3. « La saga
dell’effimero Web
2.0 è giunta al
capolinea.
Improvvisamente
l’ammucchiata
partecipativa si
ritrova in una
situazione tesa
e conflittuale. »
Geert Lovink
4. La rivincita delle vecchie strutture sociali
C’è chi ancora celebra le potenzialità di Internet
come risolutore delle asimmetrie verticali e
del paradigma gerarchico dei media tradizionali
Tuttavia sembra emergere una nuova forma di
dominio, basato sull’estrazione del valore aggiunto
insito nella comunicazione degli utenti
Il discorso online prolifera, ma è privo di impatto
politico, cioè non incide sul processo decisionale e
si sviluppa all’interno di casse di risonanza chiuse
5. L’effetto «eco-chamber» in Rete
L’espressione indica il rafforzamento e
l’amplificazione di idee precostituite, che vengono
comunicate all’interno di ambienti chiusi
I social media sono spazi molto frammentati, in
cui le persone tendono spesso e in modo
spontaneo ad assumere atteggiamenti aggressivi
Ne risente anche l’informazione giornalistica: i
fatti si moltiplicano e si trasformano in vorticose
discussioni autoreferenziali
7. Storia e funzione di uno slogan
Lo scoppio della bolla della New Economy, nel
marzo del 2000, interruppe bruscamente la breve
esperienza delle cosiddette dot.com
L’espressione Web 2.0, coniata dall’editore Tim
O’Reilly nel 2004, è nata per riportare in vita la
scena della start-up della Silicon Valley
Essa si basa su un nuovo modello, fondato non
sull’e-commerce ma sulla partecipazione e sullo
sfruttamento dei contenuti degli utenti (UGC)
9. Prima dei social media: Google e blog
Il Web 2.0 salva e valorizza due realtà
sopravvissute al disastro della New Economy: la
blogosfera e Google (che si quota nel 2004)
I blog inaugurano la stagione della Rete come
spazio di condivisione di contenuti personali,
anche tramite la tecnologia dei feed RSS
Google fonda il suo successo su un algoritmo che
definisce una gerarchia dei contenuti basata sul
loro valore «sociale»
11. Il sociale è stato «neutralizzato»
Mentre la società si fa liquida, i riferimenti sociali
si perdono e le strutture si decompongono, si
affermano le piattaforme tecnologiche «social»
Sono «reti prive di scopo [...], divoratrici di tempo
[...]: veniamo risucchiati sempre più in profondità
in una caverna sociale, senza sapere che cosa
stiamo cercando»(*)
(*)
Geert Lovink, Ossessioni collettive. Critica dei social media, UBE, Milano,
2012 (tr. di Networks Without a Cause: A Critique of Social Media, Polity,
Cambridge, 2012)
12. Contro il Web 2.0: le letture deterministe
Nicholas Carr (The Shallows: What the Internet Is
Doing to Our Brains, 2010) denuncia l’effetto
nefasto della Rete sulle nostre capacità cognitive
Maryanne Wolf (Proust and the Squid: The Story
and Science of the Reading Brain, 2007) studia la
perdita della capacità di «lettura profonda» online
Accenti analoghi ricorrono nel dossier How is the
Internet changing the way you think, pubblicato
da Edge.org nel 2010(*)
(*)
http://edge.org/annual-question/how-is-the-internet-changing-the-way-
you-think
13. Contro il Web 2.0: la lettura tecno-politica
Jason Lanier (You Are Not a Gadget, 2010) critica
il paradigma della «saggezza della folla», in cui le
norme imposte dalla massa soffocano i singoli
Per Lanier la cultura produce sempre più
omologazione e conformismo delle idee, anziché
varianti ai modelli di pensiero tradizionali
Andrew Keen (The Cult of the Amateur, 2007)
evidenzia la povertà culturale dell’esperienza
«social», governata dall’ignoranza e dall’egoismo
14. Contro il Web 2.0: la lettura tecno-politica
Eli Pariser (The Filter Bubble. What the Internet
is Hiding from You, 2011) mette in discussione il
paradigma della personalizzazione dell’esperienza
La realtà a cui accediamo, attraverso i filtri del
Web 2.0, tende sempre a confermare le nostre
aspettative ed esclude i punti di vista alternativi
L’esempio più evidente di applicazione di questo
modello è Google, ma anche i filtri di Facebook si
basano sul medesimo principio
15. Web 2.0, real-time web e micro-blogging
L’idea è che un’azione compiuta sul Web eserciti i
suoi effetti in tempo reale: l’informazione viene
spinta verso gli utenti non appena è disponibile
Un messaggio, un documento o una notizia sono
ricercabili, visualizzabili e condivisibili nel
momento stesso in cui vengono pubblicati
Il real-time web è un universo di individui
interconnessi, ciascuno dei quali notifica in tempo
reale informazioni su di sé istante per istante
16. La colonizzazione del tempo reale
Lovink e Carr (si veda la serie delle Realtime
Chronicles, nel blog «Rough Type») evidenziano il
fenomeno della colonizzazione del tempo reale
Il valore non è più definito dall’accumulo di
esperienza, dalla profondità e dalla storicizzazione
ma viene ricalcolato istante per istante
Come avviene nella piattaforma di Twitter, la
memoria si svuota e si ripulisce ogni pochi giorni:
la lezione del passato non serve più
17. Arti liberali e arti servili
Il post di Nicholas Carr The free arts and the
servile arts (22 febbraio 2009) mette in scena un
emblematico mash up fra passato e presente (*)
Si accostano l’opinione di Steve Gillmor sui servizi
di messaggistica real-time («the new crack») e la
descrizione delle arti liberali del XII secolo
Il confronto illumina sul problema della
compressione del tempo: senza approfondimento,
pausa e meditazione, la conoscenza è a rischio?
(*) http://www.roughtype.com/?p=1228