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La scultura Classica e Ellenistica
La conquista del movimento e della perfezione anatomica
           Dalla natura come modello all’idealizzazione.


                     Antonio Alborino 20122013
Chiasmo e ponderazione                  Canone




                                                        Diudomeno
                                                        430 -425                                   Altare di
Efebo 480       Giovane di                                                                         Pergamo
                                          Doriforo                             Apoxyòmenos         156 ac.
                  Mozia       Discobolo                                            330
                 470-450                  450
                                 450

500                                                  400                 300                 200           100
                          Classico                                                    Ellenismo
                                                       Secondo classicismo
            Stile severo (Atene)


Afrodite Sossandra      Bronzi di Riace   Atena e
       460                 460-450        Marsia 440




                                                                               Laocoonte
                                                                               secomda
                                                                               150 ac.
L’allontanamento definitivo dal modello egizio arcaico.




                                            Giovane di Mozia 470-450
                                            a.C., h181cm
L’allontanamento definitivo dal modello egizio arcaico.


                 Nell’età classica si
                 affermò il definitivo
                 distacco dalla
                 tradizionale rigidità
                 e frontalità arcaica a
                 favore di un
                 maggiore
                 dinamismo sia nella
                 flessuosità delle
                 posture che nella
                 resa dei panneggi.
                 Progredisce anche la
                 competenza
                 anatomica.


                                            Giovane di Mozia 470-450
                                            a.C., h181cm
La diffusione di un nuovo stile.

Al tempo della distruzione dell’acropoli di Atene 480 a.C. nella
scultura si verificò un evento fondamentale, l’avvio di un nuovo
stile che invase tutta la Grecia.
Tra il 480 e il 450 lo stile denominato stile severo portò delle
grandi novità nella scultura.

                        Lo stile severo:

•Maggiore espressività rispetto alla scultura arcaica.
•Maggiore conoscenza anatomica che comportò la fine di
alcuni espedienti come: il sorriso arcaico, le acconciature
perlinate.
•Maggiore resa del movimento.
•Una certa severità e austerità delle figure.
L’Efebo (480 a.C. 167 cm.)
 e la ponderazione
L’Efebo supera con questi piccoli
    movimenti la frontalità e la staticità
    degli antichi kouros arcaici.
Inoltre una maggiore espressività viene
    esaltata da pochi ma importanti
    elementi:
Una bocca semiaperta ( non più sorriso
    arcaico)
Pettinatura più mossa composta da riccioli
    ondulati ( non più pesanti
    acconciature perlinate)
L’Efebo e la
      ponderazione
La prima opera scultorea, della bottega di
    Crizio e Nesiote, appartenente allo stile
    severo.
Rappresenta la fase di passaggio dal
    modello del kouros arcaico al modello
    maschile dell’età classica.

Caratteristica:
Per la prima vola la figura assume una
    posizione più realistica. La gamba destra
    viene portata in avanti e liberata dal
    peso che si sposta tutto a sinistra. In
    questo modo il baccino si inclina a
    sinistra. A compensar lo sbilanciamento
    la testa viene reclinata a destra.
Afrodite Sosàndra
       (copia romana da un originale del 460 a.C. H 287cm)

Anche nella scultura femminile avviene il
    superamento della frontalità e rigidità delle
    Korai del mondo arcaico.
L’originale in bronzo, abbandona i raffinati
    costumi ionici. Il costume, in questa scultura,
    copre tutto il corpo tranne volto mani e piedi
    conferendo alla figura un aspetto solenne e
    compatto.
Il mantello reso in modo più libero è reso con
    poche pieghe che esaltano l’alternanza tra
    luce e ombra.
Sotto le vesti si intravede la ponderazione
    assunta dalla figura con tutto il peso
    appoggiato sulla gamba destra e l’anca
    inclinata come nel caso dell’Efebo
Afrodite Sosàndra
       (copia romana da un originale del 460 a.C. H 287cm)

Anche nella scultura femminile avviene il
    superamento della frontalità e rigidità delle
    Korai del mondo arcaico.
L’originale in bronzo, abbandona i raffinati
    costumi ionici. Il costume, in questa scultura,
    copre tutto il corpo tranne volto mani e piedi
    conferendo alla figura un aspetto solenne e
    compatto.
Il mantello reso in modo più libero è reso con
    poche pieghe che esaltano l’alternanza tra
    luce e ombra.
Sotto le vesti si intravede la ponderazione
    assunta dalla figura con tutto il peso
    appoggiato sulla gamba destra e l’anca
    inclinata come nel caso dell’Efebo
Bronzi di Riace
    (450-460 h. 198)



            Due rare sculture in bronzo, parte di un gruppo
                più numeroso. Entrambe possiedono la
                stessa ponderazione ed entrambi dovevano
                essere armati di lancia e scudo.
            Le due statue anticipano delle soluzioni tipiche
                dell’età classica più matura, armonia della
                ponderazione e fedeltà anatomica. Si
                collocano a metà tra lo stile severo e quello
                classico

            Ritrovate nel 1972 lungo le coste della Calabria
                sono dei rari originali greci predati dai
                romani ma dispersi durante un naufragio.
                Sono quasi certamente l’opera di maestro
                dello stiile severo come Agelada oppure di
                un giovane Fidia o mirone maestri del nuovo
                stile classico.
La scultura classica (V secolo a.C.)
Gli artisti greci con l’età classica
   iniziano un cammino che ha come
riferimento l’ammirazione del modello
naturale a cui si sovrappone una forte
               idealizzazione.
La conquiste dello stile classico
Le statue abbandonando la tradizione arcaica come?
1. conquistano lo spazio con maggiore movimento (ponderazione)
     e perdita della frontalità.
2. maggiore fedeltà anatomica e rispetto delle proporzioni (chiasmo
     di Policleto).
Tutto questo fu reso possibile, già dalla fine del V sec. a.C., dallo
     sviluppo della tecnica della fusione del bronzo a cera persa e da
     alcuni grandi maestri Mirone, Fidia e Policleto.
Un ulteriore crescita è testimoniata dal passaggio in età classica dallo
     stile severo a quello ricco. Dove le figure abbandonano il
     tradizionale aspetto severo e austero per assumere una maggiore
     libertà. Grazie a Fidia questo è il risultato di tecniche più virtuose,
     sensuali, già evidenti nelle opere del lungo cantiere del Partenone.
La scultura di Mirone
tra stile severo e classico
Atena e Marsia
    (Mirone 440 a.C.)
Attivo tra il 470 e il 440 a.C. è una
    figura di passaggio tra lo stile
    severo e quello classico. Ha
    operato soprattutto con la tecnica
    del bronzo a cera persa ottenendo
    così una maggior resa anatomica,
    un maggiore senso di libertà nel
    movimento.
La particolare attenzione al movimento
    si coglie nella capacità di scegliere
    un attimo preciso dell’azione:
Nel Discobolo il momento esatto della
    torsione mentre nel gruppo di
    Atena e Marsia quello insolito della
    sorpresa della dea nel vedere il
    satiro Marsia impadronirsi del
    flauto gettato a terra (gesti esagerati
   e espressioni accentuate).
Atena e Marsia

I movimenti si fanno
  sempre più ampi e
  complessi.
Il Discobolo
         Mirone 450 a.C.
Originale in bronzo di un
  atleta colto nell’atto di
  lanciare il disco.
La particolare posizione
  necessaria a caricare il
  lancio fa apparire
  dominante la parte
  superiore del corpo
  rispetto a quella
  inferiore con le gambe
  entrambe flesse.
Il Discobolo
             Mirone 450 a.C.
Una statua ancora in stile severo.

                Perchè?

La visione è ancora bidimensionale.
 La particolare imperturbabilità del
    volto malgrado il grande sforzo
    atletico.
L’attenta resa anatomica asciutta e
    dettagliata al punto da cogliere
    perfino le vene gonfie di sangue.
La particolare cura nell’esecuzione
    della capigliatura precisa e
    aderente.
Il Discobolo
       Mirone 450 a.C.

Rispetto ai suoi
  contemporanei
  Mirone sceglie un
  preciso momento del
  gesto atletico. La
  tradizione, invece,
  voleva che l’atleta
  venisse colto poco
  prima o poco dopo lo
  sforzo della gara.
Il Discobolo
        Mirone 450 a.C.


Lo scheletro strutturale
  evoca la presenza di due
  una precisa e
  consapevole costruzione
  geometrica a 4 triangoli
  sovrapposti
Il Discobolo
          Mirone 450 a.C.


In questo modo evidenzia il
   contrasto tra l’instabilità
   della posizione (atleta
   colto nel momento
   esatto dell’azione) e la
   rigida costruzione della
   struttura geometrica
Il Discobolo
        Mirone 450 a.C.


La statua ha un punto di
  osservazione ideale che
  non rende nelle altre
  posizioni.
La scultura greca
     classica:
  Policleto
    (allievo di Agelada)
Una nuova riflessione sulla
     ponderazione
    L’Efebo di Crizio e Nesiote del 480 a.C. aveva afforntato in
    modo nuovo il problema della rigidità dei movimenti e delle
    posture delle statue arcaiche. Una maggiore naturalezza era
    stata ottenuta con il diverso bilanciamento delle forze e dei
    pesi sull’anca.
    Una nuova ponderazione era stata studiata da Policleto con il
    Doriforo in età classica e successivamente da Lisippo nel VI
    sec. con L’Apoxyòmenos.
L’importanza del Doriforo
L’importanza del Doriforo emerge da alcune
   considerazioni:
La particolare costruzione della figura, basata    i Bronzi di Riace sono di
   sul chiasmo ( incrocio, opposizione delle       poco precedenti al
   singole parti) è usata per raggiungere un       Doriforo.
   perfetto equilibrio nella postura e nel
   movimento appena accennato.
Policleto aveva capito che il movimento di una
   parte del corpo determinava un
   cambiamento anche nelle atre parti in
   modo da ricostruire l’equilibrio della
   postura. Nelle statue arcaiche le varie parti
   erano percepire come separate e non in
   relazione tra loro.
Ritmo scultoreo chiastico

Il chiasmo è un modo nuovo di contrapporre le
   coppie di arti alternativamente a riposo o tesi
   secondo lo schema ad “X”.
Viene in questo modo                RIPOSO
                                            TESO

 superata la rigidità arcaica


                                     TESO    RIPOSO
Ritmo scultoreo chiastico

La particolare alternanza della
  posizione degli arti comporta
  un diverso bilanciamento
  degli assi di spalle,baccino,
  ginocchia e polpacci
Ritmo scultoreo chiastico

La particolare alternanza della
  posizione degli arti comporta
  una sinuosità nelle forme.
Il canone di Policleto
                              Il modello simbolo dell’età classica
 Policleto (Argo V secolo a.C)
    fu un celebre bronzista e                                        La bellezza aveva, per un
scultore che, circa a metà del        1                                  artista greco, una
  V secolo scrisse un trattato                                              precisa base
 chiamato Canone (dal greco           2                                matematica, fatta di
  kanon=norma, regola) nel                                               numeri e rapporti
  quale esponeva, dopo aver
                                      3                                        precisi.
 misurato un certo numero di
uomini ed aver ricavato delle
 misure medie, le leggi per il        4                               Il canone di Policleto
proporzionamento ideale del                                             diventa quindi una
corpo umano, fondandole su            5                                 "regola d’arte" per
 precisi rapporti numerici. In                                        generazioni di artisti.
  particolare la testa doveva         6
   essere circa 1/8 del corpo
     umano, il busto doveva
                                      7
corrispondere a tre teste e le
   gambe a quattro. Per altri
 critici il canone codificato da      8
   Policleto corrisponde alla
 proporzione 17 della testa
             nel corpo.
Il canone di Policleto
  Il modello simbolo dell’età classica

                                  Policleto, allievo di
                                         Agelada, appartiene
                                         alla scuola del
                                         Peloponneso infatti
                                         mantiene nelle sue
                                         scultura corporature
                                         e muscolature
                                         massicce ma rese
                                         con grande armonia
                                         e naturalezza.
Il canone di Policleto
         Il modello simbolo dell’età classica

Policleto, allievo di Agelada, appartiene
  alla scuola del Peloponneso.
  Mantiene uno studio delle
  proporzioni e della muscolatura
  massiccia.
Il Diudomeno
l’atleta che si cinge la testa con una benda
( Policleto 430-425 a.C.)

La copia romana della fine
  del sec. a.C. ha
  leggermente modificato il
  modello originale in
  bronzo. In particolare è
  stato aggiunto il tronco
  d’albero come rinforzo.
  Questo però non ha ridotto
  la portata innovativa del
  nuovo linguaggio avviato
  da Policleto.
Il Diudomeno
l’atleta che si cinge la testa con una benda
( Policleto 430-425 a.C.)

L’atleta è colto dopo lo sforzo
   della gara con i muscoli
   distesi, la posizione rilassata
   con le braccia sollevate con
   naturalezza, dimostra la
   piena padronanza della
   tecnica nel controllo dei
   movimenti e dello spazio.
Policleto in questa figura
   supera il Doriforo nella resa
   del ritmo compositivo dei
   vari assi.
Il secondo classico – IV as. A.C.
Gli artisti del classicismo maturo cominciarono a
  guardare con maggiore attenzione agli
  insegnamenti dei maestri, Fidia, Mirone e
  Policleto ma cercando di migliorarli e cambiarli
  per adottare soluzioni sempre più espressive.
Il secondo classicismo
  Il secondo classicismo corrisponde al periodo degli allievi dei primi maestri
       del classicismo Mirone, Fidia e Policleto. Ma gli artisti del secondo
       classicismo sperimentano una nuova espressività.

Scopas: movimenti
esasperati, violento e
drammatico (pathos)




                                                              Prassitele: malinconico e
                                                              nostalgico. Studia la
                         Lisipo: ricerca di un nuovo          sinuosità del corpo in
                         canone                               relazione alla verticalità
                                                              del sostegno
Ermes di Prassitele 340 a.C.
Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una
     maggiore morbidezza e grazia.

L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse
     verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura
     per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio.

L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo
       sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi
       solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità.
Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica:
       naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.
Ermes di Prassitele 340 a.C.
Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una
     maggiore morbidezza e grazia.

L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse
     verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura
     per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio.

L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo
       sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi
       solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità.
Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica:
       naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.
Ermes di Prassitele 340 a.C.
Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una
     maggiore morbidezza e grazia.

L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse
     verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura
     per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio.

L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo
       sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi
       solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità.
Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica:
       naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.
Ermes di Prassitele 340 a.C.
Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una
     maggiore morbidezza e grazia.

L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse
     verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura
     per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio.

L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo
       sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi
       solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità.
Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica:
       naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.
Il secondo classico – IV as. A.C.
La ricerca di una nuova ponderazione arrivò con
  l’Apoxyòmenos di Lisippo nel 330 a.C..
La sfida è totalmente nuova e coraggiosa.
  Sfidare lo spazio.
La statua di Lisippo coglie l’atleta mentre si
  deterge dal sudore dopo la gara in un gesto
  inusuale con il braccio ben teso lontano dal
  torace. Questo impone un attento studio degli
  equilibri dello schema corporeo.
l’Apoxyòmenos di Lisippo nel 330 a.C..
l’Apoxyòmenos di Lisippo nel 330 a.C..
L’età ellenistica
È l’epoca in cui la Grecia allarga i propri confini.
    L’arte si arricchisce di nuovi caratteri:
Alla sobrietà, all’equilibrio e alla perfezione classica
    subentrarono una maggiore drammatizzazione,
    spettacolarità e esasperazione nella resa delle
    superfici.
Il pathos ellenico
Il sacerdote che cercò di impedire
  l’entrata del cavalo di legno a Troia
Assieme all’atlare di Pergamo
  Laocoonte esprime la
  propensione ellenistica al
  pathos. Gli autori sono un
  gruppo di tre scultori,
  Agesandro, Atanodoro e
  Polidoro da Rodi.
Il sacerdote che cercò di impedire
   l’entrata del cavalo di legno a Troia
Alcuni dettagli, sopraciglia inarcate, narici
   dilatate, fronte corrugata e bocca socchiusa,
   esprimono l’estremo dolore umano. Anche se
   la scultura è carica di drammaticità mantiene
   comunque una sua struttura compositiva
   simmetrica. Lo sbilanciamento diagonale
   esprime il crescendo di drammaticità che trova
   la sua massima espressione nella metà di
   sinistra dove uno dei figli sembra ormai
   morente. Dalla parte opposta l’altro ragazzo
   sta per liberarsi dalle spire del serpente
   marino inviato da Poseidone.
Sono messi in relazione la simmetria geometrica
   e l’asimmetria emotiva. Malgrado la forte
   drammaticità il processo di idealizzazione non
   riesce ancora a cancellare la bellezza dei corpi.
L’altare di Pergamo 156 a.C.
L’altare di Pergamo 168-166 a.C.
L’altare , originariamente collocato nell’acropoli
   di Pergamo ( oggi a Berlino) ha un aspetto
   monumentale che ha la funzione di celebrare
   la potenza raggiunta dalla capitale ellenistica.
L’opera di Piromaco illustra chiaramente la
   potenza espressiva dell’ellenismo. I temi sono
   la gigantomachia e le storie di Telefo.
La scultura patetica della gigantomachia
Affermazione della sovranità di Zeus.

La scena è parte di un fregio lungo 120 metri con ben 110 figure.

Lo stile è patetico, soprattutto nella resa drammatica dei volti e dei corpi dei giganti.
Eccezionale è la resa virtuosistica dei panneggi. Diversa è perfino la resa dei materiali e
delle superfici.
La sensazione della drammaticità è accentuata dal forte contrasto tra i diversi piani del
rilievo che consente di ottenere una forte contrapposizione tra luce e ombra.

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La scultura classica ellenistica 1 di Antonio Alborino

  • 1. La scultura Classica e Ellenistica La conquista del movimento e della perfezione anatomica Dalla natura come modello all’idealizzazione. Antonio Alborino 20122013
  • 2. Chiasmo e ponderazione Canone Diudomeno 430 -425 Altare di Efebo 480 Giovane di Pergamo Doriforo Apoxyòmenos 156 ac. Mozia Discobolo 330 470-450 450 450 500 400 300 200 100 Classico Ellenismo Secondo classicismo Stile severo (Atene) Afrodite Sossandra Bronzi di Riace Atena e 460 460-450 Marsia 440 Laocoonte secomda 150 ac.
  • 3. L’allontanamento definitivo dal modello egizio arcaico. Giovane di Mozia 470-450 a.C., h181cm
  • 4. L’allontanamento definitivo dal modello egizio arcaico. Nell’età classica si affermò il definitivo distacco dalla tradizionale rigidità e frontalità arcaica a favore di un maggiore dinamismo sia nella flessuosità delle posture che nella resa dei panneggi. Progredisce anche la competenza anatomica. Giovane di Mozia 470-450 a.C., h181cm
  • 5. La diffusione di un nuovo stile. Al tempo della distruzione dell’acropoli di Atene 480 a.C. nella scultura si verificò un evento fondamentale, l’avvio di un nuovo stile che invase tutta la Grecia. Tra il 480 e il 450 lo stile denominato stile severo portò delle grandi novità nella scultura. Lo stile severo: •Maggiore espressività rispetto alla scultura arcaica. •Maggiore conoscenza anatomica che comportò la fine di alcuni espedienti come: il sorriso arcaico, le acconciature perlinate. •Maggiore resa del movimento. •Una certa severità e austerità delle figure.
  • 6. L’Efebo (480 a.C. 167 cm.) e la ponderazione L’Efebo supera con questi piccoli movimenti la frontalità e la staticità degli antichi kouros arcaici. Inoltre una maggiore espressività viene esaltata da pochi ma importanti elementi: Una bocca semiaperta ( non più sorriso arcaico) Pettinatura più mossa composta da riccioli ondulati ( non più pesanti acconciature perlinate)
  • 7. L’Efebo e la ponderazione La prima opera scultorea, della bottega di Crizio e Nesiote, appartenente allo stile severo. Rappresenta la fase di passaggio dal modello del kouros arcaico al modello maschile dell’età classica. Caratteristica: Per la prima vola la figura assume una posizione più realistica. La gamba destra viene portata in avanti e liberata dal peso che si sposta tutto a sinistra. In questo modo il baccino si inclina a sinistra. A compensar lo sbilanciamento la testa viene reclinata a destra.
  • 8. Afrodite Sosàndra (copia romana da un originale del 460 a.C. H 287cm) Anche nella scultura femminile avviene il superamento della frontalità e rigidità delle Korai del mondo arcaico. L’originale in bronzo, abbandona i raffinati costumi ionici. Il costume, in questa scultura, copre tutto il corpo tranne volto mani e piedi conferendo alla figura un aspetto solenne e compatto. Il mantello reso in modo più libero è reso con poche pieghe che esaltano l’alternanza tra luce e ombra. Sotto le vesti si intravede la ponderazione assunta dalla figura con tutto il peso appoggiato sulla gamba destra e l’anca inclinata come nel caso dell’Efebo
  • 9. Afrodite Sosàndra (copia romana da un originale del 460 a.C. H 287cm) Anche nella scultura femminile avviene il superamento della frontalità e rigidità delle Korai del mondo arcaico. L’originale in bronzo, abbandona i raffinati costumi ionici. Il costume, in questa scultura, copre tutto il corpo tranne volto mani e piedi conferendo alla figura un aspetto solenne e compatto. Il mantello reso in modo più libero è reso con poche pieghe che esaltano l’alternanza tra luce e ombra. Sotto le vesti si intravede la ponderazione assunta dalla figura con tutto il peso appoggiato sulla gamba destra e l’anca inclinata come nel caso dell’Efebo
  • 10. Bronzi di Riace (450-460 h. 198) Due rare sculture in bronzo, parte di un gruppo più numeroso. Entrambe possiedono la stessa ponderazione ed entrambi dovevano essere armati di lancia e scudo. Le due statue anticipano delle soluzioni tipiche dell’età classica più matura, armonia della ponderazione e fedeltà anatomica. Si collocano a metà tra lo stile severo e quello classico Ritrovate nel 1972 lungo le coste della Calabria sono dei rari originali greci predati dai romani ma dispersi durante un naufragio. Sono quasi certamente l’opera di maestro dello stiile severo come Agelada oppure di un giovane Fidia o mirone maestri del nuovo stile classico.
  • 11. La scultura classica (V secolo a.C.)
  • 12. Gli artisti greci con l’età classica iniziano un cammino che ha come riferimento l’ammirazione del modello naturale a cui si sovrappone una forte idealizzazione.
  • 13. La conquiste dello stile classico Le statue abbandonando la tradizione arcaica come? 1. conquistano lo spazio con maggiore movimento (ponderazione) e perdita della frontalità. 2. maggiore fedeltà anatomica e rispetto delle proporzioni (chiasmo di Policleto). Tutto questo fu reso possibile, già dalla fine del V sec. a.C., dallo sviluppo della tecnica della fusione del bronzo a cera persa e da alcuni grandi maestri Mirone, Fidia e Policleto. Un ulteriore crescita è testimoniata dal passaggio in età classica dallo stile severo a quello ricco. Dove le figure abbandonano il tradizionale aspetto severo e austero per assumere una maggiore libertà. Grazie a Fidia questo è il risultato di tecniche più virtuose, sensuali, già evidenti nelle opere del lungo cantiere del Partenone.
  • 14. La scultura di Mirone tra stile severo e classico
  • 15. Atena e Marsia (Mirone 440 a.C.) Attivo tra il 470 e il 440 a.C. è una figura di passaggio tra lo stile severo e quello classico. Ha operato soprattutto con la tecnica del bronzo a cera persa ottenendo così una maggior resa anatomica, un maggiore senso di libertà nel movimento. La particolare attenzione al movimento si coglie nella capacità di scegliere un attimo preciso dell’azione: Nel Discobolo il momento esatto della torsione mentre nel gruppo di Atena e Marsia quello insolito della sorpresa della dea nel vedere il satiro Marsia impadronirsi del flauto gettato a terra (gesti esagerati e espressioni accentuate).
  • 16. Atena e Marsia I movimenti si fanno sempre più ampi e complessi.
  • 17. Il Discobolo Mirone 450 a.C. Originale in bronzo di un atleta colto nell’atto di lanciare il disco. La particolare posizione necessaria a caricare il lancio fa apparire dominante la parte superiore del corpo rispetto a quella inferiore con le gambe entrambe flesse.
  • 18. Il Discobolo Mirone 450 a.C. Una statua ancora in stile severo. Perchè? La visione è ancora bidimensionale. La particolare imperturbabilità del volto malgrado il grande sforzo atletico. L’attenta resa anatomica asciutta e dettagliata al punto da cogliere perfino le vene gonfie di sangue. La particolare cura nell’esecuzione della capigliatura precisa e aderente.
  • 19. Il Discobolo Mirone 450 a.C. Rispetto ai suoi contemporanei Mirone sceglie un preciso momento del gesto atletico. La tradizione, invece, voleva che l’atleta venisse colto poco prima o poco dopo lo sforzo della gara.
  • 20. Il Discobolo Mirone 450 a.C. Lo scheletro strutturale evoca la presenza di due una precisa e consapevole costruzione geometrica a 4 triangoli sovrapposti
  • 21. Il Discobolo Mirone 450 a.C. In questo modo evidenzia il contrasto tra l’instabilità della posizione (atleta colto nel momento esatto dell’azione) e la rigida costruzione della struttura geometrica
  • 22. Il Discobolo Mirone 450 a.C. La statua ha un punto di osservazione ideale che non rende nelle altre posizioni.
  • 23. La scultura greca classica: Policleto (allievo di Agelada)
  • 24. Una nuova riflessione sulla ponderazione L’Efebo di Crizio e Nesiote del 480 a.C. aveva afforntato in modo nuovo il problema della rigidità dei movimenti e delle posture delle statue arcaiche. Una maggiore naturalezza era stata ottenuta con il diverso bilanciamento delle forze e dei pesi sull’anca. Una nuova ponderazione era stata studiata da Policleto con il Doriforo in età classica e successivamente da Lisippo nel VI sec. con L’Apoxyòmenos.
  • 25. L’importanza del Doriforo L’importanza del Doriforo emerge da alcune considerazioni: La particolare costruzione della figura, basata i Bronzi di Riace sono di sul chiasmo ( incrocio, opposizione delle poco precedenti al singole parti) è usata per raggiungere un Doriforo. perfetto equilibrio nella postura e nel movimento appena accennato. Policleto aveva capito che il movimento di una parte del corpo determinava un cambiamento anche nelle atre parti in modo da ricostruire l’equilibrio della postura. Nelle statue arcaiche le varie parti erano percepire come separate e non in relazione tra loro.
  • 26. Ritmo scultoreo chiastico Il chiasmo è un modo nuovo di contrapporre le coppie di arti alternativamente a riposo o tesi secondo lo schema ad “X”. Viene in questo modo RIPOSO TESO superata la rigidità arcaica TESO RIPOSO
  • 27. Ritmo scultoreo chiastico La particolare alternanza della posizione degli arti comporta un diverso bilanciamento degli assi di spalle,baccino, ginocchia e polpacci
  • 28. Ritmo scultoreo chiastico La particolare alternanza della posizione degli arti comporta una sinuosità nelle forme.
  • 29. Il canone di Policleto Il modello simbolo dell’età classica Policleto (Argo V secolo a.C) fu un celebre bronzista e La bellezza aveva, per un scultore che, circa a metà del 1 artista greco, una V secolo scrisse un trattato precisa base chiamato Canone (dal greco 2 matematica, fatta di kanon=norma, regola) nel numeri e rapporti quale esponeva, dopo aver 3 precisi. misurato un certo numero di uomini ed aver ricavato delle misure medie, le leggi per il 4 Il canone di Policleto proporzionamento ideale del diventa quindi una corpo umano, fondandole su 5 "regola d’arte" per precisi rapporti numerici. In generazioni di artisti. particolare la testa doveva 6 essere circa 1/8 del corpo umano, il busto doveva 7 corrispondere a tre teste e le gambe a quattro. Per altri critici il canone codificato da 8 Policleto corrisponde alla proporzione 17 della testa nel corpo.
  • 30. Il canone di Policleto Il modello simbolo dell’età classica Policleto, allievo di Agelada, appartiene alla scuola del Peloponneso infatti mantiene nelle sue scultura corporature e muscolature massicce ma rese con grande armonia e naturalezza.
  • 31. Il canone di Policleto Il modello simbolo dell’età classica Policleto, allievo di Agelada, appartiene alla scuola del Peloponneso. Mantiene uno studio delle proporzioni e della muscolatura massiccia.
  • 32. Il Diudomeno l’atleta che si cinge la testa con una benda ( Policleto 430-425 a.C.) La copia romana della fine del sec. a.C. ha leggermente modificato il modello originale in bronzo. In particolare è stato aggiunto il tronco d’albero come rinforzo. Questo però non ha ridotto la portata innovativa del nuovo linguaggio avviato da Policleto.
  • 33. Il Diudomeno l’atleta che si cinge la testa con una benda ( Policleto 430-425 a.C.) L’atleta è colto dopo lo sforzo della gara con i muscoli distesi, la posizione rilassata con le braccia sollevate con naturalezza, dimostra la piena padronanza della tecnica nel controllo dei movimenti e dello spazio. Policleto in questa figura supera il Doriforo nella resa del ritmo compositivo dei vari assi.
  • 34. Il secondo classico – IV as. A.C. Gli artisti del classicismo maturo cominciarono a guardare con maggiore attenzione agli insegnamenti dei maestri, Fidia, Mirone e Policleto ma cercando di migliorarli e cambiarli per adottare soluzioni sempre più espressive.
  • 35. Il secondo classicismo Il secondo classicismo corrisponde al periodo degli allievi dei primi maestri del classicismo Mirone, Fidia e Policleto. Ma gli artisti del secondo classicismo sperimentano una nuova espressività. Scopas: movimenti esasperati, violento e drammatico (pathos) Prassitele: malinconico e nostalgico. Studia la Lisipo: ricerca di un nuovo sinuosità del corpo in canone relazione alla verticalità del sostegno
  • 36. Ermes di Prassitele 340 a.C. Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una maggiore morbidezza e grazia. L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio. L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità. Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica: naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.
  • 37. Ermes di Prassitele 340 a.C. Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una maggiore morbidezza e grazia. L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio. L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità. Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica: naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.
  • 38. Ermes di Prassitele 340 a.C. Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una maggiore morbidezza e grazia. L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio. L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità. Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica: naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.
  • 39. Ermes di Prassitele 340 a.C. Prassitele elabora un nuovo modello scuotoreo caratterizzato da una maggiore morbidezza e grazia. L’andamento è sinuoso ed il suo baricentro spostato rispetto all’asse verticale. L’effetto è di un equilibrio instabile tale che la figura per reggersi ha bisogno di un ulteriore appoggio. L’impressione è di grande naturalezza, Ermes e Dioniso fanciullo sono colti in un momento di riposo. La scena è priva di qualsiasi solennità coglie le divinità in un momento di grande umanità. Il linguaggio artistico dimostra una grande perizia tecnica: naturalezza del panneggio e libertà nella capigliatura.
  • 40. Il secondo classico – IV as. A.C. La ricerca di una nuova ponderazione arrivò con l’Apoxyòmenos di Lisippo nel 330 a.C.. La sfida è totalmente nuova e coraggiosa. Sfidare lo spazio. La statua di Lisippo coglie l’atleta mentre si deterge dal sudore dopo la gara in un gesto inusuale con il braccio ben teso lontano dal torace. Questo impone un attento studio degli equilibri dello schema corporeo.
  • 43. L’età ellenistica È l’epoca in cui la Grecia allarga i propri confini. L’arte si arricchisce di nuovi caratteri: Alla sobrietà, all’equilibrio e alla perfezione classica subentrarono una maggiore drammatizzazione, spettacolarità e esasperazione nella resa delle superfici.
  • 45.
  • 46.
  • 47.
  • 48.
  • 49.
  • 50.
  • 51.
  • 52. Il sacerdote che cercò di impedire l’entrata del cavalo di legno a Troia Assieme all’atlare di Pergamo Laocoonte esprime la propensione ellenistica al pathos. Gli autori sono un gruppo di tre scultori, Agesandro, Atanodoro e Polidoro da Rodi.
  • 53. Il sacerdote che cercò di impedire l’entrata del cavalo di legno a Troia Alcuni dettagli, sopraciglia inarcate, narici dilatate, fronte corrugata e bocca socchiusa, esprimono l’estremo dolore umano. Anche se la scultura è carica di drammaticità mantiene comunque una sua struttura compositiva simmetrica. Lo sbilanciamento diagonale esprime il crescendo di drammaticità che trova la sua massima espressione nella metà di sinistra dove uno dei figli sembra ormai morente. Dalla parte opposta l’altro ragazzo sta per liberarsi dalle spire del serpente marino inviato da Poseidone. Sono messi in relazione la simmetria geometrica e l’asimmetria emotiva. Malgrado la forte drammaticità il processo di idealizzazione non riesce ancora a cancellare la bellezza dei corpi.
  • 55. L’altare di Pergamo 168-166 a.C. L’altare , originariamente collocato nell’acropoli di Pergamo ( oggi a Berlino) ha un aspetto monumentale che ha la funzione di celebrare la potenza raggiunta dalla capitale ellenistica. L’opera di Piromaco illustra chiaramente la potenza espressiva dell’ellenismo. I temi sono la gigantomachia e le storie di Telefo.
  • 56.
  • 57.
  • 58.
  • 59.
  • 60.
  • 61.
  • 62. La scultura patetica della gigantomachia Affermazione della sovranità di Zeus. La scena è parte di un fregio lungo 120 metri con ben 110 figure. Lo stile è patetico, soprattutto nella resa drammatica dei volti e dei corpi dei giganti. Eccezionale è la resa virtuosistica dei panneggi. Diversa è perfino la resa dei materiali e delle superfici. La sensazione della drammaticità è accentuata dal forte contrasto tra i diversi piani del rilievo che consente di ottenere una forte contrapposizione tra luce e ombra.