Per dialogare con i tessuti dei neonati è necessario ottimizzare le sensazioni percepite. Prima di dialogare con i tessuti, è preferibile che il terapeuta imposti una routine per ottimizzare la qualità della relazione.
Questi atteggiamenti e questa routine sono parte di un processo terapeutico che aiuta la visualizzazione: sono uno strumento mentale nelle mani del terapeuta.
2. nella relazione. Usate il vostro buon senso o fatevi aiutare ( psicologo, coaching,
meditazione …etc. Tricot )
Esempi di domande frequenti
- “io temo di non essere capace di percepire i tessuti perché il bambino piange molto, si
muove o sta attaccato al collo della mamma”
- “ io temo di non sentire la fiducia della mamma quando tratto il suo bambino, il suo
sguardo inquisitore mi blocca”
- “il bambino piange, si vede che lavoro male o gli faccio male”
Consigli
- “Centrarsi” ha come obiettivo di mettere in modalità “pausa” le vostre turbe emotive
coscienti e di mettere i vostri sensi più sottili al servizio della vostra arte al fine di
ottimizzare la visualizzazione del bambino. Ancora una volta il rischio potrebbe essere
che voi “inquiniate” il piccolo paziente con le vostre domande che non hanno niente a
che fare con la sua storia e il suo trattamento. Il rischio è di metterlo sulla difensiva, il
che offusca la lettura tissutale.
- Trovate una buona routine psichica al fine di proteggervi da input emotivi scatenati o
dal contatto con il bambino (pianti, comportamento del bambino durante la seduta …)
o con i genitori (anamnesi di una gravidanza o di un parto particolarmente
impegnativi)
Con l’abitudine, la semplice intenzione può essere sufficiente ad eliminare i pensieri
“fastidiosi”. La cosa più importante è avere coscienza che, al di là dei problemi relativi al
bambino, noi potremmo, in quanto terapeuti, essere un elemento ambientale sfavorevole per
il suo rilassamento.
II. POSIZIONAMENTO DEL TERAPEUTA RISPETTO AL SUO PICCOLO PAZIENTE
Appoggio del terapeuta
Il terapeuta fa sedere o mette coricato il bambino e, in un primo momento, lo include nella
sua presenza fisica e mentale.
Dovete intendere per “appoggio”, una presenza che non è mai fissata e statica. Come dice
bene Rousse , questo appoggio deve rimanere “pneumatico” anche in strutturale,
altrimenti il rischio è di diventare insostenibile per il bambino , cioè la vostra presenza
può essere vissuta dal bambino come una aggressione supplementare.
Osservazione: il contatto è accettato bene quando è giusto: al posto giusto (porta di
entrata nel sistema “aurico” ) e al momento giusto (“io ho bisogno di aiuto in questo posto
ma dovresti cominciare da un’altra parte perché io non posso aprirmi là dove mi tocchi. Sono
talmente pieno a questo livello che non sopporto le tue mani” )
a) rassicurazione
Io vi consiglio di mettere in pratica, prima di toccare il bambino, una routine di
approccio. Questo protocollo è molto importante per entrare in contatto con il bambino,
senza aggredirlo malgrado le vostre buone intenzioni, e per ottimizzare l’alchimia di una