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La società
dell’informazione
Alessio Cornia
Dipartimento istituzioni e società
Università di Perugia
Teorie e tecniche dei nuovi media
A.A. 2014-15
La società dell'informazione
Forma di società
caratterizzata dalla
preminenza di
informazione,
sapere e conoscenza
rispetto ai beni
materiali (e alla
produzione
industriale)
La società dell’informazione
Cambiano le centralità sociali, politiche ed economiche:
dalla fabbrica all’ufficio
dall’economia dei beni materiali a quella dei beni immateriali
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mondopallone.it e mediaset.it
Nella società dell’informazione (SdI):
le tecnologie informatiche sono pervasive e influenzano i
processi produttivi, sociali, indentitari e politici
La capacità di produrre, manipolare e distribuire
informazione diventa il fattore principale di ricchezza e
potere e, di conseguenza, diventa il terreno di scontro a
livello economico, politico e sociale.
I primi studiosi che hanno posto le basi per
lo studio della Società dell’Informazione
Fritz Machlup, economista (Austria/USA), anni
’60, “Economia della conoscenza” (studia gli
effetti dei brevetti sullo sviluppo economico)
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Peter Druker, economista (Austria/USA) anni ’60,
“post-modernità”, nuovo modello economico-
sociale: più le organizzazioni del capitalismo si
fanno complesse, più i lavoratori della
conoscenza divengono centrali
Daniel Bell, sociologo USA, “La fine
dell’ideologia”, nella società post-industriale, la
centralità dei lavoratori della conoscenza
determina un indebolimento delle grandi
ideologie organizzate intorno al conflitto tra
capitale e lavoro (autorealizzazione consumistica
sovrasta le vecchie divisioni ideologiche tra
destra e sinistra)
I primi studiosi che hanno posto le basi per
lo studio della Società dell’Informazione
Il dibattito sulla società
dell’informazione
si sviluppa negli anni ’90
forte accelerazione con la diffusione di Internet:
sensazione di cambiamento radicale (visioni utopistiche su
accesso diffuso al sapere, democratizzazione della
politica, nuova economia basata su comunicazione e
flessibilità).
SdI come terza rivoluzione industriale (dopo la macchina
a vapore e l’elettricità, ci sono le tecnologie
informatiche)
Il principale studioso di SdI:
Manuel Castells
Sociologo, Spagna/
USA
Domina il dibattito
sulla Società
dell’informazione,
che, in un secondo
momento,
sostituisce con il
concetto di
Network society
(società strutturata
a rete)
Manuel Castells: i concetti
La società si trasforma:
n e lla s o ci et à i nd u s t r i ale, i l p otere
economico e politico era legato alla
produzione di beni materiali
nella Network Society (NS), sono i beni
intangibili (brand, innovazione, sapere) a
determinare il successo di un individuo o
di un gruppo
Cambiamenti economici nella SdI
SdI non significa solo che il settore terziario supera
l’industria
le nuove tecnologie dell’informazione cambiano tutti i
settori economici (anche quello agricolo e industriale,
ne influenzano i processi produttivi e distributivi)
Castells: il nuovo sistema economico è:
1. informazionale
2. globale
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1- Economia informazionale
Economia basata sull’informazione, dove la produttività, la competitività
e la redditività dipendono dalla capacità di generare e gestire
informazione e conoscenza
Innovazione, ricerca e sviluppo come fattori cruciali per le imprese
Centralità dei diritti di proprietà intellettuale (brevetti, diritti d’autore)
Le risorse principali dell’impresa non sono più le fabbriche ed i
macchinari, ma i brand, i brevetti, l’organizzazione delle reti dei
fornitori e dei distributori, il design, il marketing ecc.
Decentramento strategico: aziende (Nike, Apple ecc.) subappaltano la
produzione a soggetti esterni, spesso asiatici. Le imprese madri
detengono la proprietà intellettuale (diritti sul marchio e prodotti),
gestiscono la ricerca tecnologica, il marketing, la comunicazione e le
reti di fornitori/distributori.
2- Economia globalizzata
Le aziende operano su scala globale (imprese
MULTINAZIONALI)
usano i media digitali per controllare processi produttivi
ed organizzativi complessi e transnazionali
Cultura di consumo globale: merci, stili di vita e forme
di consumo si diffondono globalmente, adattandosi ai
diversi contesti locali (Hip Hop, Hollywood ecc.).
3- Economia a rete
Dall’organizzazione produttiva di tipo verticale (gerarchica,
burocratizzata, centralizzata) ad una di tipo orizzontale
(decentramento e autonomia delle unità produttive)
Nascono reti di imprese formate da fornitori, subfornitori, produttori,
imprese di distribuzione e reti commerciali.
Modello di rete come principio organizzativo, come meccanismo di
interconnessione e coordinamento tra le parti (NETWORK SOCIETY -
CASTELLS, 1996)
Forme di produzione più flessibili (le connessioni tra i nodi della
rete si accendono e si spengono a seconda delle esigenze contingenti)
Cambia la natura del lavoro, la precarietà è il prezzo da pagare per la
realizzazione della flessibilità nella network society.
Dal modello organizzativo verticale a
quello orizzontale (a network), non solo
nell’ambito economico
ambito dei MCdM: dai mezzi centralizzati
basati sul broadcasting (TV), ai mezzi
bidirezionali a rete (Internet)
ambito sociale: dalla famiglia patriarcale
(stabile, gerarchica), alle relazioni più
instabili e fluide tra gli individui
Manuel Castells: i concetti
Le reti diventano dominanti anche nella dimensione sociale (non solo
in quella economica):
Opposizione tra spazio dei flussi (SdF) e spazio dei luoghi (SdL)
SdF: gli spazi dove circolano speri, competenze, denaro e persone.
SdF: privilegia le pratiche sociali a distanza (grazie ai mezzi di
telecomunicazione e informazione)
SdF: si configura come una rete aperta, dove i confini tra stati,
organizzazioni, comunità e gruppi sono sempre meno importanti. La
ricchezza viene creata tramite scambi fra persone appartenenti a
diversi stati, organizzazioni e comunità. No ostacoli dovuti a identità
etnica o religione. Mentalità cosmopolita e cultura di consumo
globalizzata.
SdF: lo spazio delle connessioni digitali, di Internet, del credito, del
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Manuel Castells: i concetti
SdL: la “zona d’ombra” della NS, dove prende corpo
l’esperienza vissuta della maggior parte delle
persone, ancora radicata nei luoghi fisici e nei
valori tradizionali
SdL: non privilegia le pratiche sociali a distanza, ma
l’interazione sociale basata sulla contiguità fisica.
SdL: popolato da chi resta “tagliato fuori”, chi non
ha accesso a Internet, chi non lo sa usare, chi non
ha una formazione universitaria, chi non ha
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Nuove forme di conflitto sociale:
Non più tra capitale e lavoro (il tradizionale “conflitto
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Nuove disuguaglianze: i processi più rilevanti (a livello
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h a n n o l u o g o n e l l o S d F, m e n t r e g r a n p ar t e
dell’esperienza dell’uomo ha tuttora un fondamento
locale.
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Identità come risposta “rabbiosa” allo sradicamento imposto dai flussi globali,
come adeguamento difensivo ad un’improvvisa accelerazione del corso storico
Contrapposizione tra la forza globale delle classi dominanti e l’arroccamento
difensivo dei mondi nazionali
Estremismo islamico (IS), movimento no-global, zapatisti, nazionalismi e
movimenti di estrema destra (FN di Marine Le Pen, la Lega di Salvini): non li
accomuna tanto l’uso accorto dei nuovi media, ma la contrapposizione
frontale ai processi di globalizzazione e alla cultura cosmopolita dello SdF.
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6 la società dell'informazione

  • 1. La società dell’informazione Alessio Cornia Dipartimento istituzioni e società Università di Perugia Teorie e tecniche dei nuovi media A.A. 2014-15
  • 2. La società dell'informazione Forma di società caratterizzata dalla preminenza di informazione, sapere e conoscenza rispetto ai beni materiali (e alla produzione industriale)
  • 3. La società dell’informazione Cambiano le centralità sociali, politiche ed economiche: dalla fabbrica all’ufficio dall’economia dei beni materiali a quella dei beni immateriali (informazione, conoscenza, marketing, ecc.) - dall’industria al terziario (produzione e fornitura di servizi). dai colletti blu (i lavoratori che “si sporcano le mani”) ai colletti bianchi. Immagini tratte da mondopallone.it e mediaset.it
  • 4. Nella società dell’informazione (SdI): le tecnologie informatiche sono pervasive e influenzano i processi produttivi, sociali, indentitari e politici La capacità di produrre, manipolare e distribuire informazione diventa il fattore principale di ricchezza e potere e, di conseguenza, diventa il terreno di scontro a livello economico, politico e sociale.
  • 5. I primi studiosi che hanno posto le basi per lo studio della Società dell’Informazione Fritz Machlup, economista (Austria/USA), anni ’60, “Economia della conoscenza” (studia gli effetti dei brevetti sullo sviluppo economico) ! Peter Druker, economista (Austria/USA) anni ’60, “post-modernità”, nuovo modello economico- sociale: più le organizzazioni del capitalismo si fanno complesse, più i lavoratori della conoscenza divengono centrali
  • 6. Daniel Bell, sociologo USA, “La fine dell’ideologia”, nella società post-industriale, la centralità dei lavoratori della conoscenza determina un indebolimento delle grandi ideologie organizzate intorno al conflitto tra capitale e lavoro (autorealizzazione consumistica sovrasta le vecchie divisioni ideologiche tra destra e sinistra) I primi studiosi che hanno posto le basi per lo studio della Società dell’Informazione
  • 7. Il dibattito sulla società dell’informazione si sviluppa negli anni ’90 forte accelerazione con la diffusione di Internet: sensazione di cambiamento radicale (visioni utopistiche su accesso diffuso al sapere, democratizzazione della politica, nuova economia basata su comunicazione e flessibilità). SdI come terza rivoluzione industriale (dopo la macchina a vapore e l’elettricità, ci sono le tecnologie informatiche)
  • 8. Il principale studioso di SdI: Manuel Castells Sociologo, Spagna/ USA Domina il dibattito sulla Società dell’informazione, che, in un secondo momento, sostituisce con il concetto di Network society (società strutturata a rete)
  • 9. Manuel Castells: i concetti La società si trasforma: n e lla s o ci et à i nd u s t r i ale, i l p otere economico e politico era legato alla produzione di beni materiali nella Network Society (NS), sono i beni intangibili (brand, innovazione, sapere) a determinare il successo di un individuo o di un gruppo
  • 10. Cambiamenti economici nella SdI SdI non significa solo che il settore terziario supera l’industria le nuove tecnologie dell’informazione cambiano tutti i settori economici (anche quello agricolo e industriale, ne influenzano i processi produttivi e distributivi) Castells: il nuovo sistema economico è: 1. informazionale 2. globale 3. a rete
  • 11. 1- Economia informazionale Economia basata sull’informazione, dove la produttività, la competitività e la redditività dipendono dalla capacità di generare e gestire informazione e conoscenza Innovazione, ricerca e sviluppo come fattori cruciali per le imprese Centralità dei diritti di proprietà intellettuale (brevetti, diritti d’autore) Le risorse principali dell’impresa non sono più le fabbriche ed i macchinari, ma i brand, i brevetti, l’organizzazione delle reti dei fornitori e dei distributori, il design, il marketing ecc. Decentramento strategico: aziende (Nike, Apple ecc.) subappaltano la produzione a soggetti esterni, spesso asiatici. Le imprese madri detengono la proprietà intellettuale (diritti sul marchio e prodotti), gestiscono la ricerca tecnologica, il marketing, la comunicazione e le reti di fornitori/distributori.
  • 12. 2- Economia globalizzata Le aziende operano su scala globale (imprese MULTINAZIONALI) usano i media digitali per controllare processi produttivi ed organizzativi complessi e transnazionali Cultura di consumo globale: merci, stili di vita e forme di consumo si diffondono globalmente, adattandosi ai diversi contesti locali (Hip Hop, Hollywood ecc.).
  • 13. 3- Economia a rete Dall’organizzazione produttiva di tipo verticale (gerarchica, burocratizzata, centralizzata) ad una di tipo orizzontale (decentramento e autonomia delle unità produttive) Nascono reti di imprese formate da fornitori, subfornitori, produttori, imprese di distribuzione e reti commerciali. Modello di rete come principio organizzativo, come meccanismo di interconnessione e coordinamento tra le parti (NETWORK SOCIETY - CASTELLS, 1996) Forme di produzione più flessibili (le connessioni tra i nodi della rete si accendono e si spengono a seconda delle esigenze contingenti) Cambia la natura del lavoro, la precarietà è il prezzo da pagare per la realizzazione della flessibilità nella network society.
  • 14. Dal modello organizzativo verticale a quello orizzontale (a network), non solo nell’ambito economico ambito dei MCdM: dai mezzi centralizzati basati sul broadcasting (TV), ai mezzi bidirezionali a rete (Internet) ambito sociale: dalla famiglia patriarcale (stabile, gerarchica), alle relazioni più instabili e fluide tra gli individui
  • 15. Manuel Castells: i concetti Le reti diventano dominanti anche nella dimensione sociale (non solo in quella economica): Opposizione tra spazio dei flussi (SdF) e spazio dei luoghi (SdL) SdF: gli spazi dove circolano speri, competenze, denaro e persone. SdF: privilegia le pratiche sociali a distanza (grazie ai mezzi di telecomunicazione e informazione) SdF: si configura come una rete aperta, dove i confini tra stati, organizzazioni, comunità e gruppi sono sempre meno importanti. La ricchezza viene creata tramite scambi fra persone appartenenti a diversi stati, organizzazioni e comunità. No ostacoli dovuti a identità etnica o religione. Mentalità cosmopolita e cultura di consumo globalizzata. SdF: lo spazio delle connessioni digitali, di Internet, del credito, del business, di chi viaggia per affari, delle élite della finanza, dei dipartimenti di Ricerca e Sviluppo
  • 16. Manuel Castells: i concetti SdL: la “zona d’ombra” della NS, dove prende corpo l’esperienza vissuta della maggior parte delle persone, ancora radicata nei luoghi fisici e nei valori tradizionali SdL: non privilegia le pratiche sociali a distanza, ma l’interazione sociale basata sulla contiguità fisica. SdL: popolato da chi resta “tagliato fuori”, chi non ha accesso a Internet, chi non lo sa usare, chi non ha una formazione universitaria, chi non ha dimestichezza con i media digitali, con le lingue ecc. (nuove forme di esclusione).
  • 17. Manuel Castells: i concetti Nuove forme di conflitto sociale: Non più tra capitale e lavoro (il tradizionale “conflitto di classe” tra chi detiene i mezzi di produzione e chi viene sfruttato per farli funzionare) Ma tra chi ha accesso ai flussi e chi ne è escluso (tra spazio dei flussi e spazio dei luoghi). Tra élite globali e masse locali Nuove disuguaglianze: i processi più rilevanti (a livello di concentrazione di potere, ricchezza e informazione) h a n n o l u o g o n e l l o S d F, m e n t r e g r a n p ar t e dell’esperienza dell’uomo ha tuttora un fondamento locale.
  • 18. Manuel Castells: i concetti Identità come risposta “rabbiosa” allo sradicamento imposto dai flussi globali, come adeguamento difensivo ad un’improvvisa accelerazione del corso storico Contrapposizione tra la forza globale delle classi dominanti e l’arroccamento difensivo dei mondi nazionali Estremismo islamico (IS), movimento no-global, zapatisti, nazionalismi e movimenti di estrema destra (FN di Marine Le Pen, la Lega di Salvini): non li accomuna tanto l’uso accorto dei nuovi media, ma la contrapposizione frontale ai processi di globalizzazione e alla cultura cosmopolita dello SdF. Questi movimenti agiscono strategicamente rinforzando identità territoriali, culturali o religiose (che diventano forma di resistenza alla globalizzazione). Tendono a costruire un “paradiso comunitario” di natura utopica, uno spazio alternativo rispetto a quello globale (lo Stato Islamico, il comunitarismo, la Padania ecc.).