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L’industria dei contenuti
nell’ecosistema digitale, tra diritto d’autore e pirateria.
Il sistema di “risposta graduale”:
regolazione necessaria, per evitare la pauperizzazione
di Angelo Zaccone Teodosi
(Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
Workshop
“Il diritto d’autore online.
Modelli a confronto”
Agcom • Camera dei Deputati
Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla
e Cariddi?!
Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
La controversa questione della “regolazione” di in-
ternet, con specifica attenzione all’offerta e frui-
zione di opere culturali, deve essere contestualiz-
zata in un più ampio scenario generale di rife-
rimento, che va ben oltre lo “specificum” culturo-
logico e mediologico.
Non ci si può limitare all’approccio giuridico,
perché la questione ha rilevanti dimensioni anche
in termini economici e sociali.
La tutela del “diritto d’autore” e la lotta alla “pira-
teria” sono epifenomeni di una fase evoluta del
capitalismo, nel mix tra globalizzazione, digitaliz-
zazione, cognitariato: la nuova frontiera del capi-
talismo digitale è “la conquista dell’intangibile,
l’appropriazione dell’impalpabile” (Latrive, 2004).
Il sistema dei media e le industrie culturali sono
l’arena forse più delicata e strategica del capitali-
smo contemporaneo.
Ed anche il dibattito sullo sviluppo di internet si
caratterizza per una continua oscillazione tra due
poli ideologici, tra due vere e proprie fazioni: co-
me in tutte le dinamiche manichee (buono /catti-
vo, vero/falso, Davide/Golia...), l’una parte attribui-
sce all’altra negatività estreme, alimentando vere
e proprie mitologie e producendo demonizzazioni
(spesso reciproche). Tra Scilla (il mostro del capi-
talismo crudele) e Cariddi (il mostro della crudele
pirateria).
1
non limitarsi
all’approccio giuridico
epifenomeni
del capitalismo digitale
due poli ideologici,
mitologia e demonizzazione
Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
i «Buoni» ...
Da una parte, ci sarebbero i “buoni”, gli “illuminati”, i “progressisti”: coloro che vedono nel-
la rete la panacea, per la democrazia, per la cultura e per l’economia:
- quel che Morozov nel suo saggio “To Save Everything Click Here” (2013) definisce “epoca-
lismo” (internet è una rivoluzione epocale, appunto), “internet-centrismo” (tutti i proble-
mi possono essere affrontati attraverso la rete), “soluzionismo” (la politica è fatta di “bug”
che richiedono correzioni di programmazione); queste tesi palingenetiche caratterizzano il
Movimento 5 Stelle in Italia (ben visto anche dall’amministrazione Usa, si noti) ed ancor
più radicalmente il Partito Pirata tedesco (che sulla lotta al copyright, simbolo della con-
servazione, ha incentrato la propria battaglia);
- la “versione di Google”: la ricca ricerca multinazionale affidata, da Google, dal 2010 a Bo-
ston Consulting Group - Bcg, con una decina di declinazioni nazionali, “How the Internet is
transforming the (World) Economy”, che enfatizza come il web sia fondamentale per le eco-
nomie nazionali, dall’Europa ai Brics, con stime sul “peso” della rete come “x” per cento del
prodotto interno lordo, come volano dell’intero sviluppo economico, come moltiplicatore di
occupazione;
- il “mito della manna” (il... copyright del concetto è nostro, dal 2002), che si riproduce nel-
l’evoluzione dei media (vhs, tv via cavo, tv locali, digitale terrestre...): internet produce cre-
scita anche delle industrie culturali, e non soltanto artistica (libera l’espressività del singo-
lo, combatte gli oligopoli, rafforza gli indipendenti, democratizza l’industria...), ma anche
economica: avanguardia di questa teorizzazione è la ricerca (multinazionale anch’essa, ma
meno accurata di quella Bcg) “The Sky is Rising”, curata nel 2012 da Masnick (fondatore del
blog Techdirt e Ceo di floor64), con casi nazionali dedicati a Francia, Germania, Italia, Re-
gno Unito, Russia, Spagna... in sintesi, “tutto va ben, Madama la Marchesa”, la cultura cre-
sce e s’arricchisce.
Sullo scenario ideologico generale di riferimento, autori e teorizzazioni ormai note: dalla
“intelligenza collettiva” di Lèvy (1999) alla “cultura partecipativa” di Jenkins (2007)... Pra-
tiche come il “file sharing” assurgono paradossalmente ad atto liberatorio di... disobbedien-
za civile, la pirateria finisce per divenire addirittura atto “politicamente corretto”.
internet-centrismo:
nuova palingenesi
il “mito della manna”:
la versione di Google
la pirateria atto
“politicamente corretto”?!
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Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
... i «Cattivi»
Dall’altra parte, ci sarebbero i cattivi, che sono anche brutti ovviamente: la vecchia politica,
i conservatori, i passatisti, gli oscurantisti, gli oligopolisti, i bacchettoni, il Capitale...
E, naturalmente, nello specifico delle industrie culturali: “cattivissimi” sono i difensori del co-
pyright, strumento perverso al servizio dei poteri forti, delle multinazionali e delle major, dei
“sistemi chiusi”, che cercano di imporre la Mcdonaldizzazione del pianeta, in nome di una
globalizzazione pervasiva, che sfrutta corpi ed anime, ed è certamente anti-democratica.
Tutti costoro divengono, ovviamente, “nemici della rete”, ed “estremisti della proprietà in-
tellettuale” (Lessig).
I cattivi sono anche... deficienti: così deficienti da non capire che internet produrrà ricchez-
za collettiva infinita (le idee e la loro condivisione varranno più del denaro, no?), la disoccu-
pazione scomparirà, ed un algoritmo magico risponderà come un oracolo a tutte le nostre
domande. Nell’arco di pochi anni saremo tutti più colti, ricchi, liberi, naturalmente anche
“prosumer”, e la rete garantirà la iperdemocrazia, grazie alla delega consentita da software
raffinati come Liquid Feedback, che trasformerà tutto in democrazia partecipata. Nel cimite-
ro del passato, saranno sepolte assieme tutte le major e le forme-partito.
Se “la rete libera”, sempre e comunque, “il copyright opprime”, sempre e comunque: que-
sta la conclusione di alcuni esponenti di un sedicente (quanto inesistente, a livello di reale
rappresentatività: un mito nel mito) “popolo della rete”, che assurgono a novelli paladini del-
la “libertà” (tout-court). Mantra ingannevole si diffonde.
il mantra ingannevole:
la rete libera
il copyright opprime
i nemici della rete,
gli estremisti della
proprietà intellettuale
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Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
«Vero» vs «Falso»
Esemplificativamente, alcune delle tesi di “The Sky is Rising” (2012):
- libri: “vengono pubblicati più libri come mai in passato...”
nostro commento: è vero, ma non cresce il fatturato dell’industria editoriale !
- musica: “i mercati della musica dal vivo stanno crescendo...”
nostro commento: è vero, ma non cresce il fatturato dell’industria musicale !
- cinema: cresce il numero di lungometraggi prodotti...
nostro commento: è vero, ma non cresce il fatturato dell’industria cinematografica !
E che dire della amara oggettiva verità della riduzione di occupazione nelle industrie cultu-
rali tutte, dai giornali alle televisioni (secondo un report Pew nel 2012 hanno perso il lavoro
il 30 % dei giornalisti americani) ?
Un saggio controcorrente, “Free Ride: How Digital Parasites Are Destroying the Culture Busi-
ness, and How the Culture Business Can Fight Back”, di Levine (2011), argomenta in dettaglio
le contraddizioni interne di questa visione paradisiaca della rete: purtroppo queste tesi non
hanno suscitato l’attenzione che meritavano, ma restano valide a distanza di due anni dalla
pubblicazione.
Nel 2012, la World Intellectual Property Organization (Wipo) ha realizzato una ricerca il cui ti-
tolo sintetizza tesi che sembrano emulare lo studio Bcg: “Copyright + Creativity = Jobs and Eco-
nomic Growth”. Questo studio, su 30 Paesi del mondo, non ha beneficiato della grancassa me-
diatica che Google ha promosso per lo studio “How the Internet is transforming the Economy”
(vedi supra: potenza e dinamismo della lobby di Mountain View), ma dimostra come le “indu-
strie del copyright” contribuiscano mediamente al 5,5 % dei prodotti nazionali lordi (oscil-
lando tra il picco positivo del 10 % di Usa ed Australia ed il negativo 2 % del Brunei) ed al 6 %
dell’occupazione (11 % in Messico). La ricerca dimostra come il copyright non sia uno strumen-
to soltanto legale, bensì un fattore di crescita economica (oltre che socio-culturale).
«The Sky is Rising»?!
Wipo:
«Copyright +
Creativity =
Jobs and
Economic
Growth»
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Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
La ricerca IsICult per Mediaset ed Act “Italy: a Media Creative Nation” (2011-2013) dimostra che:
- la rete provoca senza dubbio nuove forme di fruizione, avvicina l’offerta alla domanda, de-
termina una modificazione delle modalità di consumo, stimola nuova autorialità, e produce
certamente anche nuove fonti di reddito per i produttori di contenuto (ovviamente in un si-
stema ben temperato di tutela del diritto d’autore, con adeguata repressione della pirateria);
- gli incrementi di ricavi delle industrie culturali da internet non compensano però la ri-
duzione di ricavi dalle modalità di fruizione tradizionale: il trend di medio-lungo perio-
do è negativo, ed è prevedibile resti tale per il prossimo decennio;
- il fatturato delle industrie culturali nazionali, complessivamente (fonti classiche + fonti di-
gitali), non cresce: ne deriva la contrazione degli investimenti, la riduzione dell’occupazio-
ne, e nel lungo periodo il rischio di una complessiva pauperizzazione del sistema;
- la vulgata massima (promossa anche dai media stessi, spesso con paradossale masochismo)
per cui internet sarebbe soltanto uno stimolatore di nuova economia è errata: lo è, senza
dubbio, ma queste nuove fonti di reddito, che sono allo stato nascente, non compensano
minimamente la perdita di ricavi che le industrie culturali stanno registrando complessiva-
mente dallo sviluppo dell’offerta su internet;
- la rete non può peraltro sostituire, sic et simpliciter, con una bacchetta magica, il ruolo
prezioso che ha sempre avuto e sempre avrà l’editore, come valutatore / selezionatore /
investitore; esattamente come la democrazia elettronica diretta resta pia illusione;
- gli interventi della mano pubblica, a livello nazionale, diretti ed indiretti che siano (sov-
venzioni e tax shelter/credit), appaiono quindi sempre più indispensabili, per mantenere
il livello di investimenti delle industrie creative, per stimolare pluralità di imprese e esten-
dere pluralismo espressivo; a fronte delle dinamiche della globalizzazione, altrettanto es-
senziale appare l’intervento dell’Unione Europea (l’urgenza di approvare “Europa Creati-
va” con budget incrementato);
- il legislatore europeo deve ben riflettere, prima di aprire i cordoni della borsa: è bene
destinare risorse pubbliche alle telco che lamentano deficit di budget per investire nella
diffusione della banda larga, o piuttosto è bene destinare risorse pubbliche alle industrie
culturali e creative per incrementare i livelli di investimento in contenuti di qualità che
stimoleranno nuovi consumi?!
i ricavi da internet
crescono ma anche
la pauperizzazione
il ruolo prezioso
dell’editore
l’indispensabile
intervento della mano
pubblica
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Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
Il “mostro” pirateria
La pirateria: tutti o quasi si dichiarano d’accordo sulla necessità di reprimerla (anche se c’è
chi arriva a sostenere una funzione positiva, un “buon uso” della pirateria, come paradossa-
le strumento di innovazione e di democratizzazione dell’accesso, vedi il report del Social
Science Research Council, “Media Piracy in Emerging Economies”, 2011), ma il dissenso emer-
ge nelle modalità di tutela del diritto d’autore, anche qui nella oscillazione tra i contrappo-
sti approcci persuasivo-preventivo ed autoritario-repressivo:
- educare e prevenire
promuovere il consumo consapevole
e stimolare l’offerta legale
- intervenire d’autorità e reprimere
enforcement delle leggi e regolamenti cogenti:
avvisi, multe e disconnessioni
I due approcci possono convivere: l’uno non esclude l’altro.
L’approccio autoritario-repressivo deve riguardare sicuramente i siti illegali (l’ordine che l’in-
ternet service provider, appena avvisato dal titolare dei diritti, debba impedire agli utenti di
arrivare ad un determinato server), ma può riguardare anche i fruitori (quelli con dimostrata
vocazione alle pratiche illecite). Anche in questo caso, l’uno non esclude l’altro.
Si ricordi che, in linea di massima, gli internet service provider sono ben disposti ad ottem-
perare un eventuale simile “ordine”, dato che l’intasamento della banda causato dai flussi
di file pirata è evidentemente meno redditizio rispetto ad altri generi di dati. Franco Berna-
bé: “sulla nostra rete il 70 % del traffico è video, di cui il 50 % è peer-to-peer e viene fatto
da due applicativi, eMule e BitTorrent, che servono esclusivamente per scaricare illegalmen-
te film dalla rete” (Presidente Telecom Italia, di fronte alla Commissione VIII del Senato del-
la Repubblica, aprile 2011).
promuovere
il consumo consapevole
stimolare
l’offerta legale
enforcement delle leggi
e regolamenti cogenti:
avvisi, multe
e (minaccia di)
disconnessioni
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Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
Alcune evidenze oggettive
1. il totale degli investimenti nella produzione di contenuti creativi di qualità (musica,
cinema, fiction, videogame, editoria...), a livello mondiale, europeo, italiano, sta diminuen-
do progressivamente: sintomatico il caso della musica: se nel rapporto annuale Ifpi si leg-
ge che anno dopo anno aumenta la quota di ricavi dell’industria musicale che deriva dal-
la distribuzione digitale ed il totale dei ricavi dei concerti, si rileva al contempo che il to-
tale dei ricavi di questa industria è dimezzato rispetto a dieci anni fa;
2. la cultura ed i mercati della creatività possono essere certamente arricchiti da logiche
“user generated content” e “bottom-up”, ma hanno comunque necessità di una struttu-
razione industriale, sia a livello produttivo che distributivo, e di investimenti in “ricerca e
sviluppo” (nello specifico: “artists & repertoire”): secondo Ifpi, l’industria fonografica ha in-
vestito il 16 % dei propri ricavi in questa attività, più di ogni altro settore economico (far-
maceutico 15 %, software 10 %...)
3. “user generated content”, “crowdsourcing”, “coda lunga”: si tratta di prodotti e processi
che possono integrare, ma non sostituire i fondamentali dell’economia delle industrie
culturali: non esistono ancora modelli di business significativamente alternativi, e le ecce-
zioni alla regola non determinano appunto regola;
4. non esistono ricerche indiscutibili sugli effetti economici della pirateria: le stime sul-
le conseguenze del fenomeno (perdita di ricavi, perdita di occupazione....) sono per lo più
frutto di metodologie non raffinate (indagini demoscopiche, valutazioni approssimative...)
realizzate con criteri differenti a livello nazionale; più unici che rari sono i tentativi com-
parativi europei (Tera, “Costruire un’economia digitale”, 2010, molto contestata; attendia-
mo gli sviluppi del progetto Rand Europe “Measuring Ipr infringements in the internal mar-
ket”, presentato nel 2012 su incarico della Commissione Dg Internal Market and Services,
report che comunque prospetta un campo di oscillazione ancora preoccupante nelle sti-
me: tra 200 e 600 miliardi di dollari l’anno di costi della pirateria a livello mondiale) o pla-
netari (non esiste un equivalente del “piracy study” della Business Software Alliance/Idc
Ipsos per le industrie creative), e quindi i “buoni” tendono a destrutturare la validità di
queste valutazioni, attribuendo ai “cattivi” la strumentalizzazione dei dati;
investimenti
nella produzione
di contenuti: calano
perdurante necessità
di una strutturazione
industriale
non esistono ricerche
indiscutibili
sulla pirateria
7
Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
5. le ricerche promosse da parte avversa, da chi arriva a teorizzare quasi la “bontà” della pi-
rateria (per esempio, lo studio americano “Copy Culture Survey” del 2012, che dimostre-
rebbe che gli amanti del file sharing comprano il 30 % di musica in più della media) pec-
cano, a loro volta, di speculare deficit metodologico;
6. al di là delle incertezze sulla quantificazione del danno, la pirateria è incontrovertibil-
mente uno dei fattori della crisi complessiva delle industrie culturali, che sono anco-
ra vivaci ma non floride: fattore non meno grave ed importante è rappresentato dalle po-
litiche di prezzo e di window, e dalla lentezza nello sviluppo di nuovi modelli di business
correlati all’offerta legale, ma questi fattori altri non possono determinare la rimozione del
primo.
Non basta stimolare l’offerta legale in rete per contrastare gli effetti deleteri della pirateria:
le due azioni (sviluppo offerta legale e di un consumo consapevole e lotta alla pirateria, nel-
la sua dimensione fattuale ma anche culturale) debbono procedere in parallelo.
la pirateria,
fattore incontrovertibile
di crisi...
ma anche...
politiche di prezzo
window
modelli di business...
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Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
Il campo di oscillazione
del modello di “risposta graduale”:
variazioni sul tema, dai 3 step della francese Hadopi
ai 6 warning dell’americano Copyright Alert System
Francia: il modello cosiddetto “a 3 step”: la discussa Hadopi - Haute Autorité pour la Diffu-
sion des Oeuvres et la Protection des droits sur l’Internet (approvata nel 2009 e divenuta nel
2011 una “versione 2”, frutto del recepimento anche di alcuni rilievi della Commissione Eu-
ropea), che interviene “a valle”: dopo 2 avvisi nell’arco di 6 mesi (dapprima una email poi una
raccomandata postale), l’Autorità segnala il caso al pubblico ministero, che può riportarlo ad
un giudice unico, che può rimandare, nei casi più gravi, alla corte penale (rischio di sospen-
sione dell’accesso alla rete per un anno, sanzioni fino a 300mila euro, addirittura fino a 3 an-
ni di detenzione). Questi i “numeri” della legge, a fine 2012: 3 milioni di indirizzi ip identifi-
cati; 1,15 milioni di prime segnalazioni inviate; circa 100mila seconde segnalazioni; 340 dos-
sier in terza fase (quella foriera di sanzioni come la disconnessione); 14 pratiche in tribuna-
le; 3 processati; 1 condannato (uno) ad ammenda di 150 euro. Il che dimostra che la Hado-
pi non è una legge liberticida (e non lo sarebbero state – riteniamo – nemmeno le ipotizza-
te statunitensi Sopa e Pipa e le prime versioni del trattato anticontraffazione Acta). Ma, gra-
zie alla Hadopi (alla sua funzione persuasiva), ben il 90 % di chi arriva alla seconda notifica
ha cessato autonomamente ogni violazione del copyright in rete!
Regno Unito: il “Digital Economy Act” (approvato nel 2010) prevede un meccanismo di ri-
sposta graduale in 2 tempi: una prima fase, “pedagogica”, si caratterizza per l’obbligo dei for-
nitori di accesso di inviare, su istanza degli aventi diritto, messaggi di avvertimento agli uten-
ti sospettati di download illegale; una seconda fase prevedeva la possibilità di un intervento
del giudice che potesse decidere il blocco della connessione. Uno studio Ofcom del 2011 ha
dimostrato che il blocco avrebbe effetti benefici rispetto all’esigenza di risoluzione globale
del problema, ma ha evidenziato anche rischi ed impatti negativi, che hanno convinto il Go-
verno a non introdurre la seconda fase. In sintesi, nel Regno Unito si è deciso di intervenire
sull’operatore di rete, piuttosto che sul fruitore.
Hadopi:
efficacia del modello
a 3 step
la pedagogia
del messaggio
di avvertimento
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Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013
Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale)
Spagna: la legge denominata di “economia sostenibile” (approvata nel 2011) autorizza il Co-
mitato per la Proprietà Intellettuale (Ipc), dipendente dal Ministero della Cultura, a richiede-
re a siti web sospettati di violazione di copyright la rimozione dei contenuti entro 48 ore. Il
Comitato viene contattato da chi ritiene violati i propri diritti: se l’istanza viene ritenuta ri-
cevibile, il Comitato ingiunge al responsabile del sito internet di ritirare i contenuti ritenuti
illeciti o di far valere le proprie ragioni. L’“accusato” può presentare tesi a sua difesa, ed en-
tro 3 giorni il Comitato deve definire una proposta di soluzione della controversia, su cui è
chiamato ad esprimersi un giudice. In caso di mancata risposta da parte del responsabile del
sito, il Comitato può interrompere le attività del sito.
Svezia: la legge cosiddetta “Ipred” (approvata nel 2009) obbliga i fornitori di accesso a co-
municare agli aventi diritto, su richiesta del giudice, i dati identificativi dell’utente il cui in-
dirizzo ip è stato utilizzato per commettere atti di pirateria. Gli aventi diritto possono indi-
rizzare all’utente un avvertimento, chiedendogli di interrompere la pratica, o altrimenti pro-
seguire attraverso mezzi giudiziari. La legge è stata in parte privata dei suoi effetti per un de-
ficit di cooperazione dei fornitori di accesso.
Belgio: è ancora in discussione una proposta di legge del 2011, che prevede una risposta gra-
duale in 3 fasi (avviso, pagamento di una somma per evitare azione giudiziaria e, alla terza
infrazione, il giudice può infliggere una multa ed una limitazione di accesso ad internet)...
In altri Paesi europei (Germania in primis), il dibattito legislativo-regolamentativo è ancora
in corso.
Negli Usa, ad inizio 2013, dopo che è stata accantonata una ipotesi di intervento normativo
forte (le proposte Sopa e Pipa, avviate nel 2010 poi ritirate), è stata introdotta invece la pro-
cedura “dei 6 colpi”, sulla base di un sistema di auto-regolamentazione (tipico della cultura
Usa): cinque internet service provider americani (Verizon, Time Warner, Cablevision, Comcast,
At&t) hanno promosso il “Copyright Alert System” (“Cas”), che vede prevalere la funzione edu-
cativa, informativo-dissuasivo-preventiva, su quella punitiva. Chi è sospettato di violare mas-
sicciamente e persistentemente il copyright, riceverà 6 warning. Le prime 2 notifiche avranno
intento “educativo”, dopodiché seguiranno altri 2 alert con richiesta di risposta e, nel caso di
mancata cessazione del comportamento lesivo della proprietà intellettuale, avvisi finali ac-
compagnati da una riduzione di banda e/o dal reindirizzamento verso un’apposita pagina di
ulteriore allerta.
esigenze di warning
tempestivo
per dissuadere l’utente
Usa:
la procedura
dei 6 colpi
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Alcuni cenni conclusivi
Per salvaguardare l’ecosistema digitale delle industrie culturali, la funzione educativa del
modello di “risposta graduale” è oggettivamente indiscutibile e stimola modalità di fruizio-
ne consapevoli.
Il blocco dell’accesso ad internet ovvero la riduzione nella disponibilità di banda è evidente-
mente una misura estrema, più che altro una minaccia, che però può funzionare nell’imma-
ginario collettivo forse più del rischio di una multa: un sistema graduale di notificazione de-
gli illeciti e di risposta inibitoria da parte degli stessi internet service provider è la forma mi-
nima per cercare di affrontare il problema, ma verosimilmente non basta (condizione mini-
ma ma non sufficiente).
I “numeri” del sistema Hadopi parlano chiaro (li ribadiamo): al di là della apparente severità
draconiana, non si tratta certo di una legge liberticida: 3 milioni di ip address identificati; 1,15
milioni di prime segnalazioni inviate; circa 100mila seconde segnalazioni; 340 dossier in terza
fase (quella foriera di sanzioni come la disconnessione); 14 pratiche in tribunale; 3 processati; 1
condannato ad ammenda di 150 euro. Ma ben il 90 % di chi arriva alla seconda notifica ha
cessato autonomamente ogni violazione del copyright in rete: questo, al di là di ogni altra con-
siderazione (incluso il costo dell’apparato “burocratico” dell’Hadopi), ci sembra un eccellente ri-
sultato di persuasione, a fronte di una norma apparentemente “repressiva”.
I tecno-utopisti che, in nome della “libertà di espressione”, si oppongono ideologicamente al
modello di risposta graduale (autoregolamentato da accordi tra internet service provider e
fornitori di contenuto o governato da una authority) non comprendono i trend strutturali che
caratterizzano le industrie culturali di fronte alla digitalizzazione: è ancora valida la tesi di
Olivennes (2008): “la gratuità è un furto, la pirateria uccide la cultura”. Se non si interviene,
il sistema culturale europeo è destinato ad una progressiva pauperizzazione. E, con esso, la
democrazia, la società, le nostre stesse vite individuali.
Prendiamo atto del rapporto Lescure (che dimostra peraltro come la Francia sappia compe-
tere col Regno Unito nella qualità dei propri studi di scenario), ma non resta da augurarsi,
nelle more di ulteriori decisioni della Commissione Europea (l’iter della Comunicazione del-
la Commissione sull’enforcement dei diritti di proprietà intellettuale sul mercato interno):
“lunga vita all’Hadopi” !
a.zaccone@isicult.it • www.isicult.it
la funzione persuasiva
del modello
di “risposta graduale”
Hadopi, non liberticida:
il 90 % degli “avvisati”
ha cessato ogni violazione
Rapporto Lescure
a parte... lunga vita
all’Hadopi!
11

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Zaccone -plenaria_workshop_24-05-13

  • 1. L’industria dei contenuti nell’ecosistema digitale, tra diritto d’autore e pirateria. Il sistema di “risposta graduale”: regolazione necessaria, per evitare la pauperizzazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?!
  • 2. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) La controversa questione della “regolazione” di in- ternet, con specifica attenzione all’offerta e frui- zione di opere culturali, deve essere contestualiz- zata in un più ampio scenario generale di rife- rimento, che va ben oltre lo “specificum” culturo- logico e mediologico. Non ci si può limitare all’approccio giuridico, perché la questione ha rilevanti dimensioni anche in termini economici e sociali. La tutela del “diritto d’autore” e la lotta alla “pira- teria” sono epifenomeni di una fase evoluta del capitalismo, nel mix tra globalizzazione, digitaliz- zazione, cognitariato: la nuova frontiera del capi- talismo digitale è “la conquista dell’intangibile, l’appropriazione dell’impalpabile” (Latrive, 2004). Il sistema dei media e le industrie culturali sono l’arena forse più delicata e strategica del capitali- smo contemporaneo. Ed anche il dibattito sullo sviluppo di internet si caratterizza per una continua oscillazione tra due poli ideologici, tra due vere e proprie fazioni: co- me in tutte le dinamiche manichee (buono /catti- vo, vero/falso, Davide/Golia...), l’una parte attribui- sce all’altra negatività estreme, alimentando vere e proprie mitologie e producendo demonizzazioni (spesso reciproche). Tra Scilla (il mostro del capi- talismo crudele) e Cariddi (il mostro della crudele pirateria). 1 non limitarsi all’approccio giuridico epifenomeni del capitalismo digitale due poli ideologici, mitologia e demonizzazione
  • 3. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) i «Buoni» ... Da una parte, ci sarebbero i “buoni”, gli “illuminati”, i “progressisti”: coloro che vedono nel- la rete la panacea, per la democrazia, per la cultura e per l’economia: - quel che Morozov nel suo saggio “To Save Everything Click Here” (2013) definisce “epoca- lismo” (internet è una rivoluzione epocale, appunto), “internet-centrismo” (tutti i proble- mi possono essere affrontati attraverso la rete), “soluzionismo” (la politica è fatta di “bug” che richiedono correzioni di programmazione); queste tesi palingenetiche caratterizzano il Movimento 5 Stelle in Italia (ben visto anche dall’amministrazione Usa, si noti) ed ancor più radicalmente il Partito Pirata tedesco (che sulla lotta al copyright, simbolo della con- servazione, ha incentrato la propria battaglia); - la “versione di Google”: la ricca ricerca multinazionale affidata, da Google, dal 2010 a Bo- ston Consulting Group - Bcg, con una decina di declinazioni nazionali, “How the Internet is transforming the (World) Economy”, che enfatizza come il web sia fondamentale per le eco- nomie nazionali, dall’Europa ai Brics, con stime sul “peso” della rete come “x” per cento del prodotto interno lordo, come volano dell’intero sviluppo economico, come moltiplicatore di occupazione; - il “mito della manna” (il... copyright del concetto è nostro, dal 2002), che si riproduce nel- l’evoluzione dei media (vhs, tv via cavo, tv locali, digitale terrestre...): internet produce cre- scita anche delle industrie culturali, e non soltanto artistica (libera l’espressività del singo- lo, combatte gli oligopoli, rafforza gli indipendenti, democratizza l’industria...), ma anche economica: avanguardia di questa teorizzazione è la ricerca (multinazionale anch’essa, ma meno accurata di quella Bcg) “The Sky is Rising”, curata nel 2012 da Masnick (fondatore del blog Techdirt e Ceo di floor64), con casi nazionali dedicati a Francia, Germania, Italia, Re- gno Unito, Russia, Spagna... in sintesi, “tutto va ben, Madama la Marchesa”, la cultura cre- sce e s’arricchisce. Sullo scenario ideologico generale di riferimento, autori e teorizzazioni ormai note: dalla “intelligenza collettiva” di Lèvy (1999) alla “cultura partecipativa” di Jenkins (2007)... Pra- tiche come il “file sharing” assurgono paradossalmente ad atto liberatorio di... disobbedien- za civile, la pirateria finisce per divenire addirittura atto “politicamente corretto”. internet-centrismo: nuova palingenesi il “mito della manna”: la versione di Google la pirateria atto “politicamente corretto”?! 2
  • 4. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) ... i «Cattivi» Dall’altra parte, ci sarebbero i cattivi, che sono anche brutti ovviamente: la vecchia politica, i conservatori, i passatisti, gli oscurantisti, gli oligopolisti, i bacchettoni, il Capitale... E, naturalmente, nello specifico delle industrie culturali: “cattivissimi” sono i difensori del co- pyright, strumento perverso al servizio dei poteri forti, delle multinazionali e delle major, dei “sistemi chiusi”, che cercano di imporre la Mcdonaldizzazione del pianeta, in nome di una globalizzazione pervasiva, che sfrutta corpi ed anime, ed è certamente anti-democratica. Tutti costoro divengono, ovviamente, “nemici della rete”, ed “estremisti della proprietà in- tellettuale” (Lessig). I cattivi sono anche... deficienti: così deficienti da non capire che internet produrrà ricchez- za collettiva infinita (le idee e la loro condivisione varranno più del denaro, no?), la disoccu- pazione scomparirà, ed un algoritmo magico risponderà come un oracolo a tutte le nostre domande. Nell’arco di pochi anni saremo tutti più colti, ricchi, liberi, naturalmente anche “prosumer”, e la rete garantirà la iperdemocrazia, grazie alla delega consentita da software raffinati come Liquid Feedback, che trasformerà tutto in democrazia partecipata. Nel cimite- ro del passato, saranno sepolte assieme tutte le major e le forme-partito. Se “la rete libera”, sempre e comunque, “il copyright opprime”, sempre e comunque: que- sta la conclusione di alcuni esponenti di un sedicente (quanto inesistente, a livello di reale rappresentatività: un mito nel mito) “popolo della rete”, che assurgono a novelli paladini del- la “libertà” (tout-court). Mantra ingannevole si diffonde. il mantra ingannevole: la rete libera il copyright opprime i nemici della rete, gli estremisti della proprietà intellettuale 3
  • 5. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) «Vero» vs «Falso» Esemplificativamente, alcune delle tesi di “The Sky is Rising” (2012): - libri: “vengono pubblicati più libri come mai in passato...” nostro commento: è vero, ma non cresce il fatturato dell’industria editoriale ! - musica: “i mercati della musica dal vivo stanno crescendo...” nostro commento: è vero, ma non cresce il fatturato dell’industria musicale ! - cinema: cresce il numero di lungometraggi prodotti... nostro commento: è vero, ma non cresce il fatturato dell’industria cinematografica ! E che dire della amara oggettiva verità della riduzione di occupazione nelle industrie cultu- rali tutte, dai giornali alle televisioni (secondo un report Pew nel 2012 hanno perso il lavoro il 30 % dei giornalisti americani) ? Un saggio controcorrente, “Free Ride: How Digital Parasites Are Destroying the Culture Busi- ness, and How the Culture Business Can Fight Back”, di Levine (2011), argomenta in dettaglio le contraddizioni interne di questa visione paradisiaca della rete: purtroppo queste tesi non hanno suscitato l’attenzione che meritavano, ma restano valide a distanza di due anni dalla pubblicazione. Nel 2012, la World Intellectual Property Organization (Wipo) ha realizzato una ricerca il cui ti- tolo sintetizza tesi che sembrano emulare lo studio Bcg: “Copyright + Creativity = Jobs and Eco- nomic Growth”. Questo studio, su 30 Paesi del mondo, non ha beneficiato della grancassa me- diatica che Google ha promosso per lo studio “How the Internet is transforming the Economy” (vedi supra: potenza e dinamismo della lobby di Mountain View), ma dimostra come le “indu- strie del copyright” contribuiscano mediamente al 5,5 % dei prodotti nazionali lordi (oscil- lando tra il picco positivo del 10 % di Usa ed Australia ed il negativo 2 % del Brunei) ed al 6 % dell’occupazione (11 % in Messico). La ricerca dimostra come il copyright non sia uno strumen- to soltanto legale, bensì un fattore di crescita economica (oltre che socio-culturale). «The Sky is Rising»?! Wipo: «Copyright + Creativity = Jobs and Economic Growth» 4
  • 6. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) La ricerca IsICult per Mediaset ed Act “Italy: a Media Creative Nation” (2011-2013) dimostra che: - la rete provoca senza dubbio nuove forme di fruizione, avvicina l’offerta alla domanda, de- termina una modificazione delle modalità di consumo, stimola nuova autorialità, e produce certamente anche nuove fonti di reddito per i produttori di contenuto (ovviamente in un si- stema ben temperato di tutela del diritto d’autore, con adeguata repressione della pirateria); - gli incrementi di ricavi delle industrie culturali da internet non compensano però la ri- duzione di ricavi dalle modalità di fruizione tradizionale: il trend di medio-lungo perio- do è negativo, ed è prevedibile resti tale per il prossimo decennio; - il fatturato delle industrie culturali nazionali, complessivamente (fonti classiche + fonti di- gitali), non cresce: ne deriva la contrazione degli investimenti, la riduzione dell’occupazio- ne, e nel lungo periodo il rischio di una complessiva pauperizzazione del sistema; - la vulgata massima (promossa anche dai media stessi, spesso con paradossale masochismo) per cui internet sarebbe soltanto uno stimolatore di nuova economia è errata: lo è, senza dubbio, ma queste nuove fonti di reddito, che sono allo stato nascente, non compensano minimamente la perdita di ricavi che le industrie culturali stanno registrando complessiva- mente dallo sviluppo dell’offerta su internet; - la rete non può peraltro sostituire, sic et simpliciter, con una bacchetta magica, il ruolo prezioso che ha sempre avuto e sempre avrà l’editore, come valutatore / selezionatore / investitore; esattamente come la democrazia elettronica diretta resta pia illusione; - gli interventi della mano pubblica, a livello nazionale, diretti ed indiretti che siano (sov- venzioni e tax shelter/credit), appaiono quindi sempre più indispensabili, per mantenere il livello di investimenti delle industrie creative, per stimolare pluralità di imprese e esten- dere pluralismo espressivo; a fronte delle dinamiche della globalizzazione, altrettanto es- senziale appare l’intervento dell’Unione Europea (l’urgenza di approvare “Europa Creati- va” con budget incrementato); - il legislatore europeo deve ben riflettere, prima di aprire i cordoni della borsa: è bene destinare risorse pubbliche alle telco che lamentano deficit di budget per investire nella diffusione della banda larga, o piuttosto è bene destinare risorse pubbliche alle industrie culturali e creative per incrementare i livelli di investimento in contenuti di qualità che stimoleranno nuovi consumi?! i ricavi da internet crescono ma anche la pauperizzazione il ruolo prezioso dell’editore l’indispensabile intervento della mano pubblica 5
  • 7. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) Il “mostro” pirateria La pirateria: tutti o quasi si dichiarano d’accordo sulla necessità di reprimerla (anche se c’è chi arriva a sostenere una funzione positiva, un “buon uso” della pirateria, come paradossa- le strumento di innovazione e di democratizzazione dell’accesso, vedi il report del Social Science Research Council, “Media Piracy in Emerging Economies”, 2011), ma il dissenso emer- ge nelle modalità di tutela del diritto d’autore, anche qui nella oscillazione tra i contrappo- sti approcci persuasivo-preventivo ed autoritario-repressivo: - educare e prevenire promuovere il consumo consapevole e stimolare l’offerta legale - intervenire d’autorità e reprimere enforcement delle leggi e regolamenti cogenti: avvisi, multe e disconnessioni I due approcci possono convivere: l’uno non esclude l’altro. L’approccio autoritario-repressivo deve riguardare sicuramente i siti illegali (l’ordine che l’in- ternet service provider, appena avvisato dal titolare dei diritti, debba impedire agli utenti di arrivare ad un determinato server), ma può riguardare anche i fruitori (quelli con dimostrata vocazione alle pratiche illecite). Anche in questo caso, l’uno non esclude l’altro. Si ricordi che, in linea di massima, gli internet service provider sono ben disposti ad ottem- perare un eventuale simile “ordine”, dato che l’intasamento della banda causato dai flussi di file pirata è evidentemente meno redditizio rispetto ad altri generi di dati. Franco Berna- bé: “sulla nostra rete il 70 % del traffico è video, di cui il 50 % è peer-to-peer e viene fatto da due applicativi, eMule e BitTorrent, che servono esclusivamente per scaricare illegalmen- te film dalla rete” (Presidente Telecom Italia, di fronte alla Commissione VIII del Senato del- la Repubblica, aprile 2011). promuovere il consumo consapevole stimolare l’offerta legale enforcement delle leggi e regolamenti cogenti: avvisi, multe e (minaccia di) disconnessioni 6
  • 8. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) Alcune evidenze oggettive 1. il totale degli investimenti nella produzione di contenuti creativi di qualità (musica, cinema, fiction, videogame, editoria...), a livello mondiale, europeo, italiano, sta diminuen- do progressivamente: sintomatico il caso della musica: se nel rapporto annuale Ifpi si leg- ge che anno dopo anno aumenta la quota di ricavi dell’industria musicale che deriva dal- la distribuzione digitale ed il totale dei ricavi dei concerti, si rileva al contempo che il to- tale dei ricavi di questa industria è dimezzato rispetto a dieci anni fa; 2. la cultura ed i mercati della creatività possono essere certamente arricchiti da logiche “user generated content” e “bottom-up”, ma hanno comunque necessità di una struttu- razione industriale, sia a livello produttivo che distributivo, e di investimenti in “ricerca e sviluppo” (nello specifico: “artists & repertoire”): secondo Ifpi, l’industria fonografica ha in- vestito il 16 % dei propri ricavi in questa attività, più di ogni altro settore economico (far- maceutico 15 %, software 10 %...) 3. “user generated content”, “crowdsourcing”, “coda lunga”: si tratta di prodotti e processi che possono integrare, ma non sostituire i fondamentali dell’economia delle industrie culturali: non esistono ancora modelli di business significativamente alternativi, e le ecce- zioni alla regola non determinano appunto regola; 4. non esistono ricerche indiscutibili sugli effetti economici della pirateria: le stime sul- le conseguenze del fenomeno (perdita di ricavi, perdita di occupazione....) sono per lo più frutto di metodologie non raffinate (indagini demoscopiche, valutazioni approssimative...) realizzate con criteri differenti a livello nazionale; più unici che rari sono i tentativi com- parativi europei (Tera, “Costruire un’economia digitale”, 2010, molto contestata; attendia- mo gli sviluppi del progetto Rand Europe “Measuring Ipr infringements in the internal mar- ket”, presentato nel 2012 su incarico della Commissione Dg Internal Market and Services, report che comunque prospetta un campo di oscillazione ancora preoccupante nelle sti- me: tra 200 e 600 miliardi di dollari l’anno di costi della pirateria a livello mondiale) o pla- netari (non esiste un equivalente del “piracy study” della Business Software Alliance/Idc Ipsos per le industrie creative), e quindi i “buoni” tendono a destrutturare la validità di queste valutazioni, attribuendo ai “cattivi” la strumentalizzazione dei dati; investimenti nella produzione di contenuti: calano perdurante necessità di una strutturazione industriale non esistono ricerche indiscutibili sulla pirateria 7
  • 9. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) 5. le ricerche promosse da parte avversa, da chi arriva a teorizzare quasi la “bontà” della pi- rateria (per esempio, lo studio americano “Copy Culture Survey” del 2012, che dimostre- rebbe che gli amanti del file sharing comprano il 30 % di musica in più della media) pec- cano, a loro volta, di speculare deficit metodologico; 6. al di là delle incertezze sulla quantificazione del danno, la pirateria è incontrovertibil- mente uno dei fattori della crisi complessiva delle industrie culturali, che sono anco- ra vivaci ma non floride: fattore non meno grave ed importante è rappresentato dalle po- litiche di prezzo e di window, e dalla lentezza nello sviluppo di nuovi modelli di business correlati all’offerta legale, ma questi fattori altri non possono determinare la rimozione del primo. Non basta stimolare l’offerta legale in rete per contrastare gli effetti deleteri della pirateria: le due azioni (sviluppo offerta legale e di un consumo consapevole e lotta alla pirateria, nel- la sua dimensione fattuale ma anche culturale) debbono procedere in parallelo. la pirateria, fattore incontrovertibile di crisi... ma anche... politiche di prezzo window modelli di business... 8
  • 10. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) Il campo di oscillazione del modello di “risposta graduale”: variazioni sul tema, dai 3 step della francese Hadopi ai 6 warning dell’americano Copyright Alert System Francia: il modello cosiddetto “a 3 step”: la discussa Hadopi - Haute Autorité pour la Diffu- sion des Oeuvres et la Protection des droits sur l’Internet (approvata nel 2009 e divenuta nel 2011 una “versione 2”, frutto del recepimento anche di alcuni rilievi della Commissione Eu- ropea), che interviene “a valle”: dopo 2 avvisi nell’arco di 6 mesi (dapprima una email poi una raccomandata postale), l’Autorità segnala il caso al pubblico ministero, che può riportarlo ad un giudice unico, che può rimandare, nei casi più gravi, alla corte penale (rischio di sospen- sione dell’accesso alla rete per un anno, sanzioni fino a 300mila euro, addirittura fino a 3 an- ni di detenzione). Questi i “numeri” della legge, a fine 2012: 3 milioni di indirizzi ip identifi- cati; 1,15 milioni di prime segnalazioni inviate; circa 100mila seconde segnalazioni; 340 dos- sier in terza fase (quella foriera di sanzioni come la disconnessione); 14 pratiche in tribuna- le; 3 processati; 1 condannato (uno) ad ammenda di 150 euro. Il che dimostra che la Hado- pi non è una legge liberticida (e non lo sarebbero state – riteniamo – nemmeno le ipotizza- te statunitensi Sopa e Pipa e le prime versioni del trattato anticontraffazione Acta). Ma, gra- zie alla Hadopi (alla sua funzione persuasiva), ben il 90 % di chi arriva alla seconda notifica ha cessato autonomamente ogni violazione del copyright in rete! Regno Unito: il “Digital Economy Act” (approvato nel 2010) prevede un meccanismo di ri- sposta graduale in 2 tempi: una prima fase, “pedagogica”, si caratterizza per l’obbligo dei for- nitori di accesso di inviare, su istanza degli aventi diritto, messaggi di avvertimento agli uten- ti sospettati di download illegale; una seconda fase prevedeva la possibilità di un intervento del giudice che potesse decidere il blocco della connessione. Uno studio Ofcom del 2011 ha dimostrato che il blocco avrebbe effetti benefici rispetto all’esigenza di risoluzione globale del problema, ma ha evidenziato anche rischi ed impatti negativi, che hanno convinto il Go- verno a non introdurre la seconda fase. In sintesi, nel Regno Unito si è deciso di intervenire sull’operatore di rete, piuttosto che sul fruitore. Hadopi: efficacia del modello a 3 step la pedagogia del messaggio di avvertimento 9
  • 11. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) Spagna: la legge denominata di “economia sostenibile” (approvata nel 2011) autorizza il Co- mitato per la Proprietà Intellettuale (Ipc), dipendente dal Ministero della Cultura, a richiede- re a siti web sospettati di violazione di copyright la rimozione dei contenuti entro 48 ore. Il Comitato viene contattato da chi ritiene violati i propri diritti: se l’istanza viene ritenuta ri- cevibile, il Comitato ingiunge al responsabile del sito internet di ritirare i contenuti ritenuti illeciti o di far valere le proprie ragioni. L’“accusato” può presentare tesi a sua difesa, ed en- tro 3 giorni il Comitato deve definire una proposta di soluzione della controversia, su cui è chiamato ad esprimersi un giudice. In caso di mancata risposta da parte del responsabile del sito, il Comitato può interrompere le attività del sito. Svezia: la legge cosiddetta “Ipred” (approvata nel 2009) obbliga i fornitori di accesso a co- municare agli aventi diritto, su richiesta del giudice, i dati identificativi dell’utente il cui in- dirizzo ip è stato utilizzato per commettere atti di pirateria. Gli aventi diritto possono indi- rizzare all’utente un avvertimento, chiedendogli di interrompere la pratica, o altrimenti pro- seguire attraverso mezzi giudiziari. La legge è stata in parte privata dei suoi effetti per un de- ficit di cooperazione dei fornitori di accesso. Belgio: è ancora in discussione una proposta di legge del 2011, che prevede una risposta gra- duale in 3 fasi (avviso, pagamento di una somma per evitare azione giudiziaria e, alla terza infrazione, il giudice può infliggere una multa ed una limitazione di accesso ad internet)... In altri Paesi europei (Germania in primis), il dibattito legislativo-regolamentativo è ancora in corso. Negli Usa, ad inizio 2013, dopo che è stata accantonata una ipotesi di intervento normativo forte (le proposte Sopa e Pipa, avviate nel 2010 poi ritirate), è stata introdotta invece la pro- cedura “dei 6 colpi”, sulla base di un sistema di auto-regolamentazione (tipico della cultura Usa): cinque internet service provider americani (Verizon, Time Warner, Cablevision, Comcast, At&t) hanno promosso il “Copyright Alert System” (“Cas”), che vede prevalere la funzione edu- cativa, informativo-dissuasivo-preventiva, su quella punitiva. Chi è sospettato di violare mas- sicciamente e persistentemente il copyright, riceverà 6 warning. Le prime 2 notifiche avranno intento “educativo”, dopodiché seguiranno altri 2 alert con richiesta di risposta e, nel caso di mancata cessazione del comportamento lesivo della proprietà intellettuale, avvisi finali ac- compagnati da una riduzione di banda e/o dal reindirizzamento verso un’apposita pagina di ulteriore allerta. esigenze di warning tempestivo per dissuadere l’utente Usa: la procedura dei 6 colpi 10
  • 12. Workshop “Il diritto d’autore online. Modelli a confronto” Agcom • Camera dei Deputati, Roma, 24 maggio 2013 Tra Scilla e Cariddi?! Relazione di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) Alcuni cenni conclusivi Per salvaguardare l’ecosistema digitale delle industrie culturali, la funzione educativa del modello di “risposta graduale” è oggettivamente indiscutibile e stimola modalità di fruizio- ne consapevoli. Il blocco dell’accesso ad internet ovvero la riduzione nella disponibilità di banda è evidente- mente una misura estrema, più che altro una minaccia, che però può funzionare nell’imma- ginario collettivo forse più del rischio di una multa: un sistema graduale di notificazione de- gli illeciti e di risposta inibitoria da parte degli stessi internet service provider è la forma mi- nima per cercare di affrontare il problema, ma verosimilmente non basta (condizione mini- ma ma non sufficiente). I “numeri” del sistema Hadopi parlano chiaro (li ribadiamo): al di là della apparente severità draconiana, non si tratta certo di una legge liberticida: 3 milioni di ip address identificati; 1,15 milioni di prime segnalazioni inviate; circa 100mila seconde segnalazioni; 340 dossier in terza fase (quella foriera di sanzioni come la disconnessione); 14 pratiche in tribunale; 3 processati; 1 condannato ad ammenda di 150 euro. Ma ben il 90 % di chi arriva alla seconda notifica ha cessato autonomamente ogni violazione del copyright in rete: questo, al di là di ogni altra con- siderazione (incluso il costo dell’apparato “burocratico” dell’Hadopi), ci sembra un eccellente ri- sultato di persuasione, a fronte di una norma apparentemente “repressiva”. I tecno-utopisti che, in nome della “libertà di espressione”, si oppongono ideologicamente al modello di risposta graduale (autoregolamentato da accordi tra internet service provider e fornitori di contenuto o governato da una authority) non comprendono i trend strutturali che caratterizzano le industrie culturali di fronte alla digitalizzazione: è ancora valida la tesi di Olivennes (2008): “la gratuità è un furto, la pirateria uccide la cultura”. Se non si interviene, il sistema culturale europeo è destinato ad una progressiva pauperizzazione. E, con esso, la democrazia, la società, le nostre stesse vite individuali. Prendiamo atto del rapporto Lescure (che dimostra peraltro come la Francia sappia compe- tere col Regno Unito nella qualità dei propri studi di scenario), ma non resta da augurarsi, nelle more di ulteriori decisioni della Commissione Europea (l’iter della Comunicazione del- la Commissione sull’enforcement dei diritti di proprietà intellettuale sul mercato interno): “lunga vita all’Hadopi” ! a.zaccone@isicult.it • www.isicult.it la funzione persuasiva del modello di “risposta graduale” Hadopi, non liberticida: il 90 % degli “avvisati” ha cessato ogni violazione Rapporto Lescure a parte... lunga vita all’Hadopi! 11