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Patologia ambientale
CAUSE FISICHE:
-Radiazioni

-Calore

-Elettricità

-Pressione     atmosferica
-Forze   meccaniche
-Accelerazioni
RADIAZIONI CENNI STORICI



1890: scoperta radioattività (Becquerel)
1895: scoperta dei raggi X (Röentgen)
1898: scoperta del polonio e del radio (coniugi Curie)
RADIAZIONI  propagazione ondulatoria di energia nello spazio di
             natura corpuscolare o elettromagnetica




ALTERAZIONI                EFFETTI A                   LESIONE
STRUTTURA                   LIVELLO                   BIOLOGICA
  ATOMICA                   CHIMICO
Radiazioni elettromagnetiche

Sono quanti di energia (fotoni)
E=hν= hc/λ h(costante di Plank) = 6,62 x 10-27 erg
La massa del fotone: m= hν/c2

λ (Å) 7600             4000      1000      100          10       0.1   0.001




             IR   luminose      UV      Xlim   Xmolli   Xduri    γ

              Radiazioni eccitanti             Radiazioni ionizzanti




L’energia è funzione della ν e si misura in multipli dell’ eV
L’impatto del fotone sull’atomo determina l’espulsione di un elettrone quindi la
Azione delle radiazioni dipendente in parte da natura e dalla loro energia

a)   Radiazioni corpuscolate (massa e materia) ( α, β, neutroni e protoni)
b)   Radiazioni elettromagnetiche (massa infinitesima: fotoni)

α
Atomi di elio; massa 4, carica +

Massa elevata ⇒ scarsa deviazione da campi elettrici (verso polo -)

Velocità iniziale diversa a seconda del numero atomico (poi cala a seconda del mezzo
    per gli urti con le molecole)

Radio ( Ra )      1,51 x 109 cm/sec
Torio ( Th )      1,44 x 109 cm/sec
Polonio ( Po )    2,25 x 109 cm/sec

Urti probabili ⇒ scarsa penetrazione

In genere le radiazioni sono monocromatiche, ma alcuni elementi emettono diverse
     particelle con diversa velocità (Po).
β
elettroni; massa minima, carica -
Massa scarsa ⇒ ampia deviazione da campi elettrici (verso polo +)
Velocità iniziale 40 e 80% della velocità della luce (100-250.000 km/sec)

Protoni
Nuclei di idrogeno; massa 1, carica 1+
1840 più grandi di β, 4 volte più piccoli di α
Derivano da reazioni di disintegrazione nucleare (numero atomico)
Velocità iniziale varia (accelerabili con ciclotroni)

Neutroni
Massa 1uguale a quella dell’ H, carica 0
Emettendo una radiazione β si trasformano in protoni
Emessi dai nuclei nel corso di reazioni nucleari
Energia variabile:
Neutroni termici (0,038 eV) (eV= energia cinetica acquisita da un elettrone sotto una ddp di 1 volt
                                                                                        =1.602x10-12 erg)
Neutroni lenti (< 0.5 eV)
Neutroni rapidi (> 0.5 eV)
Essendo privi di carica non posso essere captati con campi elettrici (la probabilità di
essere captati da un nucleo aumenta rallentandoli con mezzi ricchi di H) ⇒fissione
Radiazione ionizzante (e1 >10eV)




                       ionizz. primaria         e3: <10eV ionizz. negativa
                                                     per assorbimento da parte di atomi
                                               -
                                                    >10eV rad. ionizz.
        e2= e1-10eV
                                                                ionizz. secondarie
    e2 : > 10eV ⇒ altre ionizz.                                 anche a catena
         < 10eV ⇒ radiaz. eccit.

    N.B.: se e1 è ceduta tutta all’elettrone: e3 = e1 –10eV
Effetti a livello fisico delle radiazioni elettromagnetiche ionizzanti sugli atomi




                               + emissione di raggi X
                              se l’elettrone deriva da orbite interne
                              All’atto del riassesto atomico
                              (spostamento elettroni da orbite esterne)

                                                                            Prevalenti nei fenomeni di
                                                                            irradiazione degli animali




                                                                          Richieste energie elevatissime
X
In diagnostica per lo + effetto fotoelettrico (assorbimento ∝ 1/numero atomico)
I tessuti contengono C, H, O, N
Il Ca assorbe molto di +
α
Scarsa penetrazione; ionizzazioni multiple primarie e secondarie; progressiva perdita di
velocità fino all’arresto
Range: distanza percorsa che dipende dal mezzo (massimo in aria declina nei tessuti
ove si verificano soprattutto ionizzazioni superfiicali)
Protoni
Effetti intermedi tra elettroni e α con penetrazione nei tessuti intorno a 3 cm.
Neutroni
Effetti biologici connessi a reazioni nucleari proporzionali alla velocità
Elettroni
Piccole dimensioni⇒grande penetrazione pur con possibili deviazioni per impatti
elastici con elettroni delle orbite esterne
Per determinare la max penetrazione devono essere accelerati
Infatti: Potere Ionizzante Specifico = 1/velocità2 ⇒ superano gli strati superficiali senza
incontrare altri atomi (n.b. il loro p.i.s. è minore di quello di α)
Radiazioni elettromagnetiche
Ionizzazione ∝ ν e dipendente dal numero atomico
CURIE  attività di 1 g di radio che si trasforma mediante emissione di
        particelle α in radon con un tempo di dimezzamento di 1620 anni


                                             (1C = 3.7x1011 disintegrazioni al
secondo)
ROENTGEN  quantità di radiazione X o γ che libera 1 unità
           elettrostatica di coppie cariche +/- in 1 cm3 di aria a t e p
           standard (unità che si riferisce alla quantità di ionizzazione
           prodotta nell’aria) (1R = 83 erg/g di aria)
RAD (radiation adsorbed dose)  definisce gli erg di energia assorbiti da un
                tessuto quando è colpito da radiazioni (1 rad = 100 erg/g)
GRAY  100 rad
r.e.m. (roentgen equivalent man)  descrive l’effetto biologico prodotto da
                 un rad di radiazione ad alta energia (quantità di radiazioni
                 di qualsiasi tipo che produce lo stesso effetto biologico di
                 1 R nell’uomo)
In termini fisici: Dose = I x T (legge di Bunsen-Roscoe)

In termini biologici questo non vale (fenomeni riparativi, etc.) negli
organismi multicellulari

         1000 r in singola dose ⇒ morte
         10 x 100 r ⇒ tollerato
Si distinguono un’azione DIRETTA (meno probabile) ed un’azione
INDIRETTA (attraverso l’azione sull’acqua, più probabile).

                                        AZIONE INDIRETTA


                                           RADIAZIONE


                                      RADIOLISI DELL’ACQUA


                                         FORMAZIONE DI
                                         RADICALI LIBERI


                                          DANNO ALLE
                                        MACROMOLECOLE
                                          BIOLOGICHE
Effetti a livello molecolare

a)   Diretti (qualitativamente prevalenti ac. nucleici e proteine)
b)   Indiretti (dovuti a reazioni redox implicanti H2O e quantitativamente prevalenti)

a) Diretti
-    alterazione distribuzione delle cariche e riassestamenti strutturali e funzionali
-    rotture legami covalenti⇒radicali liberi con elettrone spaiato ⇒alta reattività
-    Effetti in base a dose e dimensioni molecole
-    Letale per virus e org. unicell. (Legge di Bunsen-Roscoe)
-    Teoria dell’urto: proporzionalità tra dose effetto fino a saturazione (colpite + volte
     le stesse strutture)
-    Su ac. nucleici e proteine difficile discriminare tra effetti diretti ed indiretti per la
     presenza di H2O
-    Effetti su proteine:
     -     Rottura legami H e formazione ponti intra- ed inter-molecolari
     -     Denaturazione molecole (perdita funzioni)
-    Effetti su ac.nucleici:
     -     Rottura molecole (mono e –bicatenarie)
     -     Mutazioni per alterazioni complementarietà delle basi
     -     Degradazione, cross-linking, alterazioni segregazioni cromosomi in mitosi)
EFFETTI DIRETTI
                  Radiazioni ad alta intensità ionizzante


                    Radiazioni
         DNA
                                                                  DNA con rottura bicatenaria




                             DNA con rottura monocatenaria
                             Una delle due estremità è reattiva




         Assenza O2                                           In presenza di O2




     +                                                                             O2




 Legami aberranti, cross-linking                                    Perossidazione della estremità reattiva
                                                                     no legami
b) Indiretti : produzione di radicali                                                                            H+ + e- ⇔H°
                                                                                             radicale H atomico         radicale idroperossilico
 H2O + radiazione⇔ (H2O) +e               +      -
                                                                 Radicale ossidrile
                                                                                             altamente reattivo         altamente reattivo

                                                                 avido di H o di elettroni
                                                                                                                  H° + O2 ⇔ HO2°
                              (H2O)+ + H2O ⇔ (H3O)+ + OH°
                                                                                                   HO2° + HO2° ⇔ H2O2 + O2


 OH° + OH° ⇔ H2O2                                                                                                    H°+S ⇔ S- + H+

  catalasi   2 H 2O2 ⇔ 2 H 2O + O 2
  perossidasi H2O2 ⇔ H2O + O°
                                                                                     OH° ⇔ -S°+
                                                                               -SH + Radicali tiilici (ponti S-S) H2O
                                              ossidrilione neg




                              S + OH° ⇔sostanza- organica+ossidata
          sostanza organica ossidabile  OH + S

In termini generali data la tensione di O2 le ossidazioni prevalgono sulle riduzioni
Virtualmente tutte le sostanze citoplasmatiche sono suscettibili di reazioni di ossidoriduzione
EFFETTI INDIRETTI
Lipoperossidazione
                                                                     O2
Perossidazione ac.grassi⇒sui doppi legami ⇒radicale libero reattivo ⇒lipoperossido


                                         Ac. Linolenico


                                         Ossidazione C14 (radicale libero)


                                         Dienizzazione e spostamento attivazione in C12 e
                                         transizione in trans

                                         Addizione di O2 e trasferimento attivazione sul
                                         secondo atomo di O2 (molto instabile)


                                         Ponte di ossigeno


                                         Atomi di O attivati

                                         Rottura della molecola (liberazione di
                                         malonildialdeide e prodotti a basso peso
                                         molecolare attivati, tutti potenzialmente tossici) e
                                         innesco di ulteriore lipoperossidazione
Effetti sulle membrane




I lipoperossidi sono idrofili⇒ quindi tendono a rivolgersi verso l’esterno ⇒
contatto con proteine ⇒ denaturazione ed alterazioni di membrana
ostanze protettive (efficaci solo preventivamente e solo sull’azione indiretta):

  Riducenti
  ricche di -SH
  GSH, cisteina, BAL, etc.

 Antiossidanti
  propilgalliato, butilidrossianisolo
  vit.K, vit.E, vit.A, GSH, vit.C
             vit.E° + GSH⇔ vit.E + GS° ⇒ G-S-S-G ⇒ GSH (riduz. enzimat.)
             vit.E° + vit.C ⇔ vit.E+ radicale ascorbile ⇒ ossidato da cit.ossid.
etti a livello cellulare e subcellulare

ocessi regressivi che culminano con la morte cellulare
   Lesioni nucleo (alterazioni riproduttive > su cellule labili)
   Lesioni citoplasma (alterazioni morfo-funzionali > su cellule stabili)
 diosensibilità= metabolismo, composizione, differenziamento, proliferazione, sostanze protet.,
                 sostanze fotodinamiche

FETTI SUL NUCLEO
diazione

enza

etto primario (blocco cariocinesi, ⇓mitosi, stickness, break, alterazioni segregazione, apoptosi)

riodo intermedio (lesioni nucleari + evidenti, carioressi)

etto secondario (ripresa cariocinesi, aspetti mostruosi, alterazioni)

   Necrosi/apoptosi
  Trasformazione neoplastica


FETTI SUL CITOPLASMA
generazioni, rigonfiamento torbido, alterazioni mitocondrilai e fosforilative, glicogenolisi,
olisi, rottura membrane con rilascio enzimi
rte per alterazioni funzionali (lipoperossidi, disfunzioni membrane) e per apoptosi
NON TUTTE LE CELLULE SONO UGUALMENTE SENSIBILI AL DANNO DA
RADIAZIONI

LA SENSIBILITA’ DELLE CELLULE ALLE RADIAZIONI E’ DIRETTAMENTE
PROPORZIONALE ALLA LORO ATTIVITA’ RIPRODUTTIVA E INVERSAMENTE
PROPORZIONALE AL LORO GRADO DI DIFFERENZIAZIONE
esioni a carico degli organi
 ute (radiodermite)
 ritema ⇒ edema (fino alle flittene) ⇒ necrosi, escare, ulcere torpide, cheloidi, cicatrici
                             ⇓
                         Rigenerazione con esiti discromici
 requenti epiteliomi e sarcomi sulle cicatrici
 lopecia definitiva
  idollo
Midollo
 nemie iporigenerative ed aplastiche, diatesi emorragiche (pancitopenie)
  nfatico
poplasia, riduzione difese immuni, riduzione fagocitosi, inattivazione C’
  oplasia,
  onadi
 roliferazione stromale, fibrosi, fino alla castrazione
  astroenterico
Molto sensibile, necrosi mucosa, emorragie, insuff. Epatica
  olto
  cchio
 ataratta e lesioni retiniche
 NC
 esistente, ma può avere malattia acuta e grave (sclerosi) di Nissl
 urrene
 strema sensibilità fino alla necrosi diffusa
 anirradiazione
Male da raggi (nausea, vomito anche emorragico, astenia, etc.) (prevenibile da antiox.)
  ale
Morte da radiazioni (>dose ⇒ >rapidità, shock)
  orte
 eucemie e linfomi
Vibrazioni elettromagnetiche con λ > di 1000 Å

E∝ν
E ∝ 1/λ
E < 10 eV ⇒ determinano solo eccitazione molecolare




λ(Å) 1000        3000    4000             7600

              UV                    VIS               IR

  E
Le radiazioni eccitanti non sono assorbite con uguale intensità da tutte le sostanze (spettro di
assorbimento)


Radiazioni INFRAROSSE  sono assorbite specialmente dai corpi scuri (melanina) ed hanno
                        essenzialmente un effetto termico




                                              λ > 320 nm  praticamente non assorbite dai tessuti


Radiazioni ULTRAVIOLETTE


                                              300 < λ < 250 nm  effetto biologico
                                                          265 nm  DNA
                                                          280 nm  proteine


Effetti patologici della radiazione solare:
            - eritema solare                  - ipercheratosi
            - iperpigmentazione               - congiuntivite da UV
            - tumori cutanei
ECCITAZIONE MOLECOLARE

Assorbimento di energia da parte delle molecole colpite

                                   ⇓
          stato fondamentale ⇒ stato metastabile
                                (variazione assetto elettronico e reattività molecolare)


                        entropia


                                        ⇓
  ripristino stato originale + emissione fotone (λ > di quello eccitante)

N.B. Le sostanze assorbono le radizioni con ≠ intensità a seconda del loro
spettro di assorbimento ⇒ con radiazioni monocromatiche si possono colpire
bersagli selettivi (sullo stesso principio si basa la spettrofotometria
quantitativa)
IR    per lo + da corpi scuri, tessuti superf., trasferimento termico al
      sottocutaneo (molto vascolarizzato)(diatermia a fini terapeutici)

VIS   emoglobina assorbe violetto, azzurro, verde e giallo (le emazie
       sono sensibili alla luce giallo-verde che ne accelera l’
       invecchiamento)
       (Picchi di assorb.emoglob ox : 541 e 577 Å,
                             emoglob red: 552 Å)
       tessuti superficiali (melanina come schermo. La carnagione chiara
       riflette la maggior parte, ma il resto si approfonda nei tessuti). Le
       radiazioni rosse sono le più penetranti, ma le meno energetiche)
       gli effetti biologici possono essere verificati sui batteri (vitalità)

UV    più energetiche, quindi massimi effetti. Targets: ac. nucleici (max
      2570 Å per le purine) e proteine (2700 Å, per lo più aa. ciclici).
      Nella cute ci sono le cheratine (con ponti -S-S- derivati dall’
      ossidazione dei gruppi –SH ⇒ ipercheratosi attinica) e la melanina
      (assorbite dal vetro, non dal quarzo)
EFFETTI BIOLOGICI
Azione diretta
- dipende dall’assorbimento della radiazione
- meglio studiabile con gli UV (più potenti)
- varia di specie in specie (costituzione, presenza di schermi naturali)
- massima negli org. unicell. e virus (inattivazioni a ≠ livelli ⇒ricombinazione)

- N.B. inattivazione non per rottura delle catene nucleotidiche, ma per modificazioni
chimiche delle basi

- molto suscettibili anche le cellule isolate da organismi multicell. (emolisi emazie, etc.)

- sensibilità delle strutture subcellulari
     - rigonfiamento mitocondriale (no fosforilazione oss.)
     - lisosomi: ⇑ permeabilità ⇒ rilascio enzimi
     - DNA: da mutazioni (trasmissibili) fino al blocco replicativo
     - ossidazione gruppi –SH
     - perossidazione ac. grassi polinsaturi (⇒effetti sulle membrane)
      (effetti quindi mediati anche dalla formazione di radicali liberi)
Il bersaglio fondamentale delle radiazioni ultraviolette è il DNA

              Formazione dei DIMERI DI TIMINA
EFFETTI BIOLOGICI
Azione indiretta
- potenziamento dell’azione delle radiazioni (UV) ad opera di sostanze (effetto
fotodinamico)

- Sostanze naturali:
ematoporfirine, clorofilla, filloeritrina, ipericina, chinina, furocumarine
- Sostanze artificiali:
vari coloranti (tiazine, azine, fluoresceine, acridine, idrocarburi)
- sono tutte sostanze fluorescenti

“colpite da una luce con certa λ, la riemettono subito dopo un’altra con λ< il ∆ è la quota
di energia trattenuta che rende la sostanza metastabile e pronta a cedere energia alle
altre molecole con produzione di ossigeno singoletto 1O2 che causa la formazione di
radicali ossidanti”

-Al singoletto ed ai radicali liberi si associano: rigonfiamento mitocondri, lesione lisosomi,
depolim. ac. ialouronico., inattivazione enzimi (-SH)

- test: batteriologici (inattivazione), biochimici (emolisi, inatt. siero) , biologici (sul
topolino, caduta peli, cataratta, diarrea, necrosi cutanee)
Sostanza
                                               +   O2
                          fotodinamica
                             eccitata




   Sostanza           +     O2                              Sostanza         +    O2
                                                                                  1
 fotodinamica                                             fotodinamica
ionizzata non                                             in stato fond.     Singoletto
    eccitata
                                                                              in stato
                                                                              eccitato




 1
  O2    +       ac. grasso insaturo ⇒ idroperossido

 1
  O2    +       aa. ciclici ⇒ rottura anello

 1
  O2    +          ac. nucleici ⇒ rottura anello basi puriniche e pirimidiniche
Malattie fotodinamiche

-Fagopirismo: ruminanti e maiali (grano saraceno) (eritemi bolle, necrosi, superinfezioni)

-Ipericismo: pecore e cavalli (iperico⇒ipericina) (lesioni cutanee e anemia emolitica per
la sostanza in circolo)

-In corso di lesioni epatiche da sporidesmina (da Phitomyces chartarum): il fegato leso
dalla tossina non elimina la filloeritrina (derivata dalla clorofilla) (emolisi, lesioni cutanee)

-Porfiria cutanea: (accumulo di uro- e coproporfirina I nel midollo osseo che derivano da
polimerizzazione anomala del porfobilinogeno nella sintesi dell’eme) (necrosi estesa e
deturpante, flittene, mutilazioni, interessamento organi interni, emolisi) (anche bovini)

-Pellagra: Carenza dietetica di vit. PP (anche stati subcarenziali)⇒accumulo porfirine nel
sangue e tessuti (eritema, ipercheratosi, dermatite)

-Da ostriche, idrocarburi, etc.
Effetti irradiazione UV sulla cute
∝ quantità assorbita
eritema ⇒ flittene ⇒ necrosi (congiuntive, retina, etc.) ⇒ ipercheratosi ⇒ sfaldamento
(latenza)          ⇒ iperpigmentazione (sintesi melanina dai melanoblasti)

Tirosina       tirosinasi
                               DOPA           tirosinasi
                                                           DOPA-chinone…

Attivazione della tirosinasi (nei melanosomi) da irradiazione:
1) Rimozione gruppi –SH che chelano il rame necessario all’attività
2) Iperemia e aumento temperatura
3) Aumento ossidazioni ⇓ pH ⇑ attività enzima
4) Redicali liberi che avviano la reazione non enzimaticamente
5) ⇑ permeabilità membrane ⇒ rimozione barriere tra enzima e substrato
       (perossidazione membrane)

Effetti positivi: trasform. del 7-deidro-colestreolo in vit. D3, fotosintesi,
                    visione, etc.
Effetti esposizione a radiazioni luminose di grande intensità

- Coagulazione proteine retiniche (trasformazione luce in calore)


- Effetti termici e meccanici di radiazioni ad alta intensità, grande purezza spettrale e
estrema collimazione (laser) sui diversi tessuti in base allo spettro di assorbimento
(campi elettrici da 100 a 1M di V/cm significano anche forze di 100g/cm2)
PATOLOGIE DA CALORE

Le soluzioni di continuo da agenti termici si realizzano a seguito della cessione di
energia termica da un corpo a più elevata temperatura ad un altro con temperatura
inferiore.

Le lesioni da IPERTERMIA si verificano per trasmissione acuta da un agente
termico ad un’area corporea  USTIONI.
Le lesioni da IPOTERMIA derivano dalla sottrazione di calore da un’area corporea
ad opera di un corpo freddo CONGELAMENTI.

La cessione di temperatura può avvenire per:
         - Contatto diretto = Conduzione
         - Convezione (gas, vapori, aria)
         - Irradiazione (raggi solari, infrarossi, UVA, etc.)
USTIONI

Definizione: Lesioni da calore espresso sia come fiamma
             sia come applicazione diretta di solido o
             liquido ad alta temperatura, sia come vapore.
             Possono però essere considerate ustioni anche
             le lesioni da causticazione chimica da acidi e
             basi forti, le ustioni elettriche e le ustioni da
             radiazioni ionizzanti.
USTIONE = lesione dei tessuti superficiali dovuta alla applicazione di una
          temperatura elevata

La gravità della lesione dipende:
         - intensità dello stimolo termico
         - estensione della lesione
         - natura dello stimolo
         - durata




                                                  REGOLA DEL “9” DI WALLACE
Ustione di primo grado: arrossamento (eritema)
da vasodilatazione.
Consiste essenzialmente in una tipica risposta infiammatoria
acuta ( istamina).
      (
Ha carattere transitorio: entro pochi giorni si ha regressione e
completa “restitutio ad integrum”.




   Ustione di secondo grado: iperemia + formazione di
   vescicole o bolle (flittene)




   per raccolta di liquido fra gli strati epidermici o fra
   epidermide e derma; se la lesione è più grave e
   raggiunge gli strati più profondi  infiltrazione
   edematosa.
Ustione di terzo grado: necrosi dei tessuti col-
piti (tessuti superficiali ed esposti all’aria)
 essiccamento dei tessuti morti e formazione
di croste o escare.


Guarigione per cicatrice (spesso deturpante
cheloide)
Carbonizzazione: trasformazione dei tessuti in carbone, ottenuta mediante l’eliminazione dell’acqua e delle
sostanze volatili dalla materia organica
Gli organismi OMEOTERMI sono capaci di mantenere una
temperatura corporea costante indipendentemente (entro certi
limiti) da variazioni della temperatura ambientale.
Negli omeotermi, il mantenimento di una temperatura corporea costante
dipende dalla regolazione dei meccanismi di termodispersione e di
termoproduzione.
41-44 °C
                   Una efficace termoregolazione è
                   importante perché le cellule possono
                   funzionare correttamente solo in un
    36-37.8 °C     intervallo piuttosto ristretto di
                   temperature.



33-35 °C




           26 °C
COLPO DI CALORE: conseguenza di una esposizione prolungata al caldo (che
 porta ad un esaurimento dei poteri termoregolatori dell’organismo e che se dura
 oltre un certo tempo può provocare la morte).



  Colpo di calore tropicale  tipico dei climi caldo-umidi specialmente in soggetti
                                                adibiti a lavori pesanti.

                                sudorazione profusa


                     aumento della t. corporea (fino a 43-44°C)


               disturbi neuro-muscolari (delirio, crampi, convulsioni)


                                        morte

 PATOGENESI: sudorazione profusa  perdita di acqua  aumento conc. NaCl
nel liquido interstiziale  richiamo di acqua dalle cellule  disidratazione cellulare
Colpo di calore comune: frequente d’estate in rapporto specialmente con il caldo-
umido che non permette una sufficiente termodispersione.

La sintomatologia è prevalentemente cardio-vascolare  collasso dovuto a brusco
abbassamento della pressione accompagnato da vasodilatazione periferica, tachi-
cardia, perdita della coscienza per ischemia cerebrale (N.B. la temperatura corporea
è quasi sempre normale).
COLPO DI SOLE

Il disturbo si manifesta per una protratta esposizione al sole.

La causa determinante non è, come nel colpo di calore, l'alta temperatura,
ma l'azione dei raggi solari, le radiazioni infrarosse e ultraviolette sul capo.

E' determinato dall’esposizione eccessiva ai raggi solari soprattutto della
scatola cranica  sofferenza del SNC (edema, etc.)

Cefalea, vertigine, scarsa sudorazione
CONGELAMENTI

Effetti cellulari
  -2°C       -5°C   -10°C


                            Congelamento lento
                            (effetto osmotico)



                            Congelamento rapido



                            Congelamento molto rapido
                            (effetto meccanico dei cristalli)
Il congelamento troppo lento o troppo rapido è lesivo per la cellula
• Fino a -5°C le cellule ed il media rimangono non congelate ma super

refrigerate.

• Tra -5°C e -10°C si forma il ghiaccio nel media extracellulare.

• Il contenuto intracellulare super raffreddato ha un gradiente

osmotico maggiore: l’acqua esce dalle cellule e congela all’esterno.
Se le cellule sono raffreddate troppo
rapidamente, l’ H2O non riesce ad uscire
rapidamente e congela all’interno: ciò
determina la morte delle cellule.


Se il congelamento è sufficientemente
lento, la perdita di H2O è sufficiente a
concentrare i soluti intracellulari  la
cellula si disidrata e congela lentamente
all’interno
CONGELAMENTI
Effetti tissutali

Le lesioni da congelamento hanno evoluzione generalmente più
lenta rispetto alle ustioni

La compromissione vascolare a volte persiste estendendo il
danno e prolungando i tempi di guarigione

Per motivi di esposizione e termodispersione, le zone più colpite
sono le estremità (naso, dita)

Lesioni: a) superficiali; b) profonde

Lesioni elementari:
Eritemaflittenanecrosigangrena- -  Complicanze settiche
Sequenza cronologica degli eventi nel congelamento

        Vasocostrizione (attività simpatica)pallore
                              ⇓
       Vasoparalisi (iperemia passiva)arrossamento
                              ⇓
                        Stasi ematica
                              ⇓
     Edema e cianosi (Colorito bluastro della cute e delle
   mucose, dovuta ad una quantità di Hb ridotta > 5gm/dl nei
                          capillari).
ASSIDERAMENTO

Sindrome provocata da un abbassamento della temperatura corporea tale da
rendere insufficienti i meccanismi di termoregolazione in seguito all’esposizione a
freddi intensi.

Gli effetti patologici dell’assideramento cominciano a manifestarsi intorno ai 34 °C
di temperatura corporea, per arrivare all’arresto del centro respiratorio quando la
temperatura centrale scende a circa 24 °C.

L’assideramento si manifesta più facilmente nelle persone anziane, nei bambini e
in tutti i soggetti particolarmente denutriti, traumatizzati ecc.

Lo stadio iniziale dell’assideramento è caratterizzato da debolezza,
disorientamento spaziale, impaccio nei movimenti, forte cefalea, pallore intenso.
Attraverso un progressivo stadio di torpore psichico e sempre più gravi alterazioni
sensoriali si giunge al quadro terminale caratterizzato da ipotensione spiccata,
polso piccolo e frequentissimo, dispnea e arresto cardiaco.
PATOLOGIE DA CORRENTI ELETTRICHE
CORRENTE CONTINUA: monodirezionale, intensità costante

CORRENTE ALTERNATA: non unidirezionale, intensità variabile nel tempo che
oscilla tra valori positivi e negativi secondo una sinusoide

CORRENTE FARADICA: corrente oscillante determinata da fenomeni di
induzione elettrica




                I=V/R
MODALITA’ DI CONTATTO



1)Corpo che chiude il circuito

2)Corpo interposto tra un conduttore e la terra

3)Corpo vicino al conduttore e scintilla che funge da conduttore
EFFETTI LESIVI



1)Effetto termico: effetto Joule    Q = K RI2 x T

2)Effetto elettrochimico:
          anionianodo(+)Cl- e SO4- + H2O lesioni da acidi (necrosi
coagulativa)
          cationicatodo(-)Na+ e K+ + H2O lesioni da basi (necrosi
colliquativa)

3) Effetto biologico per alterazioni della polarizzazione (tetania, fibrillazione,
etc.)
La membrana cellulare separando cariche elettriche si comporta come un
condensatore.
La membrana non è perfettamente isolante ed è attraversata da un certo numero
di ioni perciò, oltre ad un valore di capacità, presenta anche una resistenza
elettrica
La cellula ha un potenziale negativo all’interno rispetto all’esterno
(potenziale di riposo) sulla base della concentrazione degli ioni.

Nei mammiferi le cellule del sistema nervoso centrale presentano un
potenziale di riposo di -70 mV, una cellula miocardica ha delle
escursioni tra circa -90 mV e + 35mV.

Quando lo stimolo elettrico eccita la cellula, aumenta notevolmente la
permeabilità della membrana agli ioni sodio che, entrando nel
citoplasma della cellula, prima la depolarizzano, annullando la
differenza di potenziale tra interno ed esterno, e poi ne causano
l’inversione di polarità.

L’ampiezza minima dell’impulso di corrente necessario ad eccitare la
cellula e a determinarne l’inversione del potenziale decresce con
l’aumentare della durata per tendere ad un valore costante.

Uno stimolo elettrico riesce a eccitare la cellula soltanto se produce
un flusso di corrente la cui intensità e durata sono superiori ad una
soglia che è propria del tipo di tessuto e prende il nome di reobase.
Una corrente elettrica che attraversa un corpo umano superata la
    resistenza cutanea si ripartisce in tante ramificazioni in ragione della
    conducibilità incontrata nei tessuti sottostanti, più facilmente sono
    attraversabili i vasi, i nervi, le ossa.

Da un punto di vista circuitale il corpo
umano può essere rappresentato tramite
un circuito a quattro resistenze (quadripolo
equivalente ad una persona):




Per gli effetti sul cuore bisogna tener conto anche del percorso della corrente. Ad
esempio, tra i più pericolosi, abbiamo i percorsi mano sinistra-torace, mano destra-
torace, mani-piedi
Il valore della corrente elettrica dipende anche dalla resistenza che il corpo umano
oppone, diminuisce in presenza di ferite;

aumentando la pressione del contatto e aumentando la superficie di contatto;

con pelle umida o peggio bagnata dove una corrente di basso voltaggio riesce a far
penetrare un notevole flusso di elettroni che poi diventa la causa degli eventuali
danni.

La resistenza aumenta, invece, in presenza di zone cutanee dallo spesso strato
corneo come quelle callose.
Una corrente continua con una intensità di circa 50mA o, una corrente alternata
di 7mA sono in grado di provocare contrazioni tetaniche ad una mano
impedendole di staccarsi dalla sorgente

La corrente alternata si dimostra più pericolosa di quella continua per circa 4,5
volte.



La pericolosità della corrente diminuisce all'aumentare della frequenza poiché
ad alte frequenze la corrente tende a fluire solo sulla superficie della pelle. Il
fenomeno si chiama appunto effetto pelle e le lesioni provocate dal passaggio
della corrente elettrica sono solo superficiali e non interessano organi vitali,
mentre a livello cellulare le membrane non risentono dei repentini cambi di
polarità ed il trasporto ionico non risulta alterato
La tetanizzazione
Contrattura dei muscoli fino alla fine del passaggio della corrente

Il valore più grande di corrente per cui una persona è ancora in grado di staccarsi dalla
sorgente elettrica si chiama corrente di rilascio e mediamente è compreso tra i 10mA e i
15mA per una corrente di 50Hz.

Correnti molto elevate non producono solitamente la tetanizzazione perché quando il corpo
entra in contatto con esse, l’eccitazione muscolare è talmente elevata che i movimenti
muscolari involontari generalmente staccano il soggetto dalla sorgente.

Appropriato flusso di corrente contrazione delle miofibrille muscolari per depolarizzazione
forzata e non volontaria del sarcolemma, dovuto ad un elevato flusso elettrico proveniente
sia dalle fibre nervose che da altri e contigui sistemi di conduzione.
L’estemporaneo processo obbliga il Ca2+, come per un segnale proveniente dalla placca
motoria, ad impegnare per un tempo prolungato la tropomiosina C, la quale sarà costretta a
liberare i siti di aggancio presenti sui miofilamenti di actina e consentire alle teste della
miosina la contrazione muscolare

Diaframma e muscoli respiratori  blocco della respirazione.
Per correnti più alte  spasmo della laringe, inibizione dei centri del respiro presenti nel
bulbo, se la scarica interesserà la regione encefalica.
La corrente elettrica, a seguito del calore dissipato per effetto Joule, riscalda le
parti attraversate, è lesiva per le pareti cellulari sia per la presenza del campo
elettrico che perturba le forze intermolecolari di van der Waals, sia per il
superamento della temperatura di transizione che, facendo vibrare le code
idrofobe del doppio strato fosfolipidico le fa passare allo stato fluido.

Azione di denaturazione delle proteine per rottura del legame p presente nel
doppio legame del gruppo carbossilico nella sequenza degli aminoacidi
Il cuore funziona grazie a stimoli elettrici, pertanto una corrente elettrica
esterna può alterare il suo funzionamento fino alla fibrillazione ventricolare
E’ l’effetto più pericoloso, ed è dovuto alla sovrapposizione delle correnti
provenienti dall’esterno con quelle fisiologiche che, generando delle contrazioni
scoordinate, fanno perdere il giusto ritmo al cuore.

Il cuore, proprio a causa della natura elettrica del suo funzionamento, è
particolarmente sensibile a qualunque corrente elettrica che proviene
dall’esterno, sia essa causata da uno shock elettrico che introdotta
volontariamente, come nel caso del pace-maker. La corrente generata dal
pace-maker è semplicemente un supporto agli impulsi elettrici prodotti nel nodo
seno-atriale e non produce anomalie nel normale funzionamento del cuore ma
lo aiuta a correggere certe disfunzioni.

L’invasione di un flusso di corrente elettrica esterna che per la sua durata
colpisce anche nel periodo di vulnerabilità, distrugge il delicato equilibrio dove i
microcircuiti vengono attivati e sottratti alla dipendenza del circuito primario,
con conseguenti depolarizzazioni autonome, perdita del sincronismo,
contrazione di tipo vermicolare, maggior consumo di molecole di
adenosintrifosfato
per una frequenza compresa tra i 15 e i 100 Hz:


·    Zona 1 - al di sotto di 0,5 mA la corrente elettrica non viene percepita
·    Zona 2 - la corrente elettrica viene percepita senza effetti dannosi.
·    Zona 3 - si possono avere tetanizzazione e disturbi reversibili al cuore, aumento
              della pressione sanguigna, difficoltà di respirazione.
·    Zona 4 - si può arrivare alla fibrillazione ventricolare e alle ustioni.
FOLGORAZIONE


Effetti diretti : chimici, termici, meccanici

Effetti indiretti:   - termico  esplosione dell’aria  azione meccanica
                     - per induzione elettrica


Ferite, lacerazioni, esplosioni organi
PATOLOGIE DA PRESSIONI

IPERBAROPATIE
Legge di Boyle
P=KC

Legge di Henry
Un gas, che esercita una pressione sopra la superficie di
un liquido, vi passa in soluzione finché avrà raggiunto in
quel liquido, la stessa pressione che vi esercita sopra, se
la pressione del gas premente diminuisce a valori inferiori
a quelli assunti dal gas in soluzione, questo si libera finché
avrà raggiunto di nuovo l'equilibrio
L’aria
Profondità         Pressione in   Litri di azoto in
immersione         atmosfere      soluzione
                                  nell’organismo
Livello del mare   1              1
10                 2              2
30                 4              4
60                 7              7
90                 10             10

1h a profondità    Pressione in   Sintomi
(in m)             atmosfere
35                 4.5            Ebbrezza, lieve
                                  riduzione capacità
                                  lavorativa

50-60              6.0-7.0        Sonnolenza, lieve
                                  confusione, riduzione
                                  capacità lavorativa

60-75              7.0-8.5        Grave sonnolenza e
                                  confusione, grave
                                  problema nelle attività

>75                >8.5           Narcosi da azoto
EMBOLIA GASSOSA
La sovradistensione polmonare (o barotruma polmonare)




Si distinguono due tipi di sovradistensione polmonare: la forma polmonare pura e la forma
encefalica.
Nel primo caso abbiamo la rottura della parete alveolare; l'aria penetra nella cavità pleurale e scolla
i polmoni dalla pleura. Nel secondo caso, la perdita d'aria si produce nei vasi sanguigni dei polmoni.
Passa per la cavità sinistra del cuore e l'aorta, poi si infila nelle arterie carotidee sino ad arrivare al
cervello.
Tossicità ossigeno
La sindrome da tossicità cerebrale (CNST:Central Nervous System Toxicity) fu descritta per la
prima volta da Paul Bert 1878, conosciuta anche con l’abbreviazione di CNS.

La tossicità dell’ossigeno, normo ed iperbarico, a livello del sistema nervoso (SNC) è causata da
un aumento di produzione di radicali liberi dell’ossigeno e dalla perossidazione lipidica
delle membrane.

Il grado di alterazioni biochimiche, e di conseguenza il quadro sintomatologico, dipende:

-dalla pressione parziale dell’ossigeno (PpO2)
-dalla durata dell’esposizione
-dalla suscettibilità individuale.

In casi prolungati da esposizione di O2 iperbarico vi è un aumento della CO2 per il riflesso
ipoventilatorio  riduzione del pH con spostamento a destra della curva di dissociazione
dell’emoglobina (HB) ed ulteriore apporto di ossigeno ai tessuti con conseguente
vasodilatazione ed aumento di flusso ematico

Visual              Disturbi della visione
Ear                 Sensazione di percezione uditiva
Nausea              Nausea
Twitching           Tremori a carico dei muscoli facciali e/o delle estremità
Irritabilità        Irritabilità e mutamenti della personalità
Dizzines            Vertigini

FIBROSI RETROLENTICOLARE E DANNI ALLA RETINA per periodi più prolungati
PATOLOGIE DA PRESSIONI

IPOBAROPATIE
Sistema                      A breve termine                                      A lungo termine

- Risposta ventilatoria      - Iperventilazione                                   - Iperventilazione
- Risposta cardiovascolare   - Iperventilazione causa riduzione della CO,         - I reni provvedono a eliminare
                             quindi alcalosi dei fluidi corporei                  bicarbonati per compensare l'alcalosi
                             - Aumento della frequenza cardiaca in condizioni     respiratoria
                             submassimali                                         - La frequenza cardiaca rimane elevata
                             - Aumento della gittata cardiaca in condizioni       - La gittata cardiaca in condizioni
                             submassimali                                         submassimali ritorna al valore
                             - La gittata pulsatoria rimane invariata o è         corrispondente al livello del mare
                             leggermente diminuita                                - Riduzione della gittata pulsatoria
                             - La gittata cardiaca massima rimane invariata       - Riduzione della massima gittata
                             oppure diminuisce leggermente                        cardiaca

- Quadro ematico             - Diminuzione del volume plasmatico
- Risposte locali            - Aumento dell'ematocrito (ERITROPOIETINA)
                             - Aumento della concentrazione dell'emoglobina
                             - Aumento del numero totale dei globuli rossi
                             - Possibile aumento della densità dei capillari nei muscoli scheletrici
                             - Aumento di 2,3-DPG nei globuli rossi (⇓ affinità Hb per ossigeno)
                             - Aumento del numero dei mitocondri
                             - Aumento degli enzimi della via aerobica
♀
Mal di montagna acuto
Malgrado il compenso respiratorio e cardiocircolatorio nei primi giorni trascorsi oltre i 3000 m.

Sintomi: emicrania (il sintomo di gran lunga più comune, presumibilmente legato a una vasodilatazione
cerebrale), senso di stordimento, nausea, stitichezza, vomito, riduzione della diuresi (anche se l'apporto di
acqua è normale), disturbi visivi, insonnia e debolezza generale.

Nella maggioranza dei casi i sintomi vengono accusati oltre i 3000 m, ma in pochi casi anche sui 2500 m.

Edema polmonare da alta quota (HAPE)

12 a 96 ore dopo l'arrivo in quota con velocità di ascesa elevata.

Il quadro comporta travaso di liquido dal microcircolo verso i tessuti interstiziali e negli alveoli
(presumibilmente per emostorno intraparenchimale da distretti vasocostretti).

Spesso il quadro è complicato anche dall'edema cerebrale.

Edema cerebrale da alta quota (HACE)

Fino a coma e morte.

Circa 11% dei soggetti che si recano oltre i 2700 m.

Prostrazione generale, disturbi della visione, disturbi della minzione e dell'evacuazione, perdita di
coordinazione neuro-muscolare, emiparesi, perdita dei riflessi, stato confusionale.

La patogenesi dell’edema è la vasodilatazione e l’aumento di permeabilità dell'endotelio capillare dovuto
all'ipossia.
Lo stato di edema interstiziale è rapidamente lesivo sulle cellule del tessuto nervoso centrale.
Mal di montagna cronico

-Variazioni dell'equilibrio acido base legate all'iperventilazione (in realtà un'alternanza di iperventilazione e
sospensione della respirazione che prende il nome di respiro periodico)

-Aumento del numero dei globuli rossi e della concentrazione di emoglobina , modificazioni della
microcircolazione tissutale e di alcuni aspetti del metabolismo cellulare

-Paradosso dei lattati: anche se la via glicolitica anaerobica è perfettamente funzionante, si ha una limitazione
della capacità di produzione di acido lattico, in quanto il suo accumulo causa una maggior deviazione del pH
verso l'acidosi. Infatti, sopra i 4000 m si osserva una marcata riduzione della produzione di lattato durante
lavoro massimale (riduzione sensibilità alle catecolamine ⇓ glicolisi)
PATOLOGIE DA ENERGIA MECCANICA

LE FERITE
E’ un’interruzione della continuità della cute ed e’
prodotta da un agente meccanico esterno.

LE FERITE SONO CLASSIFICATE IN RAPPORTO:
• Alla profondità
• Alla causa che le ha provocate
LE FERITE
Abrasioni
Escoriazioni
Ferite da punta
Ferite da punta e da taglio
Ferite lacere
Ferite lacero-contuse
Ferite da arma da fuoco


La gravità di una ferita è data dalla profondità,
dall’estensione e dai corpi estranei in essa contenuti,
nonché dalla sede della lesione.
LUSSAZIONI
FRATTURE OSSEE
     soluzione di continuità di un osso, prodotta da una
     forza che supera i limiti di resistenza del tessuto

CHIUSA : SE LA CUTE SOVRASTANTE
E’ RIMASTA INTEGRA
ESPOSTA : QUANDO IL PUNTO DI
FRATTURA, PER LESIONE DELLE
PARTI MOLLI, COMUNICA CON
L’ESTERNO
 COMPOSTA : QUANDO I MONCONI
 SONO RIMASTI NELLA SEDE PRIMITIVA
 SCOMPOSTA : QUANDO I MONCONI SI
 SONO SPOSTATI DALLA SEDE
 NATURALE
PATOLOGIE DA ENERGIA MECCANICA
ACCELERAZIONI
ACCELERAZIONI POSITIVE




2.5 G  Percezione tollerabile

4 – 5 G >15”  emostorno arti inferiori  ⇓ ritorno sangue  ipossia cerebrale
                                                                       ⇓
                                                                    red out
                                                                       ⇓
                                                                   black out

> 6 G  paralisi muscoli respiratori
ACCELERAZIONI NEGATIVE




- 3 G >15”  ⇑⇑ ritorno sangue  ipertensione venosa cerebrale  microemorragie
                                                                    ⇓
                                                                 red out

-4 / - 5 G  eccessivo ritorno venoso al cuore + impossibile ⇑ ν (seno carotideo)
                                               ⇓
                              scompenso, edema polmonare
ACCELERAZIONI TRASVERSE




Molto meglio tollerate perché gli assi trasversali sono più brevi di quello longitudinale
                                            ⇓
  Gli astronauti al decollo ed all’atterraggio si posizionano in modo da ricevere le
               accelerazioni (anche >> 8 / 9 G ) in senso trasversale
ASSENZA DI GRAVITA’




EFFETTI FISIOPATOLOGICI IMMEDIATI
-Vertigini da disfunzione vestibolare
-Disidratazione  ipovolemia + ⇓ gittata cardiaca  ⇓ pressione sanguigna
-Ipotrofia muscoli striati

EFFETTI TARDIVI
-Affaticabilità
-Osteoporosi
CINETOSI




INCOERENZA TRA PROPRIOCETTORI – STIMOLI VISIVI – RECETTORI VESTIBOLARI
                                                           VESTIBOLAR

ADATTAMENTO
Patologia ambientale
CAUSE CHIMICHE:
-Acidi   e basi, sostanze ipo- ipertoniche, tensioattivi, solventi
-Veleni

-Inquinanti   ambientali ed esposizioni professionali
-Farmaci

-Tabacco

-Alcool

-Stupefacenti    & co.
Il danno da sostanze chimiche può essere schematicamente diviso in due tipi:
a) DANNO DIFFUSO DA AGENTI CHIMICI l’entità del danno dipende sempre dalla dose e
   dalla durata del contatto e si verifica come conseguenza di proprietà comuni a molte sostanze
   chimiche quali quelle di provocare:

                         Acidi forticaloreustioniescare secche (necrosi coagulativa)
                               forti calore ustioni
   - variazioni del pH
                         Basi forticaloreustioni + attività idroliticaescare molli (necrosi colliquativa)
                              forti calore                  idrolitica



                                               Solventi lipidi disorganizzazione membrane
                                                          ipertonichedisidratazione cellulareplasmolisi
                                                          ipertoniche               cellulare
   - solubilizzazione di costituenti cellulari Soluzioni
                                                          ipotonicheingresso acqua nella cellulalisi osmotica
                                                          ipotoniche                       cellula
                                                Detergenti (parti polari + idrofobe)sovvertimentolisi
                                                                           idrofobe) sovvertimento


   - denaturazione delle proteine (sali, acidi, basi, ioni metallici)perdita funzioni




b) DANNO SELETTIVO DA AGENTI CHIMICI  si verifica quando gli agenti chimici alterano uno
    specifico costituente cellulare provocandone la riduzione o la perdita della funzione. Gli agenti
    chimici responsabili di questo tipo di danno sono detti VELENI o TOSSICI.
Sostanza chimica (VELENO o TOSSINA)  reazione specifica con strutture chimiche biologicamente
                                            importanti
                                          lesione della funzione


LESIONE BIOCHIMICA: alterazione patologica della cellula in cui gli effetti biochimici dominano il quadro e sono
evidenti prima che sia dimostrabile ogni alterazione morfologica.


L’AZIONE TOSSICA DIPENDE STRETTAMENTE DALLA DOSE: in pratica ogni sostanza chimica può essere
un veleno purchè somministrata nella dose giusta (es. farmaci).


Dose Minima Letale: quantità minima che è capace di uccidere tutti gli animali di una determinata specie
e di un determinato peso in un determinato tempo.


Dose Letale 50% (DL50): quantità minima che è capace di uccidere il 50% degli animali trattati, tutti
appartenenti alla stessa specie, in un dato tempo.


Tossicità acuta  provocata da una dose singola
Tossicità cronica  somma di piccole azioni tossiche ripetute per molto tempo (tossici da sommazione)
Nel valutare l’azione tossica di una sostanza assume grande importanza anche la via di
somministrazione, che può influenzare:


          - la DL50
          - il tempo di comparsa dei sintomi
          - la gravità dei sintomi
          - la natura dei sintomi


Meccanismi di difesa contro l’azione tossica delle sostanze chimiche
          - vomito, diarrea, emorragia
          - pannicolo adiposo sottocutaneo  sottrae al sangue quantità non indifferenti di tossici
            quando questi siano solubili nei grassi e abbiano un coefficiente di ripartizione fra acqua e
            grassi nettamente spostato a favore dei secondi (es. DDT  spiccata solubilità nei grassi 
            molto poco tossico per i mammiferi ma estremamente velenoso per gli insetti)
          - reazione con strutture meno importanti che impediscono il contatto con strutture di
            importanza vitale (es. denaturazione delle proteine)
          - potere tamponante dei liquidi biologici
          - sostanze antiossidanti
          - trasformazione della struttura chimica della sostanza tossica al fine di renderla più
            facilmente eliminabile o comunque meno tossica
                      a) di tipo demolitivo (es. H2O2/catalasi; acetilcolina/acetilcolinesterasi)
                      b) combinazione con altre sostanze  SINTESI PROTETTIVE
          - Ab
ProK

               ProK                            ProK
 Fe3+           Fe3+                            Fe2+
                        P-450 reduttasi

P-450          P-450                           P-450


                                                       O2
                         NADPH NADP
        K

                 K                             ProK

 Fe3+            Fe3+                           Fe2+
                           Monossigenasi

P-450          P-450    Ossidazione del Fe e   P-450
                        del procancerogeno
        H2O             ⇒ cancerogeno
- CONIUGAZIONE CON AMINOACIDI
           - CONIUGAZIONE SOLFORICA
           - CONIUGAZIONE GLUCURONICA
           - ACETILAZIONE
           - METILAZIONE
           - IDROSSILAZIONE E DEMETILAZIONE OSSIDATIVA: detossificazione attraverso una serie
             di reazioni ossidative catalizzate da una catena enzimatica situata nel reticolo
             endoplasmatico (microsomi) nota come drug metabolizing system.


              L’attività degli enzimi del DMS aumenta nettamente nei soggetti trattati a lungo con
sostanze    tossiche che vengono da questi metabolizzate (es. barbiturici, cancerogeni, ecc.).




N.B. Esistono anche trasformazioni metaboliche che provocano un aumento della tossicità di una
sostanza


           a) attraverso la degradazione della sostanza di partenza
           b) mediante la combinazione del tossico con sostanze prodotte dall’organismo  sintesi
             letale
           c) ossidazione
METALLI: PIOMBO




SATURNISMO
Metallo pesante ubiquitario

Esposizione:
         - professionale
         - inalazione
         - ingestione (ceramiche smaltate con piombo, alcoolici distillati al piombo, picacismo)

Assorbimento  rapida cessione ematica  breve emivita  deposito nei tessuti ed escrezione

Meccanismi:
        - Affinità gruppi SH
                     ⇓
        inibizione enzimatica  ferrochetolasi e δ -aminolevulinico deidratasi  ⇓ sintesi eme

          - Competizione con Ca++ interferenza ossificazione e neurotrasmissione
          - ⊥ enzimi di membrana (5’-nucleotidasi, pompa sodio/potassio) emolisi, danno renale
          - ⇓ produzione 1,25- didrossivitamina D  distrofia ossea
METALLI: MERCURIO


-Inalazione ed ingestione

•Legame a gruppi sulfidrilici
     –enzimi
     –cheratina
•Interferenza canali ionici
     –↓rilascio neurotrasmettitori
•Alterazioni microtubuli


         Sali inorganici
                ⇓
 Tossicità ed accumulo renale
           ed epatico

        Sali organici
              ⇓
 Superamento BEE e placenta
              ⇓
  Neurotossicità (Minamata)
       embriotossicità
Per un medicamento, gli effetti avversi sono
accettati (sotto il profilo medico e regolatorio)
solo quando è favorevole il rapporto
rischio/beneficio terapeutico.

Un beneficio per la salute NON esiste
in un soggetto non malato




Ingiustificato pericolo di insorgenza di ADR
La somministrazione di farmaci,
 
    integratori compresi, a persone
    non malate, come nel caso di
    atleti professionisti e non, è
    sempre pericolosa in quanto priva
    di finalità terapeutica, scopo
    fondamentale di un medicamento.
COMPLICANZE DEI CONTRACCETTIVI ORALI
PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO

  Bevitore occasionale:       200mg/dl  ebbrezza
                              300-400mg/dl  coma, arresto respiratorio e morte
  Bevitore abituale:          700mg/dl  tolleranza

   Alcool etilico o etanolo       CH3-CH2-OH

    Molecola organica composta da un singolo gruppo idrossilico (OH) e da una
    corta catena alifatica con 2 atomi di carbonio: CH3 CH2 OH

    Le componenti idrossilica ed etilica conferiscono alla molecola proprietà sia
    idrofile che lipofile: l’etanolo è pertanto un “AMFOFILO”, proprietà importante
    per la sua attività farmacologica

    L’etanolo si forma naturalmente come prodotto dell’ossidazione dello zucchero
    per fermentazione

    La maggior parte delle bevande alcooliche sono bevande fermentate (vino – birra)
    ed hanno concentrazioni alcoliche fino al 15%

    Bevande con più alto contenuto di etanolo sono prodotte per distillazione dei
    prodotti fermentati
Farmacocinetica dell’etanolo


Assorbimento: tratto gastro-intestinale
        La velocità di assorbimento è determinata:
        a) Dalla quantità di etanolo consumata
        b) Dalla concentrazione di etanolo nella bevanda
        c) Dalla velocità di consumo
        d) Dalla composizione del contenuto gastrico
        e) Poiché l’etanolo è volatile, l’assorbimento può avvenire anche per inalazione

Distribuzione: è proporzionale al contenuto di H2O nei vari tessuti

         La velocità di distribuzione dipende dal grado di vascolarizzazione
         In organi con alto flusso sanguigno, l’equilibrio avviene rapidamente:
         a) Cervello
         b) Fegato
         c) Polmoni
         d) Reni
         In organi con basso flusso sanguigno, l’equilibrio avviene lentamente:
         a) Muscolo
         L’etanolo passa la barriera placentare
PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO
Metabolismo

        A livello gastrico esistono importanti differenze uomo-donna: nella mucosa
        gastrica dell’uomo è presente una quantità maggiore di enzima alcol-deidrogenasi.
        Tale differenza è responsabile dei maggiori livelli ematici e della maggiore
        sensibilità della donna agli effetti dell’etanolo


                                                SNP⇑ attività



                                   cyt P450




                                                                  Acetil-CoA

                                                                  Ac. grassi
PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO
PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO
-EPATOTOSSICITA’




⇑ Catabolismo dei grassi
Acetaldeide  ⇑ NADH  ⇑ biosintesi lipidica
⇓ Ossidazione acidi grassi
Acetaldeide legata alla tubulina  ⇓ funz. microtubuli
PATOLOGIA DA TABAGISMO

  Danno diretto e danno per sinergia con altri componenti ambientali
  Fase gassosa e fase corpuscolata:  4000 costituenti e >>43 cancerogeni noti
di K pancreas
PATOLOGIA DA USO DI SOSTANZE STUPEFACENTI
Endocarditi: vegetazioni valvola aortica
Ascessi cerebrali
Granuloma polmonare da talco, aspetti fibrotici diffusi
STIMOLANTI

                               Amfetamina, Efedrina, Cocaina ….


         EFFETTI                                                      EFFETTI INDESIDERATI

                                Riduzione fatica,
                                                    Ictus
                                euforia                                  Sistema nervoso centrale
                                                                         • Tremori, eccitazione,
• Spiccata azione stimolante                        Colpo di calore        aggressività
  sul sistema nervoso           Aumento                                  • Perdita del senso critico
  centrale (aumento             Frequenza              Eccitazione,
  dell’attenzione della         cardiaca               Irrequietezza,    • Cefalea
                                                       Insonnia,
  competitività, senso di                                                • Insonnia
                                                       aggressività
  benessere, euforia,                                                    • Vomito, anoressia
  riduzione del senso di
  fatica                                              Dipendenza         • Iperpiressia (colpo di calore)
                                                      Tossicomania       • Convulsioni
• Aumento della frequenza
  cardiaca                                                               • Forte stato depressivo,
                                                        Dispnea            psicosi
• Aumento della glicemia e                                               Sistema cardiocircolatorio
  degli acidi grassi liberi
                                Stimolo                     Vomito       • Vasocostrizione
• Riduzione del senso di        metabolismo                              • Ipertensione
  fame (effetto                 energetico
  anoressizzante)                                                        • Tachicardia
                                                                         • Disturbi del ritmo
                                                                         • Infarto del miocardio
amfetamine
lesioni dentali da ecstasy
                             Le amfetamine danno:
                             •eccitazione
                             •irrequietezza
                             •insonnia
                             •aggressività




   tossicomania
      psicosi
    convulsioni
   depressione
     anoressia
Effetto dell’ecstasy sulle capacità
   del ragno a tessere la tela




  Condizioni basali   Dopo ecstasy
Cocaina
Effetti collaterali




EMORRAGIA CEREBRALE DA COCAINA
NARCOTICI

                               Eroina, Metadone e Morfina ….


        EFFETTI                                                EFFETTI INDESIDERATI

                                               Alterazioni
                                               umore
                                                                  • Broncospasmo
                               Aumento
• Interferenza a livello del   tollerabilità                      • Depressione della funzione
                                                Depressione         respiratoria
  sistema nervoso centrale     al dolore        funzione
  con aumento della                             respiratoria      • Nausea, vomito
  tollerabilità del dolore
                                                                  • Stipsi
                                                     Nausea       • Riduzione del flusso urinario
                                                     vomito
                                                                  • Aumento della sudorazione
                                                 Broncospasmo     • Scialorrea
                                                                  • Cambio dell’umore
                                                                  • Assuefazione
                                                    Stipsi
eroina




         (endorphin system)
CANNABINOIDI

                                    Hashish, Marijuana …

        EFFETTI                                                   EFFETTI INDESIDERATI



                                                   Ridotta capacità
• Aumento del senso di                                                  • Ansia
                                                   di coordinazione
  benessere                                                             • Euforia
• Euforia                                                               • Sonnolenza
                                                     Alterata
• Viene ipotizzata una                               percezione         • Apatia
  diminuzione della tensione                         tempo
                                                                        • Tachicardia
  emotiva prima della gara
                                                                        • Ipotensione ortostatica
                                                                        • Dipendenza
                    Euforia e
                    sensazione di                         Alterazioni
                    benessere                             personalità




                                                       Alterazioni
                                                       equilibrio
cannabis
CANNABINOIDI


  Deficit di memoria
 Psicosi, schizofrenia
  Teratogena per il
          feto
 Cancerogena (perché
     viene fumata)
Patologie da errata alimentazione

 Alterazioni quantitative  BMI: peso/(altezza in m)2; plicometria

 Iperalimentazione:
          -Obesità (⇑ triglic. negli adipociti)  diabete mellito tipo II, aterosclerosi, etc
          -Bulimia nervosa

 Ipoalimentazione:
         -Dimagramento
         -Malnutrizionedenutrizionemarasma o Kwashiorkor
         -Anoressia nervosa

 Alterazioni qualitative
Obesità
   Fattori psicologici
   Fattori ambientali
   Fattori genetici




                                              Glucagone simile⇑ sazietà
                                               Prot. adipocitaria⇓ glicemia
                                                ⇑ ADIPE⇑LEPTINASazietà
                                                  ACTH + MSH MCRSazietà



Antagonizza leptina⇑ fame ed accumulo
Recettori perossisomareg. trascr.⇑accumulo
Cellule endocrine stomaco ⇑ fame
Neurotrasmettitore ⇑ fame
Obesità
Kwashiorkor
Dieta ricca di carboidrati e povera di protidi A differenza del marasma il pannicolo adiposo è normale + edemi
                                       protidi




                                                               (insufficiente sintesi apoproteine) ⇓ esportazione lipidi
DISVITAMINOSI VITAMINE IDROSOLUBILI

Raramente singoli deficit
DISVITAMINOSI VITAMINE LIPOSULUBILI

Raramente singoli deficit, talvolta accumuli




   (necessaria per la
   carbossilazione in
   glu dei fattori VII, IX,
   XII e protrombina)
DEFICIT DI VITAMINA A
DEFICIT DI TIAMINA (B1)   Alterazioni decarbossilazione ossidativa α-chetoacidi
                          Alterazioni transchetolasi via dei pentosomonofosfati
                          Alterazioni membrane neurali

                                                                         Vasodilatazione
                                                                           generalizzata
                                                                                 ⇓
                                                                        Shunt artero-venoso
                                                                                 ⇓
                                                                         ⇑ Ritorno venoso
DEFICIT DI NIACINA (AC. NICOTINICO E NICOTINAMIDE)

-Dalla dieta e sintetizzata a partire dal triptofano (malassorbimento e consumo da sin. del carcinoide)
-Piridossina e riboflavina necessari alla sintesi di niacina e triptofano simile sintomatologia
-Componente essenziale NAD e NADP




                                                                                           3D
DEFICIT DI RIBOFLAVINA (B2)

-Dalla dieta, rara nella denutrizione, più frequenti i malassorbimenti
-Cruciale per la sintesi dei nucleotidi flavinici  trasporto elettroni
-Per lo più manifestazioni al volto (?)




                           seborroica
DEFICIT DI VITAMINA C
idrossilazione della lisina e della prolina (collagene)
idrossilazione della dopamina  noradrenalina
sintesi della carnitina
catabolismo della tirosina
amidazione di alcuni peptidi con azione ormonale
sintesi degli acidi biliari,
sintesi degli ormoni steroidei (idrossilazione)
riduzione dell'acido folico (coenzima)
assorbimento ferro (riduzione Fe 3+ a Fe2+)
rigenerazione della vitamina E
DEFICIT DI VITAMINA D
PATOLOGIA AMBIENTALE: STRESS OSSIDATIVO
Danno da radicali liberi dell’ossigeno

-L’ossigeno è essenziale per i meccanismi di formazione di energia (citocromo
ossidasi: O2  H2O + energia) e viene ridotto monovalentemente (accettore di
elettroni, uno alla volta)  formazione di O2-, H2O2, OH., 1O2  danno cellulare

-I ROS sono prodotti da falle nel trasporto mitocondriale degli elettroni con un
contributo addizionale della ossidasi a funzione mista (p450)

-Altre fonti:
a) quando i composti reagiscono spontaneamente con l’O2
autoossidandosi    (catecolamine)

b) per intervento di alcuni sistemi enzimatici (xantino-ossidasi,
aldeidossidasi)

c) Altri radicali liberi possono essere generati nel metabolismo intermedio
di xenobiotici e farmaci
Il sistema delle monoossigenasi citocromo P-450 dipendenti, è
responsabile della ossidazione di substrati esogeni ed endogeni
(farmaci, ac. grassi, steroidi, etc.) e della riduzione di pochi
composti

Il citocromo P-450, in presenza di certi substrati, porta ad una
parziale riduzione dell’ossigeno molecolare e alla formazione di
anione superossido (O2-) e di perossido di idrogeno (H2O2)


               O2 + e -               O2- + H2O2

                              anione superossido
Meccanismi di difesa dai radicali:
•Riduzione dell’ossigeno da parte di elettroni senza il rilascio di
radicali grazie ad enzimi leganti ossigeno e substrato che trattengono
i radicali finchè si lega un secondo elettrone (es. catene respiratorie)
•Sistemi di protezione: SOD, catalasi, perossidasi, scavengers (vit.
C, vit. E), molecole con gruppi SH (tamponanti i radicali)
ANIONE SUPEROSSIDO O2-


Promisquità CoQ ed altre imperfezioni       Burst ossidativo a partire da ossidasi di
della catena di trasporto degli elettroni   membrana
PEROSSIDO DI IDROGENO H2O2
RADICALE IDROSSILICO OH•

L’H2O2 può:
1) reagire con l’O2- (reazione di Haber-Weiss)
2) reagire con il Fe++ (reazione di Fenton) e produrre
3) l’OH• può derivare direttamente dalla radiolisi dell’acqua


       Reazione di Haber-Weiss

       H2O2    +   O 2-     Cu Fe       OH•
                                        OH    +          O2


                                        radicale idrossilico

       Reazione di Fenton

       H2O2    +    Fe+2        Fe+3      +       OH•
                                                  OH


                   (Cu+)       (Cu++)             radicale idrossilico
RADICALE IDROSSILICO OH•

Tra le forme dell’ossigeno i radicali idrossilici sono la specie piu’ tossica
perché altamente reattiva e priva di ogni meccanismo di inattivazione
endogena

Meccanismi cellulari dell’azione tossica dei radicali liberi

        lo stress ossidativo

        la perossidazione dei lipidi

        la deplezione delle tiolo proteine

        l’alterazione dell’omeostasi del calcio

        danni al DNA
1) Lo stress ossidativo (CUMULATIVO)

Lo stress ossidativo si verifica in ogni situazione in cui si ha accumulo
di forme di O2 parzialmente ridotte o dei loro equivalenti idroperossidi
organici.


Quando la velocità di produzione del superossido supera la capacità
dei sistemi di difesa, il radicale reagisce con i materiali biologici
alterando il DNA, denaturando gli enzimi e le proteine recettoriali,
producendo la lipoperossidazione dei lipidi delle membrane cellulari .
2) Perossidazione dei lipidi

Le catene di acidi grassi dei fosfolipidi di membrana sono convertiti in una serie di
prodotti di frammentazione  alterazioni integrità e funzionalità membrane

L’evento iniziale consiste nell’estrazione di un atomo di idrogeno da un acido grasso
insaturo da parte di radicali centrati su carbonio, zolfo, azoto, ossigeno

La propagazione dell’evento si attua attraverso la produzione di un radicale lipoperossido
che a sua volta continua il processo estraendo un secondo idrogeno da un lipide
adiacente intatto nuovo lipoperossido e così via.

Dal processo si generano acidi grassi a basso peso molecolare, come alcheni, alcani e
chetoni e come la malonildialdeide che viene utilizzata per il monitoraggio del processo.




                                             Risoluzione della perossidazione lipidica

                                             Il fenomeno si arresta quando due radicali
                                             reagiscono fra loro a produrre un non-
                                             radicale
3) Deplezione delle tiolo proteine

I radicali attivati (specie l’ossidrilico) provocano una deplezione delle tiolo-
proteine per attività su aminoacidi contenenti zolfo (cisteina e metionina) ed
interagiscono anche con arginina, istidina e prolina

Frammentazione, distorsioni, legami crociati, denaturazione, degradazione

Queste proteine hanno un ruolo importante nella regolazione delle attività
enzimatiche cellulari

La loro deplezione alterazione della funzionalità enzimatica e morte cellulare
4) Alterazione dell’omeostasi del calcio

E’ stato dimostrato che lo stress ossidativo è accompagnato da un aumento
della concentrazione di Ca+2 dovuto:

1) a rilascio dello ione dai depositi intracellulari

2) ad influsso attraverso la membrana plasmatica

Tale aumento attiva vari enzimi degradanti calcio-dipendenti (fosfo-lipasi,
proteasi, nucleasi) ed è responsabile di alterazioni del citoscheletro
vacuolizzazione e necrosi cellulare.



    Durante lo stress ossidativo l’attività di pompe e trasportatori del Ca+2
    è ridotta, forse per deplezione dei gruppi SH          perdita della loro
    funzione

    La somministrazione di tioli previene infatti tale fenomeno
PEROSSINITRITO ONOO-


  Deriva da

           NO• + O2-  ONOO-


  Attività tossica tramite interazione con lipidi, proteine e DNA
DIFESE CELLULARI DAI RADICALI LIBERI




-Vit. E (accettore di elettroni), Vit. C (reagisce con i radicali)
- N.B. ⇑ stress ox  regolazione trascrizionale sistemi di difesa (incluso HSP)
Il glutatione ridotto (GSH) ha un ruolo di primaria importanza
nella detossificazione

E’ un tripeptide endogeno presente nel citoplasma e nei mitocondri
(concentrazioni millimolari) composto da 3 AA:

1) acido glutammico

2) cisteina                GSH

3) glicina
DANNO DA RIPERFUSIONE




Xantina ossidasi
Ruolo cellule infiammatorie
Ruolo citochine infiammatorie
NO + O2-  ONOO-




Nel danno ischemico:

Breve  recupero
Medio  danno da ischemia + riperfusione
Lungo  necrosi
PATOLOGIA AMBIENTALE: PATOGENESI INFEZIONI MICROBICHE

                 I postulati di Koch (1890):

                 1)Il microrganismo deve essere isolato da ogni caso della
                 malattia



                 2)Il microrganismo isolato dall’ospite deve essere coltivato in
                 vitro in coltura pura




                 3)La malattia deve essere riproducibile tramite l’agente
                 patogeno purificato in animali suscettibili



                 4)Il microrganismo deve essere isolato dall’ospite infettato
                 sperimentalmente
Limiti dei postulati di Koch

1)Un batterio che è normalmente parte della flora batterica od è comune nell’ambiente, può
diventare patogeno in specifiche condizioni acquisendo fattori extra di virulenza e modificando
i siti di infezione

2)Taluni microrganismi possono diventare patogeni se raggiungono tessuti profondi

3)Taluni microrganismi normalmente non patogeni possono diventare tali nei pazienti
immunocompromessi

4)Talune infezioni possono decorrere in modo subclinico

5)Taluni microrganismi patogeni non sono coltivabili in vitro o non ci sono modelli animali di
infezione
VIRULENZA: grado di patogenicità di un batterio



POTERE PATOGENO: è la risultante di vari fattori che
permettono al microrganismo patogeno di invadere e
moltiplicarsi con conseguente danno all’organismo
ospite


•fattori di virulenza

• carica batterica (numero iniziale di batteri che infettano)

• stato di salute, in particolare immunitario, dell’ospite
Requisiti per la colonizzazione e per l’infezione


 1. Aderire alle cellule dell’ospite
 2. Invadere i tessuti dell’ospite
 3. Resistere all’immunità innata
 4. Evadere l’immunità adattiva
 5. Competere per i nutrienti
I principali meccanismi di virulenza batterica

           Adesione
           Invasione
           Produzione di metaboliti tossici legati alla
           crescita batterica (gas, acidi)
           Produzione di tossine, in particolare:
                            Enzimi degradativi
                            Esostossine
                            Endotossine
           Superantigeni
           Induzione di una risposta infiammatoria eccessiva
           Elusione della risposta immunitaria
           Resistenza agli antibiotici
Vie d’ingresso all’organismo
Adesione
PENETRAZIONE NELL’ORGANISMO
1. Distruzione del tessuto
2. Meccanismi invasivi specializzati




  Ialuronidasi: idrolizza gli acidi ialuronici, i mucopolisaccaridi acidi presenti nella
  ECM del tessuto connettivo ( S. aureus)
  Collagenasi e neuraminidasi: Clostridi ed altri
  Pneumolisina: distrugge le cellule epiteliali ciliate del polmone (S. pneumoniae )
  Mucinasi: degrada la mucosa gastrica (H. pylori )
  Coagulasi e chinasi: streptococchi e stafilococchi (la fibrina maschera gli Ag e la
  fibrinolisi libera i batteri dai focolai infiammatori)
DIFFUSIONE


Il superamento delle barriere epiteliali comporta la penetrazione nei tessuti subepiteliali e,
per alcuni batteri, il raggiungimento dei linfonodi, il passaggio nel circolo linfatico e quindi
nel circolo ematico


Batteremia: quando batteri responsabili di processi morbosi localizzati (polmoniti,
enteriti) invadono, anche se transitoriamente, il circolo ematico

Setticemia: quando si instaura una costante e massiccia presenza di batteri in
circolo (e loro prodotti tossici)


Nel processo di diffusione il batterio deve necessariamente sviluppare meccanismi
di evasione delle difese dell’ospite
Immunità ai batteri extracellulari


                       Processo infiammatorio
      Patogenesi
                       Endo- ed Esotossine




                                                Attivazione complemento
                         Immunità innata        Fagocitosi
                                                Risposta infiammatoria

Meccanismi di difesa

                                                Risposta anticorpale
                         Immunità specifica
                                                Amplificazione risp. infiammatoria
Aspetti generali

1)   Molti microrganismi eludono la risposta innata  necessità di risposta acquisita più

     specifica e mirata

2)   Le risposte adottive sono specifiche e diversificate per tipologia di microrganismo

3)   Evasione della risposta e resistenza + aggressione  patogenicità del microrganismo

4)   Risposta dell’ospite e molecole implicate  difesa, ma anche danno tissutale
Immunità innata
Elementi rilevanti

-Meccanismo universale di difesa conservato nell’evoluzione
-Prima linea di difesa
-Presente in tutti gli organismi multicellulari (risp. adottive solo vertebrati
-Impiego di recettori filogeneticamente antichi
-Protezione verso ampia varietà di patogeni
-Distinzione self / non self
-Difetti del sistema sono rari e sempre letali
Immunità innata ai batteri extracellulari
Immunità innata ai batteri extracellulari
Immunità innata ai batteri extracellulari
Il Complemento
Immunità innata ai batteri extracellulari
Defensine
Immunità innata ai batteri extracellulari
I RECETTORI SOLUBILI E DI MEMBRANA
Immunità innata ai batteri extracellulari
I RECETTORI SOLUBILI E DI MEMBRANA
Immunità innata ai batteri extracellulari
I RECETTORI SOLUBILI E CELLULARI
                                               AB primitivi
                                               (sangue, fluidi,
                                               surfattante)
    Anche materiale
    nucleare cellule
    apoptotiche
    Ruolo nel controllo
    autoimmunità?


                          (MURAMILDIPEPTIDE)
Immunità innata ai batteri extracellulari
I RECETTORI DI MEMBRANA
Immunità innata ai batteri extracellulari
I FAGOCITI
Immunità specifica ai batteri extracellulari
Immunità ai batteri extracellulari
 MECCANISMI DI EVASIONE

-VARIAZIONE ANTIGENICA (Ag dei pili, LPS, etc)

-INIBIZIONE ATTIVAZIONE COMPLEMENTO (Ac. Sialico, LPS)

-RESISTENZA ALLA FAGOCITOSI (capsula)

-NEUTRALIZZAZIONE DEGLI INTERMEDI REATTIVI DELL’OSSIGENO

-LEGAME ASPECIFICO Ab  deviazione dagli AG specifici (proteina A stafilocccica)

-MIMETISMO MOLECOLARE

-ATTIVAZIONE T suppressor (P. aueruginosa)
BATTERI EXTRACELLULARI:
ESOTOSSINE
BATTERI EXTRACELLULARI:
ENDOTOSSINE
Riconoscimento congiunto
Non necessariamente gli stessi
epitopi, purchè associati
-tutela tolleranza vs. self
-strategie vaccinali con coniugati




Nel complesso co-recettore della
cellula B (CD19:CD21:CD81) il
CD21 è un recettore per il C’ C3dg
 ⇑⇑⇑ attivazione B
Ag TIMO DIPENDENTI
CD40-CD40L  maturazione e switch isotipico
B7-CD28
CD30-CD30L
41BB-41BBL
SOLO IN PRESENZA DI INTERAZIONE CD40-CD40L
Immunità ai batteri intracellulari
 Sopravvivere e moltiplicarsi nei fagociti = vivere in nicchie precluse agli Ab
 Necessità dell’immunità cellulare
Immunità ai batteri intracellulari
IMMUNITA’ SPECIFICA
Immunità ai batteri intracellulari
Differenze individuali profilo Th
                       IL-12
Immunità ai batteri intracellulari
CONSEGUENZE PATOLOGICHE


-PERSISTENZA  DTH  GRANULOMI
Immunità ai miceti


- ESSENZIALMENTE RISPOSTE CELLULO MEDIATE

- MACROFAGI E NEUTROFILI  FAGOCITOSI E LIBERAZIONE SOSTANZE FUNGICIDE

- Th1  azione protettiva (TNF e IL-12)

- Th2  effetto dannoso per inibizione attività fagocitica (IL-10)
Immunità ai virus




  ⇓ MHCI


             Ab verso Ag espressi sulle cellule infettate:
             Lisi mediata dal complemento
             ADCC (recettore Fc delle NK)

             APC fagocita cellula infetta MHCII Th cooperaz. CTL
                                                      (crosspriming)
Immunità innata ai virus
  -Interferoni     Ac. Nucleico virale


                                    Toll Like Receptor


                                    Interferone

                                                              Attivazione NK
                            ⇑ Degradazione RNA
⇑DAI                               virale
(Ds RNA-Activated
Inhibitor of translation)
                                                  ⇑ MHCI
                                                               ⇑ killing
         ⇓Sintesi proteine
               virali


                                          ⇑ Killing mediato
                                          dai CTL
Immunità specifica ai virus
CONSEGUENZE PATOLOGICHE


-AZIONE CTL SU CELLULE INFETTATE DA VIRUS NON CITOLITICI (LCMV, HBV)

-MIMETISMO MOLECOLARE E MALATTIE DA IMC (HBV)
DIFFUSIONE DEL VIRUS
   NELL’ORGANISMO
PENETRAZIONE
               INFEZIONE
REPLICAZIONE   LOCALIZZATA
PRIMARIA       Virus influenzali,Virus enterici




                   ORGANI
  VIREMIA          BERSAGLIO
  PRIMARIA         Suscettibilità e
                   Permissività
REPLICAZIONE
SECONDARIA
                   INFEZIONE
                   DISSEMINATA
                   Malattie
  VIREMIA          esantematiche,
  SECONDARIA       poliovirus
DUFFUSIONE DEL VIRUS NELL’ORGANISMO
I determinanti della virulenza sono geni che:

   1) influiscono sulla capacità del virus di replicarsi
   2) colpiscono le difese immuni dell’ospite
   3) permettono al virus di diffondersi
   4) producono proteine tossiche
INFEZIONI DELLE VIE
   RESPIRATORIE
PATOGENESI DEI VIRUS
     ENTERICI
Infezioni del sistema nervoso
          centrale.1
Eruzioni cutanee da malattie
   virali. Varicella Zoster
Effetti diretti dell’infezione primaria di virus citolitici:

    • effetto citopatico (visibile in cellule in coltura) → lisi → sintomi
    (p.es. poliovirus causa lisi neuroni → paralisi)

    • apoptosi

    • blocco di processi cellulari come traduzione, sintesi di DNA e RNA,
    trasporto di vescicole (aumento permeabilità di membrane, rilascio enzimi
    lisosomali → autolisi cellulare)




 Effetti patogenetici di virus non citolitici:
 sono conseguenza della risposta immune dell’ospite
EFFETTO CITOPATICO
   Rigonfiamento o collassamento delle cellule

   Formazione di cellule multinucleate (sincizi o policariociti)

   Produzione di “corpi di inclusione” nel nucleo o nel citoplasma delle cellule
    infette.




Il metodo più efficace per evidenziare questi cambiamenti è la colorazione con
coloranti basici (ematossilina) o acidi (eosina) che accentuano la natura delle
alterazioni

La presenza di alterazioni e la localizzazione e la natura delle “inclusioni”
(basofile o eosinofile) può essere utilizzato come criterio diagnostico per
l’identificazione di un agente virale.
ESITO possibile DELL’INFEZIONE


 Infezione   inapparente (portatore sano)

 Infezione   acuta

 Infezione   latente

 Infezione   persistente

 Trasformazione      neoplastica (virus oncogeni)
Immunità ai virus
  MECCANISMI DI EVASIONE
-Mutazioni puntiformi (DNAvirus) e riarrangiamento genomico (RNAvirus)≠Ag
-Inibizione presentazione MHCI
-Sintesi molecole inibitorie:
    *Poxvirus  antagonisti/recettori competitori per IFN, TNF, IL-1. IL-18, chemochine
    *CMV  competitore per il legame con peptidi del MHCI (⇓ CTL ⇑ NK)
    *EBV  omologo agonista recettoriale della IL-10  soppressione macrofagi
    *HIV  infezione CD4+


              Blocco trascrizione:
              Adenovirus (E1A)
Immunità ai parassiti
Parassita               Malattia                  Meccanismo immunitario
                                                  principale
Protozoi
Plasmodium              Malaria                   Ab e CTL
Leishmania              Lehismaniosi              CD4+ Th1macrofagi
Trypanosoma             Tripanosomiasi africana   Ab
Entamoeba histolitica   Amebiasi                  Ab, fagocitosi
Metazoi
Schistosoma             Schistostomiasi           ADCC da eosinofili, macrofagi
Filaria                 Filariasi                 Immunità cellulo-mediata
                                                  Ab?
Elminti                 Parassitosi intestinali   ADCC da IgE ed eosinofili  MBP
Immunità ai parassiti
CONSEGUENZE PATOLOGICHE


-Risposte granulomatose (schistostomiasi)  cirrosi epatica

-Reazioni cellulomediate croniche (filariasi)  ostruzione linfatica e linfedema

-Malattie da IMC (schistostomiasi, malaria)
Immunità ai parassiti
MECCANISMI DI EVASIONE


     Meccanismo                   Esempi
     Variazione Ag                Tripanosomi, Plasmodium
     Acquisizione resistenza al   Schistostomi, Elminti
     complemento o ai CTL
     Inibizione risposte          Filaria (alterazioni
     immunitarie                  circolazione linfatica),
                                  Tripanosomi (citochine
                                  immunosopressive)
     Liberazione Ag solubili      Entamoeba
     (decoy target)
Letture consigliate
www.pubmed.org

Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A.




Robbins “Le basi patologiche delle malattie” 7.a Ed. Elsevier Italia




Rubin “Patologia” 2006 Casa Editrice Ambrosiana




C. A. Janeway ”IMMUNOBIOLOGIA - Il sistema immunitario in stato di salute e malattia”, III ed. Piccin




 Abbas “Immunologia cellulare e molecolare” 2006 Elsevier

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  • 2. RADIAZIONI CENNI STORICI 1890: scoperta radioattività (Becquerel) 1895: scoperta dei raggi X (Röentgen) 1898: scoperta del polonio e del radio (coniugi Curie)
  • 3. RADIAZIONI  propagazione ondulatoria di energia nello spazio di natura corpuscolare o elettromagnetica ALTERAZIONI EFFETTI A LESIONE STRUTTURA LIVELLO BIOLOGICA ATOMICA CHIMICO
  • 4.
  • 5. Radiazioni elettromagnetiche Sono quanti di energia (fotoni) E=hν= hc/λ h(costante di Plank) = 6,62 x 10-27 erg La massa del fotone: m= hν/c2 λ (Å) 7600 4000 1000 100 10 0.1 0.001 IR luminose UV Xlim Xmolli Xduri γ Radiazioni eccitanti Radiazioni ionizzanti L’energia è funzione della ν e si misura in multipli dell’ eV L’impatto del fotone sull’atomo determina l’espulsione di un elettrone quindi la
  • 6.
  • 7. Azione delle radiazioni dipendente in parte da natura e dalla loro energia a) Radiazioni corpuscolate (massa e materia) ( α, β, neutroni e protoni) b) Radiazioni elettromagnetiche (massa infinitesima: fotoni) α Atomi di elio; massa 4, carica + Massa elevata ⇒ scarsa deviazione da campi elettrici (verso polo -) Velocità iniziale diversa a seconda del numero atomico (poi cala a seconda del mezzo per gli urti con le molecole) Radio ( Ra ) 1,51 x 109 cm/sec Torio ( Th ) 1,44 x 109 cm/sec Polonio ( Po ) 2,25 x 109 cm/sec Urti probabili ⇒ scarsa penetrazione In genere le radiazioni sono monocromatiche, ma alcuni elementi emettono diverse particelle con diversa velocità (Po).
  • 8. β elettroni; massa minima, carica - Massa scarsa ⇒ ampia deviazione da campi elettrici (verso polo +) Velocità iniziale 40 e 80% della velocità della luce (100-250.000 km/sec) Protoni Nuclei di idrogeno; massa 1, carica 1+ 1840 più grandi di β, 4 volte più piccoli di α Derivano da reazioni di disintegrazione nucleare (numero atomico) Velocità iniziale varia (accelerabili con ciclotroni) Neutroni Massa 1uguale a quella dell’ H, carica 0 Emettendo una radiazione β si trasformano in protoni Emessi dai nuclei nel corso di reazioni nucleari Energia variabile: Neutroni termici (0,038 eV) (eV= energia cinetica acquisita da un elettrone sotto una ddp di 1 volt =1.602x10-12 erg) Neutroni lenti (< 0.5 eV) Neutroni rapidi (> 0.5 eV) Essendo privi di carica non posso essere captati con campi elettrici (la probabilità di essere captati da un nucleo aumenta rallentandoli con mezzi ricchi di H) ⇒fissione
  • 9. Radiazione ionizzante (e1 >10eV) ionizz. primaria e3: <10eV ionizz. negativa per assorbimento da parte di atomi - >10eV rad. ionizz. e2= e1-10eV ionizz. secondarie e2 : > 10eV ⇒ altre ionizz. anche a catena < 10eV ⇒ radiaz. eccit. N.B.: se e1 è ceduta tutta all’elettrone: e3 = e1 –10eV
  • 10. Effetti a livello fisico delle radiazioni elettromagnetiche ionizzanti sugli atomi + emissione di raggi X se l’elettrone deriva da orbite interne All’atto del riassesto atomico (spostamento elettroni da orbite esterne) Prevalenti nei fenomeni di irradiazione degli animali Richieste energie elevatissime
  • 11. X In diagnostica per lo + effetto fotoelettrico (assorbimento ∝ 1/numero atomico) I tessuti contengono C, H, O, N Il Ca assorbe molto di + α Scarsa penetrazione; ionizzazioni multiple primarie e secondarie; progressiva perdita di velocità fino all’arresto Range: distanza percorsa che dipende dal mezzo (massimo in aria declina nei tessuti ove si verificano soprattutto ionizzazioni superfiicali) Protoni Effetti intermedi tra elettroni e α con penetrazione nei tessuti intorno a 3 cm. Neutroni Effetti biologici connessi a reazioni nucleari proporzionali alla velocità Elettroni Piccole dimensioni⇒grande penetrazione pur con possibili deviazioni per impatti elastici con elettroni delle orbite esterne Per determinare la max penetrazione devono essere accelerati Infatti: Potere Ionizzante Specifico = 1/velocità2 ⇒ superano gli strati superficiali senza incontrare altri atomi (n.b. il loro p.i.s. è minore di quello di α) Radiazioni elettromagnetiche Ionizzazione ∝ ν e dipendente dal numero atomico
  • 12. CURIE  attività di 1 g di radio che si trasforma mediante emissione di particelle α in radon con un tempo di dimezzamento di 1620 anni (1C = 3.7x1011 disintegrazioni al secondo) ROENTGEN  quantità di radiazione X o γ che libera 1 unità elettrostatica di coppie cariche +/- in 1 cm3 di aria a t e p standard (unità che si riferisce alla quantità di ionizzazione prodotta nell’aria) (1R = 83 erg/g di aria) RAD (radiation adsorbed dose)  definisce gli erg di energia assorbiti da un tessuto quando è colpito da radiazioni (1 rad = 100 erg/g) GRAY  100 rad r.e.m. (roentgen equivalent man)  descrive l’effetto biologico prodotto da un rad di radiazione ad alta energia (quantità di radiazioni di qualsiasi tipo che produce lo stesso effetto biologico di 1 R nell’uomo)
  • 13. In termini fisici: Dose = I x T (legge di Bunsen-Roscoe) In termini biologici questo non vale (fenomeni riparativi, etc.) negli organismi multicellulari 1000 r in singola dose ⇒ morte 10 x 100 r ⇒ tollerato
  • 14. Si distinguono un’azione DIRETTA (meno probabile) ed un’azione INDIRETTA (attraverso l’azione sull’acqua, più probabile). AZIONE INDIRETTA RADIAZIONE RADIOLISI DELL’ACQUA FORMAZIONE DI RADICALI LIBERI DANNO ALLE MACROMOLECOLE BIOLOGICHE
  • 15. Effetti a livello molecolare a) Diretti (qualitativamente prevalenti ac. nucleici e proteine) b) Indiretti (dovuti a reazioni redox implicanti H2O e quantitativamente prevalenti) a) Diretti - alterazione distribuzione delle cariche e riassestamenti strutturali e funzionali - rotture legami covalenti⇒radicali liberi con elettrone spaiato ⇒alta reattività - Effetti in base a dose e dimensioni molecole - Letale per virus e org. unicell. (Legge di Bunsen-Roscoe) - Teoria dell’urto: proporzionalità tra dose effetto fino a saturazione (colpite + volte le stesse strutture) - Su ac. nucleici e proteine difficile discriminare tra effetti diretti ed indiretti per la presenza di H2O - Effetti su proteine: - Rottura legami H e formazione ponti intra- ed inter-molecolari - Denaturazione molecole (perdita funzioni) - Effetti su ac.nucleici: - Rottura molecole (mono e –bicatenarie) - Mutazioni per alterazioni complementarietà delle basi - Degradazione, cross-linking, alterazioni segregazioni cromosomi in mitosi)
  • 16. EFFETTI DIRETTI Radiazioni ad alta intensità ionizzante Radiazioni DNA DNA con rottura bicatenaria DNA con rottura monocatenaria Una delle due estremità è reattiva Assenza O2 In presenza di O2 + O2 Legami aberranti, cross-linking Perossidazione della estremità reattiva no legami
  • 17. b) Indiretti : produzione di radicali H+ + e- ⇔H° radicale H atomico radicale idroperossilico H2O + radiazione⇔ (H2O) +e + - Radicale ossidrile altamente reattivo altamente reattivo avido di H o di elettroni H° + O2 ⇔ HO2° (H2O)+ + H2O ⇔ (H3O)+ + OH° HO2° + HO2° ⇔ H2O2 + O2 OH° + OH° ⇔ H2O2 H°+S ⇔ S- + H+ catalasi 2 H 2O2 ⇔ 2 H 2O + O 2 perossidasi H2O2 ⇔ H2O + O° OH° ⇔ -S°+ -SH + Radicali tiilici (ponti S-S) H2O ossidrilione neg S + OH° ⇔sostanza- organica+ossidata sostanza organica ossidabile OH + S In termini generali data la tensione di O2 le ossidazioni prevalgono sulle riduzioni Virtualmente tutte le sostanze citoplasmatiche sono suscettibili di reazioni di ossidoriduzione
  • 19. Lipoperossidazione O2 Perossidazione ac.grassi⇒sui doppi legami ⇒radicale libero reattivo ⇒lipoperossido Ac. Linolenico Ossidazione C14 (radicale libero) Dienizzazione e spostamento attivazione in C12 e transizione in trans Addizione di O2 e trasferimento attivazione sul secondo atomo di O2 (molto instabile) Ponte di ossigeno Atomi di O attivati Rottura della molecola (liberazione di malonildialdeide e prodotti a basso peso molecolare attivati, tutti potenzialmente tossici) e innesco di ulteriore lipoperossidazione
  • 20. Effetti sulle membrane I lipoperossidi sono idrofili⇒ quindi tendono a rivolgersi verso l’esterno ⇒ contatto con proteine ⇒ denaturazione ed alterazioni di membrana
  • 21. ostanze protettive (efficaci solo preventivamente e solo sull’azione indiretta): Riducenti ricche di -SH GSH, cisteina, BAL, etc. Antiossidanti propilgalliato, butilidrossianisolo vit.K, vit.E, vit.A, GSH, vit.C vit.E° + GSH⇔ vit.E + GS° ⇒ G-S-S-G ⇒ GSH (riduz. enzimat.) vit.E° + vit.C ⇔ vit.E+ radicale ascorbile ⇒ ossidato da cit.ossid.
  • 22.
  • 23. etti a livello cellulare e subcellulare ocessi regressivi che culminano con la morte cellulare Lesioni nucleo (alterazioni riproduttive > su cellule labili) Lesioni citoplasma (alterazioni morfo-funzionali > su cellule stabili) diosensibilità= metabolismo, composizione, differenziamento, proliferazione, sostanze protet., sostanze fotodinamiche FETTI SUL NUCLEO diazione enza etto primario (blocco cariocinesi, ⇓mitosi, stickness, break, alterazioni segregazione, apoptosi) riodo intermedio (lesioni nucleari + evidenti, carioressi) etto secondario (ripresa cariocinesi, aspetti mostruosi, alterazioni) Necrosi/apoptosi Trasformazione neoplastica FETTI SUL CITOPLASMA generazioni, rigonfiamento torbido, alterazioni mitocondrilai e fosforilative, glicogenolisi, olisi, rottura membrane con rilascio enzimi rte per alterazioni funzionali (lipoperossidi, disfunzioni membrane) e per apoptosi
  • 24.
  • 25.
  • 26.
  • 27. NON TUTTE LE CELLULE SONO UGUALMENTE SENSIBILI AL DANNO DA RADIAZIONI LA SENSIBILITA’ DELLE CELLULE ALLE RADIAZIONI E’ DIRETTAMENTE PROPORZIONALE ALLA LORO ATTIVITA’ RIPRODUTTIVA E INVERSAMENTE PROPORZIONALE AL LORO GRADO DI DIFFERENZIAZIONE
  • 28.
  • 29. esioni a carico degli organi ute (radiodermite) ritema ⇒ edema (fino alle flittene) ⇒ necrosi, escare, ulcere torpide, cheloidi, cicatrici ⇓ Rigenerazione con esiti discromici requenti epiteliomi e sarcomi sulle cicatrici lopecia definitiva idollo Midollo nemie iporigenerative ed aplastiche, diatesi emorragiche (pancitopenie) nfatico poplasia, riduzione difese immuni, riduzione fagocitosi, inattivazione C’ oplasia, onadi roliferazione stromale, fibrosi, fino alla castrazione astroenterico Molto sensibile, necrosi mucosa, emorragie, insuff. Epatica olto cchio ataratta e lesioni retiniche NC esistente, ma può avere malattia acuta e grave (sclerosi) di Nissl urrene strema sensibilità fino alla necrosi diffusa anirradiazione Male da raggi (nausea, vomito anche emorragico, astenia, etc.) (prevenibile da antiox.) ale Morte da radiazioni (>dose ⇒ >rapidità, shock) orte eucemie e linfomi
  • 30. Vibrazioni elettromagnetiche con λ > di 1000 Å E∝ν E ∝ 1/λ E < 10 eV ⇒ determinano solo eccitazione molecolare λ(Å) 1000 3000 4000 7600 UV VIS IR E
  • 31. Le radiazioni eccitanti non sono assorbite con uguale intensità da tutte le sostanze (spettro di assorbimento) Radiazioni INFRAROSSE  sono assorbite specialmente dai corpi scuri (melanina) ed hanno essenzialmente un effetto termico λ > 320 nm  praticamente non assorbite dai tessuti Radiazioni ULTRAVIOLETTE 300 < λ < 250 nm  effetto biologico 265 nm  DNA 280 nm  proteine Effetti patologici della radiazione solare: - eritema solare - ipercheratosi - iperpigmentazione - congiuntivite da UV - tumori cutanei
  • 32. ECCITAZIONE MOLECOLARE Assorbimento di energia da parte delle molecole colpite ⇓ stato fondamentale ⇒ stato metastabile (variazione assetto elettronico e reattività molecolare) entropia ⇓ ripristino stato originale + emissione fotone (λ > di quello eccitante) N.B. Le sostanze assorbono le radizioni con ≠ intensità a seconda del loro spettro di assorbimento ⇒ con radiazioni monocromatiche si possono colpire bersagli selettivi (sullo stesso principio si basa la spettrofotometria quantitativa)
  • 33. IR per lo + da corpi scuri, tessuti superf., trasferimento termico al sottocutaneo (molto vascolarizzato)(diatermia a fini terapeutici) VIS emoglobina assorbe violetto, azzurro, verde e giallo (le emazie sono sensibili alla luce giallo-verde che ne accelera l’ invecchiamento) (Picchi di assorb.emoglob ox : 541 e 577 Å, emoglob red: 552 Å) tessuti superficiali (melanina come schermo. La carnagione chiara riflette la maggior parte, ma il resto si approfonda nei tessuti). Le radiazioni rosse sono le più penetranti, ma le meno energetiche) gli effetti biologici possono essere verificati sui batteri (vitalità) UV più energetiche, quindi massimi effetti. Targets: ac. nucleici (max 2570 Å per le purine) e proteine (2700 Å, per lo più aa. ciclici). Nella cute ci sono le cheratine (con ponti -S-S- derivati dall’ ossidazione dei gruppi –SH ⇒ ipercheratosi attinica) e la melanina (assorbite dal vetro, non dal quarzo)
  • 34. EFFETTI BIOLOGICI Azione diretta - dipende dall’assorbimento della radiazione - meglio studiabile con gli UV (più potenti) - varia di specie in specie (costituzione, presenza di schermi naturali) - massima negli org. unicell. e virus (inattivazioni a ≠ livelli ⇒ricombinazione) - N.B. inattivazione non per rottura delle catene nucleotidiche, ma per modificazioni chimiche delle basi - molto suscettibili anche le cellule isolate da organismi multicell. (emolisi emazie, etc.) - sensibilità delle strutture subcellulari - rigonfiamento mitocondriale (no fosforilazione oss.) - lisosomi: ⇑ permeabilità ⇒ rilascio enzimi - DNA: da mutazioni (trasmissibili) fino al blocco replicativo - ossidazione gruppi –SH - perossidazione ac. grassi polinsaturi (⇒effetti sulle membrane) (effetti quindi mediati anche dalla formazione di radicali liberi)
  • 35. Il bersaglio fondamentale delle radiazioni ultraviolette è il DNA  Formazione dei DIMERI DI TIMINA
  • 36. EFFETTI BIOLOGICI Azione indiretta - potenziamento dell’azione delle radiazioni (UV) ad opera di sostanze (effetto fotodinamico) - Sostanze naturali: ematoporfirine, clorofilla, filloeritrina, ipericina, chinina, furocumarine - Sostanze artificiali: vari coloranti (tiazine, azine, fluoresceine, acridine, idrocarburi) - sono tutte sostanze fluorescenti “colpite da una luce con certa λ, la riemettono subito dopo un’altra con λ< il ∆ è la quota di energia trattenuta che rende la sostanza metastabile e pronta a cedere energia alle altre molecole con produzione di ossigeno singoletto 1O2 che causa la formazione di radicali ossidanti” -Al singoletto ed ai radicali liberi si associano: rigonfiamento mitocondri, lesione lisosomi, depolim. ac. ialouronico., inattivazione enzimi (-SH) - test: batteriologici (inattivazione), biochimici (emolisi, inatt. siero) , biologici (sul topolino, caduta peli, cataratta, diarrea, necrosi cutanee)
  • 37. Sostanza + O2 fotodinamica eccitata Sostanza + O2 Sostanza + O2 1 fotodinamica fotodinamica ionizzata non in stato fond. Singoletto eccitata in stato eccitato 1 O2 + ac. grasso insaturo ⇒ idroperossido 1 O2 + aa. ciclici ⇒ rottura anello 1 O2 + ac. nucleici ⇒ rottura anello basi puriniche e pirimidiniche
  • 38. Malattie fotodinamiche -Fagopirismo: ruminanti e maiali (grano saraceno) (eritemi bolle, necrosi, superinfezioni) -Ipericismo: pecore e cavalli (iperico⇒ipericina) (lesioni cutanee e anemia emolitica per la sostanza in circolo) -In corso di lesioni epatiche da sporidesmina (da Phitomyces chartarum): il fegato leso dalla tossina non elimina la filloeritrina (derivata dalla clorofilla) (emolisi, lesioni cutanee) -Porfiria cutanea: (accumulo di uro- e coproporfirina I nel midollo osseo che derivano da polimerizzazione anomala del porfobilinogeno nella sintesi dell’eme) (necrosi estesa e deturpante, flittene, mutilazioni, interessamento organi interni, emolisi) (anche bovini) -Pellagra: Carenza dietetica di vit. PP (anche stati subcarenziali)⇒accumulo porfirine nel sangue e tessuti (eritema, ipercheratosi, dermatite) -Da ostriche, idrocarburi, etc.
  • 39. Effetti irradiazione UV sulla cute ∝ quantità assorbita eritema ⇒ flittene ⇒ necrosi (congiuntive, retina, etc.) ⇒ ipercheratosi ⇒ sfaldamento (latenza) ⇒ iperpigmentazione (sintesi melanina dai melanoblasti) Tirosina tirosinasi DOPA tirosinasi DOPA-chinone… Attivazione della tirosinasi (nei melanosomi) da irradiazione: 1) Rimozione gruppi –SH che chelano il rame necessario all’attività 2) Iperemia e aumento temperatura 3) Aumento ossidazioni ⇓ pH ⇑ attività enzima 4) Redicali liberi che avviano la reazione non enzimaticamente 5) ⇑ permeabilità membrane ⇒ rimozione barriere tra enzima e substrato (perossidazione membrane) Effetti positivi: trasform. del 7-deidro-colestreolo in vit. D3, fotosintesi, visione, etc.
  • 40. Effetti esposizione a radiazioni luminose di grande intensità - Coagulazione proteine retiniche (trasformazione luce in calore) - Effetti termici e meccanici di radiazioni ad alta intensità, grande purezza spettrale e estrema collimazione (laser) sui diversi tessuti in base allo spettro di assorbimento (campi elettrici da 100 a 1M di V/cm significano anche forze di 100g/cm2)
  • 41. PATOLOGIE DA CALORE Le soluzioni di continuo da agenti termici si realizzano a seguito della cessione di energia termica da un corpo a più elevata temperatura ad un altro con temperatura inferiore. Le lesioni da IPERTERMIA si verificano per trasmissione acuta da un agente termico ad un’area corporea  USTIONI. Le lesioni da IPOTERMIA derivano dalla sottrazione di calore da un’area corporea ad opera di un corpo freddo CONGELAMENTI. La cessione di temperatura può avvenire per: - Contatto diretto = Conduzione - Convezione (gas, vapori, aria) - Irradiazione (raggi solari, infrarossi, UVA, etc.)
  • 42. USTIONI Definizione: Lesioni da calore espresso sia come fiamma sia come applicazione diretta di solido o liquido ad alta temperatura, sia come vapore. Possono però essere considerate ustioni anche le lesioni da causticazione chimica da acidi e basi forti, le ustioni elettriche e le ustioni da radiazioni ionizzanti.
  • 43. USTIONE = lesione dei tessuti superficiali dovuta alla applicazione di una temperatura elevata La gravità della lesione dipende: - intensità dello stimolo termico - estensione della lesione - natura dello stimolo - durata REGOLA DEL “9” DI WALLACE
  • 44.
  • 45. Ustione di primo grado: arrossamento (eritema) da vasodilatazione. Consiste essenzialmente in una tipica risposta infiammatoria acuta ( istamina). ( Ha carattere transitorio: entro pochi giorni si ha regressione e completa “restitutio ad integrum”. Ustione di secondo grado: iperemia + formazione di vescicole o bolle (flittene) per raccolta di liquido fra gli strati epidermici o fra epidermide e derma; se la lesione è più grave e raggiunge gli strati più profondi  infiltrazione edematosa.
  • 46. Ustione di terzo grado: necrosi dei tessuti col- piti (tessuti superficiali ed esposti all’aria)  essiccamento dei tessuti morti e formazione di croste o escare. Guarigione per cicatrice (spesso deturpante cheloide)
  • 47. Carbonizzazione: trasformazione dei tessuti in carbone, ottenuta mediante l’eliminazione dell’acqua e delle sostanze volatili dalla materia organica
  • 48.
  • 49. Gli organismi OMEOTERMI sono capaci di mantenere una temperatura corporea costante indipendentemente (entro certi limiti) da variazioni della temperatura ambientale.
  • 50. Negli omeotermi, il mantenimento di una temperatura corporea costante dipende dalla regolazione dei meccanismi di termodispersione e di termoproduzione.
  • 51. 41-44 °C Una efficace termoregolazione è importante perché le cellule possono funzionare correttamente solo in un 36-37.8 °C intervallo piuttosto ristretto di temperature. 33-35 °C 26 °C
  • 52. COLPO DI CALORE: conseguenza di una esposizione prolungata al caldo (che porta ad un esaurimento dei poteri termoregolatori dell’organismo e che se dura oltre un certo tempo può provocare la morte). Colpo di calore tropicale  tipico dei climi caldo-umidi specialmente in soggetti adibiti a lavori pesanti. sudorazione profusa aumento della t. corporea (fino a 43-44°C) disturbi neuro-muscolari (delirio, crampi, convulsioni) morte PATOGENESI: sudorazione profusa  perdita di acqua  aumento conc. NaCl nel liquido interstiziale  richiamo di acqua dalle cellule  disidratazione cellulare
  • 53. Colpo di calore comune: frequente d’estate in rapporto specialmente con il caldo- umido che non permette una sufficiente termodispersione. La sintomatologia è prevalentemente cardio-vascolare  collasso dovuto a brusco abbassamento della pressione accompagnato da vasodilatazione periferica, tachi- cardia, perdita della coscienza per ischemia cerebrale (N.B. la temperatura corporea è quasi sempre normale).
  • 54. COLPO DI SOLE Il disturbo si manifesta per una protratta esposizione al sole. La causa determinante non è, come nel colpo di calore, l'alta temperatura, ma l'azione dei raggi solari, le radiazioni infrarosse e ultraviolette sul capo. E' determinato dall’esposizione eccessiva ai raggi solari soprattutto della scatola cranica  sofferenza del SNC (edema, etc.) Cefalea, vertigine, scarsa sudorazione
  • 55.
  • 56.
  • 57. CONGELAMENTI Effetti cellulari -2°C -5°C -10°C Congelamento lento (effetto osmotico) Congelamento rapido Congelamento molto rapido (effetto meccanico dei cristalli)
  • 58.
  • 59. Il congelamento troppo lento o troppo rapido è lesivo per la cellula
  • 60. • Fino a -5°C le cellule ed il media rimangono non congelate ma super refrigerate. • Tra -5°C e -10°C si forma il ghiaccio nel media extracellulare. • Il contenuto intracellulare super raffreddato ha un gradiente osmotico maggiore: l’acqua esce dalle cellule e congela all’esterno.
  • 61. Se le cellule sono raffreddate troppo rapidamente, l’ H2O non riesce ad uscire rapidamente e congela all’interno: ciò determina la morte delle cellule. Se il congelamento è sufficientemente lento, la perdita di H2O è sufficiente a concentrare i soluti intracellulari  la cellula si disidrata e congela lentamente all’interno
  • 62. CONGELAMENTI Effetti tissutali Le lesioni da congelamento hanno evoluzione generalmente più lenta rispetto alle ustioni La compromissione vascolare a volte persiste estendendo il danno e prolungando i tempi di guarigione Per motivi di esposizione e termodispersione, le zone più colpite sono le estremità (naso, dita) Lesioni: a) superficiali; b) profonde Lesioni elementari: Eritemaflittenanecrosigangrena- -  Complicanze settiche
  • 63. Sequenza cronologica degli eventi nel congelamento Vasocostrizione (attività simpatica)pallore ⇓ Vasoparalisi (iperemia passiva)arrossamento ⇓ Stasi ematica ⇓ Edema e cianosi (Colorito bluastro della cute e delle mucose, dovuta ad una quantità di Hb ridotta > 5gm/dl nei capillari).
  • 64.
  • 65.
  • 66.
  • 67.
  • 68. ASSIDERAMENTO Sindrome provocata da un abbassamento della temperatura corporea tale da rendere insufficienti i meccanismi di termoregolazione in seguito all’esposizione a freddi intensi. Gli effetti patologici dell’assideramento cominciano a manifestarsi intorno ai 34 °C di temperatura corporea, per arrivare all’arresto del centro respiratorio quando la temperatura centrale scende a circa 24 °C. L’assideramento si manifesta più facilmente nelle persone anziane, nei bambini e in tutti i soggetti particolarmente denutriti, traumatizzati ecc. Lo stadio iniziale dell’assideramento è caratterizzato da debolezza, disorientamento spaziale, impaccio nei movimenti, forte cefalea, pallore intenso. Attraverso un progressivo stadio di torpore psichico e sempre più gravi alterazioni sensoriali si giunge al quadro terminale caratterizzato da ipotensione spiccata, polso piccolo e frequentissimo, dispnea e arresto cardiaco.
  • 69. PATOLOGIE DA CORRENTI ELETTRICHE
  • 70. CORRENTE CONTINUA: monodirezionale, intensità costante CORRENTE ALTERNATA: non unidirezionale, intensità variabile nel tempo che oscilla tra valori positivi e negativi secondo una sinusoide CORRENTE FARADICA: corrente oscillante determinata da fenomeni di induzione elettrica I=V/R
  • 71. MODALITA’ DI CONTATTO 1)Corpo che chiude il circuito 2)Corpo interposto tra un conduttore e la terra 3)Corpo vicino al conduttore e scintilla che funge da conduttore
  • 72. EFFETTI LESIVI 1)Effetto termico: effetto Joule Q = K RI2 x T 2)Effetto elettrochimico: anionianodo(+)Cl- e SO4- + H2O lesioni da acidi (necrosi coagulativa) cationicatodo(-)Na+ e K+ + H2O lesioni da basi (necrosi colliquativa) 3) Effetto biologico per alterazioni della polarizzazione (tetania, fibrillazione, etc.)
  • 73. La membrana cellulare separando cariche elettriche si comporta come un condensatore. La membrana non è perfettamente isolante ed è attraversata da un certo numero di ioni perciò, oltre ad un valore di capacità, presenta anche una resistenza elettrica
  • 74. La cellula ha un potenziale negativo all’interno rispetto all’esterno (potenziale di riposo) sulla base della concentrazione degli ioni. Nei mammiferi le cellule del sistema nervoso centrale presentano un potenziale di riposo di -70 mV, una cellula miocardica ha delle escursioni tra circa -90 mV e + 35mV. Quando lo stimolo elettrico eccita la cellula, aumenta notevolmente la permeabilità della membrana agli ioni sodio che, entrando nel citoplasma della cellula, prima la depolarizzano, annullando la differenza di potenziale tra interno ed esterno, e poi ne causano l’inversione di polarità. L’ampiezza minima dell’impulso di corrente necessario ad eccitare la cellula e a determinarne l’inversione del potenziale decresce con l’aumentare della durata per tendere ad un valore costante. Uno stimolo elettrico riesce a eccitare la cellula soltanto se produce un flusso di corrente la cui intensità e durata sono superiori ad una soglia che è propria del tipo di tessuto e prende il nome di reobase.
  • 75. Una corrente elettrica che attraversa un corpo umano superata la resistenza cutanea si ripartisce in tante ramificazioni in ragione della conducibilità incontrata nei tessuti sottostanti, più facilmente sono attraversabili i vasi, i nervi, le ossa. Da un punto di vista circuitale il corpo umano può essere rappresentato tramite un circuito a quattro resistenze (quadripolo equivalente ad una persona): Per gli effetti sul cuore bisogna tener conto anche del percorso della corrente. Ad esempio, tra i più pericolosi, abbiamo i percorsi mano sinistra-torace, mano destra- torace, mani-piedi
  • 76. Il valore della corrente elettrica dipende anche dalla resistenza che il corpo umano oppone, diminuisce in presenza di ferite; aumentando la pressione del contatto e aumentando la superficie di contatto; con pelle umida o peggio bagnata dove una corrente di basso voltaggio riesce a far penetrare un notevole flusso di elettroni che poi diventa la causa degli eventuali danni. La resistenza aumenta, invece, in presenza di zone cutanee dallo spesso strato corneo come quelle callose.
  • 77. Una corrente continua con una intensità di circa 50mA o, una corrente alternata di 7mA sono in grado di provocare contrazioni tetaniche ad una mano impedendole di staccarsi dalla sorgente La corrente alternata si dimostra più pericolosa di quella continua per circa 4,5 volte. La pericolosità della corrente diminuisce all'aumentare della frequenza poiché ad alte frequenze la corrente tende a fluire solo sulla superficie della pelle. Il fenomeno si chiama appunto effetto pelle e le lesioni provocate dal passaggio della corrente elettrica sono solo superficiali e non interessano organi vitali, mentre a livello cellulare le membrane non risentono dei repentini cambi di polarità ed il trasporto ionico non risulta alterato
  • 78. La tetanizzazione Contrattura dei muscoli fino alla fine del passaggio della corrente Il valore più grande di corrente per cui una persona è ancora in grado di staccarsi dalla sorgente elettrica si chiama corrente di rilascio e mediamente è compreso tra i 10mA e i 15mA per una corrente di 50Hz. Correnti molto elevate non producono solitamente la tetanizzazione perché quando il corpo entra in contatto con esse, l’eccitazione muscolare è talmente elevata che i movimenti muscolari involontari generalmente staccano il soggetto dalla sorgente. Appropriato flusso di corrente contrazione delle miofibrille muscolari per depolarizzazione forzata e non volontaria del sarcolemma, dovuto ad un elevato flusso elettrico proveniente sia dalle fibre nervose che da altri e contigui sistemi di conduzione. L’estemporaneo processo obbliga il Ca2+, come per un segnale proveniente dalla placca motoria, ad impegnare per un tempo prolungato la tropomiosina C, la quale sarà costretta a liberare i siti di aggancio presenti sui miofilamenti di actina e consentire alle teste della miosina la contrazione muscolare Diaframma e muscoli respiratori  blocco della respirazione. Per correnti più alte  spasmo della laringe, inibizione dei centri del respiro presenti nel bulbo, se la scarica interesserà la regione encefalica.
  • 79. La corrente elettrica, a seguito del calore dissipato per effetto Joule, riscalda le parti attraversate, è lesiva per le pareti cellulari sia per la presenza del campo elettrico che perturba le forze intermolecolari di van der Waals, sia per il superamento della temperatura di transizione che, facendo vibrare le code idrofobe del doppio strato fosfolipidico le fa passare allo stato fluido. Azione di denaturazione delle proteine per rottura del legame p presente nel doppio legame del gruppo carbossilico nella sequenza degli aminoacidi
  • 80. Il cuore funziona grazie a stimoli elettrici, pertanto una corrente elettrica esterna può alterare il suo funzionamento fino alla fibrillazione ventricolare E’ l’effetto più pericoloso, ed è dovuto alla sovrapposizione delle correnti provenienti dall’esterno con quelle fisiologiche che, generando delle contrazioni scoordinate, fanno perdere il giusto ritmo al cuore. Il cuore, proprio a causa della natura elettrica del suo funzionamento, è particolarmente sensibile a qualunque corrente elettrica che proviene dall’esterno, sia essa causata da uno shock elettrico che introdotta volontariamente, come nel caso del pace-maker. La corrente generata dal pace-maker è semplicemente un supporto agli impulsi elettrici prodotti nel nodo seno-atriale e non produce anomalie nel normale funzionamento del cuore ma lo aiuta a correggere certe disfunzioni. L’invasione di un flusso di corrente elettrica esterna che per la sua durata colpisce anche nel periodo di vulnerabilità, distrugge il delicato equilibrio dove i microcircuiti vengono attivati e sottratti alla dipendenza del circuito primario, con conseguenti depolarizzazioni autonome, perdita del sincronismo, contrazione di tipo vermicolare, maggior consumo di molecole di adenosintrifosfato
  • 81. per una frequenza compresa tra i 15 e i 100 Hz: · Zona 1 - al di sotto di 0,5 mA la corrente elettrica non viene percepita · Zona 2 - la corrente elettrica viene percepita senza effetti dannosi. · Zona 3 - si possono avere tetanizzazione e disturbi reversibili al cuore, aumento della pressione sanguigna, difficoltà di respirazione. · Zona 4 - si può arrivare alla fibrillazione ventricolare e alle ustioni.
  • 82. FOLGORAZIONE Effetti diretti : chimici, termici, meccanici Effetti indiretti: - termico  esplosione dell’aria  azione meccanica - per induzione elettrica Ferite, lacerazioni, esplosioni organi
  • 85. P=KC Legge di Henry Un gas, che esercita una pressione sopra la superficie di un liquido, vi passa in soluzione finché avrà raggiunto in quel liquido, la stessa pressione che vi esercita sopra, se la pressione del gas premente diminuisce a valori inferiori a quelli assunti dal gas in soluzione, questo si libera finché avrà raggiunto di nuovo l'equilibrio
  • 87. Profondità Pressione in Litri di azoto in immersione atmosfere soluzione nell’organismo Livello del mare 1 1 10 2 2 30 4 4 60 7 7 90 10 10 1h a profondità Pressione in Sintomi (in m) atmosfere 35 4.5 Ebbrezza, lieve riduzione capacità lavorativa 50-60 6.0-7.0 Sonnolenza, lieve confusione, riduzione capacità lavorativa 60-75 7.0-8.5 Grave sonnolenza e confusione, grave problema nelle attività >75 >8.5 Narcosi da azoto
  • 89. La sovradistensione polmonare (o barotruma polmonare) Si distinguono due tipi di sovradistensione polmonare: la forma polmonare pura e la forma encefalica. Nel primo caso abbiamo la rottura della parete alveolare; l'aria penetra nella cavità pleurale e scolla i polmoni dalla pleura. Nel secondo caso, la perdita d'aria si produce nei vasi sanguigni dei polmoni. Passa per la cavità sinistra del cuore e l'aorta, poi si infila nelle arterie carotidee sino ad arrivare al cervello.
  • 90.
  • 91. Tossicità ossigeno La sindrome da tossicità cerebrale (CNST:Central Nervous System Toxicity) fu descritta per la prima volta da Paul Bert 1878, conosciuta anche con l’abbreviazione di CNS. La tossicità dell’ossigeno, normo ed iperbarico, a livello del sistema nervoso (SNC) è causata da un aumento di produzione di radicali liberi dell’ossigeno e dalla perossidazione lipidica delle membrane. Il grado di alterazioni biochimiche, e di conseguenza il quadro sintomatologico, dipende: -dalla pressione parziale dell’ossigeno (PpO2) -dalla durata dell’esposizione -dalla suscettibilità individuale. In casi prolungati da esposizione di O2 iperbarico vi è un aumento della CO2 per il riflesso ipoventilatorio  riduzione del pH con spostamento a destra della curva di dissociazione dell’emoglobina (HB) ed ulteriore apporto di ossigeno ai tessuti con conseguente vasodilatazione ed aumento di flusso ematico Visual Disturbi della visione Ear Sensazione di percezione uditiva Nausea Nausea Twitching Tremori a carico dei muscoli facciali e/o delle estremità Irritabilità Irritabilità e mutamenti della personalità Dizzines Vertigini FIBROSI RETROLENTICOLARE E DANNI ALLA RETINA per periodi più prolungati
  • 93. Sistema A breve termine A lungo termine - Risposta ventilatoria - Iperventilazione - Iperventilazione - Risposta cardiovascolare - Iperventilazione causa riduzione della CO, - I reni provvedono a eliminare quindi alcalosi dei fluidi corporei bicarbonati per compensare l'alcalosi - Aumento della frequenza cardiaca in condizioni respiratoria submassimali - La frequenza cardiaca rimane elevata - Aumento della gittata cardiaca in condizioni - La gittata cardiaca in condizioni submassimali submassimali ritorna al valore - La gittata pulsatoria rimane invariata o è corrispondente al livello del mare leggermente diminuita - Riduzione della gittata pulsatoria - La gittata cardiaca massima rimane invariata - Riduzione della massima gittata oppure diminuisce leggermente cardiaca - Quadro ematico - Diminuzione del volume plasmatico - Risposte locali - Aumento dell'ematocrito (ERITROPOIETINA) - Aumento della concentrazione dell'emoglobina - Aumento del numero totale dei globuli rossi - Possibile aumento della densità dei capillari nei muscoli scheletrici - Aumento di 2,3-DPG nei globuli rossi (⇓ affinità Hb per ossigeno) - Aumento del numero dei mitocondri - Aumento degli enzimi della via aerobica
  • 94.
  • 95. Mal di montagna acuto Malgrado il compenso respiratorio e cardiocircolatorio nei primi giorni trascorsi oltre i 3000 m. Sintomi: emicrania (il sintomo di gran lunga più comune, presumibilmente legato a una vasodilatazione cerebrale), senso di stordimento, nausea, stitichezza, vomito, riduzione della diuresi (anche se l'apporto di acqua è normale), disturbi visivi, insonnia e debolezza generale. Nella maggioranza dei casi i sintomi vengono accusati oltre i 3000 m, ma in pochi casi anche sui 2500 m. Edema polmonare da alta quota (HAPE) 12 a 96 ore dopo l'arrivo in quota con velocità di ascesa elevata. Il quadro comporta travaso di liquido dal microcircolo verso i tessuti interstiziali e negli alveoli (presumibilmente per emostorno intraparenchimale da distretti vasocostretti). Spesso il quadro è complicato anche dall'edema cerebrale. Edema cerebrale da alta quota (HACE) Fino a coma e morte. Circa 11% dei soggetti che si recano oltre i 2700 m. Prostrazione generale, disturbi della visione, disturbi della minzione e dell'evacuazione, perdita di coordinazione neuro-muscolare, emiparesi, perdita dei riflessi, stato confusionale. La patogenesi dell’edema è la vasodilatazione e l’aumento di permeabilità dell'endotelio capillare dovuto all'ipossia. Lo stato di edema interstiziale è rapidamente lesivo sulle cellule del tessuto nervoso centrale.
  • 96. Mal di montagna cronico -Variazioni dell'equilibrio acido base legate all'iperventilazione (in realtà un'alternanza di iperventilazione e sospensione della respirazione che prende il nome di respiro periodico) -Aumento del numero dei globuli rossi e della concentrazione di emoglobina , modificazioni della microcircolazione tissutale e di alcuni aspetti del metabolismo cellulare -Paradosso dei lattati: anche se la via glicolitica anaerobica è perfettamente funzionante, si ha una limitazione della capacità di produzione di acido lattico, in quanto il suo accumulo causa una maggior deviazione del pH verso l'acidosi. Infatti, sopra i 4000 m si osserva una marcata riduzione della produzione di lattato durante lavoro massimale (riduzione sensibilità alle catecolamine ⇓ glicolisi)
  • 97. PATOLOGIE DA ENERGIA MECCANICA LE FERITE E’ un’interruzione della continuità della cute ed e’ prodotta da un agente meccanico esterno. LE FERITE SONO CLASSIFICATE IN RAPPORTO: • Alla profondità • Alla causa che le ha provocate
  • 98. LE FERITE Abrasioni Escoriazioni Ferite da punta Ferite da punta e da taglio Ferite lacere Ferite lacero-contuse Ferite da arma da fuoco La gravità di una ferita è data dalla profondità, dall’estensione e dai corpi estranei in essa contenuti, nonché dalla sede della lesione.
  • 99.
  • 101. FRATTURE OSSEE soluzione di continuità di un osso, prodotta da una forza che supera i limiti di resistenza del tessuto CHIUSA : SE LA CUTE SOVRASTANTE E’ RIMASTA INTEGRA ESPOSTA : QUANDO IL PUNTO DI FRATTURA, PER LESIONE DELLE PARTI MOLLI, COMUNICA CON L’ESTERNO COMPOSTA : QUANDO I MONCONI SONO RIMASTI NELLA SEDE PRIMITIVA SCOMPOSTA : QUANDO I MONCONI SI SONO SPOSTATI DALLA SEDE NATURALE
  • 102. PATOLOGIE DA ENERGIA MECCANICA ACCELERAZIONI
  • 103. ACCELERAZIONI POSITIVE 2.5 G  Percezione tollerabile 4 – 5 G >15”  emostorno arti inferiori  ⇓ ritorno sangue  ipossia cerebrale ⇓ red out ⇓ black out > 6 G  paralisi muscoli respiratori
  • 104. ACCELERAZIONI NEGATIVE - 3 G >15”  ⇑⇑ ritorno sangue  ipertensione venosa cerebrale  microemorragie ⇓ red out -4 / - 5 G  eccessivo ritorno venoso al cuore + impossibile ⇑ ν (seno carotideo) ⇓ scompenso, edema polmonare
  • 105. ACCELERAZIONI TRASVERSE Molto meglio tollerate perché gli assi trasversali sono più brevi di quello longitudinale ⇓ Gli astronauti al decollo ed all’atterraggio si posizionano in modo da ricevere le accelerazioni (anche >> 8 / 9 G ) in senso trasversale
  • 106. ASSENZA DI GRAVITA’ EFFETTI FISIOPATOLOGICI IMMEDIATI -Vertigini da disfunzione vestibolare -Disidratazione  ipovolemia + ⇓ gittata cardiaca  ⇓ pressione sanguigna -Ipotrofia muscoli striati EFFETTI TARDIVI -Affaticabilità -Osteoporosi
  • 107. CINETOSI INCOERENZA TRA PROPRIOCETTORI – STIMOLI VISIVI – RECETTORI VESTIBOLARI VESTIBOLAR ADATTAMENTO
  • 108. Patologia ambientale CAUSE CHIMICHE: -Acidi e basi, sostanze ipo- ipertoniche, tensioattivi, solventi -Veleni -Inquinanti ambientali ed esposizioni professionali -Farmaci -Tabacco -Alcool -Stupefacenti & co.
  • 109. Il danno da sostanze chimiche può essere schematicamente diviso in due tipi: a) DANNO DIFFUSO DA AGENTI CHIMICI l’entità del danno dipende sempre dalla dose e dalla durata del contatto e si verifica come conseguenza di proprietà comuni a molte sostanze chimiche quali quelle di provocare: Acidi forticaloreustioniescare secche (necrosi coagulativa) forti calore ustioni - variazioni del pH Basi forticaloreustioni + attività idroliticaescare molli (necrosi colliquativa) forti calore idrolitica Solventi lipidi disorganizzazione membrane ipertonichedisidratazione cellulareplasmolisi ipertoniche cellulare - solubilizzazione di costituenti cellulari Soluzioni ipotonicheingresso acqua nella cellulalisi osmotica ipotoniche cellula Detergenti (parti polari + idrofobe)sovvertimentolisi idrofobe) sovvertimento - denaturazione delle proteine (sali, acidi, basi, ioni metallici)perdita funzioni b) DANNO SELETTIVO DA AGENTI CHIMICI  si verifica quando gli agenti chimici alterano uno specifico costituente cellulare provocandone la riduzione o la perdita della funzione. Gli agenti chimici responsabili di questo tipo di danno sono detti VELENI o TOSSICI.
  • 110. Sostanza chimica (VELENO o TOSSINA)  reazione specifica con strutture chimiche biologicamente importanti  lesione della funzione LESIONE BIOCHIMICA: alterazione patologica della cellula in cui gli effetti biochimici dominano il quadro e sono evidenti prima che sia dimostrabile ogni alterazione morfologica. L’AZIONE TOSSICA DIPENDE STRETTAMENTE DALLA DOSE: in pratica ogni sostanza chimica può essere un veleno purchè somministrata nella dose giusta (es. farmaci). Dose Minima Letale: quantità minima che è capace di uccidere tutti gli animali di una determinata specie e di un determinato peso in un determinato tempo. Dose Letale 50% (DL50): quantità minima che è capace di uccidere il 50% degli animali trattati, tutti appartenenti alla stessa specie, in un dato tempo. Tossicità acuta  provocata da una dose singola Tossicità cronica  somma di piccole azioni tossiche ripetute per molto tempo (tossici da sommazione)
  • 111. Nel valutare l’azione tossica di una sostanza assume grande importanza anche la via di somministrazione, che può influenzare: - la DL50 - il tempo di comparsa dei sintomi - la gravità dei sintomi - la natura dei sintomi Meccanismi di difesa contro l’azione tossica delle sostanze chimiche - vomito, diarrea, emorragia - pannicolo adiposo sottocutaneo  sottrae al sangue quantità non indifferenti di tossici quando questi siano solubili nei grassi e abbiano un coefficiente di ripartizione fra acqua e grassi nettamente spostato a favore dei secondi (es. DDT  spiccata solubilità nei grassi  molto poco tossico per i mammiferi ma estremamente velenoso per gli insetti) - reazione con strutture meno importanti che impediscono il contatto con strutture di importanza vitale (es. denaturazione delle proteine) - potere tamponante dei liquidi biologici - sostanze antiossidanti - trasformazione della struttura chimica della sostanza tossica al fine di renderla più facilmente eliminabile o comunque meno tossica a) di tipo demolitivo (es. H2O2/catalasi; acetilcolina/acetilcolinesterasi) b) combinazione con altre sostanze  SINTESI PROTETTIVE - Ab
  • 112.
  • 113. ProK ProK ProK Fe3+ Fe3+ Fe2+ P-450 reduttasi P-450 P-450 P-450 O2 NADPH NADP K K ProK Fe3+ Fe3+ Fe2+ Monossigenasi P-450 P-450 Ossidazione del Fe e P-450 del procancerogeno H2O ⇒ cancerogeno
  • 114. - CONIUGAZIONE CON AMINOACIDI - CONIUGAZIONE SOLFORICA - CONIUGAZIONE GLUCURONICA - ACETILAZIONE - METILAZIONE - IDROSSILAZIONE E DEMETILAZIONE OSSIDATIVA: detossificazione attraverso una serie di reazioni ossidative catalizzate da una catena enzimatica situata nel reticolo endoplasmatico (microsomi) nota come drug metabolizing system. L’attività degli enzimi del DMS aumenta nettamente nei soggetti trattati a lungo con sostanze tossiche che vengono da questi metabolizzate (es. barbiturici, cancerogeni, ecc.). N.B. Esistono anche trasformazioni metaboliche che provocano un aumento della tossicità di una sostanza a) attraverso la degradazione della sostanza di partenza b) mediante la combinazione del tossico con sostanze prodotte dall’organismo  sintesi letale c) ossidazione
  • 115.
  • 116. METALLI: PIOMBO SATURNISMO Metallo pesante ubiquitario Esposizione: - professionale - inalazione - ingestione (ceramiche smaltate con piombo, alcoolici distillati al piombo, picacismo) Assorbimento  rapida cessione ematica  breve emivita  deposito nei tessuti ed escrezione Meccanismi: - Affinità gruppi SH ⇓ inibizione enzimatica  ferrochetolasi e δ -aminolevulinico deidratasi  ⇓ sintesi eme - Competizione con Ca++ interferenza ossificazione e neurotrasmissione - ⊥ enzimi di membrana (5’-nucleotidasi, pompa sodio/potassio) emolisi, danno renale - ⇓ produzione 1,25- didrossivitamina D  distrofia ossea
  • 117. METALLI: MERCURIO -Inalazione ed ingestione •Legame a gruppi sulfidrilici –enzimi –cheratina •Interferenza canali ionici –↓rilascio neurotrasmettitori •Alterazioni microtubuli Sali inorganici ⇓ Tossicità ed accumulo renale ed epatico Sali organici ⇓ Superamento BEE e placenta ⇓ Neurotossicità (Minamata) embriotossicità
  • 118.
  • 119.
  • 120.
  • 121. Per un medicamento, gli effetti avversi sono accettati (sotto il profilo medico e regolatorio) solo quando è favorevole il rapporto rischio/beneficio terapeutico. Un beneficio per la salute NON esiste in un soggetto non malato Ingiustificato pericolo di insorgenza di ADR
  • 122. La somministrazione di farmaci,   integratori compresi, a persone non malate, come nel caso di atleti professionisti e non, è sempre pericolosa in quanto priva di finalità terapeutica, scopo fondamentale di un medicamento.
  • 123.
  • 125. PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO Bevitore occasionale: 200mg/dl  ebbrezza 300-400mg/dl  coma, arresto respiratorio e morte Bevitore abituale: 700mg/dl  tolleranza Alcool etilico o etanolo CH3-CH2-OH Molecola organica composta da un singolo gruppo idrossilico (OH) e da una corta catena alifatica con 2 atomi di carbonio: CH3 CH2 OH Le componenti idrossilica ed etilica conferiscono alla molecola proprietà sia idrofile che lipofile: l’etanolo è pertanto un “AMFOFILO”, proprietà importante per la sua attività farmacologica L’etanolo si forma naturalmente come prodotto dell’ossidazione dello zucchero per fermentazione La maggior parte delle bevande alcooliche sono bevande fermentate (vino – birra) ed hanno concentrazioni alcoliche fino al 15% Bevande con più alto contenuto di etanolo sono prodotte per distillazione dei prodotti fermentati
  • 126. Farmacocinetica dell’etanolo Assorbimento: tratto gastro-intestinale La velocità di assorbimento è determinata: a) Dalla quantità di etanolo consumata b) Dalla concentrazione di etanolo nella bevanda c) Dalla velocità di consumo d) Dalla composizione del contenuto gastrico e) Poiché l’etanolo è volatile, l’assorbimento può avvenire anche per inalazione Distribuzione: è proporzionale al contenuto di H2O nei vari tessuti La velocità di distribuzione dipende dal grado di vascolarizzazione In organi con alto flusso sanguigno, l’equilibrio avviene rapidamente: a) Cervello b) Fegato c) Polmoni d) Reni In organi con basso flusso sanguigno, l’equilibrio avviene lentamente: a) Muscolo L’etanolo passa la barriera placentare
  • 127. PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO Metabolismo A livello gastrico esistono importanti differenze uomo-donna: nella mucosa gastrica dell’uomo è presente una quantità maggiore di enzima alcol-deidrogenasi. Tale differenza è responsabile dei maggiori livelli ematici e della maggiore sensibilità della donna agli effetti dell’etanolo SNP⇑ attività cyt P450 Acetil-CoA Ac. grassi
  • 128. PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO
  • 129. PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO -EPATOTOSSICITA’ ⇑ Catabolismo dei grassi Acetaldeide  ⇑ NADH  ⇑ biosintesi lipidica ⇓ Ossidazione acidi grassi Acetaldeide legata alla tubulina  ⇓ funz. microtubuli
  • 130. PATOLOGIA DA TABAGISMO Danno diretto e danno per sinergia con altri componenti ambientali Fase gassosa e fase corpuscolata:  4000 costituenti e >>43 cancerogeni noti
  • 131.
  • 132.
  • 133.
  • 134.
  • 136.
  • 137.
  • 138.
  • 139. PATOLOGIA DA USO DI SOSTANZE STUPEFACENTI
  • 142. Granuloma polmonare da talco, aspetti fibrotici diffusi
  • 143. STIMOLANTI Amfetamina, Efedrina, Cocaina …. EFFETTI EFFETTI INDESIDERATI Riduzione fatica, Ictus euforia Sistema nervoso centrale • Tremori, eccitazione, • Spiccata azione stimolante Colpo di calore aggressività sul sistema nervoso Aumento • Perdita del senso critico centrale (aumento Frequenza Eccitazione, dell’attenzione della cardiaca Irrequietezza, • Cefalea Insonnia, competitività, senso di • Insonnia aggressività benessere, euforia, • Vomito, anoressia riduzione del senso di fatica Dipendenza • Iperpiressia (colpo di calore) Tossicomania • Convulsioni • Aumento della frequenza cardiaca • Forte stato depressivo, Dispnea psicosi • Aumento della glicemia e Sistema cardiocircolatorio degli acidi grassi liberi Stimolo Vomito • Vasocostrizione • Riduzione del senso di metabolismo • Ipertensione fame (effetto energetico anoressizzante) • Tachicardia • Disturbi del ritmo • Infarto del miocardio
  • 145. lesioni dentali da ecstasy Le amfetamine danno: •eccitazione •irrequietezza •insonnia •aggressività tossicomania psicosi convulsioni depressione anoressia
  • 146. Effetto dell’ecstasy sulle capacità del ragno a tessere la tela Condizioni basali Dopo ecstasy
  • 149. NARCOTICI Eroina, Metadone e Morfina …. EFFETTI EFFETTI INDESIDERATI Alterazioni umore • Broncospasmo Aumento • Interferenza a livello del tollerabilità • Depressione della funzione Depressione respiratoria sistema nervoso centrale al dolore funzione con aumento della respiratoria • Nausea, vomito tollerabilità del dolore • Stipsi Nausea • Riduzione del flusso urinario vomito • Aumento della sudorazione Broncospasmo • Scialorrea • Cambio dell’umore • Assuefazione Stipsi
  • 150. eroina (endorphin system)
  • 151. CANNABINOIDI Hashish, Marijuana … EFFETTI EFFETTI INDESIDERATI Ridotta capacità • Aumento del senso di • Ansia di coordinazione benessere • Euforia • Euforia • Sonnolenza Alterata • Viene ipotizzata una percezione • Apatia diminuzione della tensione tempo • Tachicardia emotiva prima della gara • Ipotensione ortostatica • Dipendenza Euforia e sensazione di Alterazioni benessere personalità Alterazioni equilibrio
  • 153. CANNABINOIDI Deficit di memoria Psicosi, schizofrenia Teratogena per il feto Cancerogena (perché viene fumata)
  • 154. Patologie da errata alimentazione Alterazioni quantitative  BMI: peso/(altezza in m)2; plicometria Iperalimentazione: -Obesità (⇑ triglic. negli adipociti)  diabete mellito tipo II, aterosclerosi, etc -Bulimia nervosa Ipoalimentazione: -Dimagramento -Malnutrizionedenutrizionemarasma o Kwashiorkor -Anoressia nervosa Alterazioni qualitative
  • 155. Obesità Fattori psicologici Fattori ambientali Fattori genetici Glucagone simile⇑ sazietà Prot. adipocitaria⇓ glicemia ⇑ ADIPE⇑LEPTINASazietà ACTH + MSH MCRSazietà Antagonizza leptina⇑ fame ed accumulo Recettori perossisomareg. trascr.⇑accumulo Cellule endocrine stomaco ⇑ fame Neurotrasmettitore ⇑ fame
  • 157. Kwashiorkor Dieta ricca di carboidrati e povera di protidi A differenza del marasma il pannicolo adiposo è normale + edemi protidi (insufficiente sintesi apoproteine) ⇓ esportazione lipidi
  • 159. DISVITAMINOSI VITAMINE LIPOSULUBILI Raramente singoli deficit, talvolta accumuli (necessaria per la carbossilazione in glu dei fattori VII, IX, XII e protrombina)
  • 161. DEFICIT DI TIAMINA (B1) Alterazioni decarbossilazione ossidativa α-chetoacidi Alterazioni transchetolasi via dei pentosomonofosfati Alterazioni membrane neurali Vasodilatazione generalizzata ⇓ Shunt artero-venoso ⇓ ⇑ Ritorno venoso
  • 162. DEFICIT DI NIACINA (AC. NICOTINICO E NICOTINAMIDE) -Dalla dieta e sintetizzata a partire dal triptofano (malassorbimento e consumo da sin. del carcinoide) -Piridossina e riboflavina necessari alla sintesi di niacina e triptofano simile sintomatologia -Componente essenziale NAD e NADP 3D
  • 163. DEFICIT DI RIBOFLAVINA (B2) -Dalla dieta, rara nella denutrizione, più frequenti i malassorbimenti -Cruciale per la sintesi dei nucleotidi flavinici  trasporto elettroni -Per lo più manifestazioni al volto (?) seborroica
  • 164. DEFICIT DI VITAMINA C idrossilazione della lisina e della prolina (collagene) idrossilazione della dopamina  noradrenalina sintesi della carnitina catabolismo della tirosina amidazione di alcuni peptidi con azione ormonale sintesi degli acidi biliari, sintesi degli ormoni steroidei (idrossilazione) riduzione dell'acido folico (coenzima) assorbimento ferro (riduzione Fe 3+ a Fe2+) rigenerazione della vitamina E
  • 167. Danno da radicali liberi dell’ossigeno -L’ossigeno è essenziale per i meccanismi di formazione di energia (citocromo ossidasi: O2  H2O + energia) e viene ridotto monovalentemente (accettore di elettroni, uno alla volta)  formazione di O2-, H2O2, OH., 1O2  danno cellulare -I ROS sono prodotti da falle nel trasporto mitocondriale degli elettroni con un contributo addizionale della ossidasi a funzione mista (p450) -Altre fonti: a) quando i composti reagiscono spontaneamente con l’O2 autoossidandosi (catecolamine) b) per intervento di alcuni sistemi enzimatici (xantino-ossidasi, aldeidossidasi) c) Altri radicali liberi possono essere generati nel metabolismo intermedio di xenobiotici e farmaci
  • 168. Il sistema delle monoossigenasi citocromo P-450 dipendenti, è responsabile della ossidazione di substrati esogeni ed endogeni (farmaci, ac. grassi, steroidi, etc.) e della riduzione di pochi composti Il citocromo P-450, in presenza di certi substrati, porta ad una parziale riduzione dell’ossigeno molecolare e alla formazione di anione superossido (O2-) e di perossido di idrogeno (H2O2) O2 + e - O2- + H2O2 anione superossido
  • 169. Meccanismi di difesa dai radicali: •Riduzione dell’ossigeno da parte di elettroni senza il rilascio di radicali grazie ad enzimi leganti ossigeno e substrato che trattengono i radicali finchè si lega un secondo elettrone (es. catene respiratorie) •Sistemi di protezione: SOD, catalasi, perossidasi, scavengers (vit. C, vit. E), molecole con gruppi SH (tamponanti i radicali)
  • 170. ANIONE SUPEROSSIDO O2- Promisquità CoQ ed altre imperfezioni Burst ossidativo a partire da ossidasi di della catena di trasporto degli elettroni membrana
  • 172. RADICALE IDROSSILICO OH• L’H2O2 può: 1) reagire con l’O2- (reazione di Haber-Weiss) 2) reagire con il Fe++ (reazione di Fenton) e produrre 3) l’OH• può derivare direttamente dalla radiolisi dell’acqua Reazione di Haber-Weiss H2O2 + O 2- Cu Fe OH• OH + O2 radicale idrossilico Reazione di Fenton H2O2 + Fe+2 Fe+3 + OH• OH (Cu+) (Cu++) radicale idrossilico
  • 173. RADICALE IDROSSILICO OH• Tra le forme dell’ossigeno i radicali idrossilici sono la specie piu’ tossica perché altamente reattiva e priva di ogni meccanismo di inattivazione endogena Meccanismi cellulari dell’azione tossica dei radicali liberi lo stress ossidativo la perossidazione dei lipidi la deplezione delle tiolo proteine l’alterazione dell’omeostasi del calcio danni al DNA
  • 174. 1) Lo stress ossidativo (CUMULATIVO) Lo stress ossidativo si verifica in ogni situazione in cui si ha accumulo di forme di O2 parzialmente ridotte o dei loro equivalenti idroperossidi organici. Quando la velocità di produzione del superossido supera la capacità dei sistemi di difesa, il radicale reagisce con i materiali biologici alterando il DNA, denaturando gli enzimi e le proteine recettoriali, producendo la lipoperossidazione dei lipidi delle membrane cellulari .
  • 175. 2) Perossidazione dei lipidi Le catene di acidi grassi dei fosfolipidi di membrana sono convertiti in una serie di prodotti di frammentazione  alterazioni integrità e funzionalità membrane L’evento iniziale consiste nell’estrazione di un atomo di idrogeno da un acido grasso insaturo da parte di radicali centrati su carbonio, zolfo, azoto, ossigeno La propagazione dell’evento si attua attraverso la produzione di un radicale lipoperossido che a sua volta continua il processo estraendo un secondo idrogeno da un lipide adiacente intatto nuovo lipoperossido e così via. Dal processo si generano acidi grassi a basso peso molecolare, come alcheni, alcani e chetoni e come la malonildialdeide che viene utilizzata per il monitoraggio del processo. Risoluzione della perossidazione lipidica Il fenomeno si arresta quando due radicali reagiscono fra loro a produrre un non- radicale
  • 176.
  • 177. 3) Deplezione delle tiolo proteine I radicali attivati (specie l’ossidrilico) provocano una deplezione delle tiolo- proteine per attività su aminoacidi contenenti zolfo (cisteina e metionina) ed interagiscono anche con arginina, istidina e prolina Frammentazione, distorsioni, legami crociati, denaturazione, degradazione Queste proteine hanno un ruolo importante nella regolazione delle attività enzimatiche cellulari La loro deplezione alterazione della funzionalità enzimatica e morte cellulare
  • 178. 4) Alterazione dell’omeostasi del calcio E’ stato dimostrato che lo stress ossidativo è accompagnato da un aumento della concentrazione di Ca+2 dovuto: 1) a rilascio dello ione dai depositi intracellulari 2) ad influsso attraverso la membrana plasmatica Tale aumento attiva vari enzimi degradanti calcio-dipendenti (fosfo-lipasi, proteasi, nucleasi) ed è responsabile di alterazioni del citoscheletro vacuolizzazione e necrosi cellulare. Durante lo stress ossidativo l’attività di pompe e trasportatori del Ca+2 è ridotta, forse per deplezione dei gruppi SH perdita della loro funzione La somministrazione di tioli previene infatti tale fenomeno
  • 179.
  • 180. PEROSSINITRITO ONOO- Deriva da NO• + O2-  ONOO- Attività tossica tramite interazione con lipidi, proteine e DNA
  • 181. DIFESE CELLULARI DAI RADICALI LIBERI -Vit. E (accettore di elettroni), Vit. C (reagisce con i radicali) - N.B. ⇑ stress ox  regolazione trascrizionale sistemi di difesa (incluso HSP)
  • 182. Il glutatione ridotto (GSH) ha un ruolo di primaria importanza nella detossificazione E’ un tripeptide endogeno presente nel citoplasma e nei mitocondri (concentrazioni millimolari) composto da 3 AA: 1) acido glutammico 2) cisteina GSH 3) glicina
  • 183.
  • 184.
  • 185. DANNO DA RIPERFUSIONE Xantina ossidasi Ruolo cellule infiammatorie Ruolo citochine infiammatorie NO + O2-  ONOO- Nel danno ischemico: Breve  recupero Medio  danno da ischemia + riperfusione Lungo  necrosi
  • 186. PATOLOGIA AMBIENTALE: PATOGENESI INFEZIONI MICROBICHE I postulati di Koch (1890): 1)Il microrganismo deve essere isolato da ogni caso della malattia 2)Il microrganismo isolato dall’ospite deve essere coltivato in vitro in coltura pura 3)La malattia deve essere riproducibile tramite l’agente patogeno purificato in animali suscettibili 4)Il microrganismo deve essere isolato dall’ospite infettato sperimentalmente
  • 187. Limiti dei postulati di Koch 1)Un batterio che è normalmente parte della flora batterica od è comune nell’ambiente, può diventare patogeno in specifiche condizioni acquisendo fattori extra di virulenza e modificando i siti di infezione 2)Taluni microrganismi possono diventare patogeni se raggiungono tessuti profondi 3)Taluni microrganismi normalmente non patogeni possono diventare tali nei pazienti immunocompromessi 4)Talune infezioni possono decorrere in modo subclinico 5)Taluni microrganismi patogeni non sono coltivabili in vitro o non ci sono modelli animali di infezione
  • 188. VIRULENZA: grado di patogenicità di un batterio POTERE PATOGENO: è la risultante di vari fattori che permettono al microrganismo patogeno di invadere e moltiplicarsi con conseguente danno all’organismo ospite •fattori di virulenza • carica batterica (numero iniziale di batteri che infettano) • stato di salute, in particolare immunitario, dell’ospite
  • 189.
  • 190.
  • 191.
  • 192. Requisiti per la colonizzazione e per l’infezione 1. Aderire alle cellule dell’ospite 2. Invadere i tessuti dell’ospite 3. Resistere all’immunità innata 4. Evadere l’immunità adattiva 5. Competere per i nutrienti
  • 193. I principali meccanismi di virulenza batterica Adesione Invasione Produzione di metaboliti tossici legati alla crescita batterica (gas, acidi) Produzione di tossine, in particolare: Enzimi degradativi Esostossine Endotossine Superantigeni Induzione di una risposta infiammatoria eccessiva Elusione della risposta immunitaria Resistenza agli antibiotici
  • 195.
  • 197.
  • 198.
  • 199. PENETRAZIONE NELL’ORGANISMO 1. Distruzione del tessuto 2. Meccanismi invasivi specializzati Ialuronidasi: idrolizza gli acidi ialuronici, i mucopolisaccaridi acidi presenti nella ECM del tessuto connettivo ( S. aureus) Collagenasi e neuraminidasi: Clostridi ed altri Pneumolisina: distrugge le cellule epiteliali ciliate del polmone (S. pneumoniae ) Mucinasi: degrada la mucosa gastrica (H. pylori ) Coagulasi e chinasi: streptococchi e stafilococchi (la fibrina maschera gli Ag e la fibrinolisi libera i batteri dai focolai infiammatori)
  • 200. DIFFUSIONE Il superamento delle barriere epiteliali comporta la penetrazione nei tessuti subepiteliali e, per alcuni batteri, il raggiungimento dei linfonodi, il passaggio nel circolo linfatico e quindi nel circolo ematico Batteremia: quando batteri responsabili di processi morbosi localizzati (polmoniti, enteriti) invadono, anche se transitoriamente, il circolo ematico Setticemia: quando si instaura una costante e massiccia presenza di batteri in circolo (e loro prodotti tossici) Nel processo di diffusione il batterio deve necessariamente sviluppare meccanismi di evasione delle difese dell’ospite
  • 201. Immunità ai batteri extracellulari Processo infiammatorio Patogenesi Endo- ed Esotossine Attivazione complemento Immunità innata Fagocitosi Risposta infiammatoria Meccanismi di difesa Risposta anticorpale Immunità specifica Amplificazione risp. infiammatoria
  • 202. Aspetti generali 1) Molti microrganismi eludono la risposta innata  necessità di risposta acquisita più specifica e mirata 2) Le risposte adottive sono specifiche e diversificate per tipologia di microrganismo 3) Evasione della risposta e resistenza + aggressione  patogenicità del microrganismo 4) Risposta dell’ospite e molecole implicate  difesa, ma anche danno tissutale
  • 203. Immunità innata Elementi rilevanti -Meccanismo universale di difesa conservato nell’evoluzione -Prima linea di difesa -Presente in tutti gli organismi multicellulari (risp. adottive solo vertebrati -Impiego di recettori filogeneticamente antichi -Protezione verso ampia varietà di patogeni -Distinzione self / non self -Difetti del sistema sono rari e sempre letali
  • 204.
  • 205. Immunità innata ai batteri extracellulari
  • 206. Immunità innata ai batteri extracellulari
  • 207. Immunità innata ai batteri extracellulari Il Complemento
  • 208. Immunità innata ai batteri extracellulari Defensine
  • 209. Immunità innata ai batteri extracellulari I RECETTORI SOLUBILI E DI MEMBRANA
  • 210. Immunità innata ai batteri extracellulari I RECETTORI SOLUBILI E DI MEMBRANA
  • 211. Immunità innata ai batteri extracellulari I RECETTORI SOLUBILI E CELLULARI AB primitivi (sangue, fluidi, surfattante) Anche materiale nucleare cellule apoptotiche Ruolo nel controllo autoimmunità? (MURAMILDIPEPTIDE)
  • 212. Immunità innata ai batteri extracellulari I RECETTORI DI MEMBRANA
  • 213. Immunità innata ai batteri extracellulari I FAGOCITI
  • 214. Immunità specifica ai batteri extracellulari
  • 215. Immunità ai batteri extracellulari MECCANISMI DI EVASIONE -VARIAZIONE ANTIGENICA (Ag dei pili, LPS, etc) -INIBIZIONE ATTIVAZIONE COMPLEMENTO (Ac. Sialico, LPS) -RESISTENZA ALLA FAGOCITOSI (capsula) -NEUTRALIZZAZIONE DEGLI INTERMEDI REATTIVI DELL’OSSIGENO -LEGAME ASPECIFICO Ab  deviazione dagli AG specifici (proteina A stafilocccica) -MIMETISMO MOLECOLARE -ATTIVAZIONE T suppressor (P. aueruginosa)
  • 218.
  • 219. Riconoscimento congiunto Non necessariamente gli stessi epitopi, purchè associati -tutela tolleranza vs. self -strategie vaccinali con coniugati Nel complesso co-recettore della cellula B (CD19:CD21:CD81) il CD21 è un recettore per il C’ C3dg  ⇑⇑⇑ attivazione B
  • 221. CD40-CD40L  maturazione e switch isotipico B7-CD28 CD30-CD30L 41BB-41BBL
  • 222. SOLO IN PRESENZA DI INTERAZIONE CD40-CD40L
  • 223. Immunità ai batteri intracellulari Sopravvivere e moltiplicarsi nei fagociti = vivere in nicchie precluse agli Ab Necessità dell’immunità cellulare
  • 224. Immunità ai batteri intracellulari IMMUNITA’ SPECIFICA
  • 225. Immunità ai batteri intracellulari Differenze individuali profilo Th IL-12
  • 226. Immunità ai batteri intracellulari CONSEGUENZE PATOLOGICHE -PERSISTENZA  DTH  GRANULOMI
  • 227. Immunità ai miceti - ESSENZIALMENTE RISPOSTE CELLULO MEDIATE - MACROFAGI E NEUTROFILI  FAGOCITOSI E LIBERAZIONE SOSTANZE FUNGICIDE - Th1  azione protettiva (TNF e IL-12) - Th2  effetto dannoso per inibizione attività fagocitica (IL-10)
  • 228. Immunità ai virus ⇓ MHCI Ab verso Ag espressi sulle cellule infettate: Lisi mediata dal complemento ADCC (recettore Fc delle NK) APC fagocita cellula infetta MHCII Th cooperaz. CTL (crosspriming)
  • 229. Immunità innata ai virus -Interferoni Ac. Nucleico virale Toll Like Receptor Interferone Attivazione NK ⇑ Degradazione RNA ⇑DAI virale (Ds RNA-Activated Inhibitor of translation) ⇑ MHCI ⇑ killing ⇓Sintesi proteine virali ⇑ Killing mediato dai CTL
  • 230. Immunità specifica ai virus CONSEGUENZE PATOLOGICHE -AZIONE CTL SU CELLULE INFETTATE DA VIRUS NON CITOLITICI (LCMV, HBV) -MIMETISMO MOLECOLARE E MALATTIE DA IMC (HBV)
  • 231. DIFFUSIONE DEL VIRUS NELL’ORGANISMO PENETRAZIONE INFEZIONE REPLICAZIONE LOCALIZZATA PRIMARIA Virus influenzali,Virus enterici ORGANI VIREMIA BERSAGLIO PRIMARIA Suscettibilità e Permissività REPLICAZIONE SECONDARIA INFEZIONE DISSEMINATA Malattie VIREMIA esantematiche, SECONDARIA poliovirus
  • 232. DUFFUSIONE DEL VIRUS NELL’ORGANISMO
  • 233. I determinanti della virulenza sono geni che: 1) influiscono sulla capacità del virus di replicarsi 2) colpiscono le difese immuni dell’ospite 3) permettono al virus di diffondersi 4) producono proteine tossiche
  • 234. INFEZIONI DELLE VIE RESPIRATORIE
  • 235. PATOGENESI DEI VIRUS ENTERICI
  • 236. Infezioni del sistema nervoso centrale.1
  • 237. Eruzioni cutanee da malattie virali. Varicella Zoster
  • 238. Effetti diretti dell’infezione primaria di virus citolitici: • effetto citopatico (visibile in cellule in coltura) → lisi → sintomi (p.es. poliovirus causa lisi neuroni → paralisi) • apoptosi • blocco di processi cellulari come traduzione, sintesi di DNA e RNA, trasporto di vescicole (aumento permeabilità di membrane, rilascio enzimi lisosomali → autolisi cellulare) Effetti patogenetici di virus non citolitici: sono conseguenza della risposta immune dell’ospite
  • 239. EFFETTO CITOPATICO  Rigonfiamento o collassamento delle cellule  Formazione di cellule multinucleate (sincizi o policariociti)  Produzione di “corpi di inclusione” nel nucleo o nel citoplasma delle cellule infette. Il metodo più efficace per evidenziare questi cambiamenti è la colorazione con coloranti basici (ematossilina) o acidi (eosina) che accentuano la natura delle alterazioni La presenza di alterazioni e la localizzazione e la natura delle “inclusioni” (basofile o eosinofile) può essere utilizzato come criterio diagnostico per l’identificazione di un agente virale.
  • 240. ESITO possibile DELL’INFEZIONE  Infezione inapparente (portatore sano)  Infezione acuta  Infezione latente  Infezione persistente  Trasformazione neoplastica (virus oncogeni)
  • 241. Immunità ai virus MECCANISMI DI EVASIONE -Mutazioni puntiformi (DNAvirus) e riarrangiamento genomico (RNAvirus)≠Ag -Inibizione presentazione MHCI -Sintesi molecole inibitorie: *Poxvirus  antagonisti/recettori competitori per IFN, TNF, IL-1. IL-18, chemochine *CMV  competitore per il legame con peptidi del MHCI (⇓ CTL ⇑ NK) *EBV  omologo agonista recettoriale della IL-10  soppressione macrofagi *HIV  infezione CD4+ Blocco trascrizione: Adenovirus (E1A)
  • 242. Immunità ai parassiti Parassita Malattia Meccanismo immunitario principale Protozoi Plasmodium Malaria Ab e CTL Leishmania Lehismaniosi CD4+ Th1macrofagi Trypanosoma Tripanosomiasi africana Ab Entamoeba histolitica Amebiasi Ab, fagocitosi Metazoi Schistosoma Schistostomiasi ADCC da eosinofili, macrofagi Filaria Filariasi Immunità cellulo-mediata Ab? Elminti Parassitosi intestinali ADCC da IgE ed eosinofili  MBP
  • 243. Immunità ai parassiti CONSEGUENZE PATOLOGICHE -Risposte granulomatose (schistostomiasi)  cirrosi epatica -Reazioni cellulomediate croniche (filariasi)  ostruzione linfatica e linfedema -Malattie da IMC (schistostomiasi, malaria)
  • 244. Immunità ai parassiti MECCANISMI DI EVASIONE Meccanismo Esempi Variazione Ag Tripanosomi, Plasmodium Acquisizione resistenza al Schistostomi, Elminti complemento o ai CTL Inibizione risposte Filaria (alterazioni immunitarie circolazione linfatica), Tripanosomi (citochine immunosopressive) Liberazione Ag solubili Entamoeba (decoy target)
  • 245. Letture consigliate www.pubmed.org Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A. Robbins “Le basi patologiche delle malattie” 7.a Ed. Elsevier Italia Rubin “Patologia” 2006 Casa Editrice Ambrosiana C. A. Janeway ”IMMUNOBIOLOGIA - Il sistema immunitario in stato di salute e malattia”, III ed. Piccin Abbas “Immunologia cellulare e molecolare” 2006 Elsevier