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L’AUTONOMIA
COMUNALE
A DIFESA DEL
TERRITORIO E DEI
CITTADINI
Franco Brugnola
TERRE ROVERESCHE
Città per l’Attuazione della Costituzione
29 Novembre 2017
A sua volta l’art. 3 del d.LGS 267/2000, Testo Unico
degli Enti Locali stabilisce che:
«Il Comune è l’ente locale che rappresenta la propria
comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo
sviluppo».
Pertanto gli amministratori locali sono impegnati
quotidianamente a svolgere la loro attività tenendo
presente questi obiettivi.
IL TESTO UNICO DEGLI ENTI LOCALI
La riforma del Titolo V della Costituzione (legge cost. n.
3/2001) ha ampliato l’autonomia normativa degli locali.
La nuova stesura dell’art. 114, comma 2, della
Costituzione ha riconosciuto per la prima volta rilevanza
costituzionale agli Statuti dei Comuni e delle Città
metropolitane e l’art. 117, comma 6, Cost., ha previsto una
più ampia potestà regolamentare stabilendo che tali enti
«hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina
dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro
attribuite».
AUTONOMIA NORMATIVA DEGLI ENTI LOCALI
a) Autonomia politica: consiste nella possibilità del Comune di
darsi un proprio indirizzo politico nei limiti previsti dai
principi costituzionali;
b) Autonomia normativa: si identifica con la capacità di
emanare disposizioni di carattere generale nelle materie di
competenza; si concretizza nell’autonomia statutaria e
regolamentare;
c) Autonomia organizzativa: comprendente la capacità di
darsi una struttura organizzativa;
d) Autonomia finanziaria e tributaria: consiste nella
possibilità di stabilire e gestire in modo autonomo le risorse
finanziarie;
e) Autonomia contabile: consiste nell’adozione del bilancio.
Lo Statuto comunale è la norma primaria del Comune,
è in esso che l’ente descrive i propri valori ed è con esso
che l’ente manifesta la propria autonomia prevedendo,
nell’ambito della competenza comunale, l’adozione di
regolamenti a contenuto vincolato su specifiche materie.
È importante che lo Statuto divenga la base per
attuare «La città delle regole».
Ma è di fondamentale importanza che alle regole
seguano le azioni.
LO STATUTO: NORMA PRIMARIA DEL COMUNE
L’ articolo 4, comma 4, della legge 131 del 2003
riserva alla potestà regolamentare degli enti locali «la
disciplina dell’organizzazione, dello svolgimento e
della gestione delle funzioni dei Comuni, delle Province
e delle Città metropolitane […] nell’ambito della
legislazione dello Stato o della Regione, che ne
assicura i requisiti minimi di uniformità, secondo le
rispettive competenze...»
LA POTESTÀ REGOLAMENTARE DEI COMUNI
ALCUNI PIANI, PROGRAMMI E REGOLAMENTI
OBBLIGATORI
 Regolamento edilizio (RET);
 Regolamento dei servizi sociali (L. 328/2000)
 Regolamento per la tutela dall’inquinamento
acustico;
 Piano urbano del traffico;
 Piano del verde;
 Piano bonifica manufatti contenenti amianto;
 Piano di investigazione o indagine ambientale;
ALCUNI PIANI FACOLTATIVI
 Piano per l’installazione degli impianti di
telecomunicazione per la telefonia mobile;
 Piano urbano della mobilità sostenibile;
 Piano dell’uso delle acque
 Piano dell’illuminazione pubblica a tutela
dell’inquinamento luminoso;
 Piano della sosta;
 Piano per l’innovazione urbana.
ALCUNI REGOLAMENTI FACOLTATIVI
 Regolamento d’igiene per la tutela della salute e
dell’ambiente;
 Regolamento sull’uso dei prodotti fitosanitari in
aree agricole ed extra-agricole;
 Regolamento concernente gli impianti per il
trattamento degli effluenti di allevamento e delle
biomasse finalizzate alla produzione di biometano
e/o energia elettrica e termica;
 Regolamento per le sale gioco e le slot machine;
 Regolamento per l’abbattimento delle alberature
nell’area urbana
La crisi economica che pervade da molti anni il nostro
Paese e che colpisce fasce sempre maggiori della
popolazione ha fatto saltare la quasi totalità dei sistemi
di protezione sociale.
I Sindaci, gli amministratori e le comunità locali
devono impegnarsi per modificare questo stato di cose
dal basso.
L’Associazione «ATTUARE LA COSTITUZIONE» ha
individuato cinque punti da cui partire, con delibere
comunali di indirizzo e di impegno.
CINQUE ADEMPIMENTI PER I COMUNI
UNA DELEGA APPOSITA PER GARANTIRE CHE TUTTI
GLI ATTI SIANO CONFORMI ALLA COSTITUZIONE
È necessario ricominciare dal basso, dai Comuni per ricostruire la
nostra società e per far questo occorre che in ogni atto vengano
assicurati i valori e principi costituzionali.
Per farlo è necessario che ogni amministrazione locale si impegni
a tutti i livelli e per la creazione di una delega specifica di controllo
affinché gli atti amministrativi del Comune siano ispirati
all’attuazione delle norme e dei principi della Costituzione degli
italiani.
In considerazione di una politica economica nazionale
che favorisce la globalizzazione con la perdita migliaia di
posti di lavoro e la cancellazione dell’ identità dei territori,
occorre una forte azione che parta dal basso, e cioè dai
singoli Comuni e dalla Partecipazione della cittadinanza,
per sostenere una politica economica comunale per:
 Salvaguardare il territorio;
 Incentivare il mercato interno
 Valorizzare i prodotti locali;
 Favorire l’intervento pubblico nell’economia orientato
alla redistribuzione della ricchezza
INCENTIVARE LO SVILUPPO ECONOMICO LOCALE
Occorre che le Amministrazioni comunali intervengano con
decisione per impedire
 le «privatizzazioni» di beni pubblici;
 l’ «esternalizzazione» dei servizi;
 la «delocalizzazione» all’estero di industrie pubbliche o
private;
 la «cessione» a imprese straniere di industrie, considerato
che questo comporta la perdita di redditi che dovrebbero
restare nell’ambito del territorio comunale.
DIFENDERE LA PROPRIETA’ DEI BENI PUBBLICI,
CONTRASTARE L’AFFIDAMENTO ALL’ESTERNO DEI SERVIZI
PUBBLICI LOCALI,
EVITARE LA DELOCALIZZAZIONE DELLE IMPRESE
L’art. 42 della Costituzione stabilisce che la «proprietà
privata è riconosciuta e garantita dalla legge… allo scopo di
assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a
tutti»
In quasi tutti i Comuni si trovano terreni o immobili
abbandonati di proprietà di privati ma spesso anche di enti
pubblici.
Occorre che questi beni ritornino alla proprietà collettiva
dei cittadini.
Per fare questo occorre un atto formale del Comune.
ACQUISIZIONE AL PATRIMONIO COMUNALE
DEI BENI ABBANDONATI
Quasi ovunque in Italia troviamo un territorio «abusato».
Ogni giorno che passa le aree destinate all’agricoltura si
riducono e il cemento avanza.
Il «consumo del suolo» è uno dei più alti in Europa
Ogni Comune si deve impegnare ad evitare questi fenomeni,
favorendo in ogni modo le ristrutturazioni di edifici già
esistenti e la cosiddetta «Rigenerazione urbana»,
assumendo come valore assoluto il Paesaggio (che essendo
l’aspetto del territorio è proprietà collettiva del popolo a
titolo di sovranità ed è protetto dall’art. 9 della
Costituzione).
Avviare il débat public per coinvolgere i cittadini..
DIFENDERE IL TERRITORIO
La partecipazione dei cittadini e degli stakeholders alle
attività proprie del Comune è un’ occasione per riqualificare
i rapporti tra cittadini e istituzioni.
 L’art. 118 della Costituzione stabilisce che i cittadini
singoli possono svolgere attività di interesse generale
secondo il principio di sussidiarietà (e, quindi, anche
promuovere un’azione giudiziaria popolare);
 L’art. 3, comma 5, del T.U.E.L. prevede che i comuni
svolgono le loro funzioni anche attraverso le attività che
possono essere adeguatamente esercitate dalla autonoma
iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali».
PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
AMPLIARE LE FORME DI PARTECIPAZIONE
Si parla di partecipazione con riferimento a momenti e
modalità differenti:
 I Comuni nello Statuto possono prevedere una «Consulta
per l’attuazione della Costituzione» istituzionalizzando
l’azione partecipativa della cittadinanza stessa.
 Cittadini e stakeholders vengono inclusi all’interno di
processi decisionali;
 Sono previste esperienze di sussidiarietà orizzontale;
 Viene sollecitato il ruolo attivo degli utenti dei servizi nelle
fasi di decisione, progettazione e valutazione;
 Apertura alle attività per il «bene comune».
FORME SPECIFICHE DI PARTECIPAZIONE
 Bilancio partecipativo (2% a disposizione dei Municipi e
delle associazioni);
 Piano triennale delle opere pubbliche partecipato;
 Valutazione della qualità dei servizi pubblici (comma
461 dell’art. 2 della legge 244/2007 che prevede anche la
carta della qualità dei servizi);
 Valutazione della performance dei responsabili degli
uffici comunali (art. 7 del D.lgs 150/2009 modificato dal
D.lgs 74/2017;
 Bilancio sociale.
Negli anni passati amministratori locali poco attenti
hanno agevolato la privatizzazione dell’acqua, uno dei beni
comuni più importanti in tutti i Paesi.
In tutti i Comuni italiani cresce la protesta per la
privatizzazione dell’acqua.
Occorre impegnarsi per contrastare la «privatizzazione»
del servizio della captazione, trasporto e distribuzione
dell’acqua (che essendo parte del territorio è proprietà
collettiva del popolo a titolo di sovranità).
L’ACQUA BENE COMUNE DEI CITTADINI
FINE

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L'AUTONOMIA COMUNALE A DIFESA DEL TERRITORIO E DEI CITTADINI

  • 1. L’AUTONOMIA COMUNALE A DIFESA DEL TERRITORIO E DEI CITTADINI Franco Brugnola TERRE ROVERESCHE Città per l’Attuazione della Costituzione 29 Novembre 2017
  • 2. A sua volta l’art. 3 del d.LGS 267/2000, Testo Unico degli Enti Locali stabilisce che: «Il Comune è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo». Pertanto gli amministratori locali sono impegnati quotidianamente a svolgere la loro attività tenendo presente questi obiettivi. IL TESTO UNICO DEGLI ENTI LOCALI
  • 3. La riforma del Titolo V della Costituzione (legge cost. n. 3/2001) ha ampliato l’autonomia normativa degli locali. La nuova stesura dell’art. 114, comma 2, della Costituzione ha riconosciuto per la prima volta rilevanza costituzionale agli Statuti dei Comuni e delle Città metropolitane e l’art. 117, comma 6, Cost., ha previsto una più ampia potestà regolamentare stabilendo che tali enti «hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite». AUTONOMIA NORMATIVA DEGLI ENTI LOCALI
  • 4. a) Autonomia politica: consiste nella possibilità del Comune di darsi un proprio indirizzo politico nei limiti previsti dai principi costituzionali; b) Autonomia normativa: si identifica con la capacità di emanare disposizioni di carattere generale nelle materie di competenza; si concretizza nell’autonomia statutaria e regolamentare; c) Autonomia organizzativa: comprendente la capacità di darsi una struttura organizzativa; d) Autonomia finanziaria e tributaria: consiste nella possibilità di stabilire e gestire in modo autonomo le risorse finanziarie; e) Autonomia contabile: consiste nell’adozione del bilancio.
  • 5. Lo Statuto comunale è la norma primaria del Comune, è in esso che l’ente descrive i propri valori ed è con esso che l’ente manifesta la propria autonomia prevedendo, nell’ambito della competenza comunale, l’adozione di regolamenti a contenuto vincolato su specifiche materie. È importante che lo Statuto divenga la base per attuare «La città delle regole». Ma è di fondamentale importanza che alle regole seguano le azioni. LO STATUTO: NORMA PRIMARIA DEL COMUNE
  • 6. L’ articolo 4, comma 4, della legge 131 del 2003 riserva alla potestà regolamentare degli enti locali «la disciplina dell’organizzazione, dello svolgimento e della gestione delle funzioni dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane […] nell’ambito della legislazione dello Stato o della Regione, che ne assicura i requisiti minimi di uniformità, secondo le rispettive competenze...» LA POTESTÀ REGOLAMENTARE DEI COMUNI
  • 7. ALCUNI PIANI, PROGRAMMI E REGOLAMENTI OBBLIGATORI  Regolamento edilizio (RET);  Regolamento dei servizi sociali (L. 328/2000)  Regolamento per la tutela dall’inquinamento acustico;  Piano urbano del traffico;  Piano del verde;  Piano bonifica manufatti contenenti amianto;  Piano di investigazione o indagine ambientale;
  • 8. ALCUNI PIANI FACOLTATIVI  Piano per l’installazione degli impianti di telecomunicazione per la telefonia mobile;  Piano urbano della mobilità sostenibile;  Piano dell’uso delle acque  Piano dell’illuminazione pubblica a tutela dell’inquinamento luminoso;  Piano della sosta;  Piano per l’innovazione urbana.
  • 9. ALCUNI REGOLAMENTI FACOLTATIVI  Regolamento d’igiene per la tutela della salute e dell’ambiente;  Regolamento sull’uso dei prodotti fitosanitari in aree agricole ed extra-agricole;  Regolamento concernente gli impianti per il trattamento degli effluenti di allevamento e delle biomasse finalizzate alla produzione di biometano e/o energia elettrica e termica;  Regolamento per le sale gioco e le slot machine;  Regolamento per l’abbattimento delle alberature nell’area urbana
  • 10. La crisi economica che pervade da molti anni il nostro Paese e che colpisce fasce sempre maggiori della popolazione ha fatto saltare la quasi totalità dei sistemi di protezione sociale. I Sindaci, gli amministratori e le comunità locali devono impegnarsi per modificare questo stato di cose dal basso. L’Associazione «ATTUARE LA COSTITUZIONE» ha individuato cinque punti da cui partire, con delibere comunali di indirizzo e di impegno. CINQUE ADEMPIMENTI PER I COMUNI
  • 11. UNA DELEGA APPOSITA PER GARANTIRE CHE TUTTI GLI ATTI SIANO CONFORMI ALLA COSTITUZIONE È necessario ricominciare dal basso, dai Comuni per ricostruire la nostra società e per far questo occorre che in ogni atto vengano assicurati i valori e principi costituzionali. Per farlo è necessario che ogni amministrazione locale si impegni a tutti i livelli e per la creazione di una delega specifica di controllo affinché gli atti amministrativi del Comune siano ispirati all’attuazione delle norme e dei principi della Costituzione degli italiani.
  • 12. In considerazione di una politica economica nazionale che favorisce la globalizzazione con la perdita migliaia di posti di lavoro e la cancellazione dell’ identità dei territori, occorre una forte azione che parta dal basso, e cioè dai singoli Comuni e dalla Partecipazione della cittadinanza, per sostenere una politica economica comunale per:  Salvaguardare il territorio;  Incentivare il mercato interno  Valorizzare i prodotti locali;  Favorire l’intervento pubblico nell’economia orientato alla redistribuzione della ricchezza INCENTIVARE LO SVILUPPO ECONOMICO LOCALE
  • 13. Occorre che le Amministrazioni comunali intervengano con decisione per impedire  le «privatizzazioni» di beni pubblici;  l’ «esternalizzazione» dei servizi;  la «delocalizzazione» all’estero di industrie pubbliche o private;  la «cessione» a imprese straniere di industrie, considerato che questo comporta la perdita di redditi che dovrebbero restare nell’ambito del territorio comunale. DIFENDERE LA PROPRIETA’ DEI BENI PUBBLICI, CONTRASTARE L’AFFIDAMENTO ALL’ESTERNO DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI, EVITARE LA DELOCALIZZAZIONE DELLE IMPRESE
  • 14. L’art. 42 della Costituzione stabilisce che la «proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge… allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti» In quasi tutti i Comuni si trovano terreni o immobili abbandonati di proprietà di privati ma spesso anche di enti pubblici. Occorre che questi beni ritornino alla proprietà collettiva dei cittadini. Per fare questo occorre un atto formale del Comune. ACQUISIZIONE AL PATRIMONIO COMUNALE DEI BENI ABBANDONATI
  • 15. Quasi ovunque in Italia troviamo un territorio «abusato». Ogni giorno che passa le aree destinate all’agricoltura si riducono e il cemento avanza. Il «consumo del suolo» è uno dei più alti in Europa Ogni Comune si deve impegnare ad evitare questi fenomeni, favorendo in ogni modo le ristrutturazioni di edifici già esistenti e la cosiddetta «Rigenerazione urbana», assumendo come valore assoluto il Paesaggio (che essendo l’aspetto del territorio è proprietà collettiva del popolo a titolo di sovranità ed è protetto dall’art. 9 della Costituzione). Avviare il débat public per coinvolgere i cittadini.. DIFENDERE IL TERRITORIO
  • 16. La partecipazione dei cittadini e degli stakeholders alle attività proprie del Comune è un’ occasione per riqualificare i rapporti tra cittadini e istituzioni.  L’art. 118 della Costituzione stabilisce che i cittadini singoli possono svolgere attività di interesse generale secondo il principio di sussidiarietà (e, quindi, anche promuovere un’azione giudiziaria popolare);  L’art. 3, comma 5, del T.U.E.L. prevede che i comuni svolgono le loro funzioni anche attraverso le attività che possono essere adeguatamente esercitate dalla autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali». PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
  • 17. AMPLIARE LE FORME DI PARTECIPAZIONE Si parla di partecipazione con riferimento a momenti e modalità differenti:  I Comuni nello Statuto possono prevedere una «Consulta per l’attuazione della Costituzione» istituzionalizzando l’azione partecipativa della cittadinanza stessa.  Cittadini e stakeholders vengono inclusi all’interno di processi decisionali;  Sono previste esperienze di sussidiarietà orizzontale;  Viene sollecitato il ruolo attivo degli utenti dei servizi nelle fasi di decisione, progettazione e valutazione;  Apertura alle attività per il «bene comune».
  • 18. FORME SPECIFICHE DI PARTECIPAZIONE  Bilancio partecipativo (2% a disposizione dei Municipi e delle associazioni);  Piano triennale delle opere pubbliche partecipato;  Valutazione della qualità dei servizi pubblici (comma 461 dell’art. 2 della legge 244/2007 che prevede anche la carta della qualità dei servizi);  Valutazione della performance dei responsabili degli uffici comunali (art. 7 del D.lgs 150/2009 modificato dal D.lgs 74/2017;  Bilancio sociale.
  • 19. Negli anni passati amministratori locali poco attenti hanno agevolato la privatizzazione dell’acqua, uno dei beni comuni più importanti in tutti i Paesi. In tutti i Comuni italiani cresce la protesta per la privatizzazione dell’acqua. Occorre impegnarsi per contrastare la «privatizzazione» del servizio della captazione, trasporto e distribuzione dell’acqua (che essendo parte del territorio è proprietà collettiva del popolo a titolo di sovranità). L’ACQUA BENE COMUNE DEI CITTADINI
  • 20. FINE