La riatletizzazione
Mathieu Chirac
ANNO EDIZIONE: 2018
GENERE: Libro
ISBN: 9788860285638
PAGINE: 72
La gestione degli infortuni e già stata oggetto di numerose trattazioni in altre opere, nella maggior parte dei casi da parte di professionisti con specializzazioni in medicina, kinesiterapia, osteopatia.
Appare evidente, esaminando questi lavori, che i principi della rieducazione riguardanti le patologie degli sportivi sono ben note a tutti loro.
Lo sportivo infortunato costituisce pero un caso a sé e presenta aItri diversi requisiti ed esigenze.
Si pone in particolare ii problema delle procedure di riatletizzazione e di reintegro delle risorse fisiche ai loro massimi livelli, all'interno del processo di ritorno alla pratica sportiva.
Questa manuale, elaborato sulla base di osservazioni e riflessioni dell'autore raccolte nel corso della propria attività sul campo, si propone di mettere in evidenza qualche principio metodologico sull'approccio al lavoro di recupero atletico e vuole essere una guida per gli operatori del settore.
Mathieu Chirac e ii responsabile de/la sezione specializzata in riatletizzazione presso l'INSEP (Institut National du Sport, de l'Expertise e de la Performance) di Parigi.
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Profili motori
dell’atleta infortunato
Alto Atleta a suo agio con la realizzazione di esercizi semplici o com-
plessi concentrati nella parte alta del corpo.
Basso Atleta a suo agio con la realizzazione di esercizi semplici o com-
plessi concentrati nella parte bassa del corpo.
L’occhio Nell’insieme dei cinque sensi, la vista ha un posto privilegiato
nella costruzione motoria dell’individuo in analisi che risponde a
una complessità attraverso l’osservazione.
L’orecchio Le informazioni auditive sono, inconsciamente, gli elementi da
prendere subito in considerazione nella motricità dell’atleta che
presenta questo profilo.
Il tatto Il contatto, qualunque esso sia, in quanto indagatore o obiettivo,
rappresenta per l’atleta un’informazione essenziale nella com-
prensione di una data situazione.
Il ritmato Se si considera che il ritmo è la cadenza con cui si compie un’azio-
ne (avendo acquisito nozioni di tempo e di ripetizione) la capacità
di essere un “individuo ritmato” risulta piuttosto complessa. Al-
cuni individui ci riescono facilmente a differenza di altri.
Il cerebrale La riflessione è fonte di astrazione dall’ambiente circostante: la-
scia poco spazio agli altri elementi e ha un impatto degradante
sulla motricità dell’atleta. Essere un cerebrale implica quindi una
globalizzazione generale nel processo logico, il che conduce a un
calo di concentrazione con effetti sulla strategia individuale.
Lo stressato L’incapacità dell’individuo di percepire una situazione destabi-
lizzante lo porta a focalizzare la sua attenzione unicamente su
questo aspetto: lo stress conduce a reazioni egocentriche. In un
contesto in cui la percezione degli elementi contingenti è essen-
ziale nella realizzazione di un certo scopo, è facile incorrere in
una perdita di concentrazione.
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Il tecnico Quando l’atleta ritrova il suo elemento di elezione, può perdere
la sua efficacia motoria che non sarà più asservita alla tecnica. Al
contrario, la tecnica diventerà essa stessa un elemento di distur-
bo per la motricità.
Per essere chiari, mi piace fare un paragone con i diversi elementi di un carattere:
siamo tutti un po’ orgogliosi, altruisti, generosi, egoisti, ecc, ma le proporzioni di cia-
scun tratto sono diverse da persona a persona e può capitare che uno dei tratti sop-
prima l’espressione dell’altro. Cioè, io posso facilmente perdere la mia generosità
per orgoglio o non essere altruista per un eccesso di egoismo. Allo stesso modo, il
mio “profilo occhio” sostituisce il mio “profilo cerebrale”, ma sarà sicuramente soffo-
cato dal mio “profilo stressato”. È tutta una questione di proporzioni.
Tappe della
riprogrammazione motoria
È evidente che questo schema può essere vero solo in parte, a seconda delle situa-
zioni. L’unica pretesa che ha è quindi quella di fornire un quadro di percezione delle
diverse tappe. Il riatletizzatore è libero, a seconda delle sue osservazioni, di passare
da un elemento a un altro a suo piacimento.
I TAPPA
La motricità
semplice
Realizzazione degli elementi di movimento semplici, attra-
verso una stimolazione superficiale dei processi di adatta-
mento: è tuttavia possibile identificare profili motori fin da
questa tappa.
II TAPPA
La motricità
complessa
Integrazione dei movimenti più complessi insieme alle as-
sociazioni degli elementi di movimento con altri elementi:
questa tappa è quella che meglio determina i profili motori.
III TAPPA
Associazione
tra parte alta
e parte bassa
del corpo
Attraverso l’esigenza di un’azione simultanea sulla parte
bassa e alta del corpo, creeremo un cambiamento nel mo-
vimento globale.
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IV TAPPA
Il rapporto
visivo/uditivo/
tattile
Intervento dei cinque sensi sotto forme dissociate e poi
associate tenendo ben presente che la nostra condizione
umana, nel nostro quotidiano, ci condiziona nel privilegiare
la vista come fattore di informazione principale.
V TAPPA
La ritmica
I movimenti non sono più concatenati in modo anarchico
ma rispettano una ritmica o un insieme di ritmi combinati
che saranno una fonte di cambiamento importante.
VI TAPPA
La transizione
Se consideriamo l’insieme degli elementi studiati, questa
tappa ha come obiettivo quello di legarli tra loro. Il lavoro
sarà incentrato sulla capacità dell’atleta di eseguire, uno
dopo l’altro, movimenti diversi in modo rapido ed efficace.
VII TAPPA
L’ambiente di
disturbo
Fino a questa tappa, l’atleta era solo nel suo spazio di azio-
ne, solo con i suoi limiti diretti. Adesso dovremo integrare
delle limitazioni indirette diverse, delle limitazioni ambien-
tali. Ciò può andare da una semplice presenza nel campo
visivo fino alla vicinanza con una persona che rappresenti
fonte di stress. E qui entra in campo la disciplina.
VIII TAPPA
La tecnica
integrata
Comparsa delle esigenze tecnico-tattiche della disciplina
dell’atleta, attuata attraverso delle procedure di esecuzio-
ne dei movimenti specifici in base alle limitazioni motorie.
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Il principale obiettivo sarà quindi stimolare i processi di adattamento dell’atleta. La
limitazione delle agevolazioni motorie sarà pertanto essenziale al fine di ottenere
proprio questo tipo di stimolo. Di fronte a una difficoltà motoria, l’individuo svilup-
perà un insieme di meccanismi mentali che gli permetteranno di rispondere il più
efficacemente e rapidamente possibile a questo ostacolo.
La ripetizione nel tempo di un confronto con una particolare situazione, trasfor-
merà questa riflessione in un riflesso motorio. Per sostenere una complessità sup-
plementare e spingere l’atleta in uno stato di squilibrio motorio, useremo come
indicatore la percezione che si ha della presenza dell’equilibrio motorio. Continue-
remo, pertanto, il nostro lavoro con il sostegno di questo indicatore.
Consideriamo l’idea che i profili saranno sempre al centro della strategia di approc-
cio: bisognerà concentrarsi sul profilo osservato. Per esempio, in un lavoro che as-
soci uno spostamento sulla parte inferiore del corpo e un lavoro ritmato sulla parte
alta, potremmo notare che l’atleta si concentra sulle esigenze di spostamento e si
rilassa invece sull’efficacia del lavoro sulla parte alta del corpo. Saremmo in presen-
za di un profilo motorio sensibile alla parte bassa.
L’approccio da avere sarà quindi allontanarlo dalla zona di equilibrio e spostare la
nostra attenzione e le nostre esigenze sulla parte alta. Così, i processi di adatta-
mento saranno ancor più stimolati rispetto a un lavoro orientato sulla parte bassa
che non potrà far altro che mettere l’atleta in una situazione confortevole.
Strategia