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News 48/SSL/2017
Lunedì, 27 novembre 2017
Campi elettromagnetici: descrizione del rischio.
Gli effetti diretti e indiretti sul corpo umano e le ricadute sulla salute e sicurezza,
delle frequenze non ottiche (0 Hz - 300 GHz).
Con il termine Radiazioni Non Ionizzanti, sinteticamente NIR dalle iniziali della
omologa definizione inglese Non-Ionizing Radiation, si indica genericamente quella
parte dello spettro elettromagnetico il cui meccanismo primario di interazione con
la materia non è quello della ionizzazione. Lo spettro elettromagnetico viene infatti
tradizionalmente diviso in una sezione ionizzante (Ionizing Radiation o IR),
comprendente raggi X e gamma, dotati di energia sufficiente per ionizzare
direttamente atomi e molecole, e in una non ionizzante (Non Ionizing Radiation o
NIR). Quest’ultima viene a sua volta suddivisa, in funzione della frequenza, in una
sezione ottica (300 GHz - 3x104 THz) e in una non ottica (0 Hz – 300 GHz).
La prima include le radiazioni ultraviolette, la luce visibile e la radiazione infrarossa.
La seconda, oggetto della presente sezione, comprende le microonde (MW:
microwave), le radiofrequenze (RF: radiofrequency), i campi elettrici e magnetici a
frequenza estremamente bassa (ELF: Extremely Low Frequency), fino ai campi
elettrici e magnetici statici.
I meccanismi di interazione dei campi elettromagnetici con la materia biologica
accertati si traducono sostanzialmente in due effetti fondamentali: induzione di
correnti nei tessuti elettricamente stimolabili, e cessione di energia con rialzo
termico. Tali effetti sono definiti effetti diretti in quanto risultato di un’interazione
diretta dei campi con il corpo umano. Alle frequenze più basse e fino a circa 1 MHz,
prevale l’induzione di correnti elettriche nei tessuti elettricamente stimolabili, come
nervi e muscoli. Con l’aumentare della frequenza diventa sempre più significativa la
cessione di energia nei tessuti attraverso il rapido movimento oscillatorio di ioni e
molecole di acqua, con lo sviluppo di calore e riscaldamento. A frequenze superiori
a circa 10 MHz, quest’ultimo effetto è l’unico a permanere, e al di sopra di 10 GHz,
l’assorbimento è esclusivamente a carico della cute.
Gli effetti diretti si manifestano al di sopra di specifiche soglie di induzione: l'attuale
quadro delle conoscenze consente di disporre di un “razionale” (cioè una base
logico-scientifica) per la definizione di valori limite di esposizione che ne prevengano
l'insorgenza in soggetti che non abbiano controindicazioni specifiche all'esposizione.
Oltre agli effetti diretti, esistono effetti indiretti che possono avere gravi ricadute sulla
salute e sicurezza e pertanto vanno prevenuti. E' da tener presente che nella
maggior parte dei casi il rispetto dei livelli di azione prescritti per i lavoratori
dall'attuale normativa non garantisce la prevenzione degli effetti indiretti, che vanno
presi in esame in maniera specifica, facendo riferimento in primo luogo al rispetto
dei valori limite espositivi prescritti per la popolazione generale e per i luoghi aperti
al pubblico.
Gli effetti indiretti sono i seguenti:
 interferenze con attrezzature e altri dispositivi medici elettronici;
 interferenze con attrezzature o dispositivi medici impiantati attivi, ad esempio
stimolatori cardiaci o defibrillatori;
 interferenze con dispositivi medici portati sul corpo, ad esempio pompe insuliniche;
 interferenze con dispositivi impiantati passivi, ad esempio protesi articolari, chiodi,
fili o piastre di metallo;
 effetti su schegge metalliche, tatuaggi, body piercing e body art;
 rischio di proiettili a causa di oggetti ferromagnetici non fissi in un campo
magnetico statico;
 innesco involontario di detonatori;
 innesco di incendi o esplosioni a causa di materiali infiammabili o esplosivi;
 scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto quando una persona
tocca con un oggetto conduttore in un campo elettromagnetico e uno dei
due non è collegato a terra.
Alcuni gruppi di lavoratori sono considerati particolarmente a rischio per i campi
elettromagnetici. Tali lavoratori non possono essere protetti adeguatamente
mediante i livelli di azione stabiliti dal D.lgvo 81/08 e perciò i datori di lavoro devono
valutare la loro esposizione separatamente da quella degli altri lavoratori.
I lavoratori esposti a particolari rischi sono in genere tutelati adeguatamente
mediante il rispetto dei livelli di riferimento specificati nella raccomandazione
1999/519/CE del Consiglio. Per un’esigua minoranza, tuttavia, anche questi livelli di
riferimento non possono garantire una protezione adeguata. Queste persone
riceveranno consigli adeguati dal proprio medico curante e ciò dovrebbe
permettere al datore di lavoro di stabilire se la persona è esposta a un rischio sul
luogo di lavoro o meno.
Le linee guida dell'ICNIRP sono assunte quale riferimento tecnico-scientifico dalla
direttiva 2013/35/CE che stabilisce i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori
dalle esposizioni ai campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenze tra 0Hz e 300
GHz.
La DIRETTIVA 2013/35/UE è stata recepita con Decreto Legislativo 1 AGOSTO 2016
N.159 (GU N. 192 del 18-8-2016) che ha opportunamente modificato ed integrato il
Titolo VIII Capo IV del D.lgvo 81/08.
In questo contesto la presente sessione del portale e i dati contenuti nella banca
dati CEM, in corso di continuo aggiornamento ed integrazioni, rappresentano un
riferimento valido ai fini della valutazione del rischio prevista dal DLgs.81/2008.
Le suddette disposizioni sono specificamente mirate alla protezione dagli effetti certi
(effetti acuti) di tipo diretto ed indiretto che hanno una ricaduta in termini sanitari
(“rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori dovuti agli effetti nocivi a breve
termine conosciuti nel corpo umano derivanti dalla circolazione di correnti indotte e
dall’assorbimento di energia, e da correnti di contatto”, DLgs.81/2008, art. 206
comma 1).
Coerentemente con gli scopi della direttiva europea, il Decreto Legislativo 1
AGOSTO 2016 N.159 non riguarda la protezione da eventuali effetti a lungo termine,
per i quali mancano dati scientifici conclusivi che comprovino un nesso di causalità,
né i rischi conseguenti al contatto con i conduttori in tensione (art. 206, comma 2)
questi ultimi già coperti dalle norme per la sicurezza elettrica.
Da notare che la maggior parte degli effetti avversi considerati nel DLgs.81/2008
compaiono immediatamente (es. aritmie, contrazioni muscolari, ustioni,
malfunzionamento pacemaker e dispositivi elettronici impiantati etc.), ma alcuni,
come la cataratta o la sterilità maschile, essendo la conseguenza di un
meccanismo cumulativo, possono manifestarsi a distanza di tempo.
1999/519/CE: Raccomandazione del Consiglio, del 12 luglio 1999, relativa alla limitazione
dell'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz
Decreto legislativo 1 agosto 2016, n. 159 - Attuazione della direttiva 2013/35/UE sulle disposizioni
minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti
fisici (campi elettromagnetici) e che abroga la direttiva 2004/40/CE. (16G00172).
Fonte: PAF e puntosicuro.it
Aperta la procedura per invio domande voucher internazionalizzazione Pmi.
ROMA – Voucher internazionalizzazione Pmi e reti di imprese. Il Ministero dello
Sviluppo Economico informa che è aperta dal 21 novembre la procedura
informatica ExportVoucher per iniziare la compilazione della domanda.
L’invio delle richieste verrà aperto il 28 novembre 2017 alle ore 10.00.
Info: aperta procedura voucher internazionalizzazione Pmi
(http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2037378-voucher-per-l-
internazionalizzazione-al-via-la-procedura-di-compilazione-della-domanda-online-2)
Fonte: quotidianosicurezza.it
Robotica, rischio informatico e sicurezza sul lavoro.
È importante riflettere sull’impatto della robotica e dei rischi informatici anche in
riferimento alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Ne parliamo con Roberta
Gatto, Michele Colajanni ed Ernesto Cappelletti.
Modena, 24 Nov – Sono tanti gli aspetti rilevanti, anche con riferimento all’impatto
su salute e sicurezza sul lavoro, che riguardano l’attuale evoluzione tecnologica e
industriale, gli scenari aperti dalla cosiddetta quarta rivoluzione industriale, la
digitalizzazione dei processi di produzione e la crescita del crimine informatico. Tutti
aspetti che ormai i vari attori che si occupano di gestione della sicurezza nelle
aziende devono conoscere.
Ad esempio è importante soffermarsi sulle conseguenze della diffusione, sempre
maggiore nel mondo industriale, della robotica o, di fronte alla continua crescita del
cyber crime e alla possibilità di minacciare la sicurezza delle macchine, su come
comportarsi in relazione al rischio informatico aziendale.
Per affrontare questi temi e fornire qualche utile informazione ai nostri lettori
abbiamo realizzato durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro Convention”
(Modena, 13/14 settembre 2017) un’intervista ad alcune persone che hanno
partecipato, come relatori o come referenti organizzativi al convegno modenese
“La ROBOTICA, opportunità e rischi di salute e sicurezza”.
Con Roberta Gatto (Coordinatrice politiche ambientali della Confederazione
Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media impresa, CNA), con Michele
Colajanni (Direttore del Centro di ricerca Interdipartimentale sulla sicurezza e
prevenzione dei rischi, CRIS - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) e con
Ernesto Cappelletti (direttore tecnico di Quadra srl) abbiamo cercato di
comprendere quali siano gli aspetti positivi e negativi dei nuovi sviluppi industriali in
materia di sicurezza dei lavoratori.
Perché parlare oggi di robotica?
Quanto la robotica è diffusa anche nella piccola e media industria?
Che cosa è il rischio informatico? E perché è un problema che ha a che fare anche
con la sicurezza sul lavoro?
Le aziende sono in grado di dare un’idonea valutazione e gestione del rischio
informatico?
Ci sono carenze, lacune in materia di leggi e normative tecniche?
Riguardo all’evoluzione dell’industria riusciremo a guidare questo processo di
trasformazione e non a subirlo?
Riguardo al rischio informatico, Michele Colajanni ci ricorda, ad esempio, alcuni
aspetti rilevanti. Oggi sono presenti per le aziende nuove minacce: “l'attaccante
può essere motivato da aspetti economici, da aspetti vandalistici, da aspetti,
diciamo, di spionaggio dei segreti industriali, da aspetti di ricatto, di guadagno, di
crimine tradizionale a cui un industriale non era abituato”. E quindi c'è da portare
avanti l’attenzione verso questo tipo di minacce che prima non erano “parte della
cultura industriale”. Ma la vera sfida è come li trattiamo questi rischi. E “quello che è
emerso dal convegno è: per favore non pensate che si possono trattare soltanto dal
punto di vista tecnologico. Anche se sono coinvolti degli aspetti tecnologici, qui
stiamo parlando di processi, stiamo parlando di persone, stiamo parlando di norme
da attuare”.
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di seguire integralmente la video
intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.
(https://youtu.be/USNA2XXp4cM)https://youtu.be/USNA2XXp4cM)
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
L’utilizzo e le conseguenze della robotica riguardano anche il mondo
dell’artigianato e della piccola e media impresa?
Roberta Gatto: “(…) Il mondo della piccola impresa, dell'artigianato, comunemente
ma erroneamente, viene considerato un po' lontano dal tema della robotica, più in
generale delle innovazioni tecnologiche che chiamiamo poi “quarta rivoluzione
industriale”.
In realtà è proprio il contrario. Oggi anche nelle molte presentazioni che sono state
fatte in questo convegno, abbiamo visto che i robot ormai hanno uno sviluppo
rapidissimo e una diffusione rapidissima che entra anche nelle imprese più piccole.
Non è un aspetto che riguarda soltanto le grandi imprese industriali e proprio per
questo, come CNA, necessariamente ci dobbiamo interessare a questo tema nel
nostro ruolo di supporto alle imprese e, nel caso specifico di supporto alle imprese
per aiutarli a rispettare correttamente le regole di salute e sicurezza sui luoghi di
lavoro.
Chiaramente con l'avvento della robotica il tema della salute e sicurezza sul lavoro
cambia e quindi cambiano anche gli strumenti che le nostre imprese devono
adottare per essere in regola. Abbiamo affrontato il tema importante dei nuovi rischi
che emergono con l’avvento dei robot nel mondo delle imprese e di conseguenza
come associazione vogliamo attrezzarci per guidare correttamente le imprese in
questo percorso. Anche perché, lo dicevo proprio nel convegno, poi la
responsabilità in questo campo ricade sul datore di lavoro quindi, dal nostro punto
di vista, è assolutamente opportuno garantire che il datore di lavoro abbia tutti gli
strumenti per essere in regola. Ma volendo analizzare non solo il lato delle
conseguenze sui nuovi rischi di salute e sicurezza, c'è anche un lato positivo che può
essere colto. Ed è il lato positivo derivante da tutte le nuove opportunità che invece
questo sviluppo può dare per garantire, invece al contrario, una maggiore sicurezza
sui luoghi di lavoro grazie alle nuove tecnologie” (…).
Veniamo al rischio informatico. Come il rischio informatico può avere conseguenze
sul tema della sicurezza sul lavoro?
Michele Colajanni: “Nel momento in cui cominciamo a diffondere i componenti
elettronici e le connessioni e il software, che sono patrimonio classico dei computer
e delle reti di computer, e cominciamo innestarli nel mondo industriale, nel mondo
del controllo da remoto, nel mondo robotico è inevitabile che le problematiche di
un mondo cyber, più virtuale, si vadano poi a estendere anche al mondo fisico
industriale. Quello che abbiamo detto e sostenuto è che nel momento in cui si parla
di software industriale, bisogna agire in maniera più oculata, più attenta. Non ci
possiamo permettere un modello di produzione del software in cui offro dei
semilavorati che continuo ad aggiornare, dove continuo a risolvere i problemi
offrendo delle patch, delle soluzioni. Ma devo invece cercare di evitare, nei limiti del
possibile, più problemi fin dalla progettazione, dall'installazione, dal testing”. (…)
C’è abbastanza attenzione nelle aziende sul rischio informatico? Ci sono idonee
analisi dei rischi informatici che tengano conto anche degli aspetti relativi alle
conseguenze sulla sicurezza dei lavoratori?
Michele Colajanni: “Una cultura dell’analisi dei rischi nelle aziende, mi permetto di
dire, è diffusa. Meno diffusa è l'analisi del rischio informatico in ambito industriale,
questo sì. Però riguardo all'approccio metodologico - quali sono le minacce, quali
sono le vulnerabilità, come trattare i rischi – (…) stiamo parlando della stessa cultura.
E’ chiaro che qui ci sono due aspetti diversi.
Uno l'attaccante può essere motivato da aspetti economici, da aspetti vandalistici,
da aspetti, diciamo, di spionaggio dei segreti industriali, da aspetti di ricatto, di
guadagno, di crimine tradizionale a cui un industriale non era abituato. E quindi c'è
da portare avanti l’attenzione verso questo tipo di minacce che prima non erano,
diciamo, parte della cultura industriale.
L'altro aspetto è come si trattano questi rischi. Perché l’analisi dei rischi è soltanto la
prima fase, poi la vera domanda, la vera sfida, è come li trattiamo. E quello che è
emerso dal convegno è: per favore, non pensate che si possono trattare soltanto dal
punto di vista tecnologico. Anche se sono coinvolti degli aspetti tecnologici, qui
stiamo parlando di processi, stiamo parlando di persone, stiamo parlando di norme
da attuare”.
Trattiamo il tema normativo. Ci sono carenze, lacune in Italia e in Europa? E ci sono
normative tecniche idonee?
Ernesto Cappelletti: “Sì, direi che questo aspetto in questo momento non è trattato.
Non è trattato dalle leggi e in particolar modo non è trattato dalle direttive europee
di prodotto, in particolar modo la Direttiva Macchine. Perché la Direttiva Macchine
si preoccupa di far fare una valutazione dei rischi al fabbricante della macchina per
quanto riguarda l'uso previsto della macchina o l’uso scorretto ma ragionevolmente
prevedibile; quindi non c'è nessun accenno, nell'ambito della legislazione europea,
a un atto criminale quale è un attacco informatico. L’attacco informatico è
un’esplicita violazione di una regola, voluta. Quindi non è come un uso improprio di
una macchina, che è un uso fatto in modo appunto improprio, non corretto, ma per
un intenzione che è diversa: potrebbe essere quella di usare la macchina in maniera
più semplice, potrebbe essere quella di risparmiare del tempo, ma non è quella di
commettere un atto criminale. Quindi questo aspetto è completamente fuori da
quanto chiede la Direttiva Macchine ed è anche completamente fuori da tutto
quello che è la valutazione rischi che riguarda l'ambiente di lavoro. Quindi tutti gli
aspetti che, in particolare nel Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
legislativo ( D.Lgs. 81/2008), riguardano ad esempio la valutazione rischi dell'uso
delle macchine, (…) non richiedono che il datore lavoro faccia una valutazione
rischi per quanto riguarda attività illegali come sono gli attacchi informatici.
Questa cosa è sicuramente, al momento, aggravata anche dal fatto che
nemmeno le norme tecniche comprendono questi aspetti. Le norme tecniche
attualmente sono state scritte in conformità con quello che chiede la Direttiva
Macchine, sono state scritte come supporto alla la Direttiva Macchine e quindi
anche le norme tecniche prevedono di fare una valutazione dei rischi per quanto
riguarda l'uso previsto e l’uso ragionevolmente prevedibile delle macchine.
Da questo punto di vista, però, in ambito internazionale ci si sta muovendo. E sia in
ambito ISO, cioè per quanto riguarda la normazione internazionale meccanica, sia
in ambito IEC, per quanto riguarda la normazione in ambito internazionale relativa
agli equipaggiamenti elettrici ed elettronici, si stanno sviluppando - in ambito ISO un
rapporto tecnico, in ambito IEC una norma - che andranno proprio ad affrontare
questi aspetti. Ovvero andranno a fornire quelli che saranno i requisiti che i
fabbricanti di macchine dovranno rispettare per fare in modo che le loro macchine
siano, per quanto possibile, invulnerabili – passatemi il termine, sicuramente
improprio, perché non saranno mai invulnerabili - agli attacchi informatici.
Una cosa però fondamentale di queste norme è che stanno già impostando questa
valutazione dei rischi come una valutazione che non può limitarsi alla semplice
fabbricazione della macchina, in modo tale che i rischi di attacco informatico siano
evitati il più possibile. Ma prevedranno una valutazione dei rischi che poi dovrà
continuare, quando la macchina viene utilizzata. Perché una caratteristica
fondamentale delle minacce informatiche è le minacce non sono statiche. Quindi si
possono prevedere delle minacce all'atto della fabbricazione della macchina, ma
poi nel corso della vita della macchina, queste minacce evolveranno. Quindi anche
le misure di protezione dovranno evolvere” (…). E le norme chiederanno quindi di
dare delle indicazioni, anche all'utilizzatore della macchina, su come dovrà essere
condotta la macchina e quindi anche manutenuto il sistema di sicurezza
informatico, in modo tale che questa sicurezza sia mantenuta nel tempo”.
Veniamo all’ultima domanda. Riguardo all’evoluzione tecnologica, informatica del
mondo industriale riusciremo a guidare questo processo di trasformazione e non
solo a subirlo? Da questo punto di vista siete ottimisti o pessimisti?
Ernesto Cappelletti: “Io penso che il mondo industriale riuscirà ad affrontare questa
minaccia. (…) Il problema è sicuramente che queste minacce (…) sono in costante
aumento. Quindi nonostante si continuino ad aumentare le difese, gli investimenti e
la sicurezza informatica, le minacce continuano ad aumentare. Quindi c'è una
proporzione diretta tra minacce e, comunque, difese. Però io sono assolutamente
convinto che il mondo industriale riuscirà a difendersi, perché lo si deve fare. (…)
Mi viene da dire che a metà degli anni 90, quando sono state introdotte le direttive,
in particolare la direttiva macchine, il mondo industriale non sapeva cosa fosse la
valutazione dei rischi di una macchina. Ad oggi mi permetto di dire che oramai tutti
i fabbricanti di macchine hanno la valutazione rischi nel proprio DNA. E quindi
questo è stato proprio un processo di trasformazione culturale che è già avvenuto.
Sono molto ottimista che il prossimo processo avverrà come è successo in passato
per questo”.
Michele Colajanni: “Anch'io tendo all'ottimismo (…) perché vedo dei trend. Il parlare
di queste cose 3-4 anni fa, non avrebbe trovato ascolto. Già adesso c'è molta più
sensibilità, la tematica cyber è uno dei nove “pillar” dell’Industria 4.0, l'Europa ha
emanato una direttiva sulle infrastrutture critiche che poi sono fondamentalmente le
industrie dell'energia, del trasporto. Quindi alcuni settori saranno trainanti per quanto
riguarda queste tematiche.
Senza dubbio è una sfida enorme perché non riguarda solo una componente
industriale, riguarda tutto l'ecosistema industriale, perché si può arrivare ad
attaccare una macchina da un'email, da una rete, da un wireless, da una
chiavetta USB: quindi non sarà facile. La consapevolezza che stiamo portando
avanti è senza dubbio il primo passo. Ci sono già delle soluzioni, ci saranno delle
buone pratiche, ci saranno senza dubbio delle norme, ci saranno degli investimenti
e poi ci sarà quel processo dove un prodotto industriale più sicuro avrà più mercato
di uno insicuro e quindi in questo caso il prodotto sicuro butterà via la moneta meno
valida (…)”.
Roberta Gatto: “Anch’io proseguo nella scia positiva, con qualche nota importante.
Sicuramente la scelta non è se percorrere questa strada, perché questo
cambiamento è già in corso ed è in corso anche velocemente. Il punto non è se
decidiamo di cogliere questa occasione, ma come decidiamo di coglierla. E da
questo punto di vista i passi ancora da fare per attrezzarci sono tanti e sono tanti
non soltanto dal punto di vista del sistema economico, del sistema imprese, sono
tanti come sistema-paese. È un cambiamento rapido e complesso e per gestirlo
correttamente, per gestirlo anche tenendo conto di tutti gli impatti che abbiamo
visto oggi, non soltanto in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (…),
dobbiamo percorrere una strada avendo chiara la strategia. Allora ci deve essere
un impegno del decisore politico, che in parte ha avviato un percorso (…) ma in
maniera ancora un po’ timida. E tra l’altro, direi, in maniera timida anche nel
campo specifico nell’impatto che si ha sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Sicuramente serve anche un impegno del mondo delle imprese, che però da sole
non possono farcela (…)”.
Fonte: puntosicuro.it
Chiude Ambienti lavoro sani e sicuri 2016/2017, ora le sostanze pericolose.
BILBAO – Con il summit che si è tenuto a Bilbao il 21 e 22 novembre Eu-Osha ha
chiuso ufficialmente la campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età che
ha condotto nel biennio 2016/2017. Ad aprile 2018 verrà lanciata la prossima che si
concentrerà sulle sostanze pericolose.
Sani e sicuri ad ogni età
Il summit di Bilbao ha visto la partecipazione di oltre 350 delegati, partner e media
partner (tra i quali Quotidiano Sicurezza). Presenti vertici di istituzioni e governi
europei e nazionali, tra questi il presidente del consiglio di direzione Eu-Osha Károly
György, il direttore Legislazione lavoro e sociale, dialogo sociale, DG Occupazione,
affari sociali e inclusione della Commissione europea Stefan Olsson. Marianne
Thyssen, commissario europeo Occupazione affari sociali e inclusione ha inviato un
video messaggio:
“Un ambiente di lavoro sano e sicuro è una delle pietre angolari del pilastro europeo
dei diritti sociali. Nel corso della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni
età”, l’Eu-Osha ha assunto un ruolo di primo piano per promuovere
l’invecchiamento sostenibile della forza lavoro e impedire l’uscita anticipata dal
mercato del lavoro. Esprimiamo il nostro riconoscimento per l’impegno profuso nel
portare avanti il nostro obiettivo di un’Europa più giusta e più equa per tutti i
cittadini”.
La campagna biennale 2016/2017 come evidenziato in ogni iniziativa segnalata in
questi due anni è stata utilizzata da Eu-Osha per richiamare l’attenzione sui
cambiamenti demografici, sulle diverse esigenze che si possono riscontrare negli
ambienti di lavoro con l’avanzare delle età. Sul rispetto delle differenze e il contrasto
alle disuguaglianze, la riabilitazione e l’inclusione. L’invecchiamento attivo e la
gestione dei rischi durante tutta la vita lavorativa.
(https://www.youtube.com/watch?v=9bodWzkkcCU)
Károly György presidente del consiglio di direzione Eu-Osha intervenuto in sala
stampa ha descritto la campagna come fondamentale per promuovere la
sicurezza e il benessere in azienda. La sicurezza che riguarda le persone, che negli
ambienti di lavoro devono essere chiamate a collaborare. Ogni livello aziendale
dovrebbe cooperare, lavorare insieme, sia nella prevenzione dei rischi, sia nelle
prassi e nella gestione del lavoro.
La collaborazione dovrebbe interessare tutte le parti in causa anche a livello
istituzionale: “L’importanza della cooperazione tra tutte le parti non sarà mai
sufficientemente sottolineata. Solo lavorando insieme, le agenzie governative, i
rappresentanti dei lavoratori, i datori di lavoro e i partner della campagna possono
tutelare il futuro della forza lavoro dell’Europa. Concentrando i nostri interventi
all’inizio della vita lavorativa, mirando a una prevenzione efficace,possiamo
garantire che la sostenibilità sia al centro del processo decisionale e che il
benessere dei lavoratori sia prioritario”.
Più di trenta sono stati i Paesi europei coinvolti nella campagna, in ogni Stato Eu-
Osha è stata affiancata dai Focal point nazionali. Presente al summit Ester Rotoli,
direttore Centrale prevenzione dell’Inail e Focal Point Manager dell’Italia.
“La campagna Eu-Osha in questi due anni ha focalizzato un tema oggi emergente
nel dibattito su salute e sicurezza negli ambienti di lavoro. Un fenomeno sociale che
impatta ogni ambiente di lavoro e ogni attività lavorativa con ricadute in termini di
rischi professionali e quindi di misure di prevenzione e gestione a livello aziendale.
Il Focal Point italiano di Eu-Osha , rappresentato dall’Inail in collaborazione con un
network nazionale tripartito, ha promosso la campagna Ambienti di lavoro sani e
sicuri ad ogni età attraverso eventi, raccolta di buone pratiche, e costruzione di reti
e sinergie, con l’obiettivo di diffondere conoscenza e sensibilizzare sull’importanza
della prevenzione nei luoghi di lavoro che invecchiano. L’attività del Focal point
italiano è disciplinata da principi di cooperazione, condivisione e partecipazione da
parte di tutti i membri che lo costituiscono: Ministero del Lavoro e Ministero della
Salute,Inail, ISS, Regioni, parti sociali e Anmil.
Analizzando le esperienze e le buone pratiche raccolte in questi due anni,
attraverso l’omonimo concorso europeo e nazionale, è emerso quanto sia
importante un approccio olistico e proattivo dell’impresa, investendo non solo nel
miglioramento tecnologico ma anche nella valorizzazione delle risorse umane
attraverso lo sviluppo di competenze, di cultura, di motivazione.
Il mondo del lavoro e quello italiano in particolare sono caratterizzati da un
invecchiamento sempre più significativo della popolazione attiva. Questo dato
rende necessario agire con consapevolezza e convinzione per la promozione di un
lavoro che sia sempre più dignitoso e rispettoso. Le buone pratiche presentate
potranno contribuire a “fare rete” tra le imprese attivando forme di collaborazione
tra le istituzioni, le parti sociali in nome di una più ampia esportabilità, promuovendo
uno sviluppo che le renda un patrimonio di valore condiviso da tutti.
Formazione permanente, conciliazione vita-lavoro, promozione della salute, welfare
aziendale, analisi della work ability, sono alcuni esempi di politiche finalizzate alla
sostenibilità e ad un lavoro sano e sicuro ad ogni età. Il benessere sul lavoro, come
la salute e la sicurezza sul lavoro, non rappresentano un costo per l’azienda, ma un
investimento, in una logica win-win. Questo vuole essere il messaggio chiave che Eu-
Osha intende promuovere attraverso tutte le campagne europee.
L’Inail continuerà ad affrontare il tema dell’ invecchiamento attivo nelle proprie
attività future, sia attraverso progetti di ricerca finalizzati a creare modelli di
prevenzione sia attraverso azioni di sensibilizzazione e diffusione di strumenti e buone
pratiche utili alle aziende”.
Sostanze pericolose
Il tema annunciato per la campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri 2018/2019 che
verrà lanciata nel prossimo aprile è Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in
presenza di sostanze pericolose. Healthy Workplaces Manage Dangerous
Substances. Gestione delle sostanze pericolose, valutazione del rischio, gerarchia
delle misure di prevenzione, agenti cancerogeni e tumori professionali, categorie di
lavoratori per i quali i rischi sono più elevati. (Articolo di Corrado De Paolis)
Info:summit Bilbao Eu-Osha 2017Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età 2016/2017
Fonte: quotidianosicurezza.it

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  • 1. News 48/SSL/2017 Lunedì, 27 novembre 2017 Campi elettromagnetici: descrizione del rischio. Gli effetti diretti e indiretti sul corpo umano e le ricadute sulla salute e sicurezza, delle frequenze non ottiche (0 Hz - 300 GHz). Con il termine Radiazioni Non Ionizzanti, sinteticamente NIR dalle iniziali della omologa definizione inglese Non-Ionizing Radiation, si indica genericamente quella parte dello spettro elettromagnetico il cui meccanismo primario di interazione con la materia non è quello della ionizzazione. Lo spettro elettromagnetico viene infatti tradizionalmente diviso in una sezione ionizzante (Ionizing Radiation o IR), comprendente raggi X e gamma, dotati di energia sufficiente per ionizzare direttamente atomi e molecole, e in una non ionizzante (Non Ionizing Radiation o NIR). Quest’ultima viene a sua volta suddivisa, in funzione della frequenza, in una sezione ottica (300 GHz - 3x104 THz) e in una non ottica (0 Hz – 300 GHz). La prima include le radiazioni ultraviolette, la luce visibile e la radiazione infrarossa. La seconda, oggetto della presente sezione, comprende le microonde (MW: microwave), le radiofrequenze (RF: radiofrequency), i campi elettrici e magnetici a frequenza estremamente bassa (ELF: Extremely Low Frequency), fino ai campi elettrici e magnetici statici. I meccanismi di interazione dei campi elettromagnetici con la materia biologica accertati si traducono sostanzialmente in due effetti fondamentali: induzione di correnti nei tessuti elettricamente stimolabili, e cessione di energia con rialzo termico. Tali effetti sono definiti effetti diretti in quanto risultato di un’interazione diretta dei campi con il corpo umano. Alle frequenze più basse e fino a circa 1 MHz,
  • 2. prevale l’induzione di correnti elettriche nei tessuti elettricamente stimolabili, come nervi e muscoli. Con l’aumentare della frequenza diventa sempre più significativa la cessione di energia nei tessuti attraverso il rapido movimento oscillatorio di ioni e molecole di acqua, con lo sviluppo di calore e riscaldamento. A frequenze superiori a circa 10 MHz, quest’ultimo effetto è l’unico a permanere, e al di sopra di 10 GHz, l’assorbimento è esclusivamente a carico della cute. Gli effetti diretti si manifestano al di sopra di specifiche soglie di induzione: l'attuale quadro delle conoscenze consente di disporre di un “razionale” (cioè una base logico-scientifica) per la definizione di valori limite di esposizione che ne prevengano l'insorgenza in soggetti che non abbiano controindicazioni specifiche all'esposizione. Oltre agli effetti diretti, esistono effetti indiretti che possono avere gravi ricadute sulla salute e sicurezza e pertanto vanno prevenuti. E' da tener presente che nella maggior parte dei casi il rispetto dei livelli di azione prescritti per i lavoratori dall'attuale normativa non garantisce la prevenzione degli effetti indiretti, che vanno presi in esame in maniera specifica, facendo riferimento in primo luogo al rispetto dei valori limite espositivi prescritti per la popolazione generale e per i luoghi aperti al pubblico. Gli effetti indiretti sono i seguenti:  interferenze con attrezzature e altri dispositivi medici elettronici;  interferenze con attrezzature o dispositivi medici impiantati attivi, ad esempio stimolatori cardiaci o defibrillatori;  interferenze con dispositivi medici portati sul corpo, ad esempio pompe insuliniche;  interferenze con dispositivi impiantati passivi, ad esempio protesi articolari, chiodi, fili o piastre di metallo;  effetti su schegge metalliche, tatuaggi, body piercing e body art;  rischio di proiettili a causa di oggetti ferromagnetici non fissi in un campo magnetico statico;  innesco involontario di detonatori;  innesco di incendi o esplosioni a causa di materiali infiammabili o esplosivi;  scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto quando una persona tocca con un oggetto conduttore in un campo elettromagnetico e uno dei due non è collegato a terra. Alcuni gruppi di lavoratori sono considerati particolarmente a rischio per i campi
  • 3. elettromagnetici. Tali lavoratori non possono essere protetti adeguatamente mediante i livelli di azione stabiliti dal D.lgvo 81/08 e perciò i datori di lavoro devono valutare la loro esposizione separatamente da quella degli altri lavoratori. I lavoratori esposti a particolari rischi sono in genere tutelati adeguatamente mediante il rispetto dei livelli di riferimento specificati nella raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio. Per un’esigua minoranza, tuttavia, anche questi livelli di riferimento non possono garantire una protezione adeguata. Queste persone riceveranno consigli adeguati dal proprio medico curante e ciò dovrebbe permettere al datore di lavoro di stabilire se la persona è esposta a un rischio sul luogo di lavoro o meno. Le linee guida dell'ICNIRP sono assunte quale riferimento tecnico-scientifico dalla direttiva 2013/35/CE che stabilisce i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori dalle esposizioni ai campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenze tra 0Hz e 300 GHz. La DIRETTIVA 2013/35/UE è stata recepita con Decreto Legislativo 1 AGOSTO 2016 N.159 (GU N. 192 del 18-8-2016) che ha opportunamente modificato ed integrato il Titolo VIII Capo IV del D.lgvo 81/08. In questo contesto la presente sessione del portale e i dati contenuti nella banca dati CEM, in corso di continuo aggiornamento ed integrazioni, rappresentano un riferimento valido ai fini della valutazione del rischio prevista dal DLgs.81/2008. Le suddette disposizioni sono specificamente mirate alla protezione dagli effetti certi (effetti acuti) di tipo diretto ed indiretto che hanno una ricaduta in termini sanitari (“rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori dovuti agli effetti nocivi a breve termine conosciuti nel corpo umano derivanti dalla circolazione di correnti indotte e dall’assorbimento di energia, e da correnti di contatto”, DLgs.81/2008, art. 206 comma 1). Coerentemente con gli scopi della direttiva europea, il Decreto Legislativo 1 AGOSTO 2016 N.159 non riguarda la protezione da eventuali effetti a lungo termine, per i quali mancano dati scientifici conclusivi che comprovino un nesso di causalità, né i rischi conseguenti al contatto con i conduttori in tensione (art. 206, comma 2) questi ultimi già coperti dalle norme per la sicurezza elettrica. Da notare che la maggior parte degli effetti avversi considerati nel DLgs.81/2008
  • 4. compaiono immediatamente (es. aritmie, contrazioni muscolari, ustioni, malfunzionamento pacemaker e dispositivi elettronici impiantati etc.), ma alcuni, come la cataratta o la sterilità maschile, essendo la conseguenza di un meccanismo cumulativo, possono manifestarsi a distanza di tempo. 1999/519/CE: Raccomandazione del Consiglio, del 12 luglio 1999, relativa alla limitazione dell'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz Decreto legislativo 1 agosto 2016, n. 159 - Attuazione della direttiva 2013/35/UE sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) e che abroga la direttiva 2004/40/CE. (16G00172). Fonte: PAF e puntosicuro.it Aperta la procedura per invio domande voucher internazionalizzazione Pmi. ROMA – Voucher internazionalizzazione Pmi e reti di imprese. Il Ministero dello Sviluppo Economico informa che è aperta dal 21 novembre la procedura informatica ExportVoucher per iniziare la compilazione della domanda. L’invio delle richieste verrà aperto il 28 novembre 2017 alle ore 10.00. Info: aperta procedura voucher internazionalizzazione Pmi (http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2037378-voucher-per-l- internazionalizzazione-al-via-la-procedura-di-compilazione-della-domanda-online-2) Fonte: quotidianosicurezza.it Robotica, rischio informatico e sicurezza sul lavoro. È importante riflettere sull’impatto della robotica e dei rischi informatici anche in riferimento alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Ne parliamo con Roberta Gatto, Michele Colajanni ed Ernesto Cappelletti. Modena, 24 Nov – Sono tanti gli aspetti rilevanti, anche con riferimento all’impatto su salute e sicurezza sul lavoro, che riguardano l’attuale evoluzione tecnologica e industriale, gli scenari aperti dalla cosiddetta quarta rivoluzione industriale, la digitalizzazione dei processi di produzione e la crescita del crimine informatico. Tutti aspetti che ormai i vari attori che si occupano di gestione della sicurezza nelle aziende devono conoscere. Ad esempio è importante soffermarsi sulle conseguenze della diffusione, sempre
  • 5. maggiore nel mondo industriale, della robotica o, di fronte alla continua crescita del cyber crime e alla possibilità di minacciare la sicurezza delle macchine, su come comportarsi in relazione al rischio informatico aziendale. Per affrontare questi temi e fornire qualche utile informazione ai nostri lettori abbiamo realizzato durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro Convention” (Modena, 13/14 settembre 2017) un’intervista ad alcune persone che hanno partecipato, come relatori o come referenti organizzativi al convegno modenese “La ROBOTICA, opportunità e rischi di salute e sicurezza”. Con Roberta Gatto (Coordinatrice politiche ambientali della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media impresa, CNA), con Michele Colajanni (Direttore del Centro di ricerca Interdipartimentale sulla sicurezza e prevenzione dei rischi, CRIS - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) e con Ernesto Cappelletti (direttore tecnico di Quadra srl) abbiamo cercato di comprendere quali siano gli aspetti positivi e negativi dei nuovi sviluppi industriali in materia di sicurezza dei lavoratori. Perché parlare oggi di robotica? Quanto la robotica è diffusa anche nella piccola e media industria? Che cosa è il rischio informatico? E perché è un problema che ha a che fare anche con la sicurezza sul lavoro? Le aziende sono in grado di dare un’idonea valutazione e gestione del rischio informatico? Ci sono carenze, lacune in materia di leggi e normative tecniche? Riguardo all’evoluzione dell’industria riusciremo a guidare questo processo di trasformazione e non a subirlo? Riguardo al rischio informatico, Michele Colajanni ci ricorda, ad esempio, alcuni aspetti rilevanti. Oggi sono presenti per le aziende nuove minacce: “l'attaccante può essere motivato da aspetti economici, da aspetti vandalistici, da aspetti, diciamo, di spionaggio dei segreti industriali, da aspetti di ricatto, di guadagno, di crimine tradizionale a cui un industriale non era abituato”. E quindi c'è da portare avanti l’attenzione verso questo tipo di minacce che prima non erano “parte della cultura industriale”. Ma la vera sfida è come li trattiamo questi rischi. E “quello che è emerso dal convegno è: per favore non pensate che si possono trattare soltanto dal punto di vista tecnologico. Anche se sono coinvolti degli aspetti tecnologici, qui
  • 6. stiamo parlando di processi, stiamo parlando di persone, stiamo parlando di norme da attuare”. Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di seguire integralmente la video intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione. (https://youtu.be/USNA2XXp4cM)https://youtu.be/USNA2XXp4cM) Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto L’utilizzo e le conseguenze della robotica riguardano anche il mondo dell’artigianato e della piccola e media impresa? Roberta Gatto: “(…) Il mondo della piccola impresa, dell'artigianato, comunemente ma erroneamente, viene considerato un po' lontano dal tema della robotica, più in generale delle innovazioni tecnologiche che chiamiamo poi “quarta rivoluzione industriale”. In realtà è proprio il contrario. Oggi anche nelle molte presentazioni che sono state fatte in questo convegno, abbiamo visto che i robot ormai hanno uno sviluppo rapidissimo e una diffusione rapidissima che entra anche nelle imprese più piccole. Non è un aspetto che riguarda soltanto le grandi imprese industriali e proprio per questo, come CNA, necessariamente ci dobbiamo interessare a questo tema nel nostro ruolo di supporto alle imprese e, nel caso specifico di supporto alle imprese per aiutarli a rispettare correttamente le regole di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Chiaramente con l'avvento della robotica il tema della salute e sicurezza sul lavoro cambia e quindi cambiano anche gli strumenti che le nostre imprese devono adottare per essere in regola. Abbiamo affrontato il tema importante dei nuovi rischi che emergono con l’avvento dei robot nel mondo delle imprese e di conseguenza come associazione vogliamo attrezzarci per guidare correttamente le imprese in questo percorso. Anche perché, lo dicevo proprio nel convegno, poi la responsabilità in questo campo ricade sul datore di lavoro quindi, dal nostro punto di vista, è assolutamente opportuno garantire che il datore di lavoro abbia tutti gli strumenti per essere in regola. Ma volendo analizzare non solo il lato delle conseguenze sui nuovi rischi di salute e sicurezza, c'è anche un lato positivo che può essere colto. Ed è il lato positivo derivante da tutte le nuove opportunità che invece questo sviluppo può dare per garantire, invece al contrario, una maggiore sicurezza
  • 7. sui luoghi di lavoro grazie alle nuove tecnologie” (…). Veniamo al rischio informatico. Come il rischio informatico può avere conseguenze sul tema della sicurezza sul lavoro? Michele Colajanni: “Nel momento in cui cominciamo a diffondere i componenti elettronici e le connessioni e il software, che sono patrimonio classico dei computer e delle reti di computer, e cominciamo innestarli nel mondo industriale, nel mondo del controllo da remoto, nel mondo robotico è inevitabile che le problematiche di un mondo cyber, più virtuale, si vadano poi a estendere anche al mondo fisico industriale. Quello che abbiamo detto e sostenuto è che nel momento in cui si parla di software industriale, bisogna agire in maniera più oculata, più attenta. Non ci possiamo permettere un modello di produzione del software in cui offro dei semilavorati che continuo ad aggiornare, dove continuo a risolvere i problemi offrendo delle patch, delle soluzioni. Ma devo invece cercare di evitare, nei limiti del possibile, più problemi fin dalla progettazione, dall'installazione, dal testing”. (…) C’è abbastanza attenzione nelle aziende sul rischio informatico? Ci sono idonee analisi dei rischi informatici che tengano conto anche degli aspetti relativi alle conseguenze sulla sicurezza dei lavoratori? Michele Colajanni: “Una cultura dell’analisi dei rischi nelle aziende, mi permetto di dire, è diffusa. Meno diffusa è l'analisi del rischio informatico in ambito industriale, questo sì. Però riguardo all'approccio metodologico - quali sono le minacce, quali sono le vulnerabilità, come trattare i rischi – (…) stiamo parlando della stessa cultura. E’ chiaro che qui ci sono due aspetti diversi. Uno l'attaccante può essere motivato da aspetti economici, da aspetti vandalistici, da aspetti, diciamo, di spionaggio dei segreti industriali, da aspetti di ricatto, di guadagno, di crimine tradizionale a cui un industriale non era abituato. E quindi c'è da portare avanti l’attenzione verso questo tipo di minacce che prima non erano, diciamo, parte della cultura industriale. L'altro aspetto è come si trattano questi rischi. Perché l’analisi dei rischi è soltanto la prima fase, poi la vera domanda, la vera sfida, è come li trattiamo. E quello che è emerso dal convegno è: per favore, non pensate che si possono trattare soltanto dal punto di vista tecnologico. Anche se sono coinvolti degli aspetti tecnologici, qui stiamo parlando di processi, stiamo parlando di persone, stiamo parlando di norme da attuare”.
  • 8. Trattiamo il tema normativo. Ci sono carenze, lacune in Italia e in Europa? E ci sono normative tecniche idonee? Ernesto Cappelletti: “Sì, direi che questo aspetto in questo momento non è trattato. Non è trattato dalle leggi e in particolar modo non è trattato dalle direttive europee di prodotto, in particolar modo la Direttiva Macchine. Perché la Direttiva Macchine si preoccupa di far fare una valutazione dei rischi al fabbricante della macchina per quanto riguarda l'uso previsto della macchina o l’uso scorretto ma ragionevolmente prevedibile; quindi non c'è nessun accenno, nell'ambito della legislazione europea, a un atto criminale quale è un attacco informatico. L’attacco informatico è un’esplicita violazione di una regola, voluta. Quindi non è come un uso improprio di una macchina, che è un uso fatto in modo appunto improprio, non corretto, ma per un intenzione che è diversa: potrebbe essere quella di usare la macchina in maniera più semplice, potrebbe essere quella di risparmiare del tempo, ma non è quella di commettere un atto criminale. Quindi questo aspetto è completamente fuori da quanto chiede la Direttiva Macchine ed è anche completamente fuori da tutto quello che è la valutazione rischi che riguarda l'ambiente di lavoro. Quindi tutti gli aspetti che, in particolare nel Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro legislativo ( D.Lgs. 81/2008), riguardano ad esempio la valutazione rischi dell'uso delle macchine, (…) non richiedono che il datore lavoro faccia una valutazione rischi per quanto riguarda attività illegali come sono gli attacchi informatici. Questa cosa è sicuramente, al momento, aggravata anche dal fatto che nemmeno le norme tecniche comprendono questi aspetti. Le norme tecniche attualmente sono state scritte in conformità con quello che chiede la Direttiva Macchine, sono state scritte come supporto alla la Direttiva Macchine e quindi anche le norme tecniche prevedono di fare una valutazione dei rischi per quanto riguarda l'uso previsto e l’uso ragionevolmente prevedibile delle macchine. Da questo punto di vista, però, in ambito internazionale ci si sta muovendo. E sia in ambito ISO, cioè per quanto riguarda la normazione internazionale meccanica, sia in ambito IEC, per quanto riguarda la normazione in ambito internazionale relativa agli equipaggiamenti elettrici ed elettronici, si stanno sviluppando - in ambito ISO un rapporto tecnico, in ambito IEC una norma - che andranno proprio ad affrontare questi aspetti. Ovvero andranno a fornire quelli che saranno i requisiti che i fabbricanti di macchine dovranno rispettare per fare in modo che le loro macchine siano, per quanto possibile, invulnerabili – passatemi il termine, sicuramente improprio, perché non saranno mai invulnerabili - agli attacchi informatici.
  • 9. Una cosa però fondamentale di queste norme è che stanno già impostando questa valutazione dei rischi come una valutazione che non può limitarsi alla semplice fabbricazione della macchina, in modo tale che i rischi di attacco informatico siano evitati il più possibile. Ma prevedranno una valutazione dei rischi che poi dovrà continuare, quando la macchina viene utilizzata. Perché una caratteristica fondamentale delle minacce informatiche è le minacce non sono statiche. Quindi si possono prevedere delle minacce all'atto della fabbricazione della macchina, ma poi nel corso della vita della macchina, queste minacce evolveranno. Quindi anche le misure di protezione dovranno evolvere” (…). E le norme chiederanno quindi di dare delle indicazioni, anche all'utilizzatore della macchina, su come dovrà essere condotta la macchina e quindi anche manutenuto il sistema di sicurezza informatico, in modo tale che questa sicurezza sia mantenuta nel tempo”. Veniamo all’ultima domanda. Riguardo all’evoluzione tecnologica, informatica del mondo industriale riusciremo a guidare questo processo di trasformazione e non solo a subirlo? Da questo punto di vista siete ottimisti o pessimisti? Ernesto Cappelletti: “Io penso che il mondo industriale riuscirà ad affrontare questa minaccia. (…) Il problema è sicuramente che queste minacce (…) sono in costante aumento. Quindi nonostante si continuino ad aumentare le difese, gli investimenti e la sicurezza informatica, le minacce continuano ad aumentare. Quindi c'è una proporzione diretta tra minacce e, comunque, difese. Però io sono assolutamente convinto che il mondo industriale riuscirà a difendersi, perché lo si deve fare. (…) Mi viene da dire che a metà degli anni 90, quando sono state introdotte le direttive, in particolare la direttiva macchine, il mondo industriale non sapeva cosa fosse la valutazione dei rischi di una macchina. Ad oggi mi permetto di dire che oramai tutti i fabbricanti di macchine hanno la valutazione rischi nel proprio DNA. E quindi questo è stato proprio un processo di trasformazione culturale che è già avvenuto. Sono molto ottimista che il prossimo processo avverrà come è successo in passato per questo”. Michele Colajanni: “Anch'io tendo all'ottimismo (…) perché vedo dei trend. Il parlare di queste cose 3-4 anni fa, non avrebbe trovato ascolto. Già adesso c'è molta più sensibilità, la tematica cyber è uno dei nove “pillar” dell’Industria 4.0, l'Europa ha emanato una direttiva sulle infrastrutture critiche che poi sono fondamentalmente le industrie dell'energia, del trasporto. Quindi alcuni settori saranno trainanti per quanto riguarda queste tematiche.
  • 10. Senza dubbio è una sfida enorme perché non riguarda solo una componente industriale, riguarda tutto l'ecosistema industriale, perché si può arrivare ad attaccare una macchina da un'email, da una rete, da un wireless, da una chiavetta USB: quindi non sarà facile. La consapevolezza che stiamo portando avanti è senza dubbio il primo passo. Ci sono già delle soluzioni, ci saranno delle buone pratiche, ci saranno senza dubbio delle norme, ci saranno degli investimenti e poi ci sarà quel processo dove un prodotto industriale più sicuro avrà più mercato di uno insicuro e quindi in questo caso il prodotto sicuro butterà via la moneta meno valida (…)”. Roberta Gatto: “Anch’io proseguo nella scia positiva, con qualche nota importante. Sicuramente la scelta non è se percorrere questa strada, perché questo cambiamento è già in corso ed è in corso anche velocemente. Il punto non è se decidiamo di cogliere questa occasione, ma come decidiamo di coglierla. E da questo punto di vista i passi ancora da fare per attrezzarci sono tanti e sono tanti non soltanto dal punto di vista del sistema economico, del sistema imprese, sono tanti come sistema-paese. È un cambiamento rapido e complesso e per gestirlo correttamente, per gestirlo anche tenendo conto di tutti gli impatti che abbiamo visto oggi, non soltanto in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (…), dobbiamo percorrere una strada avendo chiara la strategia. Allora ci deve essere un impegno del decisore politico, che in parte ha avviato un percorso (…) ma in maniera ancora un po’ timida. E tra l’altro, direi, in maniera timida anche nel campo specifico nell’impatto che si ha sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Sicuramente serve anche un impegno del mondo delle imprese, che però da sole non possono farcela (…)”. Fonte: puntosicuro.it Chiude Ambienti lavoro sani e sicuri 2016/2017, ora le sostanze pericolose. BILBAO – Con il summit che si è tenuto a Bilbao il 21 e 22 novembre Eu-Osha ha chiuso ufficialmente la campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età che ha condotto nel biennio 2016/2017. Ad aprile 2018 verrà lanciata la prossima che si concentrerà sulle sostanze pericolose. Sani e sicuri ad ogni età Il summit di Bilbao ha visto la partecipazione di oltre 350 delegati, partner e media
  • 11. partner (tra i quali Quotidiano Sicurezza). Presenti vertici di istituzioni e governi europei e nazionali, tra questi il presidente del consiglio di direzione Eu-Osha Károly György, il direttore Legislazione lavoro e sociale, dialogo sociale, DG Occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea Stefan Olsson. Marianne Thyssen, commissario europeo Occupazione affari sociali e inclusione ha inviato un video messaggio: “Un ambiente di lavoro sano e sicuro è una delle pietre angolari del pilastro europeo dei diritti sociali. Nel corso della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età”, l’Eu-Osha ha assunto un ruolo di primo piano per promuovere l’invecchiamento sostenibile della forza lavoro e impedire l’uscita anticipata dal mercato del lavoro. Esprimiamo il nostro riconoscimento per l’impegno profuso nel portare avanti il nostro obiettivo di un’Europa più giusta e più equa per tutti i cittadini”. La campagna biennale 2016/2017 come evidenziato in ogni iniziativa segnalata in questi due anni è stata utilizzata da Eu-Osha per richiamare l’attenzione sui cambiamenti demografici, sulle diverse esigenze che si possono riscontrare negli ambienti di lavoro con l’avanzare delle età. Sul rispetto delle differenze e il contrasto alle disuguaglianze, la riabilitazione e l’inclusione. L’invecchiamento attivo e la gestione dei rischi durante tutta la vita lavorativa. (https://www.youtube.com/watch?v=9bodWzkkcCU) Károly György presidente del consiglio di direzione Eu-Osha intervenuto in sala stampa ha descritto la campagna come fondamentale per promuovere la sicurezza e il benessere in azienda. La sicurezza che riguarda le persone, che negli ambienti di lavoro devono essere chiamate a collaborare. Ogni livello aziendale dovrebbe cooperare, lavorare insieme, sia nella prevenzione dei rischi, sia nelle prassi e nella gestione del lavoro. La collaborazione dovrebbe interessare tutte le parti in causa anche a livello istituzionale: “L’importanza della cooperazione tra tutte le parti non sarà mai sufficientemente sottolineata. Solo lavorando insieme, le agenzie governative, i rappresentanti dei lavoratori, i datori di lavoro e i partner della campagna possono tutelare il futuro della forza lavoro dell’Europa. Concentrando i nostri interventi all’inizio della vita lavorativa, mirando a una prevenzione efficace,possiamo
  • 12. garantire che la sostenibilità sia al centro del processo decisionale e che il benessere dei lavoratori sia prioritario”. Più di trenta sono stati i Paesi europei coinvolti nella campagna, in ogni Stato Eu- Osha è stata affiancata dai Focal point nazionali. Presente al summit Ester Rotoli, direttore Centrale prevenzione dell’Inail e Focal Point Manager dell’Italia. “La campagna Eu-Osha in questi due anni ha focalizzato un tema oggi emergente nel dibattito su salute e sicurezza negli ambienti di lavoro. Un fenomeno sociale che impatta ogni ambiente di lavoro e ogni attività lavorativa con ricadute in termini di rischi professionali e quindi di misure di prevenzione e gestione a livello aziendale. Il Focal Point italiano di Eu-Osha , rappresentato dall’Inail in collaborazione con un network nazionale tripartito, ha promosso la campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età attraverso eventi, raccolta di buone pratiche, e costruzione di reti e sinergie, con l’obiettivo di diffondere conoscenza e sensibilizzare sull’importanza della prevenzione nei luoghi di lavoro che invecchiano. L’attività del Focal point italiano è disciplinata da principi di cooperazione, condivisione e partecipazione da parte di tutti i membri che lo costituiscono: Ministero del Lavoro e Ministero della Salute,Inail, ISS, Regioni, parti sociali e Anmil. Analizzando le esperienze e le buone pratiche raccolte in questi due anni, attraverso l’omonimo concorso europeo e nazionale, è emerso quanto sia importante un approccio olistico e proattivo dell’impresa, investendo non solo nel miglioramento tecnologico ma anche nella valorizzazione delle risorse umane attraverso lo sviluppo di competenze, di cultura, di motivazione. Il mondo del lavoro e quello italiano in particolare sono caratterizzati da un invecchiamento sempre più significativo della popolazione attiva. Questo dato rende necessario agire con consapevolezza e convinzione per la promozione di un lavoro che sia sempre più dignitoso e rispettoso. Le buone pratiche presentate potranno contribuire a “fare rete” tra le imprese attivando forme di collaborazione tra le istituzioni, le parti sociali in nome di una più ampia esportabilità, promuovendo uno sviluppo che le renda un patrimonio di valore condiviso da tutti. Formazione permanente, conciliazione vita-lavoro, promozione della salute, welfare aziendale, analisi della work ability, sono alcuni esempi di politiche finalizzate alla sostenibilità e ad un lavoro sano e sicuro ad ogni età. Il benessere sul lavoro, come
  • 13. la salute e la sicurezza sul lavoro, non rappresentano un costo per l’azienda, ma un investimento, in una logica win-win. Questo vuole essere il messaggio chiave che Eu- Osha intende promuovere attraverso tutte le campagne europee. L’Inail continuerà ad affrontare il tema dell’ invecchiamento attivo nelle proprie attività future, sia attraverso progetti di ricerca finalizzati a creare modelli di prevenzione sia attraverso azioni di sensibilizzazione e diffusione di strumenti e buone pratiche utili alle aziende”. Sostanze pericolose Il tema annunciato per la campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri 2018/2019 che verrà lanciata nel prossimo aprile è Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose. Healthy Workplaces Manage Dangerous Substances. Gestione delle sostanze pericolose, valutazione del rischio, gerarchia delle misure di prevenzione, agenti cancerogeni e tumori professionali, categorie di lavoratori per i quali i rischi sono più elevati. (Articolo di Corrado De Paolis) Info:summit Bilbao Eu-Osha 2017Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età 2016/2017 Fonte: quotidianosicurezza.it