La conduzione del nervo surale dorsale in pazienti con carenza di vitamina B1...
Defibrillatori impiantabili un anno di follow up e di gestione clinica
1. 72° CONGRESSO NAZIONALE http://www2.sicardiologia.it/wsc2011/eabstract/html/25.htm
72° CONGRESSO NAZIONALE
della Società Italiana di Cardiologia
Roma, 10 – 12 dicembre 2011
defibrillatori impiantabili: un anno di follow-up e di gestione clinica
Gabriele Dell'Era (a), Fabrizio Pizzetti (a), Giovanni Gozzelino (a), Arturo Palladino (a), Pier Giuseppe
Demarchi (a)
(a) Ospedale Santo Spirito, reparto di Cardiologia - Casale Monferrato
INTRODUZIONE – METODI: abbiamo analizzato i dati relativi all’attività di controllo ambulatoriale di
defibrillatori impiantabili (ICD) effettuata nel 2010 presso il nostro ospedale, raccogliendo informazioni
circa le caratteristiche cliniche dei pazienti, il numero di aritmie ventricolari trattate (AVT), le eventuali
riprogrammazioni dell’ICD e la terapia farmacologica.
RISULTATI: sono stati analizzati i dati relativi a 210 visite (140 pazienti, 23 con AVT). Non sono state
osservate differenze circa la percentuale di pazienti con AVT in base all’indicazione all’impianto
(profilassi primaria vs secondaria, p=ns), all’eziologia (cardiomiopatia dilatativa postischemica vs
idiopatica, p=ns) ed all’età (<65 anni vs ≥65 anni, p=ns). Tra i pazienti con FE≥40%, soltanto 1 (7%) ha
subito AVT, contro il 14% dei pazienti con FE<40%. I pazienti con AVT venivano sottoposti ad un
maggior numero di controlli ambulatoriali (2,34±0,88 vs 1,88±0,76), ma questo non ha comportato
nessuna riprogrammazione dell’ICD ed ha determinato la modifica di soltanto due terapie
farmacologiche. Otto pazienti hanno subito ATP/shock su aritmie non ventricolari (6 hanno ricevuto
modifiche della terapia farmacologica, in un caso è stato riprogrammato l’ICD).
CONCLUSIONI: una bassa FE sembra confermarsi l’unico predittore di AVT (sebbene non sia raggiunta
la significatività statistica). Il numero più elevato di controlli nei pazienti con AVT non sembra
determinare una modifica dell’atteggiamento terapeutico: ciò pone la questione dell’opportunità di
eseguire visite non programmate in seguito ad interventi appropriati dell’ICD e della necessità di
approcci differenti per la gestione di questi pazienti.
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