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LA LUCE 
CENNI DI OTTICA GEOMETRICA
ONDA O CORPUSCOLO? 
Il modello corpuscolare considera la 
luce come un insieme di particelle 
fisiche dette FOTONI 
Il modello ondulatorio considera la luce 
come un’onda 
Le particelle godono delle seguenti proprietà: 
- Sono piccole da rendere impossibile le 
interazioni reciproche 
- Si muovono in piccoli fasci chiamati 
raggi, seguendo traiettorie rettilinee; 
- Obbediscono alle leggi della 
meccanica e ai principi di 
conservazione dell’energia e della 
quantità di moto 
- Gli urti tra i fotoni e uno specchio sono 
urti perfettamente elastici 
- La luce è un’onda trasversale con fronti d’onda sferici. 
- A differenza delle onde meccaniche, la luce si propaga 
anche nello spazio vuoto. 
- La velocità della luce nel vuoto è 
c = 300000 km/s = 
m 
s 
3×108 
In origine, però, poiché non si riusciva ad accettare l’idea che 
non fosse necessario un mezzo materiale per la propagazione 
della luce, fu reintrodotto da Huygens un particolare mezzo di 
propagazione costituito da una sostanza impalpabile, l’etere. 
La difficoltà a risolvere questa questione e l’indiscussa autorità 
accademica di Newton decretarono inizialmente il successo 
della teoria corpuscolare.
La teoria corpuscolare della luce 
Formulata da Isaac Newton nel XVII secolo. La luce 
veniva vista come composta da piccole particelle di 
materia (corpuscoli) emesse in tutte le direzioni. Oltre 
che essere matematicamente molto semplice questa 
teoria spiegava molto facilmente alcune caratteristiche 
della propagazione della luce che erano ben note 
all'epoca di Newton. 
Innanzitutto la meccanica galileiana prevede, 
correttamente, che le particelle (inclusi i corpuscoli di 
luce) si propaghino in linea retta ed il fatto che questi 
fossero previsti essere molto leggeri era coerente con 
una velocità della luce alta ma non infinita. 
I colori dell'arcobaleno venivano spiegati tramite 
l'introduzione di un gran numero di corpuscoli di luce 
diversi (uno per ogni colore) ed il bianco era pensato 
come formato da tante di queste particelle. La 
separazione dei colori ad opera, ad esempio, di un 
prisma poneva qualche problema teorico in più perché 
le particelle di luce dovrebbero avere proprietà 
identiche nel vuoto ma diverse all'interno della materia.
La teoria ondulatoria della luce 
La teoria ondulatoria di Huygens (1678) stabilisce un’analogia tra 
la propagazione della luce e il moto di un’onda sulla superficie 
dell’acqua o quello delle onde sonore nell’aria. 
Nel suo trattato sulla luce, Huygens scrisse: 
“ Se oltre ciò, il passaggio della luce richiede tempo, il che non 
tarderemo a vedere, ne conseguirà che questo movimento 
impresso alla materia interposta sarà progressivo e pertanto si 
propagherà, come fa il suono, per superfici sferiche e per onde; 
poiché le chiamo onde per la loro somiglianza con quelle che 
vediamo formarsi nell’acqua allorché vi si getta un sasso e la 
cui propagazione si effettua in circoli successivi, sebbene queste 
ultime traggano origine da un’altra causa e si estendano 
soltanto su di una superficie piana.” 
Venne formulata da Christiaan Huygens nel 1678. La 
luce veniva vista come un'onda che si propaga, 
analogamente alle onde del mare o a quelle acustiche, 
in un mezzo, chiamato etere. 
L'etere si supponeva pervadere tutto l'universo ed 
essere formato da microscopiche particelle elastiche. La 
teoria ondulatoria della luce permetteva di spiegare, 
anche se in maniera matematicamente complessa, un 
gran numero di fenomeni, oltre alla riflessione ed alla 
rifrazione.
Nel 1801 Thomas Young dimostrò come i 
fenomeni della diffrazione e dell'interferenza 
fossero interamente spiegabili dalla teoria 
ondulatoria e non lo fossero dalla teoria 
corpuscolare.
DUALISMO ONDA - CORPUSCOLO 
1801 – Thomas Young 
Esperimento della doppia 
fenditura – fenomeni di 
diffrazione e interferenza 
– natura ondulatoria 
La luce evidenzia in alcuni fenomeni un comportamento 
corpuscolare e in altri un comportamento ondulatorio. 
1905 – Albert Einstein 
Effetto fotoelettrico – 
NOBEL – un fascio di 
luce che incide su un 
metallo è in grado di 
provocare l’emissione di 
elettroni – la luce 
costituita da fotoni – 
natura corpuscolare
LA LUCE SI PROPAGA IN LINEA RETTA
PERCHE’ VEDIAMO GLI OGGETTI? 
Noi possiamo vedere gli oggetti perché essi emettono raggi luminosi che sono catturati 
dal nostro occhio, che li convoglia al nervo ottico, il quale a sua volta trasmette al 
cervello le sensazioni luminose sotto forma di impulsi elettrici. I nostri occhi possono 
vedere un oggetto quando ricevono da esso una quantità di luce sufficiente a 
distinguerne la forma e i colori.
LA VELOCITA’ DELLA LUCE 
La velocità della luce nel vuoto è una costante, indicata con la lettera c, è: 
m 
s 
m 
c = 299.792.458 » 300.000.000 = 3×108 
s 
m 
s 
La velocità della luce è una velocità limite: nessun corpo o segnale può viaggiare a una 
velocità superiore alla velocità della luce. 
La velocità della luce è anche indipendente dal sistema di riferimento. La costanza 
della velocità della luce è uno dei postulati della teoria della relatività di Einstein.
LA VELOCITA’ DELLA LUCE E L’INDICE DI RIFRAZIONE 
La velocità della luce, massima nel vuoto, risulta invece 
leggermente minore nell’aria e sensibilmente minore nei 
corpi trasparenti. 
J. Leon Foucault (1819 – 1868) verificò che la velocità della 
luce v in un mezzo materiale è data dal rapporto tra la 
velocità della luce nel vuoto c e un valore numerico n, detto 
indice di rifrazione, caratteristico del particolare mezzo 
materiale considerato. 
c 
n 
v = 
(1819 – 1868)
n è un numero puro, adimensionale 
n > 1 per cui v < c
LA RIFLESSIONE DELLA LUCE 
Consideriamo la luce come composta da sottili raggi che si propagano in linea retta. Un 
insieme di raggi di luce costituisce un fascio di luce. 
Se inviamo un raggio di luce su una superficie metallica piana e liscia, ovvero su uno 
specchio, il raggio di luce viene riflesso e cambia direzione. 
Leggi della riflessione: 
1. Il raggio incidente, il raggio riflesso e 
la normale alla superficie riflettente 
giacciono sullo stesso piano. 
2. L’angolo che il raggio incidente forma 
con la normale nel punto di incidenza è 
uguale all’angolo che il raggio riflesso 
forma con essa.
CREAZIONE DELLE IMMAGINI 
A seconda del tipo di superficie riflettente, l’immagine può risultare: 
· diritta o capovolta; 
· reale o virtuale; 
· ingrandita, rimpicciolita o invariata rispetto alla sorgente. 
L’immagine è reale se i raggi che colpiscono l’occhio di un osservatore passano per il 
punto immagine P’. 
L’immagine sarà virtuale se i raggi che colpiscono l’occhio di un osservatore NON 
passano per il punto immagine P’, ma esso risulta invece essere il punto di intersezione 
del prolungamento dei raggi riflessi.
SPECCHIO PIANO 
Lo specchio piano fornisce un’immagine diritta e delle stesse 
dimensioni della sorgente, ma virtuale. 
L’immagine si crea su un piano perpendicolare alla superficie 
dello specchio, in una posizione simmetrica al di là dello 
specchio. 
L’immagine è virtuale in 
quanto i raggi luminosi che colpiscono l’occhio 
dell’osservatore non partono dal punto immagine. Il 
punto immagine è cioè il punto di intersezione del 
prolungamento dei raggi riflessi. L’occhio 
dell’osservatore percepisce un’immagine che appare 
provenire da punti oltre lo specchio, nei quali però la 
luce in realtà non arriva.
LA DIFFUSIONE DELLA LUCE 
Quando la superficie riflettente non è perfettamente liscia, ma presenta delle asperità, si 
verifica il fenomeno della diffusione della luce. Ciascun raggio riflesso rispetta le leggi 
della riflessione, ma poiché le diverse porzioni di superficie hanno diverse inclinazioni, i 
raggi riflessi hanno direzioni che variano disordinatamente.
L’atmosfera terrestre funge da diffusore di luce, illuminando zone della Terra che, in 
assenza di questo fenomeno, rimarrebbero in ombra. 
L’atmosfera terrestre è composta essenzialmente dai gas di azoto ed ossigeno in percentuali rispettivamente 
del 78% e del 21%. Il restante 1% e’ composto da argon, acqua (nelle varie forme: gassosa (vapore), liquida 
(goccioline) e solida (cristalli)) e - negli stati più bassi dell’atmosfera -da polveri, ceneri e sali. La luce emessa 
dal Sole interagendo con i componenti della atmosfera può essere assorbita o diffusa. La diffusione della luce 
sui vari elementi presenti nei differenti strati dell’atmosfera, dipende sia dalle dimensioni dell’oggetto colpito 
che dalla lunghezza d’onda della luce medesima. Le particelle solide e le gocce d’acqua hanno dimensioni 
maggiori della lunghezza d’onda della luce e quindi la riflettono in tutte le direzioni (indipendentemente dalla 
lunghezza d’onda). La luce bianca del Sole, in questo caso, è diffusa senza essere scomposta. Le molecole dei 
gas (azoto e ossigeno), hanno dimensioni confrontabili con quelle delle 
lunghezze d’onda della luce. In questo caso la diffusione della luce è 
fortemente dipendente della sua lunghezza d’onda. E’ sempre il 
processo di diffusione che spiega anche perché, al tramonto, l’orizzonte 
si colora di rosso. Al tramonto i raggi solari sono radenti gli strati 
dell’atmosfera. La luce blu viene diffusa dai gas presenti negli strati più 
alti. La luce radente attraversa un grande spessore di atmosfera e solo la 
luce rossa penetra fino a raggiungere gli stati dove viene parzialmente 
diffusa dalle particelle solide presenti a queste altezze colorando quindi il cielo e le nubi, nella direzione del 
Sole, di arancio, rosso e talvolta viola. Anche il Sole appare rosso e non più giallo poiché appunto solo la luce 
rossa riesce a penetrare e raggiungere il nostro occhio.
GLI SPECCHI CURVI 
Gli specchi curvi possono essere parabolici o sferici. Sono caratterizzati da: 
· asse ottico (asse di simmetria dello specchio) 
· un punto dell’asse ottico detto fuoco 
· un centro di curvatura 
· un vertice 
Proprietà: 
· i raggi luminosi che provengono da una sorgente 
posta nel fuoco sono riflessi parallelamente all’asse ottico 
· i raggi paralleli all’asse ottico vengono riflessi nel fuoco o in raggi i cui 
prolungamenti passano per il fuoco
IMMAGINI IN SPECCHI CONCAVI 
1.La sorgente si trova oltre il centro di curvatura C: l’immagine è reale, capovolta e 
rimpicciolita; 
2.La sorgente si trova tra il centro C e il fuoco F: l’immagine è reale, capovolta e 
ingrandita; 
3.La sorgente si trova tra il vertice V e il fuoco F: l’immagine è virtuale, diritta e 
ingrandita.
LA RIFRAZIONE DELLA LUCE 
La luce è in grado di propagarsi attraverso alcuni mezzi 
materiali trasparenti, acqua, vetro, plexiglas, etc… 
Consideriamo un raggio di luce che attraversa due 
diversi mezzi di propagazione con diverso indice di 
rifrazione. In corrispondenza della superficie di 
separazione, il raggio viene 
in parte riflesso e in parte 
rifratto, ossia trasmesso nel 
secondo mezzo materiale. 
Per questo motivo ci sembrerà di vedere una matita 
spezzata se la poniamo all’interno dell’acqua.
Prima legge della rifrazione: 
Il raggio incidente, quello riflesso e quello rifratto giacciono sullo stesso piano della 
retta perpendicolare nel punto di incidenza alla superficie di separazione dei due 
mezzi. 
Seconda legge della rifrazione (LEGGE DI SNELL) 
Il rapporto tra i segmenti PH e KM è costante per qualunque angolo di incidenza ed è 
uguale al rapporto tra l’indice di rifrazione del secondo mezzo e quello del primo 
mezzo: 
v 
1 
2 
PH = 2 
= = 
n 
1 
sin 
sin 
v 
i 
r 
n 
KM
L’indice di rifrazione misura di quanto devia il raggio rifratto rispetto alla direzione 
di provenienza del raggio incidente. 
· Nel passaggio da un mezzo meno rifrangente ad un mezzo 
più rifrangente si ha che n1 < n2 ⇒sin r < sin i 
pertanto il raggio rifratto si avvicina alla normale. 
· Nel passaggio da un mezzo più rifrangente ad un mezzo 
meno rifrangente si ha che n1 > n2 ⇒sin r > sin i 
pertanto il raggio rifratto si allontana dalla normale.
LA RIFLESSIONE TOTALE 
Consideriamo un raggio luminoso che 
parte da un mezzo otticamente più denso, 
per cui più rifrangente. Per quanto detto 
sopra, si ha che 
n1 > n2 ⇒sin r > sin i 
pertanto il 
raggio rifratto si allontana dalla normale. 
Aumentando l’angolo di incidenza, l’angolo di rifrazione si allontanerà sempre più dalla 
normale, fino a giungere ad un angolo limite per il quale l’angolo di rifrazione sarà 
uguale a 90°. Per angoli di incidenza maggiori dell’angolo limite, non si verificherà più 
il fenomeno della rifrazione, ma si presenterà una riflessione totale del raggio di luce. 
L’angolo limite si determina a partire dalla legge di Snell: 
1 
n 
n 
= 2 = ⇒ l = = 
n 
sin 
sin 
1 
n 
n 
sin i 
sin r 
2 
1 
1 
l
APPLICAZIONI DELLA RIFLESSIONE TOTALE 
Prismi totalmente riflettenti 
Usando un prisma la cui sezione è un triangolo rettangolo 
isoscele, è possibile deviare la luce di 90° o di 180°. Se il 
raggio incide perpendicolarmente alla superficie di 
separazione tra vetro e aria, esso attraverserà la superficie 
senza subire deviazioni, viene dunque riflesso dalla faccia 
interna del prisma con un angolo di 45°. L’angolo limite del 
vetro è circa 43°, pertanto l’angolo di 45° supera l’angolo limite e il raggio all’interno 
del prisma viene totalmente riflesso.
Fibre ottiche (anni ’70) 
Una fibra ottica è costituita da un lungo cilindro interno di materiale trasparente, detto 
core, ricoperto esternamente da un rivestimento, il 
cladding, costituito di materiale opaco. Il cladding ha 
indice di rifrazione minore di quello del core, 
pertanto se il raggio entra nel core con un angolo 
superiore all’angolo limite, esso si propagherà 
mediante una serie di riflessioni totali sulla superficie di separazione dei due mezzi. 
Vantaggi: costi bassi, comunicazioni prive di interferenza, comunicazioni ad alta 
velocità. 
Applicazioni: medicina, astronomia, telecomunicazioni, arredamento.
MIRAGGIO INFERIORE 
Si ha un miraggio inferiore se gli strati di 
aria più prossimi al suolo sono molto più 
caldi (e quindi meno densi) rispetto agli 
strati superiori. In tal caso si ha che l'indice 
di rifrazione dell'aria calda è minore di 
quello dell'aria fredda e perciò se 
consideriamo un raggio proveniente da 
oggetti relativamente lontani (che quindi 
formano un angolo con la normale superiore 
all'angolo critico) questo raggio viene 
riflesso totalmente verso l'osservatore che 
può quindi osservare una immagine capovolta e posizionata al di sotto dell'oggetto 
originale dando l'effetto che vi sia una pozzanghera che consente all'oggetto di 
specchiarsi.
MIRAGGIO SUPERIORE E FATA MORGANA 
Miraggi più spettacolari sono quelli 
superiori, prodotti da una inversione di 
temperatura all'altezza degli occhi 
dell'osservatore. In questo caso l'immagine 
appare riflessa superiormente. È possibile 
vedere navi capovolte in lontananza. In 
questo caso gli strati d'aria a contatto col 
suolo devono essere molto più freddi di 
quelli al di sopra degli occhi 
dell'osservatore. Se ciò si verifica si ha una 
riflessione totale dovuta alla rifrazione dei 
raggi degli oggetti distanti che, passando da un mezzo di trasmissione freddo (maggiore 
indice di rifrazione) a uno più caldo (minore indice di rifrazione), possono soddisfare la 
condizione di riflessione totale. L'osservatore a questo punto può vedere riflessi in cielo 
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La luce - Cenni di ottica geometrica

  • 1. LA LUCE CENNI DI OTTICA GEOMETRICA
  • 2. ONDA O CORPUSCOLO? Il modello corpuscolare considera la luce come un insieme di particelle fisiche dette FOTONI Il modello ondulatorio considera la luce come un’onda Le particelle godono delle seguenti proprietà: - Sono piccole da rendere impossibile le interazioni reciproche - Si muovono in piccoli fasci chiamati raggi, seguendo traiettorie rettilinee; - Obbediscono alle leggi della meccanica e ai principi di conservazione dell’energia e della quantità di moto - Gli urti tra i fotoni e uno specchio sono urti perfettamente elastici - La luce è un’onda trasversale con fronti d’onda sferici. - A differenza delle onde meccaniche, la luce si propaga anche nello spazio vuoto. - La velocità della luce nel vuoto è c = 300000 km/s = m s 3×108 In origine, però, poiché non si riusciva ad accettare l’idea che non fosse necessario un mezzo materiale per la propagazione della luce, fu reintrodotto da Huygens un particolare mezzo di propagazione costituito da una sostanza impalpabile, l’etere. La difficoltà a risolvere questa questione e l’indiscussa autorità accademica di Newton decretarono inizialmente il successo della teoria corpuscolare.
  • 3. La teoria corpuscolare della luce Formulata da Isaac Newton nel XVII secolo. La luce veniva vista come composta da piccole particelle di materia (corpuscoli) emesse in tutte le direzioni. Oltre che essere matematicamente molto semplice questa teoria spiegava molto facilmente alcune caratteristiche della propagazione della luce che erano ben note all'epoca di Newton. Innanzitutto la meccanica galileiana prevede, correttamente, che le particelle (inclusi i corpuscoli di luce) si propaghino in linea retta ed il fatto che questi fossero previsti essere molto leggeri era coerente con una velocità della luce alta ma non infinita. I colori dell'arcobaleno venivano spiegati tramite l'introduzione di un gran numero di corpuscoli di luce diversi (uno per ogni colore) ed il bianco era pensato come formato da tante di queste particelle. La separazione dei colori ad opera, ad esempio, di un prisma poneva qualche problema teorico in più perché le particelle di luce dovrebbero avere proprietà identiche nel vuoto ma diverse all'interno della materia.
  • 4. La teoria ondulatoria della luce La teoria ondulatoria di Huygens (1678) stabilisce un’analogia tra la propagazione della luce e il moto di un’onda sulla superficie dell’acqua o quello delle onde sonore nell’aria. Nel suo trattato sulla luce, Huygens scrisse: “ Se oltre ciò, il passaggio della luce richiede tempo, il che non tarderemo a vedere, ne conseguirà che questo movimento impresso alla materia interposta sarà progressivo e pertanto si propagherà, come fa il suono, per superfici sferiche e per onde; poiché le chiamo onde per la loro somiglianza con quelle che vediamo formarsi nell’acqua allorché vi si getta un sasso e la cui propagazione si effettua in circoli successivi, sebbene queste ultime traggano origine da un’altra causa e si estendano soltanto su di una superficie piana.” Venne formulata da Christiaan Huygens nel 1678. La luce veniva vista come un'onda che si propaga, analogamente alle onde del mare o a quelle acustiche, in un mezzo, chiamato etere. L'etere si supponeva pervadere tutto l'universo ed essere formato da microscopiche particelle elastiche. La teoria ondulatoria della luce permetteva di spiegare, anche se in maniera matematicamente complessa, un gran numero di fenomeni, oltre alla riflessione ed alla rifrazione.
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  • 6. Nel 1801 Thomas Young dimostrò come i fenomeni della diffrazione e dell'interferenza fossero interamente spiegabili dalla teoria ondulatoria e non lo fossero dalla teoria corpuscolare.
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  • 8. DUALISMO ONDA - CORPUSCOLO 1801 – Thomas Young Esperimento della doppia fenditura – fenomeni di diffrazione e interferenza – natura ondulatoria La luce evidenzia in alcuni fenomeni un comportamento corpuscolare e in altri un comportamento ondulatorio. 1905 – Albert Einstein Effetto fotoelettrico – NOBEL – un fascio di luce che incide su un metallo è in grado di provocare l’emissione di elettroni – la luce costituita da fotoni – natura corpuscolare
  • 9. LA LUCE SI PROPAGA IN LINEA RETTA
  • 10. PERCHE’ VEDIAMO GLI OGGETTI? Noi possiamo vedere gli oggetti perché essi emettono raggi luminosi che sono catturati dal nostro occhio, che li convoglia al nervo ottico, il quale a sua volta trasmette al cervello le sensazioni luminose sotto forma di impulsi elettrici. I nostri occhi possono vedere un oggetto quando ricevono da esso una quantità di luce sufficiente a distinguerne la forma e i colori.
  • 11. LA VELOCITA’ DELLA LUCE La velocità della luce nel vuoto è una costante, indicata con la lettera c, è: m s m c = 299.792.458 » 300.000.000 = 3×108 s m s La velocità della luce è una velocità limite: nessun corpo o segnale può viaggiare a una velocità superiore alla velocità della luce. La velocità della luce è anche indipendente dal sistema di riferimento. La costanza della velocità della luce è uno dei postulati della teoria della relatività di Einstein.
  • 12. LA VELOCITA’ DELLA LUCE E L’INDICE DI RIFRAZIONE La velocità della luce, massima nel vuoto, risulta invece leggermente minore nell’aria e sensibilmente minore nei corpi trasparenti. J. Leon Foucault (1819 – 1868) verificò che la velocità della luce v in un mezzo materiale è data dal rapporto tra la velocità della luce nel vuoto c e un valore numerico n, detto indice di rifrazione, caratteristico del particolare mezzo materiale considerato. c n v = (1819 – 1868)
  • 13. n è un numero puro, adimensionale n > 1 per cui v < c
  • 14. LA RIFLESSIONE DELLA LUCE Consideriamo la luce come composta da sottili raggi che si propagano in linea retta. Un insieme di raggi di luce costituisce un fascio di luce. Se inviamo un raggio di luce su una superficie metallica piana e liscia, ovvero su uno specchio, il raggio di luce viene riflesso e cambia direzione. Leggi della riflessione: 1. Il raggio incidente, il raggio riflesso e la normale alla superficie riflettente giacciono sullo stesso piano. 2. L’angolo che il raggio incidente forma con la normale nel punto di incidenza è uguale all’angolo che il raggio riflesso forma con essa.
  • 15. CREAZIONE DELLE IMMAGINI A seconda del tipo di superficie riflettente, l’immagine può risultare: · diritta o capovolta; · reale o virtuale; · ingrandita, rimpicciolita o invariata rispetto alla sorgente. L’immagine è reale se i raggi che colpiscono l’occhio di un osservatore passano per il punto immagine P’. L’immagine sarà virtuale se i raggi che colpiscono l’occhio di un osservatore NON passano per il punto immagine P’, ma esso risulta invece essere il punto di intersezione del prolungamento dei raggi riflessi.
  • 16. SPECCHIO PIANO Lo specchio piano fornisce un’immagine diritta e delle stesse dimensioni della sorgente, ma virtuale. L’immagine si crea su un piano perpendicolare alla superficie dello specchio, in una posizione simmetrica al di là dello specchio. L’immagine è virtuale in quanto i raggi luminosi che colpiscono l’occhio dell’osservatore non partono dal punto immagine. Il punto immagine è cioè il punto di intersezione del prolungamento dei raggi riflessi. L’occhio dell’osservatore percepisce un’immagine che appare provenire da punti oltre lo specchio, nei quali però la luce in realtà non arriva.
  • 17. LA DIFFUSIONE DELLA LUCE Quando la superficie riflettente non è perfettamente liscia, ma presenta delle asperità, si verifica il fenomeno della diffusione della luce. Ciascun raggio riflesso rispetta le leggi della riflessione, ma poiché le diverse porzioni di superficie hanno diverse inclinazioni, i raggi riflessi hanno direzioni che variano disordinatamente.
  • 18. L’atmosfera terrestre funge da diffusore di luce, illuminando zone della Terra che, in assenza di questo fenomeno, rimarrebbero in ombra. L’atmosfera terrestre è composta essenzialmente dai gas di azoto ed ossigeno in percentuali rispettivamente del 78% e del 21%. Il restante 1% e’ composto da argon, acqua (nelle varie forme: gassosa (vapore), liquida (goccioline) e solida (cristalli)) e - negli stati più bassi dell’atmosfera -da polveri, ceneri e sali. La luce emessa dal Sole interagendo con i componenti della atmosfera può essere assorbita o diffusa. La diffusione della luce sui vari elementi presenti nei differenti strati dell’atmosfera, dipende sia dalle dimensioni dell’oggetto colpito che dalla lunghezza d’onda della luce medesima. Le particelle solide e le gocce d’acqua hanno dimensioni maggiori della lunghezza d’onda della luce e quindi la riflettono in tutte le direzioni (indipendentemente dalla lunghezza d’onda). La luce bianca del Sole, in questo caso, è diffusa senza essere scomposta. Le molecole dei gas (azoto e ossigeno), hanno dimensioni confrontabili con quelle delle lunghezze d’onda della luce. In questo caso la diffusione della luce è fortemente dipendente della sua lunghezza d’onda. E’ sempre il processo di diffusione che spiega anche perché, al tramonto, l’orizzonte si colora di rosso. Al tramonto i raggi solari sono radenti gli strati dell’atmosfera. La luce blu viene diffusa dai gas presenti negli strati più alti. La luce radente attraversa un grande spessore di atmosfera e solo la luce rossa penetra fino a raggiungere gli stati dove viene parzialmente diffusa dalle particelle solide presenti a queste altezze colorando quindi il cielo e le nubi, nella direzione del Sole, di arancio, rosso e talvolta viola. Anche il Sole appare rosso e non più giallo poiché appunto solo la luce rossa riesce a penetrare e raggiungere il nostro occhio.
  • 19. GLI SPECCHI CURVI Gli specchi curvi possono essere parabolici o sferici. Sono caratterizzati da: · asse ottico (asse di simmetria dello specchio) · un punto dell’asse ottico detto fuoco · un centro di curvatura · un vertice Proprietà: · i raggi luminosi che provengono da una sorgente posta nel fuoco sono riflessi parallelamente all’asse ottico · i raggi paralleli all’asse ottico vengono riflessi nel fuoco o in raggi i cui prolungamenti passano per il fuoco
  • 20. IMMAGINI IN SPECCHI CONCAVI 1.La sorgente si trova oltre il centro di curvatura C: l’immagine è reale, capovolta e rimpicciolita; 2.La sorgente si trova tra il centro C e il fuoco F: l’immagine è reale, capovolta e ingrandita; 3.La sorgente si trova tra il vertice V e il fuoco F: l’immagine è virtuale, diritta e ingrandita.
  • 21. LA RIFRAZIONE DELLA LUCE La luce è in grado di propagarsi attraverso alcuni mezzi materiali trasparenti, acqua, vetro, plexiglas, etc… Consideriamo un raggio di luce che attraversa due diversi mezzi di propagazione con diverso indice di rifrazione. In corrispondenza della superficie di separazione, il raggio viene in parte riflesso e in parte rifratto, ossia trasmesso nel secondo mezzo materiale. Per questo motivo ci sembrerà di vedere una matita spezzata se la poniamo all’interno dell’acqua.
  • 22. Prima legge della rifrazione: Il raggio incidente, quello riflesso e quello rifratto giacciono sullo stesso piano della retta perpendicolare nel punto di incidenza alla superficie di separazione dei due mezzi. Seconda legge della rifrazione (LEGGE DI SNELL) Il rapporto tra i segmenti PH e KM è costante per qualunque angolo di incidenza ed è uguale al rapporto tra l’indice di rifrazione del secondo mezzo e quello del primo mezzo: v 1 2 PH = 2 = = n 1 sin sin v i r n KM
  • 23. L’indice di rifrazione misura di quanto devia il raggio rifratto rispetto alla direzione di provenienza del raggio incidente. · Nel passaggio da un mezzo meno rifrangente ad un mezzo più rifrangente si ha che n1 < n2 ⇒sin r < sin i pertanto il raggio rifratto si avvicina alla normale. · Nel passaggio da un mezzo più rifrangente ad un mezzo meno rifrangente si ha che n1 > n2 ⇒sin r > sin i pertanto il raggio rifratto si allontana dalla normale.
  • 24.
  • 25. LA RIFLESSIONE TOTALE Consideriamo un raggio luminoso che parte da un mezzo otticamente più denso, per cui più rifrangente. Per quanto detto sopra, si ha che n1 > n2 ⇒sin r > sin i pertanto il raggio rifratto si allontana dalla normale. Aumentando l’angolo di incidenza, l’angolo di rifrazione si allontanerà sempre più dalla normale, fino a giungere ad un angolo limite per il quale l’angolo di rifrazione sarà uguale a 90°. Per angoli di incidenza maggiori dell’angolo limite, non si verificherà più il fenomeno della rifrazione, ma si presenterà una riflessione totale del raggio di luce. L’angolo limite si determina a partire dalla legge di Snell: 1 n n = 2 = ⇒ l = = n sin sin 1 n n sin i sin r 2 1 1 l
  • 26. APPLICAZIONI DELLA RIFLESSIONE TOTALE Prismi totalmente riflettenti Usando un prisma la cui sezione è un triangolo rettangolo isoscele, è possibile deviare la luce di 90° o di 180°. Se il raggio incide perpendicolarmente alla superficie di separazione tra vetro e aria, esso attraverserà la superficie senza subire deviazioni, viene dunque riflesso dalla faccia interna del prisma con un angolo di 45°. L’angolo limite del vetro è circa 43°, pertanto l’angolo di 45° supera l’angolo limite e il raggio all’interno del prisma viene totalmente riflesso.
  • 27. Fibre ottiche (anni ’70) Una fibra ottica è costituita da un lungo cilindro interno di materiale trasparente, detto core, ricoperto esternamente da un rivestimento, il cladding, costituito di materiale opaco. Il cladding ha indice di rifrazione minore di quello del core, pertanto se il raggio entra nel core con un angolo superiore all’angolo limite, esso si propagherà mediante una serie di riflessioni totali sulla superficie di separazione dei due mezzi. Vantaggi: costi bassi, comunicazioni prive di interferenza, comunicazioni ad alta velocità. Applicazioni: medicina, astronomia, telecomunicazioni, arredamento.
  • 28. MIRAGGIO INFERIORE Si ha un miraggio inferiore se gli strati di aria più prossimi al suolo sono molto più caldi (e quindi meno densi) rispetto agli strati superiori. In tal caso si ha che l'indice di rifrazione dell'aria calda è minore di quello dell'aria fredda e perciò se consideriamo un raggio proveniente da oggetti relativamente lontani (che quindi formano un angolo con la normale superiore all'angolo critico) questo raggio viene riflesso totalmente verso l'osservatore che può quindi osservare una immagine capovolta e posizionata al di sotto dell'oggetto originale dando l'effetto che vi sia una pozzanghera che consente all'oggetto di specchiarsi.
  • 29. MIRAGGIO SUPERIORE E FATA MORGANA Miraggi più spettacolari sono quelli superiori, prodotti da una inversione di temperatura all'altezza degli occhi dell'osservatore. In questo caso l'immagine appare riflessa superiormente. È possibile vedere navi capovolte in lontananza. In questo caso gli strati d'aria a contatto col suolo devono essere molto più freddi di quelli al di sopra degli occhi dell'osservatore. Se ciò si verifica si ha una riflessione totale dovuta alla rifrazione dei raggi degli oggetti distanti che, passando da un mezzo di trasmissione freddo (maggiore indice di rifrazione) a uno più caldo (minore indice di rifrazione), possono soddisfare la condizione di riflessione totale. L'osservatore a questo punto può vedere riflessi in cielo oggetti molto lontani o addirittura ancora al di là della linea dell'orizzonte. Fenomeno spesso osservato nello stretto di Messina.