In questa presentazione viene spiegato il grado di dissociazione alfa e risolto un problema in cui viene chiesto di calcolare alfa a due concentrazioni differenti.
Autophagy the housekeeper in every cellfathi neana
Autophagy is a catabolic process involving the degradation of a cell’s own components through the lysosomal machinery. It is a tightly regulated process that plays a normal part in cell growth, development, and homeostasis, helping to maintain a balance between the synthesis, degradation, and subsequent recycling of cellular products.
It is a major mechanism by which a starving cell reallocates nutrients from unnecessary processes to more-essential processes. Autophagy is an evolutionarily conserved mechanism of cellular self-digestion in which proteins and organelles are degraded through delivery to lysosomes. Defects in this process are implicated in numerous human diseases including cancer.
In questa presentazione viene spiegato il grado di dissociazione alfa e risolto un problema in cui viene chiesto di calcolare alfa a due concentrazioni differenti.
Autophagy the housekeeper in every cellfathi neana
Autophagy is a catabolic process involving the degradation of a cell’s own components through the lysosomal machinery. It is a tightly regulated process that plays a normal part in cell growth, development, and homeostasis, helping to maintain a balance between the synthesis, degradation, and subsequent recycling of cellular products.
It is a major mechanism by which a starving cell reallocates nutrients from unnecessary processes to more-essential processes. Autophagy is an evolutionarily conserved mechanism of cellular self-digestion in which proteins and organelles are degraded through delivery to lysosomes. Defects in this process are implicated in numerous human diseases including cancer.
Aterosclerosi e danno d’organo: - di P. BuonamicoMedOliveOil
Il danno d’organo: l’aterosclerosi - di P. Buonamico. 5 giugno 2012. Corso di formazione "valore nutrizionale e salutistico di prodotti agroalimentari” - Università degli studi di Bari.
L’adroterapia fu proposta per la prima volta da Robert R. Wilson nel 1946.
Sfruttando il modo particolare in cui gli adroni carichi depositano energia nella materia, il cosiddetto picco di Bragg, è possibile rilasciare un’elevata dose in tumori anche profondi, limitando l’irradiazione sia dei tessuti sani circostanti che del canale d’entrata. La figura della pagina seguente mostra come diversi tipi di radiazione depositano energia in acqua; in essa è ben visibile il picco degli ioni carbonio.
Gli adroni carichi rilasciano molta della loro energia alla fine del percorso; inoltre, grazie alla loro massa, hanno una traiettoria pressoché rettilinea. Queste due proprietà fondamentali permettono un trattamento conforme in cui la dose viene rilasciata nel bersaglio tumorale con un’accuratezza più elevata rispetto alla radioterapia convenzionale che si avvale di elettroni e fotoni. I tumori per i quali è indicata l’adroterapia sono quelli localizzati nella base cranica, sul fondo dell’occhio e lungo la colonna vertebrale, ma anche i tumori pediatrici, i tumori del sistema nervoso centrale, della prostata, del fegato,
dell’apparato gastroenterico e del polmone possono beneficiare di un tale trattamento.Oltre alla miglior conformazione della dose ottenibile con protoni e ioni leggeri, questi ultimi hanno il vantaggio di possedere un’elevato LET (Linear Energy Transfer ).
Questo parametro è legato alla ionizzazione indotta nei tessuti e dipende dal quadrato della carica della particella. Un’elevata densità di ionizzazione permette una doppia rottura della catena del DNA, molto più difficile da riparare di una rottura singola. Non solo, per gli adroni il LET è più elevato nel picco di Bragg che nel canale di entrata. Tuttavia ioni con Z troppo elevato possono causare gravi danni sia nel canale d’entrata che nella coda (cioè oltre il picco di Bragg). La carica Z dello ione va dunque determinata con particolare cura: allo stato attuale delle conoscenze la scelta migliore è lo ione C6+ caratterizzato da una efficacia biologica relativa (RBE) che è circa tre volte quella dei protoni nella regione del picco di Bragg mentre rimane pressoché la stessa nel canale d’entrata. Gli ioni C6+ sembrano quindi essere i più adatti per il trattamento di tumori radioresistenti.1 2
L’acceleratore del CNAO – Centro Nazionale di Adroterapia Oncologico è un
acceleratore normalconduttivo costituito da due sorgenti ECR per la produzione di ioni carbonio C4+ e H3+. Una linea di trasporto a bassa energia LEBT, un acceleratore lineare LINAC costituito da un RFQ ed una struttura IH – DTL che accelera il fascio da 8 keV/u a 7 MeV/u. Il fascio incontra quindi uno stripper foil di Carbonio passando dallo stato di carica tetravalente a quello esavalente per poi essere accelerato dalla cavità RF del sincrotrone.
Le cavità acceleratici del Linac sono strutture normalconduttive in acciaio ramato per via elettrochimica. Risulta di fondamen
www.fukushimaaccident.net
Sergio Manera:
"Rilasci di radioattività nell’ambiente e
radioattività negli alimenti"
L'incidente avvenuto alla centrale nucleare di FUKUSHIMA, in Giappone, l'11 Marzo 2011, a differenza degli incidenti di Three Mile Island e di Chernobyl, ha scatenato un acceso dibattito sull'accettabilità pubblica dell'energia nucleare, anche in Paesi che sono stati storicamente fra i maggiori promotori di questa tecnologia.
Le ansie generate dai rilasci di radioattività nell'ambiente e dalla presenza di contaminazione negli alimenti, così come l'esito dell'incidente stesso, che sembrò -per diverse settimane- non dovesse risolversi mai positivamente, sono state amplificate dai mezzi di comunicazione di massa, oscurando perfino le enormi conseguenze umane e sociali del terremoto e dello tsunami.
La popolazione, e non solo quella giapponese, si è interrogata sui rischi dell'esposizione alle radiazioni, indirizzando alla comunità scientifica la propria legittima preoccupazione sui pericoli reali e sui rischi, e pretendendo dai tecnici e dagli scienziati risposte chiare e comprensibili, anche in merito alle possibili conseguenze sulle future generazioni.
Ma qual è stata l'entità del rilascio di radiazioni dalla centrale nucleare di FUKUSHIMA? quale è stata l'estensione della contaminazione terrestre e marina? che impatto sulla popolazione hanno avuto le restrizioni alimentari imposte dal Governo Giapponese? quali sono le dosi ricevute dagli Operatori della centrale e dalla popolazione circostante? quali le conseguenze sanitarie osservate ed ipotizzabili? e quali sono le lezioni principali che la comunità internazionale di Radioprotezione ha tratto da questo evento, per aiutare a sviluppare una percezione del rischio sempre più vicina alle legittime aspettative della popolazione?
Per rispondere a queste e ad altre domande, le quattro Associazioni italiane che si occupano di protezione dalle radiazioni, l'Associazione Italiana di Fisica Medica (AIFM), l'Associazione Italiana di Radioprotezione Medica (AIRM), l’Associazione Italiana di Radioprotezione (AIRP) e l'Associazione Nazionale Professionale Esperti Qualificati nella sorveglianza fisica di radioprotezione (ANPEQ) hanno organizzato un convegno, che avrà luogo il 14 settembre 2012 alla Villa Napoleonica nel Centro Congressi delle Ville PONTI, a Varese.
L'obbiettivo del Convegno, la cui partecipazione è aperta anche ai non addetti ai lavori (www.fukushimaaccident.net) è di trattare gli aspetti radioprotezionistici dell'incidente, indicando anche una linea per possibili futuri sviluppi del sistema della Radioprotezione, che si rendono necessari anche nei Paesi -come l'Italia- che non utilizzano più l'energia nucleare, ma che fanno tuttora vasto uso di sostanze radioattive per la medicina, l'industria e la ricerca.
2. RADIAZIONI CENNI STORICI
1890: scoperta radioattività (Becquerel)
1895: scoperta dei raggi X (Röentgen)
1898: scoperta del polonio e del radio (coniugi Curie)
3. RADIAZIONI propagazione ondulatoria di energia nello spazio di
natura corpuscolare o elettromagnetica
ALTERAZIONI EFFETTI A LESIONE
STRUTTURA LIVELLO BIOLOGICA
ATOMICA CHIMICO
4.
5. Radiazioni elettromagnetiche
Sono quanti di energia (fotoni)
E=hν= hc/λ h(costante di Plank) = 6,62 x 10-27 erg
La massa del fotone: m= hν/c2
λ (Å) 7600 4000 1000 100 10 0.1 0.001
IR luminose UV Xlim Xmolli Xduri γ
Radiazioni eccitanti Radiazioni ionizzanti
L’energia è funzione della ν e si misura in multipli dell’ eV
L’impatto del fotone sull’atomo determina l’espulsione di un elettrone quindi la
6.
7. Azione delle radiazioni dipendente in parte da natura e dalla loro energia
a) Radiazioni corpuscolate (massa e materia) ( α, β, neutroni e protoni)
b) Radiazioni elettromagnetiche (massa infinitesima: fotoni)
α
Atomi di elio; massa 4, carica +
Massa elevata ⇒ scarsa deviazione da campi elettrici (verso polo -)
Velocità iniziale diversa a seconda del numero atomico (poi cala a seconda del mezzo
per gli urti con le molecole)
Radio ( Ra ) 1,51 x 109 cm/sec
Torio ( Th ) 1,44 x 109 cm/sec
Polonio ( Po ) 2,25 x 109 cm/sec
Urti probabili ⇒ scarsa penetrazione
In genere le radiazioni sono monocromatiche, ma alcuni elementi emettono diverse
particelle con diversa velocità (Po).
8. β
elettroni; massa minima, carica -
Massa scarsa ⇒ ampia deviazione da campi elettrici (verso polo +)
Velocità iniziale 40 e 80% della velocità della luce (100-250.000 km/sec)
Protoni
Nuclei di idrogeno; massa 1, carica 1+
1840 più grandi di β, 4 volte più piccoli di α
Derivano da reazioni di disintegrazione nucleare (numero atomico)
Velocità iniziale varia (accelerabili con ciclotroni)
Neutroni
Massa 1uguale a quella dell’ H, carica 0
Emettendo una radiazione β si trasformano in protoni
Emessi dai nuclei nel corso di reazioni nucleari
Energia variabile:
Neutroni termici (0,038 eV) (eV= energia cinetica acquisita da un elettrone sotto una ddp di 1 volt
=1.602x10-12 erg)
Neutroni lenti (< 0.5 eV)
Neutroni rapidi (> 0.5 eV)
Essendo privi di carica non posso essere captati con campi elettrici (la probabilità di
essere captati da un nucleo aumenta rallentandoli con mezzi ricchi di H) ⇒fissione
9. Radiazione ionizzante (e1 >10eV)
ionizz. primaria e3: <10eV ionizz. negativa
per assorbimento da parte di atomi
-
>10eV rad. ionizz.
e2= e1-10eV
ionizz. secondarie
e2 : > 10eV ⇒ altre ionizz. anche a catena
< 10eV ⇒ radiaz. eccit.
N.B.: se e1 è ceduta tutta all’elettrone: e3 = e1 –10eV
10. Effetti a livello fisico delle radiazioni elettromagnetiche ionizzanti sugli atomi
+ emissione di raggi X
se l’elettrone deriva da orbite interne
All’atto del riassesto atomico
(spostamento elettroni da orbite esterne)
Prevalenti nei fenomeni di
irradiazione degli animali
Richieste energie elevatissime
11. X
In diagnostica per lo + effetto fotoelettrico (assorbimento ∝ 1/numero atomico)
I tessuti contengono C, H, O, N
Il Ca assorbe molto di +
α
Scarsa penetrazione; ionizzazioni multiple primarie e secondarie; progressiva perdita di
velocità fino all’arresto
Range: distanza percorsa che dipende dal mezzo (massimo in aria declina nei tessuti
ove si verificano soprattutto ionizzazioni superfiicali)
Protoni
Effetti intermedi tra elettroni e α con penetrazione nei tessuti intorno a 3 cm.
Neutroni
Effetti biologici connessi a reazioni nucleari proporzionali alla velocità
Elettroni
Piccole dimensioni⇒grande penetrazione pur con possibili deviazioni per impatti
elastici con elettroni delle orbite esterne
Per determinare la max penetrazione devono essere accelerati
Infatti: Potere Ionizzante Specifico = 1/velocità2 ⇒ superano gli strati superficiali senza
incontrare altri atomi (n.b. il loro p.i.s. è minore di quello di α)
Radiazioni elettromagnetiche
Ionizzazione ∝ ν e dipendente dal numero atomico
12. CURIE attività di 1 g di radio che si trasforma mediante emissione di
particelle α in radon con un tempo di dimezzamento di 1620 anni
(1C = 3.7x1011 disintegrazioni al
secondo)
ROENTGEN quantità di radiazione X o γ che libera 1 unità
elettrostatica di coppie cariche +/- in 1 cm3 di aria a t e p
standard (unità che si riferisce alla quantità di ionizzazione
prodotta nell’aria) (1R = 83 erg/g di aria)
RAD (radiation adsorbed dose) definisce gli erg di energia assorbiti da un
tessuto quando è colpito da radiazioni (1 rad = 100 erg/g)
GRAY 100 rad
r.e.m. (roentgen equivalent man) descrive l’effetto biologico prodotto da
un rad di radiazione ad alta energia (quantità di radiazioni
di qualsiasi tipo che produce lo stesso effetto biologico di
1 R nell’uomo)
13. In termini fisici: Dose = I x T (legge di Bunsen-Roscoe)
In termini biologici questo non vale (fenomeni riparativi, etc.) negli
organismi multicellulari
1000 r in singola dose ⇒ morte
10 x 100 r ⇒ tollerato
14. Si distinguono un’azione DIRETTA (meno probabile) ed un’azione
INDIRETTA (attraverso l’azione sull’acqua, più probabile).
AZIONE INDIRETTA
RADIAZIONE
RADIOLISI DELL’ACQUA
FORMAZIONE DI
RADICALI LIBERI
DANNO ALLE
MACROMOLECOLE
BIOLOGICHE
15. Effetti a livello molecolare
a) Diretti (qualitativamente prevalenti ac. nucleici e proteine)
b) Indiretti (dovuti a reazioni redox implicanti H2O e quantitativamente prevalenti)
a) Diretti
- alterazione distribuzione delle cariche e riassestamenti strutturali e funzionali
- rotture legami covalenti⇒radicali liberi con elettrone spaiato ⇒alta reattività
- Effetti in base a dose e dimensioni molecole
- Letale per virus e org. unicell. (Legge di Bunsen-Roscoe)
- Teoria dell’urto: proporzionalità tra dose effetto fino a saturazione (colpite + volte
le stesse strutture)
- Su ac. nucleici e proteine difficile discriminare tra effetti diretti ed indiretti per la
presenza di H2O
- Effetti su proteine:
- Rottura legami H e formazione ponti intra- ed inter-molecolari
- Denaturazione molecole (perdita funzioni)
- Effetti su ac.nucleici:
- Rottura molecole (mono e –bicatenarie)
- Mutazioni per alterazioni complementarietà delle basi
- Degradazione, cross-linking, alterazioni segregazioni cromosomi in mitosi)
16. EFFETTI DIRETTI
Radiazioni ad alta intensità ionizzante
Radiazioni
DNA
DNA con rottura bicatenaria
DNA con rottura monocatenaria
Una delle due estremità è reattiva
Assenza O2 In presenza di O2
+ O2
Legami aberranti, cross-linking Perossidazione della estremità reattiva
no legami
17. b) Indiretti : produzione di radicali H+ + e- ⇔H°
radicale H atomico radicale idroperossilico
H2O + radiazione⇔ (H2O) +e + -
Radicale ossidrile
altamente reattivo altamente reattivo
avido di H o di elettroni
H° + O2 ⇔ HO2°
(H2O)+ + H2O ⇔ (H3O)+ + OH°
HO2° + HO2° ⇔ H2O2 + O2
OH° + OH° ⇔ H2O2 H°+S ⇔ S- + H+
catalasi 2 H 2O2 ⇔ 2 H 2O + O 2
perossidasi H2O2 ⇔ H2O + O°
OH° ⇔ -S°+
-SH + Radicali tiilici (ponti S-S) H2O
ossidrilione neg
S + OH° ⇔sostanza- organica+ossidata
sostanza organica ossidabile OH + S
In termini generali data la tensione di O2 le ossidazioni prevalgono sulle riduzioni
Virtualmente tutte le sostanze citoplasmatiche sono suscettibili di reazioni di ossidoriduzione
19. Lipoperossidazione
O2
Perossidazione ac.grassi⇒sui doppi legami ⇒radicale libero reattivo ⇒lipoperossido
Ac. Linolenico
Ossidazione C14 (radicale libero)
Dienizzazione e spostamento attivazione in C12 e
transizione in trans
Addizione di O2 e trasferimento attivazione sul
secondo atomo di O2 (molto instabile)
Ponte di ossigeno
Atomi di O attivati
Rottura della molecola (liberazione di
malonildialdeide e prodotti a basso peso
molecolare attivati, tutti potenzialmente tossici) e
innesco di ulteriore lipoperossidazione
20. Effetti sulle membrane
I lipoperossidi sono idrofili⇒ quindi tendono a rivolgersi verso l’esterno ⇒
contatto con proteine ⇒ denaturazione ed alterazioni di membrana
21. ostanze protettive (efficaci solo preventivamente e solo sull’azione indiretta):
Riducenti
ricche di -SH
GSH, cisteina, BAL, etc.
Antiossidanti
propilgalliato, butilidrossianisolo
vit.K, vit.E, vit.A, GSH, vit.C
vit.E° + GSH⇔ vit.E + GS° ⇒ G-S-S-G ⇒ GSH (riduz. enzimat.)
vit.E° + vit.C ⇔ vit.E+ radicale ascorbile ⇒ ossidato da cit.ossid.
22.
23. etti a livello cellulare e subcellulare
ocessi regressivi che culminano con la morte cellulare
Lesioni nucleo (alterazioni riproduttive > su cellule labili)
Lesioni citoplasma (alterazioni morfo-funzionali > su cellule stabili)
diosensibilità= metabolismo, composizione, differenziamento, proliferazione, sostanze protet.,
sostanze fotodinamiche
FETTI SUL NUCLEO
diazione
enza
etto primario (blocco cariocinesi, ⇓mitosi, stickness, break, alterazioni segregazione, apoptosi)
riodo intermedio (lesioni nucleari + evidenti, carioressi)
etto secondario (ripresa cariocinesi, aspetti mostruosi, alterazioni)
Necrosi/apoptosi
Trasformazione neoplastica
FETTI SUL CITOPLASMA
generazioni, rigonfiamento torbido, alterazioni mitocondrilai e fosforilative, glicogenolisi,
olisi, rottura membrane con rilascio enzimi
rte per alterazioni funzionali (lipoperossidi, disfunzioni membrane) e per apoptosi
24.
25.
26.
27. NON TUTTE LE CELLULE SONO UGUALMENTE SENSIBILI AL DANNO DA
RADIAZIONI
LA SENSIBILITA’ DELLE CELLULE ALLE RADIAZIONI E’ DIRETTAMENTE
PROPORZIONALE ALLA LORO ATTIVITA’ RIPRODUTTIVA E INVERSAMENTE
PROPORZIONALE AL LORO GRADO DI DIFFERENZIAZIONE
28.
29. esioni a carico degli organi
ute (radiodermite)
ritema ⇒ edema (fino alle flittene) ⇒ necrosi, escare, ulcere torpide, cheloidi, cicatrici
⇓
Rigenerazione con esiti discromici
requenti epiteliomi e sarcomi sulle cicatrici
lopecia definitiva
idollo
Midollo
nemie iporigenerative ed aplastiche, diatesi emorragiche (pancitopenie)
nfatico
poplasia, riduzione difese immuni, riduzione fagocitosi, inattivazione C’
oplasia,
onadi
roliferazione stromale, fibrosi, fino alla castrazione
astroenterico
Molto sensibile, necrosi mucosa, emorragie, insuff. Epatica
olto
cchio
ataratta e lesioni retiniche
NC
esistente, ma può avere malattia acuta e grave (sclerosi) di Nissl
urrene
strema sensibilità fino alla necrosi diffusa
anirradiazione
Male da raggi (nausea, vomito anche emorragico, astenia, etc.) (prevenibile da antiox.)
ale
Morte da radiazioni (>dose ⇒ >rapidità, shock)
orte
eucemie e linfomi
30. Vibrazioni elettromagnetiche con λ > di 1000 Å
E∝ν
E ∝ 1/λ
E < 10 eV ⇒ determinano solo eccitazione molecolare
λ(Å) 1000 3000 4000 7600
UV VIS IR
E
31. Le radiazioni eccitanti non sono assorbite con uguale intensità da tutte le sostanze (spettro di
assorbimento)
Radiazioni INFRAROSSE sono assorbite specialmente dai corpi scuri (melanina) ed hanno
essenzialmente un effetto termico
λ > 320 nm praticamente non assorbite dai tessuti
Radiazioni ULTRAVIOLETTE
300 < λ < 250 nm effetto biologico
265 nm DNA
280 nm proteine
Effetti patologici della radiazione solare:
- eritema solare - ipercheratosi
- iperpigmentazione - congiuntivite da UV
- tumori cutanei
32. ECCITAZIONE MOLECOLARE
Assorbimento di energia da parte delle molecole colpite
⇓
stato fondamentale ⇒ stato metastabile
(variazione assetto elettronico e reattività molecolare)
entropia
⇓
ripristino stato originale + emissione fotone (λ > di quello eccitante)
N.B. Le sostanze assorbono le radizioni con ≠ intensità a seconda del loro
spettro di assorbimento ⇒ con radiazioni monocromatiche si possono colpire
bersagli selettivi (sullo stesso principio si basa la spettrofotometria
quantitativa)
33. IR per lo + da corpi scuri, tessuti superf., trasferimento termico al
sottocutaneo (molto vascolarizzato)(diatermia a fini terapeutici)
VIS emoglobina assorbe violetto, azzurro, verde e giallo (le emazie
sono sensibili alla luce giallo-verde che ne accelera l’
invecchiamento)
(Picchi di assorb.emoglob ox : 541 e 577 Å,
emoglob red: 552 Å)
tessuti superficiali (melanina come schermo. La carnagione chiara
riflette la maggior parte, ma il resto si approfonda nei tessuti). Le
radiazioni rosse sono le più penetranti, ma le meno energetiche)
gli effetti biologici possono essere verificati sui batteri (vitalità)
UV più energetiche, quindi massimi effetti. Targets: ac. nucleici (max
2570 Å per le purine) e proteine (2700 Å, per lo più aa. ciclici).
Nella cute ci sono le cheratine (con ponti -S-S- derivati dall’
ossidazione dei gruppi –SH ⇒ ipercheratosi attinica) e la melanina
(assorbite dal vetro, non dal quarzo)
34. EFFETTI BIOLOGICI
Azione diretta
- dipende dall’assorbimento della radiazione
- meglio studiabile con gli UV (più potenti)
- varia di specie in specie (costituzione, presenza di schermi naturali)
- massima negli org. unicell. e virus (inattivazioni a ≠ livelli ⇒ricombinazione)
- N.B. inattivazione non per rottura delle catene nucleotidiche, ma per modificazioni
chimiche delle basi
- molto suscettibili anche le cellule isolate da organismi multicell. (emolisi emazie, etc.)
- sensibilità delle strutture subcellulari
- rigonfiamento mitocondriale (no fosforilazione oss.)
- lisosomi: ⇑ permeabilità ⇒ rilascio enzimi
- DNA: da mutazioni (trasmissibili) fino al blocco replicativo
- ossidazione gruppi –SH
- perossidazione ac. grassi polinsaturi (⇒effetti sulle membrane)
(effetti quindi mediati anche dalla formazione di radicali liberi)
36. EFFETTI BIOLOGICI
Azione indiretta
- potenziamento dell’azione delle radiazioni (UV) ad opera di sostanze (effetto
fotodinamico)
- Sostanze naturali:
ematoporfirine, clorofilla, filloeritrina, ipericina, chinina, furocumarine
- Sostanze artificiali:
vari coloranti (tiazine, azine, fluoresceine, acridine, idrocarburi)
- sono tutte sostanze fluorescenti
“colpite da una luce con certa λ, la riemettono subito dopo un’altra con λ< il ∆ è la quota
di energia trattenuta che rende la sostanza metastabile e pronta a cedere energia alle
altre molecole con produzione di ossigeno singoletto 1O2 che causa la formazione di
radicali ossidanti”
-Al singoletto ed ai radicali liberi si associano: rigonfiamento mitocondri, lesione lisosomi,
depolim. ac. ialouronico., inattivazione enzimi (-SH)
- test: batteriologici (inattivazione), biochimici (emolisi, inatt. siero) , biologici (sul
topolino, caduta peli, cataratta, diarrea, necrosi cutanee)
37. Sostanza
+ O2
fotodinamica
eccitata
Sostanza + O2 Sostanza + O2
1
fotodinamica fotodinamica
ionizzata non in stato fond. Singoletto
eccitata
in stato
eccitato
1
O2 + ac. grasso insaturo ⇒ idroperossido
1
O2 + aa. ciclici ⇒ rottura anello
1
O2 + ac. nucleici ⇒ rottura anello basi puriniche e pirimidiniche
38. Malattie fotodinamiche
-Fagopirismo: ruminanti e maiali (grano saraceno) (eritemi bolle, necrosi, superinfezioni)
-Ipericismo: pecore e cavalli (iperico⇒ipericina) (lesioni cutanee e anemia emolitica per
la sostanza in circolo)
-In corso di lesioni epatiche da sporidesmina (da Phitomyces chartarum): il fegato leso
dalla tossina non elimina la filloeritrina (derivata dalla clorofilla) (emolisi, lesioni cutanee)
-Porfiria cutanea: (accumulo di uro- e coproporfirina I nel midollo osseo che derivano da
polimerizzazione anomala del porfobilinogeno nella sintesi dell’eme) (necrosi estesa e
deturpante, flittene, mutilazioni, interessamento organi interni, emolisi) (anche bovini)
-Pellagra: Carenza dietetica di vit. PP (anche stati subcarenziali)⇒accumulo porfirine nel
sangue e tessuti (eritema, ipercheratosi, dermatite)
-Da ostriche, idrocarburi, etc.
39. Effetti irradiazione UV sulla cute
∝ quantità assorbita
eritema ⇒ flittene ⇒ necrosi (congiuntive, retina, etc.) ⇒ ipercheratosi ⇒ sfaldamento
(latenza) ⇒ iperpigmentazione (sintesi melanina dai melanoblasti)
Tirosina tirosinasi
DOPA tirosinasi
DOPA-chinone…
Attivazione della tirosinasi (nei melanosomi) da irradiazione:
1) Rimozione gruppi –SH che chelano il rame necessario all’attività
2) Iperemia e aumento temperatura
3) Aumento ossidazioni ⇓ pH ⇑ attività enzima
4) Redicali liberi che avviano la reazione non enzimaticamente
5) ⇑ permeabilità membrane ⇒ rimozione barriere tra enzima e substrato
(perossidazione membrane)
Effetti positivi: trasform. del 7-deidro-colestreolo in vit. D3, fotosintesi,
visione, etc.
40. Effetti esposizione a radiazioni luminose di grande intensità
- Coagulazione proteine retiniche (trasformazione luce in calore)
- Effetti termici e meccanici di radiazioni ad alta intensità, grande purezza spettrale e
estrema collimazione (laser) sui diversi tessuti in base allo spettro di assorbimento
(campi elettrici da 100 a 1M di V/cm significano anche forze di 100g/cm2)
41. PATOLOGIE DA CALORE
Le soluzioni di continuo da agenti termici si realizzano a seguito della cessione di
energia termica da un corpo a più elevata temperatura ad un altro con temperatura
inferiore.
Le lesioni da IPERTERMIA si verificano per trasmissione acuta da un agente
termico ad un’area corporea USTIONI.
Le lesioni da IPOTERMIA derivano dalla sottrazione di calore da un’area corporea
ad opera di un corpo freddo CONGELAMENTI.
La cessione di temperatura può avvenire per:
- Contatto diretto = Conduzione
- Convezione (gas, vapori, aria)
- Irradiazione (raggi solari, infrarossi, UVA, etc.)
42. USTIONI
Definizione: Lesioni da calore espresso sia come fiamma
sia come applicazione diretta di solido o
liquido ad alta temperatura, sia come vapore.
Possono però essere considerate ustioni anche
le lesioni da causticazione chimica da acidi e
basi forti, le ustioni elettriche e le ustioni da
radiazioni ionizzanti.
43. USTIONE = lesione dei tessuti superficiali dovuta alla applicazione di una
temperatura elevata
La gravità della lesione dipende:
- intensità dello stimolo termico
- estensione della lesione
- natura dello stimolo
- durata
REGOLA DEL “9” DI WALLACE
44.
45. Ustione di primo grado: arrossamento (eritema)
da vasodilatazione.
Consiste essenzialmente in una tipica risposta infiammatoria
acuta ( istamina).
(
Ha carattere transitorio: entro pochi giorni si ha regressione e
completa “restitutio ad integrum”.
Ustione di secondo grado: iperemia + formazione di
vescicole o bolle (flittene)
per raccolta di liquido fra gli strati epidermici o fra
epidermide e derma; se la lesione è più grave e
raggiunge gli strati più profondi infiltrazione
edematosa.
46. Ustione di terzo grado: necrosi dei tessuti col-
piti (tessuti superficiali ed esposti all’aria)
essiccamento dei tessuti morti e formazione
di croste o escare.
Guarigione per cicatrice (spesso deturpante
cheloide)
47. Carbonizzazione: trasformazione dei tessuti in carbone, ottenuta mediante l’eliminazione dell’acqua e delle
sostanze volatili dalla materia organica
48.
49. Gli organismi OMEOTERMI sono capaci di mantenere una
temperatura corporea costante indipendentemente (entro certi
limiti) da variazioni della temperatura ambientale.
50. Negli omeotermi, il mantenimento di una temperatura corporea costante
dipende dalla regolazione dei meccanismi di termodispersione e di
termoproduzione.
51. 41-44 °C
Una efficace termoregolazione è
importante perché le cellule possono
funzionare correttamente solo in un
36-37.8 °C intervallo piuttosto ristretto di
temperature.
33-35 °C
26 °C
52. COLPO DI CALORE: conseguenza di una esposizione prolungata al caldo (che
porta ad un esaurimento dei poteri termoregolatori dell’organismo e che se dura
oltre un certo tempo può provocare la morte).
Colpo di calore tropicale tipico dei climi caldo-umidi specialmente in soggetti
adibiti a lavori pesanti.
sudorazione profusa
aumento della t. corporea (fino a 43-44°C)
disturbi neuro-muscolari (delirio, crampi, convulsioni)
morte
PATOGENESI: sudorazione profusa perdita di acqua aumento conc. NaCl
nel liquido interstiziale richiamo di acqua dalle cellule disidratazione cellulare
53. Colpo di calore comune: frequente d’estate in rapporto specialmente con il caldo-
umido che non permette una sufficiente termodispersione.
La sintomatologia è prevalentemente cardio-vascolare collasso dovuto a brusco
abbassamento della pressione accompagnato da vasodilatazione periferica, tachi-
cardia, perdita della coscienza per ischemia cerebrale (N.B. la temperatura corporea
è quasi sempre normale).
54. COLPO DI SOLE
Il disturbo si manifesta per una protratta esposizione al sole.
La causa determinante non è, come nel colpo di calore, l'alta temperatura,
ma l'azione dei raggi solari, le radiazioni infrarosse e ultraviolette sul capo.
E' determinato dall’esposizione eccessiva ai raggi solari soprattutto della
scatola cranica sofferenza del SNC (edema, etc.)
Cefalea, vertigine, scarsa sudorazione
55.
56.
57. CONGELAMENTI
Effetti cellulari
-2°C -5°C -10°C
Congelamento lento
(effetto osmotico)
Congelamento rapido
Congelamento molto rapido
(effetto meccanico dei cristalli)
60. • Fino a -5°C le cellule ed il media rimangono non congelate ma super
refrigerate.
• Tra -5°C e -10°C si forma il ghiaccio nel media extracellulare.
• Il contenuto intracellulare super raffreddato ha un gradiente
osmotico maggiore: l’acqua esce dalle cellule e congela all’esterno.
61. Se le cellule sono raffreddate troppo
rapidamente, l’ H2O non riesce ad uscire
rapidamente e congela all’interno: ciò
determina la morte delle cellule.
Se il congelamento è sufficientemente
lento, la perdita di H2O è sufficiente a
concentrare i soluti intracellulari la
cellula si disidrata e congela lentamente
all’interno
62. CONGELAMENTI
Effetti tissutali
Le lesioni da congelamento hanno evoluzione generalmente più
lenta rispetto alle ustioni
La compromissione vascolare a volte persiste estendendo il
danno e prolungando i tempi di guarigione
Per motivi di esposizione e termodispersione, le zone più colpite
sono le estremità (naso, dita)
Lesioni: a) superficiali; b) profonde
Lesioni elementari:
Eritemaflittenanecrosigangrena- - Complicanze settiche
63. Sequenza cronologica degli eventi nel congelamento
Vasocostrizione (attività simpatica)pallore
⇓
Vasoparalisi (iperemia passiva)arrossamento
⇓
Stasi ematica
⇓
Edema e cianosi (Colorito bluastro della cute e delle
mucose, dovuta ad una quantità di Hb ridotta > 5gm/dl nei
capillari).
64.
65.
66.
67.
68. ASSIDERAMENTO
Sindrome provocata da un abbassamento della temperatura corporea tale da
rendere insufficienti i meccanismi di termoregolazione in seguito all’esposizione a
freddi intensi.
Gli effetti patologici dell’assideramento cominciano a manifestarsi intorno ai 34 °C
di temperatura corporea, per arrivare all’arresto del centro respiratorio quando la
temperatura centrale scende a circa 24 °C.
L’assideramento si manifesta più facilmente nelle persone anziane, nei bambini e
in tutti i soggetti particolarmente denutriti, traumatizzati ecc.
Lo stadio iniziale dell’assideramento è caratterizzato da debolezza,
disorientamento spaziale, impaccio nei movimenti, forte cefalea, pallore intenso.
Attraverso un progressivo stadio di torpore psichico e sempre più gravi alterazioni
sensoriali si giunge al quadro terminale caratterizzato da ipotensione spiccata,
polso piccolo e frequentissimo, dispnea e arresto cardiaco.
70. CORRENTE CONTINUA: monodirezionale, intensità costante
CORRENTE ALTERNATA: non unidirezionale, intensità variabile nel tempo che
oscilla tra valori positivi e negativi secondo una sinusoide
CORRENTE FARADICA: corrente oscillante determinata da fenomeni di
induzione elettrica
I=V/R
71. MODALITA’ DI CONTATTO
1)Corpo che chiude il circuito
2)Corpo interposto tra un conduttore e la terra
3)Corpo vicino al conduttore e scintilla che funge da conduttore
72. EFFETTI LESIVI
1)Effetto termico: effetto Joule Q = K RI2 x T
2)Effetto elettrochimico:
anionianodo(+)Cl- e SO4- + H2O lesioni da acidi (necrosi
coagulativa)
cationicatodo(-)Na+ e K+ + H2O lesioni da basi (necrosi
colliquativa)
3) Effetto biologico per alterazioni della polarizzazione (tetania, fibrillazione,
etc.)
73. La membrana cellulare separando cariche elettriche si comporta come un
condensatore.
La membrana non è perfettamente isolante ed è attraversata da un certo numero
di ioni perciò, oltre ad un valore di capacità, presenta anche una resistenza
elettrica
74. La cellula ha un potenziale negativo all’interno rispetto all’esterno
(potenziale di riposo) sulla base della concentrazione degli ioni.
Nei mammiferi le cellule del sistema nervoso centrale presentano un
potenziale di riposo di -70 mV, una cellula miocardica ha delle
escursioni tra circa -90 mV e + 35mV.
Quando lo stimolo elettrico eccita la cellula, aumenta notevolmente la
permeabilità della membrana agli ioni sodio che, entrando nel
citoplasma della cellula, prima la depolarizzano, annullando la
differenza di potenziale tra interno ed esterno, e poi ne causano
l’inversione di polarità.
L’ampiezza minima dell’impulso di corrente necessario ad eccitare la
cellula e a determinarne l’inversione del potenziale decresce con
l’aumentare della durata per tendere ad un valore costante.
Uno stimolo elettrico riesce a eccitare la cellula soltanto se produce
un flusso di corrente la cui intensità e durata sono superiori ad una
soglia che è propria del tipo di tessuto e prende il nome di reobase.
75. Una corrente elettrica che attraversa un corpo umano superata la
resistenza cutanea si ripartisce in tante ramificazioni in ragione della
conducibilità incontrata nei tessuti sottostanti, più facilmente sono
attraversabili i vasi, i nervi, le ossa.
Da un punto di vista circuitale il corpo
umano può essere rappresentato tramite
un circuito a quattro resistenze (quadripolo
equivalente ad una persona):
Per gli effetti sul cuore bisogna tener conto anche del percorso della corrente. Ad
esempio, tra i più pericolosi, abbiamo i percorsi mano sinistra-torace, mano destra-
torace, mani-piedi
76. Il valore della corrente elettrica dipende anche dalla resistenza che il corpo umano
oppone, diminuisce in presenza di ferite;
aumentando la pressione del contatto e aumentando la superficie di contatto;
con pelle umida o peggio bagnata dove una corrente di basso voltaggio riesce a far
penetrare un notevole flusso di elettroni che poi diventa la causa degli eventuali
danni.
La resistenza aumenta, invece, in presenza di zone cutanee dallo spesso strato
corneo come quelle callose.
77. Una corrente continua con una intensità di circa 50mA o, una corrente alternata
di 7mA sono in grado di provocare contrazioni tetaniche ad una mano
impedendole di staccarsi dalla sorgente
La corrente alternata si dimostra più pericolosa di quella continua per circa 4,5
volte.
La pericolosità della corrente diminuisce all'aumentare della frequenza poiché
ad alte frequenze la corrente tende a fluire solo sulla superficie della pelle. Il
fenomeno si chiama appunto effetto pelle e le lesioni provocate dal passaggio
della corrente elettrica sono solo superficiali e non interessano organi vitali,
mentre a livello cellulare le membrane non risentono dei repentini cambi di
polarità ed il trasporto ionico non risulta alterato
78. La tetanizzazione
Contrattura dei muscoli fino alla fine del passaggio della corrente
Il valore più grande di corrente per cui una persona è ancora in grado di staccarsi dalla
sorgente elettrica si chiama corrente di rilascio e mediamente è compreso tra i 10mA e i
15mA per una corrente di 50Hz.
Correnti molto elevate non producono solitamente la tetanizzazione perché quando il corpo
entra in contatto con esse, l’eccitazione muscolare è talmente elevata che i movimenti
muscolari involontari generalmente staccano il soggetto dalla sorgente.
Appropriato flusso di corrente contrazione delle miofibrille muscolari per depolarizzazione
forzata e non volontaria del sarcolemma, dovuto ad un elevato flusso elettrico proveniente
sia dalle fibre nervose che da altri e contigui sistemi di conduzione.
L’estemporaneo processo obbliga il Ca2+, come per un segnale proveniente dalla placca
motoria, ad impegnare per un tempo prolungato la tropomiosina C, la quale sarà costretta a
liberare i siti di aggancio presenti sui miofilamenti di actina e consentire alle teste della
miosina la contrazione muscolare
Diaframma e muscoli respiratori blocco della respirazione.
Per correnti più alte spasmo della laringe, inibizione dei centri del respiro presenti nel
bulbo, se la scarica interesserà la regione encefalica.
79. La corrente elettrica, a seguito del calore dissipato per effetto Joule, riscalda le
parti attraversate, è lesiva per le pareti cellulari sia per la presenza del campo
elettrico che perturba le forze intermolecolari di van der Waals, sia per il
superamento della temperatura di transizione che, facendo vibrare le code
idrofobe del doppio strato fosfolipidico le fa passare allo stato fluido.
Azione di denaturazione delle proteine per rottura del legame p presente nel
doppio legame del gruppo carbossilico nella sequenza degli aminoacidi
80. Il cuore funziona grazie a stimoli elettrici, pertanto una corrente elettrica
esterna può alterare il suo funzionamento fino alla fibrillazione ventricolare
E’ l’effetto più pericoloso, ed è dovuto alla sovrapposizione delle correnti
provenienti dall’esterno con quelle fisiologiche che, generando delle contrazioni
scoordinate, fanno perdere il giusto ritmo al cuore.
Il cuore, proprio a causa della natura elettrica del suo funzionamento, è
particolarmente sensibile a qualunque corrente elettrica che proviene
dall’esterno, sia essa causata da uno shock elettrico che introdotta
volontariamente, come nel caso del pace-maker. La corrente generata dal
pace-maker è semplicemente un supporto agli impulsi elettrici prodotti nel nodo
seno-atriale e non produce anomalie nel normale funzionamento del cuore ma
lo aiuta a correggere certe disfunzioni.
L’invasione di un flusso di corrente elettrica esterna che per la sua durata
colpisce anche nel periodo di vulnerabilità, distrugge il delicato equilibrio dove i
microcircuiti vengono attivati e sottratti alla dipendenza del circuito primario,
con conseguenti depolarizzazioni autonome, perdita del sincronismo,
contrazione di tipo vermicolare, maggior consumo di molecole di
adenosintrifosfato
81. per una frequenza compresa tra i 15 e i 100 Hz:
· Zona 1 - al di sotto di 0,5 mA la corrente elettrica non viene percepita
· Zona 2 - la corrente elettrica viene percepita senza effetti dannosi.
· Zona 3 - si possono avere tetanizzazione e disturbi reversibili al cuore, aumento
della pressione sanguigna, difficoltà di respirazione.
· Zona 4 - si può arrivare alla fibrillazione ventricolare e alle ustioni.
85. P=KC
Legge di Henry
Un gas, che esercita una pressione sopra la superficie di
un liquido, vi passa in soluzione finché avrà raggiunto in
quel liquido, la stessa pressione che vi esercita sopra, se
la pressione del gas premente diminuisce a valori inferiori
a quelli assunti dal gas in soluzione, questo si libera finché
avrà raggiunto di nuovo l'equilibrio
87. Profondità Pressione in Litri di azoto in
immersione atmosfere soluzione
nell’organismo
Livello del mare 1 1
10 2 2
30 4 4
60 7 7
90 10 10
1h a profondità Pressione in Sintomi
(in m) atmosfere
35 4.5 Ebbrezza, lieve
riduzione capacità
lavorativa
50-60 6.0-7.0 Sonnolenza, lieve
confusione, riduzione
capacità lavorativa
60-75 7.0-8.5 Grave sonnolenza e
confusione, grave
problema nelle attività
>75 >8.5 Narcosi da azoto
89. La sovradistensione polmonare (o barotruma polmonare)
Si distinguono due tipi di sovradistensione polmonare: la forma polmonare pura e la forma
encefalica.
Nel primo caso abbiamo la rottura della parete alveolare; l'aria penetra nella cavità pleurale e scolla
i polmoni dalla pleura. Nel secondo caso, la perdita d'aria si produce nei vasi sanguigni dei polmoni.
Passa per la cavità sinistra del cuore e l'aorta, poi si infila nelle arterie carotidee sino ad arrivare al
cervello.
90.
91. Tossicità ossigeno
La sindrome da tossicità cerebrale (CNST:Central Nervous System Toxicity) fu descritta per la
prima volta da Paul Bert 1878, conosciuta anche con l’abbreviazione di CNS.
La tossicità dell’ossigeno, normo ed iperbarico, a livello del sistema nervoso (SNC) è causata da
un aumento di produzione di radicali liberi dell’ossigeno e dalla perossidazione lipidica
delle membrane.
Il grado di alterazioni biochimiche, e di conseguenza il quadro sintomatologico, dipende:
-dalla pressione parziale dell’ossigeno (PpO2)
-dalla durata dell’esposizione
-dalla suscettibilità individuale.
In casi prolungati da esposizione di O2 iperbarico vi è un aumento della CO2 per il riflesso
ipoventilatorio riduzione del pH con spostamento a destra della curva di dissociazione
dell’emoglobina (HB) ed ulteriore apporto di ossigeno ai tessuti con conseguente
vasodilatazione ed aumento di flusso ematico
Visual Disturbi della visione
Ear Sensazione di percezione uditiva
Nausea Nausea
Twitching Tremori a carico dei muscoli facciali e/o delle estremità
Irritabilità Irritabilità e mutamenti della personalità
Dizzines Vertigini
FIBROSI RETROLENTICOLARE E DANNI ALLA RETINA per periodi più prolungati
93. Sistema A breve termine A lungo termine
- Risposta ventilatoria - Iperventilazione - Iperventilazione
- Risposta cardiovascolare - Iperventilazione causa riduzione della CO, - I reni provvedono a eliminare
quindi alcalosi dei fluidi corporei bicarbonati per compensare l'alcalosi
- Aumento della frequenza cardiaca in condizioni respiratoria
submassimali - La frequenza cardiaca rimane elevata
- Aumento della gittata cardiaca in condizioni - La gittata cardiaca in condizioni
submassimali submassimali ritorna al valore
- La gittata pulsatoria rimane invariata o è corrispondente al livello del mare
leggermente diminuita - Riduzione della gittata pulsatoria
- La gittata cardiaca massima rimane invariata - Riduzione della massima gittata
oppure diminuisce leggermente cardiaca
- Quadro ematico - Diminuzione del volume plasmatico
- Risposte locali - Aumento dell'ematocrito (ERITROPOIETINA)
- Aumento della concentrazione dell'emoglobina
- Aumento del numero totale dei globuli rossi
- Possibile aumento della densità dei capillari nei muscoli scheletrici
- Aumento di 2,3-DPG nei globuli rossi (⇓ affinità Hb per ossigeno)
- Aumento del numero dei mitocondri
- Aumento degli enzimi della via aerobica
95. Mal di montagna acuto
Malgrado il compenso respiratorio e cardiocircolatorio nei primi giorni trascorsi oltre i 3000 m.
Sintomi: emicrania (il sintomo di gran lunga più comune, presumibilmente legato a una vasodilatazione
cerebrale), senso di stordimento, nausea, stitichezza, vomito, riduzione della diuresi (anche se l'apporto di
acqua è normale), disturbi visivi, insonnia e debolezza generale.
Nella maggioranza dei casi i sintomi vengono accusati oltre i 3000 m, ma in pochi casi anche sui 2500 m.
Edema polmonare da alta quota (HAPE)
12 a 96 ore dopo l'arrivo in quota con velocità di ascesa elevata.
Il quadro comporta travaso di liquido dal microcircolo verso i tessuti interstiziali e negli alveoli
(presumibilmente per emostorno intraparenchimale da distretti vasocostretti).
Spesso il quadro è complicato anche dall'edema cerebrale.
Edema cerebrale da alta quota (HACE)
Fino a coma e morte.
Circa 11% dei soggetti che si recano oltre i 2700 m.
Prostrazione generale, disturbi della visione, disturbi della minzione e dell'evacuazione, perdita di
coordinazione neuro-muscolare, emiparesi, perdita dei riflessi, stato confusionale.
La patogenesi dell’edema è la vasodilatazione e l’aumento di permeabilità dell'endotelio capillare dovuto
all'ipossia.
Lo stato di edema interstiziale è rapidamente lesivo sulle cellule del tessuto nervoso centrale.
96. Mal di montagna cronico
-Variazioni dell'equilibrio acido base legate all'iperventilazione (in realtà un'alternanza di iperventilazione e
sospensione della respirazione che prende il nome di respiro periodico)
-Aumento del numero dei globuli rossi e della concentrazione di emoglobina , modificazioni della
microcircolazione tissutale e di alcuni aspetti del metabolismo cellulare
-Paradosso dei lattati: anche se la via glicolitica anaerobica è perfettamente funzionante, si ha una limitazione
della capacità di produzione di acido lattico, in quanto il suo accumulo causa una maggior deviazione del pH
verso l'acidosi. Infatti, sopra i 4000 m si osserva una marcata riduzione della produzione di lattato durante
lavoro massimale (riduzione sensibilità alle catecolamine ⇓ glicolisi)
97. PATOLOGIE DA ENERGIA MECCANICA
LE FERITE
E’ un’interruzione della continuità della cute ed e’
prodotta da un agente meccanico esterno.
LE FERITE SONO CLASSIFICATE IN RAPPORTO:
• Alla profondità
• Alla causa che le ha provocate
98. LE FERITE
Abrasioni
Escoriazioni
Ferite da punta
Ferite da punta e da taglio
Ferite lacere
Ferite lacero-contuse
Ferite da arma da fuoco
La gravità di una ferita è data dalla profondità,
dall’estensione e dai corpi estranei in essa contenuti,
nonché dalla sede della lesione.
101. FRATTURE OSSEE
soluzione di continuità di un osso, prodotta da una
forza che supera i limiti di resistenza del tessuto
CHIUSA : SE LA CUTE SOVRASTANTE
E’ RIMASTA INTEGRA
ESPOSTA : QUANDO IL PUNTO DI
FRATTURA, PER LESIONE DELLE
PARTI MOLLI, COMUNICA CON
L’ESTERNO
COMPOSTA : QUANDO I MONCONI
SONO RIMASTI NELLA SEDE PRIMITIVA
SCOMPOSTA : QUANDO I MONCONI SI
SONO SPOSTATI DALLA SEDE
NATURALE
103. ACCELERAZIONI POSITIVE
2.5 G Percezione tollerabile
4 – 5 G >15” emostorno arti inferiori ⇓ ritorno sangue ipossia cerebrale
⇓
red out
⇓
black out
> 6 G paralisi muscoli respiratori
104. ACCELERAZIONI NEGATIVE
- 3 G >15” ⇑⇑ ritorno sangue ipertensione venosa cerebrale microemorragie
⇓
red out
-4 / - 5 G eccessivo ritorno venoso al cuore + impossibile ⇑ ν (seno carotideo)
⇓
scompenso, edema polmonare
105. ACCELERAZIONI TRASVERSE
Molto meglio tollerate perché gli assi trasversali sono più brevi di quello longitudinale
⇓
Gli astronauti al decollo ed all’atterraggio si posizionano in modo da ricevere le
accelerazioni (anche >> 8 / 9 G ) in senso trasversale
108. Patologia ambientale
CAUSE CHIMICHE:
-Acidi e basi, sostanze ipo- ipertoniche, tensioattivi, solventi
-Veleni
-Inquinanti ambientali ed esposizioni professionali
-Farmaci
-Tabacco
-Alcool
-Stupefacenti & co.
109. Il danno da sostanze chimiche può essere schematicamente diviso in due tipi:
a) DANNO DIFFUSO DA AGENTI CHIMICI l’entità del danno dipende sempre dalla dose e
dalla durata del contatto e si verifica come conseguenza di proprietà comuni a molte sostanze
chimiche quali quelle di provocare:
Acidi forticaloreustioniescare secche (necrosi coagulativa)
forti calore ustioni
- variazioni del pH
Basi forticaloreustioni + attività idroliticaescare molli (necrosi colliquativa)
forti calore idrolitica
Solventi lipidi disorganizzazione membrane
ipertonichedisidratazione cellulareplasmolisi
ipertoniche cellulare
- solubilizzazione di costituenti cellulari Soluzioni
ipotonicheingresso acqua nella cellulalisi osmotica
ipotoniche cellula
Detergenti (parti polari + idrofobe)sovvertimentolisi
idrofobe) sovvertimento
- denaturazione delle proteine (sali, acidi, basi, ioni metallici)perdita funzioni
b) DANNO SELETTIVO DA AGENTI CHIMICI si verifica quando gli agenti chimici alterano uno
specifico costituente cellulare provocandone la riduzione o la perdita della funzione. Gli agenti
chimici responsabili di questo tipo di danno sono detti VELENI o TOSSICI.
110. Sostanza chimica (VELENO o TOSSINA) reazione specifica con strutture chimiche biologicamente
importanti
lesione della funzione
LESIONE BIOCHIMICA: alterazione patologica della cellula in cui gli effetti biochimici dominano il quadro e sono
evidenti prima che sia dimostrabile ogni alterazione morfologica.
L’AZIONE TOSSICA DIPENDE STRETTAMENTE DALLA DOSE: in pratica ogni sostanza chimica può essere
un veleno purchè somministrata nella dose giusta (es. farmaci).
Dose Minima Letale: quantità minima che è capace di uccidere tutti gli animali di una determinata specie
e di un determinato peso in un determinato tempo.
Dose Letale 50% (DL50): quantità minima che è capace di uccidere il 50% degli animali trattati, tutti
appartenenti alla stessa specie, in un dato tempo.
Tossicità acuta provocata da una dose singola
Tossicità cronica somma di piccole azioni tossiche ripetute per molto tempo (tossici da sommazione)
111. Nel valutare l’azione tossica di una sostanza assume grande importanza anche la via di
somministrazione, che può influenzare:
- la DL50
- il tempo di comparsa dei sintomi
- la gravità dei sintomi
- la natura dei sintomi
Meccanismi di difesa contro l’azione tossica delle sostanze chimiche
- vomito, diarrea, emorragia
- pannicolo adiposo sottocutaneo sottrae al sangue quantità non indifferenti di tossici
quando questi siano solubili nei grassi e abbiano un coefficiente di ripartizione fra acqua e
grassi nettamente spostato a favore dei secondi (es. DDT spiccata solubilità nei grassi
molto poco tossico per i mammiferi ma estremamente velenoso per gli insetti)
- reazione con strutture meno importanti che impediscono il contatto con strutture di
importanza vitale (es. denaturazione delle proteine)
- potere tamponante dei liquidi biologici
- sostanze antiossidanti
- trasformazione della struttura chimica della sostanza tossica al fine di renderla più
facilmente eliminabile o comunque meno tossica
a) di tipo demolitivo (es. H2O2/catalasi; acetilcolina/acetilcolinesterasi)
b) combinazione con altre sostanze SINTESI PROTETTIVE
- Ab
112.
113. ProK
ProK ProK
Fe3+ Fe3+ Fe2+
P-450 reduttasi
P-450 P-450 P-450
O2
NADPH NADP
K
K ProK
Fe3+ Fe3+ Fe2+
Monossigenasi
P-450 P-450 Ossidazione del Fe e P-450
del procancerogeno
H2O ⇒ cancerogeno
114. - CONIUGAZIONE CON AMINOACIDI
- CONIUGAZIONE SOLFORICA
- CONIUGAZIONE GLUCURONICA
- ACETILAZIONE
- METILAZIONE
- IDROSSILAZIONE E DEMETILAZIONE OSSIDATIVA: detossificazione attraverso una serie
di reazioni ossidative catalizzate da una catena enzimatica situata nel reticolo
endoplasmatico (microsomi) nota come drug metabolizing system.
L’attività degli enzimi del DMS aumenta nettamente nei soggetti trattati a lungo con
sostanze tossiche che vengono da questi metabolizzate (es. barbiturici, cancerogeni, ecc.).
N.B. Esistono anche trasformazioni metaboliche che provocano un aumento della tossicità di una
sostanza
a) attraverso la degradazione della sostanza di partenza
b) mediante la combinazione del tossico con sostanze prodotte dall’organismo sintesi
letale
c) ossidazione
115.
116. METALLI: PIOMBO
SATURNISMO
Metallo pesante ubiquitario
Esposizione:
- professionale
- inalazione
- ingestione (ceramiche smaltate con piombo, alcoolici distillati al piombo, picacismo)
Assorbimento rapida cessione ematica breve emivita deposito nei tessuti ed escrezione
Meccanismi:
- Affinità gruppi SH
⇓
inibizione enzimatica ferrochetolasi e δ -aminolevulinico deidratasi ⇓ sintesi eme
- Competizione con Ca++ interferenza ossificazione e neurotrasmissione
- ⊥ enzimi di membrana (5’-nucleotidasi, pompa sodio/potassio) emolisi, danno renale
- ⇓ produzione 1,25- didrossivitamina D distrofia ossea
117. METALLI: MERCURIO
-Inalazione ed ingestione
•Legame a gruppi sulfidrilici
–enzimi
–cheratina
•Interferenza canali ionici
–↓rilascio neurotrasmettitori
•Alterazioni microtubuli
Sali inorganici
⇓
Tossicità ed accumulo renale
ed epatico
Sali organici
⇓
Superamento BEE e placenta
⇓
Neurotossicità (Minamata)
embriotossicità
118.
119.
120.
121. Per un medicamento, gli effetti avversi sono
accettati (sotto il profilo medico e regolatorio)
solo quando è favorevole il rapporto
rischio/beneficio terapeutico.
Un beneficio per la salute NON esiste
in un soggetto non malato
Ingiustificato pericolo di insorgenza di ADR
122. La somministrazione di farmaci,
integratori compresi, a persone
non malate, come nel caso di
atleti professionisti e non, è
sempre pericolosa in quanto priva
di finalità terapeutica, scopo
fondamentale di un medicamento.
125. PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO
Bevitore occasionale: 200mg/dl ebbrezza
300-400mg/dl coma, arresto respiratorio e morte
Bevitore abituale: 700mg/dl tolleranza
Alcool etilico o etanolo CH3-CH2-OH
Molecola organica composta da un singolo gruppo idrossilico (OH) e da una
corta catena alifatica con 2 atomi di carbonio: CH3 CH2 OH
Le componenti idrossilica ed etilica conferiscono alla molecola proprietà sia
idrofile che lipofile: l’etanolo è pertanto un “AMFOFILO”, proprietà importante
per la sua attività farmacologica
L’etanolo si forma naturalmente come prodotto dell’ossidazione dello zucchero
per fermentazione
La maggior parte delle bevande alcooliche sono bevande fermentate (vino – birra)
ed hanno concentrazioni alcoliche fino al 15%
Bevande con più alto contenuto di etanolo sono prodotte per distillazione dei
prodotti fermentati
126. Farmacocinetica dell’etanolo
Assorbimento: tratto gastro-intestinale
La velocità di assorbimento è determinata:
a) Dalla quantità di etanolo consumata
b) Dalla concentrazione di etanolo nella bevanda
c) Dalla velocità di consumo
d) Dalla composizione del contenuto gastrico
e) Poiché l’etanolo è volatile, l’assorbimento può avvenire anche per inalazione
Distribuzione: è proporzionale al contenuto di H2O nei vari tessuti
La velocità di distribuzione dipende dal grado di vascolarizzazione
In organi con alto flusso sanguigno, l’equilibrio avviene rapidamente:
a) Cervello
b) Fegato
c) Polmoni
d) Reni
In organi con basso flusso sanguigno, l’equilibrio avviene lentamente:
a) Muscolo
L’etanolo passa la barriera placentare
127. PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO
Metabolismo
A livello gastrico esistono importanti differenze uomo-donna: nella mucosa
gastrica dell’uomo è presente una quantità maggiore di enzima alcol-deidrogenasi.
Tale differenza è responsabile dei maggiori livelli ematici e della maggiore
sensibilità della donna agli effetti dell’etanolo
SNP⇑ attività
cyt P450
Acetil-CoA
Ac. grassi
129. PATOLOGIA DA ABUSO DI ALCOOL ETILICO
-EPATOTOSSICITA’
⇑ Catabolismo dei grassi
Acetaldeide ⇑ NADH ⇑ biosintesi lipidica
⇓ Ossidazione acidi grassi
Acetaldeide legata alla tubulina ⇓ funz. microtubuli
130. PATOLOGIA DA TABAGISMO
Danno diretto e danno per sinergia con altri componenti ambientali
Fase gassosa e fase corpuscolata: 4000 costituenti e >>43 cancerogeni noti
143. STIMOLANTI
Amfetamina, Efedrina, Cocaina ….
EFFETTI EFFETTI INDESIDERATI
Riduzione fatica,
Ictus
euforia Sistema nervoso centrale
• Tremori, eccitazione,
• Spiccata azione stimolante Colpo di calore aggressività
sul sistema nervoso Aumento • Perdita del senso critico
centrale (aumento Frequenza Eccitazione,
dell’attenzione della cardiaca Irrequietezza, • Cefalea
Insonnia,
competitività, senso di • Insonnia
aggressività
benessere, euforia, • Vomito, anoressia
riduzione del senso di
fatica Dipendenza • Iperpiressia (colpo di calore)
Tossicomania • Convulsioni
• Aumento della frequenza
cardiaca • Forte stato depressivo,
Dispnea psicosi
• Aumento della glicemia e Sistema cardiocircolatorio
degli acidi grassi liberi
Stimolo Vomito • Vasocostrizione
• Riduzione del senso di metabolismo • Ipertensione
fame (effetto energetico
anoressizzante) • Tachicardia
• Disturbi del ritmo
• Infarto del miocardio
149. NARCOTICI
Eroina, Metadone e Morfina ….
EFFETTI EFFETTI INDESIDERATI
Alterazioni
umore
• Broncospasmo
Aumento
• Interferenza a livello del tollerabilità • Depressione della funzione
Depressione respiratoria
sistema nervoso centrale al dolore funzione
con aumento della respiratoria • Nausea, vomito
tollerabilità del dolore
• Stipsi
Nausea • Riduzione del flusso urinario
vomito
• Aumento della sudorazione
Broncospasmo • Scialorrea
• Cambio dell’umore
• Assuefazione
Stipsi
151. CANNABINOIDI
Hashish, Marijuana …
EFFETTI EFFETTI INDESIDERATI
Ridotta capacità
• Aumento del senso di • Ansia
di coordinazione
benessere • Euforia
• Euforia • Sonnolenza
Alterata
• Viene ipotizzata una percezione • Apatia
diminuzione della tensione tempo
• Tachicardia
emotiva prima della gara
• Ipotensione ortostatica
• Dipendenza
Euforia e
sensazione di Alterazioni
benessere personalità
Alterazioni
equilibrio
157. Kwashiorkor
Dieta ricca di carboidrati e povera di protidi A differenza del marasma il pannicolo adiposo è normale + edemi
protidi
(insufficiente sintesi apoproteine) ⇓ esportazione lipidi
161. DEFICIT DI TIAMINA (B1) Alterazioni decarbossilazione ossidativa α-chetoacidi
Alterazioni transchetolasi via dei pentosomonofosfati
Alterazioni membrane neurali
Vasodilatazione
generalizzata
⇓
Shunt artero-venoso
⇓
⇑ Ritorno venoso
162. DEFICIT DI NIACINA (AC. NICOTINICO E NICOTINAMIDE)
-Dalla dieta e sintetizzata a partire dal triptofano (malassorbimento e consumo da sin. del carcinoide)
-Piridossina e riboflavina necessari alla sintesi di niacina e triptofano simile sintomatologia
-Componente essenziale NAD e NADP
3D
163. DEFICIT DI RIBOFLAVINA (B2)
-Dalla dieta, rara nella denutrizione, più frequenti i malassorbimenti
-Cruciale per la sintesi dei nucleotidi flavinici trasporto elettroni
-Per lo più manifestazioni al volto (?)
seborroica
164. DEFICIT DI VITAMINA C
idrossilazione della lisina e della prolina (collagene)
idrossilazione della dopamina noradrenalina
sintesi della carnitina
catabolismo della tirosina
amidazione di alcuni peptidi con azione ormonale
sintesi degli acidi biliari,
sintesi degli ormoni steroidei (idrossilazione)
riduzione dell'acido folico (coenzima)
assorbimento ferro (riduzione Fe 3+ a Fe2+)
rigenerazione della vitamina E
167. Danno da radicali liberi dell’ossigeno
-L’ossigeno è essenziale per i meccanismi di formazione di energia (citocromo
ossidasi: O2 H2O + energia) e viene ridotto monovalentemente (accettore di
elettroni, uno alla volta) formazione di O2-, H2O2, OH., 1O2 danno cellulare
-I ROS sono prodotti da falle nel trasporto mitocondriale degli elettroni con un
contributo addizionale della ossidasi a funzione mista (p450)
-Altre fonti:
a) quando i composti reagiscono spontaneamente con l’O2
autoossidandosi (catecolamine)
b) per intervento di alcuni sistemi enzimatici (xantino-ossidasi,
aldeidossidasi)
c) Altri radicali liberi possono essere generati nel metabolismo intermedio
di xenobiotici e farmaci
168. Il sistema delle monoossigenasi citocromo P-450 dipendenti, è
responsabile della ossidazione di substrati esogeni ed endogeni
(farmaci, ac. grassi, steroidi, etc.) e della riduzione di pochi
composti
Il citocromo P-450, in presenza di certi substrati, porta ad una
parziale riduzione dell’ossigeno molecolare e alla formazione di
anione superossido (O2-) e di perossido di idrogeno (H2O2)
O2 + e - O2- + H2O2
anione superossido
169. Meccanismi di difesa dai radicali:
•Riduzione dell’ossigeno da parte di elettroni senza il rilascio di
radicali grazie ad enzimi leganti ossigeno e substrato che trattengono
i radicali finchè si lega un secondo elettrone (es. catene respiratorie)
•Sistemi di protezione: SOD, catalasi, perossidasi, scavengers (vit.
C, vit. E), molecole con gruppi SH (tamponanti i radicali)
170. ANIONE SUPEROSSIDO O2-
Promisquità CoQ ed altre imperfezioni Burst ossidativo a partire da ossidasi di
della catena di trasporto degli elettroni membrana
172. RADICALE IDROSSILICO OH•
L’H2O2 può:
1) reagire con l’O2- (reazione di Haber-Weiss)
2) reagire con il Fe++ (reazione di Fenton) e produrre
3) l’OH• può derivare direttamente dalla radiolisi dell’acqua
Reazione di Haber-Weiss
H2O2 + O 2- Cu Fe OH•
OH + O2
radicale idrossilico
Reazione di Fenton
H2O2 + Fe+2 Fe+3 + OH•
OH
(Cu+) (Cu++) radicale idrossilico
173. RADICALE IDROSSILICO OH•
Tra le forme dell’ossigeno i radicali idrossilici sono la specie piu’ tossica
perché altamente reattiva e priva di ogni meccanismo di inattivazione
endogena
Meccanismi cellulari dell’azione tossica dei radicali liberi
lo stress ossidativo
la perossidazione dei lipidi
la deplezione delle tiolo proteine
l’alterazione dell’omeostasi del calcio
danni al DNA
174. 1) Lo stress ossidativo (CUMULATIVO)
Lo stress ossidativo si verifica in ogni situazione in cui si ha accumulo
di forme di O2 parzialmente ridotte o dei loro equivalenti idroperossidi
organici.
Quando la velocità di produzione del superossido supera la capacità
dei sistemi di difesa, il radicale reagisce con i materiali biologici
alterando il DNA, denaturando gli enzimi e le proteine recettoriali,
producendo la lipoperossidazione dei lipidi delle membrane cellulari .
175. 2) Perossidazione dei lipidi
Le catene di acidi grassi dei fosfolipidi di membrana sono convertiti in una serie di
prodotti di frammentazione alterazioni integrità e funzionalità membrane
L’evento iniziale consiste nell’estrazione di un atomo di idrogeno da un acido grasso
insaturo da parte di radicali centrati su carbonio, zolfo, azoto, ossigeno
La propagazione dell’evento si attua attraverso la produzione di un radicale lipoperossido
che a sua volta continua il processo estraendo un secondo idrogeno da un lipide
adiacente intatto nuovo lipoperossido e così via.
Dal processo si generano acidi grassi a basso peso molecolare, come alcheni, alcani e
chetoni e come la malonildialdeide che viene utilizzata per il monitoraggio del processo.
Risoluzione della perossidazione lipidica
Il fenomeno si arresta quando due radicali
reagiscono fra loro a produrre un non-
radicale
176.
177. 3) Deplezione delle tiolo proteine
I radicali attivati (specie l’ossidrilico) provocano una deplezione delle tiolo-
proteine per attività su aminoacidi contenenti zolfo (cisteina e metionina) ed
interagiscono anche con arginina, istidina e prolina
Frammentazione, distorsioni, legami crociati, denaturazione, degradazione
Queste proteine hanno un ruolo importante nella regolazione delle attività
enzimatiche cellulari
La loro deplezione alterazione della funzionalità enzimatica e morte cellulare
178. 4) Alterazione dell’omeostasi del calcio
E’ stato dimostrato che lo stress ossidativo è accompagnato da un aumento
della concentrazione di Ca+2 dovuto:
1) a rilascio dello ione dai depositi intracellulari
2) ad influsso attraverso la membrana plasmatica
Tale aumento attiva vari enzimi degradanti calcio-dipendenti (fosfo-lipasi,
proteasi, nucleasi) ed è responsabile di alterazioni del citoscheletro
vacuolizzazione e necrosi cellulare.
Durante lo stress ossidativo l’attività di pompe e trasportatori del Ca+2
è ridotta, forse per deplezione dei gruppi SH perdita della loro
funzione
La somministrazione di tioli previene infatti tale fenomeno
179.
180. PEROSSINITRITO ONOO-
Deriva da
NO• + O2- ONOO-
Attività tossica tramite interazione con lipidi, proteine e DNA
181. DIFESE CELLULARI DAI RADICALI LIBERI
-Vit. E (accettore di elettroni), Vit. C (reagisce con i radicali)
- N.B. ⇑ stress ox regolazione trascrizionale sistemi di difesa (incluso HSP)
182. Il glutatione ridotto (GSH) ha un ruolo di primaria importanza
nella detossificazione
E’ un tripeptide endogeno presente nel citoplasma e nei mitocondri
(concentrazioni millimolari) composto da 3 AA:
1) acido glutammico
2) cisteina GSH
3) glicina
183.
184.
185. DANNO DA RIPERFUSIONE
Xantina ossidasi
Ruolo cellule infiammatorie
Ruolo citochine infiammatorie
NO + O2- ONOO-
Nel danno ischemico:
Breve recupero
Medio danno da ischemia + riperfusione
Lungo necrosi
186. PATOLOGIA AMBIENTALE: PATOGENESI INFEZIONI MICROBICHE
I postulati di Koch (1890):
1)Il microrganismo deve essere isolato da ogni caso della
malattia
2)Il microrganismo isolato dall’ospite deve essere coltivato in
vitro in coltura pura
3)La malattia deve essere riproducibile tramite l’agente
patogeno purificato in animali suscettibili
4)Il microrganismo deve essere isolato dall’ospite infettato
sperimentalmente
187. Limiti dei postulati di Koch
1)Un batterio che è normalmente parte della flora batterica od è comune nell’ambiente, può
diventare patogeno in specifiche condizioni acquisendo fattori extra di virulenza e modificando
i siti di infezione
2)Taluni microrganismi possono diventare patogeni se raggiungono tessuti profondi
3)Taluni microrganismi normalmente non patogeni possono diventare tali nei pazienti
immunocompromessi
4)Talune infezioni possono decorrere in modo subclinico
5)Taluni microrganismi patogeni non sono coltivabili in vitro o non ci sono modelli animali di
infezione
188. VIRULENZA: grado di patogenicità di un batterio
POTERE PATOGENO: è la risultante di vari fattori che
permettono al microrganismo patogeno di invadere e
moltiplicarsi con conseguente danno all’organismo
ospite
•fattori di virulenza
• carica batterica (numero iniziale di batteri che infettano)
• stato di salute, in particolare immunitario, dell’ospite
189.
190.
191.
192. Requisiti per la colonizzazione e per l’infezione
1. Aderire alle cellule dell’ospite
2. Invadere i tessuti dell’ospite
3. Resistere all’immunità innata
4. Evadere l’immunità adattiva
5. Competere per i nutrienti
193. I principali meccanismi di virulenza batterica
Adesione
Invasione
Produzione di metaboliti tossici legati alla
crescita batterica (gas, acidi)
Produzione di tossine, in particolare:
Enzimi degradativi
Esostossine
Endotossine
Superantigeni
Induzione di una risposta infiammatoria eccessiva
Elusione della risposta immunitaria
Resistenza agli antibiotici
199. PENETRAZIONE NELL’ORGANISMO
1. Distruzione del tessuto
2. Meccanismi invasivi specializzati
Ialuronidasi: idrolizza gli acidi ialuronici, i mucopolisaccaridi acidi presenti nella
ECM del tessuto connettivo ( S. aureus)
Collagenasi e neuraminidasi: Clostridi ed altri
Pneumolisina: distrugge le cellule epiteliali ciliate del polmone (S. pneumoniae )
Mucinasi: degrada la mucosa gastrica (H. pylori )
Coagulasi e chinasi: streptococchi e stafilococchi (la fibrina maschera gli Ag e la
fibrinolisi libera i batteri dai focolai infiammatori)
200. DIFFUSIONE
Il superamento delle barriere epiteliali comporta la penetrazione nei tessuti subepiteliali e,
per alcuni batteri, il raggiungimento dei linfonodi, il passaggio nel circolo linfatico e quindi
nel circolo ematico
Batteremia: quando batteri responsabili di processi morbosi localizzati (polmoniti,
enteriti) invadono, anche se transitoriamente, il circolo ematico
Setticemia: quando si instaura una costante e massiccia presenza di batteri in
circolo (e loro prodotti tossici)
Nel processo di diffusione il batterio deve necessariamente sviluppare meccanismi
di evasione delle difese dell’ospite
201. Immunità ai batteri extracellulari
Processo infiammatorio
Patogenesi
Endo- ed Esotossine
Attivazione complemento
Immunità innata Fagocitosi
Risposta infiammatoria
Meccanismi di difesa
Risposta anticorpale
Immunità specifica
Amplificazione risp. infiammatoria
202. Aspetti generali
1) Molti microrganismi eludono la risposta innata necessità di risposta acquisita più
specifica e mirata
2) Le risposte adottive sono specifiche e diversificate per tipologia di microrganismo
3) Evasione della risposta e resistenza + aggressione patogenicità del microrganismo
4) Risposta dell’ospite e molecole implicate difesa, ma anche danno tissutale
203. Immunità innata
Elementi rilevanti
-Meccanismo universale di difesa conservato nell’evoluzione
-Prima linea di difesa
-Presente in tutti gli organismi multicellulari (risp. adottive solo vertebrati
-Impiego di recettori filogeneticamente antichi
-Protezione verso ampia varietà di patogeni
-Distinzione self / non self
-Difetti del sistema sono rari e sempre letali
209. Immunità innata ai batteri extracellulari
I RECETTORI SOLUBILI E DI MEMBRANA
210. Immunità innata ai batteri extracellulari
I RECETTORI SOLUBILI E DI MEMBRANA
211. Immunità innata ai batteri extracellulari
I RECETTORI SOLUBILI E CELLULARI
AB primitivi
(sangue, fluidi,
surfattante)
Anche materiale
nucleare cellule
apoptotiche
Ruolo nel controllo
autoimmunità?
(MURAMILDIPEPTIDE)
215. Immunità ai batteri extracellulari
MECCANISMI DI EVASIONE
-VARIAZIONE ANTIGENICA (Ag dei pili, LPS, etc)
-INIBIZIONE ATTIVAZIONE COMPLEMENTO (Ac. Sialico, LPS)
-RESISTENZA ALLA FAGOCITOSI (capsula)
-NEUTRALIZZAZIONE DEGLI INTERMEDI REATTIVI DELL’OSSIGENO
-LEGAME ASPECIFICO Ab deviazione dagli AG specifici (proteina A stafilocccica)
-MIMETISMO MOLECOLARE
-ATTIVAZIONE T suppressor (P. aueruginosa)
219. Riconoscimento congiunto
Non necessariamente gli stessi
epitopi, purchè associati
-tutela tolleranza vs. self
-strategie vaccinali con coniugati
Nel complesso co-recettore della
cellula B (CD19:CD21:CD81) il
CD21 è un recettore per il C’ C3dg
⇑⇑⇑ attivazione B
223. Immunità ai batteri intracellulari
Sopravvivere e moltiplicarsi nei fagociti = vivere in nicchie precluse agli Ab
Necessità dell’immunità cellulare
227. Immunità ai miceti
- ESSENZIALMENTE RISPOSTE CELLULO MEDIATE
- MACROFAGI E NEUTROFILI FAGOCITOSI E LIBERAZIONE SOSTANZE FUNGICIDE
- Th1 azione protettiva (TNF e IL-12)
- Th2 effetto dannoso per inibizione attività fagocitica (IL-10)
228. Immunità ai virus
⇓ MHCI
Ab verso Ag espressi sulle cellule infettate:
Lisi mediata dal complemento
ADCC (recettore Fc delle NK)
APC fagocita cellula infetta MHCII Th cooperaz. CTL
(crosspriming)
229. Immunità innata ai virus
-Interferoni Ac. Nucleico virale
Toll Like Receptor
Interferone
Attivazione NK
⇑ Degradazione RNA
⇑DAI virale
(Ds RNA-Activated
Inhibitor of translation)
⇑ MHCI
⇑ killing
⇓Sintesi proteine
virali
⇑ Killing mediato
dai CTL
230. Immunità specifica ai virus
CONSEGUENZE PATOLOGICHE
-AZIONE CTL SU CELLULE INFETTATE DA VIRUS NON CITOLITICI (LCMV, HBV)
-MIMETISMO MOLECOLARE E MALATTIE DA IMC (HBV)
231. DIFFUSIONE DEL VIRUS
NELL’ORGANISMO
PENETRAZIONE
INFEZIONE
REPLICAZIONE LOCALIZZATA
PRIMARIA Virus influenzali,Virus enterici
ORGANI
VIREMIA BERSAGLIO
PRIMARIA Suscettibilità e
Permissività
REPLICAZIONE
SECONDARIA
INFEZIONE
DISSEMINATA
Malattie
VIREMIA esantematiche,
SECONDARIA poliovirus
233. I determinanti della virulenza sono geni che:
1) influiscono sulla capacità del virus di replicarsi
2) colpiscono le difese immuni dell’ospite
3) permettono al virus di diffondersi
4) producono proteine tossiche
238. Effetti diretti dell’infezione primaria di virus citolitici:
• effetto citopatico (visibile in cellule in coltura) → lisi → sintomi
(p.es. poliovirus causa lisi neuroni → paralisi)
• apoptosi
• blocco di processi cellulari come traduzione, sintesi di DNA e RNA,
trasporto di vescicole (aumento permeabilità di membrane, rilascio enzimi
lisosomali → autolisi cellulare)
Effetti patogenetici di virus non citolitici:
sono conseguenza della risposta immune dell’ospite
239. EFFETTO CITOPATICO
Rigonfiamento o collassamento delle cellule
Formazione di cellule multinucleate (sincizi o policariociti)
Produzione di “corpi di inclusione” nel nucleo o nel citoplasma delle cellule
infette.
Il metodo più efficace per evidenziare questi cambiamenti è la colorazione con
coloranti basici (ematossilina) o acidi (eosina) che accentuano la natura delle
alterazioni
La presenza di alterazioni e la localizzazione e la natura delle “inclusioni”
(basofile o eosinofile) può essere utilizzato come criterio diagnostico per
l’identificazione di un agente virale.
241. Immunità ai virus
MECCANISMI DI EVASIONE
-Mutazioni puntiformi (DNAvirus) e riarrangiamento genomico (RNAvirus)≠Ag
-Inibizione presentazione MHCI
-Sintesi molecole inibitorie:
*Poxvirus antagonisti/recettori competitori per IFN, TNF, IL-1. IL-18, chemochine
*CMV competitore per il legame con peptidi del MHCI (⇓ CTL ⇑ NK)
*EBV omologo agonista recettoriale della IL-10 soppressione macrofagi
*HIV infezione CD4+
Blocco trascrizione:
Adenovirus (E1A)
242. Immunità ai parassiti
Parassita Malattia Meccanismo immunitario
principale
Protozoi
Plasmodium Malaria Ab e CTL
Leishmania Lehismaniosi CD4+ Th1macrofagi
Trypanosoma Tripanosomiasi africana Ab
Entamoeba histolitica Amebiasi Ab, fagocitosi
Metazoi
Schistosoma Schistostomiasi ADCC da eosinofili, macrofagi
Filaria Filariasi Immunità cellulo-mediata
Ab?
Elminti Parassitosi intestinali ADCC da IgE ed eosinofili MBP
243. Immunità ai parassiti
CONSEGUENZE PATOLOGICHE
-Risposte granulomatose (schistostomiasi) cirrosi epatica
-Reazioni cellulomediate croniche (filariasi) ostruzione linfatica e linfedema
-Malattie da IMC (schistostomiasi, malaria)
244. Immunità ai parassiti
MECCANISMI DI EVASIONE
Meccanismo Esempi
Variazione Ag Tripanosomi, Plasmodium
Acquisizione resistenza al Schistostomi, Elminti
complemento o ai CTL
Inibizione risposte Filaria (alterazioni
immunitarie circolazione linfatica),
Tripanosomi (citochine
immunosopressive)
Liberazione Ag solubili Entamoeba
(decoy target)
245. Letture consigliate
www.pubmed.org
Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A.
Robbins “Le basi patologiche delle malattie” 7.a Ed. Elsevier Italia
Rubin “Patologia” 2006 Casa Editrice Ambrosiana
C. A. Janeway ”IMMUNOBIOLOGIA - Il sistema immunitario in stato di salute e malattia”, III ed. Piccin
Abbas “Immunologia cellulare e molecolare” 2006 Elsevier