From the historic background to the etruscan architecture and art, The origin according to the History.The Etruscan Temple : Common and different features compared with the greek temple . The witnesses of Vitruvio The use of Arch .How they built their necropolis , different tipes of tombs
From the historic background to the etruscan architecture and art, The origin according to the History.The Etruscan Temple : Common and different features compared with the greek temple . The witnesses of Vitruvio The use of Arch .How they built their necropolis , different tipes of tombs
L'Egitto conobbe uno sviluppo culturale molto più lineare e continuo rispetto alle altre civiltà mediterranee, svoltosi senza rotture nette o bruschi mutamenti dalla fine del IV millennio a.C. al I secolo a.C. Quando, a partire dall’XI secolo a.C., diverse potenze straniere si avvicendarono nel controllo della regione, gli apporti delle culture esterne vennero assorbiti in misura ridotta e rielaborati senza tradire i caratteri fondamentali della civiltà egizia. L'arte in ogni sua espressione era principalmente al servizio del faraone, considerato un dio in terra, o destinata alla decorazione di edifici pubblici e religiosi. Fin dalle epoche più remote, la fede in una vita dopo la morte portò a seppellire i defunti con un corredo di beni materiali che assicurasse loro ogni agio anche nell'aldilà. I cicli naturali – le piene annuali del Nilo, il susseguirsi delle stagioni, l’alternarsi del giorno e della notte – venivano considerati espressione del volere degli dei (vedi Mitologia egizia); nel pensiero, nella morale e nella cultura era profondamente radicato un profondo rispetto per l'ordine e l'equilibrio. I cambiamenti e le innovazioni non erano incoraggiati; perciò anche lo stile e le convenzioni figurative dell'arte egizia, stabiliti agli albori di questa civiltà, rimasero pressoché inalterati per oltre tre millenni.
L'Egitto conobbe uno sviluppo culturale molto più lineare e continuo rispetto alle altre civiltà mediterranee, svoltosi senza rotture nette o bruschi mutamenti dalla fine del IV millennio a.C. al I secolo a.C. Quando, a partire dall’XI secolo a.C., diverse potenze straniere si avvicendarono nel controllo della regione, gli apporti delle culture esterne vennero assorbiti in misura ridotta e rielaborati senza tradire i caratteri fondamentali della civiltà egizia. L'arte in ogni sua espressione era principalmente al servizio del faraone, considerato un dio in terra, o destinata alla decorazione di edifici pubblici e religiosi. Fin dalle epoche più remote, la fede in una vita dopo la morte portò a seppellire i defunti con un corredo di beni materiali che assicurasse loro ogni agio anche nell'aldilà. I cicli naturali – le piene annuali del Nilo, il susseguirsi delle stagioni, l’alternarsi del giorno e della notte – venivano considerati espressione del volere degli dei (vedi Mitologia egizia); nel pensiero, nella morale e nella cultura era profondamente radicato un profondo rispetto per l'ordine e l'equilibrio. I cambiamenti e le innovazioni non erano incoraggiati; perciò anche lo stile e le convenzioni figurative dell'arte egizia, stabiliti agli albori di questa civiltà, rimasero pressoché inalterati per oltre tre millenni.
Pericle was an important politician in ancient Greece who had many works constructed on the Acropolis including the Parthenon. The Parthenon temple was built in the archaic style with columns that let light enter, representing the architectural styles and sculpture that developed over this period from archaic to classical to Hellenistic forms.
Ancient civilizations developed early forms of fashion from basic animal skins and loincloths. In Mesopotamia, wool and linen were commonly woven into clothing starting 3000 BC. Sumerians wore wraparound skirts and fringed shawls, while Assyrians later adopted Persian-style trousers. In ancient Egypt, linen was the primary fabric and was often made transparent, as Egyptians emphasized the human body. Egyptian fashion included kilts for men and tube dresses for women. Ancient Greek styles evolved from Minoan and Mycenaean influences, featuring fitted tunics and draped fabrics for both sexes. Various materials, colors, and decorative elements were used across civilizations for different social classes
The document summarizes various aspects of life in ancient Greece. It describes how the Greeks established colonies and grew wealthy through trade and war in the 8th century BC. It also discusses Greek education practices, the roles of men and women, marriage customs, toys and games children played with, and typical occupations for boys. The document notes that Greek houses consisted of two or three rooms and that families would gather in courtyards to hear stories of Greek gods and goddesses. It provides brief descriptions of Zeus and Poseidon.
El documento resume la historia del arte griego desde el período arcaico (siglos VIII-VI a.C.) hasta el período helenístico (siglos III-I a.C.), destacando los principales estilos, artistas y obras maestras de cada época. Comienza con las primeras esculturas arcaicas de atletas y doncellas y continúa con el desarrollo del clasicismo del siglo V a.C. bajo artistas como Fidias, Policleto, Mirón y Praxíteles. Finaliza explicando cómo el arte
Lezione di storia degli Insediamenti. Questione della continuità e della rottura. Il poplamento rurare nella tarda antichità. Luni nella tarda antichità. Il problema della decadenza.
Sabato 2 marzo 2013 alle ore 18.30 nella sala delle riunioni '' Antonio Buscaino '' dell'Associazione per la Tutela delle Tradizioni Popolari del Trapanese sita in Trapani via Vespri 32 si è volto il settimanale incontro previsto dal XXVII Corso di cultura; relatrice della serata la Prof.ssa Lina Novara.
“Influenze del mito egizio nel Rinascimento e nelle opere di Piero di Cosimo”.Serena Nello
This paper tries to briefly analyze the egyptian mithology influences above the tuscan reinassence cultural framework. It also tries to find out some links between those influences and Piero di Cosimo's works.
Presentazione proposta dalle Collezioni di Preistoria, Archeologia classica e Archeologia Medievale dell'Università di Siena per le scuole che partecipano al Progetto ESCAC (educazione scientifica per una cittadinanza attiva e consapevole) e che a causa dell'emergenza sanitaria sono impossibilitate a visitare la sede. Per informazioni su ESCAC http://www.simus.unisi.it/it/servizi/escac/
Per informazioni sulle Collezioni: http://www.simus.unisi.it/it/musei/archeologia/
2. Xoanon inizioVII secolo a.C.
Le xoana erano statue in legno, idoli rappresentanti divinità, venivano ricavate da un tronco d’albero. Si ha
testimonianza di xoana in legno rivestito di lamine metalliche ed anche di xoana in marmo o avorio, è la successiva
fase evolutiva del primitivo idolo in forma di trave e come questi venivano unte ed adornate. Con una tecnica di
origine orientale, venivano anche realizzati i cosiddetti sphyrélata: statue di grandi dimensioni composte da
un'anima in legno e rivestimento in sottile lamina metallica, in genere di bronzo, lavorata a martellatura.
3. La scultura dedalica,VII sec a. C.
Le più antiche sculture lapidee greche di dimensioni monumentali risalgono
agli inizi del VII secolo e secondo la leggenda erano opera di Dedalo “colui
che modella”, creatore del labirinto di Creta. La scultura dedalica appartiene
all’area di Creta e delle isole Cicladi.Volto della Dama di Auxerre.
4. Dama di Auxerre,
640 a. C.
Una delle più antiche sculture dedaliche è la Dama di Auxerre, alta 65cm. L’acconciatura divisa in trecce
rese da una cascata di perle somiglia a quelle egizie (Come la Dea Iside nella foto). I grandi occhi ed il
sorriso caratterizzano il volto, la veste aderente è arricchita da una cintura decorata a meandri che reca
tracce di policromia, la mano sinistra è distesa e la destra piegata in segno di adorazione.
5. Kore di Nikandre,
640 a. C.
Alta 165 cm questa statua è quasi una replica monumentale della Dama di Auxerre ed è anche
la più antica Kore di dimensioni monumentali finora rinvenuta. Grazie alle proporzioni
allungate, alle braccia stese lungo i fianchi ed alla tenera fluidità dei contorni la Kore di
Nikandre comunica ieraticità. L’aspetto plastico è molto poco sviluppata e ciò è dovuto
all’esiguo blocco di marmo dal quale è stata ricavata.
6. La scultura dorica
Verso la fine del VII secolo la scultura greca assurge a dimensioni monumentali. La scultura
dorica si sviluppa tra il VII ed il VI secolo nel Peloponneso e predilige le figure maschili, i kuroi,
rappresentati nudi e con un aspetto massiccio, con forme semplici e squadrate che ricordano la
scultura egizia. Nelle foto la statua del sacerdote egizio Khonsuiraa (760-660 a. C.) ed uno dei
fratelli Kleobi e Bitone, di Polimede di Argo, 610-590 a. C.
7. Polimede di Argo,
Kleobi e Bitone,
610-590 a. C.
La leggenda narra che i due fratelli Keobi e Bitone, figli della sacerdotessa di Hera, Cippide si
sostituirono ai buoi, non ancora pronti, per portare la madre al tempio di Argo. Per
ricompensarli la dea li fece sprofondare in un piacevole sonno eterno, preservandoli
dall’invecchiamento, dal dolore e dalla morte. Alti 197 cm, sono raffigurati nudi, frontali,con le
braccia lungo il corpo e con la gamba sinistra avanzata. L’atteggiamento ricorda la statuaria
egizia, distinguendosene per le braccia discoste dal corpo ed il vigore della muscolatura. Il volto
è caratterizzato dai grandi occhi a mandorla e dal sorriso ed e incorniciato da lunghe trecce, il
capo è 1/7 dell’altezza totale. La visione è frontale. Segni incisi dividono le masse.
8. La scultura attica
La scultura attica si sviluppa ad Atene e dintorni nel VI secolo, rispetto alla scultura dorica
presenta una maggiore armonia dei volumi ed una maggiore unitarietà tra le singole parti.
Nella foto la testa di kouros del Maestro del Dipilyon, 600 a. C., rinvenuta appunto nella
Necropoli del Dipylon ad Atene. Questa testa ha dei lineamenti molto delicati, lo sguardo vivido
ed i capelli raccolti in trecce che ricordano fili di perle, avvolgendo con contorni ovali il volto. Si
stima che la figura intera fosse alta circa 2 metri.
9. Moscophoros,
560 a. C.
Il Moscophoros è una statua attica rinvenuta nella colmata persiana (fossa dove gli ateniesi
sotterrarono gli oggetti profanati durante la presa di Atene da parte dei Persiani nel 480 a. C.).
Significa portatore di vitello e raffigura un giovane dal volto quieto e radioso, dove gli occhi cavi
erano incastonati da materiale colorato e la barba conferisce maturità ed accanto è il muso del
vitello dai contorni smussati. Sulla corporatura vigorosa si avviluppa il mantello e le braccia
formano un chiasmo con le zampe del vitello.
10. Cavaliere Rampin,
560-550 a. C.
Rinvenuto nella colmata persiana e conservato
nel Museo dell’Acropoli di Atene ma acefalo, fu
ricongiunto alla sua testa grazie all’acutezza
dell’archeologo Humpry Payne che
osservando la frattura alla base del collo si
ricordò di una testa conservata al Museo del
Louvre. Il Louvre non concesse l’originale ma
fu possibile grazie ad un calco ricostruire
parzialmente la statua. Quest’opera è un
esempio di maestria della scultura attica del VI
secolo, i grandi occhi ed il sorriso comunicano
vitalità ed intelligenza, ai piani dolci del viso
sono affiancati la barba ed i capelli che con i
minuti grani creano giochi di luce, la corona ci
rivela che era un atleta vincitore. Il torso ha
una struttura semplice e compatta con
leggerissime notazioni anatomiche ed è
rivolto leggermente a destra, iniziando il
movimento più accentuato della testa,
decisamente ruotata ed inclinata.
11. Kore di Antenore,
530-510 a. C.
Lo scultore ateniese Antenore scolpì questa kore monumentale (210 cm) per il vasaio Nearchos. La corona
ed i riccioli incorniciano con grazia il volto dove un tempo gli occhi erano incastonati di cristallo di rocca. Il
peplo obliquo reso con un panneggio in grandi masse pesanti con pieghe scolpite rivela la maestria dello
scultore, finissimo è il panneggio del chitone sul tronco, sul braccio e sulla piega della veste che sorretta
dalla mano sinistra ricade sulla gamba.
12. La scultura ionica
La scultura ionica, contemporanea a quella
attica, presenta figure con membra slanciate e
sottili, volumi arrotondati e passaggi di piano
sfumati.
13. Kuoros di Milo,
550-540 a. C.
Come detto, le membra slanciate e sottili, i volumi arrotondati e i passaggi di piano sfumati
sono riscontrabili nel Kouros di Milo, scolpito per una visione frontale, presenta il sorriso arcaico
e la chioma distribuita in sottili trecce.
14. Hera di Samo,
570-560 a. C.
Rinvenuta nell’Isola di Samo, nel santuario di Hera, la statua è stata dedicata ad Hera da un uomo,
Cheramyes, come visibile dalla scritta sulla base. La struttura, con la sua forma cilindrica ed il panneggio
verticale del chitone ricorda una colonna. A queste pieghe verticali si contrappongono quelle oblique
dell’himation, che divengono verticali nel lembo che scende, sorretto dalla mano destra; la mano sinistra
probabilmente recava un’offerta. Recenti scavi hanno portato alla luce una scultura analoga con la stessa
scritta dedicatoria, insieme ad una Kore con lepre (Museo di Berlino) e ad un kouros (Museo di Samo) tutti
dedicati ad Hera da Cheramyes, come attestabile dai segni sulle basi delle sculture, che coincidono con
quelli di un monumento votivo.
15. Il blocco di marmo
La scelta del blocco di marmo è fondamentale per la
realizzazione di una scultura, Michelangelo andava
personalmente nelle cave a scegliere quelli per le sue
opere.
16. Marmo greco
Il marmo è una roccia organogena formata da depositi di piccoli gusci e scheletri ed è anche
metamorfica poiché il magma terrestre ha modificato la struttura di questi frammenti di
carbonato di calcio trasformandoli in cristalli simili a a grani di zucchero. La struttura del marmo
greco è cristallina a trama larga, con grani grandi come il sale grosso da cucina.
19. Trapano ad archetto detto violino
I greci utilizzavano l’archetto sicuramente dalVI secolo a. C.
20. Vaso greco, circa 500 a. C.
Intagliatore in legno con trapano ad archetto, pittura vascolare.
21. Smeriglio di Nasso
Lo smeriglio di Nasso è una sabbia abrasiva e veniva
utilizzato dai Greci per levigare le superfici.
22. Torso maschile non finito da Nasso
Superficie trattata con la punta ad angolo retto. Noi utilizziamo le punte inclinate perché sono
di acciaio e vanno in profondità, nel VII secolo i Greci avevano solo attrezzi di bronzo e li
utilizzavano perpendicolarmente alla superficie del marmo, altrimenti slittavano.
24. Kouros,
circa 600 a. C.
Il Kouros del Metropolitan Museum (New York) è una scultura realizzata interamente a punta, l’aspetto
caldo e soffice, la superficie vellutata non deriva soltanto dall’aspetto poroso e cristallino del marmo greco
ma dal processo lavorativo consistente in un’infinità di piccoli colpi con la punta sulla superficie, che
nonostante il processo di abrasione restano visibili. I profili di questa figura mostrano ancora la forma
iniziale del blocco: lo scultore lavorava sulla parte frontale, sul retro e sui fianchi e semplicemente
smussando gli spigoli dei 4 piani; la scultura è multifacciale. Il canone è ancora quello egizio.
25. Kouros, particolare della capigliatura
La capigliatura è stilizzata e rappresentata da grappoli simili a nodi, con tutto ciò che è possibile fare a
punta, anche le linee del nastro; ogni nodulo è separato dagli altri da un piccolo foro fatto a punta e
l’estremità sfaccettata dello strumento ha lasciato segni ovunque. Eppure non vi è nulla di meccanico, ogni
piccola protuberanza possiede la sua “individualità”, è diversa da quelle vicine e partecipa ad un
ininterrotto processo creativo.
26. Apollo diTenea, 550 a. C.
Kouros dal sorriso arcaico, realizzato ancora
con la punta, se ne vendono le incisioni.
27. Superficie lavorata con la punta obliqua
A partire dal 500 a. C. i Greci iniziarono a disporre di utensili di ferro, più duri, che consentirono
l’uso della punta obliqua. Inoltre nuovi utensili come lo scalpello piatto e curvo permisero di
apportare maggiori possibilità tecniche ed espressive.
29. Rilievo funerario di Aristione fineVII secolo a. C.
La stele di Aristione, pietra tombale, reca il nome del defunto. E’ uno dei rari casi in cui lo
scultore ha firmato l’opera: Aristocle. Il defunto immortalato mentre cammina, con la barba,
l’elmetto, la corazza e la lancia. Le pieghe ricurve del gonnellino sono intagliate con uno
scalpello piatto a trama larga.
30. Kore con pernice,
circa 550 a. C.
Le korai venivano realizzate a partire da una
superficie cilindrica come le antiche xoana,
ciononostante in questa figura i punti di vista
chiaramente definiti rimangono
essenzialmente 4. In questa statua possiamo
vedere le tracce dei nuovi attrezzi: scalpelli
piatti e tondi per le scanalature della veste.
Editor's Notes
Le xoana erano statue in legno, idoli rappresentanti divinità, venivano ricavate da un tronco d’albero. Si ha testimonianza di xoana in legno rivestito di lamine metalliche ed anche di xoana in marmo o avorio, è la successiva fase evolutiva del primitivo idolo in forma di trave e come questi venivano unte ed adornate. Con una tecnica di origine orientale, venivano anche realizzati i cosiddetti sphyrélata: statue di grandi dimensioni composte da un'anima in legno e rivestimento in sottile lamina metallica, in genere di bronzo, lavorata a martellatura.
Le più antiche sculture lapidee greche di dimensioni monumentali risalgono agli inizi del VII secolo e secondo la leggenda erano opera di Dedalo “colui che modella”, creatore del labirinto di Creta. La scultura dedalica appartiene all’area di Creta e delle isole Cicladi. Volto della Dama di Auxerre.
Una delle più antiche sculture dedaliche è la Dama di Auxerre, alta 65cm. L’acconciatura divisa in trecce rese da una cascata di perle somiglia a quelle egizie (Come la Dea Iside nella foto). I grandi occhi ed il sorriso caratterizzano il volto, la veste aderente è arricchita da una cintura decorata a meandri che reca tracce di policromia, la mano sinistra è distesa e la destra piegata in segno di adorazione.
Alta 165 cm questa statua è quasi una replica monumentale della Dama di Auxerre ed è anche la più antica Kore di dimensioni monumentali finora rinvenuta. Grazie alle proporzioni allungate, alle braccia stese lungo i fianchi ed alla tenera fluidità dei contorni la Kore di Nikandre comunica ieraticità. L’aspetto plastico è molto poco sviluppata e ciò è dovuto all’esiguo blocco di marmo dal quale è stata ricavata.
Verso la fine del VII secolo la scultura greca assurge a dimensioni monumentali. La scultura dorica si sviluppa tra il VII ed il VI secolo nel Peloponneso e predilige le figure maschili, i kuroi, rappresentati nudi e con un aspetto massiccio, con forme semplici e squadrate che ricordano la scultura egizia. Nelle foto la statua del sacerdote egizio Khonsuiraa (760-660 a. C.) ed uno dei fratelli Kleobi e Bitone, di Polimede di Argo, 610-590 a. C.
La leggenda narra che i due fratelli Keobi e Bitone, figli della sacerdotessa di Hera, Cippide si sostituirono ai buoi, non ancora pronti, per portare la madre al tempio di Argo. Per ricompensarli la dea li fece sprofondare in un piacevole sonno eterno, preservandoli dall’invecchiamento, dal dolore e dalla morte. Alti 197 cm, sono raffigurati nudi, frontali,con le braccia lungo il corpo e con la gamba sinistra avanzata. L’atteggiamento ricorda la statuaria egizia, distinguendosene per le braccia discoste dal corpo ed il vigore della muscolatura. Il volto è caratterizzato dai grandi occhi a mandorla e dal sorriso ed e incorniciato da lunghe trecce, il capo è 1/7 dell’altezza totale. La visione è frontale. Segni incisi dividono le masse.
La scultura attica si sviluppa ad Atene e dintorni nel VI secolo, rispetto alla scultura dorica presenta una maggiore armonia dei volumi ed una maggiore unitarietà tra le singole parti. Nella foto la testa di kouros del Maestro del Dipilyon, 600 a. C., rinvenuta appunto nella Necropoli del Dipylon ad Atene. Questa testa ha dei lineamenti molto delicati, lo sguardo vivido ed i capelli raccolti in trecce che ricordano fili di perle, avvolgendo con contorni ovali il volto. Si stima che la figura intera fosse alta circa 2 metri.
Il Moscophoros è una statua attica rinvenuta nella colmata persiana (fossa dove gli ateniesi sotterrarono gli oggetti profanati durante la presa di Atene da parte dei Persiani nel 480 a. C.). Significa portatore di vitello e raffigura un giovane dal volto quieto e radioso, dove gli occhi cavi erano incastonati da materiale colorato e la barba conferisce maturità ed accanto è il muso del vitello dai contorni smussati. Sulla corporatura vigorosa si avviluppa il mantello e le braccia formano un chiasmo con le zampe del vitello.
Rinvenuto nella colmata persiana e conservato nel Museo dell’Acropoli di Atene ma acefalo, fu ricongiunto alla sua testa grazie all’acutezza dell’archeologo Humpry Payne che osservando la frattura alla base del collo si ricordò di una testa conservata al Museo del Louvre. Il Louvre non concesse l’originale ma fu possibile grazie ad un calco ricostruire parzialmente la statua. Quest’opera è un esempio di maestria della scultura attica del VI secolo, i grandi occhi ed il sorriso comunicano vitalità ed intelligenza, ai piani dolci del viso sono affiancati la barba ed i capelli che con i minuti grani creano giochi di luce, la corona ci rivela che era un atleta vincitore. Il torso ha una struttura semplice e compatta con leggerissime notazioni anatomiche ed è rivolto leggermente a destra, iniziando il movimento più accentuato della testa, decisamente ruotata ed inclinata.
Lo scultore ateniese Antenore scolpì questa kore monumentale (210 cm) per il vasaio Nearchos. La corona ed i riccioli incorniciano con grazia il volto dove un tempo gli occhi erano incastonati di cristallo di rocca. Il peplo obliquo reso con un panneggio in grandi masse pesanti con pieghe scolpite rivela la maestria dello scultore, finissimo è il panneggio del chitone sul tronco, sul braccio e sulla piega della veste che sorretta dalla mano sinistra ricade sulla gamba.
La scultura ionica, contemporanea a quella attica, presenta figure con membra slanciate e sottili, volumi arrotondati e passaggi di piano sfumati.
Come detto, le membra slanciate e sottili, i volumi arrotondati e i passaggi di piano sfumati sono riscontrabili nel Kouros di Milo, scolpito per una visione frontale, presenta il sorriso arcaico e la chioma distribuita in sottili trecce.
Rinvenuta nell’Isola di Samo, nel santuario di Hera, la statua è stata dedicata ad Hera da un uomo, Cheramyes, come visibile dalla scritta sulla base. La struttura, con la sua forma cilindrica ed il panneggio verticale del chitone ricorda una colonna. A queste pieghe verticali si contrappongono quelle oblique dell’himation, che divengono verticali nel lembo che scende, sorretto dalla mano destra; la mano sinistra probabilmente recava un’offerta. Recenti scavi hanno portato alla luce una scultura analoga con la stessa scritta dedicatoria, insieme ad una Kore con lepre (Museo di Berlino) e ad un kouros (Museo di Samo) tutti dedicati ad Hera da Cheramyes, come attestabile dai segni sulle basi delle sculture, che coincidono con quelli di un monumento votivo.
La scelta del blocco di marmo è fondamentale per la realizzazione di una scultura, Michelangelo andava personalmente nelle cave a scegliere quelli per le sue opere.
Il marmo è una roccia organogena formata da depositi di piccoli gusci e scheletri ed è anche metamorfica poiché il magma terrestre ha modificato la struttura di questi frammenti di carbonato di calcio trasformandoli in cristalli simili a a grani di zucchero. La struttura del marmo greco è cristallina a trama larga, con grani grandi come il sale grosso da cucina.
Scalpelli contemporanei, dall’alto punta, gradino e scalpello piatto, i greci nel VII secolo a. C. utilizzavano solo la punta
Utensili contemporanei, punte e mazzuoli di varie grandezze.
I greci utilizzavano l’archetto sicuramente dal VI secolo a. C.
Intagliatore in legno con trapano ad archetto, pittura vascolare.
Lo smeriglio di Nasso è una sabbia abrasiva e veniva utilizzato dai Greci per levigare le superfici.
Superficie trattata con la punta ad angolo retto. Noi utilizziamo le punte inclinate perché sono di acciaio e vanno in profondità, nel VII secolo i Greci avevano solo attrezzi di bronzo e li utilizzavano perpendicolarmente alla superficie del marmo, altrimenti slittavano.
Scultura realizzata interamente a punta, l’aspetto caldo e soffice, la superficie vellutata non deriva soltanto dall’aspetto poroso e cristallino del marmo greco ma dal processo lavorativo consistente in un’infinità di piccoli colpi con la punta sulla superficie, che nonostante il processo di abrasione restano visibili. I profili di questa figura mostrano ancora la forma iniziale del blocco: lo scultore lavorava sulla parte frontale, sul retro e sui fianchi e semplicemente smussando gli spigoli dei 4 piani; la scultura è multifacciale. Il canone è ancora quello egizio.
La capigliatura è stilizzata e rappresentata da grappoli simili a nodi, con tutto ciò che è possibile fare a punta, anche le linee del nastro; ogni nodulo è separato dagli altri da un piccolo foro fatto a punta e l’estremità sfaccettata dello strumento ha lasciato segni ovunque. Eppure non vi è nulla di meccanico, ogni piccola protuberanza possiede la sua “individualità”, è diversa da quelle vicine e partecipa ad un ininterrotto processo creativo.
Kouros dal sorriso arcaico, realizzato ancora con la punta, se ne vendono le incisioni.
A partire dal 500 a. C. i Greci iniziarono a disporre di utensili di ferro, più duri, che consentirono l’uso della punta obliqua. Inoltre nuovi utensili come lo scalpello piatto e curvo permisero di apportare maggiori possibilità tecniche ed espressive.
Mazzuolo e scalpello piatto raffigurati in un altorilievo lapideo votivo greco.
La stele di Aristione, pietra tombale, reca il nome del defunto. E’ uno dei rari casi in cui lo scultore ha firmato l’opera: Aristocle. Il defunto immortalato mentre cammina, con la barba, l’elmetto, la corazza e la lancia. Le pieghe ricurve del gonnellino sono intagliate con uno scalpello piatto a trama larga.
Le korai venivano realizzate a partire da una superficie cilindrica come le antiche xoana, ciononostante in questa figura i punti di vista chiaramente definiti rimangono essenzialmente 4. In questa statua possiamo vedere le tracce dei nuovi attrezzi: scalpelli piatti e tondi per le scanalature della veste.