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Osteopatia	cranica	neonatale	e	plasticità	neurofasciale	
(alla	luce	delle	scoperte	di	R.	Schleip)	
Pierre Renaudeau - Ostéopathe D.O M.R.O.F
Questo	articolo	propone	di	ridefinire	l'osteopatia	cranica	per	i	bambini,	a	seguito	delle	
scoperte	in	ambito	biologico	di	R.	Schleip	sulla	plasticità	neurofasciale	e	dei	dati	scientifici	
noti	su	elasticità,	plasticità	dell'osso,	ma	anche	mobilità	e,	più	sorprendentemente,	
contrattilità	del	cranio.	
	
	
Il	CRANIO	COME	SCATOLA	DI	FASCE	
	
Il	cranio	non	è	solo	una	scatola	formata	da	ossa:	in	vivo,	l'osso	è	incluso	all'interno	di	un	
magma	fibroso	che	esiste	molto	prima	dello	scheletro	e	ciò	è	particolarmente	evidente	al	
momento	della	nascita,	quando	molte	delle	placche	ossee	non	sono	in	contatto	(fattore	che	
consente	loro	di	sovrapporsi	per	ridurre	il	volume	del	cranio).	
	
Le	placche	ossee	del	cranio	si	incastrano	con	digitazioni	che	gli	osteopati	e	gli	anatomisti	
conoscono	bene,	che	consentono	uno	stretto	contatto	ma	anche	un		po'	di	"gioco",	cioè	una	
leggerissima	mobilità.	
Oltre	a	questo	aspetto	ingranato	a	“coda	di	rondine”,	le	suture	craniche	presentano	anche	un	
doppio	tappeto	fibroso	che	riveste	le	facce	endo	ed	esocraniche	delle	ossa.	A	livello	
endocranico	lo	strato	fibroso	è	costituito	dalla	dura	madre,	esternamente	la	tenuta	delle	ossa	
è	dovuta	alle	fasce	periostali,	fronto-occipitali	e	temporali	(Galea	aponeurotica).	
Inoltre,	rispondendo	a	una	necessità	di	coesione	tridimensionale,	la	dura	madre	si	sdoppia	
sulla	linea	mediana	per	formare	la	falce	del	cervello,	che	si	prolunga	all’indietro	con	la	falce
del	cervelletto,	sempre	mediana.	La	falce	cerebrale	gestisce	a	livello	meccanico	la	possibilità	di	
una	deformazione	antero-posteriore	della	scatola	cranica,	contrastando	il	distanziamento	del	
frontale	e	dell'occipite,	come	se	fosse		una	corda	antero-posteriore.	
Ma	 il	 sistema	 va	 oltre	 grazie	 alla	 presenza	 della	 tenda	 del	 cervelletto,	 tesa	 tra	 le	 due	 ossa	
temporali,	 che	 copre	 il	 cervelletto	 separandolo	 dal	 cervello,	 e	 che	 si	 collega	 	 anche	
trasversalmente	alla	falce	cerebrale.	
La	tenda,	come	la	falce,	rappresenta	un	freno	alla	potenziale	apertura	delle	ossa	temporali	
verso	l'esterno,	ma	la	sua	curvatura	suggerisce	una	maggiore	flessibilità	rispetto	a	quella	della	
falce.	Il	sistema,	disposto	a	croce,	fa	immaginare	che	la	messa	in	tensione	della	falce	determini	
un	 suo	 abbassamento	 al	 centro	 e	 il	 conseguente	 rilascio	 della	 trazione	 sulla	 tenda,	
permettendo	quindi	un	rilassamento	della	trazione	continua	esercitata	sui	temporali.	Questo	
sistema	di	membrane	permette	l'intera	meccanica	della	mobilità	cranica,	un	sistema	di	
tensione	 reciproca	 precompresso,	 che	 offre	 una	 moderata	 elasticità	 unita	 a	 una	 grande	
coesione.	
Non	è	la	forma	degli	smussi	delle	ossa	craniche	che	consente	il	movimento	sotto	stress,	ma	
l'intero	 sistema	 ossa-membrane,	 la	 cui	 mobilità	 nel	 tempo	 e	 durante	 la	 crescita,	
determina	 la	 formazione	 degli	 smussi	 ossei,	che	non	sono	quindi	altro	che	il	riflesso	di	
questa	attività.	Si	può	portare	a	sostegno	di	questa	teoria,	quello	che	i	biologi	sanno	e	cioè	che		
quando	 le	 ossa	 craniche	 vengono	 coltivate	 in	 un	 ambiente	 fisiologico,	 si	 sviluppano	
approssimativamente	nella	loro	forma	prevedibile,	ma	senza	smussature	sui	loro	bordi.	
	L'intera	scatola	cranica	è	quindi	prevista	per	la	massima	coesione	(ne	va	del	sostegno	del	
cervello,	il	più	fragile	degli	organi),	ma	anche	per	una	mobilità	modesta,	detta	motilità,	che	
persiste	 per	 tutta	 la	 vita,	 portando	 un	 aumento	 di	 resistenza	 del	 cranio	 ai	 traumi	 (un	
compromesso	 tra	 il	 guscio	 duro	 dell'uovo,	 solido,	 ma	 che	 si	 rompe	 improvvisamente	
raggiungendo	il	suo	limite	meccanico,	e	l'uovo	morbido	senza	guscio,	malleabile	e	senza	paura	
di	essere	deformato,	ma	lacerabile).	
Da	 notare	 infine	 un	 "dettaglio"	 anatomico	 però	 essenziale,	 che	 è	 la	 continuità	 della	 dura	
madre	 a	 partire	 dal	 rivestimento	 interno	 del	 cranio	 sino	 all'osso	 sacro.	Aderisce	alle	
prime	due	vertebre	cervicali,	quindi	normalmente	scorre	liberamente	all'interno	del	canale	
spinale	sino	al	sacro	a	cui	si	attacca	saldamente,	legando	meccanicamente	ciò	che	si	verifica	
nella	regione	frontale	o	comunque	craniale,	al	comportamento	meccanico	del	sacro.	Qualsiasi	
lesione	osteopatica	della	madre	dura	avrà	ripercussioni	su	entrambe	le	estremità,	poiché	è	
costituita	da	tessuto	connettivo.	
IL	CRANIO	CONTRATTILE	
	
L'intero	cranio	è	quindi	progettato	per	la	solidità	e	la	mobilità,	o	meglio	la	motilità,	poiché	i	
parametri	reali		sono	ridotti,	ma	palpabili	e	indispensabili.	Questa	motilità,	peculiare	del	
cranio,	ma	palpabile	in	tutto	il	corpo	sotto	il	nome	di	MRP,	descritta	per	la	prima	volta	da	
William	Garner	Sutherland,	sembra	essere	presente	per	tutta	la	vita		(legata	alla	presenza	di	
questi	legami	fibrosi	che	si	riempiono	molto	lentamente	di	"fosfato	di	calcio"),	per	scomparire	
solo	negli	anziani.	Ciò	che	impedisce	a	questi	legami	di	scomparire	prima	dell’età		avanzata	
non	può	che	essere	la	motilità	del	cranio,	proprio	quella	che	ha	creato	gli	smussi	situati	tra	le	
ossa	piatte	del	cranio	e	che	si	mantengono	per	tutta	la	vita.
Se	non	ci	fosse	mobilità	tra	le	ossa	del	cranio,	questi	smussi	scomparirebbero	dopo	la	
nascita.	Così	non	è,	ma	c'è	anche	di	più.	
Secondo	le	scoperte	di	R.	Schleip,	dobbiamo	considerare	il	fatto	inevitabile	che	i	tessuti	fibrosi	
del	cranio	sono	innervati	dal	sistema	nervoso	simpatico	e	portano	al	loro	interno	
terminazioni	nervose	propriocettive	e	cellule	muscolari	lisce,	come	tutti	i	tessuti	fibrosi	del	
corpo	umano.		
Tutta	questa	meccanica,	supervisionata	dal	cervello	rettiliano,	ci	consente	di	affermare	che	il	
cranio	non	è	solo	una	scatola	solida	e	flessibile,	ma	anche	contrattile	e	che	
probabilmente	presenterà,	come	qualsiasi	altra	regione	del	corpo,	lesioni	osteopatiche	in	
seguito	a	traumi:	tali	lesioni	non	devono	essere	prese	alla	leggera	perchè	possono	portare	a	
importanti	conseguenze	sulla	salute	e	possono	essere	contrastate	con	un	trattamento	
osteopatico	ben	gestito.	
	
IL	PARTO	
Il	 parto	 segna	 la	 fine	 della	 vita	 intrauterina,	 situazione	 comoda	 e	 protetta:	 per	 poter	
continuare	la	sua	vita,	il	feto	deve	lasciare	l'utero	materno	e	questo	percorso	è	relativamente	
violento,	contrariamente	all'immagine	idilliaca	del	bambino	tra	le	braccia	di	sua	madre.	
Durante	 il	 parto,	 le	 forze	 applicate	 dal	 fondo	 uterino	 sono	 distribuite	 armoniosamente	
sull'intera	 metà	 inferiore	 del	 bambino,	 spingendolo	 verso	 il	 basso	 senza	 creare	 particolari	
fulcri	sul	bacino	e	sugli	arti	inferiori,	e	sul	tronco.	Le	forze	vengono	trasmesse	più	in	basso	
(verso	 la	 testa	 del	 bambino)	 da	 e	 attraverso	 la	 colonna	 cervicale,	 sino	 all'occipite.	 Le	
sollecitazioni	sono	quindi	massime	sull'occipite,	che	riceve	il	feedback	dalla	testa,	appoggiata	
sul	pavimento	pelvico	e	contro	il	bacino	osseo.	
È	quindi	facile	capire	che	la	 zona	 C1-occipite	 sarà	 la	 prima	 a	 essere	 soggetta	 a	 lesioni	
osteopatiche	 dovute	 a	 forze	 molto	 grandi.	 L'occipite	 stesso	 incuneato	 tra	 i	 due	 temporali	
chiusi	dal	bacino,	con	i	tessuti	fibrosi	che	uniscono	queste	tre	ossa	produrrà	talvolta	lesioni	di	
"blocco"	delle	suture	occipito-mastoidee,	le	cui	conseguenze	sono	ben	note	a	tutti	coloro	
che	si	prendono	cura	dei	bambini	.		
Nei	 parti	 distocici	 le	 cose	 peggiorano	 e,	 a	 seconda	 della	 posizione	 della	 testa	 del	 bambino,	
possono	 verificarsi	 lesioni	 osteopatiche	 sulle	 cervicali	 che	 si	 posizionano	 in	 flessione	
posteriore	(presentazione	frontale),	sulla	mandibola	(presentazione	di	faccia),	etc.	
Le	variazioni	meccaniche	sono	troppo	numerose	per	elencarle	tutte	ma	l'attenta	valutazione	
di	 un	 osteopata	 ben	 addestrato	 sarà	 essenziale	 per	 rilevare	 e	 correggere	 tutte	 le	 lesioni	
presenti	dopo	il	parto,	prima	che	alcune	di	esse	portino	a	una	modifica	di	crescita	ossea	(	p.es.	
plagiocefalia)	
Un	bambino	nato	normalmente,	con	una	presentazione	OIGA,	con	un	travaglio	di	alcune	ore,	
che	 non	 ha	 sofferto	 di	 asfissia	 o	 procidenza	 (cordone	 attorno	 al	 collo)	 e	 che	 non	 è	 in	
sovrappeso	(media	di	3.350	Kg),	nasce	e		poi	recupera	rapidamente	e	mangia,	dorme	e	sorride	
senza	 particolari	 difficoltà.	 Quando	 il	 parto	 non	 è	 così	 idilliaco	 c'è	 qualche	 problema	
meccanico	da	valutare	e	quindi	da	trattare	in	questo	bambino.		
Alcune	 particolari	 situazioni	 di	 parto	 o	 pre-parto	 creano	 lesioni	 specifiche	 da	 prendere	 in	
considerazione:
il	forcipe	stringe	la	testa	del	bambino	obliquamente	e	talvolta	comprime	la	regione	fronto-
orbitaria	anteriore	e	occipito-mastoidea	sul	lato	opposto	posteriore.		
la	ventosa	crea	una	tensione	meccanica	verso	l'alto	tra	le	due	ossa	parietali.	
il	 taglio	 cesareo	 infine,	 considerato	 non	 traumatico,	 crea	 tuttavia	 un	 effetto	 shock	 sul	
bambino	 quando	 la	 cavità	 uterina	 viene	 aperta,	 dovuto	 al	 passaggio	 improvviso	 dalla	
pressione	 interna	 dell’utero	 (soprattutto	 se	 il	 travaglio	 era	 già	 iniziato)	 alla	 improvvisa	
decompressione.	 Il	 blocco	 riguarda	 quindi	 le	 due	 estremità	 della	 colonna	 (occipite	 e	 osso	
sacro)	come	in	un	colpo	di	frusta.	
	
LESIONI	OSTEOPATICHE	E	LORO	CONSEGUENZE	
Ora	è	più	facile,	grazie	alle	scoperte	di	R	Schleip	sulla	contrattilità	della	fascia,	comprendere	
gli	 effetti	 di	 un	 blocco	 (una	 contrazione	 delle	 cellule	 muscolari	 lisce	 in	 realtà)	 del	 tessuto	
connettivo	collegato	a	una	lesione	osteopatica.	
Non	tutte	le	lesioni	osteopatiche	del	cranio	del	bambino	hanno	un'azione	diretta	in	termini	di	
patologia,	come	nel	caso	della	sovrapposizione	della	sutura	coronale,	ma	contribuiscono	alla	
struttura	 anormale	 della	 scatola	 cranica	 producendo	 patologie	 "ulteriori"	 in	 termini	 di	
meccanica	interossea.	
Grazie	 al	 lavoro	 di	 R	 Schleip	 sappiamo	 oggi	 che	 le	 nostre	 azioni,	 così	 come	 la	 lesione	
osteopatica,	poggiano	su	una	base	concreta:	il	tessuto	connettivo	contrattile.

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Osteopatia cranica neonatale e plasticità neurofasciale - Pierre Renaudeau

  • 1. Osteopatia cranica neonatale e plasticità neurofasciale (alla luce delle scoperte di R. Schleip) Pierre Renaudeau - Ostéopathe D.O M.R.O.F Questo articolo propone di ridefinire l'osteopatia cranica per i bambini, a seguito delle scoperte in ambito biologico di R. Schleip sulla plasticità neurofasciale e dei dati scientifici noti su elasticità, plasticità dell'osso, ma anche mobilità e, più sorprendentemente, contrattilità del cranio. Il CRANIO COME SCATOLA DI FASCE Il cranio non è solo una scatola formata da ossa: in vivo, l'osso è incluso all'interno di un magma fibroso che esiste molto prima dello scheletro e ciò è particolarmente evidente al momento della nascita, quando molte delle placche ossee non sono in contatto (fattore che consente loro di sovrapporsi per ridurre il volume del cranio). Le placche ossee del cranio si incastrano con digitazioni che gli osteopati e gli anatomisti conoscono bene, che consentono uno stretto contatto ma anche un po' di "gioco", cioè una leggerissima mobilità. Oltre a questo aspetto ingranato a “coda di rondine”, le suture craniche presentano anche un doppio tappeto fibroso che riveste le facce endo ed esocraniche delle ossa. A livello endocranico lo strato fibroso è costituito dalla dura madre, esternamente la tenuta delle ossa è dovuta alle fasce periostali, fronto-occipitali e temporali (Galea aponeurotica). Inoltre, rispondendo a una necessità di coesione tridimensionale, la dura madre si sdoppia sulla linea mediana per formare la falce del cervello, che si prolunga all’indietro con la falce
  • 2. del cervelletto, sempre mediana. La falce cerebrale gestisce a livello meccanico la possibilità di una deformazione antero-posteriore della scatola cranica, contrastando il distanziamento del frontale e dell'occipite, come se fosse una corda antero-posteriore. Ma il sistema va oltre grazie alla presenza della tenda del cervelletto, tesa tra le due ossa temporali, che copre il cervelletto separandolo dal cervello, e che si collega anche trasversalmente alla falce cerebrale. La tenda, come la falce, rappresenta un freno alla potenziale apertura delle ossa temporali verso l'esterno, ma la sua curvatura suggerisce una maggiore flessibilità rispetto a quella della falce. Il sistema, disposto a croce, fa immaginare che la messa in tensione della falce determini un suo abbassamento al centro e il conseguente rilascio della trazione sulla tenda, permettendo quindi un rilassamento della trazione continua esercitata sui temporali. Questo sistema di membrane permette l'intera meccanica della mobilità cranica, un sistema di tensione reciproca precompresso, che offre una moderata elasticità unita a una grande coesione. Non è la forma degli smussi delle ossa craniche che consente il movimento sotto stress, ma l'intero sistema ossa-membrane, la cui mobilità nel tempo e durante la crescita, determina la formazione degli smussi ossei, che non sono quindi altro che il riflesso di questa attività. Si può portare a sostegno di questa teoria, quello che i biologi sanno e cioè che quando le ossa craniche vengono coltivate in un ambiente fisiologico, si sviluppano approssimativamente nella loro forma prevedibile, ma senza smussature sui loro bordi. L'intera scatola cranica è quindi prevista per la massima coesione (ne va del sostegno del cervello, il più fragile degli organi), ma anche per una mobilità modesta, detta motilità, che persiste per tutta la vita, portando un aumento di resistenza del cranio ai traumi (un compromesso tra il guscio duro dell'uovo, solido, ma che si rompe improvvisamente raggiungendo il suo limite meccanico, e l'uovo morbido senza guscio, malleabile e senza paura di essere deformato, ma lacerabile). Da notare infine un "dettaglio" anatomico però essenziale, che è la continuità della dura madre a partire dal rivestimento interno del cranio sino all'osso sacro. Aderisce alle prime due vertebre cervicali, quindi normalmente scorre liberamente all'interno del canale spinale sino al sacro a cui si attacca saldamente, legando meccanicamente ciò che si verifica nella regione frontale o comunque craniale, al comportamento meccanico del sacro. Qualsiasi lesione osteopatica della madre dura avrà ripercussioni su entrambe le estremità, poiché è costituita da tessuto connettivo. IL CRANIO CONTRATTILE L'intero cranio è quindi progettato per la solidità e la mobilità, o meglio la motilità, poiché i parametri reali sono ridotti, ma palpabili e indispensabili. Questa motilità, peculiare del cranio, ma palpabile in tutto il corpo sotto il nome di MRP, descritta per la prima volta da William Garner Sutherland, sembra essere presente per tutta la vita (legata alla presenza di questi legami fibrosi che si riempiono molto lentamente di "fosfato di calcio"), per scomparire solo negli anziani. Ciò che impedisce a questi legami di scomparire prima dell’età avanzata non può che essere la motilità del cranio, proprio quella che ha creato gli smussi situati tra le ossa piatte del cranio e che si mantengono per tutta la vita.
  • 3. Se non ci fosse mobilità tra le ossa del cranio, questi smussi scomparirebbero dopo la nascita. Così non è, ma c'è anche di più. Secondo le scoperte di R. Schleip, dobbiamo considerare il fatto inevitabile che i tessuti fibrosi del cranio sono innervati dal sistema nervoso simpatico e portano al loro interno terminazioni nervose propriocettive e cellule muscolari lisce, come tutti i tessuti fibrosi del corpo umano. Tutta questa meccanica, supervisionata dal cervello rettiliano, ci consente di affermare che il cranio non è solo una scatola solida e flessibile, ma anche contrattile e che probabilmente presenterà, come qualsiasi altra regione del corpo, lesioni osteopatiche in seguito a traumi: tali lesioni non devono essere prese alla leggera perchè possono portare a importanti conseguenze sulla salute e possono essere contrastate con un trattamento osteopatico ben gestito. IL PARTO Il parto segna la fine della vita intrauterina, situazione comoda e protetta: per poter continuare la sua vita, il feto deve lasciare l'utero materno e questo percorso è relativamente violento, contrariamente all'immagine idilliaca del bambino tra le braccia di sua madre. Durante il parto, le forze applicate dal fondo uterino sono distribuite armoniosamente sull'intera metà inferiore del bambino, spingendolo verso il basso senza creare particolari fulcri sul bacino e sugli arti inferiori, e sul tronco. Le forze vengono trasmesse più in basso (verso la testa del bambino) da e attraverso la colonna cervicale, sino all'occipite. Le sollecitazioni sono quindi massime sull'occipite, che riceve il feedback dalla testa, appoggiata sul pavimento pelvico e contro il bacino osseo. È quindi facile capire che la zona C1-occipite sarà la prima a essere soggetta a lesioni osteopatiche dovute a forze molto grandi. L'occipite stesso incuneato tra i due temporali chiusi dal bacino, con i tessuti fibrosi che uniscono queste tre ossa produrrà talvolta lesioni di "blocco" delle suture occipito-mastoidee, le cui conseguenze sono ben note a tutti coloro che si prendono cura dei bambini . Nei parti distocici le cose peggiorano e, a seconda della posizione della testa del bambino, possono verificarsi lesioni osteopatiche sulle cervicali che si posizionano in flessione posteriore (presentazione frontale), sulla mandibola (presentazione di faccia), etc. Le variazioni meccaniche sono troppo numerose per elencarle tutte ma l'attenta valutazione di un osteopata ben addestrato sarà essenziale per rilevare e correggere tutte le lesioni presenti dopo il parto, prima che alcune di esse portino a una modifica di crescita ossea ( p.es. plagiocefalia) Un bambino nato normalmente, con una presentazione OIGA, con un travaglio di alcune ore, che non ha sofferto di asfissia o procidenza (cordone attorno al collo) e che non è in sovrappeso (media di 3.350 Kg), nasce e poi recupera rapidamente e mangia, dorme e sorride senza particolari difficoltà. Quando il parto non è così idilliaco c'è qualche problema meccanico da valutare e quindi da trattare in questo bambino. Alcune particolari situazioni di parto o pre-parto creano lesioni specifiche da prendere in considerazione:
  • 4. il forcipe stringe la testa del bambino obliquamente e talvolta comprime la regione fronto- orbitaria anteriore e occipito-mastoidea sul lato opposto posteriore. la ventosa crea una tensione meccanica verso l'alto tra le due ossa parietali. il taglio cesareo infine, considerato non traumatico, crea tuttavia un effetto shock sul bambino quando la cavità uterina viene aperta, dovuto al passaggio improvviso dalla pressione interna dell’utero (soprattutto se il travaglio era già iniziato) alla improvvisa decompressione. Il blocco riguarda quindi le due estremità della colonna (occipite e osso sacro) come in un colpo di frusta. LESIONI OSTEOPATICHE E LORO CONSEGUENZE Ora è più facile, grazie alle scoperte di R Schleip sulla contrattilità della fascia, comprendere gli effetti di un blocco (una contrazione delle cellule muscolari lisce in realtà) del tessuto connettivo collegato a una lesione osteopatica. Non tutte le lesioni osteopatiche del cranio del bambino hanno un'azione diretta in termini di patologia, come nel caso della sovrapposizione della sutura coronale, ma contribuiscono alla struttura anormale della scatola cranica producendo patologie "ulteriori" in termini di meccanica interossea. Grazie al lavoro di R Schleip sappiamo oggi che le nostre azioni, così come la lesione osteopatica, poggiano su una base concreta: il tessuto connettivo contrattile.