L’obiettivo di questo lavoro è stato verificare l’efficacia dell’intervento osteopatico nelle disfunzioni respiratorie ricorrenti nei bambini affetti dalla Sindrome di Down, implementando un trattamento volto a limitare i danni prodotti dall’ipossiemia causata dalle ostruzioni alle vie respiratorie superiori. Lo studio è stato realizzato grazie alle Associazioni di Persone con Sindrome dei Down (ADP) delle città di Livorno e Lucca.
Il Linguaggio del corpo e la memoria del pianto del bambino di Mattew Appleton
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Osteopatia cranica neonatale e plasticità neurofasciale - Pierre Renaudeau
L’INTERVENTO OSTEOPATICO DEI DISTURBI RESPIRATORI RICORRENTI IN BAMBINI AFFETTI DALLA SINDROME DI DOWN - dalla tesi di Veronica Hurtado D.O.
1. L’INTERVENTO OSTEOPATICO DEI DISTURBI RESPIRATORI RICORRENTI IN BAMBINI AFFETTI DALLA
SINDROME DI DOWN
Studio pilota
dalla tesi di Veronica Hurtado D.O.
veronicahurtadoprado@hotmail.it
L’obiettivo di questo lavoro è stato verificare l’efficacia dell’intervento osteopatico nelle disfunzioni
respiratorie ricorrenti nei bambini affetti dalla Sindrome di Down, implementando un trattamento volto a
limitare i danni prodotti dall’ipossiemia causata dalle ostruzioni alle vie respiratorie superiori. Lo studio è
stato realizzato grazie alle Associazioni di Persone con Sindrome dei Down (ADP) delle città di Livorno e
Lucca.
PARTECIPANTI
Lo studio è iniziato nell’anno 2012, hanno partecipato 9 bambini di età compresa tra 5 mesi ei 17 anni, con
una media di 5,49 anni Dei nove bambini due erano di età compressa tra 5 e 12 mesi; quattro tra 3 e 6
anni; due tra 10 e 12 anni e uno di 17 anni. Cinque bambini erano di sesso maschile e quattro di sesso
femminile.
Tutti i bambini sono stati sottoposti a dieci trattamenti osteopatici per la durata di sedici settimane,
inizialmente con cadenza settimanale e le ultime quattro sedute ogni due settimane.
EPIDEMIOLOGIA
La Sindrome di Down o trisomia 21 rappresenta il primo difetto cromosomico che è stato clinicamente
definito e riconosciuto. E’ la più comune causa genetica identificata di ritardo mentale. Il nome “Sindrome
di Down” viene dal Dott. John Langdon Down (1828-1896), che per primo nel 1866 identificò le principali
caratteristiche di questa sindrome.
I dati internazionali riferiscono un’incidenza di 1:800-1000 nati vivi. In Italia nascono ogni anno, circa 600
bambini con Sindrome di Down (SD), cioè 1 bambino su 1200.
ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DEL CRANIO NELLA SD
La patologia iniziale si riscontra nella crescita deficitaria della base cranica. Nel 1960, il genetista e patologo
C.E. Benda ha dimostrato che l'effetto complessivo dei cambiamenti genetici nella sindrome di Down è
l'immaturità che può essere spiegata da un rallentamento della crescita durante le prime settimane di vita.
2. Tra la sesta e la dodicesima settimana della vita intra-uterina vi è una fase critica nei processi di
differenziazione e di sviluppo, quando la crescita del feto con SD decelera rispetto alla norma (Figura 1). Il
corpo dello sfenoide è più piccolo del normale, soprattutto nelle dimensioni antero-posteriori e l’angolo
dello sfenoide è inclinato verticalmente; anche la squama dell’occipite è verticale, l’accorciamento della
base cranica è dovuto ad una crescita lenta piuttosto che ad una fusione prematura.
Figura 1. Sviluppo neonatale della SD
La quasi verticalità della base cranica fa sì che questa sia spostata in avanti; essendo la faringe connessa, la
parte anteroposteriore della stessa risulta ristretta e le vie nasali ed orali sono accorciate, ciò aumenterà la
resistenza al flusso d’aria.
Tutte le aree del cranio di un soggetto con SD presentano una crescita deficitaria, soprattutto le strutture
che mostrano uno sviluppo più marcato dopo la nascita, cioè l’etmoide, le ossa nasali, la mascella e la
mandibola; inoltre, si rileva un’assenza dello sviluppo dei seni sfenoidali e frontali, mentre gli antri
mascellari sono più piccoli della norma. La mandibola stessa è piccola, il che comporta un restringimento
del pavimento della bocca ed una restrizione dello spazio disponibile. A causa di ciò e del palato piatto e
stretto, c’è un insufficiente spazio intra-orale per la lingua che di conseguenza spesso sporge. Questo
comprova quanto possa essere grave l’ostruzione delle vie respiratorie superiori nei bambini con SD.
I DISTURBI RESPIRATORI RICORRENTI IN BAMBINI AFFETTI DALLA SINDROME DI DOWN
Le infezioni e disturbi respiratori ricorrenti sono un problema frequente in età pediatrica, in particolare
nella fascia d’età prescolare fino ai sei anni, dovute generalmente all’immaturità del sistema immunitario,
oltre ad una particolare struttura anatomica e funzionale delle vie aeree superiori e inferiori ancora in via di
sviluppo. I dati epidemiologici, rilevano che più del 50% dei bambini con la SD soffrono di problemi
respiratori ed eventi ostruttivi a causa della la loro ipoplasia cranio-facciale ed orofaringeai
, ii
. La loro facies
anatomica, si somma al fattore strutturale più comune del disturbo respiratorio che è rappresentato
dall’ipertrofia del tessuto linfoide dell’orofaringe, dando come conseguenza una flogosi cronica delle vie
aeree superiori. La presenza di questo tessuto adenoideo causa un aumento della resistenza dell’entrata
dell’aria portando a disturbi respiratori durante il sonno, inoltre le flogosi sostenute da infezioni (batteriche
o virali) e da malattie immunoallergiche, accrescono il tessuto linfoide e contribuiscono all’aumento della
densità tissutale delle alte vie aeree; riducendo il tono muscolare e penalizzando ancora di più le persone
affette da SD che soffrono già d’ipotoniaiii
.
COMPLICANZE E PROBLEMI CORRELATI
Nel 1998 l’osteopata Nicholas J.R. Handoll, in seguito a numerosi studi, ha ipotizzato che l’ipossiemia fosse
secondaria all’apnea ostruttiva nel sonno sia nei bambini affetti da SD che in quelli sani e questo comporta
una vasta gamma di disordini che possono includere deficit della crescita, disturbi e difficoltà del
3. comportamento come iperattività, aggressività, scarso rendimento scolastico, sonnolenza diurna,
stanchezza ed affaticamentoiv
. Questo spiegherebbe il perché dei deficit cognitivi frequentemente
riscontrati in pazienti con OSAS (Sindrome delle Apnee ostruttive nel Sonno).
Dagli studi fatti in precedenza, emerge l’importanza di un adeguato trattamento sin dalla nascita al fine di
preservare le vie respiratorie libere, evitando l’ostruzione dei fluidi e l’accumulo di muco che in questi
bambini tende ad accentuarsi a causa dell’ipoplasia delle ossa mascellari e dei seni facciali, che portano a
infezioni e all’ipertrofia delle adenoidi e delle tonsille.
Metodi
A tale scopo, per la raccolta dei dati sono stati utilizzati tre outcome umanistici fatti compilare ai genitori e
un outcome strumentale che valutava la saturazione dell’ossigeno nel sangue:
1) Il questionario umanistico CHQ– PF50 (Questionario della Salute del Bambino).
2) Il questionario su disturbi e malattie respiratorie nella popolazione infantile, utilizzato in precedenza
dall’USL del Comune di Brescia.
3) Il questionario DSMIV per l’individuazione di comportamenti di disattenzione e iperattività nel bambino.
Come outcome strumentale, è stato utilizzato il saturimetro a LED della dita RAM (apparecchi medicali).
I questionari umanistici sono stati compilati dai genitori per tre volte nell’arco di 5 mesi: durante la visita
iniziale avvenuta a febbraio, nel mese di maggio dopo aver sottoposto i pazienti a 6 trattamenti, e infine nel
mese di luglio dopo 10 trattamenti con l’intervallo di un mese dall’ultima seduta. La saturazione del sangue
è stata misurata a 5 dei 9 bambini nell’arco delle 3 valutazioni.
Trattamento
Le disfunzioni riscontrate con maggior frequenza nella valutazione osteopatica iniziale erano legate al
passaggio anteriore di tutte le tensioni muscolo-fasciali ascendenti e discendenti provenienti dalle catene
muscolo-aponeurotiche (articolazione sfeno-basilare - osso ioide - muscolo diaframma). Il trattamento è
stato impostato in base alla difficolta nell’approccio all’intervento osteopatico, per tale motivo i bambini
sono stati divisi in quattro gruppi in base all’età: 1) 5-12 mesi; 2) 3-6 anni; 3)10-12 anni; 4)17 anni. Ai
gruppi 1 e 2 sono state applicate tecniche intraossee e in tutti i gruppi sono state applicate tecniche fasciali
in tre fasi diverse. Nella prima fase tecniche sulla periferia: membrane interossee, tecniche di liberazione
costale e induzione sul diaframma, tecnica fasciale sull’OTS e per la 1° costa in superiorità; nella seconda
fase: tecnica fasciale sulle fasce media e profonda, tecniche fasciali in compressione per la scapola e le
vertebre dorsali; nella terza fase: tecniche fasciali sul pavimento della bocca, sull’osso ioide, liberazione
delle suture sagittale, etmoidale, mascellare, palatina, riequilibri sulla dura madre e sui tre diaframmi.
Risultati
I risultati ottenuti hanno evidenziato un cambiamento generale verso disfunzioni più fisiologiche rispetto
alle valutazioni iniziali; mentre i vari outcome hanno rilevato un miglioramento della salute generale del
bambino (fig 2) con un picco di diminuzione dei disturbi respiratori durante i mesi in cui sono stati
sottoposti al trattamento osteopatico. Inoltre altri disturbi legati a disfunzioni del sistema neurovegetativo
come la stipsi, l’esofagite e disturbi della minzione si sono risolti. Il miglior risultato si è evidenziato
valutando l’attenzione e il comportamento di tutti i bambini; dove hanno prevalso aspetti come il
rendimento scolastico, la concentrazione, tenere in ordine i propri oggetti, portare a termine un compito
assegnato.
Quattro di loro sono ancora sottoposti a un trattamento mensile, ed è stato riscontrato un miglioramento
analizzando i valori della saturazione dell’ossigeno nel sangue.