5. La spartizione dell’Italia meridionale tra Angioini
e Aragonesi
Dopo la fine della dinastia Sveva, l’Italia meridionale era nelle mani
dei francesi Angiò
Nel 1282 tuttavia il dominio francese entrò in crisi a causa della
cosiddetta “Guerra del Vespro”, nata in Sicilia
Sembra che la mancanza di rispetto da parte di un ufficiale francese
verso una nobildonna siciliana, avvenuta di sera (l’ora detta del
Vespro), scatenasse una rivolta contro i francesi, la cui presenza
in Sicilia era mal sopportata a causa dei numerosi soprusi e della
pesante tassazione
L’insurrezione contro gli Angiò fu sostenuta dalla
monarchia spagnola che guidava la zona dell’Aragona
Il re d’Aragona Pedro III aveva infatti sposato Costanza, figlia di
Manfredi (figlio di Federico II)
Gli Aragonesi intervennero in Sicilia e di seguito sfidarono gli
Angioini per vent’anni con l’obiettivo di impadronirsi dell’Italia
meridionale
Il papa Bonifacio VIII, nel 1302 mediò tra Angioini e Aragonesi fino
alla firma della pace di Caltabellotta, un compromesso con cui la
Sicilia diventò feudo personale del re d’Aragona
6. Il primo giubileo della Chiesa, 1300
Bonifacio VIII, papa dal 1294 al 1303, fu uno
dei grandi protagonisti della politica internazionale
Egli volle riproporre la centralità della
figura del papa e del ruolo di Roma come
guida del mondo cristiano
Per controllare le richieste che venivano da molti
affinché la Chiesa tornasse ai valori del Vangelo e
per contrastare il movimento millenaristico,
secondo cui la fine del mondo sarebbe giunta
nell’anno 1300, egli proclamò il 1300 anno del
primo giubileo
In occasione di esso, il papa concesse
l’indulgenza (promessa di salvezza eterna) a
chiunque visitasse i luoghi santi di Roma
Papa Bonifacio VIII, confessato e comunicato
raffigurato in una famosa Si dice che Roma fu visitata in quell’anno da 2
statua da Arnolfo di Cambio milioni di pellegrini
(Firenze, Duomo) Questa iniziativa rilanciò l’immagine della
Chiesa di Roma
7. La lotta tra Bonifacio VIII e
Filippo il Bello
Nel 1301 Bonifacio cominciò un duro conflitto con il re
di Francia Filippo il Bello
Filippo intendeva tassare i vescovi e i beni della Chiesa,
e sottoporre anch’essi alla giurisdizione regia
Bonifacio oppose a Filippo la bolla Unam Sanctam, con la
quale affermò che la Chiesa e il papato erano un potere
universale, che come tale non doveva obbedire a nessun
sovrano temporale
La monarchia francese fu accusata nella bolla di ledere
la libertà e l’indipendenza della Chiesa
Filippo, appoggiato da tutti i vescovi francesi, fece dichiarare da
un sinodo che il papa era simoniaco e eretico
Inoltre inviò a Roma un esercito per arrestarlo e
portarlo in Francia, dove avrebbe dovuto essere processato
per lesa maestà
8. Lo schiaffo di Anagni e la cattività avignonese
Il papa si trovava con la sua corte nella piccola
città laziale di Anagni
I soldati francesi appoggiati dalle famiglie
nobili romane nemiche di Bonifacio VII,
come i Colonna, cercarono di prelevare il
papa, ma la folla insorse e impedì l’arresto
Prima di andarsene, però, Sciarra Colonna
schiaffeggiò il papa
Sembra che lo shock subito in questa circostanza
abbia influito sulla morte del pontefice, avvenuta
qualche settimana dopo per infarto
Due anni dopo il re francese riuscì a far eleggere
come papa il cardinale di Bordeaux con il nome
di Clemente V (1305-1314)
Sciarra Colonna
schiaffeggia
Nel 1309, Clemente V decise di spostare la
Bonifacio VIII curia papale da Roma a Avignone (in
Provenza), e qui essa rimase fino al 1378 nella
cosiddetta “cattività avignonese” della Chiesa
11. Da comuni a signorie
La trasformazione dei comuni in signorie seguì dal punto di
vista istituzionale un percorso simile in molte città
Il titolo di podestà anziché essere una carica
temporanea divenne possesso del rappresentante di
una grande famiglia nobile cittadina
Egli si faceva rinnovare il titolo e i poteri connessi più
volte e lo otteneva a vita, quindi lo trasferiva a un
erede e creava una dinastia
Inoltre spesso un singolo signore cittadino aveva il dominio
su molte città, costruendo una coordinazione territoriale
estesa a un’intera regione
Casi tipici: i della Scala a Verona, la famiglia d’Este a Ferrara e i
Visconti a Milano
12. I signori ottengono titoli principeschi
I signori chiedevano spesso all’ imperatore la concessione di
titoli principeschi (marchese, duca)
Con questa richiesta, i signori cittadini riconoscevano la
sovranità dell’imperatore sulla città che essi
governavano e si dichiaravano suoi vassalli (spesso
pagandogli anche ingenti somme di denaro)
L’imperatore non era però interessato a imporre
effettivamente la sua autorità su queste città
Era uno scambio politicamente conveniente per i capi
politici dei comuni che ottenevano dall’imperatore il
riconoscimento ufficiale di essere autorità legittime
In questo modo il potere signorile che nasceva da una
usurpazione si trasformava in principato ereditario
gestito da dinastie
14. Lotte tra città guelfe e ghibelline
I comuni lottarono spesso tra loro, ma i loro conflitti
assunsero un significato più ampio e profondo quando le
guerre tra città si collocarono dentro i conflitti tra
guelfi e ghibellini
Il fatto che tutti i regimi politici italiani (comuni, regni,
stati) fossero coinvolti in questa lotta che era
internazionale fece sì che ogni evento internazionale,
come l’elezione di un imperatore o di un papa,
determinasse effetti a livello locale, in ogni comune o
regno
15. I ghibellini e Enrico VII
I ghibellini non avevano in Italia un
capo politico di riferimento, dopo la fine
della dinastia sveva
Essi erano uniti dall’opposizione al papa
e ai sovrani francesi, tra loro alleati
I leader ghibellini erano le famiglie Visconti,
che dominava il comune di Milano, e della
Scala, che guidava la città di Verona
Stemma di
Enrico III
Quando nel 1312 l’imperatore Enrico
VII decise di scendere in Italia e di farsi
Enrico VII incoronare a Milano, i ghibellini
trovarono in lui brevemente una guida
Enrico concesse a Visconti e della
Scala il titolo di vicari imperiali, che
rafforzò il loro potere nelle rispettive città e
spinse le due famiglie a allargare le loro
Stemma
mire espansionistiche anche fuori da Milano
dei della e Verona
Stemma
Scala L’imperatore morì nel 1313
dei Visconti
16. Cambiamenti nell’esercito e nella
burocrazia
Il rafforzamento di alcune città nel corso di queste lotte
determinò cambiamenti destinati a durare all’interno delle
singole realtà politiche
Gli eserciti cittadini non bastavano a combattere
conflitti spesso grandi e lontani dai comuni e i signori
impegnati nelle guerre assunsero truppe di soldati a
pagamento, “mercenari”, che costavano molto e
determinarono la crescita delle spese militari
Le città che espansero il loro territorio ebbero bisogno di
nuovi funzionari, e di ampliare burocrazia e apparati
amministrativi
17. Titoli pubblici e venalità delle cariche
Le città studiarono nuovi metodi di prelievo fiscale e di
redistribuzione delle risorse economiche raccolte
Per reperire i soldi necessari, le città emettevano dei
titoli che i cittadini compravano, se in grado di farlo,
I cittadini poi ricevevano interessi dai comuni in
cambio di questo acquisto e potevano vendere i titoli
tra loro
I più ricchi che investirono denaro in questi titoli
erano interessati a che questi titoli rendessero, e
questo poteva avvenire se la città avesse compiuto
conquiste, che portavano ricchezze e potere
Un altro modo per reperire soldi da parte dei comuni fu la
venalità delle cariche, cioè la vendita di uffici pubblici a
cittadini: giudice, capo militare, esattore delle tasse
I cittadini compravano questi uffici in quanto essi davano
diritto a rendite economiche
18. Il dominio dei Visconti a Milano
A Milano la famiglia Visconti, dopo avere sconfitto nella lotta per
il potere comunale la famiglia rivale dei della Torre, a partire dal
1277 ottenne la signoria di Milano.
I Visconti avevano conquistato il diritto di nominare dentro il
comune i membri principali del Consolato
Ottennero più volte nel corso del Trecento la carica del vicariato
imperiale
Dopo avere acquisito il dominio della loro città, i Visconti
vollero ampliare il loro potere anche su altre città
lombarde vicine, oltre che sul vasto contado
Essi spesso intervennero nei comuni con la motivazione di aiutarli
a ottenere la pace interna attraverso la guida di un signore
esterno alla città capace di riportare ordine nei conflitti
In tal modo buona parte dei comuni della Pianura Padana
venne sottomessa dai Visconti, così come Bologna e
Genova
20. Le conquiste di Gian Galeazzo Visconti
L’espansione territoriale dei Visconti si fece ampia
e tumultuosa sotto il ducato di Gian Galeazzo,
che divenne signore di Milano nel 1378
Dopo avere eliminato suo zio Bernabò, che poteva
mettere in discussione il suo potere, Gian
Galeazzo estese la sua signoria alle città
toscane di Pisa e Siena, alla regione della
Lunigiana (tra Massa e Lucca), a Perugia
L’imperatore gli conferì nel 1395 il titolo
Gian Galeazzo ereditario di duca di Milano
Visconti Sottomise poi Verona
I suoi avversari furono Firenze e il papa, ma egli
riuscì a conquistare anche Bologna (1402), ma
pochi mesi dopo morì di peste
21. Lo sgretolamento dei domini viscontei
La costruzione territoriale di Gian Galeazzo era
però molto fragile, perché si basava su rapporti
di fedeltà e alleanza con i ceti cittadini più
importanti delle diverse città acquisite dal duca
milanese
Il dominio visconteo non era fondato
sull’imposizione di un sistema fiscale e
burocratico omogeneo alle città che si
sottomettevano e questa situazione rendeva
il potere dei signori di Milano molto instabile
Alla morte di Gian Galeazzo, il vasto sistema
Filippo Maria Visconti, territoriale da lui costruito andò in pezzi nel giro di
ultimo duca Visconti
di Milano pochi anni
Sotto l’ultimo duca Visconti, Filippo Maria,
signore di Milano dal 1412, la famiglia ducale
milanese controllava solo la Lombardia
22. Firenze e il dominio della Toscana
Firenze mantenne l’ordinamento comunale più a
lungo rispetto a Milano
Il potere cominciò a essere spartito tra poche
famiglie solo dopo il tumulto dei Ciompi
La conquista dei comuni toscani fu invece avviata
da Firenze già alla fine del Duecento, quando la città
si arricchì attraverso i commerci con il regno di Sicilia
Firenze mandò alle città vicine propri podestà, o impose a
esse il pagamento di tasse o il reclutamento di uomini
Essa imponeva alle città una sostanziale sottomissione,
frazionando i loro contadi o togliendo alla città
sottomessa ogni controllo sul suo territorio
24. Venezia, repubblica oligarchica
Venezia era istituzionalmente una repubblica
Era guidata da un gruppo ristretto di persone appartenenti alle
famiglie maggiori
Questo gruppo ristretto era rappresentato dal Maggior Consiglio
Esso divenne ufficialmente un organo i cui membri erano ereditari: a
esso era possibile accedere solo essendo figli o nipoti di consiglieri
Venezia fu impegnata a acquisire il controllo delle coste dell’Adriatico e a
rafforzare la sua presenza in Oriente, quindi non si interessò a conquistare
il contado fino alla alla metà del Trecento
25. Venezia si espande nell’entroterra veneto e
lombardo
Venezia rallentò la sua espansione sul mar Mediterraneo,
quando su di esso i turchi cominciarono a diventare aggressivi
e potenti
Essa decise di crearsi un dominio territoriale in Veneto
soprattutto perché dipendeva per gli
approvvigionamenti dalle zone non venete: Puglia, Sicilia,
Creta, il Mar Nero, e la crescita del potere turco sul
Mediterraneo orientale mise in pericolo la possibilità di
rifornirsi da questi luoghi
La repubblica si impegnò nella conquista di territori
nell’entroterra veneto per crearsi una base territoriale
solida che le garantisse i prodotti agricoli necessari
In questa opera di conquista Venezia si scontrò con
Milano, e conquistò città venete e lombarde: 1405, Padova,
Vicenza e Verona; 1425, Brescia;1428 Bergamo
26. Bibliografia
Enzo Biagi, Storia d’Italia a fumetti, Milano, Mondadori, 1978
Massimo Montanari, Storia medievale, Roma – Bari, Laterza,
2002
P.Corrao, Regni e principati feudali, in Aa.Vv., Storia
medievale, Roma, Donzelli, 1998
E.Artifoni, Città e comuni, in ibidem