1. l’Unità
Domenica, 2 Aprile 2017 l9
Q
uasi tutto il dibattito sulla Brexit
è ruotato attorno all’economia:
conviene alla Gran Bretagna se-
pararsi dall’Unione o paghereb-
be un prezzo alto? A questo si ag-
giunge la politica,
gli esiti che l’abbandono avrà a
Nord e a Sud della Manica. C’è
però qualcosa di profondo di
cui si è parlato troppo poco sia prima che do-
po il referendum, ed è l’aspetto culturale. L’e-
sito del voto ha mostrato fratture profonde tra
Scozia ed Inghilterra, tra gruppi integrati ed
elite e gruppi socialmente e culturalmente
marginali, ma anche tra giovani ed anziani.
Da secoli gran parte dei Britannici non solo
non si sentono europei ma hanno spesso ma-
nifestato una chiara predisposizione ad in-
dentificare l’Europa come minaccia alla loro
indipendenza. La maggioranza di coloro che
supera i 60 anni in Inghilterra,
soprattutto nelle aree non me-
tropolitane, è intriso di quella
cultura, certamente assorbita
fin dai banchi di scuola; altro
l’orientamento di gran parte
dei giovani, formatisi in un
ambiente diverso e che certo si
vedono più simili ai loro coeta-
nei europei.
Da giugno ad oggi ho avuto
modo di incontrare moltissimi
studentiErasmusanchebritan-
nici in occasione dei diversi ap-
puntamenti per i 30 anni del
Programma più amato d’Europa. Li ho visti
preoccupati(aragione)pergliesitidellaBrexit.
Trent’anni di Erasmus vogliono dire la libertà
di circolazione, lo studio delle lingue, la pratica
del volontariato Europeo, la condivisione di
progetti con altri giovani e in ambito culturale,
audiovisivo e di ricerca che hanno creato citta-
dinanza comune e riunificato anche le due Eu-
rope dopo l'89. Il Parlamento europeo ha svolto
unruolodecisivoperl’aumentodel50percen-
to delle risorse di Erasmus fino al 2020. Ma con
il Governo italiano e la presidenza Maltese ab-
biamo annunciato in Campidoglio che chiede-
remo la decuplicazione dei fondi per il setten-
nio post 2020.
Una precisazione in questa direzione però
va fatta: la Brexit non segnerà la fine dell’Era-
smussoloselasignoraMayopteràalmenoper-
ché la Gran Bretagna resti nell'area economica
lAl programma di scambio universitario possono
partecipare anche Paesi non-Ue come la Norvegia
europea e garantisca le quattro libertà fonda-
mentali di circolazione, a iniziare da quella
delle persone. Solo a questa condizione dimo-
strerà di volere dare una risposta ai tanti giova-
ni che in UK si sono espressi al referendum per
il remain e alla petizione di diecimila giovani
inglesi ed europei che hanno chiesto la soprav-
vivenza di Erasmus tra la Gran Bretagna e gli
altri Stati Membri. Ma se la scelta come sembra
sarà quella di un "hard Brexit ", la via diventa
molto stretta. Infatti, come è noto, Erasmus+ è
un programma articolato e non circoscritto ai
soli paesi Ue, tant’è che partecipano a pieno
diritto anche i Paesi dello spazio economico
europeo con risorse che vanno al fondo comu-
ne (Norvegia, Islanda, Liechtenstein) e quelli
candidati (Turchia, Ex-Repubblica Jugoslava
di Macedonia). Ma non partecipa più la Svizze-
ra, dopo il referendum e la legge approvata,
perché viene ridotta la libera circolazione delle
persone. Questa è la precondi-
zione fondamentale. E questo
hanno ribadito in Parlamento i
quattromaggiorigruppipolitici
(Ppe, S&D, Alde, Verdi) nella
proposta di risoluzione di indi-
rizzo al Consiglio e alla Com-
missione, che sarà approvata a
Strasburgo la prossima setti-
mana. Il concreto rischio è che
sia bloccata, alla fine del nego-
ziato, la piena partecipazione
ad Erasmus plus ( in tutte le sue
articolazioni ) ma anche ad Eu-
ropa creativa e ad altri pro-
grammi comunitari dei cittadini britannici e
che possano esserci solo liberi accordi bilatera-
li tra università come avviene con Paesi Terzi.
Ci impegneremo per trovare le soluzioni mi-
gliori possibili e compatibili con il diritto co-
munitario ma la colpa non è dell’Unione Euro-
pea, ma della Signora May, dell’incauto Came-
ron, del delirante Farage (del cui gruppo politi-
co Ukip fanno parte i grillini in Parlamento
Europeo) e di quel 51% di elettori che hanno
ritenuto un vantaggio uscire dalla UE, nascon-
dendoildannochesifacevaallenuovegenera-
zioni.
Tra le vittime della Brexit ci sono infatti i
giovani britannici cui è stata tolta la cittadi-
nanza europea e i giovani europei degli altri
Paesi che si vedono precluse opportunità di
studio e di formazione in un Parse molto ama-
to come la Gran Bretagna.
Niente più Erasmus
per gli inglesi
se escono anche
dal mercato unico
La Svizzera
non prende
più parte
all’Erasmus
da quando ha
ridotto la libera
circolazione
N
on accetteremo
ricatti sulla
sicurezza, non
accetteremo
divisioni tra gli
Stati membri
dell'Ue, non accetteremo
negoziati sulle future relazioni
tra Regno Unito e Ue prima di
aver chiarito i termini dell'uscita
del Paese dall'Unione, non
accetteremo accordi speciali per
salvaguardare qualche interesse
di settore e non accetteremo che
le vite dei cittadini europei che
risiedono attualmente in Gran
Bretagna siano utilizzate come
pedine di scambio nel negoziato
con Bruxelles. Il Parlamento
europeo ha il diritto di veto
sull'accordo finale che uscirà dal
negoziato tra Londra e Bruxelles
sulla Brexit e queste sono le
nostre linee invalicabili, che
metteremo nero su bianco nella
risoluzione che voteremo
mercoledì a Strasburgo. Brexit
significa Brexit, come dice la
premier Theresa May, ma non
significa che per mettere una
toppa ai danni fatti dagli
euroscettici si possono
sospendere le regole della
democrazia. Il Governo
britannico ha manifestato
l'intenzione di voler modificare
un migliaio di normative
europee, per adattarle al sistema
giuridico del Regno Unito fuori
dall'Ue, senza alcun controllo
parlamentare.
È un modo di procedere che
contraddice i principi basilari
della democrazia, da parte di un
esecutivo che ha già avuto
bisogno delle sentenza della
Corte Suprema britannica per
capire che non si può scavalcare
la sovranità del parlamento di
Westminster sulla base di un
referendum consultivo. A Londra
toccherà ai deputati inglesi di
farsi sentire per pretendere il
rispetto dei loro diritti. Da questa
parte della Manica noi
eurodeputati europei siamo
determinati e uniti nella volontà
di rendere il processo di uscita
della Gran Bretagna dall'Ue
trasparente e democratico e lo
faremo con molta fermezza .
In particolare l'accordo finale
tra Londra e Bruxelles dovrà dare
certezze giuridiche sullo status
dei cittadini europei che vivono
in Gran Bretagna, ma anche su
quello dei cittadini britannici che
vivono nel Continente. Il Regno
Unito deve onorare tutti gli
impegni finanziari presi nei
confronti del bilancio
comunitario. Devono essere
chiarite tutte le questioni relative
alle frontiere esterne dell'Ue e
deve essere designata la Corte di
Giustizia europea quale foro
competente per l'interpretazione
e l'applicazione dell'accordo di
uscita. È di capitale importanza
che nei prossimi due anni ogni
passaggio avvenga alla luce del
sole, che ogni questione sia
discussa anche nell'aula del
Parlamento in dibattiti che i
cittadini possono seguire in
diretta streaming. Il Consiglio e i
governi non tentino di
sequestrare il negoziato. In
questo passaggio è il metodo è la
sostanza, perché se iniziamo a
negoziare a porte chiuse il
governo inglese avrà buon gioco
a dividere i governi europei,
trattando futuri accordi bilaterali
con le capitali più interessate.
L'Unione europea è “una e
indivisibile”, come hanno
ribadito i leader dei 27 nella
Dichiarazione di Roma firmata il
25 maggio, e come tale deve
negoziare con Londra.
Patrizia
Toia
CAPODELEGAZIONE PD
Il Commento
I paletti
del Parlamento
Pesca, dazi Usa e terremoto
Pesca
Si è svolta a Malta la firma ufficiale della
dichiarazione ministeriale MedFish4Eve, un
momento storico per la pesca nel
Mediterraneo in cui si sono dettate le linee
guida per il settore. Per Renata Briano, vice
presidente Pd della Commissione pesca “lo
stato di salute degli stock di pesce nel Mar
Mediterraneo è un problema serio, urgente e
non più rimandabile. Il coinvolgimento dei
pescatori è cruciale per trovare soluzioni
efficaci e sostenibili per il nostro mare”
Notizie dall’Europa
Mercoledì 5 a Strasburgo gli eurodeputati discuteranno e
voteranno in plenaria una risoluzione sulla Brexit
1
2
Dazi
Sulla minaccia di Washington di dazi
l’eurodeputato Pd, Paolo De Castro, ha
spiegato che “la soluzione alle preoccupazioni
degli Usa sulle esportazioni di carni verso l'Ue
faceva parte dei negoziati per creare la
Transatlantic Trade and Investment
Partnership (Ttip), ora congelati per volontà
americana". Quindi, se Donald Trump vuole
trovare una soluzione, dovrebbe "riaprire il
negoziato", visto che una guerra commerciale
"non avrebbe senso" e danneggerebbe tutti.
3
Terremoto
In Consiglio europeo sette Paesi guidati da
Germania e Olanda si sono opposti alla
proposta della Commissione Ue che avrebbe
consentito il finanziamento al 100% con i fondi
europei delle spese di ricostruzione nelle aree
colpite da terremoto. Per Andrea Cozzolino,
vice presidente Commissione affari regionali,
“gli stati Membri hanno perso l’ennesima
occasione per mostrarsi vicini ai bisogni dei
propri cittadini, un gesto di puro e insensato
egoismo che ci lascia perplessi“.
Silvia
Costa