3.
La prima attività umana di natura
artistica, conosciuta come ‟linguaggio
della preistoria” o “arte primitiva”, è
testimoniata dai manufatti giunti sino a
noi. Essi esprimono un concetto di
qualità estetica, volontaria o istintiva,
nella forma di rappresentazione di
aspetti essenziali della difficile esistenza
dell’uomo nell’età della pietra.
Testimonianze di questo periodo
risalgono a circa 30 mila anni fa. Nel
Paleolitico superiore, l’uomo produce
semplici manufatti e crea figure o segni
incisi o dipinti su utensili o roccia.
Le Veneri, statuette di pietra, fanno
pensare a piccoli amuleti propiziatori
della fecondità, l’accentuazione degli
attributi femminili, hanno un
significato simbolico e magico.
4. Nella grotta di Chauvet, ad esempio, vi è la
disposizione delle diverse specie animali.
Si tratta di raffigurazioni incise o disegnate
sulle pareti della grotta, il soggetto prevalente
è l’animale. Una delle interpretazioni sul
significato di queste figure è l’attribuzione di
una funzione magica e propiziatoria per la
caccia. Alcuni siti paleolitici sembrano veri e
propri luoghi sacri. L’uomo comincia a servirsi
dell’immagine per esprimersi.
5. Le impronte di mani,
possono essere in positivo o
in negativo, hanno un
significato simbolico: la
mano indica il possesso
della caverna o degli
animali.
6. Il complesso monumentale di Stonehenge, collocato
nella contea del Wiltshire, nel Wessex in
Inghilterra, è un esempio di Cromlech. Si tratta di
luoghi sacri legati al culto del sole.
Il complesso è costituito da pietre monolitiche,
erette e poste secondo uno schema circolare e con
sistema trilitico.
8. Stele degli avvoltoi
La stele degli avvoltoi del 2450 a.C.
è un bassorilievo che rappresenta la
vittoria di Eannatum di Lagash su
Enakalle di Umma e su di esso
vengono rappresentati i vari
avvenimenti della guerra. Il re è in
piedi sul suo carro mentre impugna
un'arma ricurva, mentre i suoi
soldati in gonnellino, con elmi e
lance in mano, marciano dietro di
lui e calpestano crudelmente
montagne di cadaveri attaccati
persino dagli avvoltoi.
I primi popoli che si stanziarono in
Mesopotamia diedero vita alle
prime città. Alcuni popoli, della
Mesopotamia fecero importanti
scoperte e invenzioni. I Sumeri, ad
esempio, furono tra i primi a
inventare la scrittura cuneiforme.
In passato nei dipinti venivano
rappresentati uomini e
animali, come simboli
propiziatori, con la nascita
della città, i dipinti e le
statuette rappresentano scene
con immagini di re, come
simbolo di Divinità.
9. Il codice di Hammurabi è una fra le più antiche
raccolte di leggi scritte conosciute nella storia
dell'umanità. Fu realizzato durante il regno del re
babilonese Hammurabi, che regnò dal 1792 al 1750
a.C. Questa raccolta, di circa 300 leggi, fu scolpita su
una stele in diorite, con inscrizioni cuneiformi. Si
tratta di decisioni prese dal sovrano per risolvere
questioni riguardanti l’amministrazione dello Stato e
della giustizia.
Nella parte superiore viene raffigurato Hammurabi
in piedi al cospetto di Shamash, dio della giustizia,
che gli porge il cerchio e il bastone, simboli
tradizionali del potere regale. Shamashe siede su di
un trono, viene raffigurato con la barba lunga e
indossa un capricapo a forma di spirale e un abito a
balze.
10. Gudea è un’opera in diorite realizzata a
Lagash nel 2150 a.C.; alta circa 62 cm,,
oggi è conservata al Louvre di Parigi.
Gudea è rappresentato con un’ampolla
di vetro dalla quale sgorga dell’acqua con
rivoli simmetrici che scendono da due
parti, come simbolo delle opere di
irrigazione. La figura rigida presenta
una posizione eretta ed è coperta da un
mantello lungo e asimmetrico nella
copertura delle spalle, decorato con
iscrizioni. Sul capo troviamo un cappello
d’oro, per simboleggiare la regalità di
Lagash.
11. Lo stendardo di Ur
è un pannello rettangolare
Eannàtum
nel quale è rappresentata
l’antica gerarchia sociale
della civiltà mesopotamica
di circa 6000 anni fa.
Lo stendardo è
costituito da 2 facce:
una faccia anteriore
che raffigura le vicende
relative ad una guerra
vinta dai Sumeri;
l’altra, rappresenta
invece la pace
riconquistata.Mettendo a
confronto il re
sacerdote dello
stendardo di Ur e la
statuetta di
Ennàtum possiamo
trovare alcune
somiglianze.
13. Contemporaneamente all’evolversi
della civiltà mesopotamica, si
sviluppa, lungo i rigogliosi territori
percorsi dal Nilo, la civiltà egizia dal
4500 a.C. in poi, scandita da una
successione di trenta dinastie.
L’arte egizia per circa tre millenni
appare immobile, fondata su canoni
immutabili e indifferente a qualsiasi
influsso esterno.
Verso la fine del IV millennio, l’uomo
egizio per comunicare il proprio
pensiero agli altri, impara a
esprimersi attraverso dei simboli,
nasce così la scrittura geroglifica che
viene realizzata su supporti di papiro
o incisa su pietra, come negli
obelischi o dipinta su pareti.
.
14. Le sculture, realizzate in una
notevole quantità e ricchezza di
materiali, sono figure di re e
principesse, raffigurate in posizione
stante o seduti. Lo scultore non cura
l’espressione e la vitalità dei
personaggi, ma si preoccupa di dare
alla figura solenne compostezza.
Nella posizione stante (in piedi), il
faraone, portando l’avanzamento
della gamba sinistra e le braccia
distese lungo i fianchi e i pugni
serrati, non produce una sensazione
di moto, ma al contrario accentua la
stabilità e l’equilibrio.
L’impostazione della figura seduta
del faraone, presenta immobilità e
freddezza, con il capo eretto, le
braccia parallele appoggiate sulle
gambe o incrociate sul petto,
determina una forma
geometricamente squadrata,
sottolinea la dignità morale.
Uno dei gruppi più celebri, è quello del re
Micerino con la moglie, ritrovato nel
tempio di El-Ghiza.
Per ricreare un ambiente familiare e
sereno dopo la morte, il re Micerino viene
ritratto con la moglie Khamerer-Nebti. La
donna col braccio destro, abbraccia il
marito cingendolo alla vita e appoggia il
braccio sinistro su quello del consorte, a
significare simbolicamente un’unione
15. Le tavolette per cosmetici narrano
l’unione dei due Regni ad opera del
faraone Nàrmer.
Su una faccia della tavoletta il re viene
rappresentato con la corona conica
dell’Alto Egitto, con una mano afferra il
re nemico per i capelli, con l’altra alza la
clava per ucciderlo. Sulla destra il falco,
simbolo di Hòrus, nel quale si identifica il
re, appoggiato su piante di papiro, ha
sconfitto il nemico del paese dove cresce
il papiro (il Basso Egitto).
Nella seconda tavoletta Nàrmer viene
rappresentato con la corona unita al
berretto del Basso Egitto, che avanza
accompagnato da uomini che recano
insegne, mentre sulla destra, in doppia
fila, sono disposti dieci nemici decapitati.
Al centro della tavoletta, vi sono due
animali con teste leonine, dai colli lunghi
intrecciati in segno di unione. In basso, il
toro atterra il re nemico. Queste
tavolette oltre ai contenuti documentari,
fissano alcuni canoni tipici di tutta l’arte
figurativa egizia.
16. Del culto al dio-Sole Aton, in onore del
quale il faraone assume il nome di
Ekhnaton (colui del quale Aton si
compiace), culto del quale rimane
testimonianza nel rilievo con l’offerta
ad Aton.
Il dio Sole, Aton, con i suoi raggi
benefici, investe la famiglia del
faraone. Ogni raggio termina con una
piccola mano ( simbolo del potere su
tutte le cose), la seconda a sinistra
regge il simbolo della vita. Alle spalle
del re, in dimensioni ridotte, sono
raffigurate la moglie e la figlia.
17.
18. Un esempio importante di arte vascolare
sono le anfore funerarie. Queste erano
divise in anfore per le donne e crateri
per gli uomini. Un esempio è l’anfora
“del lamento funebre.
20. La figura umana è il soggetto più rappresentato nella sculrura greca. Le statue più antiche, dell’VIII-VI
secolo, erano in legno (xoàna) e si sono perdute, ma sono giunte a noi quelle di pietra e di marmo, come la
statua di Nicadro. Queste raffiguravano prevalentemente giovani uomini (kouroi ) e giovani donne vestite
(korai). La parte destra della scultura era quasi uguale a quella sinistra, se non per una gamba un pò
avanzata e un braccio alzato, come L'Apollo di Sunio e il Moscoforo (che
rappresenta Rhombos che sostiene un vitello sulle sue spalle. Sono sculture erette con uno scopo
propiziatorio e rigidamente frontali. Dal V secolo si evidenzia un vivo interesse per l'anatomia e la
rappresentazione del movimento. Nel mondo greco le divinità hanno forma umana: il loro corpo,
rappresentato nel pieno della giovinezza e del
vigore, comunica l'idea di una bellezza perfetta, immortale. I grandi scultori del V secolo (Mirone, Policleto,
Fidia) e del IV (Skopas, Prassitele, Lisippo) esaltano la perfezione della muscolatura e studiano
accuratamente l'armonia e la proporzione fra le parti del corpo, mostrando una grandissima abilità tecnica.
Dal III secolo in poi l'ideale dell'uomo greco perfetto viene abbandonato. Ci si allontana dalla bellezza e le
immagini riproducono anche i difetti fisici e i corpi non sono più giovani ed atletici. Si sviluppa la ritrattistica
per tramandare il volto degli uomini illustri. Gli eroi della cultura greca sono ora i grandi protagonisti della
storia: condottieri, politici, filosofi, poeti e artisti. Lo scopo di queste opere è soprattutto celebrativo; infatti
l'artista vuole comunicare la personalità del soggetto rappresentato.
21. La storia della scultura greca si divide in:
- PERIODO ARCAICO (650-480 A.C. ) A questo periodo risalgono le statue dei kouroi e delle korai, che
rappresentano probabilmente portatori di offerte alle divinità. La produzione si orienta secondo 3 stili
fondamentali: DORICO, schematico e rozzo. Si sviluppa nell'area occidentale della Grecia; IONICO,
delicato e dettagliato nei particolari; ATTICO, rappresenta una fusione dei 2 stili precedenti. Si sviluppa
ad Atene.
- PERIODO CLASSICO(V-secolo a.C.) L'artista mira a rappresentare la bellezza fisica. Gli artisti più
importanti del IV secolo furono: Skopas, Prassitele e Lisippo. Skopas realizzò la menade danzante che
esprime in senso frenetico la partecipazione alla danza; inoltre ci sono molti effetti luce che mettono in
risalto il PATHOS. Lisippo, invece, realizzò l'APOXYOMENOS che rappresenta un atleta che si
asciugava il sudore proprio per dimostrare la cura per il corpo. Inoltre questo artista realizzò Eros che
tende un arco. Di Prassitele è molto importante il fatto che tutte le sue statue trovano sostegno in un
corpo esterno come un tronco o un albero.
- PERIODO ELLENISTICO (dalla morte di Alessandro Magno al 31 A.C.) La scultura esprime armonia
ed eleganza. Molto importante è la NIKE DI SAMOTRACIA: senza testa che rappresenta la dea della
Vittoria.
23. Achille gioca ai dadi
Nell’anfora a figure nere di Exechias,
rinvenuta in una tomba etrusca a Vulci,
sono raffigurati Achille e Aiace che, in una
pausa dal combattimento sotto le mura di
Troia, giocano a dadi. Achille e Aiace hanno
appena gettato i dadi e gridano forte il
proprio numero (tre e quattro); le parole
escono dalle loro bocche come fumetti e,
intorno, altre iscrizioni identificano i due
personaggi.
Vaso François
Si tratta di un antico cratere a
volute a figure nere di produzione
attica. Un'iscrizione dipinta sullo
stesso vaso ne riporta gli autori: il
ceramista Ergotimos e il
ceramografo Kleitias. La
decorazione comprende la
raffigurazione di scene mitologiche o
decorative, i cui temi sono incentrati
sul ciclo narrativo del personaggio di
Achille (e di suo padre Peleo). Le
scene si dispiegano su sette registri
sovrapposti.
Sulle anse: le Nozze di Teti e Peleo, i
futuri genitori di Achille; "Artèmide
alata» dea della caccia; Aiace, che
trasporta la salma di Achille ucciso
da Paride e una Gòrgone alata.
1-L’agguato di Achille a Tròilo
2-Il ritorno nell’Olimpo di Efesto.
3-La caccia del cinghiale Calidònio
4-Giochi funebri tenuti da Achille in
onore dell’amico Patroclo.
5-Teseo suona la lira di fronte ad
Arianna
6- La centauromachia: la battaglia
tra Centauri e Lapiti
7-Sul piede del vaso, è raffigurata la
lotta dei Pigmei con le Gru, la
“geranomachia”.
Tomba della Caccia e della Pesca
Protagonista della parete di fondo della camera
è la natura, con il mare e il cielo popolati di
uccelli e delfini; sulle onde una piccola barca di
pescatori e su una roccia un cacciatore munito
di fionda che cerca di colpire gli uccelli.
26. IL RITRATTO
È nel ritratto che Roma dà il suo contributo più
caratteristico alla tradizione fondata dai Greci, un
contributo che maturò molto prima che in altri generi
scultorei e che fece sì che lo sviluppo della scultura a
Roma si dividesse in due campi, con ritmi evolutivi
differenti, il ritratto e gli altri generi. Dall'epoca della
Repubblica il ritratto venne sempre più valorizzato e
con il tempo oscillò ciclicamente tra una tendenza
classicista idealizzante e un'altra di grande realismo,
derivata in parte dall'espressività tipica dell'arte
ellenistica. Tra i ritratti più celebri è quella di Augusto
loricato (dalla lorìca, la corazza) che ritrae l'imperatore
Augusto in piedi, con il braccio destro alzato e il gesto di
attirare l'attenzione dei soldati per incitare l'esercito
prima della battaglia. L'imperatore è ritratto, almeno
nel volto, nelle sue reali fattezze, anche se idealizzate
nella celebrazione della sua carica.
La statua dell’imperatore
Augusto è una copia del I
secolo a.C. L’imperatore è
ritratto in piedi e a capo
coperto nelle vesti di
pontefice massimo. I tratti
somatici piuttosto emaciati
suggerirebbero la
realizzazione della statua
negli ultimi anni di vita, con
i segni già visibili della
malattia e della stanchezza.
Il capo velato è dovuto alla
funzione di Pontifex
maximus dell'imperatore: il
braccio destro, aveva
probabilmente in mano una
patera, piatto rituale per lo
spargimento di vino durante
un sacrificio.
27. I 200 metri del fregio istoriato
continuo si arrotolano intorno al
fusto per 23 volte. La narrazione è
organizzata rigorosamente, con
intenti cronistici. Vengono
rappresentate le scene "salienti"
delle due battaglie contro i Daci,
intervallate dalle scene di marcia e
trasferimenti delle truppe. Tra le
scene più significative spiccano: il
suicidio dei capi daci col veleno, la
presentazione della testa di
Decebalo a Traiano, l'asportazione
del tesoro reale. Le scene sono
ambientate in contesti ben
caratterizzati, con rocce, alberi e
costruzioni: per questo sembrano
riferirsi ad episodi specifici ben
presenti nella mente dell'artista,
piuttosto che a generiche
rappresentazioni idealizzate.
La Colonna Traiana è un
monumento innalzato a
Roma per celebrare la
conquista della Dacia da
parte dell'imperatore
Traiano: rievoca tutti i
momenti salienti di
quella espansione
territoriale.
28. L'Ara Pacis Augustae
(Altare della pace augustea)
è un altare dedicato da
Augusto nel 9 a.C. alla
Pace.
La scena più importante e
meglio conservata è sul
fianco meridionale, con
personaggi della famiglia
imperiale e Augusto col capo
velato nella veste di
pontefice massimo.
29. La straordinaria conoscenza della pittura romana è dovuta soprattutto
alle uniche condizioni di preservazione delle città vesuviane di Pompei,
Ercolano e Stabia, databili tra il II secolo a.C. e il 79 d.C. Era tipico per
una casa signorile avere ogni angolo di parete dipinta, da cui deriva
una straordinaria ricchezza quantitativa di decorazioni pittoriche.
Unitamente alla pittura parietale si era sviluppata la pittura di merito
che era quella su tavola.
30. Il primo stile, detto ad Incrostazioni, cercava di
riprodurre la struttura di un muro in blocchi, sia sulla
contrapposizione di tinte forti, geometricamente
organizzate a imitare i rivestimenti in marmo prezioso”.
Il secondo stile può essere definito come Architettura in
prospettiva. I dipinti rappresentano strutture
architettoniche e velari, che hanno l’effetto di
ampliamento prospettico delle stanze.
La caratteristica del ‟terzo stile”, detto della Parete reale,
è il rifiuto delle finte architetture, unitamente
all’adozione di una decorazione fondata sull’associazione
di grandi superfici piane colorate con tinte vivaci e spesso
ornate nella parte centrale con grandi pannelli figurati.
Nella pittura romana si individuano quattro "stili"
Il quarto stile, detto
dell’illusionismo
prospettico,
documentato a Pompei
dal 60 d.C., è molto
ricco, ma non ripropone
niente di nuovo che
non fosse già stato
sperimentato nel
secondo stile. Lo spazio
illusionistico della
rappresentazione,
sembra "sfondare" la
parete con apertura su
una veduta.
31. Il mosaico romano, fu considerato
inizialmente bene di lusso, ebbe una
diffusione lenta, diffondendosi poi in tutto
l'Impero romano. Si preferiscono temi
figurativi per lo più stereotipati, ma
soprattutto motivi geometrici e vegetazione
stilizzata. I mosaici pavimentali romani
bicromi bianchi e neri fecero la loro comparsa
nell'epoca adrianea. Essi vennero impiegati
largamente nelle terme, negli ambienti di uso
pubblico e nelle abitazioni meno lussuose. I
mosaici policromi di derivazione ellenistica
erano più rari, si diffusero anche nei
pavimenti degli edifici pubblici o di persone
altolocate, come i palazzi imperiali del
Palatino a Roma e la Villa Adriana di Tivoli,
in una villa patrizia della Sicilia a Piazza
Armerina. Il mosaico diventa parte integrante
dell'ambiente dove si trova, influenzando così
anche l'iconografia: scene mitologiche nei
templi, motivi marini nelle terme, atleti nelle
palestre, nature morte o scene dionisiache nei
triclini, cani nei vestiboli, soggetti erotici nelle
camere nuziali.
33. L’Italia entra in contatto con la
cultura bizantina quando, nella
metà del VI secolo, Ravenna
diviene sede dell’esarca
(governatore) di Costantinopoli.
Ravenna, col suo porto strategico
e sede del potere politico fino alla
caduta del dominio bizantino, nel
402 diventa la nuova capitale.
Ravenna si arricchisce di
splendidi palazzi e monumenti,
diventa il centro in cui si
incontrano arte romana,
paleocristiana e bizantina, si
sviluppa un linguaggio figurativo
proprio, che perfeziona l’arte del
mosaico di cui resta una
ricchissima testimonianza negli
edifici sacri del V e VI sec.
Dopo il crollo dell`impero romano
d'Occidente nel 476, l’Impero d’Oriente
continua a esistere per un altro millennio,
durante il quale l'arte bizantina si diffonde
nel bacino del Mediterraneo, nasce anche
un nuovo linguaggio figurativo, ricco di
influssi ellenistici. L’arte bizantina ha un
carattere intensamente spirituale e solenne,
trae origine dall’arte romana ma si
differenzia per i soggetti ritratti appiattiti,
stilizzati e monumentali con una maggiore
astrazione soprannaturale, mentre l’arte
romana ritrae la natura restando molto
fedele alla realtà. Lo scopo delle immagini
sacre è quello di educare i fedeli in senso
religioso e morale, ma molto diverso è il
modo di rappresentarle.
34. Nel mosaico del Buon Pastore in Galla Placidia,
Cristo è raffigurato imberbe seduto su una roccia e
circondato da pecore che si rivolgono tutte verso di
lui. La rappresentazione è ricca di colori. Cristo
viene rappresentato con immagini vicine alla realtà
quotidiana. Alla naturalezza dei gesti, tipici delle
figure cristiane d’Occidente, si contrappongono la
frontalità dell’immagine e la fissità dello sguardo
che rappresentano una realtà eterna ed
immutabile.
Nella conca dell'abside in S. Vitale, Cristo è
raffigurato, al centro, con l’aspetto giovanile, fra
due arcangeli, seduto sul globo celeste,
appoggiato sulla terra. Egli regge con la sinistra
il rotolo dei sette sigilli e con la destra porge la
corona del martirio a S. Vitale. Alla destra
dell'osservatore è raffigurato il vescovo Ecclesio,
fondatore della Chiesa di S. Vitale, che ne
presenta il modello.
35. I mosaici dei due celebri pannelli dell'Imperatore Giustiniano e di
Teodora circondati dalle rispettive corti, mostrano tutto lo sfarzo
che richiedeva il loro status politico e religioso. Sono raffigurati
l'imperatore che porta il pane e si avvia alla processione
dell'offertorio seguito da un corteo di uomini, riccamente vestiti,
sono immobili: guardano avanti, mostrando un forte coinvolgimento
spirituale. Alla sinistra del re è raffigurato Massimiano, vescovo di
Ravenna che officia la funzione religiosa. Di fronte al corteo di
Giustiniano si trova quello dell’Imperatrice Teodora che è
accompagnata dal suo seguito di dame, essa porta verso l’altare un
calice tempestato di gemme. La decorazione degli abiti delle dame
di corte dà un’idea dello sfarzo, del lusso e dello splendore che
caratterizzava la corte di Bisanzio. Nella veste di Teodora sono
rappresentati i tre magi.
Il mosaico esprime dunque una precisa valenza politica:
Giustiniano e Teodora non si sono mai recati a Ravenna, ma l'opera
ne legittima il ruolo e il potere, ma tramite la persona riconoscibile
del vescovo in questo mosaico si riconosce la superiorità del potere
della Chiesa. La sacralità dell'imperatore è sottolineata dall'aureola
posta sul suo capo.
36. Nella Basilica di Sant'Apollinare in Classe il
mosaico presenta la Trasfigurazione sul Monte
Tabor. Nella parte superiore un grande disco
racchiude un cielo stellato nel quale
campeggia una croce gemmata, che reca
all'incrocio dei bracci il volto di Cristo. Sopra
la croce si vede una mano che esce dalla nube,
la mano di Dio. Ai lati del disco, le figure di
Elia e Mosè. Le tre pecore, simboleggiano gli
apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni.
Nella zona inferiore, al centro si erge solenne
la figura di Sant’ Apollinare, primo vescovo di
Ravenna, circondato da dodici agnelli bianchi,
ovvero i dodici apostoli, o i fedeli affidati alla
sua cura pastorale.
La scelta del tema è strettamente legata alla
lotta contro l'arianesimo.
37. Un esempio di mosaico, è quello presente nella navata
e nell’arco trionfale di Santa Maria Maggiore: qui
sono rappresentate storie dell’antico testamento di
Abramo e Giacobbe a sinistra e di Mosè e Giosuè a
destra. La scena raffigura un momento del
combattimento tra Giosuè e gli amorrei. Il mosaico
dell’arco trionfale, invece, mostra storie dell’infanzia
di Gesù, questo arco è detto anche Arco di Efeso,
poiché fu costruito dopo il concilio che si tenne a
Efeso. Nel lato sinistro, è presentata L’adorazione dei
Magi, Gesù, ormai bambino e non più neonato, siede
sul trono come un imperatore, dietro di lui ci sono
quattro angeli vestiti di bianco , la vergine alla sua
destra indossa abiti da principessa orientale. San
Giuseppe occupa l’estremità sinistra, mentre i re
Magi, offrono doni su piatti d’argento e indicano la
stella che li ha guidato. Queste sono le uniche figure
che hanno attinenza religiosa.
39. Lungo la strada che da Palermo conduce a Monreale, alzando lo
sguardo, adagiata su un poggio, si può notare la struttura
poderosa delle Absidi del Duomo di Monreale. Sono state definite
le Absidi più belle d'Europa: giochi geometrici, intreccio di archi a
sesto acuto ed inserzioni di pietra lavica, sono alcune delle
caratteristiche salienti che ne abbelliscono la struttura
compositiva. L'interno del Duomo si presenterà agli occhi come
uno dei più alti e significativi monumenti dell'arte bizantina del
periodo normanno in Europa. Le sue pareti adorne di splendidi
mosaici narrano le storie dell'Antico e del Nuovo
Testamento. L'immensa navata centrale culmina con il grande
arco trionfale in un crescendo architettonico che sembra indurre
l'osservatore a focalizzare lo sguardo verso il catino absidale, in
cui domina la maestosa figura del Cristo Pantocratore. Dopo
questa breve presentazione, è interessante la rapida descrizione
dei mosaici. La parete veniva solcata da profonde scalpellature, al
fine di facilitare la stesura del primo strato di malta, dopo la
presa, la superficie veniva resa ruvida mediante intaccature
eseguite con la cazzuola e vi si applicavano sopra gli strati di
allettamento che comprendevano le tessere musive. Sia nel primo
che negli altri strati di malta venivano amalgamate pagliuzze
tritate e chiodi. L'uso della paglia era espediente assai noto,
serviva a dar maggiore tenacità alla malta attaccata al muro.
Quanto ai chiodi venivano posti in alcune parti con modanature
40. Nel corso del ‘200, da una forma orizzontale si passa ad
una forma a sviluppo verticale, che doveva risultare
meglio visibile ai fedeli e più imponente, la pala d'altare.
Nelle pale d’altare la parte centrale ospita santi
raffigurati in piedi a figura intera, eventualmente con le
storie della loro vita ai lati, a imitazione delle croci
dipinte dell’epoca. Queste infatti recavano, negli
scomparti ai lati del Crocifisso, scene della passione di
Cristo organizzate in modo simile. Talora le dimensioni
delle pale d'altare erano imponenti per indicare il
carattere prestigioso della commissione. I rilievi facevano
parte della micro-scultura e nell’età medievale si
riscontrava nell’arte sacra e su oggetti ornamentali come
i cammei. Un materiale molto usato per la creazione di
rilievi era l’avorio, materiale considerato prezioso e
difficile da reperire ma molto utilizzato in epoca
medievale.
42. L’architettura gotica non è massiccia, ma estremamente leggera. Le basiliche e le
chiese gotiche miravano al cielo suggerendo una nuova religiosità in cui il
credente, non accontentandosi più di una fede senza domande, si pone problemi e
cerca risposte nei testi sacri, negli scritti dei padri e nelle discussioni filosofiche
che si tengono nelle grandi sedi universitarie.
Il gotico in Italia ha caratteristiche che lo distinguono notevolmente da quello del
luogo d'origine dell'architettura francese perché non viene recepita l’innovazione
tecnica e l’arditezza strutturale delle cattedrali francesi, preferendo mantenere la
tradizione costruttiva consolidata nei secoli precedenti.
43. Questo quadro raffigura la morte di Gesù Cristo, appena
deposto dalla croce, compianto da Maria, San Giovanni e
delle donne. Esso è diviso in due parti: la prima è quella
che si trova nella parte alta del dipinto e raffigura 10
angeli che piangono per la morte di cristo; la seconda
parte si trova in basso e raffigura un gruppo di persone
che piangono e assistono alla scena del quadro. Per
arricchire la scena e per far capire meglio lo stato
d’animo delle persone, nello sfondo troviamo una roccia
dai colori freddi e un albero sfoglio. Il volume della
figura viene modellata tramite i colori spenti per far sì
che le figure vengano valorizzate. Lo spazio è definito da
vari piani di profondità, con la sovrapposizione della
figura. Con questo affresco percepiamo la tecnica di
Giotto nel mettere a risalto le figure.