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l’Unità
Sabato, 13 Maggio 2017 l9
L
a pubblicazione da parte della
Commissione Europea del do-
cumento di riflessione sulla Ge-
stione della Globalizzazione a-
pre in Europa un dibattito a
lungo atteso. Viviamo in un
mondo in continua trasformazione, sempre
più interconnesso grazie alle nuove tecnolo-
gie e in cui si sviluppano nuove economie e
nuovi lavori dentro una visione dell’innova-
zione che spiana la strada alla
quarta rivoluzione industriale,
quella appunto della robotica,
della produzione intelligente e
del lavoro “smart”. Un mondo
in cui i cambiamenti climatici, le guerre e le
disuguaglianze spingono milioni di persone
a lasciare la propria terra in cerca di nuove
opportunità e di un futuro migliore, alimen-
tando quel fenomeno migra-
torio ormai noto alle crona-
che.
La globalizzazione ha certa-
mente degli aspetti positivi.
I giovani e i meno giovani
oggi viaggiano, lavorano, stu-
diano e vivono in altri contesti
e paesi, condividendo culture,
tradizioni ed esperienze: interi
continenti sono usciti dalla po-
vertà assoluta, molte persone
sono finalmente fuori dalla de-
privazione materiale e sociale.
La mobilità dei lavoratori, degli
studenti,edellafamigliesiaffermacomedirit-
to di tutti.
Tuttavia, dentro questa cornice, tuttavia, la
globalizzazione ha avuto anche degli effetti
negativi. La delocalizzazione delle produzioni
verso paesi ovviamente molto più competitivi
per gli investimenti e i costi di produzione ha
portato alla desertificazione industriale e al
crollo dell’occupazione nelle regioni europee,
minando profondamente la coesione sociale e
territoriale. Il sistema delle garanzie vacilla,
peggiorano gli indicatori economici delle real-
tà più svantaggiate, il gap tra realtà urbane e
aree rurali e marginali si allarga sempre di più.
L’Europa si assuma l’impegno di orientare la
globalizzazione, promuovendo la generalizza-
zione dei diritti con nuove politiche commer-
ciali, diffondendo un modello sociale attento
l Servono investimenti nazionali continui in
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allo sviluppo sostenibile ed inclusivo e lottan-
do contro i cambiamenti climatici. Il modello
europeo che oggi si arricchisce del suo Pilastro
Sociale deve quindi contaminare positiva-
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rizzonte, l’Europa deve fare i conti con il suo
futuro.
La grande sfida delle Istituzioni Europee e
degli Stati membri è appunto quella di difen-
dere e al tempo stesso riformare il modello so-
ciale europeo e i suoi sistemi di welfare. La
lotta alle disuguaglianze diventa quindi lo
snodo centrale del futuro prossimo dell’Unio-
ne. In una visione politica che consideri la spe-
sa pubblica per i diritti non come un costo ma
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ropa è chiamata ad investire sulla vita dei suoi
cittadini, per ridurre le disuguaglianze e favo-
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ciali rappresenta una prima ri-
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venti normativi precisi. Penso
al tema della conciliazione vi-
ta-lavoro e della tutela della ge-
nitorialità, ma anche all’esten-
sione delle tutele per tutti i la-
voratori e al grande tema della
lotta al dumping sociale. La
globalizzazione ci porta in dote
anche una seconda sfida, quel-
la della occupabilità dei nostri giovani e della
competitività delle nostre imprese e dell’inte-
ro sistema industriale, e della trasformazione
digitale delle nostre società e delle nostre eco-
nomie. Creare l’Europa del futuro richiede in-
vestimenti nazionali continui in formazione e
nelle competenze, nella ricerca e nell’innova-
zione, nell’istruzione e nella digitalizzazione
delle infrastrutture sia pubbliche che private:
su questo il ruolo della politica di coesione e
dei fondi strutturali è e sarà davvero fonda-
mentale.
Il Parlamento Europeo non mancherà nel
suo impegno per rilanciare queste sfide affin-
ché questo diventi l’approccio comune di tutti
gli Stati membri dell’UE. Se vogliamo immagi-
nare un futuro diverso per l’Europa, la sfida
comincia appunto da qui.
Lavoro, diritti e lotta
alle diseguaglianza
sono gli snodi
centrali del futuro Ue
Il ruolo
della politica
di coesione
e dei fondi
strutturali è
e sarà davvero
fondamentale
S
iamo il secondo Paese
manifatturiero dell'Ue, la
terza economia
dell'eurozona, il nono
Paese del mondo per
esportazioni e l'ottavo per
surplus commerciale, cioè la
differenza tra esportazioni e
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per circa 50 miliardi di euro. L'export
italiano equivale a circa il 30% del
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Giovedì le previsioni economiche della
Commissione europea hanno
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italiana, che resta troppo lenta, è
sostenuta principalmente dalle
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aumentare in linea con l'aumento
della domanda esterna. Questi sono i
dati da cui si dovrebbe partire quando
in Italia si parla di globalizzazione,
troppo spesso a sproposito e in modo
ideologico. Noi siamo tra quei Paesi
del mondo traggono profitto
dall'aumento degli scambi
commerciali mondiali. Se domani si
dovesse affermare il protezionismo
annunciato dal presidente americano
da Donald Trump o propugnato dai
partiti italiani come Lega e 5Stelle,
l'Italia sarebbe sicuramente più povera
e aumenterebbe la disoccupazione.
Come ha ripetuto più volte il
neopresidente francese Emmanuel
Macron oggi una delle grandi
differenze tra le forze politiche è tra
apertura al mondo e chiusura e il
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forza moderna e riformista che vuole
un'Italia aperta al mondo e capace di
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globalizzazione, ma di una “buona”
globalizzazione. Allo stesso tempo
però resto molto convinta che la
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sinistra continui ad avere un senso.
Infatti è proprio perché il Pd è una
forza di sinistra che noi eurodeputati
ci battiamo da anni a Bruxelles per
rendere più giusta la globalizzazione,
che può essere governata solo se
agiamo a livello europeo. Nel 2007, su
impulso delle forze progressiste, la
Commissione europea ha istituito il
Fondo di aggiustamento alla
globalizzazione che in dieci anni ha
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licenziati e oltre 3 mila giovani rimasti
fuori da qualsiasi percorso lavorativo o
educativo. Oggi, dopo aver attraversato
la crisi economica mondiale più dura
degli ultimi 100 anni e dopo aver
superato la crisi dell'euro, noi
eurodeputati Pd e del Gruppo S&D,
insieme al Governo italiano di Renzi
prima e di Gentiloni poi, abbiamo
chiesto all'Europa di “cambiare verso”
e dotarsi degli strumenti per
correggere i tanti difetti di una
globalizzazione arrivata troppo
rapidamente rispetto ai tempi lunghi
delle riforme della politica e arrivata
senza che la guidasse con un criterio
di equità. E proprio perché siamo una
forza progressista abbiamo chiesto
un'Europa sociale in grado di
rispondere alle esigenze di protezione
dei cittadini. Ad oggi abbiamo
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giovedì ha permesso alla Commissione
di approvare la legge di bilancio
italiana per il 2017. Ora però la
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dell'europeista Macron, che chiede un
bilancio per l'eurozona e un ministro
delle Finanze europeo, sta per aprire
una interessante stagione di riforme. Il
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globalizzazione, pubblicato dalla
Commissione europea mercoledì
scorso, insieme a quello sul pilastro
sociale, pubblicato lo scorso 26 aprile,
ne sono le premesse teoriche che
vanno nella direzione da noi richiesta:
quella di una maggiore protezione dei
cittadini, salvaguardano l'apertura
dell'Europa al resto del mondo.
Patrizia
Toia
CAPODELEGAZIONE PD
Il Commento
Il secondo Paese
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Colombia
Si è svolto al Parlamento europeo un
incontro, organizzato dall’eurodeputata
Isabella De Monte, con il colombiano Harold
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contro la corruzione e per la partecipazione
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relazione annuale 2016 di Eurojust. Secondo
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3
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A Bruxelles la commissione Bilanci ha
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di cui è relatore per il Gruppo S&D
l’europarlamentare Pd Nicola Caputo.
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I giovani e i meno giovani oggi viaggiano, lavorano, stu- diano e vivono in altri contesti e paesi, condividendo culture, tradizioni ed esperienze: interi continenti sono usciti dalla po- vertà assoluta, molte persone sono finalmente fuori dalla de- privazione materiale e sociale. La mobilità dei lavoratori, degli studenti,edellafamigliesiaffermacomedirit- to di tutti. Tuttavia, dentro questa cornice, tuttavia, la globalizzazione ha avuto anche degli effetti negativi. La delocalizzazione delle produzioni verso paesi ovviamente molto più competitivi per gli investimenti e i costi di produzione ha portato alla desertificazione industriale e al crollo dell’occupazione nelle regioni europee, minando profondamente la coesione sociale e territoriale. Il sistema delle garanzie vacilla, peggiorano gli indicatori economici delle real- tà più svantaggiate, il gap tra realtà urbane e aree rurali e marginali si allarga sempre di più. L’Europa si assuma l’impegno di orientare la globalizzazione, promuovendo la generalizza- zione dei diritti con nuove politiche commer- ciali, diffondendo un modello sociale attento l Servono investimenti nazionali continui in formazione, ricerca e innovazione allo sviluppo sostenibile ed inclusivo e lottan- do contro i cambiamenti climatici. Il modello europeo che oggi si arricchisce del suo Pilastro Sociale deve quindi contaminare positiva- mente la globalizzazione. Ma se questo è l’o- rizzonte, l’Europa deve fare i conti con il suo futuro. La grande sfida delle Istituzioni Europee e degli Stati membri è appunto quella di difen- dere e al tempo stesso riformare il modello so- ciale europeo e i suoi sistemi di welfare. La lotta alle disuguaglianze diventa quindi lo snodo centrale del futuro prossimo dell’Unio- ne. In una visione politica che consideri la spe- sa pubblica per i diritti non come un costo ma come un imprescindibile investimento, l’Eu- ropa è chiamata ad investire sulla vita dei suoi cittadini, per ridurre le disuguaglianze e favo- rire quella crescita inclusiva attesa ormai da troppo tempo. Da questo punto di vista, il Pilastro Europeo dei diritti so- ciali rappresenta una prima ri- sposta, anche se ancora insuffi- ciente: servono infatti inter- venti normativi precisi. Penso al tema della conciliazione vi- ta-lavoro e della tutela della ge- nitorialità, ma anche all’esten- sione delle tutele per tutti i la- voratori e al grande tema della lotta al dumping sociale. La globalizzazione ci porta in dote anche una seconda sfida, quel- la della occupabilità dei nostri giovani e della competitività delle nostre imprese e dell’inte- ro sistema industriale, e della trasformazione digitale delle nostre società e delle nostre eco- nomie. Creare l’Europa del futuro richiede in- vestimenti nazionali continui in formazione e nelle competenze, nella ricerca e nell’innova- zione, nell’istruzione e nella digitalizzazione delle infrastrutture sia pubbliche che private: su questo il ruolo della politica di coesione e dei fondi strutturali è e sarà davvero fonda- mentale. Il Parlamento Europeo non mancherà nel suo impegno per rilanciare queste sfide affin- ché questo diventi l’approccio comune di tutti gli Stati membri dell’UE. Se vogliamo immagi- nare un futuro diverso per l’Europa, la sfida comincia appunto da qui. Lavoro, diritti e lotta alle diseguaglianza sono gli snodi centrali del futuro Ue Il ruolo della politica di coesione e dei fondi strutturali è e sarà davvero fondamentale S iamo il secondo Paese manifatturiero dell'Ue, la terza economia dell'eurozona, il nono Paese del mondo per esportazioni e l'ottavo per surplus commerciale, cioè la differenza tra esportazioni e importazioni che in Italia è in positivo per circa 50 miliardi di euro. L'export italiano equivale a circa il 30% del nostro Prodotto interno lordo, mentre le importazioni si fermano al 27%. Giovedì le previsioni economiche della Commissione europea hanno confermato che la crescita economica italiana, che resta troppo lenta, è sostenuta principalmente dalle esportazioni, che sono destinate ad aumentare in linea con l'aumento della domanda esterna. Questi sono i dati da cui si dovrebbe partire quando in Italia si parla di globalizzazione, troppo spesso a sproposito e in modo ideologico. Noi siamo tra quei Paesi del mondo traggono profitto dall'aumento degli scambi commerciali mondiali. Se domani si dovesse affermare il protezionismo annunciato dal presidente americano da Donald Trump o propugnato dai partiti italiani come Lega e 5Stelle, l'Italia sarebbe sicuramente più povera e aumenterebbe la disoccupazione. Come ha ripetuto più volte il neopresidente francese Emmanuel Macron oggi una delle grandi differenze tra le forze politiche è tra apertura al mondo e chiusura e il Partito Democratico italiano resta una forza moderna e riformista che vuole un'Italia aperta al mondo e capace di raccogliere i frutti della globalizzazione, ma di una “buona” globalizzazione. Allo stesso tempo però resto molto convinta che la “vecchia” differenza tra destra e sinistra continui ad avere un senso. Infatti è proprio perché il Pd è una forza di sinistra che noi eurodeputati ci battiamo da anni a Bruxelles per rendere più giusta la globalizzazione, che può essere governata solo se agiamo a livello europeo. Nel 2007, su impulso delle forze progressiste, la Commissione europea ha istituito il Fondo di aggiustamento alla globalizzazione che in dieci anni ha aiutato oltre 139 mila lavoratori licenziati e oltre 3 mila giovani rimasti fuori da qualsiasi percorso lavorativo o educativo. Oggi, dopo aver attraversato la crisi economica mondiale più dura degli ultimi 100 anni e dopo aver superato la crisi dell'euro, noi eurodeputati Pd e del Gruppo S&D, insieme al Governo italiano di Renzi prima e di Gentiloni poi, abbiamo chiesto all'Europa di “cambiare verso” e dotarsi degli strumenti per correggere i tanti difetti di una globalizzazione arrivata troppo rapidamente rispetto ai tempi lunghi delle riforme della politica e arrivata senza che la guidasse con un criterio di equità. E proprio perché siamo una forza progressista abbiamo chiesto un'Europa sociale in grado di rispondere alle esigenze di protezione dei cittadini. Ad oggi abbiamo ottenuto, tra le altre cose, il piano Juncker per gli investimenti e una maggiore flessibilità di bilancio, che giovedì ha permesso alla Commissione di approvare la legge di bilancio italiana per il 2017. Ora però la stagione dei piccoli aggiustamenti sta per finire. L'elezione in Francia dell'europeista Macron, che chiede un bilancio per l'eurozona e un ministro delle Finanze europeo, sta per aprire una interessante stagione di riforme. Il Documento di Riflessione sulla globalizzazione, pubblicato dalla Commissione europea mercoledì scorso, insieme a quello sul pilastro sociale, pubblicato lo scorso 26 aprile, ne sono le premesse teoriche che vanno nella direzione da noi richiesta: quella di una maggiore protezione dei cittadini, salvaguardano l'apertura dell'Europa al resto del mondo. Patrizia Toia CAPODELEGAZIONE PD Il Commento Il secondo Paese industriale dell’Ue Colombia, criminalità, Dublino Colombia Si è svolto al Parlamento europeo un incontro, organizzato dall’eurodeputata Isabella De Monte, con il colombiano Harold Montufar Andrade, che da 12 anni si batte contro la corruzione e per la partecipazione democratica nella politica in Colombia. Harold ha raccontato del lavoro di RE ESISTENCIA: una pace che parte dal basso, attraverso i patti locali per la pace, realizzati in una situazione di povertà estrema e criminalità dilagante, tra paramilitari e Farc. Notizie dall’Europa Da lunedì a giovedì della settimana prossima gli eurodeputati saranno in sessione plenaria a Strasburgo 1 2 Criminalità organizzata Presentatata in commissione Libertà civili la relazione annuale 2016 di Eurojust. Secondo l’eurodeputata Pd Caterina Chinnici “la Lotta alle organizzazioni criminali nell'Ue sarebbe resa più efficace se nella legislazione si introducesse l'istituto della confisca preventiva. L'armonizzazione normativa è fondamentale e, ad esempio, una nozione comune di criminalità organizzata faciliterebbe l'esecuzione dei mandati d'arresto". 3 Regolamento di Dublino A Bruxelles la commissione Bilanci ha approvato il parere sul regolamento Dublino III di cui è relatore per il Gruppo S&D l’europarlamentare Pd Nicola Caputo. “Rispetto alla proposta della Commissione - ha spiegato - è stata resa obbligatoria la partecipazione al meccanismo correttivo di assegnazione e il contributo di solidarietà è stato sostituito da una pesante sanzione economica al punto che a nessuno degli Stati europei converrà contravvenire agli obblighi”. Elena Gentile