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Nella mia scuola si impara a leggere, scrivere, far di conto e a portarsi da galantuomini.
                                                                       G. Salvemini
Come andavate a scuola?
                  Quando iniziava la scuola?
            Al tempo, era obbligatoria la scuola?
Quanti bambini c’erano in ogni classe?
Come erano formate le classi?        Avevate una divisa?
                      Avevate lo zaino?
                  Con che cosa si scriveva?
                                 Che quaderni e libri
                  usavate? Com’ era la vostra aula?
                               Com’erano i vostri banchi?
Fino a che età si andava a scuola? Quali materie si studiavano?
Quanti insegnanti avevate? Com’erano gli insegnanti?
Come si comportavano i bambini?         Esistevano punizioni?
                         C’erano gli operatori scolastici?




        A.S. 2012-2013                               Terza C e Terza D
….. i nonni ricordano e i bambini scrivono.




     Nonna Maria


Mia nonna Maria frequentava la scuola di una volta che era molto diversa dalle
scuole di oggi. I banchi erano uniti, a due posti, fatti di legno e al centro c’era un
calamaio che conteneva l’inchiostro dove si intingeva il pennino per scrivere. Era
obbligatorio indossare un grembiule nero con il colletto bianco e il fiocchetto rosa
per le femmine, per i maschi, c’era un giubbetto nero con l’elastico in vita, il colletto
bianco con un fiocco azzurro. Gli alunni andavano a scuola con un solo libro, che
serviva per tutte le materie e quattro quaderni, due a righe e due a quadretti.
Le maestre erano molto severe e gli alunni erano molto educati e rispettosi.
Quando la maestra entrava in classe, tutti si alzavano in piedi e dicevano:
“Buongiorno signora maestra!”.
La scuola si raggiungeva a piedi, anche chi abitava lontano, perché non c’erano
macchine e scuola bus. Solo alcuni bambini, più fortunati, avevano la bici.
Però la nonna mi ha raccontato che, anche se non avevano tutto quello che abbiamo
oggi, erano comunque felici perché si ritenevano fortunati di poter andare a scuola:
potevano imparare a leggere e a scrivere, inoltre, avevano la possibilità di stare
insieme agli altri bambini. C’erano però i meno fortunati, ossia quei bambini che
non potevano studiare perché dovevano lavorare nei campi.
                                                                  E. C.


     I ricordi di mia nonna


Mia nonna mi ha detto che quando andava a scuola i banchi erano di legno con il
posto per mettere l’inchiostro. I bambini dovevano indossare il grembiule nero con il
fiocco bianco.
L’aula era grande e in un angolo c’era una stufa a carbone che usavano per
scaldarsi. Ogni alunno usava quaderni piccoli e per scrivere il pennino con
l’inchiostro, ma non avevano libri. I libri di testo li aveva solo la maestra e, la
nonna mi ha raccontato, che aveva una sola maestra.
La merenda la offriva una famiglia benestante perché era tempo di guerra.
                                                                    G. V.


     A scuola della bisnonna


Nel 1931, a sei anni, mia nonna è andata a scuola.
La scuola era grande e a due piani, ma c’erano solo due aule così due classi
andavano a scuola la mattina e due il pomeriggio. Le classi erano dalla prima alla
quarta; la quinta si faceva in un paese a tre chilometri dal suo.
Veniva assegnata una maestra per classe che insegnava tutte le materie; le si portava
rispetto e le si dava sempre del lei. Gli insegnanti erano veramente pochi.
Erano molto severi, e se facevi qualche marachella ti mettevano in castigo dietro
alla lavagna, oppure, ti battevano la stecca sulle mani, ma non succedeva spesso
perché i bambini facevano i bravi perché avevano paura.
C’erano pochi libri: c’era il libro di lettura e il sussidiario ma dovevano
comprarseli.
I bambini scrivevano con un pennino che intingevano in un calamaio.
Studiavano italiano, matematica, disegno, storia e religione; in terza elementare
facevano gli esami.
Avevano pochi compiti perché l’importante era leggere tante volte la lezione del
giorno.
La cartella della mia bisnonna era fatta con un vecchio paio di pantaloni di suo
fratello.
                                                                              G.B.




    La scuola ai tempi della nonna


Oggi pomeriggio ho intervistato la nonna e le ho chiesto com’era la scuola ai suoi
tempi.
Mi ha raccontato che andava a scuola con gli zoccoli di legno e a piedi.
Ogni bambino doveva portarsi un pezzetto di legno da mettere nella stufa.
La maestra, a merenda, dava ad ogni suo alunno una tazza di latte bianco e un
pane.
Gli alunni scrivevano con il pennino che intingevano in un calamaio e avevano un
quaderno con la copertina nera.
In aula, su una parete, c’erano due quadri del fascismo.
Quando si entrava in classe, sopra la porta c’era il crocefisso, in un angolo la stufa
di pietra e appesa al muro c’era la lavagna e, adiacente ad essa, per terra, c’erano
dei “grani” di granturco: chi disturbava in classe veniva lì messo in punizione,
inginocchiato sopra.
Tutte le mattine si recitava la preghiera e al lunedì la maestra controllava se le
unghie e le mani dei bambini erano pulite.
Ogni tanto passava anche un medico a controllare gli alunni.
Quando qualche bambino scriveva male la maestra dava loro una bacchettata sulle
dita.

                                                                    S. L.


    La storia di mia nonna Antonia


La nonna è nata nel 1945 e mi ha raccontato che ai suoi tempi i banchi erano in
legno, ma sempre vecchi e rotti.
Quando un bambino sbagliava veniva sgridato dalla maestra e inginocchiato sopra
dei sassolini posti vicino alla lavagna.
Ai suoi tempi si scriveva con un pennino intinto nell’inchiostro.
Le materie di studio erano: italiano, matematica, storia e geografia.
A scuola si portava una divisa, sotto si indossavano vestiti vecchi che passavano di
sorella in sorella, a volte, riparati con tasselli di stoffa diversa.
Si calzavano zoccoli con sopra la pelle e sotto legno con le borchie.
                                                                            L. C.




     Ciò che ho saputo dai nonni


La prima cosa che i nonni mi hanno detto riguardo la scuola che hanno frequentato
quando erano giovani è stata che era tutta un’altra cosa.
C’era solo un insegnante ed era molto severo.
Gli alunni che facevano i monelli venivano puniti con la bacchetta sulle mani.
I laboratori didattici non esistevano e neanche le gite.
Sicuramente la vita scolastica era infelice; tutto sommato sono fortunata a
frequentare la scuola di oggi, anche se, a volte, mi sembra difficile.



                                                                              V. T.



     Informazioni sulla scuola ai tempi dei nonni




A scuola c’erano classi formate da soli maschi, oppure da sole femmine, nella
maggior parte dei casi.
Tutti gli alunni indossavano il grembiule nero e il colletto bianco, però i maschietti
avevano il fiocco blu e le femminucce il fiocco bianco.
C’era un solo maestro che insegnava tutte le materie (storia, geografia, matematica,
scienze e italiano).




Per scrivere si usavano i pennini che si intingevano nel calamaio pieno di inchiostro
e gli alunni dovevano stare attenti a non farlo gocciolare sul quaderno, altrimenti
il/la maestro/a dava bacchettate sulle mani,oppure tirava le orecchie.
I banchi erano di legno massiccio, avevano una ribalta che si poteva alzare e
abbassare per riporre libri e quaderni.
Ai tempi dei miei nonni era obbligatorio frequentare la scuola fino alla quinta
elementare, in questo modo solo i ricchi continuavano a studiare, mentre i poveri,
andavano ad aiutare i loro padri facendo, a volte, lavori molto pesanti per la loro
età.



                                                                           N.P.
Dall’intervista dei nonni



Ho saputo che i maschi usavano i pantaloni “a sport”, le femmine solo gonne, e tutti,
per andare a scuola, il grembiule grigio con il fiocco.
Avevano un libro di lettura, il quaderno a righe e uno a quadretti. Per imparare a
scrivere usavano la matita, poi il pennino e il calamaio con dentro l’inchiostro.
Avevano una maestra per tutte le materie.
Quando entrava la maestra si alzavano in piedi, salutavano e le davano del lei.
Chi disturbava veniva messo dietro alla lavagna, oppure, gli bacchettavano le mani.
Le classi erano grigie, senza disegni alle pareti, banchi di legno con il foro per il
calamaio e non c’erano armadi.
I bambini facevano merenda con una mela, un pezzo di pane o una fetta di polenta.
                                                                             C.S.
Nonna Elisabetta e nonna Rosanna


La nonna Elisabetta ha frequentato una scuola in campagna.
Era in una classe numerosa, di sole bambine. Tutte avevano il grembiule nero, il
colletto bianco con un grande fiocco rosso.
La classe era una grande stanza con grandi finestre. I banchi erano pesanti e fatti di
legno con due posti a sedere.
Non c’era il computer e tutti i bambini si divertivano con meravigliosi giochi
all’aperto.
Tutti i bambini, per muoversi, usavano la bici o andavano a piedi.
Nonna Rosanna abitava invece in montagna e la sua classe era formata da bambini
di età diversa.
Aveva un’unica maestra, che a suo tempo era stata la maestra della mia bisnonna.
Aveva un solo libro per tutte le materie e studiava anche economia domestica
(imparava a ricamare).
Al mattino mia nonna andava a scuola in compagnia del cane da caccia del suo
papà. All’uscita da scuola il cane era lì ad aspettarla per accompagnarla fino a casa.


                                                                        G. M.


     La scuola della nonna


Ai tempi della mia nonna si andava a scuola a sei anni compiuti ed era obbligatoria
fino alla quinta elementare.
La scuola iniziava il primo di ottobre e finiva a fine giugno.
Le lezioni si tenevano dal lunedì al sabato con una sola maestra; tra le materie non
c’era educazione fisica.
A quel tempo si andava a scuola a piedi; alcuni tra i più grandi avevano la bici.
Le classi erano suddivise tra maschi e femmine; in classe della nonna erano trenta
bambine.




Tutti indossavano la divisa che era un grembiule nero con il colletto bianco o nero e,
le femmine, un fiocco bianco.
La nonna non aveva lo zaino ma una cartella in pelle con il manico come quelle da
lavoro.
I quaderni erano piccoli con le righe e i quadretti come i nostri.
Le penne erano di legno con il pennino da intingere nel calamaio, i colori erano a
matita ed erano solo sei.
I banchi erano a due posti con, al posto delle sedie, delle panchette attaccate.
I banchi avevano inoltre due fori in cui inserire il calamaio con l’inchiostro; erano di
legno greggio e i bambini li lavavano con la candeggina.
                                                                         G.V.



 La nonna racconta


Una volta a scuola c’erano i banchi di legno per due persone e le sedie, sempre di
legno, attaccate ai banchi, perciò, non si potevano spostare; anche gli astucci erano
di legno.
I primi anni di scuola si usava la matita, invece in terza, si usava il pennino con una
boccettina di inchiostro. A volte l’inchiostro si rovesciava sul quaderno e faceva
delle macchie, allora la maestra sgridava i bambini e li picchiava, dava schiaffi sulla
testa, la bacchetta sulle mani o mandava i bambini dietro la lavagna in ginocchio
sopra i sassolini.
I maschi e le femmine erano in classi separate.
Tutti indossavano un grembiule nero con il colletto bianco: un fiocco azzurro per i
maschi, rosa per le femmine.
I libri erano solo due: libro di lettura e il sussidiario.
Al tempo c’era una sola maestra per classe.
D’inverno faceva molto freddo e i bambini potevano scaldarsi il latte sulla stufa a
legna che avevano in classe.



                                                                            A.M.




     Dall’intervista alla nonna


Quando la mia nonna andava a scuola i banchi erano grandi, a due posti, con il
calamaio ai lati e la panca per sedersi, unita al banco; la cartella era di cartone o di
stoffa e l’astuccio era di legno.
Ogni classe aveva bambini di diverse età, per esempio, quarta e quinta elementare
insieme, e la scuola dell’obbligo durava fino alla quinta.
Per andare a scuola i più fortunati avevano la bicicletta, tutti gli altri andavano a
piedi. Mia nonna percorreva a piedi ben sei chilometri!
                                                                         M. B.
La scuola ai tempi del nonno (1956-1962)


Mio nonno Giorgio frequentò gli anni di scuola a Padova, all’istituto elementare
“Arrie”.
Al mattino andava a scuola da solo a piedi perché non c’erano tutti i mezzi di
trasporto che ci sono adesso.
Il nonno aveva un unico maestro di nome Ernesto, il quale insegnava tutte le materie.
In prima e seconda elementare si imparava soprattutto a leggere e a scrivere mentre,
dalla terza, si imparava anche a contare.
La classe del nonno era composta da venticinque alunni tutti vestiti con grembiule
blu con il colletto bianco.
Il nonno metteva i suoi due quaderni e le sue due sole penne in una piccola cartellina
che usò per tutti e cinque gli anni.
L’orario scolastico era dalle otto e mezza alle dodici e mezza, dal lunedì al sabato.
Quello che più mi ha colpito del racconto del nonno sono state le dure punizioni che
il maestro dava ai bambini che lo disobbedivano.




                     Per fortuna ora non è più così, al massimo la maestra ci sgrida o
ci dà qualche compito in più.
                                                                            A.Z.
Ai tempi dei nonni


Ai tempi dei nonni le scuole erano molto diverse dalle nostre.
L’anno scolastico iniziava a ottobre e finiva a metà giugno.
Le classi erano numerose, trenta o più bambini, a volte, nemmeno della stessa età.
Tutti dovevano indossare una divisa.
C’era un’unica maestra per classe che insegnava tutte le materie. Ogni mattina la
maestra iniziava la lezione con una preghiera, un canto, seguiva l’appello e il
controllo delle mani e del viso.
Ogni bambino possedeva due quaderni piccoli, un libro e un sussidiario per tutte le
altre materie; le immagini erano poche e in bianco e nero. Si scriveva con un
pennino intinto nell’inchiostro.
Gli insegnanti erano più severi e davano punizioni che oggi non si usano più.
La classe era spoglia: gli unici cartelloni esposti avevano uno scopo diverso, ad
esempio, in una scuola si raccomandava ai bambini di non toccare gli oggetti che
trovavano per terra in giardino o al di fuori dell’edificio perché potevano essere
delle bombe non esplose durante la guerra.
L’aula, fredda e spesso buia, era arredata con una lavagna nera, con banchi in legno
massiccio a due posti con panchette unite. La cattedra era sempre in legno e posta
sopra una pedana. L’educazione del passato era fondata sul silenzio e
sull’obbedienza.
                                                           Testo collettivo, classe 3^C
Una pagella scolastica, anno 1956
Visita al museo dell’educazione di Padova, 27 Novembre 2012
                   http://www.museo.educazione.unipd.it




Il Museo dell’Educazione offre da tempo percorsi didattici rivolti alle scuole di ogni
ordine e grado. Per l’anno scolastico 2012-2013, tra le varie proposte del museo, noi
di classe terza abbiamo scelto il percorso:

                   Crescere nell’Italia di ieri
La visita-laboratorio ci ha consentito di metterci a contatto con la vita dei nostri
coetanei della prima metà del novecento, osservando giochi e giocattoli, materiali
domestici, quaderni e libri di testo, banchi e calamai.
Non è mancato il momento interattivo rappresentato dal laboratorio di calligrafia che
è stato ambientato nell’aula scolastica ricostruita a somiglianza del tempo passato.
Alcuni bambini ricordano l’esperienza vissuta


Il ventisette novembre, noi di terza C, la terza D e alcune insegnanti, siamo stati al
Museo dell’Educazione di Padova.
Appena entrati ci siamo tolti le giacche e gli zainetti. Poi, seguendo la guida, siamo
entrati in una stanza dove c’era l’ottovolante, si tratta di un modellino in ferro delle
prime montagne russe; c’erano inoltre diversi giochi, bambole, un calcio balilla e una
palla in cuoio con dentro della paglia.
Proseguendo la visita siamo entrati in una biblioteca dove c’era una lanterna magica:
è un proiettore che funziona solo con una candela e dei vetrini disegnati a mano.
In un angolo c’era una grossa televisione, e su un tavolo, una macchina per scrivere,
tutte e due molto antiche.
Poi la guida ci ha spiegato la differenza tra maschi e femmine. I maschi indossavano
sempre i pantaloni corti, che dovevano portare fino ai diciotto anni, mentre le
femmine, non potevano portarli, ma indossare gonne, pertanto non potevano giocare
a palla con i piedi.
A scuola, i compiti che venivano assegnati, oltre alla lettura ed esercizi di scrittura,
riguardavano il cucito e il ricamo, per le femmine, lavori manuali, come intagliare il
legno, per i maschi.
La cosa che mi è piaciuta di più è stata la lezione di calligrafia, perché abbiamo usato
i pennini, il calamaio, il nettapenne e la carta assorbente.
I banchi erano di legno con una pedana per i piedi e una panca.
L’aula era triste, e non c’era neppure un cartellone, ma aveva solo un armadio e un
attaccapanni, dove erano appese delle cartelle di cartone.
La maestra era vestita con una gonna lunga, una camicetta bianca con sopra un lungo
scialle nero.
Mi è piaciuta molto questa visita, perché mi ha fatto riflettere su quanto sono
fortunata ad essere nata in questo periodo, dove la scuola è più colorata, divertente e
con maestre meno severe.
                                                            E.T.




Il giorno ventisette novembre sono stata al Museo dell’Educazione di Padova con la
mia classe e la terza C.
Quando siamo entrati, una guida ci ha accolto all’ingresso e ci ha fatto vedere una
stanza con i giochi, dove c’era una giostra che si chiama Ottovolante; ci ha fatto
vedere anche i cerchi, la palla di cuoi, i vestiti delle bambole.
La guida poi ci ha aperto una porta e, alla nostra vista, un’aula del passato. Sono
rimasta a bocca aperta.
Qui c’era una maestra vestita di nero, che ci ha fatto sedere nei banchi e ci ha
consegnato i quaderni e un pennino, così abbiamo fatto la prova di calligrafia.
Abbiamo anche visto le cartelle e, in una di queste, c’era ancora la merenda, una
vecchia carruba.
Dopo abbiamo visto delle cose per i bimbi piccoli come il biberon di vetro, delle
culle e qualche girello. I neonati venivano fasciati come mummie per farli crescere
ben dritti.
A me è piaciuto molto questo museo perché, rispetto alle foto viste in classe, mi ha
dato la possibilità di vedere tante cose del passato con i miei occhi.
                                                              G.B.




Martedì ventisette novembre sono andata al Museo dell’Educazione di Padova con la
mia classe e la terza C.
Appena entrati al museo c’era una signora che ci ha fatto togliere i giubbotti e gli
zainetti e ci ha fatto accomodare, seduti per terra, in una stanza dove c’erano giochi
come l’ottovolante, la palla di cuoio, le bambole di pezza, inoltre, c’erano le culle e
vari girelli usati una volta dai bambini.
Poi siamo andati in un’altra stanza dedicata ai lavori donneschi e quelli manuali,
adatti ai maschietti. Dopo ancora siamo andati in un’aula di una volta, abbiamo
parlato un po’ con una maestra tutta vestita di nero che ci stava aspettando, poi ci ha
dato un foglio per fare la prova di calligrafia, così abbiamo scritto con il pennino.
Infine, siamo andati a vedere sempre con la signora, le cartelle di un tempo, uccelli
imbalsamati e altre cose utili agli insegnanti per le loro lezioni di scienze.
La nostra visita era quasi finita però ci ha mostrato anche la lanterna magica, che è
una specie di proiettore, e la prima televisione, una radia, una macchina per scrivere.
Mi sono divertita tantissimo ed è stata una visita molto educativa.
                                                             E.C.




Una mattina con le maestre e i miei compagni sono andata a visitare il Museo
dell’Educazione di Padova.
Al museo ci hanno fatto vedere i giochi di una volta: l’ottovolante, la palla di cuoio, il
calcio balilla, i cerchi e le bambole di stoffa. Poi ci hanno fatto vedere cose che
riguardavano i lavori donneschi, cioè il materiale necessario per cucire, per preparare
da mangiare e per badare alle sorelline, e cose adatte ai lavori manuali, come il
traforo e altri attrezzi per il lavoro nei campi, per i maschi.
Dopo siamo andati indietro nel tempo e abbiamo visto la classe di una volta. Qui ci
siamo seduti nei banchi, che erano fatti in legno, e subito dopo, abbiamo visto
un’insegnante con uno scialle nero, che ci ha dato il pennino e un foglio per poter fare
la lezione di calligrafia. Ci ha mostrato anche la testa d’asino, che veniva fatta
indossare ai bambini quando sbagliavano il compito. Ci ha mostrato pure le cartelle:
c’era la cartella fatta col sacco che si chiamava sacchetta, poi quella in cartone, in
legno e in cuoio. Poi ci ha fatto vedere gli animali imbalsamati e in gesso, che
servivano alle maestre per fare scienze, e degli oggetti per immagine, ossia la
macchina per la fusione dei colori e la lanterna magica.
Questa esperienza mi è piaciuta molto perché ho avuto modo di vedere con i miei
occhi tante cose legate al passato.
                                                              C.S.
Io, con i miei compagni di classe e la terza C, martedì scorso, ventisette novembre,
sono stata al Museo dell’Educazione di Padova.
Quando siamo entrati, una signora ci ha accolti e ci ha fatto togliere gli zaini e i
giubbotti, poi ci ha fatto accomodare in un’altra stanza e ci ha fatto vedere i giochi
per le femmine e per i maschi, tra cui, per le bimbe, cerchi con due bastoncini e una
palla di cuoi ripiena di paglia per giocare a pallavolo e a palla asino; giocavano
anche con le bambole e con piccole cucine di legno perché la plastica ancora non
esisteva. Invece, i maschi, giocavano con i cavalli con la speranza di diventare bravi
cavalieri, con il calcio balilla e con una palla di cuoio, a calcio.
In centro alla stanza c’era un ottovolante, costruito in miniatura, in quattro anni, da
un bambino: l’abbiamo fatto andare con una pallina un po’ rigida e ha funzionato.
La guida ci ha informato anche su come si vestivano una volta e ci ha fatto vedere
anche un biberon in vetro, una culla e alcuni girelli.
Successivamente siamo andati in un’altra stanza e abbiamo visto i lavori donneschi
per le femmine, che riguardavano il cucito, invece, per i maschi, i lavori manuali,
come il traforo.
Dopo ancora la guida ci ha fatto mettere in fila per due, con le mani dietro la schiena,
per entrare in un’aula di scuola del passato. Qui ci ha fatto sedere e, una maestra che
ci stava aspettando, ci ha fatto poi scrivere con il pennino intinto nel calamaio.
Dopo la lezione di calligrafia la maestra ci ha spiegato i cartelloni presenti in classe.
Io e Giada le abbiamo fatto una domanda perché ci incuriosivano alcuni nastri e la
signora maestra ci ha risposto che erano dei colletti blu per i maschi e rossi per le
femmine, da indossare sopra il grembiule.
Dopo siamo passati in un’altra stanza e qui, la guida ci ha fatto vedere com’erano le
cartelle e cosa contenevano. Poi, ci ha mostrato degli uccelli imbalsamati, degli altri
in gesso e alcuni cartelloni: tutte cose usate dai maestri durante la lezione di scienze.
A me questa uscita didattica è piaciuta molto perché ho visto cose interessanti e ho
imparato molto sul passato.
                                                             G.V.


Martedì ventisette novembre sono andato a Padova, con i miei compagni e le maestre,
al Museo dell’Educazione.
In una prima stanza ho visto l’ottovolante, una cucina per giocare a mamma-casetta,
un monopattino in legno, una palla di cuoio e il calcio balilla.
La guida ci ha parlato dei lavori donneschi e dei lavori manuali adatti ai bambini,
anche cosa regalavano alle femmine e a i maschi: questi ultimi ricevevano libri come
Tom Saywer e dei modellini di navi, le femmine, le macchine da cucire o scatole per
il rammendo.
La signora che ci spiegava ad un certo punto ha aperto una porta e ci siamo ritrovati
in un’aula del passato. La maestra che ci aspettava, vestita secondo la moda del
tempo, ci ha fatto fare una piccola lezione di calligrafia. Poi abbiamo cambiato stanza
e sempre una guida ci ha fatto vedere la macchina per la fusione dei colori, gli uccelli
imbalsamati, che servivano agli insegnanti nelle loro lezioni di scienze, assieme ad
animali di ceramica e a cartelloni, le cartelle di un tempo e la ruota dei colori per
immagine.
A me è piaciuto molto andare al museo perché ci hanno fatto scrivere con il pennino.

                                                                     M.S.


Il giorno ventisette novembre sono andato con i miei compagni al Museo
dell’Educazione di Padova, dove ti facevano vedere oggetti vari del passato.
Per prima cosa ci hanno mostrato i giochi e i divertimenti, come l’ottovolante in
miniatura, cioè la prima montagna russa venuta in Italia, poi i giochi dei maschi e
delle femmine, e ci hanno parlato anche dell’abbigliamento.
Dopo siamo passati in una stanza diversa, dove ti spiegavano i lavori donneschi e
manuali, per diventare delle brave donne di casa e degli uomini capaci. Quello delle
femmine riguardava il cucito e quello dei maschi il traforo.
Poi siamo andati indietro nel tempo. Siamo entrati in un’aula del 1912. Ci hanno
spiegato che, quando un bambino/a si comportava male, o lo bacchettavano oppure
gli/le mettevano in testa una maschera d’asino. Poi abbiamo usato il pennino in una
lezione di calligrafia. Ci hanno fatto vedere le cartelle di una volta che erano fatte di
tela o cartone o di legno. Ci hanno detto che usavano gli animali imbalsamati o di
cera, ma anche cartelloni, per le lezioni di scienze. C’era inoltre la fusione dei colori,
che permetteva di ottenere i colori primari poi, girando una manovella, comparivano i
secondari. Invece, la ruota dei colori, girando a forte velocità, permetteva di vedere il
bianco.
Alla fine della visita abbiamo ringraziato le guide, ci siamo salutati e siamo tornati
verso il nostro pullman.
Ѐ stata davvero un’esperienza interessante e non vedo l’ora di tornarci con la mia
famiglia.
                                                             A.M.
Io maestra!     Non ci sono le punizioni!
        Non portiamo
        il grembiule…




                                            Studiamo l’inglese
                                            e abbiamo anche
Si rispettano i                             l’aula computer…
diritti
Dei bambini!
L
          a scuola di oggi è molto diversa da quella di tanti anni fa.
          Innanzitutto le classi sono miste cioè sono formate da maschi e da femmine.
          Nella nostra scuola si indossa il grembiule nero e senza fiocco solo in
          prima e in seconda, poi ognuno può vestirsi come vuole, comunque sempre
          in modo pratico.
Ci sono più maestre e ognuna insegna una o più materie.
Le materie di studio sono di più e, soprattutto, c’è la novità dell’informatica e della
lingua inglese.
Anche il materiale scolastico utilizzato da noi alunni è diverso: usiamo quadernoni,
raccoglitore ad anelli, matite colorate, pennarelli, penne cancellabili e non, dalle
marche e dai colori più disparati, astucci con cerniere, cartelle con disegni a
piacimento e tantissime cose che un tempo non esistevano.
I banchi sono singoli, con il ripiano in cui si scrive di legno, mentre la parte
sottostante e le gambe sono di ferro. Le sedie sono dello stesso materiale dei banchi
ma non sono ad essi attaccati.
                                                                       N. P.




G
        li scolari di oggi sono più fortunati perché sono trattati civilmente e non
        tornano a casa con ginocchia sbucciate e mani rovinate o sanguinanti.
        Oggi si scrive con penne normali e il corredo scolastico è vario e adatto al
bambino.
                                                                         G. B.




O        ggi i bambini non hanno paura di andare a scuola perché le maestre sono
         gentili, hanno il sorriso stampato in faccia e non danno punizioni severe.
                                                                          V. T.




D
        al racconto del nonno posso osservare come sia diversa la scuola di adesso
        da quella di una volta.
        Innanzitutto ora per andare a scuola usiamo la macchina, l’autobus o
moderne biciclette.
Abbiamo tre maestre che ci insegnano e studiamo molte più materie di un tempo.
Inoltre, le nostre maestre sono meno severe.
Il materiale scolastico di oggi è decisamente molto di più e di migliore qualità.
Oggi noi bambini abbiamo tante comodità per andare a scuola che ai tempi del
nonno non c’erano, anche perché le famiglie avevano meno possibilità economiche.

                                                                        A.Z.




N
            ella mia scuola di oggi tutto è più semplice: ci sono banchi nuovi e una
            infinità di colori, penne e pennarelli.
            Si è divisi per classe così si seguono meglio le lezioni e si fanno molte
attività interessanti.
Anche raggiungere la scuola è semplice: in auto o con il pullman, così non si arriva
già stanchi.
                                                                              M. B.




L
        a scuola della nonna era molto diversa dalla mia, ad esempio, ai suoi tempi si
        andava scuola fino alla quinta elementare, invece oggi, fino a sedici anni.
        La scuola della nonna iniziava il primo ottobre e finiva a fine giugno, invece
oggi, si inizia a settembre e si finisce il nove giugno.
La nonna aveva una sola maestra, invece io ne ho quattro.
La nonna non faceva educazione fisica, invece io sì.
La mia nonna andava a scuola a piedi, invece io vado spesso in macchina, solo certe
volte a piedi.
La scuola della nonna aveva le classi divise tra maschi e femmine, invece noi
abbiamo le classi miste. In classe della nonna erano trenta bambine, invece noi
adesso siamo ventidue.
La nonna aveva la divisa, invece noi no.
La nonna non aveva lo zaino, io invece sì.
La nonna aveva i quaderni piccoli, le penne erano di legno con il pennino e i colori
erano a matita e solo sei, io invece ho i quadernoni, le penne a sfera e un sacco di
colori.
I loro banchi erano a due posti con la panca attaccata, invece i nostri sono staccati
e con la sedia.
Secondo me la scuola della nonna era molto più severa ma insegnava meglio la
disciplina.
                                                                      G. V.




S
      econdo me la scuola di oggi è migliore rispetto a quella di una volta perché
      adesso ci sono più libri, più quaderni, più materie e più cose da imparare ed
      anche perché non ci sono le punizioni di una volta, per questo mi piace di più
la scuola di oggi.
                                                                      C. S.




A
           i nostri giorni la scuola inizia a settembre e finisce ai primi giorni di
           giugno.
           Le classi non sono tanto numerose e siamo tutti della stessa età. Anche noi
           dobbiamo usare una divisa che è il grembiule, ma soltanto in prima e
           seconda.
Ci sono tre o quattro maestre e si suddividono le materie; anche adesso fanno
l’appello, ma non guardano più se le orecchie sono pulite o sporche, perché tutti
abbiamo il bagno in casa.
Noi oggi abbiamo tanti quaderni e tanti libri colorati e studiamo anche l’inglese.
Nella nostra scuola c’è la biblioteca, l’aula computer e perfino la Lim, lavagna
interattiva multimediale.
Le insegnanti sono severe ma anche buone, ci insegnano senza punirci.
Le nostre aule sono pulite, luminose e ogni bambino ha il suo banco e la sua sedia
che bisognerebbe tenere in ordine.
D’inverno il termosifone ci riscalda.
Le maestre ci educano al rispetto e all’ascolto di tutti senza fare confusione.
                                                                                M. S.
S
         econdo me i banchi di una volta erano in legno, vecchi e rotti.
         La scuola di adesso, a differenza di quella di una volta, è migliore perché
         non ci sono più le punizioni di un tempo.
         Adesso ci sono i computer, le lavagne elettroniche, le penne con l’inchiostro
         già inserito, ci sono le stampanti per le fotocopie.
Le nostre maestre non sono più tanto severe, anche se vogliono da noi alunni la
massima concentrazione.
                                                                             L. C.




L
          a scuola di adesso è molto cambiata rispetto ai tempi passati.
          Una volta gli alunni avevano il grembiule, invece adesso no, ognuno veste
          come vuole.
          Per ogni materia si usa un quaderno diverso e un libro, molte penne e
          colori e la maestra cambia quasi per ogni disciplina.
Ogni alunno si porta la merenda da casa e la mangia mentre si gioca durante la
ricreazione.
Nelle scuole di oggi ci sono troppi bambini che portano a distrazione e le maestre
sono sempre meno severe, d’altra parte non possono punire i bambini come un tempo
si usava, ora possono solo dare note da firmare ai genitori.
                                                                            S. L.




N
           ella scuola di oggi, rispetto a quella dei nostri nonni, le punizioni sono
           molto diverse in confronto a quelle di una volta perché le maestre ti
           punivano mettendoti in ginocchio sui sassi, dietro la lavagna, e se eri
mancino ti davano una bacchettata sulla mano. Adesso le maestre sono molto più
pazienti perché ti richiamano più volte e se non ascolti ricevi una nota.
I banchi su cui sedettero i nostri nonni erano scomodi perché essendo per due
persone si stava stretti, mentre adesso ognuno ha il suo banco.
La ricreazione, che si faceva in giardino, durava a quei tempi un quarto d’ora,
mentre adesso dura una ventina di minuti e si sta nel cortile della scuola.
I nonni compravano quaderni, inchiostro e pennino, ma i libri venivano forniti dalla
scuola, mentre adesso si compra tutto il materiale occorrente, compresi i libri.
I nostri nonni avevano una sola maestra per tutte le materie, invece oggi abbiamo più
di una maestra che si occupa di materie diverse.
Preferisco, senza dubbi, la scuola dei nostri giorni perché si vive in un ambiente
migliore.
                                                                        F. G.




N
          on vorrei essere andato a scuola ai tempi dei nonni perché il maestro dava
          delle punizioni severe.
                                                                               T.B.




Q       uesto racconto mi ha fatto capire che noi siamo più fortunati perché gli
        insegnanti oggi non danno più punizioni dolorose, cioè non danno le
        bacchettate sulle mani.
Le pareti delle nostre aule sono colorate da tanti disegni e cartelloni che abbiamo
fatto noi con la maestra.
Noi abbiamo la fortuna di avere tante maestre.
                                                                        A.C.




N
          oi bambini siamo più fortunati avendo avuto tanto anche se non riusciamo
          a comprendere il valore delle cose.
                                                                 M.S.




P
        enso che una volta la scuola era troppo severa. I bambini devono essere
        trattati con dolcezza.
        Io sono fortunato perché la scuola oggi è diversa.
                                                                     S.G.




L
       a scuola di tanto tempo fa non era poi così malvagia, ma io non ci vorrei lo
       stesso essere stata perché i maestri erano severi: usavano le bacchette, che
       oggi non si usano più, e altri brutti metodi di punizione.
                                                                     G.F.
A
           me piace la scuola di oggi perché è colorata e vivace.
          Le maestre ci fanno fare cose interessanti e divertenti.
          La scuola del passato mi sembra un po’ triste, ma secondo me, è giusto
          che i bambini stiano in silenzio durante la lezione.
                                                                              E.Y.




O
         ggi siamo fortunati perché non ci sono più le maestre di una volta con le
         loro pesanti punizioni.
                                                                              S.S.




D
         opo le informazioni raccolte sulla scuola del passato posso dire di essere
         stato colpito dalla posizione della cattedra sopra una pedana, come segno
         che la maestra governava, come un re, sui suoi alunni, facendosi rispettare
anche con dure punizioni.
                                                                            D.G.




S
      ono fortunata a frequentare la scuola di adesso, poiché a me non sarebbe
      piaciuto andare in una classe così poco accogliente, fredda e con maestre
      severe.
La cosa che mi ha più spaventato sono state le punizioni troppo dure, perché,
secondo me, non è giusto far del male ai bambini.
                                                                           E.T.




I
     o sono felice di essere nata dopo perché, secondo me, le maestre di una volta
     erano troppo severe e pretendevano molto. Poi, dovevi fare un silenzio di
     tomba, altrimenti ti davano brutte punizioni. Ora, per fortuna, non danno
punizioni così severe.
                                                                           M.B.



I
      o preferisco la scuola di adesso. Siamo fortunati perché non indossiamo la
      divisa e non scriviamo con il pennino.
      Mio nonno mi ha raccontato che la sua maestra, quando si arrabbiava, gli dava
pizzicotti molto forti che lasciavano il segno nero. Ogni tanto usava anche la stecca e
gli bacchettava le mani.
Adesso le maestre sono meno severe e non ci danno tante punizioni.
Le mie maestre sono buone e gentili e io vado volentieri a scuola.
                                                                             A.F.




O
              ggi chiacchieriamo tanto, se ci fossero le punizioni di una volta, poveri
              noi!
              Siamo proprio fortunati! Però sarebbe bello che anche noi iniziassimo la
              scuola a ottobre!
              Noi abbiamo messo il grembiule solo in prima e in seconda e abbiamo
quattro maestre che ci insegnano. Alla mattina non facciamo né le preghiere né il
canto, come invece si usava una volta. Adesso ogni bambino ha tanti quaderni e libri
con immagini e colori. Usiamo le penne e le matite.
Abbiamo tante materie e si fanno anche attività che ci permettono di capire quanto è
bello e utile stare insieme.
Le aule che ci sono adesso non sono fredde, se batte il sole possiamo oscurare e
accendere la luce, pertanto in classe, si può lavorare bene sempre.
I banchi che usiamo adesso non sono in legno massiccio, quindi possiamo spostarli
per lavorare anche a gruppi. La cattedra non è più posta sopra ad una pedana, la
maestra passa di continuo e ci aiuta e ci spiega se siamo in difficoltà.
Noi non abbiamo maestre severe: non ci sgridano tanto e non ci danno mai punizioni
pesanti. Adesso non sempre c’è il silenzio in classe e non sempre i miei compagni
sono obbedienti, allora, con tanta pazienza e con il dialogo le maestre ci fanno
riflettere sui nostri comportamenti sbagliati e poco educati.
                                                                               A.A.




S
       econdo me le scuole di una volta erano tristi ma in fondo erano utili. A quel
       tempo non tutti potevano andarci; alcuni potevano al massimo frequentare
       fino in terza, per imparare a leggere, scrivere e contare. Quando avevano
imparato queste cose potevano andare ad aiutare i genitori in campagna.
Noi oggi siamo fortunati perché possiamo studiare fino all’università e imparare così
tante più cose.
                                                                             G.T.
l giorno d’oggi siamo più fortunati perché ci sono più comodità e materiali

A       assortiti, come penne, pennarelli, libri e quaderni colorati e divertenti.
        Il rapporto con le maestre è più amichevole.
                                                                              E.R.


         a scuola all’inizio del Novecento era molto diversa da quella di oggi.

L        Per me gli alunni di quel tempo sono stati coraggiosi perché gli insegnanti
         erano molto severi e la scuola era più dura, invece noi siamo fortunati, con
tutte le comodità che ci sono e un materiale scolastico vario, possiamo imparare
tante cose divertendoci.
                                                                              D.R.




D
         el racconto dei nonni mi ha colpito che i bambini a scuola dovevano
         prestare attenzione agli oggetti che trovavano per terra perché potevano
         essere delle bombe non esplose della guerra. Per fortuna noi non abbiamo
problemi di questo tipo.
                                                                           N.E.




L
       e maestre a quel tempo usavano delle punizioni che adesso non si usano più,
       per cui io mi sento più fortunato perché ho delle buone insegnanti.

                                                                       N.L.

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Raccolta la scuola del passato

  • 1. Nella mia scuola si impara a leggere, scrivere, far di conto e a portarsi da galantuomini. G. Salvemini
  • 2. Come andavate a scuola? Quando iniziava la scuola? Al tempo, era obbligatoria la scuola? Quanti bambini c’erano in ogni classe? Come erano formate le classi? Avevate una divisa? Avevate lo zaino? Con che cosa si scriveva? Che quaderni e libri usavate? Com’ era la vostra aula? Com’erano i vostri banchi? Fino a che età si andava a scuola? Quali materie si studiavano? Quanti insegnanti avevate? Com’erano gli insegnanti? Come si comportavano i bambini? Esistevano punizioni? C’erano gli operatori scolastici? A.S. 2012-2013 Terza C e Terza D
  • 3. ….. i nonni ricordano e i bambini scrivono. Nonna Maria Mia nonna Maria frequentava la scuola di una volta che era molto diversa dalle scuole di oggi. I banchi erano uniti, a due posti, fatti di legno e al centro c’era un calamaio che conteneva l’inchiostro dove si intingeva il pennino per scrivere. Era obbligatorio indossare un grembiule nero con il colletto bianco e il fiocchetto rosa per le femmine, per i maschi, c’era un giubbetto nero con l’elastico in vita, il colletto bianco con un fiocco azzurro. Gli alunni andavano a scuola con un solo libro, che serviva per tutte le materie e quattro quaderni, due a righe e due a quadretti. Le maestre erano molto severe e gli alunni erano molto educati e rispettosi. Quando la maestra entrava in classe, tutti si alzavano in piedi e dicevano: “Buongiorno signora maestra!”. La scuola si raggiungeva a piedi, anche chi abitava lontano, perché non c’erano macchine e scuola bus. Solo alcuni bambini, più fortunati, avevano la bici. Però la nonna mi ha raccontato che, anche se non avevano tutto quello che abbiamo oggi, erano comunque felici perché si ritenevano fortunati di poter andare a scuola: potevano imparare a leggere e a scrivere, inoltre, avevano la possibilità di stare
  • 4. insieme agli altri bambini. C’erano però i meno fortunati, ossia quei bambini che non potevano studiare perché dovevano lavorare nei campi. E. C. I ricordi di mia nonna Mia nonna mi ha detto che quando andava a scuola i banchi erano di legno con il posto per mettere l’inchiostro. I bambini dovevano indossare il grembiule nero con il fiocco bianco. L’aula era grande e in un angolo c’era una stufa a carbone che usavano per scaldarsi. Ogni alunno usava quaderni piccoli e per scrivere il pennino con l’inchiostro, ma non avevano libri. I libri di testo li aveva solo la maestra e, la nonna mi ha raccontato, che aveva una sola maestra. La merenda la offriva una famiglia benestante perché era tempo di guerra. G. V. A scuola della bisnonna Nel 1931, a sei anni, mia nonna è andata a scuola. La scuola era grande e a due piani, ma c’erano solo due aule così due classi andavano a scuola la mattina e due il pomeriggio. Le classi erano dalla prima alla quarta; la quinta si faceva in un paese a tre chilometri dal suo. Veniva assegnata una maestra per classe che insegnava tutte le materie; le si portava rispetto e le si dava sempre del lei. Gli insegnanti erano veramente pochi. Erano molto severi, e se facevi qualche marachella ti mettevano in castigo dietro alla lavagna, oppure, ti battevano la stecca sulle mani, ma non succedeva spesso perché i bambini facevano i bravi perché avevano paura.
  • 5. C’erano pochi libri: c’era il libro di lettura e il sussidiario ma dovevano comprarseli. I bambini scrivevano con un pennino che intingevano in un calamaio. Studiavano italiano, matematica, disegno, storia e religione; in terza elementare facevano gli esami.
  • 6. Avevano pochi compiti perché l’importante era leggere tante volte la lezione del giorno. La cartella della mia bisnonna era fatta con un vecchio paio di pantaloni di suo fratello. G.B. La scuola ai tempi della nonna Oggi pomeriggio ho intervistato la nonna e le ho chiesto com’era la scuola ai suoi tempi. Mi ha raccontato che andava a scuola con gli zoccoli di legno e a piedi. Ogni bambino doveva portarsi un pezzetto di legno da mettere nella stufa. La maestra, a merenda, dava ad ogni suo alunno una tazza di latte bianco e un pane. Gli alunni scrivevano con il pennino che intingevano in un calamaio e avevano un quaderno con la copertina nera. In aula, su una parete, c’erano due quadri del fascismo. Quando si entrava in classe, sopra la porta c’era il crocefisso, in un angolo la stufa di pietra e appesa al muro c’era la lavagna e, adiacente ad essa, per terra, c’erano dei “grani” di granturco: chi disturbava in classe veniva lì messo in punizione, inginocchiato sopra. Tutte le mattine si recitava la preghiera e al lunedì la maestra controllava se le unghie e le mani dei bambini erano pulite. Ogni tanto passava anche un medico a controllare gli alunni.
  • 7. Quando qualche bambino scriveva male la maestra dava loro una bacchettata sulle dita. S. L. La storia di mia nonna Antonia La nonna è nata nel 1945 e mi ha raccontato che ai suoi tempi i banchi erano in legno, ma sempre vecchi e rotti. Quando un bambino sbagliava veniva sgridato dalla maestra e inginocchiato sopra dei sassolini posti vicino alla lavagna. Ai suoi tempi si scriveva con un pennino intinto nell’inchiostro.
  • 8. Le materie di studio erano: italiano, matematica, storia e geografia. A scuola si portava una divisa, sotto si indossavano vestiti vecchi che passavano di sorella in sorella, a volte, riparati con tasselli di stoffa diversa. Si calzavano zoccoli con sopra la pelle e sotto legno con le borchie. L. C. Ciò che ho saputo dai nonni La prima cosa che i nonni mi hanno detto riguardo la scuola che hanno frequentato quando erano giovani è stata che era tutta un’altra cosa. C’era solo un insegnante ed era molto severo. Gli alunni che facevano i monelli venivano puniti con la bacchetta sulle mani. I laboratori didattici non esistevano e neanche le gite. Sicuramente la vita scolastica era infelice; tutto sommato sono fortunata a frequentare la scuola di oggi, anche se, a volte, mi sembra difficile. V. T. Informazioni sulla scuola ai tempi dei nonni A scuola c’erano classi formate da soli maschi, oppure da sole femmine, nella maggior parte dei casi. Tutti gli alunni indossavano il grembiule nero e il colletto bianco, però i maschietti avevano il fiocco blu e le femminucce il fiocco bianco.
  • 9. C’era un solo maestro che insegnava tutte le materie (storia, geografia, matematica, scienze e italiano). Per scrivere si usavano i pennini che si intingevano nel calamaio pieno di inchiostro e gli alunni dovevano stare attenti a non farlo gocciolare sul quaderno, altrimenti il/la maestro/a dava bacchettate sulle mani,oppure tirava le orecchie. I banchi erano di legno massiccio, avevano una ribalta che si poteva alzare e abbassare per riporre libri e quaderni. Ai tempi dei miei nonni era obbligatorio frequentare la scuola fino alla quinta elementare, in questo modo solo i ricchi continuavano a studiare, mentre i poveri, andavano ad aiutare i loro padri facendo, a volte, lavori molto pesanti per la loro età. N.P.
  • 10. Dall’intervista dei nonni Ho saputo che i maschi usavano i pantaloni “a sport”, le femmine solo gonne, e tutti, per andare a scuola, il grembiule grigio con il fiocco. Avevano un libro di lettura, il quaderno a righe e uno a quadretti. Per imparare a scrivere usavano la matita, poi il pennino e il calamaio con dentro l’inchiostro. Avevano una maestra per tutte le materie. Quando entrava la maestra si alzavano in piedi, salutavano e le davano del lei. Chi disturbava veniva messo dietro alla lavagna, oppure, gli bacchettavano le mani. Le classi erano grigie, senza disegni alle pareti, banchi di legno con il foro per il calamaio e non c’erano armadi. I bambini facevano merenda con una mela, un pezzo di pane o una fetta di polenta. C.S.
  • 11.
  • 12. Nonna Elisabetta e nonna Rosanna La nonna Elisabetta ha frequentato una scuola in campagna. Era in una classe numerosa, di sole bambine. Tutte avevano il grembiule nero, il colletto bianco con un grande fiocco rosso. La classe era una grande stanza con grandi finestre. I banchi erano pesanti e fatti di legno con due posti a sedere. Non c’era il computer e tutti i bambini si divertivano con meravigliosi giochi all’aperto. Tutti i bambini, per muoversi, usavano la bici o andavano a piedi. Nonna Rosanna abitava invece in montagna e la sua classe era formata da bambini di età diversa. Aveva un’unica maestra, che a suo tempo era stata la maestra della mia bisnonna. Aveva un solo libro per tutte le materie e studiava anche economia domestica (imparava a ricamare). Al mattino mia nonna andava a scuola in compagnia del cane da caccia del suo papà. All’uscita da scuola il cane era lì ad aspettarla per accompagnarla fino a casa. G. M. La scuola della nonna Ai tempi della mia nonna si andava a scuola a sei anni compiuti ed era obbligatoria fino alla quinta elementare. La scuola iniziava il primo di ottobre e finiva a fine giugno. Le lezioni si tenevano dal lunedì al sabato con una sola maestra; tra le materie non c’era educazione fisica.
  • 13. A quel tempo si andava a scuola a piedi; alcuni tra i più grandi avevano la bici. Le classi erano suddivise tra maschi e femmine; in classe della nonna erano trenta bambine. Tutti indossavano la divisa che era un grembiule nero con il colletto bianco o nero e, le femmine, un fiocco bianco. La nonna non aveva lo zaino ma una cartella in pelle con il manico come quelle da lavoro. I quaderni erano piccoli con le righe e i quadretti come i nostri. Le penne erano di legno con il pennino da intingere nel calamaio, i colori erano a matita ed erano solo sei. I banchi erano a due posti con, al posto delle sedie, delle panchette attaccate. I banchi avevano inoltre due fori in cui inserire il calamaio con l’inchiostro; erano di legno greggio e i bambini li lavavano con la candeggina. G.V. La nonna racconta Una volta a scuola c’erano i banchi di legno per due persone e le sedie, sempre di legno, attaccate ai banchi, perciò, non si potevano spostare; anche gli astucci erano di legno.
  • 14. I primi anni di scuola si usava la matita, invece in terza, si usava il pennino con una boccettina di inchiostro. A volte l’inchiostro si rovesciava sul quaderno e faceva delle macchie, allora la maestra sgridava i bambini e li picchiava, dava schiaffi sulla testa, la bacchetta sulle mani o mandava i bambini dietro la lavagna in ginocchio sopra i sassolini. I maschi e le femmine erano in classi separate. Tutti indossavano un grembiule nero con il colletto bianco: un fiocco azzurro per i maschi, rosa per le femmine. I libri erano solo due: libro di lettura e il sussidiario. Al tempo c’era una sola maestra per classe. D’inverno faceva molto freddo e i bambini potevano scaldarsi il latte sulla stufa a legna che avevano in classe. A.M. Dall’intervista alla nonna Quando la mia nonna andava a scuola i banchi erano grandi, a due posti, con il calamaio ai lati e la panca per sedersi, unita al banco; la cartella era di cartone o di stoffa e l’astuccio era di legno. Ogni classe aveva bambini di diverse età, per esempio, quarta e quinta elementare insieme, e la scuola dell’obbligo durava fino alla quinta. Per andare a scuola i più fortunati avevano la bicicletta, tutti gli altri andavano a piedi. Mia nonna percorreva a piedi ben sei chilometri! M. B.
  • 15. La scuola ai tempi del nonno (1956-1962) Mio nonno Giorgio frequentò gli anni di scuola a Padova, all’istituto elementare “Arrie”. Al mattino andava a scuola da solo a piedi perché non c’erano tutti i mezzi di trasporto che ci sono adesso. Il nonno aveva un unico maestro di nome Ernesto, il quale insegnava tutte le materie. In prima e seconda elementare si imparava soprattutto a leggere e a scrivere mentre, dalla terza, si imparava anche a contare. La classe del nonno era composta da venticinque alunni tutti vestiti con grembiule blu con il colletto bianco. Il nonno metteva i suoi due quaderni e le sue due sole penne in una piccola cartellina che usò per tutti e cinque gli anni. L’orario scolastico era dalle otto e mezza alle dodici e mezza, dal lunedì al sabato. Quello che più mi ha colpito del racconto del nonno sono state le dure punizioni che il maestro dava ai bambini che lo disobbedivano. Per fortuna ora non è più così, al massimo la maestra ci sgrida o ci dà qualche compito in più. A.Z.
  • 16. Ai tempi dei nonni Ai tempi dei nonni le scuole erano molto diverse dalle nostre. L’anno scolastico iniziava a ottobre e finiva a metà giugno. Le classi erano numerose, trenta o più bambini, a volte, nemmeno della stessa età. Tutti dovevano indossare una divisa. C’era un’unica maestra per classe che insegnava tutte le materie. Ogni mattina la maestra iniziava la lezione con una preghiera, un canto, seguiva l’appello e il controllo delle mani e del viso. Ogni bambino possedeva due quaderni piccoli, un libro e un sussidiario per tutte le altre materie; le immagini erano poche e in bianco e nero. Si scriveva con un pennino intinto nell’inchiostro. Gli insegnanti erano più severi e davano punizioni che oggi non si usano più. La classe era spoglia: gli unici cartelloni esposti avevano uno scopo diverso, ad esempio, in una scuola si raccomandava ai bambini di non toccare gli oggetti che trovavano per terra in giardino o al di fuori dell’edificio perché potevano essere delle bombe non esplose durante la guerra. L’aula, fredda e spesso buia, era arredata con una lavagna nera, con banchi in legno massiccio a due posti con panchette unite. La cattedra era sempre in legno e posta sopra una pedana. L’educazione del passato era fondata sul silenzio e sull’obbedienza. Testo collettivo, classe 3^C
  • 18.
  • 19. Visita al museo dell’educazione di Padova, 27 Novembre 2012 http://www.museo.educazione.unipd.it Il Museo dell’Educazione offre da tempo percorsi didattici rivolti alle scuole di ogni ordine e grado. Per l’anno scolastico 2012-2013, tra le varie proposte del museo, noi di classe terza abbiamo scelto il percorso: Crescere nell’Italia di ieri La visita-laboratorio ci ha consentito di metterci a contatto con la vita dei nostri coetanei della prima metà del novecento, osservando giochi e giocattoli, materiali domestici, quaderni e libri di testo, banchi e calamai. Non è mancato il momento interattivo rappresentato dal laboratorio di calligrafia che è stato ambientato nell’aula scolastica ricostruita a somiglianza del tempo passato.
  • 20. Alcuni bambini ricordano l’esperienza vissuta Il ventisette novembre, noi di terza C, la terza D e alcune insegnanti, siamo stati al Museo dell’Educazione di Padova. Appena entrati ci siamo tolti le giacche e gli zainetti. Poi, seguendo la guida, siamo entrati in una stanza dove c’era l’ottovolante, si tratta di un modellino in ferro delle prime montagne russe; c’erano inoltre diversi giochi, bambole, un calcio balilla e una palla in cuoio con dentro della paglia. Proseguendo la visita siamo entrati in una biblioteca dove c’era una lanterna magica: è un proiettore che funziona solo con una candela e dei vetrini disegnati a mano. In un angolo c’era una grossa televisione, e su un tavolo, una macchina per scrivere, tutte e due molto antiche. Poi la guida ci ha spiegato la differenza tra maschi e femmine. I maschi indossavano sempre i pantaloni corti, che dovevano portare fino ai diciotto anni, mentre le femmine, non potevano portarli, ma indossare gonne, pertanto non potevano giocare a palla con i piedi. A scuola, i compiti che venivano assegnati, oltre alla lettura ed esercizi di scrittura, riguardavano il cucito e il ricamo, per le femmine, lavori manuali, come intagliare il legno, per i maschi. La cosa che mi è piaciuta di più è stata la lezione di calligrafia, perché abbiamo usato i pennini, il calamaio, il nettapenne e la carta assorbente.
  • 21. I banchi erano di legno con una pedana per i piedi e una panca. L’aula era triste, e non c’era neppure un cartellone, ma aveva solo un armadio e un attaccapanni, dove erano appese delle cartelle di cartone. La maestra era vestita con una gonna lunga, una camicetta bianca con sopra un lungo scialle nero. Mi è piaciuta molto questa visita, perché mi ha fatto riflettere su quanto sono fortunata ad essere nata in questo periodo, dove la scuola è più colorata, divertente e con maestre meno severe. E.T. Il giorno ventisette novembre sono stata al Museo dell’Educazione di Padova con la mia classe e la terza C. Quando siamo entrati, una guida ci ha accolto all’ingresso e ci ha fatto vedere una stanza con i giochi, dove c’era una giostra che si chiama Ottovolante; ci ha fatto vedere anche i cerchi, la palla di cuoi, i vestiti delle bambole. La guida poi ci ha aperto una porta e, alla nostra vista, un’aula del passato. Sono rimasta a bocca aperta. Qui c’era una maestra vestita di nero, che ci ha fatto sedere nei banchi e ci ha consegnato i quaderni e un pennino, così abbiamo fatto la prova di calligrafia. Abbiamo anche visto le cartelle e, in una di queste, c’era ancora la merenda, una vecchia carruba. Dopo abbiamo visto delle cose per i bimbi piccoli come il biberon di vetro, delle culle e qualche girello. I neonati venivano fasciati come mummie per farli crescere ben dritti. A me è piaciuto molto questo museo perché, rispetto alle foto viste in classe, mi ha dato la possibilità di vedere tante cose del passato con i miei occhi. G.B. Martedì ventisette novembre sono andata al Museo dell’Educazione di Padova con la mia classe e la terza C.
  • 22. Appena entrati al museo c’era una signora che ci ha fatto togliere i giubbotti e gli zainetti e ci ha fatto accomodare, seduti per terra, in una stanza dove c’erano giochi come l’ottovolante, la palla di cuoio, le bambole di pezza, inoltre, c’erano le culle e vari girelli usati una volta dai bambini. Poi siamo andati in un’altra stanza dedicata ai lavori donneschi e quelli manuali, adatti ai maschietti. Dopo ancora siamo andati in un’aula di una volta, abbiamo parlato un po’ con una maestra tutta vestita di nero che ci stava aspettando, poi ci ha dato un foglio per fare la prova di calligrafia, così abbiamo scritto con il pennino. Infine, siamo andati a vedere sempre con la signora, le cartelle di un tempo, uccelli imbalsamati e altre cose utili agli insegnanti per le loro lezioni di scienze. La nostra visita era quasi finita però ci ha mostrato anche la lanterna magica, che è una specie di proiettore, e la prima televisione, una radia, una macchina per scrivere. Mi sono divertita tantissimo ed è stata una visita molto educativa. E.C. Una mattina con le maestre e i miei compagni sono andata a visitare il Museo dell’Educazione di Padova. Al museo ci hanno fatto vedere i giochi di una volta: l’ottovolante, la palla di cuoio, il calcio balilla, i cerchi e le bambole di stoffa. Poi ci hanno fatto vedere cose che riguardavano i lavori donneschi, cioè il materiale necessario per cucire, per preparare da mangiare e per badare alle sorelline, e cose adatte ai lavori manuali, come il traforo e altri attrezzi per il lavoro nei campi, per i maschi. Dopo siamo andati indietro nel tempo e abbiamo visto la classe di una volta. Qui ci siamo seduti nei banchi, che erano fatti in legno, e subito dopo, abbiamo visto un’insegnante con uno scialle nero, che ci ha dato il pennino e un foglio per poter fare la lezione di calligrafia. Ci ha mostrato anche la testa d’asino, che veniva fatta indossare ai bambini quando sbagliavano il compito. Ci ha mostrato pure le cartelle: c’era la cartella fatta col sacco che si chiamava sacchetta, poi quella in cartone, in legno e in cuoio. Poi ci ha fatto vedere gli animali imbalsamati e in gesso, che servivano alle maestre per fare scienze, e degli oggetti per immagine, ossia la macchina per la fusione dei colori e la lanterna magica. Questa esperienza mi è piaciuta molto perché ho avuto modo di vedere con i miei occhi tante cose legate al passato. C.S.
  • 23. Io, con i miei compagni di classe e la terza C, martedì scorso, ventisette novembre, sono stata al Museo dell’Educazione di Padova. Quando siamo entrati, una signora ci ha accolti e ci ha fatto togliere gli zaini e i giubbotti, poi ci ha fatto accomodare in un’altra stanza e ci ha fatto vedere i giochi per le femmine e per i maschi, tra cui, per le bimbe, cerchi con due bastoncini e una palla di cuoi ripiena di paglia per giocare a pallavolo e a palla asino; giocavano anche con le bambole e con piccole cucine di legno perché la plastica ancora non esisteva. Invece, i maschi, giocavano con i cavalli con la speranza di diventare bravi cavalieri, con il calcio balilla e con una palla di cuoio, a calcio. In centro alla stanza c’era un ottovolante, costruito in miniatura, in quattro anni, da un bambino: l’abbiamo fatto andare con una pallina un po’ rigida e ha funzionato. La guida ci ha informato anche su come si vestivano una volta e ci ha fatto vedere anche un biberon in vetro, una culla e alcuni girelli. Successivamente siamo andati in un’altra stanza e abbiamo visto i lavori donneschi per le femmine, che riguardavano il cucito, invece, per i maschi, i lavori manuali, come il traforo. Dopo ancora la guida ci ha fatto mettere in fila per due, con le mani dietro la schiena, per entrare in un’aula di scuola del passato. Qui ci ha fatto sedere e, una maestra che ci stava aspettando, ci ha fatto poi scrivere con il pennino intinto nel calamaio. Dopo la lezione di calligrafia la maestra ci ha spiegato i cartelloni presenti in classe. Io e Giada le abbiamo fatto una domanda perché ci incuriosivano alcuni nastri e la signora maestra ci ha risposto che erano dei colletti blu per i maschi e rossi per le femmine, da indossare sopra il grembiule. Dopo siamo passati in un’altra stanza e qui, la guida ci ha fatto vedere com’erano le cartelle e cosa contenevano. Poi, ci ha mostrato degli uccelli imbalsamati, degli altri in gesso e alcuni cartelloni: tutte cose usate dai maestri durante la lezione di scienze. A me questa uscita didattica è piaciuta molto perché ho visto cose interessanti e ho imparato molto sul passato. G.V. Martedì ventisette novembre sono andato a Padova, con i miei compagni e le maestre, al Museo dell’Educazione. In una prima stanza ho visto l’ottovolante, una cucina per giocare a mamma-casetta, un monopattino in legno, una palla di cuoio e il calcio balilla. La guida ci ha parlato dei lavori donneschi e dei lavori manuali adatti ai bambini, anche cosa regalavano alle femmine e a i maschi: questi ultimi ricevevano libri come
  • 24. Tom Saywer e dei modellini di navi, le femmine, le macchine da cucire o scatole per il rammendo. La signora che ci spiegava ad un certo punto ha aperto una porta e ci siamo ritrovati in un’aula del passato. La maestra che ci aspettava, vestita secondo la moda del tempo, ci ha fatto fare una piccola lezione di calligrafia. Poi abbiamo cambiato stanza e sempre una guida ci ha fatto vedere la macchina per la fusione dei colori, gli uccelli imbalsamati, che servivano agli insegnanti nelle loro lezioni di scienze, assieme ad animali di ceramica e a cartelloni, le cartelle di un tempo e la ruota dei colori per immagine. A me è piaciuto molto andare al museo perché ci hanno fatto scrivere con il pennino. M.S. Il giorno ventisette novembre sono andato con i miei compagni al Museo dell’Educazione di Padova, dove ti facevano vedere oggetti vari del passato. Per prima cosa ci hanno mostrato i giochi e i divertimenti, come l’ottovolante in miniatura, cioè la prima montagna russa venuta in Italia, poi i giochi dei maschi e delle femmine, e ci hanno parlato anche dell’abbigliamento. Dopo siamo passati in una stanza diversa, dove ti spiegavano i lavori donneschi e manuali, per diventare delle brave donne di casa e degli uomini capaci. Quello delle femmine riguardava il cucito e quello dei maschi il traforo. Poi siamo andati indietro nel tempo. Siamo entrati in un’aula del 1912. Ci hanno spiegato che, quando un bambino/a si comportava male, o lo bacchettavano oppure gli/le mettevano in testa una maschera d’asino. Poi abbiamo usato il pennino in una lezione di calligrafia. Ci hanno fatto vedere le cartelle di una volta che erano fatte di tela o cartone o di legno. Ci hanno detto che usavano gli animali imbalsamati o di cera, ma anche cartelloni, per le lezioni di scienze. C’era inoltre la fusione dei colori, che permetteva di ottenere i colori primari poi, girando una manovella, comparivano i secondari. Invece, la ruota dei colori, girando a forte velocità, permetteva di vedere il bianco. Alla fine della visita abbiamo ringraziato le guide, ci siamo salutati e siamo tornati verso il nostro pullman. Ѐ stata davvero un’esperienza interessante e non vedo l’ora di tornarci con la mia famiglia. A.M.
  • 25. Io maestra! Non ci sono le punizioni! Non portiamo il grembiule… Studiamo l’inglese e abbiamo anche Si rispettano i l’aula computer… diritti Dei bambini!
  • 26. L a scuola di oggi è molto diversa da quella di tanti anni fa. Innanzitutto le classi sono miste cioè sono formate da maschi e da femmine. Nella nostra scuola si indossa il grembiule nero e senza fiocco solo in prima e in seconda, poi ognuno può vestirsi come vuole, comunque sempre in modo pratico. Ci sono più maestre e ognuna insegna una o più materie. Le materie di studio sono di più e, soprattutto, c’è la novità dell’informatica e della lingua inglese. Anche il materiale scolastico utilizzato da noi alunni è diverso: usiamo quadernoni, raccoglitore ad anelli, matite colorate, pennarelli, penne cancellabili e non, dalle marche e dai colori più disparati, astucci con cerniere, cartelle con disegni a piacimento e tantissime cose che un tempo non esistevano. I banchi sono singoli, con il ripiano in cui si scrive di legno, mentre la parte sottostante e le gambe sono di ferro. Le sedie sono dello stesso materiale dei banchi ma non sono ad essi attaccati. N. P. G li scolari di oggi sono più fortunati perché sono trattati civilmente e non tornano a casa con ginocchia sbucciate e mani rovinate o sanguinanti. Oggi si scrive con penne normali e il corredo scolastico è vario e adatto al bambino. G. B. O ggi i bambini non hanno paura di andare a scuola perché le maestre sono gentili, hanno il sorriso stampato in faccia e non danno punizioni severe. V. T. D al racconto del nonno posso osservare come sia diversa la scuola di adesso da quella di una volta. Innanzitutto ora per andare a scuola usiamo la macchina, l’autobus o moderne biciclette.
  • 27. Abbiamo tre maestre che ci insegnano e studiamo molte più materie di un tempo. Inoltre, le nostre maestre sono meno severe. Il materiale scolastico di oggi è decisamente molto di più e di migliore qualità. Oggi noi bambini abbiamo tante comodità per andare a scuola che ai tempi del nonno non c’erano, anche perché le famiglie avevano meno possibilità economiche. A.Z. N ella mia scuola di oggi tutto è più semplice: ci sono banchi nuovi e una infinità di colori, penne e pennarelli. Si è divisi per classe così si seguono meglio le lezioni e si fanno molte attività interessanti. Anche raggiungere la scuola è semplice: in auto o con il pullman, così non si arriva già stanchi. M. B. L a scuola della nonna era molto diversa dalla mia, ad esempio, ai suoi tempi si andava scuola fino alla quinta elementare, invece oggi, fino a sedici anni. La scuola della nonna iniziava il primo ottobre e finiva a fine giugno, invece oggi, si inizia a settembre e si finisce il nove giugno. La nonna aveva una sola maestra, invece io ne ho quattro. La nonna non faceva educazione fisica, invece io sì. La mia nonna andava a scuola a piedi, invece io vado spesso in macchina, solo certe volte a piedi. La scuola della nonna aveva le classi divise tra maschi e femmine, invece noi abbiamo le classi miste. In classe della nonna erano trenta bambine, invece noi adesso siamo ventidue. La nonna aveva la divisa, invece noi no. La nonna non aveva lo zaino, io invece sì. La nonna aveva i quaderni piccoli, le penne erano di legno con il pennino e i colori erano a matita e solo sei, io invece ho i quadernoni, le penne a sfera e un sacco di colori.
  • 28. I loro banchi erano a due posti con la panca attaccata, invece i nostri sono staccati e con la sedia. Secondo me la scuola della nonna era molto più severa ma insegnava meglio la disciplina. G. V. S econdo me la scuola di oggi è migliore rispetto a quella di una volta perché adesso ci sono più libri, più quaderni, più materie e più cose da imparare ed anche perché non ci sono le punizioni di una volta, per questo mi piace di più la scuola di oggi. C. S. A i nostri giorni la scuola inizia a settembre e finisce ai primi giorni di giugno. Le classi non sono tanto numerose e siamo tutti della stessa età. Anche noi dobbiamo usare una divisa che è il grembiule, ma soltanto in prima e seconda. Ci sono tre o quattro maestre e si suddividono le materie; anche adesso fanno l’appello, ma non guardano più se le orecchie sono pulite o sporche, perché tutti abbiamo il bagno in casa. Noi oggi abbiamo tanti quaderni e tanti libri colorati e studiamo anche l’inglese. Nella nostra scuola c’è la biblioteca, l’aula computer e perfino la Lim, lavagna interattiva multimediale. Le insegnanti sono severe ma anche buone, ci insegnano senza punirci. Le nostre aule sono pulite, luminose e ogni bambino ha il suo banco e la sua sedia che bisognerebbe tenere in ordine. D’inverno il termosifone ci riscalda. Le maestre ci educano al rispetto e all’ascolto di tutti senza fare confusione. M. S.
  • 29. S econdo me i banchi di una volta erano in legno, vecchi e rotti. La scuola di adesso, a differenza di quella di una volta, è migliore perché non ci sono più le punizioni di un tempo. Adesso ci sono i computer, le lavagne elettroniche, le penne con l’inchiostro già inserito, ci sono le stampanti per le fotocopie. Le nostre maestre non sono più tanto severe, anche se vogliono da noi alunni la massima concentrazione. L. C. L a scuola di adesso è molto cambiata rispetto ai tempi passati. Una volta gli alunni avevano il grembiule, invece adesso no, ognuno veste come vuole. Per ogni materia si usa un quaderno diverso e un libro, molte penne e colori e la maestra cambia quasi per ogni disciplina. Ogni alunno si porta la merenda da casa e la mangia mentre si gioca durante la ricreazione. Nelle scuole di oggi ci sono troppi bambini che portano a distrazione e le maestre sono sempre meno severe, d’altra parte non possono punire i bambini come un tempo si usava, ora possono solo dare note da firmare ai genitori. S. L. N ella scuola di oggi, rispetto a quella dei nostri nonni, le punizioni sono molto diverse in confronto a quelle di una volta perché le maestre ti punivano mettendoti in ginocchio sui sassi, dietro la lavagna, e se eri mancino ti davano una bacchettata sulla mano. Adesso le maestre sono molto più pazienti perché ti richiamano più volte e se non ascolti ricevi una nota. I banchi su cui sedettero i nostri nonni erano scomodi perché essendo per due persone si stava stretti, mentre adesso ognuno ha il suo banco. La ricreazione, che si faceva in giardino, durava a quei tempi un quarto d’ora, mentre adesso dura una ventina di minuti e si sta nel cortile della scuola. I nonni compravano quaderni, inchiostro e pennino, ma i libri venivano forniti dalla scuola, mentre adesso si compra tutto il materiale occorrente, compresi i libri. I nostri nonni avevano una sola maestra per tutte le materie, invece oggi abbiamo più di una maestra che si occupa di materie diverse.
  • 30. Preferisco, senza dubbi, la scuola dei nostri giorni perché si vive in un ambiente migliore. F. G. N on vorrei essere andato a scuola ai tempi dei nonni perché il maestro dava delle punizioni severe. T.B. Q uesto racconto mi ha fatto capire che noi siamo più fortunati perché gli insegnanti oggi non danno più punizioni dolorose, cioè non danno le bacchettate sulle mani. Le pareti delle nostre aule sono colorate da tanti disegni e cartelloni che abbiamo fatto noi con la maestra. Noi abbiamo la fortuna di avere tante maestre. A.C. N oi bambini siamo più fortunati avendo avuto tanto anche se non riusciamo a comprendere il valore delle cose. M.S. P enso che una volta la scuola era troppo severa. I bambini devono essere trattati con dolcezza. Io sono fortunato perché la scuola oggi è diversa. S.G. L a scuola di tanto tempo fa non era poi così malvagia, ma io non ci vorrei lo stesso essere stata perché i maestri erano severi: usavano le bacchette, che oggi non si usano più, e altri brutti metodi di punizione. G.F.
  • 31. A me piace la scuola di oggi perché è colorata e vivace. Le maestre ci fanno fare cose interessanti e divertenti. La scuola del passato mi sembra un po’ triste, ma secondo me, è giusto che i bambini stiano in silenzio durante la lezione. E.Y. O ggi siamo fortunati perché non ci sono più le maestre di una volta con le loro pesanti punizioni. S.S. D opo le informazioni raccolte sulla scuola del passato posso dire di essere stato colpito dalla posizione della cattedra sopra una pedana, come segno che la maestra governava, come un re, sui suoi alunni, facendosi rispettare anche con dure punizioni. D.G. S ono fortunata a frequentare la scuola di adesso, poiché a me non sarebbe piaciuto andare in una classe così poco accogliente, fredda e con maestre severe. La cosa che mi ha più spaventato sono state le punizioni troppo dure, perché, secondo me, non è giusto far del male ai bambini. E.T. I o sono felice di essere nata dopo perché, secondo me, le maestre di una volta erano troppo severe e pretendevano molto. Poi, dovevi fare un silenzio di tomba, altrimenti ti davano brutte punizioni. Ora, per fortuna, non danno punizioni così severe. M.B. I o preferisco la scuola di adesso. Siamo fortunati perché non indossiamo la divisa e non scriviamo con il pennino. Mio nonno mi ha raccontato che la sua maestra, quando si arrabbiava, gli dava pizzicotti molto forti che lasciavano il segno nero. Ogni tanto usava anche la stecca e gli bacchettava le mani.
  • 32. Adesso le maestre sono meno severe e non ci danno tante punizioni. Le mie maestre sono buone e gentili e io vado volentieri a scuola. A.F. O ggi chiacchieriamo tanto, se ci fossero le punizioni di una volta, poveri noi! Siamo proprio fortunati! Però sarebbe bello che anche noi iniziassimo la scuola a ottobre! Noi abbiamo messo il grembiule solo in prima e in seconda e abbiamo quattro maestre che ci insegnano. Alla mattina non facciamo né le preghiere né il canto, come invece si usava una volta. Adesso ogni bambino ha tanti quaderni e libri con immagini e colori. Usiamo le penne e le matite. Abbiamo tante materie e si fanno anche attività che ci permettono di capire quanto è bello e utile stare insieme. Le aule che ci sono adesso non sono fredde, se batte il sole possiamo oscurare e accendere la luce, pertanto in classe, si può lavorare bene sempre. I banchi che usiamo adesso non sono in legno massiccio, quindi possiamo spostarli per lavorare anche a gruppi. La cattedra non è più posta sopra ad una pedana, la maestra passa di continuo e ci aiuta e ci spiega se siamo in difficoltà. Noi non abbiamo maestre severe: non ci sgridano tanto e non ci danno mai punizioni pesanti. Adesso non sempre c’è il silenzio in classe e non sempre i miei compagni sono obbedienti, allora, con tanta pazienza e con il dialogo le maestre ci fanno riflettere sui nostri comportamenti sbagliati e poco educati. A.A. S econdo me le scuole di una volta erano tristi ma in fondo erano utili. A quel tempo non tutti potevano andarci; alcuni potevano al massimo frequentare fino in terza, per imparare a leggere, scrivere e contare. Quando avevano imparato queste cose potevano andare ad aiutare i genitori in campagna. Noi oggi siamo fortunati perché possiamo studiare fino all’università e imparare così tante più cose. G.T.
  • 33. l giorno d’oggi siamo più fortunati perché ci sono più comodità e materiali A assortiti, come penne, pennarelli, libri e quaderni colorati e divertenti. Il rapporto con le maestre è più amichevole. E.R. a scuola all’inizio del Novecento era molto diversa da quella di oggi. L Per me gli alunni di quel tempo sono stati coraggiosi perché gli insegnanti erano molto severi e la scuola era più dura, invece noi siamo fortunati, con tutte le comodità che ci sono e un materiale scolastico vario, possiamo imparare tante cose divertendoci. D.R. D el racconto dei nonni mi ha colpito che i bambini a scuola dovevano prestare attenzione agli oggetti che trovavano per terra perché potevano essere delle bombe non esplose della guerra. Per fortuna noi non abbiamo problemi di questo tipo. N.E. L e maestre a quel tempo usavano delle punizioni che adesso non si usano più, per cui io mi sento più fortunato perché ho delle buone insegnanti. N.L.