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LA TRAVIATA
Lo spettacolo della breve vita di
Marie Duplessis (1824 – 1847)
Le opere di Verdi (1813 – 1901)
• Oberto, Conte di San Bonifacio
• Un giorno di regno
• Nabucco (1842)
• I Lombardi alla prima
crociata (1843)
• Ernani
• I due Foscari
• Giovanna d'Arco
• Alzira
• Attila
• Macbeth (1847)
• I masnadieri
• Jérusalem
• Il corsaro
• La battaglia di Legnano
• Luisa Miller (1849)
• Stiffelio
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• Il trovatore (1853)
• LA TRAVIATA (1853)
• Les vêpres siciliennes
• Simon Boccanegra
• Aroldo
• Un ballo in maschera
• La forza del destino (1862)
• Don Carlo
• Aida (1871)
• Otello (1887)
• Falstaff (1893)
Trilogia
popolare
Parole e musica …
• All'età di diciassette anni Alexandre Dumas (1824 – 1895)
abbandona il collegio attratto dalla vita oziosa e galante condotta
dal padre (ciclo dei «Tre moschettieri» e «Il Conte di Montecristo»).
Nel settembre 1844 a Parigi conosce Marie Duplessis, con la quale
intratterrà una relazione fino all'agosto del 1845. La donna, morta
nel 1847, gli ispirerà il suo più noto romanzo «La signora delle
camelie» (1848), da cui trarrà l'omonimo dramma del 1852.
• Verdi vede «La signora delle camelie» a Parigi nel febbraio del
1852. Scrive al presidente del Teatro alla Fenice signor Marzari:
«Ho volutamente cercato un soggetto pronto, certamente di sicuro
effetto» per la nuova opera da mettere in scena per il Carnevale
del 1853.
• L’opera viene scritta in 40 giorni, da fine gennaio ai primi di marzo
del 1853 (Librettista il collaudato Francesco Maria Piave,
compenso 1.000 lire austriache). Da notare che «Il trovatore» andò
in scena il 19 gennaio del 1853, al teatro Apollo di Roma…
La genesi dell’opera
Il librettista
• Francesco Maria Piave (Murano, Venezia 1810 - Milano
1876), studiò a Roma, collaboratore del Teatro La Fenice
di Venezia, ne divenne nel 1842 direttore degli spettacoli
e poeta ufficiale; nel 1859 passò con le stesse funzioni al
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• Scrisse una sessantina di libretti, soprattutto per
Giuseppe Verdi, ma anche per compositori come Saverio
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• La collaborazione con Verdi (una decina di opere, tra cui
Ernani, 1844; Macbeth, 1847; Rigoletto, 1851; La traviata,
1853; La forza del destino, 1862) mostra la grande
duttilità del librettista alle intenzioni del musicista; il solido
affiatamento tra i due artisti era corroborato dall'affinità
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• «La traviata» fu rappresentata per la prima volta il 6
marzo 1853 a Venezia, al teatro La Fenice e come disse
lo stesso Verdi fu «un fiasco». Leggendo le cronache di
allora, pare che il maestro non si turbasse molto. In una
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sulle cause, la storia è così. Colpa mia o dei cantanti? […]
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– peggio – ne hanno riso. […] Eppure che vuoi […] Non
son turbato. Ho torto io o hanno torto loro? Ma io credo
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sera, la rivedranno e vedremo!.
• 15 maggio 1854, quattordici mesi dopo l’insuccesso alla
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I personaggi e le voci
• VIOLETTA VALÉRY - soprano
• Flora Bervoix, sua amica - mezzosoprano
• Annina, serva di Violetta - mezzosoprano
• ALFREDO GERMONT - tenore
• GIORGIO GERMONT, suo padre - baritono
• Gastone, Visconte di Létorières - tenore
• Il barone Douphol - baritono
• Il marchese d’Obigny - basso
• Il dottor Grenvil - basso profondo
• Giuseppe, servo di Violetta - tenore
• Un domestico di Flora - basso
• Un commissionario - basso
• Servi e signori amici di Violetta e Flora, Piccadori e
mattadori, zingare, servi di Violetta e Flora, maschere
La vicenda
Atto I
• Dopo il Preludio, il sipario si apre mostrando un elegante della casa
parigina di Violetta Valery, in attesa degli invitati; il visconte Gastone de
Letorières, le presenta Alfredo Germont, suo grande ammiratore.
• Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, per il suo scarso
interesse per la recente malattia. Gastone propone un brindisi al Barone
che rifiuta; Alfredo ritroso accetta invitato da Violetta cui si uniscono gli altri
invitati, che cantano alla vita e alla bellezza (Libiamo ne' lieti calici).
• Violetta invita gli ospiti a recarsi nella sala accanto. Uscendo, però, si sente
male. Guardandosi allo specchio, Violetta nota il suo pallore e allo stesso
tempo si accorge di Alfredo, che la rimprovera per aver trascurato la sua
salute e poi confessa di amarla da un anno (Un dì, felice, eterea).
• Violetta propone una semplice amicizia, ma quando Alfredo si allontana gli
porge un fiore, invitando il giovane a riportarglielo il giorno seguente.
• Gli ospiti si allontanano, Violetta, sola, nota che le parole di Alfredo l'hanno
scossa. Incerta, decide infine di continuare a vivere come ha sempre fatto,
da cortigiana, rinunciando ad essere amata seriamente (Sempre libera).
Un dì felice, eterea
Alfredo
Ah sì, da un anno.
Un dì felice, eterea
mi balenaste innante,
e da quel dì tremante
vissi d’ignoto amor.
Di quell’amor ch’è palpito
dell’universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor.
Violetta
Ah se ciò è ver, fuggitemi...
solo amistade io v’offro;
amar non so, né soffro
un così eroico amore.
Io sono franca, ingenua;
altra cercar dovete;
non arduo troverete
dimenticarmi allor.
Violetta
Povera donna, sola,
abbandonata in questo
popoloso deserto
che appellano Parigi,
che spero or più? che far degg’io? Gioire,
di voluttà ne’ vortici perir!...
Gioir!...
Sempre libera degg’io
folleggiare di gioia in gioia,
vo’ che scorra il viver mio
pei sentieri del piacer.
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
sempre lieta ne ritrovi,
a diletti sempre nuovi
dee volare il mio pensier.
Alfredo
(sotto al balcone)
Amor, amor è palpito ecc.
Violetta
Oh! oh amore!
Follie!... gioir!...
Sempre libera ecc.
Alfredo
Amor è palpito
dell’universo...
Violetta
... dee volare ecc.
Sempre libera degg’io
Atto II - Quadro I
• Alfredo è contento della sua vita con Violetta (De' miei bollenti spiriti), quando quando
scopre dalla domestica Annina che Violetta è indebitata e si offre di aiutarla in segreto
incolpandosi per la situazione finanziaria (Oh mio rimorso! Oh infame!)
• Violetta entra in scena ed il suo cameriere, Giuseppe, le porge una lettera di invito per
quella sera ad una festa e le annuncia la visita di un signore: Giorgio Germont, il padre
di Alfredo, che l'accusa duramente di voler spogliare Alfredo delle sue ricchezze.
Violetta allora gli mostra i documenti che provano la vendita di ogni suo avere per
mantenere l'amante presso di lei ed il vecchio signore capisce la situazione. Pur
convinto dell'amore che lega Violetta al figlio, egli le chiede un sacrificio per salvare il
futuro dei suoi due figli. Germont spiega che ha anche una figlia e che Alfredo, se non
torna subito a casa, rischia di mettere in pericolo il matrimonio della sorella (Pura
siccome un angelo) e le fa allora notare che quando il tempo avrà cancellato la sua
avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei. Violetta accetta di
lasciare Alfredo.
• Rimasta sola, Violetta scrive ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo;
non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza
del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare
l'amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce e riceve la lettera
che lei poco prima stava scrivendo. "Alfredo, al giungervi di questo foglio..." capisce
che Violetta lo ha lasciato. Vede l'invito di Flora sul tavolo, capisce che Violetta è alla
festa, ci va anche lui, nonostante le suppliche del padre (Di Provenza il mar, il suol).
Amami, Alfredo
Violetta
(agitata)
Ch’ei qui non mi sorprenda...
lascia che m’allontani...
(male frenando il pianto)
tu lo calma...
Ai piedi suoi mi getterò... divisi
ei più non ne vorrà... sarem
felici...
perché tu m’ami, tu m’ami,
Alfredo, non è vero?...
Alfredo, tu m’ami, Alfredo, non è
vero?
Alfredo
Oh quanto! Perché piangi?...
Violetta
Di lagrime avea d’uopo... or son
tranquilla...
(forzandosi)
lo vedi?... ti sorrido...
Sarò là, tra quei fior, presso a te
sempre...
(con passione e forza)
Amami, Alfredo, amami quant’io
t’amo...
Addio!...
(Corre in giardino.)
Atto II - Quadro I
• Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di
Violetta e Alfredo. Durante i festeggiamenti per il carnevale, Alfredo
arriva per cercare Violetta, che arriva accompagnata dal barone.
Alfredo, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l'ira del barone,
che lo sfida ad una partita di carte. Il barone perde ed Alfredo incassa
una grande somma.
• Violetta chiede un colloquio con Alfredo, durante il quale lo supplica di
andare via e, mentendogli, dice di essere innamorata del Barone.
Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che
qui pagata io l'ho), e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che
sviene in braccio a Flora. Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il
padre che lo rimprovera del fatto. Il barone decide di sfidare a duello
Alfredo.
Atto III
• La scena si svolge nella camera da letto di Violetta. La tisi si fa più acuta e
ormai il dottor Grenvil rivela ad Annina che Violetta è in fin di vita (La tisi non
le accorda che poche ore).
• Violetta, sola nella sua stanza, rilegge una lettera che custodiva vicino al
petto, nella quale Giorgio Germont la informa di aver rivelato la verità ad
Alfredo e che il suo amato, in viaggio in un paese lontano, sta tornando da lei.
(un violino solista accenna il motivo del canto d'amore di Alfredo del primo
atto Di quell'amor ch'è palpito). Violetta sente che è troppo tardi ed esprime la
sua disillusione nella romanza Addio, del passato bei sogni ridenti.
• Mentre impazza il carnevale, Annina porta una buona notizia: è arrivato
Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé lontano
da Parigi (Parigi, o cara). Giunge anche Germont padre, che finalmente
manifesta il suo rimorso. Violetta chiama a sé Alfredo e gli lascia un
medaglione con la sua immagine, chiedendogli di ricordarsi sempre di lei; per
un momento sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito cade
morta.
Il sistema dei personaggi
Flora Bervoix,
Gastone
Visconte di
Létorières
VIOLETTA
ALFREDO
Annina
Giuseppe
GERMOT
PADRE
Dottor
Grenvil
Il barone
Douphol
Il marchese
d’Obigny
Occorrenze nel testo
VIOLETTA
ALFREDO
ANNINA
GERMONT
FLORA
AMOR(E)
BARONE
COR(E)
GASTONE
DIO
PADRE
TEMPO
194
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Traviata

  • 1. LA TRAVIATA Lo spettacolo della breve vita di Marie Duplessis (1824 – 1847)
  • 2. Le opere di Verdi (1813 – 1901) • Oberto, Conte di San Bonifacio • Un giorno di regno • Nabucco (1842) • I Lombardi alla prima crociata (1843) • Ernani • I due Foscari • Giovanna d'Arco • Alzira • Attila • Macbeth (1847) • I masnadieri • Jérusalem • Il corsaro • La battaglia di Legnano • Luisa Miller (1849) • Stiffelio • Rigoletto (1851) • Il trovatore (1853) • LA TRAVIATA (1853) • Les vêpres siciliennes • Simon Boccanegra • Aroldo • Un ballo in maschera • La forza del destino (1862) • Don Carlo • Aida (1871) • Otello (1887) • Falstaff (1893) Trilogia popolare
  • 4. • All'età di diciassette anni Alexandre Dumas (1824 – 1895) abbandona il collegio attratto dalla vita oziosa e galante condotta dal padre (ciclo dei «Tre moschettieri» e «Il Conte di Montecristo»). Nel settembre 1844 a Parigi conosce Marie Duplessis, con la quale intratterrà una relazione fino all'agosto del 1845. La donna, morta nel 1847, gli ispirerà il suo più noto romanzo «La signora delle camelie» (1848), da cui trarrà l'omonimo dramma del 1852. • Verdi vede «La signora delle camelie» a Parigi nel febbraio del 1852. Scrive al presidente del Teatro alla Fenice signor Marzari: «Ho volutamente cercato un soggetto pronto, certamente di sicuro effetto» per la nuova opera da mettere in scena per il Carnevale del 1853. • L’opera viene scritta in 40 giorni, da fine gennaio ai primi di marzo del 1853 (Librettista il collaudato Francesco Maria Piave, compenso 1.000 lire austriache). Da notare che «Il trovatore» andò in scena il 19 gennaio del 1853, al teatro Apollo di Roma… La genesi dell’opera
  • 5. Il librettista • Francesco Maria Piave (Murano, Venezia 1810 - Milano 1876), studiò a Roma, collaboratore del Teatro La Fenice di Venezia, ne divenne nel 1842 direttore degli spettacoli e poeta ufficiale; nel 1859 passò con le stesse funzioni al Teatro alla Scala di Milano. • Scrisse una sessantina di libretti, soprattutto per Giuseppe Verdi, ma anche per compositori come Saverio Mercadante e Amilcare Ponchielli. • La collaborazione con Verdi (una decina di opere, tra cui Ernani, 1844; Macbeth, 1847; Rigoletto, 1851; La traviata, 1853; La forza del destino, 1862) mostra la grande duttilità del librettista alle intenzioni del musicista; il solido affiatamento tra i due artisti era corroborato dall'affinità della visione drammatica, ma anche dalla comune ideologia patriottica.
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  • 7. • «La traviata» fu rappresentata per la prima volta il 6 marzo 1853 a Venezia, al teatro La Fenice e come disse lo stesso Verdi fu «un fiasco». Leggendo le cronache di allora, pare che il maestro non si turbasse molto. In una sua corrispondenza con Ricordi si legge non indaghiamo sulle cause, la storia è così. Colpa mia o dei cantanti? […] Il tempo giudicherà. Al suo corrispondente da Genova rispose in questo modo: La traviata ha fatto un fiascone e – peggio – ne hanno riso. […] Eppure che vuoi […] Non son turbato. Ho torto io o hanno torto loro? Ma io credo che l’ultima parola sulla Traviata non sia quella di jeri sera, la rivedranno e vedremo!. • 15 maggio 1854, quattordici mesi dopo l’insuccesso alla Fenice, e sempre a Venezia, rappresentazione al teatro San Benedetto con qualche modifica: grande successo. • Inizia la leggenda di un’opera che è tra le più rappresentate della storia della musica
  • 8. Organico orchestrale La partitura originale prevede l'utilizzo di • ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti • 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, cimbasso • timpani, grancassa, piatti, triangolo • Archi Banda • 2 ottavini, 4 clarinetti • 2 corni, 3 trombe, 2 tromboni, cimbasso • grancassa, tamburello, castagnette • Arpa, 2 contrabbassi
  • 9. I personaggi e le voci • VIOLETTA VALÉRY - soprano • Flora Bervoix, sua amica - mezzosoprano • Annina, serva di Violetta - mezzosoprano • ALFREDO GERMONT - tenore • GIORGIO GERMONT, suo padre - baritono • Gastone, Visconte di Létorières - tenore • Il barone Douphol - baritono • Il marchese d’Obigny - basso • Il dottor Grenvil - basso profondo • Giuseppe, servo di Violetta - tenore • Un domestico di Flora - basso • Un commissionario - basso • Servi e signori amici di Violetta e Flora, Piccadori e mattadori, zingare, servi di Violetta e Flora, maschere
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  • 11. La vicenda Atto I • Dopo il Preludio, il sipario si apre mostrando un elegante della casa parigina di Violetta Valery, in attesa degli invitati; il visconte Gastone de Letorières, le presenta Alfredo Germont, suo grande ammiratore. • Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, per il suo scarso interesse per la recente malattia. Gastone propone un brindisi al Barone che rifiuta; Alfredo ritroso accetta invitato da Violetta cui si uniscono gli altri invitati, che cantano alla vita e alla bellezza (Libiamo ne' lieti calici). • Violetta invita gli ospiti a recarsi nella sala accanto. Uscendo, però, si sente male. Guardandosi allo specchio, Violetta nota il suo pallore e allo stesso tempo si accorge di Alfredo, che la rimprovera per aver trascurato la sua salute e poi confessa di amarla da un anno (Un dì, felice, eterea). • Violetta propone una semplice amicizia, ma quando Alfredo si allontana gli porge un fiore, invitando il giovane a riportarglielo il giorno seguente. • Gli ospiti si allontanano, Violetta, sola, nota che le parole di Alfredo l'hanno scossa. Incerta, decide infine di continuare a vivere come ha sempre fatto, da cortigiana, rinunciando ad essere amata seriamente (Sempre libera).
  • 12. Un dì felice, eterea Alfredo Ah sì, da un anno. Un dì felice, eterea mi balenaste innante, e da quel dì tremante vissi d’ignoto amor. Di quell’amor ch’è palpito dell’universo intero, misterioso, altero, croce e delizia al cor. Violetta Ah se ciò è ver, fuggitemi... solo amistade io v’offro; amar non so, né soffro un così eroico amore. Io sono franca, ingenua; altra cercar dovete; non arduo troverete dimenticarmi allor.
  • 13. Violetta Povera donna, sola, abbandonata in questo popoloso deserto che appellano Parigi, che spero or più? che far degg’io? Gioire, di voluttà ne’ vortici perir!... Gioir!... Sempre libera degg’io folleggiare di gioia in gioia, vo’ che scorra il viver mio pei sentieri del piacer. Nasca il giorno, o il giorno muoia, sempre lieta ne ritrovi, a diletti sempre nuovi dee volare il mio pensier. Alfredo (sotto al balcone) Amor, amor è palpito ecc. Violetta Oh! oh amore! Follie!... gioir!... Sempre libera ecc. Alfredo Amor è palpito dell’universo... Violetta ... dee volare ecc. Sempre libera degg’io
  • 14. Atto II - Quadro I • Alfredo è contento della sua vita con Violetta (De' miei bollenti spiriti), quando quando scopre dalla domestica Annina che Violetta è indebitata e si offre di aiutarla in segreto incolpandosi per la situazione finanziaria (Oh mio rimorso! Oh infame!) • Violetta entra in scena ed il suo cameriere, Giuseppe, le porge una lettera di invito per quella sera ad una festa e le annuncia la visita di un signore: Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che l'accusa duramente di voler spogliare Alfredo delle sue ricchezze. Violetta allora gli mostra i documenti che provano la vendita di ogni suo avere per mantenere l'amante presso di lei ed il vecchio signore capisce la situazione. Pur convinto dell'amore che lega Violetta al figlio, egli le chiede un sacrificio per salvare il futuro dei suoi due figli. Germont spiega che ha anche una figlia e che Alfredo, se non torna subito a casa, rischia di mettere in pericolo il matrimonio della sorella (Pura siccome un angelo) e le fa allora notare che quando il tempo avrà cancellato la sua avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei. Violetta accetta di lasciare Alfredo. • Rimasta sola, Violetta scrive ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo; non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l'amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce e riceve la lettera che lei poco prima stava scrivendo. "Alfredo, al giungervi di questo foglio..." capisce che Violetta lo ha lasciato. Vede l'invito di Flora sul tavolo, capisce che Violetta è alla festa, ci va anche lui, nonostante le suppliche del padre (Di Provenza il mar, il suol).
  • 15. Amami, Alfredo Violetta (agitata) Ch’ei qui non mi sorprenda... lascia che m’allontani... (male frenando il pianto) tu lo calma... Ai piedi suoi mi getterò... divisi ei più non ne vorrà... sarem felici... perché tu m’ami, tu m’ami, Alfredo, non è vero?... Alfredo, tu m’ami, Alfredo, non è vero? Alfredo Oh quanto! Perché piangi?... Violetta Di lagrime avea d’uopo... or son tranquilla... (forzandosi) lo vedi?... ti sorrido... Sarò là, tra quei fior, presso a te sempre... (con passione e forza) Amami, Alfredo, amami quant’io t’amo... Addio!... (Corre in giardino.)
  • 16. Atto II - Quadro I • Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di Violetta e Alfredo. Durante i festeggiamenti per il carnevale, Alfredo arriva per cercare Violetta, che arriva accompagnata dal barone. Alfredo, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l'ira del barone, che lo sfida ad una partita di carte. Il barone perde ed Alfredo incassa una grande somma. • Violetta chiede un colloquio con Alfredo, durante il quale lo supplica di andare via e, mentendogli, dice di essere innamorata del Barone. Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che qui pagata io l'ho), e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che sviene in braccio a Flora. Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il padre che lo rimprovera del fatto. Il barone decide di sfidare a duello Alfredo.
  • 17. Atto III • La scena si svolge nella camera da letto di Violetta. La tisi si fa più acuta e ormai il dottor Grenvil rivela ad Annina che Violetta è in fin di vita (La tisi non le accorda che poche ore). • Violetta, sola nella sua stanza, rilegge una lettera che custodiva vicino al petto, nella quale Giorgio Germont la informa di aver rivelato la verità ad Alfredo e che il suo amato, in viaggio in un paese lontano, sta tornando da lei. (un violino solista accenna il motivo del canto d'amore di Alfredo del primo atto Di quell'amor ch'è palpito). Violetta sente che è troppo tardi ed esprime la sua disillusione nella romanza Addio, del passato bei sogni ridenti. • Mentre impazza il carnevale, Annina porta una buona notizia: è arrivato Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé lontano da Parigi (Parigi, o cara). Giunge anche Germont padre, che finalmente manifesta il suo rimorso. Violetta chiama a sé Alfredo e gli lascia un medaglione con la sua immagine, chiedendogli di ricordarsi sempre di lei; per un momento sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito cade morta.
  • 18. Il sistema dei personaggi Flora Bervoix, Gastone Visconte di Létorières VIOLETTA ALFREDO Annina Giuseppe GERMOT PADRE Dottor Grenvil Il barone Douphol Il marchese d’Obigny