2. LA LINGUA LATINA NEL MONDOLA LINGUA LATINA NEL MONDO
ANTICOANTICO.
Nel mondo antico, a dalla fine del I secolo a. C.
al V secolo d.C., la lingua latina era
l’idioma più diffuso, soprattutto per
l’estensione dell’impero romano che aveva
costituito un dominio nella zona euroasiatica i
cui confini delimitavano un’area
che andava da est
nella zona degli attuali paesi mediorientali
(Siria) a ovest nell’attuale Gran Bretagna.
3. LA MASSIMA ESTENSIONE GEOGRAFICO – LINGUISTICA DEL
LATINO IN ETA’ IMPERIALE (III SECOLO D.C., CIRCA)
4. I DIVERSI TIPI DI
“SERMONES”
Essendo una lingua d’uso, il latino era
caratterizzato da una forte varietà di forme
secondo gli ambienti sociali e gli usi che se ne
facevano.
Una prima distinzione fondamentale fu quella
tra
lingua scritta , fissata e strutturata
e
lingua orale, che presentava diversi aspetti
5. I DIVERSI TIPI DI “SERMONES”.
Rispetto alla lingua orale, già i latini
cominciarono a distinguere tra le diverse
forme d’uso, chiamate “sermo cotidianus”
(lingua di tutti i giorni):
- SERMO PROVINCIALIS (degli abitanti delle
province)
- SERMO MILITARIS (lingua dei soldati)
- SERMO VULGARIS/PLEBEIUS (lingua di
persone incolte)
- SERMO RUSTICUS (lingua di “illitterati”)
6. L’ORIGINE DELLE LINGUE NEOLATINE.
Il linguaggio quotidiano, “sermo
cotidianus”, presentava parole di maggiore
evidenza espressiva, ricche di diminutivi e
vezzeggiativi, come i termini seguenti:
- auricola (“orecchietta”) per auris (“orecchio) da cui
l’italiano “orecchia”
- testa (vaso a forma di testa umana) era più usato di
caput ed è passato in italiano tale quale
- caballus (“cavallo”) (termine del gergo militare) era più
usato di equus, che nella pronuncia si poteva confondere
con aequus (aggettivo che significa “uguale”): ne
derivarono “cavallo”(it.), “cheval”(fr.), “cabajo”(sp.)
7. L’ORIGINE DELLE LINGUE NEOLATINE o ROMANZE.
Possiamo perciò dire che le lingue
neolatine, tra cui l’italiano, chiamate
LINGUE ROMANZE, per il loro legame con la
cultura e il mondo romano, abbiano avuto
origine dal latino,
ma non tanto dal latino letterario (quello
che si studia a scuola), quanto
dal “sermo cotidianus”, che ha in comune
con la lingua letteraria le basi del
lessico e della sintassi, ma che presentava
caratteri propri.
Esse si svilupparono nelle zone a più forte
romanizzazione.
8. L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE.
- nella pronuncia del latino i diversi popoli
mantennero spesso le tracce della lingua parlata
prima della conquista romana →→ si parla di
SUBSTRATOSUBSTRATO
- sia la lingua greca, molto usata nella parte
orientale dell’impero, sia le lingue dei popoli
germanici e degli arabi che conquistarono i
territori romani a loro volta lasciarono tracce
sulle lingue moderne → si parla di SUPERSTRATO:
ad esempio, dal greco «parabola» proviene “parola”,
“guerra” proviene dalla lingua longobarda.
9. L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE.
Riassumendo si può dire che le lingue romanze siano il
prodotto della sovrapposizione di tre livelli
linguistici:
- STRATO cioè il LATINO parlato
quotidianamente (“sermo cotidianus”)
- SUBSTRATO cioè la lingua che i diversi
popoli parlavano prima della conquista
romana
- SUPERSTRATO cioè la lingua che i popoli
barbari portarono con sé attraverso le loro
conquiste nell’ex impero romano.
10. L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE.
Si può sintetizzare questo processo storico con lo
schema seguente, che sintetizza le lingue parlate
nella “Romània” (insieme geografico delle zone in cui
si parlano lingue romanze):
11. L’ORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE.
Questa è invece l’attuale estensione geografica
delle lingue romanze, erede della Romània.
12. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN
EUROPA.
Dopo la dissoluzione dell’impero romano,
che viene comunemente datata al 476 d.C.,
il latino rimase la lingua più utilizzata
nei documenti e nelle corti e veniva
insegnato nelle scuole.
Tuttavia, tra le persone comuni e nella
vita quotidiana, andò sviluppandosi il
“sermo vulgaris” (lingua del popolo).
13. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN
EUROPA.
In ogni zona geografica si affermò un diverso
“sermo vulgaris”, spesso su base latina, ma con
caratteri propri che finirono col rendere la
lingua d’uso sempre più lontana da quella che era
stata la lingua comune dell’impero romano.
Dopo l’unificazione geografica dell’Europa
occidentale continentale realizzata da Carlo
Magno nel Sacro Romano Impero (fine VIII secolo
d.C.), il latino era lingua ufficiale alla corte
dell’imperatore, nei tribunali e negli uffici, ma
non era la lingua più usata e la comprendeva un
numero relativamente ristretto di persone.
14. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS”
IN EUROPA.
Due atti ufficiali indicarono la presa d’atto
da parte delle autorità religiose e civili
dell’esistenza ormai irreversibile di diversi
“sermones”:
813: la raccomandazione del Concilio di Tours
842: i giuramenti di Strasburgo.
15. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA.
LA RACCOMANDAZIONE DI TOURS (813)
Al termine del Concilio di
Tours dell’813, venne
raccomandato ai vescovi:
« Ciascuno si studi di
tradurre le omelie in lingua
rustica o in tedesco, affinchè
tutti possano meglio capire
ciò che viene detto».
Raccomandazione del Concilio
di Tours
16. L’AFFERMAZIONE DEL “SERMO VULGARIS” IN EUROPA.
I GIURAMENTI DI STRASBURGO (842)
Nell’ 842
Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico
si allearono per combattere contro il loro
fratello Lotario.
I due re, per farsi comprendere dai propri
soldati, testimoni dell’evento, pronunciarono
il loro giuramento nella rispettiva lingua
volgare: francese e tedesco e poi nella lingua
dell’altro sovrano.
Questo avvenne per motivi pratici: i rispettivi
soldati avrebbero dovuto ribellarsi al proprio
signore se il patto solennemente stretto non
fosse stato rispettato.
17. IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA.
UNA PERIODIZZAZIONE.
Lo storico della lingua B. Migliorini distinse tre nell’evoluzione dal latino al
“sermo vulgaris”
- Fase 1, IL LATINO IN ETÀ IMPERIALE (I SEC. A.C.-
476 D.C.)
- Fase 2, TRA LATINO E ITALIANO (476 - 960 D.C.)
- Fase 3, PRIMI ELEMENTI DI LINGUA ITALIANA
(960-1225)
18. IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA.
Durante la fase 2 comparvero i primi documenti
scritti di “sermo vulgaris” in Italia, i quali sono
oggetto di discussione:
- L’INDOVINELLO VERONESE (800 D.C.)
- L’ISCRIZIONE NELLA CATACOMBA DI COMMODILLA
(ENTRO IX SECOLO D.C.)
- IL «PLACITO CAPUANO» (960 D.C.)
- L’ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI
S. CLEMENTE (XI SECOLO ca.)
19. L’indovinello
veronese (800 d.C.)
Opera di un copista, scritto in
calce a un documento, diceva:
SE PAREBA BOVES,
ALBA PRATALIA ARABA,
ET ALBO VERSORIO
TENEBA,
ET NEGRO SEMEN
SEMINABA.
« Si spingeva avanti i buoi,
arava un bianco prato
e reggeva un bianco aratro,
seminava nero seme.»
“buoi” = dita/
“bianco prato” = pergamena/
“bianco aratro” = penna/
“nero seme” = inchiostro
separebabouesalbaprataliaaraba&albseparebabouesalbaprataliaaraba&alb
oversoriotenebae&negrosemenseminoversoriotenebae&negrosemensemin
abagratiastibiagimusomnip[oten]sseabagratiastibiagimusomnip[oten]sse
mpiterned[eu]smpiterned[eu]s
Se pareba boves, alba pratalia araba
Albo versorio teneba, et negro semen seminaba.
Gratias tibi agimus onnipotens sempiterne
Deus.
20. ISCRIZIONE NELLA
CATACOMBA DI COMMODILLA
(tra VIII e IX secolo).
E’ un graffito, lasciato da una
persona ignota
NON DICERE ILLE SECRITA
A BBOCE,
“non dire quei segreti
a voce alta”
L’espressione A BBOCE
rende graficamente la
pronuncia della parola
che è già “sermo
vulgaris”.
21. I PLACITI CAPUANI (960
- 963)
Documenti giuridici registrati in
cause di proprietà tra un privato
e l’Abbazia di Cassino, che
contengono formule di giuramento
con espressioni in volgare:
SAO KE KELLE TERRE,
PER KELLE FINI QUE KI
CONTENE, TRENTA ANNI
LE POSSETTE PARTE
SANCTI BENEDICTI.
«So che quelle terre entro
quei confini che qui si
contiene, per trenta anni le
possedette la parte [il
monastero] di san
Benedetto.»
22. EPITAFIO DI GREGORIO V (999 D.C.)
Iscrizione che si trova sul sepolcro
del papa Gregorio V
«Usus francisca, vulgari, et voce latina instituit
populos eloquio triplici.»
“Istruì le folle in tre lingue usando il francese, il
volgare [italiano] e il latino.
L’iscrizione in latino testimonia che intorno al
1000 si cominciava a usare il “sermo vulgaris” in
occasioni pubbliche, come nelle predicazioni.
23. ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI SAN
CLEMENTE (1084)
L’ iscrizione commenta, quasi come un fumetto,
un affresco che si trova su un muro della
basilica di S. Clemente a Roma:
sono riportate le parole, in latino, attribuite a
S. Clemente
In volgare leggiamo invece le parole
pronunciate dal patrizio pagano Sisinnio, che
ordina ai servi di trascinare per terra il santo
che egli vuole uccidere
24. ISCRIZIONE NELLA BASILICA DI SAN CLEMENTE.
volgare
Falite dereto
co lo palo latino lati latino latino
Cervoncelle
Falite dereto co
Falite dereto
co lo palo, Cervoncelle
Fili de
Fagliti dietro le pute
col palo,
traite
Cervoncello
25. IL “SERMO VULGARIS” IN ITALIA.
La discussione su questi testi
riguarda prima di tutto la
consapevolezza, cioè, come scrive lo
storico della lingua C.Marazzini:
«Chi ha lasciato il documento voleva
scrivere in italiano o in latino?
Quale lingua aveva scelto ?»
26. IL SERMO VULGARIS IN ITALIA
L’indovinello veronese è un testo latino in cui sono presenti
volgarismi
L’iscrizione nella tomba di Commodilla presenta un volgarismo
espresso nella grafia della sua pronuncia
I “Placiti Capuani” sono IL PRIMO DOCUMENTO
EFFETTIVO IN LINGUA ITALIANA, in quanto essi
contengono coscientemente formule
Infine l’iscrizione nella tomba di S.Clemente attesta come
già verso la fine dell’XI secolo il bilinguismo fosse una realtà
effettiva, poiché le parole di
s. Clemente e di Sisinnio esprimono una contrapposizione
netta tra latino e volgare. in volgare affinchè fossero
comprese da tutte le parti coinvolte nella causa dinanzi al
giudice.
27. Bibliografia
Francesco Sabatini, La comunicazione e gli usi
della lingua, Torino, Loescher
La letteratura italiana, a cura di Emilio Cecchi
e Natalino Sapegno, Milano, Garzanti, vol.1
Storia della letteratura italiana, a cura di Nino
Borsellino e Walter Pedullà, Milano, Federico
Motta Editore