Here's a presentation of mine, shown in a Doctoral Seminary held at the University of Teramo, April 2011. By the way, after this seminary the University Network for the Holocaust Memorial Day took off.
Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Coen, Holocaust Museums of the World, University of Teramo, April 2011musei della shoah per teramo, 3
1. Verso una museologia della Shoah
Paolo Coen - Università della Calabria
paolocoen.blogspot.com
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3. . Musei dei campi di sterminio, o santuari della memoria
. Musei di singole comunità o dell’intera civiltà ebraica
. Musei della Shoah, o dell’Olocausto
5. Musei della Shoah
Beit Lohamei Haghetaot (Ghetto Fighter’s House Museum),
autostrada n. 4, tra Hakko e Naharia (1948)
Yad Vashem, Gerusalemme (1953)
United States Holocaust and Memorial Museum, Washington
(1993)
Museum of Tolerance, Los Angeles (1993)
Holocaust Museum, New York (1993)
The Holocaust Museum, Houston (1996)
6. The Holocaust Exhibition, Imperial War Museum,
Londra (2000)
Jüdisches Museum, Berlino (2000)
Museo e Memoriale per gli Ebrei assassinati
d’Europa, Berlino (2005)
Illinois Holocaust Museum and Education Centre,
Skokie, Chicago (2009)
Museum of Tolerance, Gerusalemme (2012?)
Museo della Shoah, Roma (2013?)
7. Lo ricordo, è accaduto ieri, o un’eternità fa. Un piccolo
bambino ebreo scoprì allora il Regno della Notte. Ricordo il suo
smarrimento, ricordo la sua angoscia. Tutto successe così in
fretta. Il ghetto. La deportazione. Il vagone piombato. L’altare
di fuoco su cui dovevano essere sacrificati la storia del nostro
popolo e il futuro del genere umano.
8. 1948 - Galilea nord-occidentale
Beit Lohamei Haghetaot, Ghetto Fighter’s Museum
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12. Ricordo che quel bambino domandò a suo padre:
“Può essere vero tutto questo? Questo è il ventesimo secolo,
non il Medio Evo. Chi potrebbe mai permettere crimini come
questi? Come può il mondo rimanere in silenzio?”.
13. 1953 - Gerusalemme
Yad Vashem
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18. E adesso quel bambino si volta verso di me. “Dimmi”, domanda, “che
cosa hai fatto con il mio futuro, che cosa hai fatto con la tua vita?”. Gli
rispondo che ho provato. Che ho provato a mantenere viva la memoria,
che ho provato a combattere quelli che vorrebbero dimenticare. Perché
se dimentichiamo siamo colpevoli, siamo complici.
E allora spiego quanto fossimo naif, che il mondo sapeva e rimase in
silenzio. E questo è perché ho giurato di non rimanere in silenzio, mai,
ogni volta e in ogni luogo degli esseri umani soffrono e sono umiliati.
Dobbiamo prendere partito. Schierarci. La neutralità aiuta l’oppressore,
mai le vittime. Il silenzio incoraggia chi tortura, mai il torturato. Almeno
in qualche circostanza dobbiamo intervenire. Quando le vite umane
sono a rischio, quando la dignità umana è messa a repentaglio, i confini
e le sensibilità nazionali diventano fattori irrilevanti.
22. Ogni volta che uomini e donne sono perseguitati per via della loro
razza, della loro religione, delle loro scelte politiche, quel posto deve -
ed in ogni momento - diventare il centro dell’universo.
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1993 - Washington
United States Holocaust and Memorial Museum
24.
25.
26.
27.
28. Ovviamente, dal momento che sono un ebreo profondamente
radicato nella memoria e nella tradizione del mio popolo, la mia
prima risposta è ai timori degli Ebrei, alle paure degli Ebrei, alle
crisi degli Ebrei. Il fatto è che io appartengo a una generazione
soggetta ad un trauma, una generazione che è passata attraverso
l’esperienza dell’abbandono e della solitudine della propria gente.
Sarebbe per me fuori natura per me non far diventare mie le
priorità degli Ebrei.
33. Ma altre cose hanno importanza per me. Il razzismo, l’apartheid sono
dal mio punto di vista tanto gravi quanto l’antisemitismo. Dal mio
punto di vista, l’isolamento di Andrei Sackharov è una disgrazia tanto
grave quanto imprigionare Joseph Begun o l’esiliare Ida Nudel. Così
come proibire il dissenso a Solidarnosch e al suo leader Lech Walesa.
38. Esiste così tanta ingiustizia, esiste così tanta sofferenza che hanno
bisogno, che reclamano la nostra attenzione: vittime della fame,
del razzismo e delle persecuzioni politiche, scrittori e poeti,
prigionieri in così tanti paesi. Paesi governati dalla sinistra come
dalla destra.
39. 2000 - Londra
The Holocaust permanent exhibition at the Imperial
War Museum
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40. I diritti umani sono violati in ogni continente. Sempre più
persone sono oppresse.
Come si fa a non essere sensibili, come non prestare orecchio?
41. 2005 - Berlino
Museo e memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa
(Denkmal und Museum für ermordeten Juden Europas)
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42.
43.
44.
45.
46. Questo vale anche per i Palestinesi, alle cui sofferenze sono
sensibile, ma di cui deploro i metodi, quando questi metodi
portano alla violenza. La violenza non è la risposta. Il
terrorismo è la più pericolosa fra queste risposte. I Palestinesi
sono frustrati, questo si può e si deve capire. Qualcosa deve
essere fatto.
47. 2009 - Skokie, Chicago
Illinois Holocaust Museum and Education Centre
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50. I rifugiati e le loro miserie. I bambini e le loro paure. Gli sradicati e i
senza speranza. Qualcosa deve essere fatto per risolvere questa
situazione. Entrambi i popoli, gli Ebrei e i Palestinesi, hanno perso
troppi figli e figlie e hanno perso troppo sangue. Questo deve cessare,
e tutti gli sforzi per farlo cessare debbono essere incoraggiati. Israele
coopererà, di questo sono certo. Perché ho fede in Israele, perché ho
fede nel popolo ebraico.
51. 2012 - Gerusalemme
Museum of Tolerance
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56. Diamo ad Israele una possibilità, diamo la possibilità che l’odio
e il pericolo siano rimossi dal loro orizzonte, e vi sarà pace
dentro e intorno alla Terra Santa.
61. Per cortesia, dovete comprendere la mia totale e profonda
devozione ad Israele. Se poteste ricordare quel che io ricordo,
capireste. Israele è la sola nazione al mondo la cui esistenza è
messa a rischio, ogni giorno. Se Israele perdesse anche solo una
guerra, significherebbe la sua fine, ed anche la nostra. Ma io ho
fede. Fede nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, ed anche
nella sua creazione. Senza questa fede l’azione è impossibile. E
l’azione è il solo rimedio all’indifferenza, che è poi il pericolo
più insidioso fra tutti.
Elie Wiesel, Discorso di accettazione del premio Nobel per la pace, 10
dicembre 1986.
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