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La scultura romanica
Dopo l’anno Mille anche nella scultura, come 
nell'architettura, si ha un momento di rinascita e 
rinnovamento. Il linguaggio scultoreo è di 
ascendenza tardo-antica e plebea e viene superata 
la bidimensionalità dell’arte bizantina e il gusto per 
l’ornamentazione stilizzata tipica di quella barbarica. 
La scultura è legata all'architettura ed ha una 
funzione decorativa delle strutture architettoniche. Le 
figure sono caratterizzate da volumetria e plasticità 
e sono collocate in spazi che richiamano la realtà. 
I temi che si prediligono sono molto vari e possono 
essere a carattere religioso come storie della Bibbia, 
del Vangelo e della Genesi, oppure fare riferimento 
alla vita quotidiana come i mestieri o raffigurare 
mostri fantastici e decorazioni geometriche. 
L'intento delle rappresentazioni scultoree in questo 
periodo è quello di trasmettere un messaggio 
morale e religioso che al popolo, per lo più 
analfabeta, sarebbe risultato altrimenti oscuro. 
Capitello di Cluny 
Il timpano del Giudizio finale di 
Autun, dettaglio, 1130 circa
Nelle chiese romaniche le decorazioni a rilievo 
o inserimenti scultorei si concentravano: 
- nei timpani 
- nelle ghiere degli archi 
- nelle strombature dei portali 
- negli elementi ornamentali delle facciate 
- nei capitelli 
- nei fonti battesimali 
- negli amboni (pulpiti) 
- negli arredi liturgici
Accanto ai temi religiosi troviamo anche soggetti allegorici e profani illustrati attraverso i 
mestieri, le stagioni, i mesi, i segni dello Zodiaco che simboleggiano i cicli della vita. 
Duomo di Piacenza, il ciclo dei mestieri nei piloni interni. 
Chiesa di San Martino a Lucca, parete di fondo del portico: raffigurazioni dei Mesi sotto le arcate; i tondi contengono i 
segni zodiacali.
Particolare scultoreo alla base di una finestra 
nella facciata est della Cattedrale di Barletta 
Chauvigny (Francia), capitello. 
Vézelay, chiesa di Sainte-Medeleine, capitelli. 
Contro le decorazioni rappresentanti i 
mostri infernali, che avevano la funzione 
di turbare il fedele alla visione dell'inferno, 
si schierò Bernardo di Chiaravalle.
Abbazia di Moissac 
L’Abbazia di Moissac, fondata nel secolo VII e affiliata nel 1047 all'ordine di Cluny, è 
collocata lungo una delle quattro vie di pellegrinaggio che nel Medioevo conducevano 
verso il santuario di Santiago in Compostela. Dell'antica abbazia sussistono ancora la 
chiesa e il chiostro, che sono tra i monumenti più celebri dell'arte medievale. La chiesa 
attuale è un edificio a una navata, senza transetto, con cappelle laterali realizzate tra i 
contrafforti che sporgono all'interno. 
Moissac
Moissac, (Francia), Chiesa 
dell’Abbazia di San Pietro 
Il portale di Moissac
II timpano di questo portale, realizzato verso il 1130, è tra i capolavori della scultura romanica. 
Al centro della composizione trionfa il Cristo, cinto da un'aureola, che tiene nella mano sinistra 
il Libro della vita, e alza la mano destra in un gesto di benedizione. I tratti fortemente segnati, gli 
occhi brillanti, la barba e i capelli ripartiti in ciocche simmetriche contribuiscono al senso di 
potenza e solennità trasmesso dalla sua persona. 
E’ circondato dai quattro evangelisti, rappresentati attraverso i loro simboli: il giovane alato (S. 
Matteo), il leone (S. Marco), il toro (S. Luca) e l'aquila (S. Giovanni). II resto del timpano 
presenta i ventiquattro vegliardi dell'Apocalisse che, disposti su tre registri sovrapposti, girano i 
loro volti stupiti verso il Cristo.
Il timpano poggia su un architrave, decorato da 
otto rosoni incorniciati da un cavo che esce dalla 
bocca di due mostri, posizionati a ogni estremità. 
Il pilastro del portale, imponente, è un blocco 
monolitico ornato da tre coppie di leoni rampanti, i 
cui corpi a X si sovrappongono. Sulle facce laterali 
del pilastro sono scolpite le due figure 
smisuratamente allungate di S. Paolo, a sinistra, e 
di Geremia, a destra. L'artista trascura tutte le 
leggi dell'anatomia, allungando all'eccesso il 
modulo dei corpi dei due personaggi per coprire 
tutta la superficie a sua disposizione. I due 
personaggi, però, nonostante l’allungamento 
eccessivo dei corpi, mostrano volti ben 
proporzionati e sguardi intensi. 
Sugli stipiti dei piedritti appaiono S. Pietro, patrono 
dell'Abbazia, e il profeta Isaia.
Wiligelmo e i rilievi del Duomo di Modena 
Il creatore della Bibbia di pietra 
Il nome di Wiligelmo è tramandato solamente da un'iscrizione sulla facciata del Duomo di Modena: "inter 
scultores quanto sis dignus onore claret scultura nunc Wiligelme tua" (quanto tu tra gli scultori sia degno 
di onore è chiaro ora, o Wiligelmo, per le tue opere scolpite).
L’importanza del Duomo di Modena risiede, oltre che nell’impianto architettonico, anche 
nell’apparato scultoreo che riveste la facciata, i portali e le membrature interne ed esterne 
caratterizzandosi per una concezione nuova delle forme e dello spazio. 
In facciata sono state murate quattro lastre con storie della Genesi. Si tratta, secondo alcuni 
critici, di quanto rimane di un pontile smembrato in epoca ignota. 
Le scene si susseguono in narrazione continua al di sotto di una sequenza di archi su mensole e 
su colonne che idealmente le separano.
Creazione dell’uomo, della donna e peccato originale. 
Rimprovero del Signore; cacciata dal paradiso terrestre e condanna al 
lavoro della terra. 
Lastra 1 
Lastra 2
Uccisione di Abele da parte di Caino; maledizione di Caino. 
Uccisione di Caino con una freccia da parte del cieco Lamech; 
l’arca di Noè; Noè e i figli dopo il Diluvio. 
Lastra 3 
Lastra 4
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La prima scena raffigura Dio Padre in una 
mandorla sorretta da due angeli; segue la 
creazione di Adamo; la scena successiva 
rappresenta la creazione di Eva che sorge 
dal corpo addormentato di Adamo. 
Si noti in queste due scene la resa 
anatomica del corpo di Adamo e la sua 
plasticità, uno dei maggiori risultati 
dell'arte di Wiligelmo. 
segue la scena del Peccato Originale, 
dall'esecuzione meno fortunata. 
Gli episodi fondamentali sono collocati 
secondo una sequenza cronologica, la 
cui narrazione è leggibile da sinistra a 
destra. Gli spazi, al di sotto delle arcatelle 
sono semplici, scarni, essenziali: si noti la 
roccia e il fiume su cui è adagiato 
obliquamente, come un burattino senza i fili, 
il corpo di Adamo.
Lastra 2 
Adamo ed Eva, nudi, sono in piedi davanti a Dio 
creatore che, con espressione severa punta verso 
di loro l'indice della mano destra. I progenitori 
prendendo coscienza del loro peccato e 
nascondono il volto con la mano sinistra, mentre 
con la destra coprono le loro nudità. Segue la 
cacciata dal paradiso terrestre. 
Nella scena con il lavoro dei progenitori, l’autore 
rende il senso della fatica diurna attraverso la 
posizione dei due corpi chinati nell’atto di zappare 
la terra intorno ad un albero e la collocazione sulle 
due teste dei capitelli pensili, per far percepire il 
sacrificio cui sono stati chiamati a compiere sulla 
terra.
Lastra 3 
Nella terza lastra sono raffigurati l’offerta 
all'ara del Signore da parte di Caino e Abele; 
l’uccisione di Abele e la maledizione di Caino. 
Caino uccide Abele con un colpo di bastone 
sulla testa. In questo particolare la scena è 
rappresentata con forte realismo evidente 
nei volti e nei gesti dei personaggi. 
Nella scena de la maledizione di Caino, Dio 
Padre pone la mano destra sulla spalla di Caino 
in un gesto di condanna e maledizione; nella 
sinistra ha un cartiglio in cui si legge: «Ubi est 
Abel frater tuus» (= Dov'è tuo fratello Abele? 
Gen 4,9). 
Gli effetti della condanna saranno visibili nella 
quarta lastra.
Lastra 4 
Lamech, raffigurato cieco, con il passo vacillante e con 
il copricapo caratteristico degli Ebrei nel Medioevo, ha 
l'arco in mano ed ha appena scoccato una freccia che 
ha colpito alla gola Caino, il quale cade come 
fulminato, in ginocchio, reclinando la testa all’indietro 
per il contraccolpo e aggrappandosi al ramo del grande 
albero, nel tentativo di sorreggersi. 
Nella scena con l’arca di Noè, l’artista riprende il testo 
biblico e realizza un’arca secondo le indicazioni che il 
Padre Eterno ha dato a Noè, cioè a piani, ma la 
costruisce come se fosse una basilica romanica, con 
quattro arcate nella parte inferiore e altrettante nella 
parte superiore. Quelle inferiori sono tutte chiuse, due 
delle superiori, invece, sono aperte. Da queste si 
affacciano i visi di Noè e di sua moglie, che guardano 
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La scultura romanica

  • 2. Dopo l’anno Mille anche nella scultura, come nell'architettura, si ha un momento di rinascita e rinnovamento. Il linguaggio scultoreo è di ascendenza tardo-antica e plebea e viene superata la bidimensionalità dell’arte bizantina e il gusto per l’ornamentazione stilizzata tipica di quella barbarica. La scultura è legata all'architettura ed ha una funzione decorativa delle strutture architettoniche. Le figure sono caratterizzate da volumetria e plasticità e sono collocate in spazi che richiamano la realtà. I temi che si prediligono sono molto vari e possono essere a carattere religioso come storie della Bibbia, del Vangelo e della Genesi, oppure fare riferimento alla vita quotidiana come i mestieri o raffigurare mostri fantastici e decorazioni geometriche. L'intento delle rappresentazioni scultoree in questo periodo è quello di trasmettere un messaggio morale e religioso che al popolo, per lo più analfabeta, sarebbe risultato altrimenti oscuro. Capitello di Cluny Il timpano del Giudizio finale di Autun, dettaglio, 1130 circa
  • 3. Nelle chiese romaniche le decorazioni a rilievo o inserimenti scultorei si concentravano: - nei timpani - nelle ghiere degli archi - nelle strombature dei portali - negli elementi ornamentali delle facciate - nei capitelli - nei fonti battesimali - negli amboni (pulpiti) - negli arredi liturgici
  • 4. Accanto ai temi religiosi troviamo anche soggetti allegorici e profani illustrati attraverso i mestieri, le stagioni, i mesi, i segni dello Zodiaco che simboleggiano i cicli della vita. Duomo di Piacenza, il ciclo dei mestieri nei piloni interni. Chiesa di San Martino a Lucca, parete di fondo del portico: raffigurazioni dei Mesi sotto le arcate; i tondi contengono i segni zodiacali.
  • 5. Particolare scultoreo alla base di una finestra nella facciata est della Cattedrale di Barletta Chauvigny (Francia), capitello. Vézelay, chiesa di Sainte-Medeleine, capitelli. Contro le decorazioni rappresentanti i mostri infernali, che avevano la funzione di turbare il fedele alla visione dell'inferno, si schierò Bernardo di Chiaravalle.
  • 6. Abbazia di Moissac L’Abbazia di Moissac, fondata nel secolo VII e affiliata nel 1047 all'ordine di Cluny, è collocata lungo una delle quattro vie di pellegrinaggio che nel Medioevo conducevano verso il santuario di Santiago in Compostela. Dell'antica abbazia sussistono ancora la chiesa e il chiostro, che sono tra i monumenti più celebri dell'arte medievale. La chiesa attuale è un edificio a una navata, senza transetto, con cappelle laterali realizzate tra i contrafforti che sporgono all'interno. Moissac
  • 7. Moissac, (Francia), Chiesa dell’Abbazia di San Pietro Il portale di Moissac
  • 8. II timpano di questo portale, realizzato verso il 1130, è tra i capolavori della scultura romanica. Al centro della composizione trionfa il Cristo, cinto da un'aureola, che tiene nella mano sinistra il Libro della vita, e alza la mano destra in un gesto di benedizione. I tratti fortemente segnati, gli occhi brillanti, la barba e i capelli ripartiti in ciocche simmetriche contribuiscono al senso di potenza e solennità trasmesso dalla sua persona. E’ circondato dai quattro evangelisti, rappresentati attraverso i loro simboli: il giovane alato (S. Matteo), il leone (S. Marco), il toro (S. Luca) e l'aquila (S. Giovanni). II resto del timpano presenta i ventiquattro vegliardi dell'Apocalisse che, disposti su tre registri sovrapposti, girano i loro volti stupiti verso il Cristo.
  • 9. Il timpano poggia su un architrave, decorato da otto rosoni incorniciati da un cavo che esce dalla bocca di due mostri, posizionati a ogni estremità. Il pilastro del portale, imponente, è un blocco monolitico ornato da tre coppie di leoni rampanti, i cui corpi a X si sovrappongono. Sulle facce laterali del pilastro sono scolpite le due figure smisuratamente allungate di S. Paolo, a sinistra, e di Geremia, a destra. L'artista trascura tutte le leggi dell'anatomia, allungando all'eccesso il modulo dei corpi dei due personaggi per coprire tutta la superficie a sua disposizione. I due personaggi, però, nonostante l’allungamento eccessivo dei corpi, mostrano volti ben proporzionati e sguardi intensi. Sugli stipiti dei piedritti appaiono S. Pietro, patrono dell'Abbazia, e il profeta Isaia.
  • 10. Wiligelmo e i rilievi del Duomo di Modena Il creatore della Bibbia di pietra Il nome di Wiligelmo è tramandato solamente da un'iscrizione sulla facciata del Duomo di Modena: "inter scultores quanto sis dignus onore claret scultura nunc Wiligelme tua" (quanto tu tra gli scultori sia degno di onore è chiaro ora, o Wiligelmo, per le tue opere scolpite).
  • 11. L’importanza del Duomo di Modena risiede, oltre che nell’impianto architettonico, anche nell’apparato scultoreo che riveste la facciata, i portali e le membrature interne ed esterne caratterizzandosi per una concezione nuova delle forme e dello spazio. In facciata sono state murate quattro lastre con storie della Genesi. Si tratta, secondo alcuni critici, di quanto rimane di un pontile smembrato in epoca ignota. Le scene si susseguono in narrazione continua al di sotto di una sequenza di archi su mensole e su colonne che idealmente le separano.
  • 12. Creazione dell’uomo, della donna e peccato originale. Rimprovero del Signore; cacciata dal paradiso terrestre e condanna al lavoro della terra. Lastra 1 Lastra 2
  • 13. Uccisione di Abele da parte di Caino; maledizione di Caino. Uccisione di Caino con una freccia da parte del cieco Lamech; l’arca di Noè; Noè e i figli dopo il Diluvio. Lastra 3 Lastra 4
  • 14. Lastra 1 La prima scena raffigura Dio Padre in una mandorla sorretta da due angeli; segue la creazione di Adamo; la scena successiva rappresenta la creazione di Eva che sorge dal corpo addormentato di Adamo. Si noti in queste due scene la resa anatomica del corpo di Adamo e la sua plasticità, uno dei maggiori risultati dell'arte di Wiligelmo. segue la scena del Peccato Originale, dall'esecuzione meno fortunata. Gli episodi fondamentali sono collocati secondo una sequenza cronologica, la cui narrazione è leggibile da sinistra a destra. Gli spazi, al di sotto delle arcatelle sono semplici, scarni, essenziali: si noti la roccia e il fiume su cui è adagiato obliquamente, come un burattino senza i fili, il corpo di Adamo.
  • 15. Lastra 2 Adamo ed Eva, nudi, sono in piedi davanti a Dio creatore che, con espressione severa punta verso di loro l'indice della mano destra. I progenitori prendendo coscienza del loro peccato e nascondono il volto con la mano sinistra, mentre con la destra coprono le loro nudità. Segue la cacciata dal paradiso terrestre. Nella scena con il lavoro dei progenitori, l’autore rende il senso della fatica diurna attraverso la posizione dei due corpi chinati nell’atto di zappare la terra intorno ad un albero e la collocazione sulle due teste dei capitelli pensili, per far percepire il sacrificio cui sono stati chiamati a compiere sulla terra.
  • 16. Lastra 3 Nella terza lastra sono raffigurati l’offerta all'ara del Signore da parte di Caino e Abele; l’uccisione di Abele e la maledizione di Caino. Caino uccide Abele con un colpo di bastone sulla testa. In questo particolare la scena è rappresentata con forte realismo evidente nei volti e nei gesti dei personaggi. Nella scena de la maledizione di Caino, Dio Padre pone la mano destra sulla spalla di Caino in un gesto di condanna e maledizione; nella sinistra ha un cartiglio in cui si legge: «Ubi est Abel frater tuus» (= Dov'è tuo fratello Abele? Gen 4,9). Gli effetti della condanna saranno visibili nella quarta lastra.
  • 17. Lastra 4 Lamech, raffigurato cieco, con il passo vacillante e con il copricapo caratteristico degli Ebrei nel Medioevo, ha l'arco in mano ed ha appena scoccato una freccia che ha colpito alla gola Caino, il quale cade come fulminato, in ginocchio, reclinando la testa all’indietro per il contraccolpo e aggrappandosi al ramo del grande albero, nel tentativo di sorreggersi. Nella scena con l’arca di Noè, l’artista riprende il testo biblico e realizza un’arca secondo le indicazioni che il Padre Eterno ha dato a Noè, cioè a piani, ma la costruisce come se fosse una basilica romanica, con quattro arcate nella parte inferiore e altrettante nella parte superiore. Quelle inferiori sono tutte chiuse, due delle superiori, invece, sono aperte. Da queste si affacciano i visi di Noè e di sua moglie, che guardano nelle direzioni opposte, a destra e a sinistra. In basso vi sono raffigurate le acque del diluvio. Anche in queste scene, gli sfondi sono semplici e quasi scarni.