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IL PRESENTE
“Ognuno di noi ha il suo punto di vista. In
Europa ogni opinione trova il suo spazio. Sei
tu che hai il potere di decidere”
uesta edizione de Il Presente è stata
interamente dedicata all’Europa, per
rendere i nostri lettori coscienti che questa
organizzazione, nata nel 1951 da un trattato
firmato da sei nazioni (Francia, Germania
Occidentale, Italia, Belgio, Lussemburgo e
Olanda), è una risorsa e un’opportunità per
tutti i cittadini europei. L’Europa costruita
per sollevare un mercato messo in difficoltà
dal secondo conflitto mondiale e per instaurare un reale clima di Pace dopo le due guerre globali, che avevano come focolare proprio il nostro continente, deve ora affrontare
la progressiva sfiducia dei propri abitanti,
causata da una crisi economica globale che
sembra solo ora essere arrivata alla fine. Ma
cosa porta le persone ad essere scettiche riguardo al progetto Europeo? Sicuramente
una cattiva informazione. Il momento in cui
viviamo risulta essere molto duro per numerose famiglie e aziende, ma le opportunità
e i fondi che l’Europa fornisce ai 28 paesi
membri non sono di certo da sottovalutare,
circa 325 miliardi nel settennio 2013-2020
di cui 31,8 miliardi destinati all’Italia che
vanno a salvaguardare realtà in crisi come
l’occupazione giovanile e la cultura, oltre ai
già collaudati finanziamenti all’agricoltura
(fondi PAC). Una vera e propria “manna dal
cielo” di cui tutti possono beneficiare e che
a volte utilizziamo senza neanche accorgerci, basti pensare che edifici, piazze e strade
che di solito percorriamo o visitiamo, ven-

Q

gono costruiti o restaurati proprio grazie al
finanziamento dell’Europa e Senigallia non
è esente da questo discorso: Rotonda, Foro
Annonario e Palazzetto Baviera ne sono un
esempio. L’Europa non è affatto distante e
le decisioni che vengono prese a Bruxelles
o a Strasburgo si possono vedere e toccare nelle nostre città. Essenziali, dunque, diventano le elezioni dei nostri rappresentanti
in Europa, un incontro quest’anno che non
possiamo assolutamente sottovalutare. Appuntiamoci sull’agenda il 25 maggio per
poter rafforzare ancora di più un progetto
che ha bisogno di tutti noi e che deve essere
portato avanti con le idee giuste, quelle della Pace e di una federazione unita, gli Stati
Uniti d’Europa.
Boris Diotalevi
PUOI CONTINUARE A SEGUIRCI ON-LINE
SU GDSENIGALLIA.BLOGSPOT.IT.
SE NON VUOI PERDERTI NESSUNA EDIZIONE DE “IL PRESENTE” PUOI RICEVERLO IN
FORMATO DIGITALE SCRIVENDOCI SU
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ECONOMIA: EURO O NON EURO

2

Negli ultimi tempi basta gridare “Via dall’euro!
Fuori dall’Europa!” per ottenere facili e veloci
consensi, come se l’Europa, o meglio l’Unione
Europea, fosse la causa di tutti i mali che dal 2008
affliggono la maggior parte dei Paesi membri: crisi delle banche, crisi del debito, disoccupazione,
stretta del credito. Dal Front National francese al
Fidesz ungherese, passando per la Lega e il Movimento 5 Stelle italiani, il rimedio proposto ovunque
è abbandonare l’euro per poter tornare a crescere.
E’ veramente questa l’unica soluzione possibile?
L’adesione all’Unione Monetaria Europea (UME)
ha necessariamente comportato e comporta ancora oggi dei costi: innanzitutto un generale aumento
dei prezzi che non si è accompagnato ad un contemporaneo aumento dei salari e degli stipendi,
ma il vero costo è stato la parziale perdita di autonomia nelle scelte di politica monetaria, delegate
alla Banca Centrale Europea. Così, se negli anni
’90 la svalutazione della lira era pratica comune,
oggi svalutare la moneta comune è una decisione molto complessa, poiché avrà effetti su tutti i
18 Paesi che la utilizzano e che, seppure simili,
hanno comunque strutture economiche, finanziarie, politiche e sociali differenti, producendo così
effetti positivi in alcuni paesi, negativi in altri.
Ovviamente l’euro non ha portato solo degli
svantaggi agli europei. L’unione monetaria, sancita con il trattato di Maastricht nel 1992, era il
passo necessariamente successivo all’unione
economica e doganale, per facilitare ulteriormente gli scambi e rafforzare la coscienza di essere
cittadini europei, in vista dell’ultimo e più importante passo, l’unione politica. Non solo, l’euro ha dotato il vecchio continente di una valuta
capace di far concorrenza al dollaro e, in generale, ha ridotto i costi di transazione tra i paesi
membri, ha ridotto il rischio di cambio e conseguentemente il rischio di attacchi speculativi.
In tempo di crisi risulta più facile concentrarsi
solo sui costi legati all’UME, tralasciando i benefici, ed aumenta così la tentazione di voler abbandonare queste strutture che sembrano così lontane dai bisogni e dalle esigenze dei cittadini. Se
seguissimo le indicazioni dei movimenti e partiti
antieuro, abbandonando la moneta unica e tornando alla “vecchia lira”, lo scenario sarebbe più o
meno il seguente. Per cominciare ci sarebbe un’inevitabile svalutazione che, da una parte, farebbe

crescere le esportazioni ma, dall’altra, renderebbe molto più onerosi i debiti contratti dai privati,
dalla stato e dalla Banca d’Italia, la quale potrebbe stampare liberamente moneta con rischio di
crescita smisurata dell’inflazione e conseguente
perdita d’acquisto dei salari. In previsione di tale
scenario, ci sarebbe una generale fuga dei capitali
dal nostro paese e, per evitare ciò, lo stato sarebbe costretto a porre dei limiti sul ritiro dei depositi
e controlli sui movimenti di capitali, in pratica una
quasi espropriazione del risparmio che innescherebbe violente reazioni tra la popolazione, mettendo a repentaglio il futuro del Paese e dell’Europa.
Questa breve analisi mette in luce solo le conseguenze
economiche legate ad una eventuale uscita dall’euro,
ma le ripercussioni riguarderebbero l’intero progetto
europeo che, è bene ricordare, non è solo un progetto economico ma è soprattutto un progetto politico.
E’ in nome di questo progetto politico di integrazione e di pace che le giovani generazioni si devono
battere: approfondiamo la conoscenza di tutti gli
strumenti e di tutte le opportunità che l’Unione Europea ci mette a disposizione e il 25 maggio andiamo a votare per vedere rappresentate le nostre idee!
Micol Mattei
IL PROGETTO DEI GD IN EUROPA: #WORKCITY

Venerdì 31 gennaio è stato presentato dai Giovani Democratici della provincia di Ancona
il progetto #WorkCity, già lanciato a Fabriano nel giugno del 2013, durante l’incontro
“Giovani, Idee e Europa” tenutosi a Bruxelles presso la sede del Parlamento Europeo.
All’appuntamento, organizzato dall’on. Francesco De Angelis, Eurodeputato eletto nella circoscrizione Lazio, Toscana, Umbria e Marche, hanno preso parte anche il Segretario Generale dello
YES (Young European Socialists) Thomas Maes
e Chiara Malagodi, Vice Segretario generale PES
(The Party of European Socialists) nel Comitato
delle Regioni, oltre ad alcuni docenti dell’Università di Cassiano che avevano in precedenza preso
parte con la Giovanile ad una lezione sulle Istituzioni Europee tenuta dal dott. Alfredo Alagna.
Il progetto, illustrato dal Segretario Provinciale
Marco Pettinari, è stato molto apprezzato dalla
dott. Chiara Malagodi che ha poi fatto avere ai
ragazzi, al termine dell’incontro, la pubblicazione
del Gruppo PES del Comitato delle Regioni sulle
azioni locali e regionali volte a promuovere l’occupazione giovanile in diversi Stati Membri dell’Unione europea, invitandoli a partecipare agli Open
Days, la settimana europea delle regioni e città, che
si svolgeranno dal 6 al 9 ottobre 2014 a Bruxelles.
Il #WorkCity , che prevede l’apertura di sportelli
comunali per i giovani che vogliono fare impresa
usufruendo dei fondi strutturali comunitari messi a disposizione dall’Unione Europea, ha destato molto interesse e nell’occasione dell’incontro
a Bruxelles sono stati presi contatti per esportare
questo progetto anche fuori dalla regione Marche.
Ad oggi nel nostro territorio i comuni ai quali il progetto è stato presentato e che hanno dato
una risposta positiva alla nascita di uno sportello finalizzato all’utilizzo del Fondo Sociale

Europeo o del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per creare nuove realtà lavorative sono Fabriano , Senigallia , Montemarciano e Corinaldo .
La delegazione dei Giovani Democratici era composta dal Segretario Provinciale Marco Pettinari, dal
Segretario Boris Diotalevi e Alessia Tonnini per il
circolo di Senigallia, da Samanta Ciarafoni, Segretaria dei GD di Corinaldo, dalla Segretaria dei GD
di Jesi Lucrezia Giancarli, dal Segretario della Giovanile fabrianese Michele Crocetti, da Chiara Moriconi, Federica Falappa e Lucia Principi in rappresentanza del circolo GD di Filottrano, da Valentina
Martorano per il circolo di Loreto, da Jacopo Francesco Falà del circolo di Chiaravalle e dalla Segretaria del circolo GD di Montemarciano Marica Conti.
di Marco Pettinari

3

AFORISMI SULL’EUROPA

“

Avremo questi grandi Stati Uniti d’Europa,
che coroneranno il vecchio mondo come gli
Stati Uniti d’America coronarono il nuovo.”
Victor Hugo, Atti e parole, 1875

“

Quello dell’identità europea è un problema
antico. Ma il dialogo tra letterature, filosofie,
opere musicali e teatrali esiste da tempo. E su di
esso si fonda una comunità che resiste alla più
grande barriera: quella linguistica.”
Umberto Eco

“

Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere
in Europa e essere nel Mediterraneo, poiché
l’Europa intera è nel Mediterraneo.”
Aldo Moro
DIRITTI UMANI: L’EUROPA DI TUTTI

4

Spesso L’Europa viene vista come un vincolo, più
che come una risorsa. Frequentemente l’uomo della strada punta il dito contro un’Europa austera, che
addossa pesanti sacrifici agli italiani a causa della
necessità del rispetto dei rigidi vincoli di bilancio
imposti da Bruxelles. Ma ci si dimentica del fatto
che l’Europa è, prima di tutto, un’Unione tra Paesi
che, dopo le tragiche vicende della Seconda Guerra
Mondiale, si propone di assicurare, per il presente
e per il futuro delle generazioni a venire, la PACE
e la COOPERAZIONE dei popoli che ne fanno
parte. Mettersi a parlare dei numerosi vantaggi
che derivano per i cittadini europei da un’alleanza
di tal genere sarebbe impossibile in queste poche
righe. Pertanto, mi vorrei soffermare su uno specifico punto: l’opportunità offerta dall’Unione Europea per una maggiore tutela dei Diritti Umani.
Quest’ultima infatti rientra nell’ambito delle competenze dell’ordinamento comunitario, ai sensi
dell’art 6 del Trattato dell’unione Europea(TUE);
tale tutela è stata poi rafforzata con l’inclusione
nello stesso TUE della Carta di Nizza (che contiene un elenco dei diritti fondamentali dell’uomo),
attribuendole forza giuridica vincolante. A fare
poi da garante della protezione di tali diritti è la
Corte di Giustizia Europea, che è competente ad
accertare la sussistenza di una violazione, da parte
di leggi interne nazionali, degli obblighi che gravano sugli Stati Membri. La tutela dei diritti umani a livello regionale europeo è garantita, poi, da
un altro strumento internazionale: la Convenzione
Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle
Libertà Fondamentali (CEDU), approvata in seno
al Consiglio d’Europa (un’organizzazione internazionale il cui scopo è anche quello di promuovere la democrazia e i diritti umani), che, allo stesso modo della Carta di Nizza, contiene anch’essa
obblighi vincolanti per gli stati parti della convenzione di rispetto di quanto contenuto in essa; il rimedio previsto rispetto alla violazione della Convenzione da parte degli Stati è la Corte Europea
per i Diritti Umani, che ha sede a Strasburgo, e a
cui anche singoli cittadini possono rivolgersi lamentando la violazione di propri diritti da parte di
uno Stato(previo esaurimento dei ricorsi interni).
Il quadro che ne risulta rende evidente come i
diritti umani possano contare in Europa su un sistema multilivello di tutela particolarmente articolato, caratterizzato da una pluralità di giurisdizio-

ni concorrenti. In parole semplici ciò sta a significare
essenzialmente due cose: 1) gli individui possono
contare su un sistema di protezione dei propri diritti
fondamentali che va oltre le singole Costituzioni Nazionali, e che si estende a livello sovranazionale; 2)
l’ordinamento comunitario e la CEDU, imponendo il
rispetto da parte degli Stati Membri di standards minimi di tutela dei diritti umani, erodono la sovranità nazionale e, a lungo termine, favoriscono il processo di
democratizzazione degli Stati. Tutto questo potrebbe
essere riassunto in uno slogan: PIU’ EUROPA, PIU’
DIRITTI. Ed è questo uno dei motivi per cui, a fronte
di Stati Europei, o meglio, di Partiti di Stati Europei,
che auspicano un’uscita dall’Unione, vi sono cittadini di altri Stati che hanno intuito l’opportunità del
sogno europeo, e che lottano per entrare a farvi parte
(mi riferisco ai drammatici scontri avvenuti ultimamente in Ucraina). Tutto ciò ci dovrebbe far riflettere
sulla convenienza dell’appartenenza ad un tale sistema, guardandoci da pericolosi passi indietro; riprendendo infatti a contrario lo slogan cui ho fatto sopra
riferimento: MENO EUROPA = MENO DIRITTI.
Chantal Bomprezzi
INTERVISTA A DARIO ROMANO, CONSIGLIERE COMUNALE DI SENIGALLIA
Ciao Dario, come consigliere comunale hai la
delega alle politiche europee, ci puoi spiegare
meglio di cosa si tratta?
Secondo le deleghe che mi sono state assegnate
la mia attività è legata, in particolar modo, all’apertura di uno Sportello Europa che vada incontro
ai giovani vogliosi di fare esperienze (lavorative
o di studio) all’interno dell’Unione Europea. Insieme all’Informagiovani di Senigallia, dovrebbe
partire, in primavera, una sperimentazione riguardante una sorta di Sportello Europa online, per i
giovani senigalliesi che non trovano più sbocchi
in questa società, in questo Paese e purtroppo anche nella nostra città. Non vi anticipo oltre perché
stiamo definendo alcuni dettagli importanti. La realtà è che, purtroppo, l’Italia è ingessata su rendite
di posizione e status quo che
rendono difficile lo sviluppo e
la crescita di nuove generazioni: meglio, allora, accrescere
le proprie competenze all’estero per poi tornare in Italia
e mettere a disposizione le
conoscenze acquisite in Paesi
dove la carta d’identità conta
poco, conta solo quello che sai
fare e se sei bravo vai avanti.
In secondo luogo, ma non per
importanza, mi sto occupando
insieme a un team di funzionari comunali, coordinati dal dott.Paolo Mirti, di tutta la partita che
riguarda la costruzione di progetti europei e di
strutture che possano supportare gli stessi. Stiamo
mettendo a punto uno strumento che riesca a creare un ufficio intercomunale UE insieme a altre
realtà della Provincia di Ancona. Per il funzionamento, stiamo discutendo dei dettagli e i costi,
che sono veramente ridotti all’osso per motivi di
bilancio. Anche se su questo punto bisognerebbe
investire molto, lo ritengo di cruciale importanza.
Questo ufficio si dovrebbe occupare, principalmente, di quei progetti europei che hanno bisogno
di una massa critica importante per essere presentati: penso a progetti di efficienza energetica con
la Banca Europea degli Investimenti, per esempio.
Vincere un solo progetto di quel tipo lì potrebbe
dare fiducia e risorse a un territorio che, in questi
anni, ha visto quasi azzerarsi la spesa per investimenti, a causa, purtroppo, dell’Europa e dello

stupido meccanismo derivante dal Patto di Stabilità
Interno. La volontà politica è forte, bisogna poi verificare le competenze e la validità dei progetti presentati, ma su quello sinceramente ho pochi dubbi
perché la qualità e la preparazione dei nostri dipendenti comunali sono un ottimo punto di partenza.
Secondo te, l’Europa come può fornire un vantaggio ai cittadini di Senigallia?
Rigetto in ogni modo le teorie secondo le quali
l’Unione Europea è inutile e dannosa per i cittadini
europei e senigalliesi. Con l’ingresso della Croazia, una città come la nostra che vive per il turismo
dovrebbe ragionare –e lo sta facendo, tra le altre
cose- sulle opportunità che offre un Paese che sta
di fronte a noi. Il mare comune, il Mare Adriatico,
se sfruttato saggiamente, potrebbe essere il mezzo per unire due culture molto
diverse ma anche molto simili
come quelle italiana e croata.
Per fare questo abbiamo bisogno di costruire rapporti
che si basino su persone in
carne ed ossa, su sentimenti ed emozioni. Se tentassimo
di ricondurre tutto a un mero
rapporto economico, potremmo andare in piazza con un
cartello e scrivere “Gemellaggi cercansi”. In realtà abbiamo bisogno di qualcosa di più, e stiamo provando a costruire un rapporto di amicizia con
una città croata che sta proprio di fronte a noi.
Alcuni edifici di Senigallia, come la Rotonda, sono stati ristrutturati attraverso fondi europei? Quali altri? come si
possono sfruttare in futuro altri fondi?
Sulla Rotonda a mare ti sei risposto da solo, l’azione del Comune insieme alla Regione Marche
ha portato alla ristrutturazione del monumento simbolo di Senigallia in tutta Italia. Un altro
esempio molto importante è la Biblioteca Antonelliana, anch’essa ristrutturata con i fondi dell’Unione Europea. Un luogo di cultura e di sapere
restituito alla città nella sua interezza e bellezza.
Nei prossimi sette anni, il Programma Quadro
prevede stanziamenti di miliardi di Euro su ambiente, innovazione, cultura, efficienza energetica, formazione. Diversi filoni sono potenzialmente intercettabili per un Comune con il nostro.

5
6

A mio avviso dovremmo ragionare da qui
al 2020, darci degli obiettivi e programmare una strategia di ampio respiro che possa immaginare la città di Senigallia da qui al 2050.
Per questo motivo, focalizzerei gli impegni e i
fondi da cercare sui filoni di cultura e turismo,
sull’efficienza energetica e sulle infrastrutture.
In seconda battuta, la formazione professionale dovrebbe essere un altro cardine delle nostre
politiche del lavoro, anche a livello comunale.
In ultima istanza, inoltre, non dimentichiamoci delle misure legate agli ammortizzatori sociali: penso, tra le altre iniziative che l’UE vuole mettere in piedi, al reddito di cittadinanza.
Gli euro-scettici in Italia e negli altri paesi d’Europa stanno aumentando, pensi che il
progetto Europeo sia arrivato al capolinea?
Sento spesso parlare di uscita dall’Euro, di
banchieri e di massonerie che decidono i destini di tutti alle nostre spalle. Vorrei andare controcorrente, spiegando però un concetto.
E’ stato un errore, poco più di dieci anni fa, costruire una moneta unica con le modalità che conosciamo oggi. Di fatto, abbiamo costruito il tetto di un
grattacielo senza costruire le fondamenta. Le basi
dell’Europa dovrebbero essere una vera unione politica, un’armonizzazione delle politiche fiscali e,
soprattutto, una politica monetaria vera che sappia
rispondere flessibilmente alle esigenze dei mercati
internazionali. Per questo motivo, dovremmo modificare lo statuto della BCE; dovremmo cedere
la nostra sovranità sulle politiche fiscali; dovremmo essere in grado di poter votare un Presidente
dell’Unione Europea, o meglio ancora degli Stati
Uniti d’Europa; introdurre un servizio civile europeo, così come un esercito unico in tutta Europa.
Oltre all’abbattimento dei costi per i singoli Stati membri, costruiremo piano piano un’identità
culturale che è già esistente, ma in questo modo
sarebbe ancora più forte grazie alla quotidianità dei nostri gesti e rapporti. Su questo, l’Euro
si è dimostrato uno straordinario collante tra diverse culture, oltre che uno strumento di pace:
dal 1945, nell’Unione Europea – escludendo la
zona dei Balcani-, non vi sono conflitti. E’ questo il vero dato su cui riflettere per capire il vero
valore dell’Unione Europea. In Ucraina migliaia di persone innocenti si stanno battendo affinché il Paese entri in Europa. Ci rendiamo conto?
Come
vedi,
o
come
vorresti
vedere,
l’Europa
fra
10
anni?

Mi piacerebbe vedere un’evoluzione dell’Unione
nei prossimi dieci anni.
Vorrei vedere il Parlamento Europeo che diventi
camera legislativa, dando diritto di scelta effettiva
ai cittadini europei sulle questioni fondamentali.
Vorrei vedere il Presidente della Commissione Europea che sia eletto, democraticamente,
dai 500 milioni di cittadini che popolano l’UE.
Vorrei vedere un unico Ministro degli Esteri per tutta l’Unione Europea, il quale non permetta che si ripetano situazioni come quelle dei
marò oppure quella che sta accadendo in Ucraina.
Vorrei vedere che l’Italia scelga i personaggi migliori e non i trombati, gli scomodi o gli
acchiappavoti per rappresentarci a Bruxelles.
Vorrei vedere un sentimento europeo che si diffonda anche in quei Paesi euroscettici da sempre – Regno Unito su tutti. Vorrei vedere l’Euro
diffondersi in tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Vorrei un’Europa più giusta nei confronti dei cittadini deboli e più forte nei confronti dei gruppi d’interesse sovranazionali. Vorrei essere prima Europeo e poi Italiano. Chiedo troppo?

Foglio a cura di: Boris Diotalevi
Marco Pettinari
Chantal Bomprezzi
Micol Mattei
Andrea Talucci
Michele Carotti
Damiano Priante
Editoria: Benedetta Giulianelli
Disponibili su:
gdsenigallia@gmail.com
gdsenigallia.blogspot.it

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Febbraio2014

  • 1. IL PRESENTE “Ognuno di noi ha il suo punto di vista. In Europa ogni opinione trova il suo spazio. Sei tu che hai il potere di decidere” uesta edizione de Il Presente è stata interamente dedicata all’Europa, per rendere i nostri lettori coscienti che questa organizzazione, nata nel 1951 da un trattato firmato da sei nazioni (Francia, Germania Occidentale, Italia, Belgio, Lussemburgo e Olanda), è una risorsa e un’opportunità per tutti i cittadini europei. L’Europa costruita per sollevare un mercato messo in difficoltà dal secondo conflitto mondiale e per instaurare un reale clima di Pace dopo le due guerre globali, che avevano come focolare proprio il nostro continente, deve ora affrontare la progressiva sfiducia dei propri abitanti, causata da una crisi economica globale che sembra solo ora essere arrivata alla fine. Ma cosa porta le persone ad essere scettiche riguardo al progetto Europeo? Sicuramente una cattiva informazione. Il momento in cui viviamo risulta essere molto duro per numerose famiglie e aziende, ma le opportunità e i fondi che l’Europa fornisce ai 28 paesi membri non sono di certo da sottovalutare, circa 325 miliardi nel settennio 2013-2020 di cui 31,8 miliardi destinati all’Italia che vanno a salvaguardare realtà in crisi come l’occupazione giovanile e la cultura, oltre ai già collaudati finanziamenti all’agricoltura (fondi PAC). Una vera e propria “manna dal cielo” di cui tutti possono beneficiare e che a volte utilizziamo senza neanche accorgerci, basti pensare che edifici, piazze e strade che di solito percorriamo o visitiamo, ven- Q gono costruiti o restaurati proprio grazie al finanziamento dell’Europa e Senigallia non è esente da questo discorso: Rotonda, Foro Annonario e Palazzetto Baviera ne sono un esempio. L’Europa non è affatto distante e le decisioni che vengono prese a Bruxelles o a Strasburgo si possono vedere e toccare nelle nostre città. Essenziali, dunque, diventano le elezioni dei nostri rappresentanti in Europa, un incontro quest’anno che non possiamo assolutamente sottovalutare. Appuntiamoci sull’agenda il 25 maggio per poter rafforzare ancora di più un progetto che ha bisogno di tutti noi e che deve essere portato avanti con le idee giuste, quelle della Pace e di una federazione unita, gli Stati Uniti d’Europa. Boris Diotalevi PUOI CONTINUARE A SEGUIRCI ON-LINE SU GDSENIGALLIA.BLOGSPOT.IT. SE NON VUOI PERDERTI NESSUNA EDIZIONE DE “IL PRESENTE” PUOI RICEVERLO IN FORMATO DIGITALE SCRIVENDOCI SU GDSENIGALLIA@GMAIL.COM
  • 2. ECONOMIA: EURO O NON EURO 2 Negli ultimi tempi basta gridare “Via dall’euro! Fuori dall’Europa!” per ottenere facili e veloci consensi, come se l’Europa, o meglio l’Unione Europea, fosse la causa di tutti i mali che dal 2008 affliggono la maggior parte dei Paesi membri: crisi delle banche, crisi del debito, disoccupazione, stretta del credito. Dal Front National francese al Fidesz ungherese, passando per la Lega e il Movimento 5 Stelle italiani, il rimedio proposto ovunque è abbandonare l’euro per poter tornare a crescere. E’ veramente questa l’unica soluzione possibile? L’adesione all’Unione Monetaria Europea (UME) ha necessariamente comportato e comporta ancora oggi dei costi: innanzitutto un generale aumento dei prezzi che non si è accompagnato ad un contemporaneo aumento dei salari e degli stipendi, ma il vero costo è stato la parziale perdita di autonomia nelle scelte di politica monetaria, delegate alla Banca Centrale Europea. Così, se negli anni ’90 la svalutazione della lira era pratica comune, oggi svalutare la moneta comune è una decisione molto complessa, poiché avrà effetti su tutti i 18 Paesi che la utilizzano e che, seppure simili, hanno comunque strutture economiche, finanziarie, politiche e sociali differenti, producendo così effetti positivi in alcuni paesi, negativi in altri. Ovviamente l’euro non ha portato solo degli svantaggi agli europei. L’unione monetaria, sancita con il trattato di Maastricht nel 1992, era il passo necessariamente successivo all’unione economica e doganale, per facilitare ulteriormente gli scambi e rafforzare la coscienza di essere cittadini europei, in vista dell’ultimo e più importante passo, l’unione politica. Non solo, l’euro ha dotato il vecchio continente di una valuta capace di far concorrenza al dollaro e, in generale, ha ridotto i costi di transazione tra i paesi membri, ha ridotto il rischio di cambio e conseguentemente il rischio di attacchi speculativi. In tempo di crisi risulta più facile concentrarsi solo sui costi legati all’UME, tralasciando i benefici, ed aumenta così la tentazione di voler abbandonare queste strutture che sembrano così lontane dai bisogni e dalle esigenze dei cittadini. Se seguissimo le indicazioni dei movimenti e partiti antieuro, abbandonando la moneta unica e tornando alla “vecchia lira”, lo scenario sarebbe più o meno il seguente. Per cominciare ci sarebbe un’inevitabile svalutazione che, da una parte, farebbe crescere le esportazioni ma, dall’altra, renderebbe molto più onerosi i debiti contratti dai privati, dalla stato e dalla Banca d’Italia, la quale potrebbe stampare liberamente moneta con rischio di crescita smisurata dell’inflazione e conseguente perdita d’acquisto dei salari. In previsione di tale scenario, ci sarebbe una generale fuga dei capitali dal nostro paese e, per evitare ciò, lo stato sarebbe costretto a porre dei limiti sul ritiro dei depositi e controlli sui movimenti di capitali, in pratica una quasi espropriazione del risparmio che innescherebbe violente reazioni tra la popolazione, mettendo a repentaglio il futuro del Paese e dell’Europa. Questa breve analisi mette in luce solo le conseguenze economiche legate ad una eventuale uscita dall’euro, ma le ripercussioni riguarderebbero l’intero progetto europeo che, è bene ricordare, non è solo un progetto economico ma è soprattutto un progetto politico. E’ in nome di questo progetto politico di integrazione e di pace che le giovani generazioni si devono battere: approfondiamo la conoscenza di tutti gli strumenti e di tutte le opportunità che l’Unione Europea ci mette a disposizione e il 25 maggio andiamo a votare per vedere rappresentate le nostre idee! Micol Mattei
  • 3. IL PROGETTO DEI GD IN EUROPA: #WORKCITY Venerdì 31 gennaio è stato presentato dai Giovani Democratici della provincia di Ancona il progetto #WorkCity, già lanciato a Fabriano nel giugno del 2013, durante l’incontro “Giovani, Idee e Europa” tenutosi a Bruxelles presso la sede del Parlamento Europeo. All’appuntamento, organizzato dall’on. Francesco De Angelis, Eurodeputato eletto nella circoscrizione Lazio, Toscana, Umbria e Marche, hanno preso parte anche il Segretario Generale dello YES (Young European Socialists) Thomas Maes e Chiara Malagodi, Vice Segretario generale PES (The Party of European Socialists) nel Comitato delle Regioni, oltre ad alcuni docenti dell’Università di Cassiano che avevano in precedenza preso parte con la Giovanile ad una lezione sulle Istituzioni Europee tenuta dal dott. Alfredo Alagna. Il progetto, illustrato dal Segretario Provinciale Marco Pettinari, è stato molto apprezzato dalla dott. Chiara Malagodi che ha poi fatto avere ai ragazzi, al termine dell’incontro, la pubblicazione del Gruppo PES del Comitato delle Regioni sulle azioni locali e regionali volte a promuovere l’occupazione giovanile in diversi Stati Membri dell’Unione europea, invitandoli a partecipare agli Open Days, la settimana europea delle regioni e città, che si svolgeranno dal 6 al 9 ottobre 2014 a Bruxelles. Il #WorkCity , che prevede l’apertura di sportelli comunali per i giovani che vogliono fare impresa usufruendo dei fondi strutturali comunitari messi a disposizione dall’Unione Europea, ha destato molto interesse e nell’occasione dell’incontro a Bruxelles sono stati presi contatti per esportare questo progetto anche fuori dalla regione Marche. Ad oggi nel nostro territorio i comuni ai quali il progetto è stato presentato e che hanno dato una risposta positiva alla nascita di uno sportello finalizzato all’utilizzo del Fondo Sociale Europeo o del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per creare nuove realtà lavorative sono Fabriano , Senigallia , Montemarciano e Corinaldo . La delegazione dei Giovani Democratici era composta dal Segretario Provinciale Marco Pettinari, dal Segretario Boris Diotalevi e Alessia Tonnini per il circolo di Senigallia, da Samanta Ciarafoni, Segretaria dei GD di Corinaldo, dalla Segretaria dei GD di Jesi Lucrezia Giancarli, dal Segretario della Giovanile fabrianese Michele Crocetti, da Chiara Moriconi, Federica Falappa e Lucia Principi in rappresentanza del circolo GD di Filottrano, da Valentina Martorano per il circolo di Loreto, da Jacopo Francesco Falà del circolo di Chiaravalle e dalla Segretaria del circolo GD di Montemarciano Marica Conti. di Marco Pettinari 3 AFORISMI SULL’EUROPA “ Avremo questi grandi Stati Uniti d’Europa, che coroneranno il vecchio mondo come gli Stati Uniti d’America coronarono il nuovo.” Victor Hugo, Atti e parole, 1875 “ Quello dell’identità europea è un problema antico. Ma il dialogo tra letterature, filosofie, opere musicali e teatrali esiste da tempo. E su di esso si fonda una comunità che resiste alla più grande barriera: quella linguistica.” Umberto Eco “ Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa e essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo.” Aldo Moro
  • 4. DIRITTI UMANI: L’EUROPA DI TUTTI 4 Spesso L’Europa viene vista come un vincolo, più che come una risorsa. Frequentemente l’uomo della strada punta il dito contro un’Europa austera, che addossa pesanti sacrifici agli italiani a causa della necessità del rispetto dei rigidi vincoli di bilancio imposti da Bruxelles. Ma ci si dimentica del fatto che l’Europa è, prima di tutto, un’Unione tra Paesi che, dopo le tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale, si propone di assicurare, per il presente e per il futuro delle generazioni a venire, la PACE e la COOPERAZIONE dei popoli che ne fanno parte. Mettersi a parlare dei numerosi vantaggi che derivano per i cittadini europei da un’alleanza di tal genere sarebbe impossibile in queste poche righe. Pertanto, mi vorrei soffermare su uno specifico punto: l’opportunità offerta dall’Unione Europea per una maggiore tutela dei Diritti Umani. Quest’ultima infatti rientra nell’ambito delle competenze dell’ordinamento comunitario, ai sensi dell’art 6 del Trattato dell’unione Europea(TUE); tale tutela è stata poi rafforzata con l’inclusione nello stesso TUE della Carta di Nizza (che contiene un elenco dei diritti fondamentali dell’uomo), attribuendole forza giuridica vincolante. A fare poi da garante della protezione di tali diritti è la Corte di Giustizia Europea, che è competente ad accertare la sussistenza di una violazione, da parte di leggi interne nazionali, degli obblighi che gravano sugli Stati Membri. La tutela dei diritti umani a livello regionale europeo è garantita, poi, da un altro strumento internazionale: la Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali (CEDU), approvata in seno al Consiglio d’Europa (un’organizzazione internazionale il cui scopo è anche quello di promuovere la democrazia e i diritti umani), che, allo stesso modo della Carta di Nizza, contiene anch’essa obblighi vincolanti per gli stati parti della convenzione di rispetto di quanto contenuto in essa; il rimedio previsto rispetto alla violazione della Convenzione da parte degli Stati è la Corte Europea per i Diritti Umani, che ha sede a Strasburgo, e a cui anche singoli cittadini possono rivolgersi lamentando la violazione di propri diritti da parte di uno Stato(previo esaurimento dei ricorsi interni). Il quadro che ne risulta rende evidente come i diritti umani possano contare in Europa su un sistema multilivello di tutela particolarmente articolato, caratterizzato da una pluralità di giurisdizio- ni concorrenti. In parole semplici ciò sta a significare essenzialmente due cose: 1) gli individui possono contare su un sistema di protezione dei propri diritti fondamentali che va oltre le singole Costituzioni Nazionali, e che si estende a livello sovranazionale; 2) l’ordinamento comunitario e la CEDU, imponendo il rispetto da parte degli Stati Membri di standards minimi di tutela dei diritti umani, erodono la sovranità nazionale e, a lungo termine, favoriscono il processo di democratizzazione degli Stati. Tutto questo potrebbe essere riassunto in uno slogan: PIU’ EUROPA, PIU’ DIRITTI. Ed è questo uno dei motivi per cui, a fronte di Stati Europei, o meglio, di Partiti di Stati Europei, che auspicano un’uscita dall’Unione, vi sono cittadini di altri Stati che hanno intuito l’opportunità del sogno europeo, e che lottano per entrare a farvi parte (mi riferisco ai drammatici scontri avvenuti ultimamente in Ucraina). Tutto ciò ci dovrebbe far riflettere sulla convenienza dell’appartenenza ad un tale sistema, guardandoci da pericolosi passi indietro; riprendendo infatti a contrario lo slogan cui ho fatto sopra riferimento: MENO EUROPA = MENO DIRITTI. Chantal Bomprezzi
  • 5. INTERVISTA A DARIO ROMANO, CONSIGLIERE COMUNALE DI SENIGALLIA Ciao Dario, come consigliere comunale hai la delega alle politiche europee, ci puoi spiegare meglio di cosa si tratta? Secondo le deleghe che mi sono state assegnate la mia attività è legata, in particolar modo, all’apertura di uno Sportello Europa che vada incontro ai giovani vogliosi di fare esperienze (lavorative o di studio) all’interno dell’Unione Europea. Insieme all’Informagiovani di Senigallia, dovrebbe partire, in primavera, una sperimentazione riguardante una sorta di Sportello Europa online, per i giovani senigalliesi che non trovano più sbocchi in questa società, in questo Paese e purtroppo anche nella nostra città. Non vi anticipo oltre perché stiamo definendo alcuni dettagli importanti. La realtà è che, purtroppo, l’Italia è ingessata su rendite di posizione e status quo che rendono difficile lo sviluppo e la crescita di nuove generazioni: meglio, allora, accrescere le proprie competenze all’estero per poi tornare in Italia e mettere a disposizione le conoscenze acquisite in Paesi dove la carta d’identità conta poco, conta solo quello che sai fare e se sei bravo vai avanti. In secondo luogo, ma non per importanza, mi sto occupando insieme a un team di funzionari comunali, coordinati dal dott.Paolo Mirti, di tutta la partita che riguarda la costruzione di progetti europei e di strutture che possano supportare gli stessi. Stiamo mettendo a punto uno strumento che riesca a creare un ufficio intercomunale UE insieme a altre realtà della Provincia di Ancona. Per il funzionamento, stiamo discutendo dei dettagli e i costi, che sono veramente ridotti all’osso per motivi di bilancio. Anche se su questo punto bisognerebbe investire molto, lo ritengo di cruciale importanza. Questo ufficio si dovrebbe occupare, principalmente, di quei progetti europei che hanno bisogno di una massa critica importante per essere presentati: penso a progetti di efficienza energetica con la Banca Europea degli Investimenti, per esempio. Vincere un solo progetto di quel tipo lì potrebbe dare fiducia e risorse a un territorio che, in questi anni, ha visto quasi azzerarsi la spesa per investimenti, a causa, purtroppo, dell’Europa e dello stupido meccanismo derivante dal Patto di Stabilità Interno. La volontà politica è forte, bisogna poi verificare le competenze e la validità dei progetti presentati, ma su quello sinceramente ho pochi dubbi perché la qualità e la preparazione dei nostri dipendenti comunali sono un ottimo punto di partenza. Secondo te, l’Europa come può fornire un vantaggio ai cittadini di Senigallia? Rigetto in ogni modo le teorie secondo le quali l’Unione Europea è inutile e dannosa per i cittadini europei e senigalliesi. Con l’ingresso della Croazia, una città come la nostra che vive per il turismo dovrebbe ragionare –e lo sta facendo, tra le altre cose- sulle opportunità che offre un Paese che sta di fronte a noi. Il mare comune, il Mare Adriatico, se sfruttato saggiamente, potrebbe essere il mezzo per unire due culture molto diverse ma anche molto simili come quelle italiana e croata. Per fare questo abbiamo bisogno di costruire rapporti che si basino su persone in carne ed ossa, su sentimenti ed emozioni. Se tentassimo di ricondurre tutto a un mero rapporto economico, potremmo andare in piazza con un cartello e scrivere “Gemellaggi cercansi”. In realtà abbiamo bisogno di qualcosa di più, e stiamo provando a costruire un rapporto di amicizia con una città croata che sta proprio di fronte a noi. Alcuni edifici di Senigallia, come la Rotonda, sono stati ristrutturati attraverso fondi europei? Quali altri? come si possono sfruttare in futuro altri fondi? Sulla Rotonda a mare ti sei risposto da solo, l’azione del Comune insieme alla Regione Marche ha portato alla ristrutturazione del monumento simbolo di Senigallia in tutta Italia. Un altro esempio molto importante è la Biblioteca Antonelliana, anch’essa ristrutturata con i fondi dell’Unione Europea. Un luogo di cultura e di sapere restituito alla città nella sua interezza e bellezza. Nei prossimi sette anni, il Programma Quadro prevede stanziamenti di miliardi di Euro su ambiente, innovazione, cultura, efficienza energetica, formazione. Diversi filoni sono potenzialmente intercettabili per un Comune con il nostro. 5
  • 6. 6 A mio avviso dovremmo ragionare da qui al 2020, darci degli obiettivi e programmare una strategia di ampio respiro che possa immaginare la città di Senigallia da qui al 2050. Per questo motivo, focalizzerei gli impegni e i fondi da cercare sui filoni di cultura e turismo, sull’efficienza energetica e sulle infrastrutture. In seconda battuta, la formazione professionale dovrebbe essere un altro cardine delle nostre politiche del lavoro, anche a livello comunale. In ultima istanza, inoltre, non dimentichiamoci delle misure legate agli ammortizzatori sociali: penso, tra le altre iniziative che l’UE vuole mettere in piedi, al reddito di cittadinanza. Gli euro-scettici in Italia e negli altri paesi d’Europa stanno aumentando, pensi che il progetto Europeo sia arrivato al capolinea? Sento spesso parlare di uscita dall’Euro, di banchieri e di massonerie che decidono i destini di tutti alle nostre spalle. Vorrei andare controcorrente, spiegando però un concetto. E’ stato un errore, poco più di dieci anni fa, costruire una moneta unica con le modalità che conosciamo oggi. Di fatto, abbiamo costruito il tetto di un grattacielo senza costruire le fondamenta. Le basi dell’Europa dovrebbero essere una vera unione politica, un’armonizzazione delle politiche fiscali e, soprattutto, una politica monetaria vera che sappia rispondere flessibilmente alle esigenze dei mercati internazionali. Per questo motivo, dovremmo modificare lo statuto della BCE; dovremmo cedere la nostra sovranità sulle politiche fiscali; dovremmo essere in grado di poter votare un Presidente dell’Unione Europea, o meglio ancora degli Stati Uniti d’Europa; introdurre un servizio civile europeo, così come un esercito unico in tutta Europa. Oltre all’abbattimento dei costi per i singoli Stati membri, costruiremo piano piano un’identità culturale che è già esistente, ma in questo modo sarebbe ancora più forte grazie alla quotidianità dei nostri gesti e rapporti. Su questo, l’Euro si è dimostrato uno straordinario collante tra diverse culture, oltre che uno strumento di pace: dal 1945, nell’Unione Europea – escludendo la zona dei Balcani-, non vi sono conflitti. E’ questo il vero dato su cui riflettere per capire il vero valore dell’Unione Europea. In Ucraina migliaia di persone innocenti si stanno battendo affinché il Paese entri in Europa. Ci rendiamo conto? Come vedi, o come vorresti vedere, l’Europa fra 10 anni? Mi piacerebbe vedere un’evoluzione dell’Unione nei prossimi dieci anni. Vorrei vedere il Parlamento Europeo che diventi camera legislativa, dando diritto di scelta effettiva ai cittadini europei sulle questioni fondamentali. Vorrei vedere il Presidente della Commissione Europea che sia eletto, democraticamente, dai 500 milioni di cittadini che popolano l’UE. Vorrei vedere un unico Ministro degli Esteri per tutta l’Unione Europea, il quale non permetta che si ripetano situazioni come quelle dei marò oppure quella che sta accadendo in Ucraina. Vorrei vedere che l’Italia scelga i personaggi migliori e non i trombati, gli scomodi o gli acchiappavoti per rappresentarci a Bruxelles. Vorrei vedere un sentimento europeo che si diffonda anche in quei Paesi euroscettici da sempre – Regno Unito su tutti. Vorrei vedere l’Euro diffondersi in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Vorrei un’Europa più giusta nei confronti dei cittadini deboli e più forte nei confronti dei gruppi d’interesse sovranazionali. Vorrei essere prima Europeo e poi Italiano. Chiedo troppo? Foglio a cura di: Boris Diotalevi Marco Pettinari Chantal Bomprezzi Micol Mattei Andrea Talucci Michele Carotti Damiano Priante Editoria: Benedetta Giulianelli Disponibili su: gdsenigallia@gmail.com gdsenigallia.blogspot.it