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METODOLOGIA
DELL’INSEGNAMENTO
DELLA PALLAVOLO
Dai presupposti teorici all’avviamento al gioco
Attilio Lombardozzi
INTRODUZIONE....................................................................................................................07
PRIMA PARTE: Metodologia dell’insegnamento
Premessa...................................................................................................................................11
Capitolo 1: La pallavolo........................................................................................................13
1.1 Caratteristiche della pallavolo...................................................................................14
1.2 Struttura della pallavolo...............................................................................................22
1.3 I modelli di prestazione della pallavolo...................................................................24
1.4 Le capacità di gioco.........................................................................................................25
Capitolo 2: L’allenamento....................................................................................................27
2.1 Aspetti particolari dell’allenamento nella pallavolo..........................................28
2.2 La classificazione degli esercizi..................................................................................30
2.3 Particolarità della periodizzazione dell’allenamento........................................38
Capitolo 3: L’insegnamento della pallavolo..................................................................45
3.1 L’allenamento come processo pedagogico.............................................................46
3.2 La situazione didattica..................................................................................................48
3.3 La comunicazione didattica.........................................................................................52
3.4 L’insegnamento e l’apprendimento delle tecniche..............................................55
Capitolo 4: L’apprendimento come fenomeno interattivo......................................59
4.1 Fasi del processo di apprendimento........................................................................60
4.2 Relazione tra esercitazioni e prestazioni di gara.................................................64
4.3 Dalla didattica per obiettivi alla didattica per competenze............................66
4.4 Il comportamento dell’allenatore.............................................................................70
LA PALESTRA..........................................................................................................................74
Indice
SECONDA PARTE: Avviamento alla pallavolo
Capitolo 1: La pallavolo giovanile tra teoria e realtà.................................................75
1.1 La situazione attuale......................................................................................................76
1.2 Primi passi nella pallavolo nella prospettiva socio-culturale.........................78
1.3 Il bambino..........................................................................................................................80
1.4 L’ambiente educativo.....................................................................................................83
1.5 L’età prescolare................................................................................................................86
Capitolo 2: L’avviamento allo sport..................................................................................89
2.1 Il gioco mediatore di apprendimento......................................................................90
2.2 I modelli culturali.............................................................................................................95
2.3 L’effetto inversione........................................................................................................98
2.4 Pallavolo a scuola.........................................................................................................101
Capitolo 3: Lo sviluppo a lungo termine delle capacità di gioco........................107
3.1 I presupposti della prestazione...............................................................................108
3.2 L’allenamento infantile...............................................................................................110
3.3 La coordinazione motoria nella pallavolo...........................................................113
3.4 L’atletizzazione del giocatore giovane..................................................................119
Capitolo 4: L’individuazione dei talenti.......................................................................123
4.1 Come giocare quando… non si gioca.....................................................................124
4.2 La valutazione delle capacità motorie nei giovani...........................................130
4.3 Individuazione e promozione del talento...........................................................134
4.4 L’allenatore (?) dei bambini.......................................................................................138
4.5 Il centro di avviamento alla pallavolo, il “pilotaggio” del sistema...............142
Conclusioni............................................................................................................................144
BIBLIOGRAFIA PRIMA PARTE......................................................................................145
BIBLIOGRAFIA SECONDA PARTE...............................................................................146
GLOSSARIO...........................................................................................................................147
Capitolo 1
La pallavolo
13
14 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo
1.1 CARATTERISTICHE DELLA PALLAVOLO
Analizzare gli aspetti che caratterizzano la pallavolo in quanto attività sportiva costituisce
un compito preliminare per poter affrontare correttamente le problematiche che il gioco
propone. “Sport” è un termine che nel tempo non solo ha moltiplicato il numero delle discipline
che comprende, ma soprattutto i significati che ad esso si possono attribuire. La pallavolo è
una disciplina sportiva con una storia non molto lunga, essendo stata inserita nel programma
olimpico in occasione delle olimpiadi di Tokyo nel 1964, ma è forse lo sport che più di ogni altro
si è innovato sia per quanto riguarda le regole di gioco che per l’adeguamento delle tecniche
allo spettacolo. Il gioco si è evoluto sensibilmente, ha preteso giocatori e giocatrici sempre più
prestanti e questa evoluzione ha richiesto allenatori preparati e particolarmente predisposti ad
approfondire i temi di tutte le aree del sapere che riguardano l’allenamento sportivo.
Per poter insegnare la pallavolo è necessario conoscerne ogni suo aspetto, anche se questo
requisito non è assolutamente sufficiente per assolvere con la giusta competenza questo
importante compito. C’è da sottolineare inoltre che in molti, in quanto ex giocatori, pensano di
conoscerla pienamente solo perché l’hanno giocata per anni, ma nemmeno questa esperienza si
può ritenere sufficiente per certificare la competenza necessaria per poter allenare.
Questi motivi rendono necessaria l’analisi del gioco della pallavolo per evidenziarne i molteplici
aspetti che nella loro interazione lo caratterizzano.
La pallavolo come gioco sportivo
La pallavolo è un gioco sportivo ed in questo senso è naturale considerarla come una evoluzione
del gioco che, partendo dalla sua accezione ludica, arriva ad istituzionalizzarlo nella categoria
che Klaus Heinemann nella sua classificazione definisce “sport tradizionali o competitivi”.
Sesiconsiderailpassaggiodagiocoasportsecondo
una prospettiva ludica, si dovrebbe invece parlare
di una involuzione del gioco perché ne perderebbe
i connotati fondamentali legati soprattutto al
divertimento rispetto alla prevalenza della ricerca
della prestazione, tipica dello sport agonistico.
La pallavolo, quindi, può spostarsi su un
segmento che presenta ai due estremi il gioco
e lo sport. Questo aspetto può costituire un
pregio l’elevatissimo numero di praticanti lo
dimostra ma anche un difetto di questo sport se
si considerano gli ambiti in cui si attua. Non è raro,
infatti, constatare che talvolta chi si deve allenare
preferirebbe… giocare per divertirsi.
È interessante constatare che anche da un punto
di vista metodologico la pratica della pallavolo
segue lo stesso percorso: partendo dal gioco,
infatti, si evolve in disciplina sportiva interpretata
in maniera sempre più complessa.
La pallavolo, effettivamente, va proposta ai più
giovani come gioco: “il gioco subito” è il paradigma dominante nelle prime fasi dell’avviamento
allo sport, ma quando poi si passa alla competizione la dimensione ludica si dissolve per lasciare
sempre più spazio al rispetto dei principi dell’allenamento razionale.
27
Capitolo 2
L’allenamento
28 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo
2.1 ASPETTI PARTICOLARI DELL’ALLENAMENTO NELLA PALLAVOLO
L’allenamento è un processo pedagogico che attraverso la ripetizione sistematica di specifiche
attività tende a far raggiungere all’atleta le massime prestazioni a lui possibili nelle competizioni.
Nella pallavolo, come d’altra parte in tutti i giochi sportivi di squadra, l’allenamento va concepito
come un percorso tendente alla formazione della personalità del giocatore sia come singolo
individuo che come componente del gruppo-squadra.
La preparazione del giocatore, pertanto, dovrà essere rivolta a diverse componenti: area
biologica, area psico-motoria, area psico-sociale. In questo senso dalla definizione stessa di
allenamento si evincono alcuni aspetti particolarmente significativi:
1 La dimensione pedagogica
Ogni allenatore deve rendersi conto che la sua relazione con i giocatori e il suo comportamento
possono influenzare la formazione degli stessi non solo in senso positivo, ma anche in senso
negativo. È necessario, pertanto, che chi guida l’allenamento si renda conto di questa particolare
funzioneinmanierataledarivolgereisuoiinteressiculturalinonsolosugliaspettitecnico-tattici
o fisici della preparazione, ma anche verso aree del sapere che riguardano le tecniche della
relazione didattica e della gestione del gruppo. In questa prospettiva agli allenatori spetta, ad
esempio,ilcompitodiimpadronirsidellecompetenzenecessarieperlaconduzionedelleriunioni
dicaratteretecnicoe,ancordipiù,quellenecessarieperilcontrolloeilregolareandamentodelle
dinamiche di gruppo.
2 Sistema dinamico complesso
La preparazione di una squadra di pallavolo deve essere rivolta ai vari fattori che nella loro
interazionecostituisconolecapacitàdigioco.Partendodalpresuppostochelosviluppodiognuno
diquestifattoriseparatamentedaglialtrinonsolonongarantisceilprogressodelleprestazionidi
gara ma addirittura potrebbe costituirne un’interferenza, è indispensabile predisporre nel piano
della periodizzazione dell’allenamento i tempi più opportuni per sviluppare separatamente
o complessivamente tali fattori. L’analisi delle capacità di gioco mette in evidenza le quattro
componenti che interagendo, producono la prestazione del giocatore e della squadra. Si può
però ragionevolmente affermare che la maggior parte dei tecnici utilizzano metodologie riferite
più allo sviluppo delle capacità motorie e alle abilità tecnico-tattiche che agli aspetti psicosociali.
Il fenomeno diventa ancor più evidente quando l’allenamento delle capacità organico-muscolari
si svolge esclusivamente in tempi e modi del tutto decontestuati.
La dimensione sistemica delle capacità di gioco deve essere assolutamente tutelata ed in questo
senso l’utilizzazione degli esercizi di gara svolge un ruolo di primaria importanza. In proposito
Teodorescu(44)sottolineachelaricercadeimezzitendentiadaumentarelacapacitàcompetitiva
degli atleti ha reso opportuno impiegare su larga scala un approccio metodologico che si può
definire: “ riproduzione della forma del modello dell’attività di gara nelle condizioni dell’allenamento”.
3 Contenuti dell’allenamento
La spinta allo sviluppo delle prestazioni in gara si deve alle esercitazioni attuate nelle sedute di
allenamento. L’esercizio, pertanto, si deve considerare lo strumento utilizzato negli allenamenti
per perseguire obiettivi prefissati. La formulazione e lo svolgimento degli esercizi appare però il
piùdellevolteun’operazionetropposemplicisticaperchéquestivengonospogliatidiunaseriedi
aspettitipicideigiochisportivialpuntotaledaridurne,spessoancheannullarne,glieffettiattesi.
A dimostrazione di questa tesi sta, ad esempio, la mancanza di una precisa e attendibile risposta
dell’esito dello svolgimento del compito.
45
Capitolo 3
L’insegnamento
della pallavolo
46 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo
3.1 L’ALLENAMENTO COME PROCESSO PEDAGOGICO
Levariedefinizionidelconcettodiallenamentoconcordanotuttenelsottolinearneladimensione
di “processo pedagogico”. Questo aspetto mette in evidenza il ruolo di educatore che gli allenatori
devono assumere e che spesso invece tendono più o meno consapevolmente a tralasciare.
Il termine “educatore” è ritenuto retorico o addirittura il riferimento ad una incombenza che
non appartiene all’allenatore: come se si ritenesse corretto lo svolgimento delle proprie funzioni
prendendo le distanze da responsabilità ritenute di non propria competenza.
I giocatori interessano in quanto tali per cui, ad esempio, al di fuori del campo di gioco ognuno
è libero di comportarsi come meglio crede. Chi è convinto di questo s’illude di liberarsi di un
compito, certamente non semplice da assolvere, attuandolo invece ma in maniera maldestra,
senza accorgersene.
Una delle caratteristiche più importanti del processo di allenamento è l’unità inscindibile tra
informazione e formazione. L’informazione deriva dalla comunicazione con cui l’allenatore
trasmette ai giocatori le modalità con cui svolgere i loro compiti in allenamento e nelle partite;
la formazione deriva dall’influenza che le modalità dell’informazione (essenzialmente la
dimensione paraverbale del linguaggio) generano sull’intera personalità dell’atleta.
È la formazione stessa degli allenatori, fortemente incentrata sui contenuti dell’allenamento e
delle gare, che pone in second’ordine gli aspetti psicosociali e pedagogici della comunicazione
didattica. Uno dei motivi che sostengono questa tesi sta nella visione tradizionale del coach
che esalta le funzioni di capo, che dà ordini, impone e, in caso, punisce. Una figura autoritaria,
quindi, depositaria del sapere e di conseguenza del potere, una concezione questa decisamente
superata, che deve quindi necessariamente essere riconsiderata.
La formazione dell’allenatore
Generalmente la carriera dell’allenatore inizia dove finisce quella del giocatore con il fatidico
passaggio “dal campo alla panchina”.
Due ruoli profondamente diversi, per cui l’ex giocatore si accorgerà ben presto che l’esperienza
acquisita sul campo sarà del tutto insufficiente per poter allenare con successo. Ogni allenatore
alle prime armi scoprirà che dovrà dotare il proprio repertorio culturale con elementi che
consentano di rilevare le caratteristiche dei giocatori, la loro personalità, le aspettative, la
conoscenza dell’ambiente socio-culturale in cui andrà ad operare.
Aree di competenza dell’allenatore
ALLENATORE
Conoscenza della materia
Competenze metodologiche
Competenze pedagogico-didattice
Competenze psico-sociali
59
Capitolo 4
L’apprendimento
come fenomeno interattivo
60 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo
4.1 FASI DEL PROCESSO DI APPRENDIMENTO
L’attività motoria finalizzata all’acquisizione delle abilità tecnico-tattiche segue premesse di ca-
rattere psicologico. “L’apprendimento nasce dalla persona”: l’affermazione di C. Rogers, pone in
netta evidenza il valore della motivazione per avviare con successo il processo di apprendimen-
to. In particolare, la spinta ad apprendere è ancora più efficace se l’interesse va oltre l’acquisi-
zione di un’abilità ma riguarda l’intero complesso di un’attività, ad esempio il gioco nell’insieme
delle sue componenti non solo un particolare elemento tecnico. In questi casi l’interesse per una
successione di obiettivi che riguardano singole azioni definiscono il concetto di “compito aperto”
ecostituisceunfattoredellaformazionepiùpotentedell’intelligenza,dellacapacitàdiapprendi-
mento e della personalità (E. Super in P. B. Marquet) (24).
L’apprendimento richiede attenzione e concentrazione, che costituiscono la capacità di
orientare l’attività cognitiva verso l’obiettivo e permettono la corretta percezione dell’attività
cinestetica, inibendo gli elementi estranei all’abilità oggetto di apprendimento.
Il processo di apprendimento si svolge attraverso una successione di fasi.
Laprimafaseèquelladellacomprensionedelcompitocheèseguitadallaliberainterpretazione:
il giocatore deve prendere coscienza delle spiegazioni e dei modelli (esempi) proposti
dall’allenatore che deve, a sua volta, accertarsi dell’esito della sua presentazione. Seguirà quindi
il tentativo, da parte del giocatore, di compiere il movimento nel suo insieme.
Fase della coordinazione grezza e della dissociazione.
Tentativi di esecuzione pratica che possono essere più o meno rispondenti al modello proposto
perché strettamente dipendenti dal livello di sviluppo delle capacità di apprendimento motorio.
Se le prime esecuzioni sono lontane dal modello, se ne può proporre l’esecuzione per parti allo
scopo di semplificare il problema.
Ladissociazioneècaratterizzatadaltentativodieliminarelepartisuperfluedelcomportamento
motorio precisandone e controllandone le parti pertinenti grazie alla interiorizzazione
dell’azione.
Fase della stabilizzazione e della coordinazione fine.
Attraverso la ripetizione cosciente dei movimenti si tende alla loro standardizzazione.
L’esecuzione diventa sempre più precisa. Questa fase potrà ritenersi conclusa con l’acquisizione
del gesto in ambiente stabile, anche se le situazioni mutevoli e improvvise del gioco non ne
renderannosemprepossibilel’utilizzazionenellesituazionireali.Nonacasocapitadiconstatare
che giocatori capaci di eseguire movimenti corretti tecnicamente, appresi fuori del contesto del
gioco, dimostrano di non essere in grado di reiterarli durante il gioco.
Fase dell’acquisizione della disponibilità variabile.
La ripetizione del gesto in condizioni mutevoli permette non solo il consolidamento della
abilità acquisita ma anche la capacità di adattarlo alle diverse situazioni derivanti dal gioco.
L’adattamento motorio è un aspetto delle capacità coordinative che dimostra quanto siano
determinanti queste capacità non solo per l’acquisizione delle tecniche, ma anche per l’efficacia
della loro utilizzazione.
Grazie al “controllo gerarchico dell’azione”, il giocatore può affidarsi agli automatismi acquisiti per
le parti della sequenza motoria in atto che lo consentono, per concentrarsi invece sulle modalità
con cui dovrà cercare di risolvere il problema motorio con cui deve confrontarsi.
75
Seconda Parte:
Avviamento alla pallavolo
“C’è un circolo vizioso nello sport: più ti diverti più ti alleni, più ti alleni più
migliori, più migliori più ti diverti.”
Pancho Gonzales
Capitolo 1
La pallavolo giovanile
tra teoria e realtà
76 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo
1.1 LA SITUAZIONE ATTUALE
A quale età i bambini possono iniziare l’attività sportiva?
Quali sono gli obiettivi dell’attività sportiva giovanile?
Quali devono essere le caratteristiche dell’allenamento in età scolare?
Qual’è il ruolo della Scuola nell’attività sportiva giovanile?
Quale allenatore per i più giovani?
Questisonosoloalcunideiquesitiacuidovrebbecercaredidarerispostechiarechivuoleagirea
vario titolo: allenatore, dirigente o altro, nell’ambito dell’attività sportiva giovanile. Le questioni
poste, considerando i progressi degli studi e delle ricerche scientifiche operati nell’ambito della
scienza dello sport, potrebbero trovare senza dubbio risposte soddisfacenti ma la realtà della
praticasportivagiovaniledimostrachecosìnonèanzi,inmoltissimicasipresentadellesituazioni
addirittura paradossali.
Non sempre purtroppo chi opera nei settori giovanili ha sufficienti competenze e sensibilità per
risolvere certi problemi: importante è affrontarli sempre con il massimo interesse.
Nella pallavolo, come d’altra parte in ogni altra disciplina sportiva, l’avviamento dei giovani
all’attività agonistica è avvenuto il più delle volte senza nessuna distinzione di carattere
metodologico rispetto all’allenamento degli adulti. Si è iniziato con l’insegnamento preliminare
delle tecniche secondo un assunto, finalmente al giorno d’oggi superato (almeno dal punto di
vista teorico): “se vuoi giocare a pallavolo devi prima imparare”.
D’altra parte il concetto di attività giovanile nel passato riguardava fasce di età più avanzate
rispetto ad oggi, visto che si cominciava a giocare per formare squadre della categoria allievi
(fino a 14 anni) se non addirittura nella categoria juniores.
L’avvento dei Minisport, quindi del Minivolley, ha avuto il grande merito di avvicinare moltissimi
bambiniallapraticasportiva,lapallavoloèdiventatasportdimassaalpuntotalecheinmolticasi
il prodotto economico ha finito per prevalere su quello prettamente sportivo.
Se è vero però che il numero dei bambini attratti dalla pallavolo è cresciuto a dismisura è altret-
tanto vero che molti di questi aspiranti giocatori dal mondo della pallavolo sono stati “respinti”.
È il “drop out”, cioè l’abbandono precoce della pratica sportiva, il fenomeno più grave ed anche il
più evidente che incombe sullo sport giovanile.
Le ricerche effettuate dal Prof. Enzo D’Arcangelo (19) riguardanti il fenomeno del drop out riferito
ai tesserati alla FIPAV di età inferiore ai 13 anni, mostrano risultati addirittura allarmanti. I
dati riportano che su 64.775 bambini di cui 54.987 femmine e 9.788 maschi, dopo il primo anno
avevano abbandonato la pratica della pallavolo 27.297, il 42,1%, il secondo anno il 14,7% e il terzo
anno l’8,6%
Questo aspetto dell’attività sportiva giovanile ha stimolato da anni l’attenzione di tecnici,
psicologi, genitori e in genere di tutti coloro che hanno a cuore la formazione dei giovani. Sono
state individuate una serie di cause, alcune comuni alle diverse discipline sportive come, ad
esempio, le aspettative elevate (il più delle volte infondate) di tecnici e genitori ed altre che
riguardano la specificità delle diverse discipline sportive. Negli sport di squadra, quindi nella
pallavolo, la causa principale del drop out è ritenuto il tecnicismo precoce, sollecitato dalla
esigenza di formare squadre per partecipare ai campionati delle varie categorie.
Drop
out
89
Capitolo 2
L’avviamento allo sport
90 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo
2.1 IL GIOCO MEDIATORE DI APPRENDIMENTO
Sulle potenzialità del gioco come mezzo per promuovere e facilitare l’apprendimento non
v’è pedagogista che non sia d’accordo. Se si considera poi che l’apprendimento di cui qui si
tratta riguarda la pallavolo, ogni possibile dubbio deve essere spazzato via. In questo caso
però vanno precisati tempi e modalità con cui il gioco stesso viene proposto. Il gioco è per
definizione una attività autotelica, nel senso che è gratificante in se stessa.
Chi gioca non lo fa per secondi fini, ma solo per divertirsi, per cui le ricadute che il gioco ha
sull’apprendimento e più in generale sulla formazione della persona non interessano al gio-
catore, ma agli adulti quando sono loro a proporlo.
Un’opinione piuttosto ricorrente concepisce il gioco come ricreazione utile, quindi, per far
riposarel’organismo.Éevidentecheunasimileconcezioneèaccettabileseriferitaagliadul-
ti,giacchéibambinisenehannolapossibilità,giocanocontinuamenteesembranononstan-
carsimai.D’altraparteClaparede(17)capostipitedellascuolapedagogicadiGinevra,dàdel
gioco una definizione addirittura paradossale, definendolo: “attività distraente, riposante e
al tempo stesso stimolatrice di fonti di energia”.
“Il gioco è il lavoro dei bambini” M. Montessori
Tra le numerose definizioni del gioco giova segnalarne alcune, riportate proprio da Claparede,
particolarmente significative se riferite all’apprendimento motorio:
A.	Karl Groos, partendo dall’analisi del gioco dal punto di vista biologico, propone la formula-
zione della “teoria dell’esercizio preparatorio”, secondo cui il gioco costituisce un esercizio
di preparazione alla vita seria, quella dell’adulto, per cui costituirebbe la ragion d’essere
della gioventù. Si può sostenere, quindi con Groos che “non è perché si è giovani che si gioca
ma si ha la giovinezza per soddisfare l’esigenza di giocare”. I modeIli di gioco del bambino,
di conseguenza, sono determinati dai suoi desideri e dal suo livello di sviluppo. Il gioco è, di
fatto, un bisogno della natura umana. Da un punto di vista pedagogico, questo assunto è di
fondamentale rilievo.
B.	Edward H. Carr ha posto in evidenza un’altra caratteristica importante del gioco conside-
randolo uno stimolo continuo allo sviluppo degli organi ed in particolare del sistema nervo-
so. Esso inoltre concorre a rinsaldare, esercitandole, le acquisizioni più recenti.
A tal proposito si rileva che, mentre per Groos il gioco costituisce un pre-esercizio, per Carr ha
rilievo soprattutto come post-esercizio attraverso cui l’individuo, anche adulto, svolge una con-
tinua ripetizione e una azione di arricchimento e perfezionamento di una funzione già appresa.
Carr, inoltre, rileva che la tendenza fondamentale del gioco è di esaltare la funzione di variazio-
ne, proponendo così la teoria “dell’esercizio complementare” che considera il gioco il mezzo per
sviluppare quegli aspetti che gli individui non possono sollecitare perché la realtà non ne offre
l’occasione.
Le due posizioni potrebbero sembrare contrapposte, ma in realtà si integrano perfettamente.
Secondo Claparède, l’attività degli esseri viventi oscilla tra due poli: la sfera dell’automatismo,
che è abitudine, meccanizzazione e ripetizione del vecchio e la sfera della plasticità o dell’adatta-
mento il cui principio è la creazione del nuovo, la variazione, l’espansione di nuove potenzialità.
107
Capitolo 3
Lo sviluppo a lungo termine
delle capacità di gioco
108 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo
3.1 - I PRESUPPOSTI DELLA PRESTAZIONE
Le tematiche relative all’avviamento alla pallavolo sono state in genere incentrate sulle mo-
dalitàutilizzateperinsegnareilgiocoaibambini.Proporreilgiocosubitosièdimostratauna
strategia didattica quanto mai opportuna, soprattutto per non deludere le aspettative dei
bambiniedestareillorointeresseperlapallavolo.Seèstatoindubbiamenteimportanteper
la fase di reclutamento dei bambini alla pallavolo, si deve anche notare che il “gioco subito”
ha spesso trovato difficoltà di applicazione. La sua traduzione nella pratica è risultata talvol-
ta poco razionale(*) perché ha rischiato di provocare effetti contrari proprio nei confronti
dei bambini ha indotto i tecnici a trascurare aspetti della formazione del giocatore fonda-
mentali per le sue future e ben più importanti prestazioni.
Il concetto di “gioco subito” per essere pienamente rispondente alle esigenze di formazione
del giocatore, va perciò interpretato in maniera tale da non essere inteso solo come partita
più o meno simile a quella di pallavolo, ma anche come estensione dell’attività ludica rivolta
allo sviluppo di tutti i presupposti della prestazione.
Carbonaro (15), riportando le indicazioni di Gundlach elenca i fattori della prestazione moto-
ria:
•	 costituzione fisica ( struttura fisica, mobilità articolare, insieme dell’apparato motorio);
•	 condizione fisica (metabolismo muscolare, funzionalità apparati, struttura muscolare);
•	 coordinazione neuromuscolare (controllo e regolazione dei movimenti, controllo dei gra-
di superflui di libertà);
•	 controllo dell’azione ( processi cognitivi, emotivi e motivazionali nell’esecuzione del movi-
mento).
Dalla necessità di sviluppare la formazione globale del giocatore e di conseguenza le sue pre-
stazioni, deriva la necessità di concepire una visione a lungo termine della preparazione per
rendere possibile l’adattamento delle diverse fasi dell’allenamento agli stadi di sviluppo che
caratterizzano l’età evolutiva.
A tal proposito, Weineck (77) mette in evidenza che gli studi e le ricerche riguardanti le prime
fasi della pratica sportiva pongono in chiara evidenza che:
“I massimi risultati sportivi si possono ottenere solo se le basi ad essi necessarie si creano già nell’età
infantile. Ciò presuppone una pianificazione a lungo termine del processo di allenamento”.
Tra gli aspetti più significativi della concezione a lungo termine dell’allenamento è ancora una
voltaopportunoricordareilsuperamentodellaprassi,tantodiffusaquantodeleteria,chevede
l’allenamentogiovanilecompletamentescollatodall’allenamentodiprestazione.Questasitua-
zione deriva dalla concezione della pratica sportiva dei più giovani del tutto sottovalutata sia
per ciò che concerne le metodologie utilizzate che per quanto riguarda le reali finalità.
La programmazione pluriennale deve assumere, quindi, la forma di un processo unitario a svi-
luppo curriculare, per cui la formazione del giocatore procede sulla base di stadi cronologica-
mente definiti in cui si distinguono obiettivi, mezzi e metodi.
(*) La razionalizzazione costituisce uno dei principi fondamentali dell’allenamento. Impone il rispetto dei seguenti criteri:
•	 psicologici e biologici, nei confronti degli atleti e della loro situazione evolutiva;
•	 metodologici, per il rispetto delle dinamiche dell’apprendimento;
•	 logici, nel rispetto della struttura della disciplina e dei modelli di prestazione specifici.
123
Capitolo 4
L’individuazione dei talenti
124 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo
4.1 COME GIOCARE QUANDO… NON SI GIOCA
L’avvicinamento dei bambini alla pallavolo attraverso la proposta dei minisport ha suscitato esiti
più che positivi ai fini del reclutamento; non si può dire altrettanto per quanto riguarda la fideliz-
zazionedeibambiniallosport,laloroformazioneglobaleesoprattuttoilpotenziamentogenera-
le cercato in sintonia con le fasi di sviluppo dell’organismo.
Si ha ragione di ritenere che i motivi che possono spiegare questo dato di fatto vanno ricercati,
come ripetuto più volte, nell’insegnamento delle tecniche non solo anticipato nei tempi ma so-
prattutto messo in atto senza tener conto del vissuto motorio dei bambini, quindi con risultati
incerti e del tutto casuali ai fini dell’apprendimento motorio. Si è innescato in questo modo un
percorsoinversoperchèpartedall’insegnamentodelleabilitàperscoprireinseguitoche,inmolti
casi, se ne sono rivelati carenti i presupposti, cioè le capacità motorie.
Il“giocosubito”èunparadigmachedeveesseresenzadubbiorispettatonell’avviamentoallapal-
lavolo, ma va interpretato in modo tale da non impedire lo sviluppo delle capacità determinanti
per il conseguimento futuro di prestazioni di livello elevato.
I modelli proposti per partire dal gioco nell’insegnamento della pallavolo sono importanti in par-
ticolar modo per dare motivazioni ai bambini. Per la “formazione” globale della persona, però, e
limitando queste considerazioni alle componenti motorie delle capacità di gioco, è necessario
cogliere le opportunità date dalle fasi sensibili per lo sviluppo della coordinazione motoria, della
mobilità articolare, della velocità e della forza rapida, requisiti fondamentali per lo sviluppo di
tecniche efficaci.
Le caratteristiche fondamentali dell’allenamento delle capacità indicate devono esprimersi in
forma ludica. Questo significa che il concetto di “gioco subito” se necessario, “esce dal campo di
gioco” per riferirsi a tutte quelle forme di attività che pur non costituendo l’introduzione diretta
alla pallavolo rispettano le aspettative dei bambini. Le attività proposte, è importante sottoli-
nearlo, devono avere come obiettivo primario la capacità di promuovere il divertimento che è
l’unico mezzo che permette di verificare i connotati del gioco in qualsiasi comportamento.
“L’aspetto peggiore del gioco applicato all’insegnamento, e cioè del gioco educativo, non è nel fatto
che può rovinare l’insegnamento, quanto nella possibilità di rovinare il gioco” (L. Volpicelli ) (81)
Lastradasicuraperinsegnarelapallavoloètracciatadallostrutturalismopedagogico(vediParte
prima capitoli 1 e 2) che nella pallavolo si deve indicare nel “palleggio” considerato elemento di
base della disciplina, per cui ad esso bisogna dedicare ampio spazio. Va ripetuto che nella sintesi
strutturale il palleggio deve essere inteso nella sua accezione più ampia cioè come trattamento
generalizzatodellapallasiacomestrumentocapacedistimolarel’integrazionetragliaspettitat-
tici e quelli relativi alla coordinazione motoria, sia come attrezzo di gioco o di “riporto”.
Non una componente tecnica della pallavolo, quindi, proprio perché la via strutturale all’inse-
gnamentoèantiteticarispettoall’insegnamentopreliminaredellatecnica.Inquestaprospettiva,
agire sul volume nelle esercitazioni basate sul trattamento della palla significa non tanto aumen-
tare i tempi di lavoro, cosa il più delle volte impossibile per la scarsa disponibilità degli impianti
sportivi soprattutto per l’attività giovanile, ma moltiplicare il numero dei contatti con la palla.
Questo è possibile se si lascia largo spazio ai giochi a carattere individuale con tanti palloni a
disposizione, in modo tale che ogni bambino ne abbia uno tutto per sè.
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  • 1. METODOLOGIA DELL’INSEGNAMENTO DELLA PALLAVOLO Dai presupposti teorici all’avviamento al gioco Attilio Lombardozzi
  • 2. INTRODUZIONE....................................................................................................................07 PRIMA PARTE: Metodologia dell’insegnamento Premessa...................................................................................................................................11 Capitolo 1: La pallavolo........................................................................................................13 1.1 Caratteristiche della pallavolo...................................................................................14 1.2 Struttura della pallavolo...............................................................................................22 1.3 I modelli di prestazione della pallavolo...................................................................24 1.4 Le capacità di gioco.........................................................................................................25 Capitolo 2: L’allenamento....................................................................................................27 2.1 Aspetti particolari dell’allenamento nella pallavolo..........................................28 2.2 La classificazione degli esercizi..................................................................................30 2.3 Particolarità della periodizzazione dell’allenamento........................................38 Capitolo 3: L’insegnamento della pallavolo..................................................................45 3.1 L’allenamento come processo pedagogico.............................................................46 3.2 La situazione didattica..................................................................................................48 3.3 La comunicazione didattica.........................................................................................52 3.4 L’insegnamento e l’apprendimento delle tecniche..............................................55 Capitolo 4: L’apprendimento come fenomeno interattivo......................................59 4.1 Fasi del processo di apprendimento........................................................................60 4.2 Relazione tra esercitazioni e prestazioni di gara.................................................64 4.3 Dalla didattica per obiettivi alla didattica per competenze............................66 4.4 Il comportamento dell’allenatore.............................................................................70 LA PALESTRA..........................................................................................................................74 Indice
  • 3. SECONDA PARTE: Avviamento alla pallavolo Capitolo 1: La pallavolo giovanile tra teoria e realtà.................................................75 1.1 La situazione attuale......................................................................................................76 1.2 Primi passi nella pallavolo nella prospettiva socio-culturale.........................78 1.3 Il bambino..........................................................................................................................80 1.4 L’ambiente educativo.....................................................................................................83 1.5 L’età prescolare................................................................................................................86 Capitolo 2: L’avviamento allo sport..................................................................................89 2.1 Il gioco mediatore di apprendimento......................................................................90 2.2 I modelli culturali.............................................................................................................95 2.3 L’effetto inversione........................................................................................................98 2.4 Pallavolo a scuola.........................................................................................................101 Capitolo 3: Lo sviluppo a lungo termine delle capacità di gioco........................107 3.1 I presupposti della prestazione...............................................................................108 3.2 L’allenamento infantile...............................................................................................110 3.3 La coordinazione motoria nella pallavolo...........................................................113 3.4 L’atletizzazione del giocatore giovane..................................................................119 Capitolo 4: L’individuazione dei talenti.......................................................................123 4.1 Come giocare quando… non si gioca.....................................................................124 4.2 La valutazione delle capacità motorie nei giovani...........................................130 4.3 Individuazione e promozione del talento...........................................................134 4.4 L’allenatore (?) dei bambini.......................................................................................138 4.5 Il centro di avviamento alla pallavolo, il “pilotaggio” del sistema...............142 Conclusioni............................................................................................................................144 BIBLIOGRAFIA PRIMA PARTE......................................................................................145 BIBLIOGRAFIA SECONDA PARTE...............................................................................146 GLOSSARIO...........................................................................................................................147
  • 5. 14 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo 1.1 CARATTERISTICHE DELLA PALLAVOLO Analizzare gli aspetti che caratterizzano la pallavolo in quanto attività sportiva costituisce un compito preliminare per poter affrontare correttamente le problematiche che il gioco propone. “Sport” è un termine che nel tempo non solo ha moltiplicato il numero delle discipline che comprende, ma soprattutto i significati che ad esso si possono attribuire. La pallavolo è una disciplina sportiva con una storia non molto lunga, essendo stata inserita nel programma olimpico in occasione delle olimpiadi di Tokyo nel 1964, ma è forse lo sport che più di ogni altro si è innovato sia per quanto riguarda le regole di gioco che per l’adeguamento delle tecniche allo spettacolo. Il gioco si è evoluto sensibilmente, ha preteso giocatori e giocatrici sempre più prestanti e questa evoluzione ha richiesto allenatori preparati e particolarmente predisposti ad approfondire i temi di tutte le aree del sapere che riguardano l’allenamento sportivo. Per poter insegnare la pallavolo è necessario conoscerne ogni suo aspetto, anche se questo requisito non è assolutamente sufficiente per assolvere con la giusta competenza questo importante compito. C’è da sottolineare inoltre che in molti, in quanto ex giocatori, pensano di conoscerla pienamente solo perché l’hanno giocata per anni, ma nemmeno questa esperienza si può ritenere sufficiente per certificare la competenza necessaria per poter allenare. Questi motivi rendono necessaria l’analisi del gioco della pallavolo per evidenziarne i molteplici aspetti che nella loro interazione lo caratterizzano. La pallavolo come gioco sportivo La pallavolo è un gioco sportivo ed in questo senso è naturale considerarla come una evoluzione del gioco che, partendo dalla sua accezione ludica, arriva ad istituzionalizzarlo nella categoria che Klaus Heinemann nella sua classificazione definisce “sport tradizionali o competitivi”. Sesiconsiderailpassaggiodagiocoasportsecondo una prospettiva ludica, si dovrebbe invece parlare di una involuzione del gioco perché ne perderebbe i connotati fondamentali legati soprattutto al divertimento rispetto alla prevalenza della ricerca della prestazione, tipica dello sport agonistico. La pallavolo, quindi, può spostarsi su un segmento che presenta ai due estremi il gioco e lo sport. Questo aspetto può costituire un pregio l’elevatissimo numero di praticanti lo dimostra ma anche un difetto di questo sport se si considerano gli ambiti in cui si attua. Non è raro, infatti, constatare che talvolta chi si deve allenare preferirebbe… giocare per divertirsi. È interessante constatare che anche da un punto di vista metodologico la pratica della pallavolo segue lo stesso percorso: partendo dal gioco, infatti, si evolve in disciplina sportiva interpretata in maniera sempre più complessa. La pallavolo, effettivamente, va proposta ai più giovani come gioco: “il gioco subito” è il paradigma dominante nelle prime fasi dell’avviamento allo sport, ma quando poi si passa alla competizione la dimensione ludica si dissolve per lasciare sempre più spazio al rispetto dei principi dell’allenamento razionale.
  • 7. 28 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo 2.1 ASPETTI PARTICOLARI DELL’ALLENAMENTO NELLA PALLAVOLO L’allenamento è un processo pedagogico che attraverso la ripetizione sistematica di specifiche attività tende a far raggiungere all’atleta le massime prestazioni a lui possibili nelle competizioni. Nella pallavolo, come d’altra parte in tutti i giochi sportivi di squadra, l’allenamento va concepito come un percorso tendente alla formazione della personalità del giocatore sia come singolo individuo che come componente del gruppo-squadra. La preparazione del giocatore, pertanto, dovrà essere rivolta a diverse componenti: area biologica, area psico-motoria, area psico-sociale. In questo senso dalla definizione stessa di allenamento si evincono alcuni aspetti particolarmente significativi: 1 La dimensione pedagogica Ogni allenatore deve rendersi conto che la sua relazione con i giocatori e il suo comportamento possono influenzare la formazione degli stessi non solo in senso positivo, ma anche in senso negativo. È necessario, pertanto, che chi guida l’allenamento si renda conto di questa particolare funzioneinmanierataledarivolgereisuoiinteressiculturalinonsolosugliaspettitecnico-tattici o fisici della preparazione, ma anche verso aree del sapere che riguardano le tecniche della relazione didattica e della gestione del gruppo. In questa prospettiva agli allenatori spetta, ad esempio,ilcompitodiimpadronirsidellecompetenzenecessarieperlaconduzionedelleriunioni dicaratteretecnicoe,ancordipiù,quellenecessarieperilcontrolloeilregolareandamentodelle dinamiche di gruppo. 2 Sistema dinamico complesso La preparazione di una squadra di pallavolo deve essere rivolta ai vari fattori che nella loro interazionecostituisconolecapacitàdigioco.Partendodalpresuppostochelosviluppodiognuno diquestifattoriseparatamentedaglialtrinonsolonongarantisceilprogressodelleprestazionidi gara ma addirittura potrebbe costituirne un’interferenza, è indispensabile predisporre nel piano della periodizzazione dell’allenamento i tempi più opportuni per sviluppare separatamente o complessivamente tali fattori. L’analisi delle capacità di gioco mette in evidenza le quattro componenti che interagendo, producono la prestazione del giocatore e della squadra. Si può però ragionevolmente affermare che la maggior parte dei tecnici utilizzano metodologie riferite più allo sviluppo delle capacità motorie e alle abilità tecnico-tattiche che agli aspetti psicosociali. Il fenomeno diventa ancor più evidente quando l’allenamento delle capacità organico-muscolari si svolge esclusivamente in tempi e modi del tutto decontestuati. La dimensione sistemica delle capacità di gioco deve essere assolutamente tutelata ed in questo senso l’utilizzazione degli esercizi di gara svolge un ruolo di primaria importanza. In proposito Teodorescu(44)sottolineachelaricercadeimezzitendentiadaumentarelacapacitàcompetitiva degli atleti ha reso opportuno impiegare su larga scala un approccio metodologico che si può definire: “ riproduzione della forma del modello dell’attività di gara nelle condizioni dell’allenamento”. 3 Contenuti dell’allenamento La spinta allo sviluppo delle prestazioni in gara si deve alle esercitazioni attuate nelle sedute di allenamento. L’esercizio, pertanto, si deve considerare lo strumento utilizzato negli allenamenti per perseguire obiettivi prefissati. La formulazione e lo svolgimento degli esercizi appare però il piùdellevolteun’operazionetropposemplicisticaperchéquestivengonospogliatidiunaseriedi aspettitipicideigiochisportivialpuntotaledaridurne,spessoancheannullarne,glieffettiattesi. A dimostrazione di questa tesi sta, ad esempio, la mancanza di una precisa e attendibile risposta dell’esito dello svolgimento del compito.
  • 9. 46 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo 3.1 L’ALLENAMENTO COME PROCESSO PEDAGOGICO Levariedefinizionidelconcettodiallenamentoconcordanotuttenelsottolinearneladimensione di “processo pedagogico”. Questo aspetto mette in evidenza il ruolo di educatore che gli allenatori devono assumere e che spesso invece tendono più o meno consapevolmente a tralasciare. Il termine “educatore” è ritenuto retorico o addirittura il riferimento ad una incombenza che non appartiene all’allenatore: come se si ritenesse corretto lo svolgimento delle proprie funzioni prendendo le distanze da responsabilità ritenute di non propria competenza. I giocatori interessano in quanto tali per cui, ad esempio, al di fuori del campo di gioco ognuno è libero di comportarsi come meglio crede. Chi è convinto di questo s’illude di liberarsi di un compito, certamente non semplice da assolvere, attuandolo invece ma in maniera maldestra, senza accorgersene. Una delle caratteristiche più importanti del processo di allenamento è l’unità inscindibile tra informazione e formazione. L’informazione deriva dalla comunicazione con cui l’allenatore trasmette ai giocatori le modalità con cui svolgere i loro compiti in allenamento e nelle partite; la formazione deriva dall’influenza che le modalità dell’informazione (essenzialmente la dimensione paraverbale del linguaggio) generano sull’intera personalità dell’atleta. È la formazione stessa degli allenatori, fortemente incentrata sui contenuti dell’allenamento e delle gare, che pone in second’ordine gli aspetti psicosociali e pedagogici della comunicazione didattica. Uno dei motivi che sostengono questa tesi sta nella visione tradizionale del coach che esalta le funzioni di capo, che dà ordini, impone e, in caso, punisce. Una figura autoritaria, quindi, depositaria del sapere e di conseguenza del potere, una concezione questa decisamente superata, che deve quindi necessariamente essere riconsiderata. La formazione dell’allenatore Generalmente la carriera dell’allenatore inizia dove finisce quella del giocatore con il fatidico passaggio “dal campo alla panchina”. Due ruoli profondamente diversi, per cui l’ex giocatore si accorgerà ben presto che l’esperienza acquisita sul campo sarà del tutto insufficiente per poter allenare con successo. Ogni allenatore alle prime armi scoprirà che dovrà dotare il proprio repertorio culturale con elementi che consentano di rilevare le caratteristiche dei giocatori, la loro personalità, le aspettative, la conoscenza dell’ambiente socio-culturale in cui andrà ad operare. Aree di competenza dell’allenatore ALLENATORE Conoscenza della materia Competenze metodologiche Competenze pedagogico-didattice Competenze psico-sociali
  • 11. 60 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo 4.1 FASI DEL PROCESSO DI APPRENDIMENTO L’attività motoria finalizzata all’acquisizione delle abilità tecnico-tattiche segue premesse di ca- rattere psicologico. “L’apprendimento nasce dalla persona”: l’affermazione di C. Rogers, pone in netta evidenza il valore della motivazione per avviare con successo il processo di apprendimen- to. In particolare, la spinta ad apprendere è ancora più efficace se l’interesse va oltre l’acquisi- zione di un’abilità ma riguarda l’intero complesso di un’attività, ad esempio il gioco nell’insieme delle sue componenti non solo un particolare elemento tecnico. In questi casi l’interesse per una successione di obiettivi che riguardano singole azioni definiscono il concetto di “compito aperto” ecostituisceunfattoredellaformazionepiùpotentedell’intelligenza,dellacapacitàdiapprendi- mento e della personalità (E. Super in P. B. Marquet) (24). L’apprendimento richiede attenzione e concentrazione, che costituiscono la capacità di orientare l’attività cognitiva verso l’obiettivo e permettono la corretta percezione dell’attività cinestetica, inibendo gli elementi estranei all’abilità oggetto di apprendimento. Il processo di apprendimento si svolge attraverso una successione di fasi. Laprimafaseèquelladellacomprensionedelcompitocheèseguitadallaliberainterpretazione: il giocatore deve prendere coscienza delle spiegazioni e dei modelli (esempi) proposti dall’allenatore che deve, a sua volta, accertarsi dell’esito della sua presentazione. Seguirà quindi il tentativo, da parte del giocatore, di compiere il movimento nel suo insieme. Fase della coordinazione grezza e della dissociazione. Tentativi di esecuzione pratica che possono essere più o meno rispondenti al modello proposto perché strettamente dipendenti dal livello di sviluppo delle capacità di apprendimento motorio. Se le prime esecuzioni sono lontane dal modello, se ne può proporre l’esecuzione per parti allo scopo di semplificare il problema. Ladissociazioneècaratterizzatadaltentativodieliminarelepartisuperfluedelcomportamento motorio precisandone e controllandone le parti pertinenti grazie alla interiorizzazione dell’azione. Fase della stabilizzazione e della coordinazione fine. Attraverso la ripetizione cosciente dei movimenti si tende alla loro standardizzazione. L’esecuzione diventa sempre più precisa. Questa fase potrà ritenersi conclusa con l’acquisizione del gesto in ambiente stabile, anche se le situazioni mutevoli e improvvise del gioco non ne renderannosemprepossibilel’utilizzazionenellesituazionireali.Nonacasocapitadiconstatare che giocatori capaci di eseguire movimenti corretti tecnicamente, appresi fuori del contesto del gioco, dimostrano di non essere in grado di reiterarli durante il gioco. Fase dell’acquisizione della disponibilità variabile. La ripetizione del gesto in condizioni mutevoli permette non solo il consolidamento della abilità acquisita ma anche la capacità di adattarlo alle diverse situazioni derivanti dal gioco. L’adattamento motorio è un aspetto delle capacità coordinative che dimostra quanto siano determinanti queste capacità non solo per l’acquisizione delle tecniche, ma anche per l’efficacia della loro utilizzazione. Grazie al “controllo gerarchico dell’azione”, il giocatore può affidarsi agli automatismi acquisiti per le parti della sequenza motoria in atto che lo consentono, per concentrarsi invece sulle modalità con cui dovrà cercare di risolvere il problema motorio con cui deve confrontarsi.
  • 12. 75 Seconda Parte: Avviamento alla pallavolo “C’è un circolo vizioso nello sport: più ti diverti più ti alleni, più ti alleni più migliori, più migliori più ti diverti.” Pancho Gonzales Capitolo 1 La pallavolo giovanile tra teoria e realtà
  • 13. 76 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo 1.1 LA SITUAZIONE ATTUALE A quale età i bambini possono iniziare l’attività sportiva? Quali sono gli obiettivi dell’attività sportiva giovanile? Quali devono essere le caratteristiche dell’allenamento in età scolare? Qual’è il ruolo della Scuola nell’attività sportiva giovanile? Quale allenatore per i più giovani? Questisonosoloalcunideiquesitiacuidovrebbecercaredidarerispostechiarechivuoleagirea vario titolo: allenatore, dirigente o altro, nell’ambito dell’attività sportiva giovanile. Le questioni poste, considerando i progressi degli studi e delle ricerche scientifiche operati nell’ambito della scienza dello sport, potrebbero trovare senza dubbio risposte soddisfacenti ma la realtà della praticasportivagiovaniledimostrachecosìnonèanzi,inmoltissimicasipresentadellesituazioni addirittura paradossali. Non sempre purtroppo chi opera nei settori giovanili ha sufficienti competenze e sensibilità per risolvere certi problemi: importante è affrontarli sempre con il massimo interesse. Nella pallavolo, come d’altra parte in ogni altra disciplina sportiva, l’avviamento dei giovani all’attività agonistica è avvenuto il più delle volte senza nessuna distinzione di carattere metodologico rispetto all’allenamento degli adulti. Si è iniziato con l’insegnamento preliminare delle tecniche secondo un assunto, finalmente al giorno d’oggi superato (almeno dal punto di vista teorico): “se vuoi giocare a pallavolo devi prima imparare”. D’altra parte il concetto di attività giovanile nel passato riguardava fasce di età più avanzate rispetto ad oggi, visto che si cominciava a giocare per formare squadre della categoria allievi (fino a 14 anni) se non addirittura nella categoria juniores. L’avvento dei Minisport, quindi del Minivolley, ha avuto il grande merito di avvicinare moltissimi bambiniallapraticasportiva,lapallavoloèdiventatasportdimassaalpuntotalecheinmolticasi il prodotto economico ha finito per prevalere su quello prettamente sportivo. Se è vero però che il numero dei bambini attratti dalla pallavolo è cresciuto a dismisura è altret- tanto vero che molti di questi aspiranti giocatori dal mondo della pallavolo sono stati “respinti”. È il “drop out”, cioè l’abbandono precoce della pratica sportiva, il fenomeno più grave ed anche il più evidente che incombe sullo sport giovanile. Le ricerche effettuate dal Prof. Enzo D’Arcangelo (19) riguardanti il fenomeno del drop out riferito ai tesserati alla FIPAV di età inferiore ai 13 anni, mostrano risultati addirittura allarmanti. I dati riportano che su 64.775 bambini di cui 54.987 femmine e 9.788 maschi, dopo il primo anno avevano abbandonato la pratica della pallavolo 27.297, il 42,1%, il secondo anno il 14,7% e il terzo anno l’8,6% Questo aspetto dell’attività sportiva giovanile ha stimolato da anni l’attenzione di tecnici, psicologi, genitori e in genere di tutti coloro che hanno a cuore la formazione dei giovani. Sono state individuate una serie di cause, alcune comuni alle diverse discipline sportive come, ad esempio, le aspettative elevate (il più delle volte infondate) di tecnici e genitori ed altre che riguardano la specificità delle diverse discipline sportive. Negli sport di squadra, quindi nella pallavolo, la causa principale del drop out è ritenuto il tecnicismo precoce, sollecitato dalla esigenza di formare squadre per partecipare ai campionati delle varie categorie. Drop out
  • 15. 90 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo 2.1 IL GIOCO MEDIATORE DI APPRENDIMENTO Sulle potenzialità del gioco come mezzo per promuovere e facilitare l’apprendimento non v’è pedagogista che non sia d’accordo. Se si considera poi che l’apprendimento di cui qui si tratta riguarda la pallavolo, ogni possibile dubbio deve essere spazzato via. In questo caso però vanno precisati tempi e modalità con cui il gioco stesso viene proposto. Il gioco è per definizione una attività autotelica, nel senso che è gratificante in se stessa. Chi gioca non lo fa per secondi fini, ma solo per divertirsi, per cui le ricadute che il gioco ha sull’apprendimento e più in generale sulla formazione della persona non interessano al gio- catore, ma agli adulti quando sono loro a proporlo. Un’opinione piuttosto ricorrente concepisce il gioco come ricreazione utile, quindi, per far riposarel’organismo.Éevidentecheunasimileconcezioneèaccettabileseriferitaagliadul- ti,giacchéibambinisenehannolapossibilità,giocanocontinuamenteesembranononstan- carsimai.D’altraparteClaparede(17)capostipitedellascuolapedagogicadiGinevra,dàdel gioco una definizione addirittura paradossale, definendolo: “attività distraente, riposante e al tempo stesso stimolatrice di fonti di energia”. “Il gioco è il lavoro dei bambini” M. Montessori Tra le numerose definizioni del gioco giova segnalarne alcune, riportate proprio da Claparede, particolarmente significative se riferite all’apprendimento motorio: A. Karl Groos, partendo dall’analisi del gioco dal punto di vista biologico, propone la formula- zione della “teoria dell’esercizio preparatorio”, secondo cui il gioco costituisce un esercizio di preparazione alla vita seria, quella dell’adulto, per cui costituirebbe la ragion d’essere della gioventù. Si può sostenere, quindi con Groos che “non è perché si è giovani che si gioca ma si ha la giovinezza per soddisfare l’esigenza di giocare”. I modeIli di gioco del bambino, di conseguenza, sono determinati dai suoi desideri e dal suo livello di sviluppo. Il gioco è, di fatto, un bisogno della natura umana. Da un punto di vista pedagogico, questo assunto è di fondamentale rilievo. B. Edward H. Carr ha posto in evidenza un’altra caratteristica importante del gioco conside- randolo uno stimolo continuo allo sviluppo degli organi ed in particolare del sistema nervo- so. Esso inoltre concorre a rinsaldare, esercitandole, le acquisizioni più recenti. A tal proposito si rileva che, mentre per Groos il gioco costituisce un pre-esercizio, per Carr ha rilievo soprattutto come post-esercizio attraverso cui l’individuo, anche adulto, svolge una con- tinua ripetizione e una azione di arricchimento e perfezionamento di una funzione già appresa. Carr, inoltre, rileva che la tendenza fondamentale del gioco è di esaltare la funzione di variazio- ne, proponendo così la teoria “dell’esercizio complementare” che considera il gioco il mezzo per sviluppare quegli aspetti che gli individui non possono sollecitare perché la realtà non ne offre l’occasione. Le due posizioni potrebbero sembrare contrapposte, ma in realtà si integrano perfettamente. Secondo Claparède, l’attività degli esseri viventi oscilla tra due poli: la sfera dell’automatismo, che è abitudine, meccanizzazione e ripetizione del vecchio e la sfera della plasticità o dell’adatta- mento il cui principio è la creazione del nuovo, la variazione, l’espansione di nuove potenzialità.
  • 16. 107 Capitolo 3 Lo sviluppo a lungo termine delle capacità di gioco
  • 17. 108 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo 3.1 - I PRESUPPOSTI DELLA PRESTAZIONE Le tematiche relative all’avviamento alla pallavolo sono state in genere incentrate sulle mo- dalitàutilizzateperinsegnareilgiocoaibambini.Proporreilgiocosubitosièdimostratauna strategia didattica quanto mai opportuna, soprattutto per non deludere le aspettative dei bambiniedestareillorointeresseperlapallavolo.Seèstatoindubbiamenteimportanteper la fase di reclutamento dei bambini alla pallavolo, si deve anche notare che il “gioco subito” ha spesso trovato difficoltà di applicazione. La sua traduzione nella pratica è risultata talvol- ta poco razionale(*) perché ha rischiato di provocare effetti contrari proprio nei confronti dei bambini ha indotto i tecnici a trascurare aspetti della formazione del giocatore fonda- mentali per le sue future e ben più importanti prestazioni. Il concetto di “gioco subito” per essere pienamente rispondente alle esigenze di formazione del giocatore, va perciò interpretato in maniera tale da non essere inteso solo come partita più o meno simile a quella di pallavolo, ma anche come estensione dell’attività ludica rivolta allo sviluppo di tutti i presupposti della prestazione. Carbonaro (15), riportando le indicazioni di Gundlach elenca i fattori della prestazione moto- ria: • costituzione fisica ( struttura fisica, mobilità articolare, insieme dell’apparato motorio); • condizione fisica (metabolismo muscolare, funzionalità apparati, struttura muscolare); • coordinazione neuromuscolare (controllo e regolazione dei movimenti, controllo dei gra- di superflui di libertà); • controllo dell’azione ( processi cognitivi, emotivi e motivazionali nell’esecuzione del movi- mento). Dalla necessità di sviluppare la formazione globale del giocatore e di conseguenza le sue pre- stazioni, deriva la necessità di concepire una visione a lungo termine della preparazione per rendere possibile l’adattamento delle diverse fasi dell’allenamento agli stadi di sviluppo che caratterizzano l’età evolutiva. A tal proposito, Weineck (77) mette in evidenza che gli studi e le ricerche riguardanti le prime fasi della pratica sportiva pongono in chiara evidenza che: “I massimi risultati sportivi si possono ottenere solo se le basi ad essi necessarie si creano già nell’età infantile. Ciò presuppone una pianificazione a lungo termine del processo di allenamento”. Tra gli aspetti più significativi della concezione a lungo termine dell’allenamento è ancora una voltaopportunoricordareilsuperamentodellaprassi,tantodiffusaquantodeleteria,chevede l’allenamentogiovanilecompletamentescollatodall’allenamentodiprestazione.Questasitua- zione deriva dalla concezione della pratica sportiva dei più giovani del tutto sottovalutata sia per ciò che concerne le metodologie utilizzate che per quanto riguarda le reali finalità. La programmazione pluriennale deve assumere, quindi, la forma di un processo unitario a svi- luppo curriculare, per cui la formazione del giocatore procede sulla base di stadi cronologica- mente definiti in cui si distinguono obiettivi, mezzi e metodi. (*) La razionalizzazione costituisce uno dei principi fondamentali dell’allenamento. Impone il rispetto dei seguenti criteri: • psicologici e biologici, nei confronti degli atleti e della loro situazione evolutiva; • metodologici, per il rispetto delle dinamiche dell’apprendimento; • logici, nel rispetto della struttura della disciplina e dei modelli di prestazione specifici.
  • 19. 124 Attilio Lombardozzi - Metodologia dell’insegnamento della pallavolo 4.1 COME GIOCARE QUANDO… NON SI GIOCA L’avvicinamento dei bambini alla pallavolo attraverso la proposta dei minisport ha suscitato esiti più che positivi ai fini del reclutamento; non si può dire altrettanto per quanto riguarda la fideliz- zazionedeibambiniallosport,laloroformazioneglobaleesoprattuttoilpotenziamentogenera- le cercato in sintonia con le fasi di sviluppo dell’organismo. Si ha ragione di ritenere che i motivi che possono spiegare questo dato di fatto vanno ricercati, come ripetuto più volte, nell’insegnamento delle tecniche non solo anticipato nei tempi ma so- prattutto messo in atto senza tener conto del vissuto motorio dei bambini, quindi con risultati incerti e del tutto casuali ai fini dell’apprendimento motorio. Si è innescato in questo modo un percorsoinversoperchèpartedall’insegnamentodelleabilitàperscoprireinseguitoche,inmolti casi, se ne sono rivelati carenti i presupposti, cioè le capacità motorie. Il“giocosubito”èunparadigmachedeveesseresenzadubbiorispettatonell’avviamentoallapal- lavolo, ma va interpretato in modo tale da non impedire lo sviluppo delle capacità determinanti per il conseguimento futuro di prestazioni di livello elevato. I modelli proposti per partire dal gioco nell’insegnamento della pallavolo sono importanti in par- ticolar modo per dare motivazioni ai bambini. Per la “formazione” globale della persona, però, e limitando queste considerazioni alle componenti motorie delle capacità di gioco, è necessario cogliere le opportunità date dalle fasi sensibili per lo sviluppo della coordinazione motoria, della mobilità articolare, della velocità e della forza rapida, requisiti fondamentali per lo sviluppo di tecniche efficaci. Le caratteristiche fondamentali dell’allenamento delle capacità indicate devono esprimersi in forma ludica. Questo significa che il concetto di “gioco subito” se necessario, “esce dal campo di gioco” per riferirsi a tutte quelle forme di attività che pur non costituendo l’introduzione diretta alla pallavolo rispettano le aspettative dei bambini. Le attività proposte, è importante sottoli- nearlo, devono avere come obiettivo primario la capacità di promuovere il divertimento che è l’unico mezzo che permette di verificare i connotati del gioco in qualsiasi comportamento. “L’aspetto peggiore del gioco applicato all’insegnamento, e cioè del gioco educativo, non è nel fatto che può rovinare l’insegnamento, quanto nella possibilità di rovinare il gioco” (L. Volpicelli ) (81) Lastradasicuraperinsegnarelapallavoloètracciatadallostrutturalismopedagogico(vediParte prima capitoli 1 e 2) che nella pallavolo si deve indicare nel “palleggio” considerato elemento di base della disciplina, per cui ad esso bisogna dedicare ampio spazio. Va ripetuto che nella sintesi strutturale il palleggio deve essere inteso nella sua accezione più ampia cioè come trattamento generalizzatodellapallasiacomestrumentocapacedistimolarel’integrazionetragliaspettitat- tici e quelli relativi alla coordinazione motoria, sia come attrezzo di gioco o di “riporto”. Non una componente tecnica della pallavolo, quindi, proprio perché la via strutturale all’inse- gnamentoèantiteticarispettoall’insegnamentopreliminaredellatecnica.Inquestaprospettiva, agire sul volume nelle esercitazioni basate sul trattamento della palla significa non tanto aumen- tare i tempi di lavoro, cosa il più delle volte impossibile per la scarsa disponibilità degli impianti sportivi soprattutto per l’attività giovanile, ma moltiplicare il numero dei contatti con la palla. Questo è possibile se si lascia largo spazio ai giochi a carattere individuale con tanti palloni a disposizione, in modo tale che ogni bambino ne abbia uno tutto per sè.
  • 20. www.calzetti-mariucci.it Visita il nostro sito Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquista- re gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. CATALOGO ON LINE Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon- dimento su tutti gli argomenti più interes- santi legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. APPROFONDIMENTI Iscrivendoti e dando la preferen- za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indiriz- zo e-mail. NEWSLETTER libri, video e riviste per lo sport