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SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIn.94
3344
Nel numero 7 del 2011 di Medicine & Science in Sports & Exercise, la rivista
dell’American College of Sports Medicine (Acsm), che rappresenta attualmente la mag-
giore organizzazione esistente al mondo di medicina dello sport e dell’esercizio fisico, è
stata pubblicata la nuova Position stand sulla quantità e la qualità di esercizio fisico in
grado di mantenere l’efficienza cardiorespiratoria, muscolo-scheletrica e neuromotoria in
soggetti adulti apparentemente sani con le relative guide per la prescrizione dei vari gene-
ri di esercizio fisico (Garber C. E., Blissmer B., Michael R. Deschenes M. R., Franklin B.
A., Lamonte M. J., FACSM, I-Min Lee I. M., Nieman D. C., Swain D. P., Quantity and
Quality of Exercise for Developing and Maintaining Cardiorespiratory, Musculoskeletal, and
Neuromotor Fitness in Apparently Healthy Adults: Guidance for Prescribing Exercise,
Medicine & Science In Sports & Exercise, 43, 2011, 7, 1334-1349, scaricabile da
http://www.acsm.org/access-public-information/position-stands) che aggiorna il preceden-
te documento dell’Acsm del 1998. In essa sono citati oltre quattrocento pubblicazioni da
riviste scientifiche, studi epidemiologici, studi clinici, meta analisi, consensus statement e
linee guida basate su prove scientifiche.
La Position Stand del 2011 conferma come, accanto al tradizionale allenamento cardio-
circolatorio, sempre più vi sia la tendenza a ritenere un allenamento della forza uno stru-
mento prezioso che, almeno quanto l’allenamento dell’endurance, offre molteplici bene-
fici per quanto riguarda il recupero, il mantenimento e sviluppo dello stato di salute. Cosi
Garber et al. (2011), nel paragrafo dedicato ai vantaggi legati al miglioramento dell’effi-
cienza muscolare, ricordano come questi siano stati ben accertati nell’ultimo decennio e
come, elevati livelli di forza muscolare siano significativamente associati al miglioramen-
to dei profili di tutti i fattori di rischio cardiovascolare, a minori rischi per tutte le cause di
mortalità, a una diminuzione dei casi di malattie cardiovascolari, alla minore probabilità
di sviluppare limitazioni funzionali e malattie non fatali. Attualmente disponiamo di insuf-
ficienti dati prospettici sulle caratteristiche dose-risposta che riguardano efficienza
muscolare e effetti sulla salute o sull’esistenza di una soglia di benefici tale da racco-
mandare quale sia il minimo di forza muscolare, di potenza o endurance collegati allo
stato di salute (Garber et al. 2011). Però, se si prescinde dall’aumento di forza, vi è una
serie impressionante di cambiamenti di biomarker relativi allo stato di salute che deriva-
no dalla pratica regolare di un allenamento con sovraccarichi (resistance training) che
comprendono miglioramenti nella composizione corporea, nel livello di glucosio ematico,
nella sensibilità all’insulina e nella pressione arteriosa in persone che presentano pre-
ipertensione e ipertensione di stadio 1. Per cui l’allenamento con sovraccarichi può
FattiemitidelFITNESS
a cura di Mario Gulinelli
ALLENAMENTO della FORZA
e SALUTE MENTALE
SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIn.94
3355
essere efficace sia nella prevenzione sia nel trattamento della sin-
drome metabolica (Garber et al. 2011). Non deve essere trascu-
rato, inoltre, che gli esercizi diretti all’incremento della forza e
della massa muscolare sono in grado di aumentare efficacemen-
te la massa (contenuto di minerali e densità minerale ossea) e la
robustezza delle ossa che esse sollecitano specificamente, e pos-
sono rappresentare una misura preziosa per prevenire, rallentare
o persino invertire la perdita di massa ossea in persone con
osteoporosi. Se si considera poi che la debolezza muscolare è
stata identificata come un fattore di rischio per l’insorgenza di
una osteoartrite, l’allenamento con sovraccarichi può ridurre la
possibilità che si producano disordini muscolo scheletrici (Garber
et al. 2001) e in persone con osteoartriti è in grado di ridurre
dolore e disabilità.
Per quanto riguarda i benefici dell’allenamento con sovraccarichi
sulla saluta mentale gli Autori, però, osservano che essi hanno
ricevuto un’attenzione minore di quelli associati agli esercizi car-
diorespiratori, ricordando che alcuni studi preliminari permette-
rebbero di ipotizzare che questo allenamento può prevenire e
migliorare stati di depressione ed ansia.
Su questo tema nel 2010 gli americani Patrick J. O'Connor, Mat-
thew P. Herrings, del Dipartimento di Chinesiologia dell’Università
della Georgia e Amanda Caravalho, del Dipartimento di psicologia
della stessa università (O’ Connor P., Herring M., Carvalho A.,
Mental Health Benefits of Strength Training in Adults, American
Journal of Lifestyle Medicine, 4, 2010, 5, 377-396) hanno com-
pletato e pubblicato un’ampia review della letteratura sull’argomen-
to della quale è interessante riportare i principali risultati.
ANSIA: il primo di questi risultati riguarda l’effetto dell’allenamento
della forza sull’ansia. Secondo O’Connor et al. (2010) il 15% di
tutta la popolazione degli Usa riferisce di sintomi frequenti di ansia
di varia durata ogni mese. È normale che chiunque sperimenti
livelli elevati di ansia quando deve affrontare lavori o prestazioni
nuove, esami, interviste, ecc. e generalmente essa si manifesta
con sensazioni di nervosismo, paura, apprensione, preoccupazio-
ne, ecc. Se i suoi sintomi sono persistenti e accentuati, essa si
associa a disturbi del sonno, stress mentale, disturbi somatici,
salute cagionevole e limitazioni dell’attività fisica. O’Connor,
Herring e Carvalho (2010) riferiscono che sette ricerche sull’alle-
namento della forza (rispondenti ai criteri qualitativi della ricerca
previsti per essere considerati nella loro review) legate a questo
tema dimostrano che questo tipo di allenamento è una forma
importante di intervento su soggetti che soffrono d’ansia. È inte-
ressante che due delle sette ricerche hanno confrontato gli effetti
di un allenamento della forza di elevata intensità (con esercizi ese-
guiti all’80% di 1RM) con quelli di un allenamento di intensità
moderata (50-60% di 1RM), trovando una maggiore riduzione del-
l’ansia con il primo tipo di allenamento rispetto al secondo.
COGNIZIONE: per quanto riguarda la cognizione, termine con il
quale gli Autori intendono la capacità di elaborazione del cervello
che permette di ottenere conoscenze attraverso il pensiero, l’e-
sperienza e i sensi, la ricerca è diretta a comprendere come avve-
nimenti, esperienze, conoscenze si trasformino in elementi imma-
gazzinati nella memoria che possono essere richiamati per svol-
gere compiti e risolvere problemi di natura sia mentale sia fisica.
Strettamente associato al termine “cognizione” è quello di funzio-
ni esecutive, usato per indicare un sistema complesso di moduli
funzionali della mente, che regolano i processi di pianificazione,
controllo e coordinazione del sistema cognitivo, e governano l’atti-
vazione e la modulazione di schemi e processi cognitivi. Le funzio-
ni esecutive, quindi, sono quelle abilità che permettono a un indi-
viduo di anticipare, progettare, stabilire obiettivi, attuare progetti
finalizzati a uno scopo e monitorare/ modificare il proprio compor-
tamento per adeguarlo a nuove condizioni. Sono quelle che
gestiscono tutti i compiti della vita di una persona che permetto-
no di organizzarne le azioni in sequenze gerarchiche di mete e di
obiettivi, di spostare flessibilmente l’attenzione sulla informazioni
rilevate, di attivare strategie appropriate e inibire risposte non
adeguate. Il loro impiego è indispensabile in tutti i tipi di problem
solving, da quelli più complicati ed astratti, come la soluzione di
problemi matematici, all’acquisizione delle abilità sociali. Un
numero elevato di ricerche che si sono occupate del rapporto tra
cognizione ed esercizio fisico sono state realizzate su soggetti
adulti anziani, in quanto si pensa che questa popolazione, poten-
zialmente, possa ricavare notevoli benefici dall’allenamento della
forza. Così, O’Connor, Herring, Carvalho (2010) riferiscono che in
sette studi controllati randomizzati è stato dimostrato che l’allena-
mento della forza presenta la capacità di migliorare numerosi
aspetti della cognizione in soggetti adulti anziani sani. È importan-
te che uno degli effetti più notevoli dell’allenamento della forza
sia il marcato miglioramento della memoria e dei compiti ad essa
associati. Sembra, inoltre che il miglioramento delle funzioni ese-
cutive rappresenti uno dei maggiori benefici sia dell’allenamento
della forza (Anderson-Hanley C., Nimon J. P., Westen S. C.,
Cognitive health benefits of strengthening exercise for community-
dwelling older adults, J. Clin. Exper. Neuropsychology, 32, 2010,
9, 996-1001) come anche di quello della endurance (Colcombe
S., Kramer A. F., Fitness effects on the cognitive function of older
adults: a meta-analytic study, Psychological Science, 14, 2003,
125-130).
DEPRESSIONE: un disturbo dell’umore nel quale molte persone
possono incorrere e che può essere determinata da fattori fami-
liari e genetici, biologici, ambientali e psicologici, è la depressio-
ne, caratterizzata da un insieme di sintomi come umore depres-
so, diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le
attività, perdita significativa o aumento significativo di peso dovuti
a una diminuzione o un aumento dell’appetitio, insonnia o iperin-
sonnia, agitazione o rallentamento psicomotorio, sentimenti di
autosvalutazione o eccessivi o inappropriati sensi di colpa, dimi-
nuzione della capacità di pensiero, di concentrazione o di presa di
decisione, ricorrenti pensieri di morte o di suicidio, ecc. O’Connor,
Herring, Carvalho (2010) mettono in evidenza che i diciotto studi
che hanno esaminato gli effetti dell’allenamento della forza in
persone con sintomi di depressione presentano risultati contra-
stanti. Numerosi studi mostrano un effetto significativamente
positivo degli esercizi di forza, mentre altri mostrano solo scarsi
cambiamenti sugli stati di depressione. Secondo loro, probabil-
mente sarebbero necessari ulteriori ricerche per determinare se vi
sia una dose ottimale di allenamento della forza per le persone
che soffrono di sintomi di depressione. Ricordano però che quat-
tro degli studi citati, che hanno studiato quali fossero gli effetti di
questo allenamento su adulti ai quali era stato clinicamente dia-
gnosticato uno stato di depressione, hanno ottenuto risultati una-
nimi: la pratica di un allenamento della forza determinava un
ampia riduzione della depressione.
Prima edizione italiana di un volume che negli Stati
Uniti è giunto alla quinta edizione e il cui successo
è da sempre legato all’aggiornamento continuo
dei dati delle ricerche sul comportamento motorio,
illustrati in modo chiaro ed esaustivo. È proprio
il comportamento motorio, quale osservato
nell’attività di ricerca, il primo oggetto di studio
dell’opera, insieme ai molti fattori che influenzano
la qualità delle esecuzioni e del loro apprendimento.
Il manuale, suddiviso in tre parti, si propone, con
rigore scientifico, l’analisi accurata dello stato
delle conoscenze nel controllo motorio e
nell’apprendimento. Presenta, dunque, le più recenti
conoscenze in tali ambiti, anche quelle provenienti
da nuove e differenti discipline e tenendo conto
degli aggiornamenti più recenti. Nella PRIMA PARTE
sono esposti i concetti fondamentali e l’evoluzione
delle conoscenze, nei principali ambiti di riferimento
(Psicologia, Cinesiologia e Neurofisiologia); i vari
metodi con cui le abilità motorie sono misurate
e studiate; il particolare approccio dell’elaborazione
dell’informazione e la teoria della detezione
del segnale, fondamentali per la comprensione
di come le persone pensano e agiscono e, infine,
l’attenzione e il suo ruolo nel comportamento
motorio. Nella SECONDA PARTE l’enfasi è sul controllo
motorio, a partire dall’informazione sensoriale
e dalla sua influenza sul movimento, per spostarsi,
poi, sulla considerazione di come si verifichino
a livello centrale il controllo e la rappresentazione
delle azioni (programma motorio), quando
le influenze sensoriali non esplicano un ruolo
decisivo. La TERZA PARTE tratta dell’apprendimento
motorio, come risultato dell’allenamento o
dell’esperienza, con un cambio di prospettiva, che
privilegia lo studio di come le abilità si trasformano
in funzione dell’allenamento, piuttosto che
la speculazione sulla presunta “natura” dell’abilità
motoria. Ciò tenendo, anche, conto dell’influenza
delle informazioni suppletive (feedback estrinseco).
Chiudono il volume la descrizione dei differenti
modi in cui l’apprendimento motorio è definito
dai ricercatori e una discussione sui fattori che
influenzano la ritenzione e il transfer. Il libro
è principalmente indirizzato agli studiosi
della materia, agli operatori sportivi specializzati
e agli studenti di Scienze Motorie, ma è anche
di sicuro interesse per chi si occupa di neuroscienze,
d’ingegneria biomedica e di riabilitazione.
PER INFORMAZIONI E ORDINI
tel. 075 5997310 • fax 075 5990491
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LIBRO•pagine704•euro55,00
CONTROLLO
MOTORIO
E APPRENDIMENTO
LA RICERCA SUL
COMPORTAMENTO MOTORIO
SINDROME DA FATICA CRONICA: per quanto riguarda la sindrome da fatica cronica,
O’Connor, Herring, Carvalho (2010) ricordano che circa il 25% della popolazione degli
Stati uniti lamenta sintomi di fatica persistente o cronica. Inoltre l’insorgenza di tale sin-
drome è elevata tra le persone con patologie croniche e specialmente tra le persone
con disturbi psicologici. Essa rappresenta una delle ragioni frequenti per le quali le per-
sone si rivolgono al loro medico e una giustificazione che viene spesso addotta per non
praticare sport o altre forme di esercizio fisico. È impressionante come il 94% dei set-
tanta studi randomizzati sull’esercizio fisico e la fatica cronica mostri come esso sia clini-
camente (cioè significativamente) più efficace dell’intervento farmacologico o cognitivo
comportamentale (O’Connor, Herring, Carvalho 2010).
AUTOSTIMA: è la considerazione che una persona ha di se stessa, cioè il risultato di
quel processo che porta una persona a valutare e apprezzare se stesso tramite l'autoap-
provazione del proprio valore personale fondato su auto percezioni, alla cui base trovia-
mo elementi cognitivi, affettivi e sociali. Si tratta di una caratteristica della personalità
che indica come una persona sia conscia del proprio valore, quale sia il livello del rispet-
to che ha verso se stessa e la sua integrità fisica e morale ed è strettamente associata
al benessere sia fisico sia mentale. L’allenamento della forza si rivela in grado di miglio-
rare l’autostima in soggetti adulti sia giovani sia anziani, come anche in popolazioni in
fase di riabilitazione da patologie cardiache, tumori e in persone depresse.
SONNO: O’ Connor, Herring, Carvalho (2010) ci ricordano che trascorriamo il 30% della
nostra esistenza dormendo e che il sonno è un elemento importante, la cui carenza è
fonte di notevoli problemi sia fisici sia mentali: Per questa ragione una notevole privazio-
ne di sonno (< di 5-6 ore a notte) può associarsi a peggioramenti delle funzioni cogniti-
ve, a malattie mentali, all’ipertensione, all’obesità, a patologie cardiovascolari, a ictus, a
sonnolenza diurna, a diminuzioni delle abilità (a esempio della guida, con un aumento
degli incidenti automobilistici) e a un peggioramento generale della qualità della vita. La
ricerca indica che le persone fisicamente attive hanno pattern di sonno più sani e corro-
no meno rischi di apnea notturna. Essa dimostra pure che persone depresse che pre-
sentano disturbi del sonno mostrano un miglioramento del 30% nel sonno dopo un
intervento che prevede un allenamento regolare della forza. Tali risultati mostrano di
essere più consistenti dopo 8-10 settimane di allenamento regolare.
A questo punto è legittimo chiedersi quali siano i meccanismi attraverso i quali l’allena-
mento della forza provochi questi miglioramenti nella salute mentale. O’Connor, Herring,
Carvalho (2010) ipotizzano che vi sia una rete complessa di adattamenti neurofisiologici
che si producono con la pratica di un allenamento della forza che influiscono diretta-
mente o indirettamente sui processi mentali. Ad esempio, i numerosi benefici per la
salute fisica prodotti dall’allenamento della forza che sono stati illustrati all’inizio posso-
no esercitare un effetto diretto e indiretto sul benessere mentale di una persona. Inoltre,
l’allenamento della forza può migliorare il funzionamento del sistema nervoso centrale e
anche ciò avrebbe un effetto positivo sulla salute mentale. Secondo Henriette van
Praagh del Laboratorio di Neuroscienze del National Institute on Aging, di Baltimora (van
Praagh E., Exercise and the brain: something to chew on, Trends in Neuroscience, 35,
2009, 283-290) afferma che il miglioramento delle funzioni cognitive con l’esercizio fisi-
co probabilmente rappresenta un adattamento multifattoriale che coinvolge la genera-
zione di nuovi neuroni nel cervello, un incremento dei neurotrasmettitori e la formazione
di nuovi vasi sanguigni che permette un migliore rifornimento di sangue e una migliore
eliminazione dei prodotti del metabolismo.
La conclusione che si può trarre dalla review di O’Connor, Herring, Carvalho è che vi
sono prove di come l’allenamento con sovraccarichi possa migliorare molti aspetti della
salute mentale e soprattutto molti aspetti delle funzioni cognitive. Si tratta di ulteriore
elemento che si aggiunge al cambiamento di paradigma verso l’allenamento della forza
e il ruolo di questa capacità per quanto riguarda il recupero, la conservazione e il miglio-
ramento dello stato di salute al quale stiamo assistendo sempre più in questi ultimi
tempi.

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Allenamento della forza e salute mentale

  • 1. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIn.94 3344 Nel numero 7 del 2011 di Medicine & Science in Sports & Exercise, la rivista dell’American College of Sports Medicine (Acsm), che rappresenta attualmente la mag- giore organizzazione esistente al mondo di medicina dello sport e dell’esercizio fisico, è stata pubblicata la nuova Position stand sulla quantità e la qualità di esercizio fisico in grado di mantenere l’efficienza cardiorespiratoria, muscolo-scheletrica e neuromotoria in soggetti adulti apparentemente sani con le relative guide per la prescrizione dei vari gene- ri di esercizio fisico (Garber C. E., Blissmer B., Michael R. Deschenes M. R., Franklin B. A., Lamonte M. J., FACSM, I-Min Lee I. M., Nieman D. C., Swain D. P., Quantity and Quality of Exercise for Developing and Maintaining Cardiorespiratory, Musculoskeletal, and Neuromotor Fitness in Apparently Healthy Adults: Guidance for Prescribing Exercise, Medicine & Science In Sports & Exercise, 43, 2011, 7, 1334-1349, scaricabile da http://www.acsm.org/access-public-information/position-stands) che aggiorna il preceden- te documento dell’Acsm del 1998. In essa sono citati oltre quattrocento pubblicazioni da riviste scientifiche, studi epidemiologici, studi clinici, meta analisi, consensus statement e linee guida basate su prove scientifiche. La Position Stand del 2011 conferma come, accanto al tradizionale allenamento cardio- circolatorio, sempre più vi sia la tendenza a ritenere un allenamento della forza uno stru- mento prezioso che, almeno quanto l’allenamento dell’endurance, offre molteplici bene- fici per quanto riguarda il recupero, il mantenimento e sviluppo dello stato di salute. Cosi Garber et al. (2011), nel paragrafo dedicato ai vantaggi legati al miglioramento dell’effi- cienza muscolare, ricordano come questi siano stati ben accertati nell’ultimo decennio e come, elevati livelli di forza muscolare siano significativamente associati al miglioramen- to dei profili di tutti i fattori di rischio cardiovascolare, a minori rischi per tutte le cause di mortalità, a una diminuzione dei casi di malattie cardiovascolari, alla minore probabilità di sviluppare limitazioni funzionali e malattie non fatali. Attualmente disponiamo di insuf- ficienti dati prospettici sulle caratteristiche dose-risposta che riguardano efficienza muscolare e effetti sulla salute o sull’esistenza di una soglia di benefici tale da racco- mandare quale sia il minimo di forza muscolare, di potenza o endurance collegati allo stato di salute (Garber et al. 2011). Però, se si prescinde dall’aumento di forza, vi è una serie impressionante di cambiamenti di biomarker relativi allo stato di salute che deriva- no dalla pratica regolare di un allenamento con sovraccarichi (resistance training) che comprendono miglioramenti nella composizione corporea, nel livello di glucosio ematico, nella sensibilità all’insulina e nella pressione arteriosa in persone che presentano pre- ipertensione e ipertensione di stadio 1. Per cui l’allenamento con sovraccarichi può FattiemitidelFITNESS a cura di Mario Gulinelli ALLENAMENTO della FORZA e SALUTE MENTALE
  • 2. SdS/ScuoladelloSportAnnoXXXIn.94 3355 essere efficace sia nella prevenzione sia nel trattamento della sin- drome metabolica (Garber et al. 2011). Non deve essere trascu- rato, inoltre, che gli esercizi diretti all’incremento della forza e della massa muscolare sono in grado di aumentare efficacemen- te la massa (contenuto di minerali e densità minerale ossea) e la robustezza delle ossa che esse sollecitano specificamente, e pos- sono rappresentare una misura preziosa per prevenire, rallentare o persino invertire la perdita di massa ossea in persone con osteoporosi. Se si considera poi che la debolezza muscolare è stata identificata come un fattore di rischio per l’insorgenza di una osteoartrite, l’allenamento con sovraccarichi può ridurre la possibilità che si producano disordini muscolo scheletrici (Garber et al. 2001) e in persone con osteoartriti è in grado di ridurre dolore e disabilità. Per quanto riguarda i benefici dell’allenamento con sovraccarichi sulla saluta mentale gli Autori, però, osservano che essi hanno ricevuto un’attenzione minore di quelli associati agli esercizi car- diorespiratori, ricordando che alcuni studi preliminari permette- rebbero di ipotizzare che questo allenamento può prevenire e migliorare stati di depressione ed ansia. Su questo tema nel 2010 gli americani Patrick J. O'Connor, Mat- thew P. Herrings, del Dipartimento di Chinesiologia dell’Università della Georgia e Amanda Caravalho, del Dipartimento di psicologia della stessa università (O’ Connor P., Herring M., Carvalho A., Mental Health Benefits of Strength Training in Adults, American Journal of Lifestyle Medicine, 4, 2010, 5, 377-396) hanno com- pletato e pubblicato un’ampia review della letteratura sull’argomen- to della quale è interessante riportare i principali risultati. ANSIA: il primo di questi risultati riguarda l’effetto dell’allenamento della forza sull’ansia. Secondo O’Connor et al. (2010) il 15% di tutta la popolazione degli Usa riferisce di sintomi frequenti di ansia di varia durata ogni mese. È normale che chiunque sperimenti livelli elevati di ansia quando deve affrontare lavori o prestazioni nuove, esami, interviste, ecc. e generalmente essa si manifesta con sensazioni di nervosismo, paura, apprensione, preoccupazio- ne, ecc. Se i suoi sintomi sono persistenti e accentuati, essa si associa a disturbi del sonno, stress mentale, disturbi somatici, salute cagionevole e limitazioni dell’attività fisica. O’Connor, Herring e Carvalho (2010) riferiscono che sette ricerche sull’alle- namento della forza (rispondenti ai criteri qualitativi della ricerca previsti per essere considerati nella loro review) legate a questo tema dimostrano che questo tipo di allenamento è una forma importante di intervento su soggetti che soffrono d’ansia. È inte- ressante che due delle sette ricerche hanno confrontato gli effetti di un allenamento della forza di elevata intensità (con esercizi ese- guiti all’80% di 1RM) con quelli di un allenamento di intensità moderata (50-60% di 1RM), trovando una maggiore riduzione del- l’ansia con il primo tipo di allenamento rispetto al secondo. COGNIZIONE: per quanto riguarda la cognizione, termine con il quale gli Autori intendono la capacità di elaborazione del cervello che permette di ottenere conoscenze attraverso il pensiero, l’e- sperienza e i sensi, la ricerca è diretta a comprendere come avve- nimenti, esperienze, conoscenze si trasformino in elementi imma- gazzinati nella memoria che possono essere richiamati per svol- gere compiti e risolvere problemi di natura sia mentale sia fisica. Strettamente associato al termine “cognizione” è quello di funzio- ni esecutive, usato per indicare un sistema complesso di moduli funzionali della mente, che regolano i processi di pianificazione, controllo e coordinazione del sistema cognitivo, e governano l’atti- vazione e la modulazione di schemi e processi cognitivi. Le funzio- ni esecutive, quindi, sono quelle abilità che permettono a un indi- viduo di anticipare, progettare, stabilire obiettivi, attuare progetti finalizzati a uno scopo e monitorare/ modificare il proprio compor- tamento per adeguarlo a nuove condizioni. Sono quelle che gestiscono tutti i compiti della vita di una persona che permetto- no di organizzarne le azioni in sequenze gerarchiche di mete e di obiettivi, di spostare flessibilmente l’attenzione sulla informazioni rilevate, di attivare strategie appropriate e inibire risposte non adeguate. Il loro impiego è indispensabile in tutti i tipi di problem solving, da quelli più complicati ed astratti, come la soluzione di problemi matematici, all’acquisizione delle abilità sociali. Un numero elevato di ricerche che si sono occupate del rapporto tra cognizione ed esercizio fisico sono state realizzate su soggetti adulti anziani, in quanto si pensa che questa popolazione, poten- zialmente, possa ricavare notevoli benefici dall’allenamento della forza. Così, O’Connor, Herring, Carvalho (2010) riferiscono che in sette studi controllati randomizzati è stato dimostrato che l’allena- mento della forza presenta la capacità di migliorare numerosi aspetti della cognizione in soggetti adulti anziani sani. È importan- te che uno degli effetti più notevoli dell’allenamento della forza sia il marcato miglioramento della memoria e dei compiti ad essa associati. Sembra, inoltre che il miglioramento delle funzioni ese- cutive rappresenti uno dei maggiori benefici sia dell’allenamento della forza (Anderson-Hanley C., Nimon J. P., Westen S. C., Cognitive health benefits of strengthening exercise for community- dwelling older adults, J. Clin. Exper. Neuropsychology, 32, 2010, 9, 996-1001) come anche di quello della endurance (Colcombe S., Kramer A. F., Fitness effects on the cognitive function of older adults: a meta-analytic study, Psychological Science, 14, 2003, 125-130). DEPRESSIONE: un disturbo dell’umore nel quale molte persone possono incorrere e che può essere determinata da fattori fami- liari e genetici, biologici, ambientali e psicologici, è la depressio- ne, caratterizzata da un insieme di sintomi come umore depres- so, diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività, perdita significativa o aumento significativo di peso dovuti a una diminuzione o un aumento dell’appetitio, insonnia o iperin- sonnia, agitazione o rallentamento psicomotorio, sentimenti di autosvalutazione o eccessivi o inappropriati sensi di colpa, dimi- nuzione della capacità di pensiero, di concentrazione o di presa di decisione, ricorrenti pensieri di morte o di suicidio, ecc. O’Connor, Herring, Carvalho (2010) mettono in evidenza che i diciotto studi che hanno esaminato gli effetti dell’allenamento della forza in persone con sintomi di depressione presentano risultati contra- stanti. Numerosi studi mostrano un effetto significativamente positivo degli esercizi di forza, mentre altri mostrano solo scarsi cambiamenti sugli stati di depressione. Secondo loro, probabil- mente sarebbero necessari ulteriori ricerche per determinare se vi sia una dose ottimale di allenamento della forza per le persone che soffrono di sintomi di depressione. Ricordano però che quat- tro degli studi citati, che hanno studiato quali fossero gli effetti di questo allenamento su adulti ai quali era stato clinicamente dia- gnosticato uno stato di depressione, hanno ottenuto risultati una- nimi: la pratica di un allenamento della forza determinava un ampia riduzione della depressione.
  • 3. Prima edizione italiana di un volume che negli Stati Uniti è giunto alla quinta edizione e il cui successo è da sempre legato all’aggiornamento continuo dei dati delle ricerche sul comportamento motorio, illustrati in modo chiaro ed esaustivo. È proprio il comportamento motorio, quale osservato nell’attività di ricerca, il primo oggetto di studio dell’opera, insieme ai molti fattori che influenzano la qualità delle esecuzioni e del loro apprendimento. Il manuale, suddiviso in tre parti, si propone, con rigore scientifico, l’analisi accurata dello stato delle conoscenze nel controllo motorio e nell’apprendimento. Presenta, dunque, le più recenti conoscenze in tali ambiti, anche quelle provenienti da nuove e differenti discipline e tenendo conto degli aggiornamenti più recenti. Nella PRIMA PARTE sono esposti i concetti fondamentali e l’evoluzione delle conoscenze, nei principali ambiti di riferimento (Psicologia, Cinesiologia e Neurofisiologia); i vari metodi con cui le abilità motorie sono misurate e studiate; il particolare approccio dell’elaborazione dell’informazione e la teoria della detezione del segnale, fondamentali per la comprensione di come le persone pensano e agiscono e, infine, l’attenzione e il suo ruolo nel comportamento motorio. Nella SECONDA PARTE l’enfasi è sul controllo motorio, a partire dall’informazione sensoriale e dalla sua influenza sul movimento, per spostarsi, poi, sulla considerazione di come si verifichino a livello centrale il controllo e la rappresentazione delle azioni (programma motorio), quando le influenze sensoriali non esplicano un ruolo decisivo. La TERZA PARTE tratta dell’apprendimento motorio, come risultato dell’allenamento o dell’esperienza, con un cambio di prospettiva, che privilegia lo studio di come le abilità si trasformano in funzione dell’allenamento, piuttosto che la speculazione sulla presunta “natura” dell’abilità motoria. Ciò tenendo, anche, conto dell’influenza delle informazioni suppletive (feedback estrinseco). Chiudono il volume la descrizione dei differenti modi in cui l’apprendimento motorio è definito dai ricercatori e una discussione sui fattori che influenzano la ritenzione e il transfer. Il libro è principalmente indirizzato agli studiosi della materia, agli operatori sportivi specializzati e agli studenti di Scienze Motorie, ma è anche di sicuro interesse per chi si occupa di neuroscienze, d’ingegneria biomedica e di riabilitazione. PER INFORMAZIONI E ORDINI tel. 075 5997310 • fax 075 5990491 www.calzetti-mariucci.it sport@calzetti-mariucci.it RICHARD A. SCHMIDT TIMOTHY D. LEE LIBRO•pagine704•euro55,00 CONTROLLO MOTORIO E APPRENDIMENTO LA RICERCA SUL COMPORTAMENTO MOTORIO SINDROME DA FATICA CRONICA: per quanto riguarda la sindrome da fatica cronica, O’Connor, Herring, Carvalho (2010) ricordano che circa il 25% della popolazione degli Stati uniti lamenta sintomi di fatica persistente o cronica. Inoltre l’insorgenza di tale sin- drome è elevata tra le persone con patologie croniche e specialmente tra le persone con disturbi psicologici. Essa rappresenta una delle ragioni frequenti per le quali le per- sone si rivolgono al loro medico e una giustificazione che viene spesso addotta per non praticare sport o altre forme di esercizio fisico. È impressionante come il 94% dei set- tanta studi randomizzati sull’esercizio fisico e la fatica cronica mostri come esso sia clini- camente (cioè significativamente) più efficace dell’intervento farmacologico o cognitivo comportamentale (O’Connor, Herring, Carvalho 2010). AUTOSTIMA: è la considerazione che una persona ha di se stessa, cioè il risultato di quel processo che porta una persona a valutare e apprezzare se stesso tramite l'autoap- provazione del proprio valore personale fondato su auto percezioni, alla cui base trovia- mo elementi cognitivi, affettivi e sociali. Si tratta di una caratteristica della personalità che indica come una persona sia conscia del proprio valore, quale sia il livello del rispet- to che ha verso se stessa e la sua integrità fisica e morale ed è strettamente associata al benessere sia fisico sia mentale. L’allenamento della forza si rivela in grado di miglio- rare l’autostima in soggetti adulti sia giovani sia anziani, come anche in popolazioni in fase di riabilitazione da patologie cardiache, tumori e in persone depresse. SONNO: O’ Connor, Herring, Carvalho (2010) ci ricordano che trascorriamo il 30% della nostra esistenza dormendo e che il sonno è un elemento importante, la cui carenza è fonte di notevoli problemi sia fisici sia mentali: Per questa ragione una notevole privazio- ne di sonno (< di 5-6 ore a notte) può associarsi a peggioramenti delle funzioni cogniti- ve, a malattie mentali, all’ipertensione, all’obesità, a patologie cardiovascolari, a ictus, a sonnolenza diurna, a diminuzioni delle abilità (a esempio della guida, con un aumento degli incidenti automobilistici) e a un peggioramento generale della qualità della vita. La ricerca indica che le persone fisicamente attive hanno pattern di sonno più sani e corro- no meno rischi di apnea notturna. Essa dimostra pure che persone depresse che pre- sentano disturbi del sonno mostrano un miglioramento del 30% nel sonno dopo un intervento che prevede un allenamento regolare della forza. Tali risultati mostrano di essere più consistenti dopo 8-10 settimane di allenamento regolare. A questo punto è legittimo chiedersi quali siano i meccanismi attraverso i quali l’allena- mento della forza provochi questi miglioramenti nella salute mentale. O’Connor, Herring, Carvalho (2010) ipotizzano che vi sia una rete complessa di adattamenti neurofisiologici che si producono con la pratica di un allenamento della forza che influiscono diretta- mente o indirettamente sui processi mentali. Ad esempio, i numerosi benefici per la salute fisica prodotti dall’allenamento della forza che sono stati illustrati all’inizio posso- no esercitare un effetto diretto e indiretto sul benessere mentale di una persona. Inoltre, l’allenamento della forza può migliorare il funzionamento del sistema nervoso centrale e anche ciò avrebbe un effetto positivo sulla salute mentale. Secondo Henriette van Praagh del Laboratorio di Neuroscienze del National Institute on Aging, di Baltimora (van Praagh E., Exercise and the brain: something to chew on, Trends in Neuroscience, 35, 2009, 283-290) afferma che il miglioramento delle funzioni cognitive con l’esercizio fisi- co probabilmente rappresenta un adattamento multifattoriale che coinvolge la genera- zione di nuovi neuroni nel cervello, un incremento dei neurotrasmettitori e la formazione di nuovi vasi sanguigni che permette un migliore rifornimento di sangue e una migliore eliminazione dei prodotti del metabolismo. La conclusione che si può trarre dalla review di O’Connor, Herring, Carvalho è che vi sono prove di come l’allenamento con sovraccarichi possa migliorare molti aspetti della salute mentale e soprattutto molti aspetti delle funzioni cognitive. Si tratta di ulteriore elemento che si aggiunge al cambiamento di paradigma verso l’allenamento della forza e il ruolo di questa capacità per quanto riguarda il recupero, la conservazione e il miglio- ramento dello stato di salute al quale stiamo assistendo sempre più in questi ultimi tempi.