marketing & Merchandising Game Stop Director Sabrina Lucini E-commerce Manager Ikea Alessio Proietti Social Media Manager Lush Italia & Web Marketing Matteo Bertini Head of Marketing Media Shopping Fernando Mantovani Direttore E-commerce Mondadori Roberto Liscia Presidente Netcomm Massimiliano Cirillo Responsabile Marketing Posteshop e Vendite Carlo Visani Amministratore Delegato Tecla Alberto Tagliabue Country Sales Manager UPS Italia Andrea Bruno Customer Satisfaction Zalando & Operations Manager Servizio fotografico: Michele Ravasio. Servizio video: Paolo Vecchi (Phid srl) Da sinistra, Fernando Mantovani (Mondadori), Andrea Bruno (Zalando), Alberto Tagliabue (Ups) e Davide Cristallo (Game Stop).
  • 4. DISTRIBUZIONE cettare questo costo di marketing che almeno ci consente di mantenere il cliente all’interno di un perimetro». ZALANDO: UNA PIATTAFORMA DI MARKETPLACE Nata cinque anni fa nel mondo del fashion on line e attiva dal 2011 in Italia, Zalando ha vissuto una crescita esponenzia- le, che l’ha portata a essere presente in 14 Paesi con un fattura- to 2013 di 1,8 miliardi di euro. «Siamo stati bravi – ha spiegato Andrea Bruno, customer satisfaction & operations manager, funzione strategica perché la prima passa principalmente dalle seconde – a cogliere il mega trend dell’e-commerce. Siamo na- ti come retailer puro, con un numero di brand limitato, mentre oggi mettiamo a disposizione anche una piattaforma simile a un marketplace: acquistiamo brand a livello globale e con una for- te country specificity, ma diamo anche la possibilità ai brand di utilizzare Zalando come piattaforma di vendita. L’obiettivo è quindi diventare Lo shop scelto dai nostri partner, cui offriamo la nostra specificità di società di e-commerce che fa del full pri- ce e della rigorosità delle linee-guida del content creation, cui lavorano diverse centinaia di persone, due pilastri portanti». Un punto fondamentale nella crescita di Zalando è la sua po- litica “country specific”, personalizzata sulle esigenze di cia- scun Paese, per esempio sul fronte dei metodi di pagamento. «In Italia non avremmo potuto rinunciare al “cash on delivery”, ma- gari obsoleto in certe realtà ma fattore determinante del succes- so nel mercato italiano, innanzitutto per generare fiducia in un Paese storicamente poco affine all’e-commerce e trasformare gli off liner in on liner. La logistica è invece concentrata in tre grandi strutture in Germania, con le quali creiamo forti sinergie a livello gestionale, di It e di procurement». UPS CON KIALA INNOVA IL MODELLO DI CONSEGNA Multinazionale della logistica con oltre 100 anni di storia, UPS è attiva in più di 220 Paesi, conta quasi 2.000 strutture in tutto il mondo, scali dedicati e una flotta di quasi 250 aerei di proprietà. «Siamo americani – ha esordito Alberto Tagliabue, country sales manager della filiale italiana – e quindi siamo par- titi prima degli altri nell’e-commerce, accumulando una grande esperienza. In Italia, con rare eccezioni, i primi player sono ap- parsi all’inizio degli anni Duemila: noi eravamo pronti a imple- mentare nel nostro Paese tecniche e strumenti sviluppati negli States». Tagliabue ha condiviso i risultati di una ricerca com- Score, società specializzata nell’analisi dei mercati digitali. «L’indagine rileva che l’anno scorso gli Usa erano leader con più del 27% del mercato mondiale, ma nel 2016 l’Asia supere- rà gli Stati Uniti, a riprova del fatto che il grande potenziale è in quell’area; anche l’Europa continuerà a crescere». Un’esperienza multicanale è molto importante: la possibili- tà di acquistare on line e ritira- re in negozio, oppure conse- gnare eventuali resi in negozio, è fondamentale per gli e-shop- per che spesso abbandonano il carrello per non pagare la spe- dizione oppure per meccani- smi di reso complicati. Nel 2012 UPS ha acquisito Kiala, allora presente in Benelux, Francia e Spagna con una fit- tissima rete di service point al- largata dal 2013 a Uk e Germania con gli UPS Access Point. «L’obiettivo era aumentare il servizio, cambiare il modello di consegna consentendo ai clienti di ritirare il pacco in edicola, ta- baccheria o nelle aree di servizio. I risultati sono positivi e di- mostrano l’efficacia di questo modello». Nell’esaminare gli aspetti che influenzano la probabilità di fa- re acquisti presso un rivenditore, gli acquirenti europei hanno dimostrato una netta preferenza per i rivenditori che offrono un’esperienza multicanale integrata sia in termini di servizio combinato on line e in negozio, sia per la disponibilità di fun- zionalità di shopping mobile. In Italia, Il 51% dei consumatori ha dichiarato che comprerebbe più volentieri da un rivenditore che consente l’acquisto on line e la possibilità di ritirare la mer- ce in negozio, mentre il 59% vuole la possibilità di comprare on line e riconsegnare i resi in negozio. GAME STOP: DAL WEB AL PUNTO DI VENDITA «Siamo specializzati nella vendita di videogiochi a un target giovane, tecnologico e molto appassionato – ha affermato Davi- de Cristallo, marketing & merchandising director della filiale italiana di Game Stop, multinazionale texana che conta una re- te di 6.700 negozi di proprietà, di cui 430 in Italia, dov’è arriva- ta nel 2001, allocati soprattutto nei migliori centri commerciali – che ha nei 18-35enni la fascia più altospendente». Tra gli elementi caratterizzanti del business model di Game Stop, oltre alla prenotazione del prodotto e al fatto che per ogni novità è fondamentale la prima settimana, dove si concentra il 50% delle vendite, vi è il ritiro dell’usato, che si trasforma in una modalità di pagamento. Un’alternativa al contante e alla credit card molto apprezzata dal cliente, anche se complessa da gesti- re poiché genera un costo e rischi frode da non sottovalutare. «Oggi la multicanalità per noi non è un’opportunità, ma un dovere. Attraverso il web sviluppiamo volumi molto alti in ter- mini di traffico: tutta l’attività on line si rivela un potente driver nel generare conversione sul punto di vendita. Molto importan- te è anche fidelizzare i clienti tracciando i loro comportamenti e cambiando il modo di comunicare con loro. Abbiamo oltre un milione di clienti profilati nel database e dati di traffico molto positivi: basti pensare agli oltre 3 milioni di visite con 1,5 milio- ni di utenti unici registrate a dicembre scorso. Quanto ai dati dell’e-commerce, in Italia siamo un po’ sotto la media interna- zionale, ma fondamentale per noi resta usare il web per portare i clienti in negozio». BANZAI: LA SFIDA È COINVOLGERE IL CLIENTE «Le eccellenti case history presentate oggi confermano che il digital è una industry molto attiva ma nel complesso am- piamente sottovalutata, so- prattutto in Italia»: ne è con- vinto Edoardo Giorgetti, ceo di Banzai Commerce, realtà molto dinamica attiva su due fronti: i media soprattutto ver- ticali, ideati per target group ben identificati e l’e-commer- ce: qui la società è il primo operatore in Italia, con un fat- turato intermediato di 150 mi- lioni di euro. «Le due realtà dialogano più di quanto sem- bri, perché condividono tema 42 LARGO CONSUMO n. 6/2014 Da sinistra, Alessandro Barchetti (Game Stop), Edoardo Giorgetti (Banzai Commerce) e Stefano Dorigatti (Banco Popolare).
  • 5. 43LARGO CONSUMO n. 6/2014 DISTRIBUZIONE quali il media commerce, l’omnichannel, i costi di marketing che aumentano. La sfida è coinvolgere il cliente, essere proatti- vi e rilevanti, catturare i trend: noi abbiamo deciso di farlo da italiani e solo per l’Italia, navigando sul filo di una redditività ti- ratissima». Uno dei fattori del successo di Banzai è l’avere puntato sin dal 2004 sul pick and pay (supportato da oltre 50 strutture sul territorio, con l’obiettivo di arrivare a quota 100), che soddisfa in pieno le esigenze del consumatore italiano. «Recentemente abbiamo annunciato la partnership con l’operatore polacco In- Post, per l’introduzione in Italia dei “locker”, cassette automa- tiche che consentono di ritirare i pacchi 24 ore al giorno, evi- tando così il problema della consegna. L’obiettivo è installare entro giugno 400 locker tra Milano, Torino, Roma e altre città: tutti in location strategiche quali supermercati e aree di servi- zio: i plus sono la capillarità, la certezza della consegna e il fat- to di usare e pagare il servizio solo quando serve. Proporremo i locker ai nostri clienti in aggiunta ai nostri pick and pay, che re- stano per noi fondamentali». BANCO POPOLARE: LA TECNOLOGIA È ABILITANTE Uno dei temi caldi connessi con l’e-commerce è quello dei pagamenti. «Parlare di pagamenti – ha spiegato Stefano Do- rigatti, responsabile Banca Transazionale presso Banco Po- polare, gruppo bancario che conta circa 2.000 sportelli, 18.000 dipendenti e oltre 2,6 milioni di clienti – significa af- frontare contemporaneamente le complesse tematiche dei si- stemi di incasso intesi in senso lato, ovvero e-commerce, m- commerce, Pos fisici e virtuali, ecc. Per chi paga, l’operazio- ne dev’essere la più semplice possibile. Va detto che la tec- nologia è vissuta come un elemento oramai acquisito: diven- ta abilitante solo se sfruttata in un’ottica di business, di mar- keting e supporto ai servizi». Si consideri comunque che in Italia l’80-90% delle opera- zioni vengono ancora gestite in contanti, ma nel frattempo sta cambiando lo scenario. La liberalizzazione a livello euro- peo degli strumenti chiave degli incassi e pagamenti, un’area peraltro disciplinata da normative molto vincolanti, ha po- tenzialmente ampliato il numero e il perimetro dei competi- tor e degli interlocutori che offrono servizi di incasso e paga- mento. Le aziende devono quindi scegliere tra questi indivi- duando un partner stabile che offra servizi sicuri, comodi ed efficienti. «Fondamentale resta capire le esigenze della clientela e offrire soluzioni che la soddisfino, come conferma tra le altre la case history sviluppata con Auchan. In questo caso il cliente ha introdotto una propria App che permette di fa- re la spesa in negozio con uno smartphone che vie- ne utilizzato anche per ef- fettuare il pagamento, in modalità integrata, con i sistemi di incasso del Banco Popolare: in nego- zio si utilizza tale App sia per leggere i barcode pre- senti sui prodotti sia per avere alla fine il totale della spesa: a quel punto, inquadrando un codice di fine spesa, si può pagare semplicemente utilizzan- do lo smartphone, senza rimuovere i prodotti dal carrello. Un esempio di potente ed efficace sinergia fra tecnologia, marketing e business». EFFE 2005: L’EFFICACIA DEL CRM 2.0 Feltrinelli è un brand molto forte, un’azienda che ha sviluppa- to uno stretto legame con i propri clienti e quindi una grande at- tenzione alla fidelizzazione. «Per questo, quando sono arrivato in azienda – ha raccontato Davide Surace Digital Director di Effe 2005, la business unit trasversale ai business del gruppo Feltrinelli (editoria, librerie, Tv), nata per creare competenze di digitali che in passato non erano state sviluppate – abbiamo ini- ziato a lavorare sul Crm, spostando sotto il digitale anche la par- te off line per massimizzarne l’efficacia. In otto mesi abbiamo raddoppiato il numero dei visitatori, passando da un –10% a un +15% del fatturato on line a fine anno. Basti pensare che, inte- grando i nostri mondi, dando evidenza a tutte le nostre attività (4.000 eventi all’anno nelle librerie, per fare un esempio) e fa- cendo attività di database building, oggi le newsletter valgono il 30% del fatturato totale dell’e-commerce. La sfida vera sarà tra- sferire questo approccio all’interno dei punti di vendita». Certo l’obiettivo è diventare omnichannel davvero, a 360 gra- di, verso il cliente. Un traguardo non facile da tagliare, anche in considerazione del fatto che gli operatori italiani hanno una for- za competitiva inferiore rispetto ai grandi player internazionali, avvantaggiati per esempio in campo fiscale. Tra le recenti ini- ziative della società, va rilevata l’operazione di integrazione dello store di Kobo, azienda canadese leader nel mondo del- l’e-reading. «Qui è importante sottolineare che si tratta di un raro casi di hybrid integration: i clienti, pur accedendo a tutti gli effetti al catalogo Kobo, restano in realtà all’interno del mondo Feltrinelli». L’ultima iniziativa è laeffe (www.laeffe.it), la televisione digitale che «nasce come un so- cial Tv culturale di nicchia, totalmente interattiva per integra- re i mondi social e Tv». BOTTEGA VERDE: PERSEGUIRE LA REDDITIVITÀ Bottega Verde è un’azienda monomarca specializzata nel- la produzione e commercializzazione di prodotti cosmetici a base di principi attivi naturali, conta circa 400 punti di ven- dita in Italia e sviluppa un giro d’affari di 150 milioni di eu- ro, con una market share dell’1,5%. «Il nostro modello di bu- siness è multicanale: il 20-25% del fatturato – ha puntualiz- zato l’amministratore delegato Benedetto Lavino – deriva dalla vendita a distanza, ovvero telemarketing, catalogo ed e- commerce. L’idea del catalogo fu di mio padre Paolo, che nel 1965 decise di lanciare un’idea innovativa: utilizzare questo strumento, già di grande successo in America, per vendere filati per aguglie- ria con il marchio Modafil. Da lì sono nate, sempre a Biella, altre atti- vità – da Euronova a Mondoffice, poi cedute – fino all’intuizione di Bot- tega Verde». Quello della multicana- lità è un approccio strate- gico: l’importante è fide- lizzare il cliente, a prescin- dere dal canale che utiliz- za. «Per fare convivere ̈ Al centro, Benedetto Lavino (Bottega Verde) e, alla sua sinistra, Luca Boldrin (Decathlon).
  • 6. DISTRIBUZIONE più canali, occorre fare un budget per cliente, non per cana- le, e investire sulla base di quello che predilige, anche perché i profili di chi compera in negozio e chi ordina i prodotti via e-commerce sono diversi e le sovrapposizioni abbastanza ra- re. La nostra anagrafica è frutto di molti anni di sviluppo e quindi è molto ampia: quella attiva conta circa 3 milioni di clienti». Bottega Verde utilizza strumenti statistici molto so- fisticati. «Il fatto di possedere questo know-how permette di governare al meglio la multicanalità e poterne trarre, a fron- te della complessità gestionale che comporta, opportunità uniche sotto il profilo dell’esperienza d’acquisto del cliente finale. Ecco perché – ha concluso Lavino – abbiamo una so- lida struttura che presidia sia l’ufficio di analisi statistica, sia l’ufficio che si occupa delle campagne». TECLA: CAMBIA IL MODO DI FARE BUSINESS «Misurare ci consente di ottimizzare – ha affermato, affron- tando il tema degli analytics e degli strumenti per abilitarli, Carlo Visani, ad Tecla, partner licenziatario Ibm specializza- to in soluzioni e progetti integrati per il digital business e il re- al-time web – e, se siamo sul canale digitale, questa attività può essere automatizzata. Va premesso che da qualche anno Ibm ha profondamente cambiato il suo approccio al mercato, abbandonando la produzione di hardware e costruendo, anche attraverso una serie di acquisizione, un modello chiamato “smarter commerce” che parte dal proximity marketing e arri- va fino alla cassa del punto di vendita. Si tratta di un’offerta modulare che ci permette di fare un marketing “preciso”, ov- vero di affrontare sul mercato situazioni e problemi specifici, rispondendo alle esigenze delle aziende magari prima ancora che l’esigenza sia emersa. Teniamo sempre presente, tra l’al- tro, che abbinare le nuove tecnologie con le vecchie è spesso molto costoso». Le difficoltà che talvolta – più in Italia che sui mercati inter- nazionali – s’incontrano nell’implementare questi nuovi ap- procci restano essenzialmente culturali e organizzative. «Le resistenze stanno nella testa del consumatore, ma anche dentro le aziende: a volte si scontano certe difficoltà nei rapporti tra le funzioni, per esempio It e marketing». La verità è che i nuovi strumenti e canali digitali stanno fortemente accelerando l’evoluzione dei mercati e del retail. «Il mondo sta cambiando: basti pensare – ha concluso Visani – che osserviamo alcuni produttori che stanno concependo il loro market place con l’approccio di un retailer, ovvero immaginando di vendere at- traverso la loro piattaforma anche prodotti di terzi». Resta il fatto che il nostro Paese soffre ancora, rispetto ai mercati avanzati, un forte gap nella capacità di fondere tec- nologia e business. Lo ha sottolineato Roberto Liscia di Net- comm: «L’Italia negli ultimi 20 anni ha investito l’1,5% del- lo spending complessivo in It contro la media ame- ricana del 6% ed europea del 4%. Il differenziale di 2,5 punti rispetto all’Eu- ropa si traduce in compe- tenze per coniugare infor- matica, strategia e innova- zione, mente il nostro si- stema di imprese ha anco- ra una scarsa cultura nel mettere a binomio la tec- nologia con la strategia: ciò è poco compreso dall’ecosistema delle imprese istituzionali e rende difficile l’evoluzione del nostro sistema». MEDIA SHOPPING PUNTA SULL’IMPULSO Media Shopping è una case history ormai consolidata di commercio multichannel rivolto a un target ampio – un’anagra- fica di 3 milioni di clienti costruita negli anni – e di profilo ab- bastanza basic, “coltivato” da un’azienda con un brand molto noto ma una dimensione piuttosto ridotta. «Nell’ambitodel gruppo Mediaset siamo un’azienda relativamente piccola – ha confermato Matteo Bertini, head of marketing – che nel 2013 ha sviluppato 31 milioni di euro, 8 dei quali in gdo, avvalendo- si di una trentina di addetti. Vendiamo prodotti in esclusiva, ne acquisiamo la titolarità dei diritti per l’Italia e li mandiamo in Tv nel modo più opportuno, acquistando gli spazi da Mediaset». La gestione dei prodotti è un aspetto molto delicato. «La loro marginalità nominale è alta, ma sono gravati da costi di costru- zione del brand attraverso la Tv altrettanto elevati. Prima di commercializzarli operiamo un rebranding, per dare al prodot- to un nome italiano di immediata comprensione». Quanto ai clienti, circa 250.000 sono quelli attivi, con un ottimo tasso di riacquisto attorno al 30%. Chi acquista al telefono ha un’età media di 55 anni, che scende a 40-43 per chi preferisce il web. «Il nostro lavoro – ha aggiunto Bertini – è generare l’impulso all’acquisto, che si traduce in acquisti via telefono e web, oppu- re in un’azione di ristimolo attraverso un incessante lavoro di web marketing. La logistica si avvale di un deposito unico ad Aprilia gestito da Geodis e consegne affidate a Sda. Conse- gniamo in 5 giorni, ma oltre il 30% richiede consegne espresse. Infine, tra gli strumenti di pagamento registriamo un 80% me- dio di cash on delivery, mentre abbiamo eliminato il bonifico». LUSH: UNA CUSTOMER CARE A 360 GRADI Presente in 52 Paesi con circa 900 punti di vendita – 39 dei quali in Italia, dov’è arrivata a fine anni Novanta – Lush è una società inglese specializzata nella produzione artigianale di co- smetici freschi handmade a base di frutta, verdura, olii essen- ziali, spesso senza conservanti, con una shelf life che varia da 4 settimane a 14 mesi e proposti ove possibile “nudi”, per elimi- nare o minimizzare il pack. «L’assortimento conta circa 220 re- ferenze – ha spiegato Alessio Proietti, social media manager & web marketing della filiale italiana – prodotte nella sede stori- ca dell’azienda e inviate entro due settimane dall’ordine ai ne- gozi, dove i prodotti esposti non hanno più di 5 mesi di vita. Una chiave del nostro successo è quindi l’innovazione costan- te, che i nostri consumatori ormai si aspettano da noi». Anche l’approccio con la clientela è peculiare. «Contiamo su un’anagrafica di circa 80.000 contatti raccolti in negozio oppu- re on line, ma non abbia- mo Crm classico né fac- ciamo promozioni, per- ché vogliamo evitare ai consumatori qualsiasi spreco. Puntiamo semmai a fare conoscere e provare il prodotto in negozio: i nostri addetti sono forma- ti per comprendere, anche attraverso l’ascolto, le esi- genze dei clienti e cercare di proporgli il campione di prodotto adeguato alle 44 LARGO CONSUMO n. 6/2014 Da sinistra, Davide Surace (Effe 2005), Carlo Visani (Tecla) e Laura Passa (Ibm).
  • 7. loro esigenze». Se l’acquisto è fatto on line – in media due vol- te l’anno, per un valore di 50-55 euro – nel pacco viene invece inserita una cartolina con la caricatura dell’addetto alla spedi- zione, che propone al cliente campioni di prodotti coerenti con quelli acquistati: «L’obiettivo è umanizzare il rapporto cliente- azienda, per esempio attraverso una live chat che permette di contattare la persona che ha fatto la spedizione. Cerchiamo di creare comunicazione anche attraverso i social – ha concluso Proietti – evitando qualsiasi forma di pubblicità e favorendo la creazione di relazioni spontanee». POSTESHOP: LA SVOLTA IN OTTICA MULTICANALE Posteshop nasce 10 anni fa con l’obiettivo di commercializ- zare prodotti di largo consumo attraverso la rete degli uffici po- stali. Circa due anni fa, l’evoluzione degli scenari di mercato, con le opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche, deter- minano l’esigenza di esplorare altri canali, oltre a quello “fisi- co”, in un’ottica multicanale. «Non si è trattato di rinnegare il proprio passato – spiega Massimiliano Cirillo, responsabile marketing e vendite Poste- shop – ma di trovare nuove opportunità partendo dagli asset sto- rici già esistenti, primo fra tutti il prestigio e la sicurezza del brand Poste Italiane. Con un sito come www.poste.it, che con- ta 9 milioni di visitatori unici al mese e 2,5 milioni di conti on li- ne, e grazie alla capillarità degli spazi fisici, con oltre 13.000 Uf- fici Postali e 1,5 milioni di clienti al giorno, l’evoluzione natu- rale è stata quella di utilizzare il canale on line per integrare un’offerta in grado di competere con i maggiori player del set- tore. La rete fisica di Poste Italiane, infatti, si è dimostrata utile non solo a “umanizzare” il web e a facilitarne l’accesso ma an- che a offrire servizi nuovi per l’e-commerce, basti pensare che circa 9.000 dei 14.000 Uffici Postali possono essere usati per il pick and pay. Da questa visione strategica è nato, nell’ottobre 2013, il nuovo mall e-commerce che, proponendo un catalogo di circa 100.000 item, unisce all’ampiezza dell’offerta quel con- trollo della marca e della sicurezza delle transazioni che è fon- damentalenel mondo on line. «Abbiamo partner importanti co- me Mondadori e Eataly – aggiunge Cirillo – e abbiamo il pro- getto di ampliare a breve la gamma arrivando a 500.000 refe- renze che copriranno quasi tutte le categorie merceologiche in- cluso il food, rigorosamente made in Italy, che rappresenta la nuova sfida di PosteShop per i prossimi anni». IKEA: L’E-COMMERCE UNA SCELTA STRATEGICA L’e-commerce per IKEA è stata una scelta strategica, adotta- ta innanzitutto per rispondere a un’esigenza di maggiore acces- sibilità da parte dei clienti. «Al momento abbiamo 21 punti di vendita in Italia – ha esordito Sabrina Lucini, e-commerce ma- nager della filiale italia- na – che coprono buona parte ma non ancora tut- to il territorio nazionale. L’e-commerce, lanciato nell’ottobre 2012 e forte di un assortimento che oggi vale circa 7.500 re- ferenze destinate presto ad aumentare, soddisfa un’esigenza di maggior capillarità». Tanto che circa il 60% delle vendi- te on line vanno a più di 50 km dal più vicino negozio IKEA. «Avere più canali e più punti di contatto aiuta a vendere di più, raggiungere più clienti e servirli al meglio anche sotto il profilo dell’informazione e della comunicazione. È giusto lasciare al cliente la possibilità di scegliere su quale canale cercare le informazioni e compra- re. Per esempio, c’è chi acquista on line dal centro città, maga- ri dallo smartphone, avendo il negozio soltanto a mezz’ora di strada, perché ha comunque deciso di usufruire del servizio di trasporto a pagamento o perché non ha tempo da dedicare agli acquisti. L’importante è che i prezzi dei prodotti siano gli stes- si: qui sta il senso dell’omnicanalità per IKEA». Naturalmente è difficile replicare on line l’atmosfera e i plus del negozio fisi- co: ispirazione, possibilità di provare i prodotti, un ambiente accogliente per i bambini. «Il cliente on line ha però esigenze complementari: spesso ha poco tempo, quindi gli offriamo so- luzioni complete o alcune combinazioni tra le più vendute pronte da acquistare con un solo click, o ancora idee e presele- zioni semplici come quelle dei regali di Natale». Inoltre molti clienti si muovono in ottica omni-channel utilizzando alternati- vamente i diversi canali in base all’esigenza del momento. So- no inoltre molto soddisfatti di entrambi come confermano le nostre survey periodiche. DMAIL: UNA WEB TV PER SPIEGARE I PRODOTTI Dmedia Commerce nasce negli anni Ottanta ricalcando il modello americano della vendita a distanza, ma puntando su una tipologia di prodotti decisamente originale, ovvero articoli e idee “utili e introvabili”, quindi non facili da reperire in com- mercio. «Nel 1997 abbiamo lanciato il sito e-commerce – ha raccontato Cristian Biasoni, amministratore delegato e diretto- re generale della società e tre anni dopo abbiamo iniziato a co- struire una rete di negozi arrivata a 11 aperture, l’ultima lo scor- so dicembre nel centro commerciale Inter Ikea diVillesse.A es- si si aggiunge il progetto di “shop in shop” negli ipermercati del gruppo Finiper». La multicanalità è quindi nel nostro Dna ed è centrata sui clienti. Purtroppo, meno del 10% di essi fanno cross-shopping: nella maggior parte dei casi si affezionano a un canale: se ac- quistano in un certo negozio, magari si informano sui social net- work o sul sito Internet, ma continuano a premiare quella mo- dalità. Non a caso il catalogo cartaceo, seppur molto oneroso, per noi è ancora molto importante anche perché racconta effica- cemente un prodotto che spesso il cliente non si immagina nep- pure che esista». Dmail continua nella ricerca di strumenti alter- nativi al supporto tradizionale. “Le descrizioni sul sito web non sempre sono una risposta adeguata. Abbiamo pensato che i vi- deo potrebbero essere la strada giusta, come peraltro conferma- to dal successo di un concorso effettuato alcuni anni fa e dai vi- deo virali che abbiamo lanciato sperimentalmente un anno fa. Da qui l’idea di realizza- re una web tv con palin- sesti costruiti con video ideati – anche dai nostri clienti – per illustrare i prodotti. Il tema della comunicazione, d’al- tronde, si ripropone an- che nei negozi, per i quali abbiamo pensato di creare packaging par- lanti che sappiano co- municare autonoma- mente il prodotto”. I 45LARGO CONSUMO n. 6/2014 DISTRIBUZIONE Da sinistra, Matteo Bertini (Media Shopping), Alessio Proietti (Lush Italia), Massimi- liano Cirillo (Posteshop), Sabrina Lucini (Ikea) e Cristian Biasoni (Dmedia Commerce).
  • 8. EEddiittoorriiaallee LLaarrggoo CCoonnssuummoo SSrrll Via Bodoni, 2 - 20155 Milano Tel. +39 02 3271646 (digitare 2) - Fax +39 02 3271840 e-mail: redazione@largoconsumo.it www.largoconsumo.info 8vo RAST FOR 6Ecom.qxp:Articolo 6-06-2014 8:59 Pagina 8