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La repubblica di Venezia
La Repubblica nacque nel IX secolo dai territori
greco-bizantini dipendenti dall'Esarcato di
Ravenna fino alla conquista di questa città da
parte dei Longobardi nel 732. La tradizione vuole
che il primo doge fosse eletto nel 697: la figura
del doge compare nella riforma delle province
italiche di Bisanzio promossa dall'imperatore
Maurizio,( nasce così il ducato di Venezia), con la
nomina a capo di queste di duces ,cioè
comandanti militari (di nomina imperiale per
tramite dell'esarca ravennate), nel tentativo di
arginare l'invasione longobarda. La figura del dux
bizantino, divenuto nei secoli doge, conquistò
quindi una sempre maggiore autonomia,
attuando una politica via via sempre più
indipendente.
La definitiva perdita bizantina di Ravenna, nel 751, e
la conquista del regno longobardo da parte dei
Franchi di Carlo Magno nel 774, con la successiva
creazione del Sacro Romano Impero nella notte di
Natale dell'anno 800, mutano definitivamente il
contesto circondante il Ducato di Venezia. Franchi e
Bizantini se ne contesero il dominio, mentre
all'interno ci si divise tra il partito filofranco e quello
filobizantino; il doge si risolse nell'806 a porre il
ducato sotto la protezione di Carlo Magno, ma un
blocco navale bizantino lo convinse ben presto a
rinnovare la propria fedeltà all'imperatore d'Oriente,
trasformando il ducato in una base per le azioni
militari bizantine in Italia.
Nell'812 la capitale venne stabilita a
Venezia.
Al sicuro nella nuova città il ducato
veneziano rimane un'isola bizantina nel
mare del Medioevo feudale d'occidente.
Tuttavia nei due secoli successivi le
istituzioni e la politica veneziane si
distaccheranno progressivamente sempre
più dalle vicende di un impero sempre più
lontano, la cui sovranità si farà sempre più
meramente, formale. È in questo periodo
che, a fianco dei tentativi di costituire un
sistema politico su modello imperiale
bizantino (con il tentativo di rendere
ereditaria la carica ducale tramite
l'adozione del sistema di associazione al
trono di un erede "co-Dux"), si viene
sviluppando un sistema di famiglie patrizie
in concorrenza per il potere, nucleo della
futura oligarchia mercantile a capo dello
Stato.
Nel basso medioevo, Venezia divenne estremamente ricca,
grazie al controllo dei commerci con il Levante, e iniziò ad
espandersi nel Mar Adriatico e oltre. Questa fase d'espansione
ebbe inizio a partire dall'anno 1000, quando la flotta guidata
dal doge Pietro II Orseolo per combattere i pirati Narentani che
opprimevano con le loro incursioni le coste veneziane ricevette
la sottomissione delle città costiere istriane e dalmate e il
successivo riconoscimento da parte dell'imperatore bizantino
del titolo di duca della Venezia e della Dalmazia (Dux Venetiae
et Dalmatiae).
Venezia riuscì ad ottenere da Costantinopoli quanto aveva
desiderato: la Crisobolla (o "Bolla Aurea") del maggio 1082, con
cui l'Imperatore d'Oriente concedeva ai suoi mercanti ampi
privilegi ed esenzioni in tutto l'Impero bizantino: questa iniziale
concessione venne poi successivamente più volte ampliata ed
affiancata da altri atti con cui gli imperatori via via premiarono
e poi pagarono il sostegno navale dei loro ex-sudditi.
La Repubblica si espanse nei secoli
successivi, in molte isole e territori
dell'Adriatico e del Mar Mediterraneo,
venendo a comprendere per secoli quasi
tutte le coste orientali dell'Adriatico
(interamente noto come "Golfo di Venezia"),
ma anche le grandi isole di Creta ("Candia"
per i veneti) e Cipro, gran parte delle isole
greche e del Peloponneso ("Morea" per i
veneti). Le sue propaggini arrivano a più
riprese fino al Bosforo. Il complesso di
questi vasti domini insulari e costieri venne
a costituire quello che i veneziani
chiamavano lo Stato da Màr
Per secoli la Repubblica è stata primariamente uno stato
composto di isole e fasce costiere, che costituivano il
cosiddetto Stato da Màr. Solo limitate inclusioni di aree del
retroterra lagunare erano state effettuate per costituire
capisaldi difensivi contro l'espansione di città come Padova e
Treviso. All'inizio del XV secolo, i veneziani iniziarono tuttavia
ad espandersi notevolmente anche nell'entroterra, in risposta
alla minacciosa espansione di Gian Galeazzo Visconti, duca di
Milano dal 1395.
Dall'inizio del XV secolo un altro pericolo minacciava
la repubblica: l'espansione dell'Impero ottomano nei
Balcani e nel Mediterraneo orientale.
Venezia reagì inviando una flotta nell'Egeo e
allacciando rapporti con Pio V allo scopo di creare una
Lega santa per sostenere lo sforzo bellico della
Serenissima.
Era il 7 ottobre del 1571 e la Battaglia di Lepanto,
combattuta da mezzogiorno al tramonto, si risolse con
la vittoria della Lega santa.
Nonostante la vittoria di Lepanto, di fronte alla scarsa
volontà di Filippo II di continuare ad aiutare la
Repubblica e alle esauste casse dello Stato,
prosciugate dal conflitto e dalla crisi dei commerci,
Venezia fu costretta a firmare un trattato di pace e a
cedere agli Ottomani l'isola di Cipro ed altri
possedimenti sulle coste della Morea. Quel trattato
iniziava la decadenza militare e marittima della
Serenissima.
Nel XVIII secolo la Repubblica, persa progressivamente la
propria potenza, si adagiò nel perseguire una politica di
conservazione e neutralità. A questo si accompagnava un
sempre più ridotto dinamismo del ceto politico, sempre più
legato ai crescenti interessi fondiari in terraferma del patriziato
veneziano. Questo, poi, subì una sempre più massiccia
immissione di nuove famiglie nel corpo aristocratico, volto a
sostenere l'economia dello Stato (grazie al ricco pagamento
fornito dai nuovi nobili all'atto dell'iscrizione al libro d'oro del
patriziato) e a rinsaldare i legami coi ceti dirigenti della
terraferma. Alla vigilia del nuovo XIX secolo, la vita pubblica
veneziana venne infine agitata da travagli politici interni,
provocati dalle nuove idee introdotte dalla Rivoluzione
francese, cui il governo, arroccandosi su posizioni rigidamente
conservatrici, non seppe fornire un'efficace reazione. Tale
situazione favorì la caduta finale della Repubblica, di cui non fu
secondaria causa il diffuso timore da parte della classe
aristocratica dello scoppio di rivolte giacobine, che in realtà non
si realizzarono mai.
Durante la campagna d'Italia condotta dalla Francia rivoluzionaria,
la Repubblica venne invasa dalle truppe francesi di Napoleone
Bonaparte (1797), che occuparono la terraferma, giungendo ai
margini della laguna. A seguito delle minacce francesi di entrare in
città, nella seduta del 12 maggio 1797, il Doge e i magistrati
deposero le insegne del comando, mentre il Maggior Consiglio
abdicò e dichiarò decaduta la Repubblica. Il potere di governo
passò a una Municipalità provvisoria posta sotto il controllo del
comando militare francese.
Napoleone entrò così a Venezia senza quasi che fosse sparato un
solo colpo. Poco dopo anche l'Istria e la Dalmazia, ormai caduta la
madrepatria, si consegnarono ai francesi.
Le aspettative degli illuministi italiani, illusi che l'arrivo delle
truppe napoleoniche avrebbe fatto trionfare anche in Italia gli
ideali di libertà affermatisi oltre le Alpi con la rivoluzione francese,
furono traditi da Napoleone. Nel trattato di Campoformio firmato
il 17 ottobre 1797, la Francia si spartì il Nord-Italia con l'Arciducato
d'Austria, al quale furono assegnati Venezia ed i suoi territori,
decretando in tal modo la fine della Repubblica di Venezia. Dopo
la definitiva sconfitta di Napoleone, il congresso di Vienna del
1814 non ridiede l'indipendenza ai territori della Repubblica di
Venezia, che furono uniti a quelli del ducato di Milano, nel
neoistituito Regno Lombardo-Veneto, assoggettato all'Impero
austriaco, comprendente grossomodo i territori degli odierni
Veneto, Lombardia e Friuli.

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La repubblica di venezia

  • 2. La Repubblica nacque nel IX secolo dai territori greco-bizantini dipendenti dall'Esarcato di Ravenna fino alla conquista di questa città da parte dei Longobardi nel 732. La tradizione vuole che il primo doge fosse eletto nel 697: la figura del doge compare nella riforma delle province italiche di Bisanzio promossa dall'imperatore Maurizio,( nasce così il ducato di Venezia), con la nomina a capo di queste di duces ,cioè comandanti militari (di nomina imperiale per tramite dell'esarca ravennate), nel tentativo di arginare l'invasione longobarda. La figura del dux bizantino, divenuto nei secoli doge, conquistò quindi una sempre maggiore autonomia, attuando una politica via via sempre più indipendente.
  • 3. La definitiva perdita bizantina di Ravenna, nel 751, e la conquista del regno longobardo da parte dei Franchi di Carlo Magno nel 774, con la successiva creazione del Sacro Romano Impero nella notte di Natale dell'anno 800, mutano definitivamente il contesto circondante il Ducato di Venezia. Franchi e Bizantini se ne contesero il dominio, mentre all'interno ci si divise tra il partito filofranco e quello filobizantino; il doge si risolse nell'806 a porre il ducato sotto la protezione di Carlo Magno, ma un blocco navale bizantino lo convinse ben presto a rinnovare la propria fedeltà all'imperatore d'Oriente, trasformando il ducato in una base per le azioni militari bizantine in Italia.
  • 4. Nell'812 la capitale venne stabilita a Venezia. Al sicuro nella nuova città il ducato veneziano rimane un'isola bizantina nel mare del Medioevo feudale d'occidente. Tuttavia nei due secoli successivi le istituzioni e la politica veneziane si distaccheranno progressivamente sempre più dalle vicende di un impero sempre più lontano, la cui sovranità si farà sempre più meramente, formale. È in questo periodo che, a fianco dei tentativi di costituire un sistema politico su modello imperiale bizantino (con il tentativo di rendere ereditaria la carica ducale tramite l'adozione del sistema di associazione al trono di un erede "co-Dux"), si viene sviluppando un sistema di famiglie patrizie in concorrenza per il potere, nucleo della futura oligarchia mercantile a capo dello Stato.
  • 5. Nel basso medioevo, Venezia divenne estremamente ricca, grazie al controllo dei commerci con il Levante, e iniziò ad espandersi nel Mar Adriatico e oltre. Questa fase d'espansione ebbe inizio a partire dall'anno 1000, quando la flotta guidata dal doge Pietro II Orseolo per combattere i pirati Narentani che opprimevano con le loro incursioni le coste veneziane ricevette la sottomissione delle città costiere istriane e dalmate e il successivo riconoscimento da parte dell'imperatore bizantino del titolo di duca della Venezia e della Dalmazia (Dux Venetiae et Dalmatiae). Venezia riuscì ad ottenere da Costantinopoli quanto aveva desiderato: la Crisobolla (o "Bolla Aurea") del maggio 1082, con cui l'Imperatore d'Oriente concedeva ai suoi mercanti ampi privilegi ed esenzioni in tutto l'Impero bizantino: questa iniziale concessione venne poi successivamente più volte ampliata ed affiancata da altri atti con cui gli imperatori via via premiarono e poi pagarono il sostegno navale dei loro ex-sudditi.
  • 6. La Repubblica si espanse nei secoli successivi, in molte isole e territori dell'Adriatico e del Mar Mediterraneo, venendo a comprendere per secoli quasi tutte le coste orientali dell'Adriatico (interamente noto come "Golfo di Venezia"), ma anche le grandi isole di Creta ("Candia" per i veneti) e Cipro, gran parte delle isole greche e del Peloponneso ("Morea" per i veneti). Le sue propaggini arrivano a più riprese fino al Bosforo. Il complesso di questi vasti domini insulari e costieri venne a costituire quello che i veneziani chiamavano lo Stato da Màr
  • 7. Per secoli la Repubblica è stata primariamente uno stato composto di isole e fasce costiere, che costituivano il cosiddetto Stato da Màr. Solo limitate inclusioni di aree del retroterra lagunare erano state effettuate per costituire capisaldi difensivi contro l'espansione di città come Padova e Treviso. All'inizio del XV secolo, i veneziani iniziarono tuttavia ad espandersi notevolmente anche nell'entroterra, in risposta alla minacciosa espansione di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano dal 1395.
  • 8. Dall'inizio del XV secolo un altro pericolo minacciava la repubblica: l'espansione dell'Impero ottomano nei Balcani e nel Mediterraneo orientale. Venezia reagì inviando una flotta nell'Egeo e allacciando rapporti con Pio V allo scopo di creare una Lega santa per sostenere lo sforzo bellico della Serenissima. Era il 7 ottobre del 1571 e la Battaglia di Lepanto, combattuta da mezzogiorno al tramonto, si risolse con la vittoria della Lega santa. Nonostante la vittoria di Lepanto, di fronte alla scarsa volontà di Filippo II di continuare ad aiutare la Repubblica e alle esauste casse dello Stato, prosciugate dal conflitto e dalla crisi dei commerci, Venezia fu costretta a firmare un trattato di pace e a cedere agli Ottomani l'isola di Cipro ed altri possedimenti sulle coste della Morea. Quel trattato iniziava la decadenza militare e marittima della Serenissima.
  • 9. Nel XVIII secolo la Repubblica, persa progressivamente la propria potenza, si adagiò nel perseguire una politica di conservazione e neutralità. A questo si accompagnava un sempre più ridotto dinamismo del ceto politico, sempre più legato ai crescenti interessi fondiari in terraferma del patriziato veneziano. Questo, poi, subì una sempre più massiccia immissione di nuove famiglie nel corpo aristocratico, volto a sostenere l'economia dello Stato (grazie al ricco pagamento fornito dai nuovi nobili all'atto dell'iscrizione al libro d'oro del patriziato) e a rinsaldare i legami coi ceti dirigenti della terraferma. Alla vigilia del nuovo XIX secolo, la vita pubblica veneziana venne infine agitata da travagli politici interni, provocati dalle nuove idee introdotte dalla Rivoluzione francese, cui il governo, arroccandosi su posizioni rigidamente conservatrici, non seppe fornire un'efficace reazione. Tale situazione favorì la caduta finale della Repubblica, di cui non fu secondaria causa il diffuso timore da parte della classe aristocratica dello scoppio di rivolte giacobine, che in realtà non si realizzarono mai.
  • 10. Durante la campagna d'Italia condotta dalla Francia rivoluzionaria, la Repubblica venne invasa dalle truppe francesi di Napoleone Bonaparte (1797), che occuparono la terraferma, giungendo ai margini della laguna. A seguito delle minacce francesi di entrare in città, nella seduta del 12 maggio 1797, il Doge e i magistrati deposero le insegne del comando, mentre il Maggior Consiglio abdicò e dichiarò decaduta la Repubblica. Il potere di governo passò a una Municipalità provvisoria posta sotto il controllo del comando militare francese. Napoleone entrò così a Venezia senza quasi che fosse sparato un solo colpo. Poco dopo anche l'Istria e la Dalmazia, ormai caduta la madrepatria, si consegnarono ai francesi. Le aspettative degli illuministi italiani, illusi che l'arrivo delle truppe napoleoniche avrebbe fatto trionfare anche in Italia gli ideali di libertà affermatisi oltre le Alpi con la rivoluzione francese, furono traditi da Napoleone. Nel trattato di Campoformio firmato il 17 ottobre 1797, la Francia si spartì il Nord-Italia con l'Arciducato d'Austria, al quale furono assegnati Venezia ed i suoi territori, decretando in tal modo la fine della Repubblica di Venezia. Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, il congresso di Vienna del 1814 non ridiede l'indipendenza ai territori della Repubblica di Venezia, che furono uniti a quelli del ducato di Milano, nel neoistituito Regno Lombardo-Veneto, assoggettato all'Impero austriaco, comprendente grossomodo i territori degli odierni Veneto, Lombardia e Friuli.