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Editor's Notes
La nascita dei Musei Capitolini viene fatta risalire al 1471, quando il papa Sisto IV donò al popolo romano un gruppo di statue bronzee di grande valore simbolico.
l papa Sisto IV donando solennemente al Popolo Romano nel 1471 alcune antiche statue in bronzo già conservate al Laterano (la Lupa, lo Spinario, il Camillo e la testa colossale di Costantino, con il globo e la mano).
La restituzione alla città delle vestigia della sua passata grandezza acquistava un più alto valore simbolico per la loro collocazione sul Campidoglio, centro della vita religiosa della Roma antica e sede delle magistrature civili cittadine a partire dal medioevo, dopo un lungo periodo di abbandono.
Vediamo almeno alcune di queste sculture nel dettaglio. Perché? Perché alcuni sono i veri simboli di Roma. Pensiamo a questa qui. La Lupa capitolina. È una scultura in bronzo. Molto
Voi tutti credo sappiate che cosa rappresenti. Siamo alle origini del mito di Roma. Secondo il mito, la vestale Rea Silvia venne fecondata dal dio Marte e partorì due gemelli, Romolo e Remo. Il nonno dei gemelli, Numitore, fu scacciato dal trono di Alba Longa dal fratello Amulio. Per evitare che i nipoti, diventati adulti, potessero rivendicare il trono usurpato, Amulio ordinò che fossero gettati nel Tevere in una cesta. Questa cesta si incagliò sul fiume alle pendici di un colle, dove i gemelli furono trovati da una lupa che si prese cura di loro finché non furono trovati dal pastore Faustolo.[7] L'antro della lupa era il leggendario lupercale presso il colle Palatino.
La scultura è a grandezza leggermente maggiore del naturale. I soggetti principali sono due. Una lupa che guarda in giro con attenzione. Come se avesse sentito, ascoltato qualcosa. È insomma all’erta. I due gemelli sono invece di stile, di fattura molto diversa. Se la stanno godendo. Stanno succhiando il latte dalle mammelle della lupa.
La datazione e dunque la manifattura: sono molto dubbie. Guardate, fin dall’antichità, fin da prima di Cristo le fonti, in particolare Tito Livio, parlarono di sculture di questo genere.
Cicerone riporta come il simulacro capitolino venne colpito da un fulmine nel 65 a.C. e da allora non venne riparato.
Da Winckelmann in poi la lupa è stata considerata di fattura etrusca, si ritiene che sia stata fusa nella bassa valle tiberina[3] e che si trovi a Roma sin dall'antichità. Sempre Winclelmann inoltre giudicò che invece i due gemelli fossero stati fatti in età rinascimentale, sotto Sisto IV.
Dal XIX secolo la datazione del pezzo è stata posta in discussione. Attualmente vi sono due scuole di pensiero. Una prima scuola ritiene appunto che la statua sia etrusca o comunque antica. Una seconda scuola di pensiero ritiene invece che si tratti di un’opera medievale, a imitazione dell’antico. Di recente, questa opinione è stata sostenuta con forza da Adriano La Regina, anche sulla base di osservazioni di carattere materiale, come per esempio la tecnica di fusione.
Vediamo qui altri pezzi molto importanti. Appartiengono al nucleo della donazione originaria e la testa colossale di Costantino, con il globo e la mano). Stiamo parlando di bronzi del IV secolo. siamo cioè alla fine dell’Impero.
Le sculture furono in un primo tempo sistemate sulla facciata esterna e nel cortile del Palazzo dei Conservatori ed in breve il nucleo originario fu arricchito da successive acquisizioni di reperti provenienti dagli scavi urbani e strettamente collegati con la storia della Roma antica.
Alla metà del XVI secolo erano state collocate in Campidoglio, significative opere di scultura (tra le altre la statua di Ercole in bronzo dorato dal Foro Boario, i frammenti marmorei dell'acrolito di Costantino dalla Basilica di Massenzio, i tre pannelli a rilievo con le imprese di Marco Aurelio, il cd. Bruto Capitolino) ed importanti iscrizioni (tra cui i Fasti Capitolini, rinvenuti nel Foro Romano).
Le due colossali statue del Tevere e del Nilo, attualmente all'esterno del Palazzo Senatorio, furono trasferite negli stessi anni dal Quirinale, mentre la statua equestre di Marco Aurelio fu portata dal Laterano nel 1538 per volere del papa Paolo III.
Qui vediamo riunite in un fotomontaggio le statue della donazione di Sisto IV, nel 1471. Lo spinario, la lupa, il Camillo, la testa di costantino, la palla in bronzo e la mano.
La fisionomia della piazza venne acquisita grazie a Michelangelo Buonarroti. Siamo negli anni trenta del Cinquecento, per la precisione fra il 1534 e il 1538. A destra il palazzo dei Conservatori, cioè dei magistrati del Comune; a sinistra il Palazzo Nuovo, che in realtà sarebbe stato costruito nel XVII secolo, ma prendendo a modello esattamente il palazzo dei Conservatori. Al centro, sullo sfondo, il palazzo Senatorio, di origine medievale ma anch’esso ristrutturato completamente, specie in facciata. Al centro, infine, Michelangelo volle porre la statua dell’imperatore Marco Aurelio a cavallo, organizzando l’intero spazio intorno ad essa.
La fisionomia della piazza venne acquisita grazie a Michelangelo Buonarroti.
L’imperatore è raffigurato in sella ad un cavallo che procede al passo, con due soli zoccoli posati sul basamento; è probabile che al di sotto della zampa anteriore fosse la figura di un nemico vinto; doveva tenere un oggetto nella mano sinistra, rivolta verso l’alto: si è pensato ad uno scettro, a un globo o a una statuetta di una Vittoria, ma probabilmente la posizione delle dita indica che reggeva le redini.
La destra è tesa in avanti nel gesto tipico con cui un oratore parlava ad una folla riunita (adlocutio). Egli indossa la tunica e il mantello (paludamentum) e ai piedi ha calzature tipiche dei personaggi di alto rango (calcei patricii o senatorii).
Si tratta dell’unica statua equestre integra conservata dall’Antichità: in età tardo-imperiale ve ne erano a Roma ben 22. La sua conservazione, dovuta ad una errata identificazione con Costantino, ha fatto assumere all’opera un rilievo eccezionale
La statua si trovava, in origine, dove oggi è l'obelisco Lateranense, in piazza S.Giovanni in Laterano, perché lì sorgeva la villa di Domizia Lucilla, la madre di Marco Aurelio: la statua era posizionata su un basamento all'interno di un tempio dedicato a Vesta ed alle Vestali. Per secoli rimase lì, ritenuta da tutti una statua di Costantino il Grande, finché Sisto IV la fece restaurare nel XV secolo e Michelangelo, nel 1538, la volle, con felice intuito, al centro della piazza capitolina. Altrettanto importante è il basamento, proveniente dal Tempio dei Castori e modellato direttamente dal grande Michelangelo.
Qui vediamo l’originale del Marco Aurelio. Qualche anno fa è stato sostituito da una copia.
Per arrivare fino al nostro Museo, al museo vero e proprio, cioè al Museo Capitolino, dobbiamo attendere il 1734, in seguito all'acquisizione della collezione di statue e ritratti del cardinale Albani ad opera del papa Clemente XII,
Vediamo qui due immagsini di Clemente XII, al secolo LorenzoCorsini. Corsini era un gesuita, come il nostro papa Francesco. Bartolomeo era primogenito della sua generazione.
Poteva dunque succedere alla guida della famiglia. Decise il contrario. Rassegnò le dimissioni, rinunziò al diritto di progenitura. Investì 30.000 scudi, una somma enorme, nella carriera ecclesiastica. Contestualmente investì massicciamente nel mondo delle arti.
Al momento della elezione Corsini era già molto anziano. Aveva 78 anni ed era già cieco. Sarebbe durato solo 10 anni. Ma furono anni molto importanti per Roma e dunque per il mondo intero, almeno in termini artistici.
Per arrivare fino al nostro Museo, al museo vero e proprio, cioè al Museo Capitolino, dobbiamo attendere il 1734.