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Point of balance nel trattamento del bambino con Handicap: case report
1. “POINT OF BALANCE” nel trattamento del bambino con handicap: case report
Heike Müller
DO-Deutsche Zeitschrift für Osteopathie 2017/2
Con questo case report voglio presentarvi come utilizzo il punto di bilanciamento (“point of balance”) nel
mio lavoro osteopatico.
Anamnesi
La bambina ha 10 anni: è stata adottata da neonata ed è affetta di trisomia 21 e autismo. Non ci sono
informazioni sulla sua famiglia di origine. Ai nostri incontri è stata accompagnata da un’assistente
scolastica.
La bambina presentava uno stato di irrequietezza con pianti frequenti: non era possibile istaurare un
contatto visivo. Per scendere dalle scale cercava una mano di aiuto e questo rappresentava l’unico contatto
corporeo possibile. Non reagiva alle sollecitazioni verbali.
Importanza del trattamento Osteopatico in queste patologie
Trisomia 21
Il trattamento Osteopatico può essere di grande aiuto per pazienti affetti da Trisomia 21, in particolare
l’approccio craniale e le tecniche basate sull’embriologia di Jealous. Il rinforzo della capacità di
autocorrezione attraverso la Potency, insegnata da Sutherland, rappresenta il pilastro portante del
trattamento. Attraverso il drenaggio venoso e linfatico e il trattamento delle alte vie aeree cerchiamo di
rinforzare il sistema autoimmune. Questi pazienti presentano purtroppo con una certa frequenza
malformazioni congenite trattate chirurgicamente e l’osteopata si dovrà prendere cura anche di eventuali
cicatrici (1-3).
Autismo
Questi pazienti necessitano di un approccio craniale a livello della SSB, di un riequilibrio del bacino e delle
membrane di tensione reciproca. Qui, come anche sulla linea mediana (2,3), troviamo facilmente dei
pattern di tensione dovuti alla vita intrauterina e/o al parto.
2. Presentazione del trattamento “Point of Balance”
La paziente è entrata nello studio pur rimanendo nel suo mondo. Si muoveva in modo irrequieto nella
stanza tenendo in mano un carillon morbido che continuava a caricare per sentire la musica portandoselo
sulla parte sinistra del viso. Ho mantenuto una distanza fisica e psichica che le permettesse di trovarsi in
una zona neutra. Lei si è seduta su un puff e lei ha deciso la distanza tra noi. Mi ha permesso di sedermi
accanto a lei, senza contatto visivo o tattile.
Quando la bimba si è schiaffeggiata la guancia sinistra, ne sono rimasta stupita, ma questo era il suo invito
al contatto. Per me è stato assai difficile accettare questa modalità per entrare in comunicazione con lei
ma sono stata rassicurata dalla accompagnatrice sul fatto che anche a scuola alle volte succedeva.
Era importante per me capire se la mia condotta di percezione “neutra” in attesa di segnali da parte della
paziente, fosse quella giusta da percorrere. “Chi sei tu? Di che cosa hai bisogno? Come ti posso essere
utile?” Queste erano le domande che mi ponevo interiormente nei confronti della mia paziente.
Ho iniziato con un tocco gentile, controllando la “permeabilità interna” delle mie mani, la distanza verso la
bambina e l’intensità della mia presenza durante il trattamento.
La paziente era tranquilla e rilassata, caricava il suo carillon e si dondolava a ritmo di musica. La distanza di
neutralità tra noi due era quella giusta. Ero in grado di percepire il “Point of Balance” e il cammino verso la
quiete dinamica. La mia qualità di percezione ha subìto un cambiamento, era presente unicamente la
Quiete (il silenzio).
La bimba mi ha guardato con uno sguardo diretto e profondo. Era la reciproca capacità di osservare insieme
e condurre da parte sua la distanza tra noi e l’intensità del nostro processo di percorso all’interno dello
stato di “Point of Balance”. Abbiamo trovato insieme la modalità di condurre il nostro incontro. Alla fine la
bambina mi ha invitato a prenderla in braccio, si è lasciata scivolare con la schiena contro il mio petto.
Atteggiamento interiore
Durante il ”Point of Balance” i due sistemi, paziente/terapeuta, giungono a un’unica espressione. I pazienti
con handicap ci guidano attraverso questo profondo processo con la loro modalità personale, senza
pregiudizi, pieni di un sapere profondo. La chiave di accesso per un processo terapeutico così particolare
sta nella nostra oggettività di percezione, una percezione olistica pura.
La qualità di “permeabilità” delle nostre mani permette di creare abbastanza spazio per questo processo
terapeutico. Anche le domande: “chi sei tu? Di che cosa hai bisogno? Come ti posso essere utile?”
rappresentano utensili utili per prendersi cura in modo neutro.
Risultati
In seguito i genitori e l’accompagnatrice scolastica raccontano così i comportamenti della bambina:
• Utilizza di più il contatto corporeo. Anche se è tuttora spesso di malumore, arrabbiata e
piagnucolona, cerca di essere presa in braccio e consolata con carezze e parole gentili.
• Utilizza la mano di un’altra persona per condurla al suo obiettivo.
• Portando in mano un pannolino, fa capire che ha bisogno di andare in bagno.
3. • Porta il telefonino e si dondola quando vuole sentire musica.
• Sa usare un Talker per comunicare con le persone intorno a lei.
• Si mette da sola la giacca e chiude la cerniera.
• Reagisce a inviti di movimento accompagnati da comandi tipo: vai, adesso…via
• Negli ultimi sei mesi è diventata più calma e attenta a ciò che la circonda.
Letteratura
(1) Möckel Eva, Mitha Noora; Handbuch der pädiatrischen Osteopathie. 2.A. München:
Urban&Fischer,2009
(2) Shaver Tom Biodynamic Phase 1-9. Boltenhagen; Kursunterlagen 2004-2016
(3) Shaver Tom Biodynamic Treatment of children 1-3, Kursunterlagen 2004-2016