IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
UN ALBERO PER AMICO
1. UN ALBERO PER AMICO
Racconto a 26 mani
su una storia quasi vera di alberi,
bambini e amicizia.
Classe III F
2. LETTERA AL SINDACO
Era il 21 novembre, il giorno della festa degli alberi, pioveva, così i bambini della terza F erano rimasti in classe a
lavorare, a pensare, a discutere e a piantare dei bulbi di tulipano e di giacinto, nei vasi, sui davanzali delle finestre.
Lavorando e discutendo scoprirono che esisteva una legge, che diceva che ogni volta che nasce un bambino o che
viene adottato, il Comune deve piantare un albero. I bambini leggendo questa legge, si chiesero se anche quando erano
nati loro, il Sindaco avesse piantato un albero. Nessuno lo sapeva, e Allora Giorgia disse - Visto che non sappiamo se
sono stati piantati gli alberi perché non scriviamo una lettera al Sindaco?La maestra rispose - E’ un’ottima idea Giorgia! –
Così ognuno scrisse la sua lettera, la maestra mise insieme le frasi più belle e la inviarono al Sindaco. Ma il Sindaco
non rispose perché era troppo impegnato, rispose, però, il Direttore della loro scuola, dicendo che potevano piantare
degli alberi, che il Comune e il Vivaio Decandia avevano donato alla scuola. Potevano piantarli nel giardino di Via
Marmolada, vicino alla scuola materna.
I bambini pensarono che era difficile scavare le buche e procurarsi gli attrezzi, allora la maestra suggerì di chiedere aiuto
al signor Giovanni, il bidello della scuola, e Simona andò a chiamarlo. Il signor Giovanni disse ̶ Si, va bene, ma io da
solo non ce la faccio! – Subito Simona disse ̶ Posso dirlo a mio nonno!
E Giuseppe L. ̶ E io a mio nonno!
̶ Si, anche al mio ̶ urlò Giuseppe C. ̶ mio nonno ha la campagna e sa come si piantano gli alberi. ̶
Giorgia aggiunse ̶ Può venire anche mio padre che adesso non ha un lavoro.
La maestra disse ̶ Che ne dite se facciamo una festa in giardino? ̶ E tutti ̶ Siiiiiiiii! ̶
Nunzio, Giuseppe Segreto e Sandro gridarono - Sì, così facciamo le caldarroste come in prima elementare!
Nei giorni successivi misero insieme tutte le loro belle idee e organizzarono la festa in giardino. Con le bucce d’arancia
preparano degli addobbi per decorare un albero di Natale, scrissero delle lettere per gli amici alberi, preparano dei
cartellini con il nome dell’albero e del bambino che doveva piantarlo, e fecero delle ricerche sui diversi tipi di albero.
(Giorgia, Alessia, Daniele, Giuseppe C.)
3. A PIANTARE GLI ALBERI
Lunedì pomeriggio, 16 dicembre era tutto pronto per piantare gli alberi e fare la festa.
Qualche giorno prima il nonno di Simona, quello di Giuseppe C., di Giuseppe L. e il papà di Giorgia avevano
fatto delle buche nel giardino. I bambini erano entusiasti ed eccitati e come al solito facevano chiasso. La
maestra disse di ricordarsi di prendere gli addobbi, i cartellini e le lettere e tutti si avviarono verso il giardino.
Vanni senza accorgersene fece cadere la sua lettera mentre la metteva in tasca. Quando arrivò giù cercò nella
tasca, ma non la trovò. Tornò indietro insieme al papà, per cercarla ma la porta della biblioteca era chiusa, così
dovette entrare dalla porta del cortile di Via Marmolada e la trovò in classe. Per fortuna arrivò nel giardino in
tempo, c’erano quasi tutte le mamme, i nonni e alcuni papà. I papà avevano aiutato il signor Giovanni a
trasportare le piante. Ce n’erano molte da piantare: le querce, i castagni, l’ulivo, i carrubi, i gelsi, i mandorli.
Erano alcune con due o tre foglie e le altre quasi tutte senza foglie e non si riconoscevano più, quindi il signor
Giovanni ebbe un po’ di difficoltà nel consegnarle ai bambini.
C’era un po’ di confusione, qualcuno aiutato dai nonni piantava gli alberi, quelli che avevano finito di piantare
gli alberi saltavano, giocavano e correvano tutti avanti e indietro perché si annoiavano ad aspettare. Mentre
Nicola aspettava il proprio turno si era appoggiato con le spalle al recinto, un ragazzo di scuola media, che
stava fuori, infilò la mano e gli tirò il cappotto. Quando Nicola tornò a casa indossò il pigiama e trovò un sasso
nella maglietta . Un altro dei ragazzi lanciò un sasso nel fianco a Rosa.
Dopo un po’ tutti stavano leggendo le lettere agli amici alberi, erano felici perché adesso ognuno aveva il suo
albero da poter curare, ma si accorsero che i ragazzi grandi che erano fuori, ridevano. Intanto il Signor
Giovanni accese il fuoco e mentre preparava le caldarroste, tutti gli alunni della terza F decoravano l’albero
di Natale con le bucce d’arancia. Un po’ prima che le caldarroste fossero pronte arrivò il direttore, fecero un
grande applauso ai nonni e al signor Giovanni e poi tutti a mangiare le caldarroste.
Alla fine il Direttore li salutò. Intanto si fece buio e cominciava a far freddo, cosi tornarono nell’aula a prendere
gli zaini. Claudio il giorno dopo non venne perché in giardino aveva preso freddo e gli faceva male la gola.
(Vanni, Giovanna, Angela, Claudio, Domenico)
4. ATTACCO DEL NEMICO
Un pomeriggio Angelo, Nicola, Gaetano e Domenico uscirono a fare una passeggiata e passarono vicino
alla scuola dalla parte di Via Marmolada per dare un’occhiata agli alberi che avevano piantato. Videro da
lontano dei ragazzini grandi e piccoli che lanciavano pietre nel cortile, ad un tratto un bambino lanciò una
pietra nel giardino sfiorando la finestra della Scuola materna, altri giocavano col pallone e rovinavano gli
alberi e degli adulti, invece di arrivare fino al bidone, lanciarono la spazzatura che avevano in mano,
dentro il giardino.
Poi un ragazzo scavalcò la recinzione calpestando le piantine e all’albero di Angelo cadde il bastone che
lo reggeva.
I quattro amici molto impauriti restarono a guardare da lontano e notarono anche un’altra cosa:
un cane randagio passava vicino al recinto e, ad un tratto passò un motocarro, che non si fermò quando il
cane attraversò la strada e con le ruote gli schiacciò una zampa. Il cane poverino sanguinava. I quattro
amici corsero per soccorrerlo, ma il cane scappò zoppicando e i ragazzi più grandi ridevano di lui. Da quel
giorno il cane zoppica.
Intanto erano cominciate le vacanze di Natale e i quattro amici dovettero aspettare che ricominciassero
ad andare a scuola per raccontare tutto ai compagni e alla maestra.
(Martina, Giuseppe S., Giulia, Nicola)
5. TRAGEDIA DI CAPODANNO
Era la notte dell’ultimo dell’anno, il 31 dicembre. Daniele per caso passò vicino al giardino della scuola
per andare a festeggiare dalla nonna e vide qualcosa di strano. Vide dei ragazzi intorno al recinto che
lanciavano dei petardi contro i piccoli alberi. Alcune piante presero fuoco. Daniele vide anche una piccola
tartaruga camminare lentamente e pensò - Somiglia proprio alla tartaruga di Alessandra!Alessandra qualche tempo prima l’aveva portata a scuola e loro l’avevano osservata proprio bene. Un
ragazzo che aveva visto anche lui la tartaruga lanciò un petardo sulla sua corazza. La povera tartaruga
esplose in mille pezzi. Daniele spaventato e dispiaciuto pensò di raccontare tutto ai suoi amici.
Al rientro dalle vacanze di Natale, Angelo, Nicola, Gaetano, Domenico e Daniele raccontarono ai loro
compagni di classe e alla maestra cosa era successo nel giardino. Quel giorno Alessandra era in ritardo e
arrivò proprio mentre Daniele raccontava dell’esplosione della tartaruga e stava dicendo che assomigliava
proprio a quella di Alessandra. Alessandra preoccupata disse ̶ Andiamo subito a vedere! La mia
tartaruga non c’è più a casa, è scomparsa, l’ho cercata in camera mia, in quella dei miei genitori, in
quella dei miei fratelli e anche fuori di casa, è scappata!
La maestra preoccupata da questi racconti disse ̶ Andiamo subito a vedere!
Così tutti andarono in giardino a controllare cosa era successo. Lì trovarono foglie spezzate e bruciate
alcuni alberi bruciati e Alessandra riconobbe il fiocchetto blu che aveva legato intorno alla zampa di Gigi,
così si chiamava la sua tartaruga, perché era un maschio. Tutti rimasero sorpresi, si sentivano male e non
sapevano cosa dire. Alessandra la prese molto male e a un certo punto iniziò a piangere in mezzo al
giardino perché quella tartaruga le stava molto a cuore, tutti i compagni si misero a fianco a lei.
Nel giardino trovarono anche lattine di birra, di detersivo, accendini consumati, un pezzo di salmone,
gusci di uova e i bastoni che reggevano gli alberi per terra.
(Alessandra, Emi, Elena, Nunzio)
6. UN PIANO DI DIFESA
Allora i bambini cominciarono a parlare tra di loro e pensarono di progettare un piano di difesa.
Domenico voleva portare delle mitragliette, Sandro propose di costruire una trappola, Emi di mettere
una rete con la corrente elettrica così chi si avvicinava prendeva la scossa. Nicola e Rosa non erano
d’accordo e dissero ̶ Ma così saremmo come loro! ̶ Rosa e Giuseppe S. proposero di fare
un’assemblea con i genitori del quartiere, proprio con quelli che gettavano i rifiuti contro gli alberi, per
dirgli di smetterla e forse avrebbero capito che non si deve buttare niente nel cortile.
Mentre in giardino i bambini parlavano di un piano di difesa, tutti gli alberi li ascoltavano. Ad un certo
punto i bambini videro che gli alberi si mossero, presero vita e anche tutti gli animali del prato
uscirono dal letargo: le api, i serpenti, le formiche, una puzzola!
Tutti loro dissero ̶ Non vi preoccupate! Ci penseremo noi! – E promisero di aiutarli per allontanare i
nemici.
Quando vennero i soliti ragazzi a lanciare le pietre, gli alberi scossero la chioma e fecero cadere le
pigne in testa ai ragazzi, le formiche li pizzicarono ai piedi, le api ronzando intorno a loro li
spaventarono e i ragazzi se ne andarono. Arrivarono alcuni adulti e prima che buttassero i rifiuti nel
giardino spuntarono dalle pietre i serpenti e la puzzola. Le persone spaventate dai serpenti e
disgustati dal cattivo odore della puzzola, scapparono. I bambini abbracciarono gli alberi e dissero ̶
Grazie, avete fatto scappare i nemici, grazie!
Emi ebbe un’altra idea ̶ Scriviamo un cartellone da mettere davanti al giardino?
La maestra disse – Va bene, ma cosa ci scriviamo sopra?
Rosa suggerì ̶ Non buttate più rifiuti nel giardino altrimenti gli alberi moriranno e rimarremo senza
ossigeno!
̶ Sì, però se piove si bagna! ̶ Dissero Daniele e Domenico .
̶ Possiamo farlo plastificare ̶ propose la maestra.
Per scriverlo chiesero aiuto ai genitori che si impegnarono anche a parlare con tutti gli abitanti del
quartiere e ovviamente con i genitori dei ragazzi che lanciavano le pietre e con gli adulti che buttavano
i rifiuti.
Tutti così capirono che la natura è importante, nessuno più buttò i rifiuti nel giardino e i genitori dei
ragazzi che trattavano male gli alberi, per punizione gli diedero il compito di pulire il giardino. Li
aiutarono a fare questo lavoro anche quegli adulti che avevano buttato la spazzatura.
(Stefano, Simona, Angelo, Giuseppe L.)
7. LA CASA SUGLI ALBERI
Da quel momento nessuno diede più fastidio alle piante e gli alberi diventarono grandi e robusti.
Un giorno tutti gli alunni della terza F, erano nel giardino a guardare contenti come gli alberi erano cresciuti bene,
quando all’improvviso, Giuseppe L. guardando gli alberi ebbe un’idea straordinaria e disse
̶ Facciamo una casa sull’albero? ̶ Tutti risposero urlando ̶ Siiiiiiiiiiiiiiiiiiii! ̶ compreso la maestra che dopo un po ’
disse ̶ Silenzio, silenzio, è una bella idea, ma bisogna organizzarsi bene!
Il giorno dopo erano di nuovo tutti in giardino, e Nicola suggerì ̶ Martina, Daniele, Stefano ed Emi che sono i pi ù
bravi a disegnare possono fare il progetto della casa.
Giovanna propose ̶ Facciamo una casa per ciascuno?
Ma nessuno era d’accordo perché era poco divertente stare da soli.
Vanni preoccupato ̶ Però una casa è piccola per entrarci in 26!
Allora la maestra propose ̶ Forse ne possiamo fare una un po ’ più grande usando quattro alberi, che ne dite?
E tutti furono d’accordo – Ma da soli non possiamo farcela! – aggiunse la maestra.
Subito intervenne Simona ̶ E chi ci aiuterà? Chi ci porterà il materiale adatto? Chi ci porterà il legno?
Così tutti cominciarono a dire ̶ Io chiedo a pap à!
̶ Io chiedo a nonno!
̶ E poi c’è il bidello, signor Giovanni, che è gentile e ci aiuta sempre.
Simona disse che Annibale, il suo amico falegname li poteva aiutare a trovare le assi di legno, Rosa disse che
anche il suo amico Rocchino faceva il falegname e Giorgia aggiunse che il nonno aveva del legno. Nicola disse
che anche lui aveva un amico falegname di nome Giacomo e Alessandra concluse ̶ Mio padre costruisce le case
e di sicuro ci può aiutare.
Giulia fece l’elenco di tutto il materiale che poteva servire: legno, chiodi, martelli, pennelli e colori per dipingere, le
tende per le finestre e una scala. Si divisero in gruppi e cominciarono a cercare.
Il giorno dopo iniziarono i lavori: i nonni con le assi di legno montarono la casa, i papà e il signor Giovanni
montarono il tetto, i bambini pitturavano le pareti come volevano.
Finiti i lavori si riunirono in giardino e decisero cosa fare dentro la casa. Tutti avevano qualcosa da proporre ̶
Possiamo andare a studiare la natura ̶ disse Emi.
̶ Leggiamo i libri insieme ̶ disse Rosa.
8. ̶ Ci andiamo a scrivere i racconti ̶ disse Vanni, che da grande voleva fare lo scrittore.
̶ Possiamo riunirci in Consiglio ̶ propose la maestra.
Alessandra che voleva diventare una cantante suggerì ̶ Cantiamo e suoniamo!
Alla fine Rosa ebbe un’idea bellissima ̶ Il lunedì pomeriggio dopo il rientro, invece di andare a casa,
possiamo fermarci a dormire con i sacchi a pelo!
– Sì,sì, così la notte possiamo guardare e studiare le stelle! ̶ aggiunsero Nicola, Daniele ed Emi.
La maestra disse che si potevano fare tutte queste cose e tutti erano molto soddisfatti.
Un giorno i bambini fecero pace con i ragazzi più grandi e li invitarono nella casa sull’albero a fare una festa.
In quell’occasione Giorgia, Giulia, Nicola, Rosa e Daniele suonarono i loro strumenti e tutti cantarono, ballarono
e mangiarono dei dolci.
I bambini usarono la casa per incontrarsi ogni volta che si sentivano tristi e si facevano consolare dai loro amici
alberi, fino a quando diventarono adulti. E quando ebbero dei figli portarono i loro figli a giocare nella casa
sugli alberi. E anche la maestra, che era già un po’ anziana, partecipò sempre ai loro incontri, fino a quando le
sue gambe le permisero di arrampicarsi, e portava sempre dei buoni dolci per i bambini.
(Rosa, Sandro, Aurora, Gaetano)