Conferenza di Meditazione Gnostica del 1 Dicembre 2015 di presentazione del seminario ispirato al libro del Maestro Samael Aun Weor Sì c'è l'Inferno, sì c'è il Diavolo, sì c'è il Karma
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Dante in veste di medico - La medicina nella Divina CommediaAntonio Tandoi
Dante Alighieri aveva frequentato L'arte dei medici e degli speziali per qualche anno: le sue conoscenze nella medicina si sono automaticamente riversate nelle sue terzine dell'Inferno, luogo in cui la sofferenza fisica lo fa da padrone.
PPT. E bravo Dante. Te lumte Dante.
Dante canta alla donna, e anche uno dei laudi piu` belli di tutti tempi alla Madonna.
Dante i kendon gruas, dhe nje nga lavdet me te bukura te tegjitha koherave Zojes se bekuar.
La transumanza è la migrazione stagionale e temporanea delle greggi, delle mandrie e dei pastori che si spostano da pascoli situati in zone collinari o montane verso quelli delle pianure e viceversa, percorrendo le vie naturali dei tratturi
Coniugare passato, presente e futuro per far acquisire una cultura e una conoscenza storica.
Conoscere eventi e tradizioni del territorio legati al vissuto soggettivo e ambientale.
Favorire la conoscenza, il rispetto e la difesa dell’ambiente.
Sviluppare competenze trasversali rispetto alle discipline muovendo dalla cultura del territorio
I docenti delle classi IV e V della scuola primaria di Casacalenda e il dirigente Antonio Vesce, nella profonda convinzione che “il territorio” rappresenta la memoria storica degli eventi, sintesi visibile della relazione uomo-ambiente, hanno incentrato l’attività didattica sul luogo vissuto , approfondendo la conoscenza delle opere d’arte presenti, con l’intento di interessare e sensibilizzare i ragazzi alla valorizzazione e tutela del patrimonio culturale e naturale.
Il progetto “Impara l’arte…” condotto dagli esperti Michelangelo Carozza e Liana Pasquale è stato strutturato in più percorsi: in un primo momento gli esperti hanno illustrato le linee essenziali della storia dell’arte attraverso la proiezione di slide supportate da Pigmy, un simpatico pennello colorato. Successivamente hanno guidato la visita nei luoghi di culto: la chiesetta di Sant’Onofrio, la Chiesa dell’Addolorata, la Chiesa di Santa Maria Maggiore e ciò ha consentito ai ragazzi di imparare a distinguere bene un affresco da un quadro, una statua da un rilievo, una colonna da un pilastro, a leggere l’ “opera” d’arte. E’ stata dopo sperimentata l’antica tecnica dell’affresco e realizzata una personale piccola opera d’arte: dal disegno preparatorio allo spolvero fino alla stesura del colore sull’intonaco fresco.
La storia di Cipì di Mario Lodi che vi presenteremo narra le avventure di un uccellino “diverso” dagli altri. Fin dal primo giorno di vita, Il nido, gli sta piccolo e i consigli della mamma non bastano a frenare la sua curiosità…Il desiderio di conoscere il mondo è sempre più forte di qualsiasi prudenza. Eppure questa sua ribellione lo porta a misurarsi con grandi esperienze, imprese … scopre le bellezze della natura, il valore dell’amicizia … impara a difendersi dagli uomini, dal signore della notte, dal temporale … Alla fine, diventa padre e insegna ai suoi figli: “… ad essere laboriosi per mantenersi onesti, ad essere buoni per poter essere amati, ad aprire bene gli occhi per distinguere il vero dal falso, ad essere coraggiosi per difendere la libertà”.
Cipì è un racconto molto coinvolgente che descrive sia il quotidiano e sia l’ universale; in un piccolo mondo — tetto, albero, prato, fiume — vediamo svolgersi grandi battaglie: la fame, la sopravvivenza, il freddo e la ricerca di una casa e nello stesso tempo belle vittorie, :quella di crescere, diventare grandi, migliorare se stessi e la propria natura, il proprio carattere
3. Era appena l’alba, il cielo aveva l’azzurro colore dello zaffiro, così dolce a vedersi, dopo la tenebra dell’Inferno. Brillavano quattro stelle che Dante non aveva mai visto: egli era, infatti,sotto lo sconosciuto firmamento australe. Mentre le ammirava commosso, si avvicinò un vecchio dai capelli e dalla barba bianca: era Catone, il custode del Purgatorio.
4. Dopo l’incontro con Catone, Dante e Virgilio camminavano lungo la spiaggia. All’ improvviso sul mare apparve una luce che si fece sempre più vicina. Disse Virgilio:”Piega il ginocchio: sta giungendo un angelo”. Pochi istanti ancora e s’accostò una navicella senza remi e senza vela carica di cento e più spiriti; a poppa, con la beatitudine scolpita sul viso, stava un angelo…
5. Dante e Vigilio ripresero il loro cammino. Camminando, volgevano le spalle al sole, e a un tratto Dante vide sulla spiaggia una sola ombra, la sua; subito si girò, temendo di essere rimasto solo…
6. S’avviarono su per il sentiero, fermandosi di tanto in tanto a prender fiato. Giunsero infine ai piedi del Purgatorio, formato da una grande cornice e da sette gradini sempre più alti, che giravano tutt’attorno al monte. Alcuni spiriti indicarono a Dante e Virgilio uno stretto passaggio, come una fenditura nella roccia del monte.
7. Dante lo riconobbe: era Belacqua, un fiorentino celebre per la sua pigrizia. Belacqua spiegò a Dante di essere sempre stato pigro, anche in punto di morte: per pentirsi, infatti, aveva aspettato l’ultimo minuto. . . Ad un tratto videro che, seduti tra le rocce, v’erano alcuni spiriti e uno di loro teneva le braccia attorno alle ginocchia, sulle quali posava la testa.
8. Dante gli chiese come mai il suo corpo non fu mai ritrovato. Buonconte spiegò che, appena morto sul campo di battaglia, un angelo e un diavolo erano scesi su di lui: l’angelo prese la sua anima, allora il diavolo gridò:” Me lo togli, mi rubi la sua anima? Bene, saprò io che cosa fare del suo corpo!”Suscitò quindi un gran temporale, e le onde dell’Archiano sospinsero il suo povero corpo nell’Arno, che lo trascinò via, seppellendolo per sempre nella sua melma… Più oltre incontrarono un’altra schiera di spiriti, tra questi c’era Buonconte da Montefeltro , morto nella battaglia di Campaldino.
9. Proseguendo il cammino, incontrarono l’ombra del poeta Sordello che si offrì di accompagnare i due viandanti da chi, meglio di lui, conosceva la strada per accedere al Purgatorio. Scesero, dunque, seguendo Sordello, in una piccola valle, tutta verde di tenera erba e ridente di fiori. In quel luogo di pace, sedevano alcune anime che cantavano l’inno alla Vergine, il “Salve Regina”. Erano le anime dei principi, dei re e degli imperatori che sulla terra erano stati negligenti…
10. Il sole intanto volgeva al tramonto. All’improvviso nella piccola valle apparve un serpente che avanzava strisciando nell’erba. Due angeli, armati di spada, si gettarono subito verso di lui, come sparvieri…
11. D’un tratto Dante vide delle pietre che, stranamente, si muovevano: sotto ognuna di quelle pietre c’era uno spirito e quelli erano spiriti di uomini che, in vita, erano stati superbi. Dante si chinò per ascoltare uno di loro… Entrati nel Purgatorio (quello che Dante e Virgilio avevano visitato fino a quel momento era solo l’anti-Purgatorio) presero a salire fino a quando arrivarono nella prima cornice.
12. Ripresero il cammino. Dopo alcune ore un angelo, dal volto luminoso come una stella e dalla tunica candida, si fece avanti e disse:”Venite, di qui è la scala per salire alla seconda cornice, non farete molta fatica”e li condusse a un passaggio…
13. Dante e Virgilio camminavano nella seconda cornice quando giunsero a un punto nel quale, appoggiati alla parete del monte, stavano gementi numerosi spiriti: stavano là, vestiti di stracci, uno con la testa sulla spalla dell’altro a sostenersi e darsi forza, in una pietosa scena di miseria; tutti avevano le palpebre cucite con filo di ferro. In vita avevano guadato gli altri con occhi pieni d’invidia, adesso non potevano vedere la luce. Una di quelle anime apparteneva a Sapìa di Siena…
14. Dante e Virgilio salirono la scala che portava al terzo gradino del Purgatorio. Vennero investiti da un fumo così scuro e denso, da ricordare a Dante le brume dell’Inferno. Lì pativano gli iracondi: l’ira gli accecò da vivi, ora quella tenebra toglieva loro la vista. Uno degli spiriti si fece avanti nella buia nebbia e camminò accanto ai due fino a quando non si vide, lontano, una vaga luce…
15. Sul quinto gradino Dante e Virgilio videro gli spiriti che là si purgavano dei loro peccati: stavano distesi a terra, faccia all’ ingiù, lamentandosi, piangendo, sospirando. In quel modo erano puniti gli avari: per amore del denaro, volsero le spalle al vero bene, cioè a Dio, adesso erano castigati così, costretti a volgere le spalle al cielo. Dante si inginocchiò accanto a uno di quegli spiriti che, in vita, era stato papa con il nome di Adriano V…
16. Passarono oltre. All’ improvviso il monte si scosse, sussultando come per un terremoto, subito dopo si udirono gli angeli cantare. Tornò il silenzio e i due si rimisero in cammino. Incontrarono uno spirito, gli chiesero perché il monte avesse tremato. Lo spirito rispose:”Il monte trema ogni qual volta un ‘anima, purgata della sue colpe, si sente pronta a salire al cielo. Da cinquecento e più anni sono qui, ma ora finalmente mi sono sentito libero e disposto a salire più in alto”…
17. Dante e Virgilio chiesero allo spirito, che si trovava lì da tanto tempo, chi fosse:” Ero un poeta e vissi a Roma in tempo per divenir cristiano. Scrissi poemi che cantavano gli eroi antichi e il mio nome era Stazio. Il mio maestro, colui che mi ispirò, fu Virgilio…” Dante, allora, spiega a Stazio che aveva davanti a sé proprio il grande poeta dell’Eneide. Con un’esclamazione di stupore, Stazio si lasciò cadere a terra, abbracciando le ginocchia di Virgilio…
18. I tre poeti – due ombre e un uomo – salirono sulla sesta cornice. Ad un tratto apparve una processione che si avvicinava di buon passo. Dante rimase impressionato: non aveva mai visto esseri più magri, sembrava una processione di scheletri rivestiti di pelle. Uno degli spiriti si avvicinò. Non dal volto, scarnito e incavato, ma dalla voce Dante riconobbe Forese Donati, un suo amico. Forese gli spiegò che soffrivano in quel modo per la loro gola…
19. Ripresero il cammino. Giunsero così nel settimo e ultimo gradino del monte. Era, questo, un gradino tutto invaso dal fuoco, tranne uno stretto sentiero. Virgilio spiegò:”In queste fiamme, scontano i loro peccati quelli che si macchiarono di impurità. Ardono e cantano lodi a Dio”. Poco dopo apparve un angelo che gridò:”Non potrete procedere, se prima non passerete attraverso le fiamme…” Atterrito, Dante fece un passo in dietro. Virgilio gli tese allora le mani…
20. Avanzarono fino a un ruscello. Sulla riva opposta, ecco a un tratto apparire una donna che camminava cantando, fermandosi di tanto in tanto a coglier fiori. La donna, il cui nome era Matelda, spiegò ai tre poeti che ormai erano in quello che fu un tempo il Paradiso Terrestre… Giunsero infine alla sommità del monte. Dante vide dinanzi a sé uno spettacolo meraviglioso: alberi che sorgevano da prati cosparsi di fiori olezzanti; dai rami carezzati da una brezza gentile giungeva un dolce cinguettio d’uccelli.
21. D’un tratto Matelda, fermandosi, disse:” Guarda, fratello, e ascolta”. Dante udì una dolcissima melodia e gli parve di vedere, fra gli alberi del Paradiso Terrestre, altri alberi, alberi d’oro… Si fece avanti e vide che non si trattava di alberi, ma di sette giganteschi candelabri d’oro; si muovevano piano, lasciandosi appresso sette strisce, come altrettanti arcobaleni. Dietro i candelabri, v’era una meravigliosa processione…
22. La processione andò a fermarsi non lontano da Dante, che guardava rapito. Ed ecco apparire, entro una nuvola di fiori sparsi da mani angeliche, una donna vestita di rosso e avvolta in un mantello verde. Nel vederla, Dante si sentì come cadere, sconvolto dall’antico amore…
23. Durante il colloquio con Beatrice, Dante perde i sensi e cade a terra. Quando rinvenne, vide Matelda che lo sosteneva. Comprese che ella lo aveva immerso nel Letè e lentamente lo trascinava. Dopo essersi immerso anche nelle acque dell’Eunoè, Dante si sentì rinnovato, si ritrovò puro e disposto a salire alle stelle…