Intervento a Umanisti 2.0. Come ideare e gestire un progetto di ricerca nell’era digitale
Il 16 dicembre 2021 - 14:30 a Roma Tre Dip. di Studi Umanistici
Giovedì 16 dicembre 2021, 14.30-18.00, Aula Radiciotti e in streaming
Il modello didattico EAS (Episodi di Apprendimento Situati) - messo a punto da Pier Cesare Rivoltella in tre volumi usciti per la casa editrice La Scuola di Brescia (2013, 2015, 2016) - costituisce una possibile risposta alla crisi della lezione frontale nella scuola e all'università e, più in generale, alla difficoltà diffusa tra i docenti di entrare in contatto “culturale” con una generazione costantemente connessa, con le sue abitudini e i suoi consumi.
L’EAS è un dispositivo professionale molto efficace nell’organizzare l’attività didattica in ambienti che, a ritmi diversi, stanno diventando sempre più digitali. Dal punto di vista metodologico, l’Eas si fonda sull'idea che lo studente abbia parte attiva nell'apprendimento, sviluppi le competenze necessarie per abitare la società attuale e si formi dal punto di vista disciplinare e interdisciplinare.
@MappaProject: un approccio computazionale innovativo per l’archeologia itali...Progetto Mappa
Il progetto MAPPA, conclusosi a fine giugno 2013, ha visto lavorare assieme un team di archeologi, geologi, matematici. La finalità principale del progetto è stata quella di studiare strumenti di calcolo predittivo applicabili al potenziale archeologico di un’area urbana e di creare un prodotto funzionale alla tutela, alla ricerca e alla governance della città e del suo patrimonio sepolto.
La strategia del Progetto si è basata su due capisaldi:
- apertura dei prodotti della ricerca attraverso una politica open access, apertura dei dati della ricerca attraverso la realizzazione del primo archivio open data dell’archeologia italiana;
- realizzazione della carta di potenziale archeologico dell’area urbana di Pisa sviluppata attraverso un modello predittivo, con l’ambizione di diventare un modello replicabile per la tutela del patrimonio sepolto e per la ricerca archeologica.
Per fare Open Data siamo partiti dallo studio legale degli aspetti connessi all’apertura dei dati e dalla necessità di garantire chi produce i dati archeologici: questi derivano sempre e comunque da un’attività di ricerca (essendo dati non replicabili) e quindi ne deve essere rispettata la paternità intellettuale attraverso l’apposizione di DOI e l’uso di licenze appropriate (CC-BY; CC-BY-SA). Per quanto riguarda la carta di potenziale siamo partiti dalla disamina dei principali modelli predittivi conosciuti in letteratura, legati sia alla pianificazione territoriale, sia alla ricerca. I modelli predittivi attualmente si basano su modelli statistici e/o geostatistici. La nostra idea è stata quella di utilizzare un modello predittivo matematico. Un modello statistico evidenzia, infatti, la maggiore o minore probabilità dell’avverarsi di un determinato fenomeno, mentre un modello matematico cerca di ricostruire, formalizzandone le regole di base, le modalità del verificarsi o meno di un certo fenomeno. Nel nostro caso il calcolo del Potenziale archeologico di un’area urbana. Il modello realizzato dal Progetto MAPPA è basato su sull’algoritmo di PageRank adeguatamente modificato fino a trasformarlo nell’algoritmo MAPPA. Tutte le fasi del progetto sono state caratterizzate da una capillare azione di comunicazione sia scientifica, sia sociale. Accanto alla pubblicazione di tutti i prodotti scientifici in modo aperto attraverso politiche open access sia tradizionali, sia interattive, come il webGIS, e alla partecipazione a convegni nazionali e internazionali, è stata fatta una forte comunicazione via web tramite il nostro sito (www.mappaproject.org) e sui social network, promuovendo forme di racconto meno convenzionali come i video di Opening the Past e più tradizionale con la presenza a convegni e incontri non strettamente scientifici. Attualmente, il Laboratorio MAPPA porta avanti e sviluppa le tematiche del progetto indirizzandosi verso l’analisi computazionale automatizzata di grandi quantità di dati, i cosiddetti Big Data, e verso i Linked Open Data.
Intervento a Umanisti 2.0. Come ideare e gestire un progetto di ricerca nell’era digitale
Il 16 dicembre 2021 - 14:30 a Roma Tre Dip. di Studi Umanistici
Giovedì 16 dicembre 2021, 14.30-18.00, Aula Radiciotti e in streaming
Il modello didattico EAS (Episodi di Apprendimento Situati) - messo a punto da Pier Cesare Rivoltella in tre volumi usciti per la casa editrice La Scuola di Brescia (2013, 2015, 2016) - costituisce una possibile risposta alla crisi della lezione frontale nella scuola e all'università e, più in generale, alla difficoltà diffusa tra i docenti di entrare in contatto “culturale” con una generazione costantemente connessa, con le sue abitudini e i suoi consumi.
L’EAS è un dispositivo professionale molto efficace nell’organizzare l’attività didattica in ambienti che, a ritmi diversi, stanno diventando sempre più digitali. Dal punto di vista metodologico, l’Eas si fonda sull'idea che lo studente abbia parte attiva nell'apprendimento, sviluppi le competenze necessarie per abitare la società attuale e si formi dal punto di vista disciplinare e interdisciplinare.
@MappaProject: un approccio computazionale innovativo per l’archeologia itali...Progetto Mappa
Il progetto MAPPA, conclusosi a fine giugno 2013, ha visto lavorare assieme un team di archeologi, geologi, matematici. La finalità principale del progetto è stata quella di studiare strumenti di calcolo predittivo applicabili al potenziale archeologico di un’area urbana e di creare un prodotto funzionale alla tutela, alla ricerca e alla governance della città e del suo patrimonio sepolto.
La strategia del Progetto si è basata su due capisaldi:
- apertura dei prodotti della ricerca attraverso una politica open access, apertura dei dati della ricerca attraverso la realizzazione del primo archivio open data dell’archeologia italiana;
- realizzazione della carta di potenziale archeologico dell’area urbana di Pisa sviluppata attraverso un modello predittivo, con l’ambizione di diventare un modello replicabile per la tutela del patrimonio sepolto e per la ricerca archeologica.
Per fare Open Data siamo partiti dallo studio legale degli aspetti connessi all’apertura dei dati e dalla necessità di garantire chi produce i dati archeologici: questi derivano sempre e comunque da un’attività di ricerca (essendo dati non replicabili) e quindi ne deve essere rispettata la paternità intellettuale attraverso l’apposizione di DOI e l’uso di licenze appropriate (CC-BY; CC-BY-SA). Per quanto riguarda la carta di potenziale siamo partiti dalla disamina dei principali modelli predittivi conosciuti in letteratura, legati sia alla pianificazione territoriale, sia alla ricerca. I modelli predittivi attualmente si basano su modelli statistici e/o geostatistici. La nostra idea è stata quella di utilizzare un modello predittivo matematico. Un modello statistico evidenzia, infatti, la maggiore o minore probabilità dell’avverarsi di un determinato fenomeno, mentre un modello matematico cerca di ricostruire, formalizzandone le regole di base, le modalità del verificarsi o meno di un certo fenomeno. Nel nostro caso il calcolo del Potenziale archeologico di un’area urbana. Il modello realizzato dal Progetto MAPPA è basato su sull’algoritmo di PageRank adeguatamente modificato fino a trasformarlo nell’algoritmo MAPPA. Tutte le fasi del progetto sono state caratterizzate da una capillare azione di comunicazione sia scientifica, sia sociale. Accanto alla pubblicazione di tutti i prodotti scientifici in modo aperto attraverso politiche open access sia tradizionali, sia interattive, come il webGIS, e alla partecipazione a convegni nazionali e internazionali, è stata fatta una forte comunicazione via web tramite il nostro sito (www.mappaproject.org) e sui social network, promuovendo forme di racconto meno convenzionali come i video di Opening the Past e più tradizionale con la presenza a convegni e incontri non strettamente scientifici. Attualmente, il Laboratorio MAPPA porta avanti e sviluppa le tematiche del progetto indirizzandosi verso l’analisi computazionale automatizzata di grandi quantità di dati, i cosiddetti Big Data, e verso i Linked Open Data.
Seminario di Cultura Digitale - 19 aprile 2017 - Aula Seminari EST - Dip. di Informatica - Pisa
Federico Meschini (UniTUS)
Informatica umanistica, edizioni digitali e pensiero computazionale.
"Young man, in mathematics you don't understand things. You just get used to them." Questa frase, attribuita a John Von Neumann, e dal forte sapore pragmatico, così come l'approccio ingegneristico della macchina omonima, contrapposto alla natura astratta della macchina di Turing, ben si adatta ai numerosi tentativi di definizione dell'edizione digitale. In questo seminario si vuole proporre un approccio particolare, che includa nei vari tentativi di analisi il cosiddetto "Computational thinking", così come è stato definito da Jeannette Wing ben dieci anni fa, e ricollegandosi, ad un livello più generale, all'Informatica Teorica e agli studi sulla computabilità; l'importanza di questo approccio inizia ad essere presa in considerazione anche nel settore delle Digital Humanities, e, più in generale, nell'ottica del superamento della divisione tra le due culture o, andando a ritroso, della separazione gutenberghiana dei saperi tra scienze umane e scienze esatte.
Le edizioni critiche digitali sono da sempre uno degli aspetti più rilevanti dell'informatica umanistica, per la loro storia, diffusione, e combinazione di riflessioni teoriche e applicazioni pratiche. Quale può essere quindi l'interazione tra questi due aspetti: da un lato gli strumenti che il pensiero computazionale mette a disposizione per una migliore comprensione della natura delle edizioni digitali, e dall'altro come possono queste ultime aiutare a diffondere questa attitudine, giudicata come una delle componenti essenziali per gli "abitanti" del 21° secolo, nelle scienze umane e non solo? Da un punto di vista ontologico un'edizione digitale ha lo stesso status di un distributore automatico, dato che entrambi possono essere ridotti ad automi a stati finiti, anche se dal punto di vista epistemologico sono totalmente diversi e rispondo ad esigenze opposte, conoscitive da un lato e di sussistenza dall'altro.
Nonostante la necessità di un approccio astratto sia stata più volte sottolineata in diverse riflessioni teoriche, l'uso degli strumenti messi a disposizione dall'informatica teorica è stato fino ad ora pressoché nullo, probabilmente più per una mancanza di familiarità che per effettivi dubbi riguardo a un vantaggio competitivo dal punto di vista scientifico. D'altro canto, data l'importanza strategica dell'edizione digitale, sia nel mondo accademico e culturale sia in quello editoriale, una migliore comprensione e divulgazione dei suoi aspetti computazionali potrebbe aiutare a ridurre lo spessore del muro che attualmente divide le discipline umanistiche da quelle esatte, aiutandole così ad uscire dalla nicchia sempre più stretta in cui vengono al momento collocate, e recuperando quindi il ruolo di primo piano cui hanno diritto.
Essential Books and Journals dealing with Digital History - updated version August 15, 2015 - The original list has been prepared for the Digital History Day - http://instruhist.hypotheses.org/ - Université de Toulouse II - Le Mirail - Laboratoire FRAMESPA - Jeudi 13 Juin 2013
Keynote inaugurale dei Seminari SISSCO Nuove frontiere della Public and Digital History (martedì 23 novembre 2021)
Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali - UniMoRe - Modena
Ragionamento sull'informatica umanistica e la cultura ditale tra lavoro, ricerca e disciplina anche alla luce dell'esperienza del corso di laurea di Informatica Umanistica a Pisa
(Information) literacy. Cosa insegnare nella biblioteca pubblica?Sara Chiessi
Presentazione dell'intervento tenuto al salone del libro di Torino il 16 maggio 2016: http://www.editricebibliografica.it/evento-la-biblioteca-come-laboratorio-di-information-literacy-2948.html
(slide)Presentazione del \"Manifesto per le biblioteche digitali\"Angela Iorio
Il manifesto consiste in trenta tesi, articolate in un continuum comunicativo strutturale suddiviso secondo principi, modelli e funzioni. Tale suddivisione è il risultato di un’elaborazione intellettuale, che intendeva stimolare ad una riflessione sui principi, sui modelli e sulle funzioni che dovrebbero connotare i numerosi progetti ed iniziative incentrati sulle biblioteche digitali.
Seminario di Cultura Digitale - 19 aprile 2017 - Aula Seminari EST - Dip. di Informatica - Pisa
Federico Meschini (UniTUS)
Informatica umanistica, edizioni digitali e pensiero computazionale.
"Young man, in mathematics you don't understand things. You just get used to them." Questa frase, attribuita a John Von Neumann, e dal forte sapore pragmatico, così come l'approccio ingegneristico della macchina omonima, contrapposto alla natura astratta della macchina di Turing, ben si adatta ai numerosi tentativi di definizione dell'edizione digitale. In questo seminario si vuole proporre un approccio particolare, che includa nei vari tentativi di analisi il cosiddetto "Computational thinking", così come è stato definito da Jeannette Wing ben dieci anni fa, e ricollegandosi, ad un livello più generale, all'Informatica Teorica e agli studi sulla computabilità; l'importanza di questo approccio inizia ad essere presa in considerazione anche nel settore delle Digital Humanities, e, più in generale, nell'ottica del superamento della divisione tra le due culture o, andando a ritroso, della separazione gutenberghiana dei saperi tra scienze umane e scienze esatte.
Le edizioni critiche digitali sono da sempre uno degli aspetti più rilevanti dell'informatica umanistica, per la loro storia, diffusione, e combinazione di riflessioni teoriche e applicazioni pratiche. Quale può essere quindi l'interazione tra questi due aspetti: da un lato gli strumenti che il pensiero computazionale mette a disposizione per una migliore comprensione della natura delle edizioni digitali, e dall'altro come possono queste ultime aiutare a diffondere questa attitudine, giudicata come una delle componenti essenziali per gli "abitanti" del 21° secolo, nelle scienze umane e non solo? Da un punto di vista ontologico un'edizione digitale ha lo stesso status di un distributore automatico, dato che entrambi possono essere ridotti ad automi a stati finiti, anche se dal punto di vista epistemologico sono totalmente diversi e rispondo ad esigenze opposte, conoscitive da un lato e di sussistenza dall'altro.
Nonostante la necessità di un approccio astratto sia stata più volte sottolineata in diverse riflessioni teoriche, l'uso degli strumenti messi a disposizione dall'informatica teorica è stato fino ad ora pressoché nullo, probabilmente più per una mancanza di familiarità che per effettivi dubbi riguardo a un vantaggio competitivo dal punto di vista scientifico. D'altro canto, data l'importanza strategica dell'edizione digitale, sia nel mondo accademico e culturale sia in quello editoriale, una migliore comprensione e divulgazione dei suoi aspetti computazionali potrebbe aiutare a ridurre lo spessore del muro che attualmente divide le discipline umanistiche da quelle esatte, aiutandole così ad uscire dalla nicchia sempre più stretta in cui vengono al momento collocate, e recuperando quindi il ruolo di primo piano cui hanno diritto.
Essential Books and Journals dealing with Digital History - updated version August 15, 2015 - The original list has been prepared for the Digital History Day - http://instruhist.hypotheses.org/ - Université de Toulouse II - Le Mirail - Laboratoire FRAMESPA - Jeudi 13 Juin 2013
Keynote inaugurale dei Seminari SISSCO Nuove frontiere della Public and Digital History (martedì 23 novembre 2021)
Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali - UniMoRe - Modena
Ragionamento sull'informatica umanistica e la cultura ditale tra lavoro, ricerca e disciplina anche alla luce dell'esperienza del corso di laurea di Informatica Umanistica a Pisa
(Information) literacy. Cosa insegnare nella biblioteca pubblica?Sara Chiessi
Presentazione dell'intervento tenuto al salone del libro di Torino il 16 maggio 2016: http://www.editricebibliografica.it/evento-la-biblioteca-come-laboratorio-di-information-literacy-2948.html
(slide)Presentazione del \"Manifesto per le biblioteche digitali\"Angela Iorio
Il manifesto consiste in trenta tesi, articolate in un continuum comunicativo strutturale suddiviso secondo principi, modelli e funzioni. Tale suddivisione è il risultato di un’elaborazione intellettuale, che intendeva stimolare ad una riflessione sui principi, sui modelli e sulle funzioni che dovrebbero connotare i numerosi progetti ed iniziative incentrati sulle biblioteche digitali.
Presentazione del progetto di Renato Rinaldi e Andrea Collavino, nell'ambito del convegno "Patrimoni culturali, sistemi informativi e open data: accesso libero ai beni comuni?" (Trieste, 28-29 gennaio 2016), promosso dall'Istituto regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia.
SuperSummit is a network that produces online events. It has a channel dedicated to Cultural Marketing which aims to open a dialogue about different possibilities that marketing offers when applied to the cultural field.
#svegliamuseo presented its experience with Italian museums online and an overview of examples and best practices in the field of digital communication for museums in our country. We also showed the main techniques of storytelling, providing case histories from the international context.
Storia Digitale | Contenuti online per la Storia: un esercizio di Digital Public History - Lezione per il Corso di Digital Public History del Prof. Marcello Ravveduto, UNIMORE 2018.12.11
Digital library: riflessioni su scelte e obiettivi. Visibilità delle collezio...4Science
I webinar di 4Science
Abstract
Come Alberto Salarelli scrive nel suo recente contributo in Bibliotecae.it, la storia delle biblioteche digitali è una “storia complessa”. Sono “uno strumento che ha visto mutare il proprio pubblico di riferimento, prima identificabile sostanzialmente con la platea dei professionisti della ricerca per poi aprirsi progressivamente verso le istanze di un’utenza meno specialistica ma, non di rado, particolarmente ansiosa di usufruire degli immensi patrimoni custoditi negli istituti della memoria collettiva, finalmente accessibili dal proprio computer”. Questo mutamento ci deve far riflettere sulle scelte dei contenuti, sugli obiettivi e su nuove modalità (e approcci) di valorizzazione.
Carnago! Costruiamo la nostra piazza del sapereAlvaro Guidolin
Presentazione preparata in occasione del dibattito pubblico organizzato dalla Consulta Giovani Carnago il 16 aprile 2012 sulla riqualificazione del centro storico e nuova biblioteca di Carnago
Aprire la professione: Open Data e modelli predittivi al servizio dell'archeo...Progetto Mappa
La professione archeologica non può limitarsi ad essere ancella dell'edilizia e dei lavori pubblici, come la crisi di questi anni sta dimostrando. Deve invece inventare nuove forme professionali innovative. Lo sviluppo degli open data può favorire la nascita di queste nuove professionalità archeologiche? Noi pensiamo di si: nel futuro si parlerà di Open Data Archaeologists, cioè di archeologi specializzati nella gestione e nell'analisi dei dati aperti, nell'applicazione del paradigma dei Big Data all'archeologia e di archeologi specializzati in modelli predittivi, ossia in forme di tutela diagnostica atte a meglio preservare e comprendere il patrimonio archeologico sepolto.
Franco Cavalleri - Musei e digitale - Rinascita Digitale | DAY #5Stefano Saladino
La digitalizzazione è ormai un “must” per tutte le realtà, grandi e piccole, del turismo e del settore museale. Anzi, più si è piccoli, maggiore è la necessità di digitalizzare il proprio patrimonio, come leva per farsi conoscere, promuovere la propria offerta, acquisire nuovi clienti o visitatori, offrire loro nuove modalità di fruizione della offerta turistica, culturale, museale. La digitalizzazione rappresenta, di fatto, un modo per riempire il gap tra Grandi e Piccoli.
Già, ma…cosa e come digitalizzare?
Intervento di Enrica Salvatori e Gianni Bergamaschi a "I santi internauti", Seminario permanente "I santi internauti" organizzato da Gruppo di ricerca RECEPT - Laboratorio di Storia Religioni e Antropologia - sez. ReCMed
In collaborazione con AISSCA - Associazione Italiana per lo Studio della Santità, dei Culti e dell'Agiografia
Paper in the panel AIPH21 - Comparative Experiences and Perspectives on Teaching Public History in Different Countries and Continents. AIPH 2019 S. Maria Capua a Vetere
Lezione di Emma Lazzeri e Paolo Manghi (Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione Consiglio Nazionale delle Ricerche) entro la Didattica sperimentale per dottorandi dell'Università di Pisa 2018-2019 - Modulo offerti dal LabCD
DATA & PRIVACY PROTECTION Anna Monreale Università di Pisa
Storia, Storia Digitale e Digital Humanities: i problemi aperti
1. Pisa 13 settembre 2019
Storia, Storia Digitale e Digital
Humanities: i problemi aperti
Enrica Salvatori - UNIPI
XXIII CONGRESSO NAZIONALE ASSOCIAZIONE DEGLI ITALIANISTI
2. Il sogno diThaller
✤ Manfred Thaller (1950) ideatore di Kleio, presidente
della Association for History and Computing, poi
direttore del programma di ricerca in tecnologie
informatiche umanistiche dell’Univ. di Bergen, poi
professore di "Historisch Kulturwissenschaftliche
Informationsverarbeitung"
presso l'Università di Colonia
Un fallimento molto produttivo?
4. The September 11 Digital Archive
✤ Alfred P. Sloan Foundation -
American Social History
Project - Roy Rosenzweig
Center for History and New
Media
✤ Library of Congress +
Smithsonian's National
Museum of American History
+ NPR's "Lost & Found
Sound” + American Red
Cross Museum + MIXNET +
uReach + Seagate Technology
+ StreamingCulture
5. Dove è il digitale nella
Medievistica ?
✤ SISMED 2018 - BoA - Analisi
✤ 48 panel, 140 paper circa in BoA (200 partecipanti)
✤ presenza del digitale come strumento rilevante: 2
panel (4,2 %) 6 paper (4,2%), in alcuno come tema
centrale (ad esempio di metodo)
6. Dove è il digitale nella Medievistica
✤ SISMED 2018 - BoA - Analisi
✤ 48 panel, 140 paper circa in BoA
✤ presenza del digitale come strumento rilevante: 2
panel (4,2 %) 6 paper (4,2%), nessuno come tema
centrale (ad esempio di metodo)
Mero strumento
importanza secondaria
7. Dove è il digitale nella PH
✤ AIPH2018 - BoA - Analisi
✤ 76 panel (= 304 paper) + 30 poster
✤ Dedicati al digitale come tema preminente 6 panel
(7,9%) , 28 paper (9,2%) , 6 poster (20%)
8. Dove è il digitale nella PH
✤ AIPH2018 - BoA - Analisi
✤ 76 panel (= 304 paper) + 30 poster
✤ Dedicati al digitale come tema preminente 6 panel
(7,9%) , 28 paper (9,2%) , 6 poster (20%)
rilievo indubbio elemento importantema tra gli altri
9. Dove è la storia nelle DH
✤ AIUCD2019 - BoA provvisorio - Analisi
✤ 3 panel, 24 long paper, 26 short paper, 11 poster
✤ Dedicati alla “storia” come tema centrale o quasi
1 panel (33 %) 18 paper (36%), forse 2 poster (18%)
ma storia intesa in senso
lato: patrimonio
culturale, archivistica,
biblioteche, fonti scritte
10. Dove è la storia nelle DH
✤ AIUCD2019 - BoA provvisorio - Analisi
✤ 3 panel, 24 long paper, 26 short paper, 11 poster
✤ Dedicati alla “storia” come tema centrale o quasi
1 panel (33 %) 18 paper (36%), forse 2 poster (18%)
ma storia intesa in senso
lato: patrimonio
culturale, archivistica,
biblioteche, fonti scritte
importanza enorme
ma spesso senza fisionomia propria
11. Come il prezzemolo?
✤ La Storia Digitale in Italia:
✤ va in numerosi piatti ma non regge da sola una ricetta
✤ dovrebbe entrare nella preparazione minima dello
studioso ma non ha portato alla creazione di una didattica
specifica (es. scienze ausiliarie per l’archeologia)
✤ ha portato a pochi progetti di peso nazionale promossi da
storici (con domanda / domande di carattere storico sottese)
12. Novità di metodo?
Il mutamento digitale ha posto problemi metodologici di rilievo?
Ha portato all’apertura di questioni metodologiche ?
✤ impasse sulle fonti originale /copia / autenticità /
contraffazione / distribuzione / conservazione / falso
✤ metafonte digitale
✤ fonte collettiva / testo non autorale
✤ rapporto tra lettura e interpretazione distribuita e lettura
intermediata (decadenza della visione classica dell’uso
pubblico della storia, mutamento del ruolo dello storico)
SI
13. Software per storici?
esistono software, linguaggi di mark-up, ambienti virtuali specifici per gli
storici? NO ma esistono strumenti imprescindibili per il cui uso è
ovviamente necessaria una profonda conoscenza della logica del
funzionamento
✤ Database + GIS
✤ NLP
✤ metodologie per edizioni critiche digitali di fonti
✤ reti sociali
✤ (semantic web)
nessun corso / corsi dedicati
NI
14. I fondamenti metodologici tradizionali del lavoro dello
storico NON sono stati rivoluzionati dal mutamento
digitale MA sono oggi:
✤ NON PIU’ SUFFICIENTI
✤ INADEGUATI AD AFFRONTARE IL PRESENTE
✤ INUTILI (in qualche caso)
15. Ragioni
✤ Auto-referenzialità dell’Accademia
✤ Tipologia di lavoro dello storico fortemente individualista
—> disabitudine al lavoro in équipe
✤ Interdisciplinarità obbligata (non scelta)—> faticosa e non
premiante
✤ Esito per lo più disintermediante dei progetti di Digital
(Public) History —> non una lettura, non tante letture, ma
piattaforme per libere letture e ricerche
19. Conclusioni
✤ Spesso il prodotto finale di un progetto complesso di
Storia Digitale porta alla creazione di piattaforme di
ricerca e di confronto di dati storici che
contribuiscono a lasciare sullo sfondo (seppur
indispensabile) lo storico, organizzatore e analista di
dati ma non più lettore e interprete dei dati stessi
✤ = Disorientamento Cosa è la Storia?