E\' facile classificare il deficit come qualcosa che c\'è sempre stato. I Chicken Littles non ci dicono che il deficit è in calo da decenni? Il Giappone sembra essere in grado di affrontare ampi disavanzi e noi non siamo in alcun modo vicini al loro livello di indebitamento. Non è la "Malattia giapponese" il peggior risultato a cui stiamo guardando - è solo una lenta crescita mondiale che, anche se frustrante, non è catastrofica? E alcuni hanno chiesto deficit ancora più grandi per stimolare la crescita economica e l\'occupazione, rifacendosi a periodi in cui il governo aveva effettivamente dei disavanzi e l\'economia sembrava rispondere positivamente riprendendo ancora una volta a crescere.
Quale strada prenderemo? Se solo potessimo far aumentare le nostre via d\'uscita sui nostri problemi del debito sovrano. Ma la crescita del debito crea ancora più problemi se questi non vengono gestiti, rendendo ancora più difficile l\'affrontarli; ma tenendo il debito e il deficit sotto controllo di conseguenza si monitora anche il dolore che ne consegue.
Siamo ormai da cinque anni in una crisi che proprio non vuole andarsene. Parafrasando Charles Gave di GaveKal che ha scritto un articolo estremamente interessante su questo argomento appena settimana (2) scorsa, i politici continuano a manomettere i tassi di interesse, i tassi di cambio e in generale i prezzi degli asset. Essi continuano a consentire alle banche che gestiscono i depositi di operare come un casinò. Esse emettono nuovo debito per pagare le spese quando stanno già affogando nel debito. E di questo sembra che non ne prendano atto. Albert Einstein una volta ha definito una follia il fare lo stesso esperimento più e più volte, con la speranza di aspettarsi un diverso risultato. QE1. QE2. QE3 ... C\'è altro da dire?
Voglio iniziare con una semplice osservazione. Ho descritto alla maggior parte dei miei lettori e certamente alla maggior parte della stampa, avvenimenti "bearish". Io non lo sono. Io sono in realtà abbastanza ottimista. Ho una visione molto positiva della condizione umana in particolare sul ritmo accelerato della tecnologia, e credo che siamo sull\'orlo di un\'era di grande abbondanza.
La madre che ha dipinto qualsiasi spazio fosse disponibileHoro Capital
Sono già diversi anni che scrivo che il Giappone è un moscone nella ricerca di un parabrezza. E a gennaio ho scritto che il 2013 sarà l'anno del parabrezza. La recente volatilità dei mercati giapponesi ci lascia completamente esterrefatti, ma questo è effettivamente ciò che ci si dovrebbe aspettare da un paese che è sull'orlo del disastro, sia economico che fiscale. Non voglio sembrare banale in quanto da un punto di vista globale il Giappone non è la Grecia: il Giappone è la terza economia del mondo. Le sue maggiori banche sono alla pari di quelle degli Stati Uniti. E' una potenza mondiale sia nel commercio che nelle transazioni finanziarie. La sua moneta ha lo status di “riserva”. Ha due delle sei più grandi multinazionali al mondo e 71 tra le 500 più importanti imprese, viene superato solo dagli Stati Uniti ed significativamente molto davanti alla Cina che ne ha solo 46. Anche se si prende la restante parte delle grandi aziende asiatiche e le si somma con quelle Cinesi, il totale supera a malapena quelle del Giappone (CNN). In breve, quando il Giappone si imbarca in una strategia fiscale e monetaria molto rischiosa, questa può generare un grave impatto sul resto del mondo. E l’impatto può essere anche doppiamente significativo perché la crescita globale viene in questo momento guidata dall’Asia.
Il Giappone nell’ultimo trimestre è cresciuto ad un ritmo del 3,5% su base annuale, un tasso così elevato non lo si vedeva da lungo tempo. Naturalmente, i funzionari del governo vedono tutto questo come una chiara conferma delle loro nuove politiche e senza dubbio decideranno che in futuro saranno necessarie ancora più azioni di questo tipo.
La prossima settimana potremo probabilmente vedere il Congresso passare un estensione del taglio "temporaneo" sull\'imposta sui salari, principalmente adottata come stimolo per l\'economia nel gennaio del 2011. Mentre scrivo, questa estensione è prevista solo per due mesi. Lasciamo da parte la politica e guardiamo alle implicazioni economiche della proroga, e poi andremo ad esaminare il deficit negli Stati Uniti. Questo darà luogo ad alcune riflessioni sull\'Europa e su che cosa dovrebbe accadere per un paese se lasciasse l\'euro.
Quale strada prenderemo? Se solo potessimo far aumentare le nostre via d\'uscita sui nostri problemi del debito sovrano. Ma la crescita del debito crea ancora più problemi se questi non vengono gestiti, rendendo ancora più difficile l\'affrontarli; ma tenendo il debito e il deficit sotto controllo di conseguenza si monitora anche il dolore che ne consegue.
Siamo ormai da cinque anni in una crisi che proprio non vuole andarsene. Parafrasando Charles Gave di GaveKal che ha scritto un articolo estremamente interessante su questo argomento appena settimana (2) scorsa, i politici continuano a manomettere i tassi di interesse, i tassi di cambio e in generale i prezzi degli asset. Essi continuano a consentire alle banche che gestiscono i depositi di operare come un casinò. Esse emettono nuovo debito per pagare le spese quando stanno già affogando nel debito. E di questo sembra che non ne prendano atto. Albert Einstein una volta ha definito una follia il fare lo stesso esperimento più e più volte, con la speranza di aspettarsi un diverso risultato. QE1. QE2. QE3 ... C\'è altro da dire?
Voglio iniziare con una semplice osservazione. Ho descritto alla maggior parte dei miei lettori e certamente alla maggior parte della stampa, avvenimenti "bearish". Io non lo sono. Io sono in realtà abbastanza ottimista. Ho una visione molto positiva della condizione umana in particolare sul ritmo accelerato della tecnologia, e credo che siamo sull\'orlo di un\'era di grande abbondanza.
La madre che ha dipinto qualsiasi spazio fosse disponibileHoro Capital
Sono già diversi anni che scrivo che il Giappone è un moscone nella ricerca di un parabrezza. E a gennaio ho scritto che il 2013 sarà l'anno del parabrezza. La recente volatilità dei mercati giapponesi ci lascia completamente esterrefatti, ma questo è effettivamente ciò che ci si dovrebbe aspettare da un paese che è sull'orlo del disastro, sia economico che fiscale. Non voglio sembrare banale in quanto da un punto di vista globale il Giappone non è la Grecia: il Giappone è la terza economia del mondo. Le sue maggiori banche sono alla pari di quelle degli Stati Uniti. E' una potenza mondiale sia nel commercio che nelle transazioni finanziarie. La sua moneta ha lo status di “riserva”. Ha due delle sei più grandi multinazionali al mondo e 71 tra le 500 più importanti imprese, viene superato solo dagli Stati Uniti ed significativamente molto davanti alla Cina che ne ha solo 46. Anche se si prende la restante parte delle grandi aziende asiatiche e le si somma con quelle Cinesi, il totale supera a malapena quelle del Giappone (CNN). In breve, quando il Giappone si imbarca in una strategia fiscale e monetaria molto rischiosa, questa può generare un grave impatto sul resto del mondo. E l’impatto può essere anche doppiamente significativo perché la crescita globale viene in questo momento guidata dall’Asia.
Il Giappone nell’ultimo trimestre è cresciuto ad un ritmo del 3,5% su base annuale, un tasso così elevato non lo si vedeva da lungo tempo. Naturalmente, i funzionari del governo vedono tutto questo come una chiara conferma delle loro nuove politiche e senza dubbio decideranno che in futuro saranno necessarie ancora più azioni di questo tipo.
La prossima settimana potremo probabilmente vedere il Congresso passare un estensione del taglio "temporaneo" sull\'imposta sui salari, principalmente adottata come stimolo per l\'economia nel gennaio del 2011. Mentre scrivo, questa estensione è prevista solo per due mesi. Lasciamo da parte la politica e guardiamo alle implicazioni economiche della proroga, e poi andremo ad esaminare il deficit negli Stati Uniti. Questo darà luogo ad alcune riflessioni sull\'Europa e su che cosa dovrebbe accadere per un paese se lasciasse l\'euro.
Come si può arrivare ad una piena occupazione e ad un miglior livello di educazione nazionale rispetto al punto di vista che è stato recentemente dichiarato da David Rosenberg (sia alla conferenza che anche in altri contesti), ossia sul fatto che quanto prima vedremo l'inflazione ed in contemporanea anche l'inizio di un mercato obbligazionario ribassista? Devo dire che questa cosa ha sorpreso molti di noi durante la sua presentazione che si è concentrata sul tema da un mercato obbligazionario rialzista ad uno ribassista. Ma è la ragione per la quale ha deciso di credere in questa cosa che ci ha lasciati ancora di più sorpresi. Io non penso di essere assolutamente in grado di esprimere, in questo breve spazio, le motivazioni che egli ha espresso in modo così impeccabile e molto dettagliatamente durante la sua presentazione ma cercherò di evidenziare alcuni dei punti più salienti.
Come si fa a confrontare la crisi finanziaria di un paese con quella di un altro? Il Fondo Monetario Internazionale ha cercato di fare proprio questo, scatenando di conseguenza un dibattito piuttosto acceso negli ambienti economici. E mentre oggi vedremo le loro analisi, il punto chiave è che i modelli economici utilizzati per guidare la politica monetaria e fiscale non stanno funzionando come succedeva invece in passato.
I banchieri delle banche centrali vanno a gonfie veleHoro Capital
Quando circa due anni fa io e Jonathan Tepper abbiamo scritto Endgame, l'attenzione era molto concentrata sull'Europa, ma nel avevamo anche chiaramente parlato in modo dettagliato di come nel giro di pochi anni il Giappone sarebbe stato la fonte della vera volatilità a livello globale. "Un insetto alla ricerca di un parabrezza" era stato il titolo del capitolo dedicato al Giappone. Quest'anno, nella mia previsione sul 2013 ho scritto che sarà "l'anno del parabrezza." Nelle ultime due settimane ci siamo concentrati sui problemi che affliggono il Giappone e su quanto è importante il Giappone nell'economia mondiale; alla fine anche questa settimana dobbiamo ancora una volta concentrarci sulla Terra del Sol Levante.
Le conseguenze di una politica monetaria accomodanteHoro Capital
Oggi abbiamo sentito Bernanke con il suo discorso da Jackson Hole. Non sono stati proprio i fuochi d\'artificio di dieci anni fa, ma comunque abbiamo la possibilità di contrastare il suo pensiero con quello di un altro funzionario della Federal Reserve che ha appena pubblicato un articolo sul sito web della Federal Reserve di Dallas. Bernanke ha esposto con sempre più razionalità la sua politica di Quantitative Easing. Ma quanto è efficace? E non ci sono delle conseguenze non intenzionali di cui dovremmo essere a conoscenza? Perché i mercati sembrano sbavare sulla prospettiva di un ulteriore QE?
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Nelle ultime tre settimane sto continuamente commentando quello che personalmente penso sia una folle strada che i giapponesi hanno intrapreso, e quello che penso possa essere considerato nella storia l'esperimento di politica monetaria più scandaloso, intrigante e disperato da parte di una grande potenza economica. I giapponesi stanno rapidamente arrivando al loro Endgame, ossia raggiungere il limite della loro capacità di prendere in prestito del denaro a tassi di interesse che siano economicamente sostenibili. Se i tassi di interesse sulle obbligazioni giapponesi arrivassero solo anche ad un mero 2,2%, l'80% delle entrate fiscali servirà solo per pagare gli interessi sul loro debito. Con un rapporto debito - PIL pari al 245% si trovano in una situazione profondamente disperata e loro lo sanno. E quando ci si trova in periodi disperati, sono necessarie solo delle misure disperate.
Previsioni per il 2013: insostenibilità e transizioneHoro Capital
Mentre ci stiamo accingendo ad iniziare un nuovo anno, ci stiamo di nuovo inserendo nel rito della previsione per il prossimo anno. Quest'anno voglio guardare un po' più in la rispetto ad un singolo anno, questo al fine di riflettere in modo più approfondito sui cambiamenti che stanno per accadere nel mondo sviluppato. Stiamo andando tutti in contro a dei cambiamenti nel nuovo contesto economico (ed è quello che ci darà il benvenuto). La transizione porterà sia crisi che perdite per coloro che si impantaneranno nel sistema attuale che deve evolversi o crollare, ma anche delle opportunità per coloro che vedono la necessità di un cambiamento e desiderano cogliere dei vantaggi dall'evoluzione in corso.
La Risposta Che Noi Non Vogliamo SapereHoro Capital
Il 2012 sarà l\'undicesima volta, nella mia breve vita, che potrò partecipare all\'elezione di un presidente degli Stati Uniti. Mentre questo vale per me, sembra che ogni elezione sia la più importante di tutti i tempi e definisca il momento cruciale dell\'esperimento americano. Il futuro della Repubblica viene pesato ogni volta sulla bilancia, e solo il risultato corretto (che ovviamente sarebbe l\'elezione del candidato per cui hai votato) assicurerebbe la sua sopravvivenza. Questa settimana continueremo le nostre meditazioni sulle scelte economiche che affronta il mondo, questa volta ci concentreremo sugli Stati Uniti.
Tutti in attesa del Quantitative Easing: servirà?
Le imprese europee attendono, nel deserto economico, che Mario Draghi dia il via all’operazione di Quantitative Easing per uscire dall’attuale periodo di stagnazione (in molti casi, deflazione), così come gli Israeliti, dopo l’uscita dalla schiavitù dell’Egitto, durante le peregrinazioni nel deserto, aspettavano che Dio somministrasse loro la manna. Il dubbio è: servirà davvero?
L\'Europa è di nuovo al centro della scena. Alle conferenze e alle riunioni e nelle conversazioni private, è il tema del momento. Questa settimana ho pensato molto all\'Europa e al suo possibile impatto, così, ancora una volta ci addentriamo in quella che è una situazione in continua evoluzione. Questa volta, guardiamo ai possibili impatti sui mercati, e dobbiamo nuovamente riflettere su queste domande, "Stiamo tornando al 2008?" e "Ci sarà nuova Lehman nel nostro futuro?".
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
I leader europei sono impegnati nel mantenere sia l\'euro che la zona euro così come sono. Ma per consentirgli di fare questo, tutto deve cambiare, come suggerisce la citazione dal meraviglioso romanzo italiano del 1958, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi Lamedusa. Questo non è un compito facile, in quanto nessuno di loro vuole un cambiamento che abbia un impatto negativo verso se stessi e, come vedremo, non c\'è cambiamento che permetterà che tutto rimanga lo stesso e che non abbia un impatto severo su tutti, come vedremo. Nell\'affrontare la terza parte di una serie che continua, guardiamo alle opzioni che sono effettivamente disponibili tra le scelte del menu, o come qualche gruppo lo chiamava, il menu del dolore. Vi offro alcuni punti di riferimento che dovremmo guardare lungo il percorso, e termino con il dare un mio suggerimento su ciò che l\'Europa dovrebbe fare.
Non è possibile leggere qualsiasi seria analisi economica se questa non parla anche di posti di lavoro, di qualunque area si tratti sia questa l\'Europa, gli Stati Uniti o l\'Asia. E neanche questo è abbastanza. I politici offrono "piani" per l\'occupazione, molti dei quali fanno di tutto per illustrare la simpatia che loro hanno per le persone senza lavoro, ma senza offrire alcuna idea reale sulle modalità e sul significato di creazione di posti di lavoro duraturi.
Iniziamo questa settimana con una domanda semplice. L'inflazione è una cosa buona o cattiva? Rispondete rapidamente. Mi dispiace, la vostra risposta è sbagliata. O meglio non possiamo sapere se la vostra risposta è giusta o sbagliata, perché non siamo sicuri che cosa si intende dire con la domanda. Possiamo pensare che sia una cosa buona, ma non possiamo esserne sicuri perché la parola inflazione ha significati diversi, a seconda delle persone che si trovano in luoghi e tempi diversi. Infatti, anche delle stesse persone nello stesso luogo e alla medesima ora non riescono ad accordarsi su una definizione precisa.
Come promesso la scorsa settimana, punteremo il nostro sguardo verso l\'Europa e mediteremo su quello che c\'è in serbo per l\'Europa per quest\'anno e per i prossimi cinque anni. Cosa si legge a pagina 2? La "BCE rivede l\'accordo per redigere un patto fiscale." Sembra che ci siano troppe lacune, e che queste renderanno il documento privo di significato ... un po\' come il Trattato che hanno ora. Continuando la lettura apprendiamo ulteriormente che "la minaccia di default greco cresce e il prosieguo dei negoziati inizia a vacillare." Sembra che vi sia una mancanza di accordi su quanto debba essere il taglio sul debito per gli investitori, e i greci non vogliono garantire alcun debito futuro, nel caso in cui in futuro abbiano bisogno di fare ancora default. Ma vogliono €15 miliardi per mantenere la macchina del debito in funzione ancora per qualche altro mese.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Come si può arrivare ad una piena occupazione e ad un miglior livello di educazione nazionale rispetto al punto di vista che è stato recentemente dichiarato da David Rosenberg (sia alla conferenza che anche in altri contesti), ossia sul fatto che quanto prima vedremo l'inflazione ed in contemporanea anche l'inizio di un mercato obbligazionario ribassista? Devo dire che questa cosa ha sorpreso molti di noi durante la sua presentazione che si è concentrata sul tema da un mercato obbligazionario rialzista ad uno ribassista. Ma è la ragione per la quale ha deciso di credere in questa cosa che ci ha lasciati ancora di più sorpresi. Io non penso di essere assolutamente in grado di esprimere, in questo breve spazio, le motivazioni che egli ha espresso in modo così impeccabile e molto dettagliatamente durante la sua presentazione ma cercherò di evidenziare alcuni dei punti più salienti.
Come si fa a confrontare la crisi finanziaria di un paese con quella di un altro? Il Fondo Monetario Internazionale ha cercato di fare proprio questo, scatenando di conseguenza un dibattito piuttosto acceso negli ambienti economici. E mentre oggi vedremo le loro analisi, il punto chiave è che i modelli economici utilizzati per guidare la politica monetaria e fiscale non stanno funzionando come succedeva invece in passato.
I banchieri delle banche centrali vanno a gonfie veleHoro Capital
Quando circa due anni fa io e Jonathan Tepper abbiamo scritto Endgame, l'attenzione era molto concentrata sull'Europa, ma nel avevamo anche chiaramente parlato in modo dettagliato di come nel giro di pochi anni il Giappone sarebbe stato la fonte della vera volatilità a livello globale. "Un insetto alla ricerca di un parabrezza" era stato il titolo del capitolo dedicato al Giappone. Quest'anno, nella mia previsione sul 2013 ho scritto che sarà "l'anno del parabrezza." Nelle ultime due settimane ci siamo concentrati sui problemi che affliggono il Giappone e su quanto è importante il Giappone nell'economia mondiale; alla fine anche questa settimana dobbiamo ancora una volta concentrarci sulla Terra del Sol Levante.
Le conseguenze di una politica monetaria accomodanteHoro Capital
Oggi abbiamo sentito Bernanke con il suo discorso da Jackson Hole. Non sono stati proprio i fuochi d\'artificio di dieci anni fa, ma comunque abbiamo la possibilità di contrastare il suo pensiero con quello di un altro funzionario della Federal Reserve che ha appena pubblicato un articolo sul sito web della Federal Reserve di Dallas. Bernanke ha esposto con sempre più razionalità la sua politica di Quantitative Easing. Ma quanto è efficace? E non ci sono delle conseguenze non intenzionali di cui dovremmo essere a conoscenza? Perché i mercati sembrano sbavare sulla prospettiva di un ulteriore QE?
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Nelle ultime tre settimane sto continuamente commentando quello che personalmente penso sia una folle strada che i giapponesi hanno intrapreso, e quello che penso possa essere considerato nella storia l'esperimento di politica monetaria più scandaloso, intrigante e disperato da parte di una grande potenza economica. I giapponesi stanno rapidamente arrivando al loro Endgame, ossia raggiungere il limite della loro capacità di prendere in prestito del denaro a tassi di interesse che siano economicamente sostenibili. Se i tassi di interesse sulle obbligazioni giapponesi arrivassero solo anche ad un mero 2,2%, l'80% delle entrate fiscali servirà solo per pagare gli interessi sul loro debito. Con un rapporto debito - PIL pari al 245% si trovano in una situazione profondamente disperata e loro lo sanno. E quando ci si trova in periodi disperati, sono necessarie solo delle misure disperate.
Previsioni per il 2013: insostenibilità e transizioneHoro Capital
Mentre ci stiamo accingendo ad iniziare un nuovo anno, ci stiamo di nuovo inserendo nel rito della previsione per il prossimo anno. Quest'anno voglio guardare un po' più in la rispetto ad un singolo anno, questo al fine di riflettere in modo più approfondito sui cambiamenti che stanno per accadere nel mondo sviluppato. Stiamo andando tutti in contro a dei cambiamenti nel nuovo contesto economico (ed è quello che ci darà il benvenuto). La transizione porterà sia crisi che perdite per coloro che si impantaneranno nel sistema attuale che deve evolversi o crollare, ma anche delle opportunità per coloro che vedono la necessità di un cambiamento e desiderano cogliere dei vantaggi dall'evoluzione in corso.
La Risposta Che Noi Non Vogliamo SapereHoro Capital
Il 2012 sarà l\'undicesima volta, nella mia breve vita, che potrò partecipare all\'elezione di un presidente degli Stati Uniti. Mentre questo vale per me, sembra che ogni elezione sia la più importante di tutti i tempi e definisca il momento cruciale dell\'esperimento americano. Il futuro della Repubblica viene pesato ogni volta sulla bilancia, e solo il risultato corretto (che ovviamente sarebbe l\'elezione del candidato per cui hai votato) assicurerebbe la sua sopravvivenza. Questa settimana continueremo le nostre meditazioni sulle scelte economiche che affronta il mondo, questa volta ci concentreremo sugli Stati Uniti.
Tutti in attesa del Quantitative Easing: servirà?
Le imprese europee attendono, nel deserto economico, che Mario Draghi dia il via all’operazione di Quantitative Easing per uscire dall’attuale periodo di stagnazione (in molti casi, deflazione), così come gli Israeliti, dopo l’uscita dalla schiavitù dell’Egitto, durante le peregrinazioni nel deserto, aspettavano che Dio somministrasse loro la manna. Il dubbio è: servirà davvero?
L\'Europa è di nuovo al centro della scena. Alle conferenze e alle riunioni e nelle conversazioni private, è il tema del momento. Questa settimana ho pensato molto all\'Europa e al suo possibile impatto, così, ancora una volta ci addentriamo in quella che è una situazione in continua evoluzione. Questa volta, guardiamo ai possibili impatti sui mercati, e dobbiamo nuovamente riflettere su queste domande, "Stiamo tornando al 2008?" e "Ci sarà nuova Lehman nel nostro futuro?".
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
I leader europei sono impegnati nel mantenere sia l\'euro che la zona euro così come sono. Ma per consentirgli di fare questo, tutto deve cambiare, come suggerisce la citazione dal meraviglioso romanzo italiano del 1958, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi Lamedusa. Questo non è un compito facile, in quanto nessuno di loro vuole un cambiamento che abbia un impatto negativo verso se stessi e, come vedremo, non c\'è cambiamento che permetterà che tutto rimanga lo stesso e che non abbia un impatto severo su tutti, come vedremo. Nell\'affrontare la terza parte di una serie che continua, guardiamo alle opzioni che sono effettivamente disponibili tra le scelte del menu, o come qualche gruppo lo chiamava, il menu del dolore. Vi offro alcuni punti di riferimento che dovremmo guardare lungo il percorso, e termino con il dare un mio suggerimento su ciò che l\'Europa dovrebbe fare.
Non è possibile leggere qualsiasi seria analisi economica se questa non parla anche di posti di lavoro, di qualunque area si tratti sia questa l\'Europa, gli Stati Uniti o l\'Asia. E neanche questo è abbastanza. I politici offrono "piani" per l\'occupazione, molti dei quali fanno di tutto per illustrare la simpatia che loro hanno per le persone senza lavoro, ma senza offrire alcuna idea reale sulle modalità e sul significato di creazione di posti di lavoro duraturi.
Iniziamo questa settimana con una domanda semplice. L'inflazione è una cosa buona o cattiva? Rispondete rapidamente. Mi dispiace, la vostra risposta è sbagliata. O meglio non possiamo sapere se la vostra risposta è giusta o sbagliata, perché non siamo sicuri che cosa si intende dire con la domanda. Possiamo pensare che sia una cosa buona, ma non possiamo esserne sicuri perché la parola inflazione ha significati diversi, a seconda delle persone che si trovano in luoghi e tempi diversi. Infatti, anche delle stesse persone nello stesso luogo e alla medesima ora non riescono ad accordarsi su una definizione precisa.
Come promesso la scorsa settimana, punteremo il nostro sguardo verso l\'Europa e mediteremo su quello che c\'è in serbo per l\'Europa per quest\'anno e per i prossimi cinque anni. Cosa si legge a pagina 2? La "BCE rivede l\'accordo per redigere un patto fiscale." Sembra che ci siano troppe lacune, e che queste renderanno il documento privo di significato ... un po\' come il Trattato che hanno ora. Continuando la lettura apprendiamo ulteriormente che "la minaccia di default greco cresce e il prosieguo dei negoziati inizia a vacillare." Sembra che vi sia una mancanza di accordi su quanto debba essere il taglio sul debito per gli investitori, e i greci non vogliono garantire alcun debito futuro, nel caso in cui in futuro abbiano bisogno di fare ancora default. Ma vogliono €15 miliardi per mantenere la macchina del debito in funzione ancora per qualche altro mese.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
Che cosa ci può attendere dalla folle politica monetaria che la Fed sta mettendo in atto, dando essenzialmente fondi illimitati alle banche europee? Che cosa stanno vedendo che noi non conosciamo? E\' tutto questo un precursore dell\'ulteriore allentamento monetario della riunione straordinaria del FOMC della prossima settimana, che è stata esteso da Bernanke ad una sessione di due giorni? Possiamo chiamarla "Operation Twist?" O forse "Twist and Shout?"
Per ogni legge del governo approvata in fretta come risposta ad una crisi in corso o recente, ci saranno due o più conseguenze involontarie, che avranno effetti negativi pari o superiori al problema che è stato oggetto della risoluzione.
Leconomia ai tempi_del_coronavirus-intervista_a_leconomia_ai_tempi_del_corona...IrinaBouros
Qual è a suo avviso il principale problema economico che ci troveremo di fronte a causa di questa crisi?
Il principale problema economico nel breve termine sarà un calo drammatico nella produzione. Stiamo osservando un calo della produzione economica annuale del 30-40 per cento per molti Paesi industrializzati. Sono dimensioni che non abbiamo mai vissuto prima e non c’è da sorprendersi che le industrie chiudano. Se l’industria non produce, il livello di debito del settore privato aumenterà e il debito del settore pubblico salirà a un livello insostenibile, a meno che non mettiamo in atto una sorta di grande piano di cancellazione del debito, o monetizzazione a livello macro, a livello micro. Mario Draghi parlava di un deleveraging (una riduzione della leva finanziaria, ndr) del settore privato che è estremamente importante. Anche il settore pubblico potrebbe farlo, se però viene supportato dalla Banca Centrale, in modo da poterne uscire con un modo molto diverso di pensare la politica economica rispetto a come abbiamo fatto in passato, con le norme sul deficit al 3%. Tutto questo non è più possibile, non solo per quest’anno, non può continuare a causa di questa crisi e delle precedenti crisi irrisolte. Ho sempre sostenuto che la crisi dell’Eurozona non è mai stata correttamente risolta: abbiamo imposto l’austerità, ma non ha aiutato.
"Uomini e imprese. Energie per lo sviluppo" - relazione del Presidente Andrea Bolla alla 66a Assemblea di Confindustria Verona.
Fiera di Verona, 27 giugno 2011
Lincontro Europeo Un Piano Senza DettagliHoro Capital
Esattamente, che cosa è accaduto in Europa? Il mercato ha reagito come se fosse arrivata la seconda delle soluzioni come la fine delle soluzioni. Nessun problema qui! La crisi del debito europeo è risolta! Ma se si guarda attentamente (è quasi sempre pericoloso quando si tratta di Europa) c\'è molto di più nella ripartenza del mercato, rispetto alla semplice euforia e sollievo. Quella che abbiamo visto è un\'involontaria conseguenza molto inquietante che tornerà a perseguitarci, come purtroppo ho scritto nel passato. Il dito punta verso i nostri vecchi amici derivati e i credit default swap. Questa settimana, mi sono ripreso da un influenza piuttosto brutta, sottoponiamo quindi ai raggi gamma e delta le questioni che possono esserci dietro il vero motivo della risposta del mercato, marciando inesorabilmente verso l\'Endgame.
Nel mio libro Endgame, scritto con il mio co-autore Jonathan Tepper, ho dedicato un capitolo ai problemi che la Spagna stava affrontando. Era per noi evidente, mentre scrivevamo alla fine del 2010, che per la Spagna non era davvero facile trovare una via d\'uscita. Alla fine, sarebbe arrivato un fiume di miseria e lacrime.
I titoli delle prime pagine sono per la Grecia, ma la vera storia non è la Grecia, ma chi sarà il prossimo. I leader europei avevano il diritto di essere preoccupati solo poco tempo fa sugli effetti di contagio di un default della Grecia sull\'intero sistema Euro, che naturalmente ora dicono che non esiste.
Chi Vuole Prendersi Il Mio Facile PulsanteHoro Capital
Tutti oramai sanno che gli Stati Uniti si trovano ad affrontare delle scelte difficili. A seconda di quali ipotesi si utilizzano, le passività non finanziate della Social Security e del Medicare sono tra i $50 e gli $80 trilioni e sono in crescita. E questo non è davvero rilevante, perché non c\'è modo di poter trovare dei soldi, dato l\'attuale sistema, anche nella migliori delle ipotesi. Le cose non solo devono cambiare, ma cambieranno. O faremo delle scelte difficili o questi cambiamenti ci verranno imposti dal mercato. E più a lungo aspettiamo nel fare delle scelte difficili, sempre più dolorose saranno le conseguenze.
Questa settimana, il PMI della Cina si è attestato a malapena sopra il 50 ed è chiaramente in calo rispetto all'anno scorso. Nonostante quello che si legge la crescita economica della Cina sta rallentando, il che non è positivo per i metalli e per i prodotti legati alle materie prime (diverse da quelle considerate "soft" come i cereali, il bestiame, ecc.). GaveKal sostiene che la caduta dei prezzi delle materie prime che abbiamo visto negli ultimi tempi, forse è di natura strutturale. Eppure le obbligazioni salgono, l'oro cresce, le azioni salgono. (Chiaramente il mercato non ha ascoltato questa mattina il mio amico Nouriel Roubini, Dr. Doom, infatti dopo il suo intervento nessuno in questa conferenza ora può chiamarmi pessimista. Anche se lui preferisce il termine realistico..) Apparentemente tutto sta levitando.
Ipotizziamo di stare in un mondo perfettoHoro Capital
Come abbiamo visto la scorsa settimana gli economisti non sono nemmeno così particolarmente bravi nel raccontarci quello che è successo durante l'anno che è appena passato e tanto meno nel raccontarci quello che deve ancora arrivare. (E spesso vediamo dei bilanci nazionali che pretendono di fare delle previsioni a dieci o più anni.)
Il concetto di base è piuttosto semplice. Vi è la necessità di prevedere dei ricavi e dei costi. Delle due, le spese sono la cosa più semplice da prevedere. La maggior parte delle spese del governo sono voci di un bilancio. "Si prevede di spendere $5 miliardi di dollari all'anno per la manutenzione di strade e ponti, $1 miliardo di dollari per i parchi nazionali, $925 miliardi dollari per la difesa, ecc." Anche i costi della Social Security sono semplici da prevedere. La sanità invece comporta un sacco di stime, ed infine i costi inerenti alla disoccupazione salgono e scendono in relazione all'economia.
Il documento che ha dato vita alla zona euro si trova proprio in questa condizione. Tutti pensano di sapere cosa volesse dire o almeno i tedeschi. La Bundesbank (la banca centrale tedesca) era abbastanza sicura che avrebbe impedito la monetizzazione del debito. C'è scritto proprio così all'articolo 123. Ma l'Unione europea e la BCE (con il loro fedele compagno del FMI) sembrano costantemente però muoversi in un territorio inesplorato. Banche, credito e crisi dei debiti governativi sembra richiedano manovre legali che non sono state esplicitamente specificate. Mentre il resto d'Europa sta a guardare, la BCE man mano che va avanti traccia le linee sulla mappa.
Ho scritto qualche tempo fa che la Grecia poteva scegliere tra un Disastro di tipo A: ossia rimanere nell'euro, e un Disastro di tipo B: uscire dall'euro. Sono appena tornato dopo aver trascorso quattro giorni in Grecia, ho incontrato un sacco di persone a tutti i livelli della società ed ora voglio condividere con voi in questa lettera la mia analisi sulle loro scelte e sui risultati che hanno raggiunto. Dirò anche un paio di cose su quali potrebbero essere le implicazioni, dettate da ulteriori sviluppi del tema Grecia sia per il resto dell'Europa che per il mondo sviluppato.
"Per ogni problema complesso c'è una risposta chiara, semplice e sbagliata".
H. L. Mencken
Forse la domanda che mi viene maggiormente posta è: "Cosa ne pensi dell'oro?" Anche se spesso ho scritto dei brevi commenti sul metallo giallo, non riesco a ricordare l'ultima volta che ho dedicato un intera lettera al tema dell'oro.
Picco del petrolio o picco dell'energia. una soluzione ottimaleHoro Capital
Un tema costante di questa lettera è il fatto che gli elementi che la compongono possono sembrare da lontano disgiunti gli uni dagli altri, ma in realtà sono collegati tra di loro con il tema principale. Se si protende da un lato sembra si possa creare una reazione che porti a delle conclusioni improbabili. Oggi esploriamo la connessione tra il disavanzo di bilancio e la politica energetica.
"Una cosa è avere un parere da un punto di vista macro, ma cosa molto diversa è agire come se questo fosse corretto."
Howard Marks, Oaktree Capital Management
Può essere frustrante ed anche un po' futile l'esperienza di essere un economista. I mercati finanziari non sempre si comportano come se ci fosse un collegamento tra i fondamentali economici e i prezzi delle azioni.
Formazione del Capitale e Fiscal CliffHoro Capital
Nell\'attuale contesto economico spesso ci si lamenta in merito alla volatilità e all\'incertezza, ma c\'è una cosa della quale credo che possiamo essere abbastanza certi: le tasse stanno crescendo.
La disoccupazione giovanile negli Stati Uniti è arrivata ad un valore pari al 17,1%. In Europa il problema è ancora più accentuato. Il caso più eclatante è la Grecia dove la disoccupazione giovanile è al 58% mentre in Spagna questa è vicina al 55%. Il Portogallo è al 36% e in Italia è al 35%. In Francia è superiore al 25%. Questo è solo un chiaro sintomo della crisi del credito? In gran parte chiaramente lo è, ma penso che ci sia un qualcosa di più profondo che si sta generando, un significativo cambiamento nella fondamenta del mercato del lavoro.
Ho spesso detto che non considero l\'oro un investimento ma piuttosto un assicurazione. Ma la domanda è un assicurazione contro che cosa? Mentre parlavo a quel pubblico dei loro problemi concreti, mi sono reso conto che l\'oro è l\'assicurazione della banca centrale.
A tutti noi piace pensare a noi stessi come esseri umani del tutto razionali, governati dalla logica e dall\'analisi ma purtroppo non siamo così logici come vorremmo. Per le nostre decisioni adottiamo tutti i tipi di pregiudizi e anche lo stesso modo in cui elaboriamo le informazioni nel nostro cervello umano questo crea una serie di pregiudizi. Siamo tutti intenti a vedere ciò che ci aspettiamo di vedere e quindi non solo non riusciamo a vedere la foresta attraverso gli alberi, ma alla stessa modo riusciamo ad ammirare la foresta senza far caso agli alberi. Siamo tutti troppo spesso intenti a guardare ciò che pensiamo dovremmo vedere (questo è uno dei motivi per cui è così difficile modificare il proprio modo di scrivere!).
Nelle ultime due settimane abbiamo esaminato i problemi attraverso dei modelli. In primo luogo abbiamo toccato quello che ho chiamato la Singolarità economica. In fisica una singolarità è quella in cui i modelli matematici non funzionano più. Ad esempio, i modelli basati sulla fisica della relatività non funzionano più se si arriva troppo vicini ad un buco nero. Se pensiamo al troppo debito come ad una sorta di buco nero, si può capire il perché i modelli economici non funzionano più.
Singularity era in origine un termine matematico per indicare un punto in cui un equazione non ha alcuna soluzione. In fisica è stato dimostrato che la caduta di una stella abbastanza grande sarebbe poi diventata un buco nero così denso che la sua stessa gravità avrebbe causato una singolarità nel tessuto dello spazio-tempo, un punto in cui molte normali equazioni della fisica improvvisamente non avrebbero più una soluzione.
La sorpresa del Tasso di DisoccupazioneHoro Capital
Come tutti coloro che stanno prestando particolare attenzione all\'attuale situazione economica, sono rimasto sorpreso quando i titoli dei giornali hanno detto che la disoccupazione era scesa al 7,8%. Una variazione di tale entità non sembra essere storicamente coerente con una crescita economica inferiore al 2% almeno per come è stata rilevata dal Establishment Survey, in quanto la crescita dei posti di lavoro a malapena riesce a tenere il passo con la crescita della popolazione o con le entrate fiscali che anche il mese scorso erano abbastanza piatte.
Negli ultimi 80 anni nel mondo economico e in quello degli investimenti abbiamo creato modelli di rischio sempre più sofisticati. Per ogni nuovo strumento che abbiamo creato per misurare il rischio, ci è sembrato di pensare che in qualche modo avevamo acquisito un maggiore controllo sul nostro futuro. Paradossalmente ci sembra di credere che più conosciamo il rischio, tanto più possiamo in qualche modo controllare la nostra esposizione ad esso. Più creiamo modelli elaborati e vediamo correlazioni tra gli eventi e le performance dei nostri investimenti e l\'economia, più diventiamo sicuri di noi stessi.
Qe Infinity: Conseguenze non IntenzionaliHoro Capital
La Federal Reserve (che è il FOMC - Federal Open Market Committee) la scorsa settimana ci ha segnalato che farà una politica di quantitative easing flessibile. La maggior parte del mondo pensava che ci avrebbero fornito solo un QE3, viceversa molti osservatori sono rimasti invece fortemente sorpresi del fatto che Bernanke abbiamo guidato la Fed nel decidere non solo di continuare l\'Operation Twist con le attuali condizioni, ma anche di acquistare ulteriori $40 miliardi al mese di obbligazioni relative ai mutui immobiliari (agency mortage bonds).
1. SCENARI FINANZIARI
JOHN MAULDIN'STHOUGHTS FROM THE FRONTLINE
Newsletter settimanale - Versione Italiana a cura di Horo Capital
La direzione del compromesso
di John Mauldin | 15 settembre 2012 - Anno 3 - Numero 37
In questo numero:
Le conseguenze economiche di una decisione politica
Eccezionalismo Americano
Il costo di dover gestire il deficit
Quale programma dei candidati risolverà il problema del deficit
Chicago, Atlanta, New York e Scandinavia
“Come hai fatto a finire in bancarotta?”
“In due modi. Gradualmente, poi improvvisamente.”
– Ernest Hemingway, The Sun Also Rises
Ci viene spesso detto che l'attuale campagna elettorale è la più importante degli ultimi
anni. Credo di averlo sentito dire almeno in una decina di cicli presidenziali, sin da quando
da giovane ho votato per la prima volta per McGovern. E guardandomi indietro solo una di
quelle elezioni effettivamente può essere considerata in questo modo. Credo che queste
elezioni abbiano il potenziale per essere una di quelle rare volte, almeno in termini di
risultati economici. In Thoughts from the Frontline (Scenari Finanziari) noi ci occupiamo di
economia, investimenti, denaro e di finanza. Ci siamo mossi solo poche volte nel mondo
politico e facendo solo brevi riflessioni. Oggi attraversiamo quella linea grigia, ma con un
taglio un po' diverso esaminando le conseguenze economiche che arriveranno dalle scelte
politiche che faremo nel mese di novembre negli Stati Uniti.
Ma non è così semplice come si possa pensare, la scelta di una delle due parti non
risolverà i mali economici della nazione. Se così fosse non ci troveremmo di fronte ad una
sfida epocale, perché entrambe le parti politiche hanno avuto in questi ultimi anni un fermo
controllo delle leve del potere, ma entrambe hanno fallito nel fare quello che è diventato,
almeno per questo analista economico, il tema scottante del giorno. Infatti entrambe non
hanno fatto altro che far peggiorare le cose. Oggi prenderemo in considerazione le
possibili scelte e le loro conseguenze.
Le conseguenze economiche di una decisione politica
L'anteprima delle conseguenze economiche dipende dal vostro punto di vista sulle
questioni più importanti su cui devono essere prese delle decisioni (in termini economici).
Permettetemi di presentarvi la mia lista delle top ten.
1. Il deficit
2. Il deficit
3. Il deficit
4. Il deficit
2. 5. Il deficit
6-10. Tutto il resto
Sto per essere solo leggermente irriverente. Come dobbiamo gestire il deficit che è
l'elemento chiave di tutto il resto. E il non affrontare il deficit porterà ad un disastro di
proporzioni bibliche, l'equivalente di tutte le prime otto piaghe del mondo. Chiedete alla
Grecia o alla Spagna.
E' facile classificare il deficit come qualcosa che c'è sempre stato. I Chicken Littles non ci
dicono che il deficit è in calo da decenni? Il Giappone sembra essere in grado di affrontare
ampi disavanzi e noi non siamo in alcun modo vicini al loro livello di indebitamento. Non è
la "Malattia giapponese" il peggior risultato a cui stiamo guardando - è solo una lenta
crescita mondiale che, anche se frustrante, non è catastrofica? E alcuni hanno chiesto
deficit ancora più grandi per stimolare la crescita economica e l'occupazione, rifacendosi a
periodi in cui il governo aveva effettivamente dei disavanzi e l'economia sembrava
rispondere positivamente riprendendo ancora una volta a crescere.
E' facile dire che il deficit è qualcosa che possiamo affrontare in seguito. Come il
personaggio di Hemingway, che alla domanda "Come hai fatto a finire in bancarotta?"
Rispose: "In due modi. Gradualmente, poi improvvisamente."
Per la maggior parte del tempo, i deficit non sono considerati un problema. Molte famiglie,
imprese e governi fanno crescere le perdite e prendono in prestito denaro per evitare di
dover ridurre i loro stili di vita. In realtà il problema non è l'immediato deficit, ma il debito
totale. Se il debito è contenuto e il flusso di cassa è positivo, allora il deficit può essere una
buona cosa. Genererà benefici il debito che viene investito in attività generatrici di reddito
o in infrastrutture che rendono una famiglia o un impresa o una nazione più efficiente nel
modo di lavorare.
E' quando il totale del debito diventa troppo grande che la gestione del debito stesso
diventa un problema. E cioè quando i finanziatori chiedono ulteriori garanzie o interessi
maggiori e poi se il debito non viene messo sotto controllo sospendono i prestiti. Per una
nazione questo significa semplicemente il crollo del suo mercato obbligazionario.
In un libro che abbiamo citato numerose volte, This Time Is Different, Ken Rogoff e
Carmen Reinhart elencano in maniera dettagliata oltre 200 casi in cui le nazioni hanno
avuto una crisi del credito. Uno dei loro punti principali è che le nazioni sembrano essere
in grado di prendere in prestito soldi fino a quando arrivano a quello che loro chiamano il
"Bang Moment" e in quel momento succede che il mercato obbligazionario non funziona
più. Fino a quel momento, coloro che sono a favore di un maggior debito sostengono che
"questa volta è diverso", ma non è mai così.
Nelle prime pagine di Anna Karenina di Lev Tolstoj, ella dice: "Le famiglie felici sono tutte
uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo." E anche i governi e le nazioni che
hanno problemi di debito, ci arrivano con un loro individuale percorso. La Spagna ci ha
detto, non siamo la Grecia. E certamente non lo è. La Spagna ha intrapreso un percorso
completamente diverso nella sua crisi del debito rispetto a ciò che ha fatto la Grecia. E la
Francia, sostiene di non essere né la Grecia né la Spagna (né l'Italia né il Portogallo, ecc),
ma si trova nella situazione di dover riequilibrare rapidamente le proprie finanze (e sembra
certamente in maniera massiccia), essi metteranno a punto un altro modo per affrontare
3. una vera e propria crisi del debito, con i vigilantes obbligazionari alla loro porta.
E' un processo che ho descritto in Endgame. Gran parte dell'Europa sta affrontando una
crisi del debito. Non sarà un lieto fine. La Spagna e la Grecia sono inciampate in quella
che può solo essere descritta come una depressione. Gran parte del resto d'Europa o è in
recessione o al punto di non ritorno, e una depressione su scala continentale è del tutto
possibile, per le motivazione che abbiamo esaminato nelle lettere precedenti.
Semplicemente, l'Europa meridionale (insieme all'Irlanda) hanno preso in prestito troppo
denaro (per motivi diversi), tutte le banche europee hanno troppa leva (con la benedizione
delle autorità di regolamentazione), e gli europei hanno creato enormi squilibri commerciali
interni.
E' impossibile riequilibrare il deficit di bilancio mentre vi è un deficit commerciale enorme,
soprattutto se vi è una fuga di capitali. Una svalutazione dei cambi è il meccanismo di
normale bilanciamento per un deficit commerciale ma non è attuabile per la Grecia, la
Spagna e gli altri fintanto che rimangono nella zona euro. Questo porta a un significativo
cambiamento nel costo del lavoro come l'unico modo per riequilibrare la situazione, ma
tale soluzione non può avvenire rapidamente nei paesi periferici senza riforme strutturali
politicamente impossibili. La zona euro non ha facili scelte da fare. Non importa quello che
(come collettività l'Europa e i singoli paesi) sceglieranno di fare, questo porterà anni di
estreme difficoltà economiche.
Il Giappone, come sono solito dire, è un moscone alla ricerca di un parabrezza. Hanno
trasmutato i risparmi di due generazioni nel più grande debito che sia mai stato contratto
per un paese, almeno tra quelli che io conosco (in termini di PIL). Si avvicina al 220% del
PIL ed è in aumento a un ritmo prodigioso, circa il 10% nel 2011. Si è passati da un tasso
di risparmio del 16% a circa l'1%, in gran parte a causa di un invecchiamento della
popolazione che ora vive senza risparmiare.
Quando i tassi di risparmio diventeranno negativi e la situazione demografica sarà più
incerta, il Giappone potrà essere costretto a pagare tassi di interesse più elevati o a
stampare enormi quantità di yen o tagliare la spesa pubblica per importi altrettanto enormi.
Tutte queste opzioni sono molto brutte nel breve termine. Se i tassi di interesse
aumentano di appena un 2% , il Giappone dovrebbe utilizzare nel giro di pochi anni più del
70% del proprio PIL solo per ripagare gli interessi passivi. Questo non è un modello di
business perseguibile. Oggi, non possiamo entrare nel merito delle elezioni di fine mese in
Giappone, ma saranno importanti.
SAVE the DATE
INVESTIRE NELLA NUOVA RUSSIA - IPO, azioni e obbligazioni
3 ottobre 2012 - Milano, Palazzo Mezzanotte - Piazza degli Affari, 6 - ore 9.30/13.00
4 ottobre 2012 - Lugano, Grand Hotel Eden - Riva Paradiso, 1 - ore 9.30/13.00
R.S.V.P. - segreteria@novecentoeventi.it - Tel. +39 02 36523455
Eccezionalismo Americano
4. Il deficit degli Stati Uniti (quello reso pubblico) è ormai oltre il 72% del PIL e continua ad
aumentare.
"Egan-Jones Ratings Co., Venerdì [Settembre 14] ha declassato il rating sovrano degli
Stati Uniti ad AA- da AA sulle preoccupazioni di un nuovo round della Fed di quantitative
easing o QE3 che avrebbe un impatto sull'economia USA. L'agenzia di rating ha detto che
il piano della Fed di acquistare 40 miliardi di dollari al mese di titoli garantiti da ipoteca e di
mantenere i tassi di interesse vicino allo zero non aumenterà il PIL, ma ridurrà il valore del
dollaro e farà crescere il prezzo delle materie prime. Egan-Jones ha detto in una nota che
'dal 2006 ad oggi, il debito degli Stati Uniti è aumentato dal 66% al 104% e probabilmente
sotto determinate circostanze a partire da oggi ed entro un anno il debito salirà al 110%, il
deficit di bilancio annuale è pari all'8%,'. 'In confronto, la Spagna ha un debito pari al
68,5% del PIL e un deficit di bilancio annuo del 8,5%.' (MarketWatch)
(Per quel che vale, non viene considerato come debito il "Social Security Trust Fund", in
quanto è una finzione contabile. Esso non esiste se non per un bilancio fittizio, così per me
il debito è leggermente minore di quello di Egan-Jones, invece è giusto il loro dato sul
deficit.)
Non vi è un punto predefinito in cui il rapporto debito / PIL è tale, per cui una nazione
perde la propria capacità di poter prendere in prestito del denaro a tassi ragionevoli. Per la
Russia è stato del 12% nel 1998. Per il Giappone, come ho sottolineato sopra è al 220%
(la cifra esatta è alquanto in discussione, ma questo è abbastanza reale). Spagna ha
perso l'accesso ai mercati senza gli interventi della BCE a meno del 68%. L'Italia è al
120% e ha visto i suoi tassi aumentare fino a livelli che non possono essere sostenuti.
Ad un certo punto se una nazione non tiene il suo debito e il suo deficit sotto controllo,
perderà l'accesso al mercato delle obbligazioni a prezzi ragionevoli. Non ci sono mai state
eccezioni. C'è un punto in cui il mercato obbligazionario comincia a preoccuparsi per la
capacità di un paese di ripagare il suo debito con una valuta che ora ha un valore inferiore
rispetto a quando gli è stato prestato il denaro, e quindi i tassi di interesse cominciano a
salire.
Non vi è alcun motivo di pensare che gli Stati Uniti saranno una eccezione a questa
regola. Questo non è ciò che si intende per eccezionalismo americano.
Perché penso che il deficit sia un problema? Quello che mi rende preoccupato è che non
possiamo aspettare altri quattro anni fino a quando anche gli Stati Uniti perdono l'accesso
al mercato obbligazionario con tassi d'interesse bassi? Sarebbe davvero un disastro?
In primo luogo, in un mondo senza Europa o Giappone, gli Stati Uniti potrebbero
probabilmente per l'ultima parte di questo decennio far registrare disavanzi di grandi
dimensioni. Abbiamo una valuta che è utilizzata come riserva nel mondo, noi siamo la
superpotenza, il motore del libero mercato, ecc.
Ma credo che l'Europa possa realmente scontrarsi con un vero e proprio muro entro la fine
del 2013 o la metà del 2014, se non prima. Lo stesso vale per il Giappone. Temo che gli
operatori dei mercati obbligazionari prenderanno atto delle loro perdite in Europa e in
Giappone e diranno al governo degli Stati Uniti un qualcosa di simile a questo:
"Abbiamo già visto i film per quanto riguarda il debito europeo e giapponese. Che non ha
5. avuto un lieto fine. Il film del debito degli Stati Uniti sembra essere basato sulla stessa
sceneggiatura, quindi se non vi dispiace, dal momento che sappiamo come finirà, ci
prepariamo ad uscire durante l'intervallo".
A mio parere, il disavanzo deve essere affrontato nel 2013. Se aspettiamo fino al 2014,
saremo nel bel mezzo di un'altra elezione. Come vedremo di seguito, la soluzione del
deficit sta portando a compromessi politicamente impopolari per una o entrambe le parti.
Mentre io sono ottimista sul fatto che si può fare qualcosa nel 2013, sono risoluto nel
pensare che il 2014 sia politicamente più problematico.
Entro il 2015 il debito sarà ben superiore al 90% del PIL. Come ho già scritto nelle lettere
precedenti, vi è una crescente evidenza che quando il debito di un paese arriva al 90%, il
PIL rallenta di circa l'1%, il che naturalmente rende più difficile trovare la tua via d'uscita
dal debito.
In quel momento i tassi di interesse cominciano a salire e questo rende ancora più difficile
il pareggio di bilancio. Sì, lo so, la Fed può mantenere i tassi bassi e stampare moneta, ma
la stampa di denaro in quantità non è una strategia volta a rafforzare la fiducia dei mercati
obbligazionari in termini di valore del dollaro.
Non solo la ricerca di Rogoff e Reinhart, ma anche numerosi altri studi, indicano che
quando la fiducia svanisce, a quel punto si innesca un processo abbastanza veloce. E
infatti quello è il momento del Bang!.
Se i tassi cominciano a crescere, forse il Congresso sarà costretto a fare qualcosa. Ma a
quel punto, sarà il momento per maggiori imposte e profondi tagli che ognuno di noi non è
nemmeno in grado di immaginare. Le cose non possono andare più avanti così, il peggior
risultato finale sarà una ristrutturazione.
Abbiamo spesso detto che prendere denaro a prestito crea un problema per i nostri figli. E
questo è vero. Ma questo crea anche un problema per questa generazione.
Gran parte dell'Europa e il Giappone stanno per cadere in una depressione a causa della
loro mancanza di volontà di affrontare i deficit e i problemi strutturali. Il 25% di
disoccupazione è una brutta, brutta realtà che si sta diffondendo in tutta l'Europa
meridionale. Il Giappone dovrà affrontare la propria versione di una crisi del debito, e
credo che il risultato sarà una significativa inflazione data dai suoi prezzi di importazione e
un calo del tenore di vita dei suoi anziani.
Forse mi sbaglio e gli Stati Uniti possono andare avanti per altri quattro anni prima di
raggiungere il momento di fare Bang!. Le cose possono andare avanti a volte più a lungo
di quanto si possa pensare, per ragioni che (o almeno io) non capisco. Ma l'attesa
certamente non rende affatto le cose più facili. I piani previsti sono in costante
peggioramento, e i costi per gli interessi saranno di altri 80 miliardi di dollari l'anno per il
debito aggiuntivo. Cercando di risolvere il problema tra quattro anni si presuppone che le
decisioni saranno ancora più difficili di quelle che oggi dobbiamo prendere.
Il costo di dover gestire il deficit
Cerchiamo di essere chiari. Per ragioni sulle quali ho scritto a lungo, ci sono dei costi
molto significativi da sostenere per ridurre il deficit. Questo avrà un impatto sull'attuale PIL
6. annuale. Certamente non desidero che sia raggiunto l'equilibrio di bilancio in un sola anno
o anche in pochi anni. Mi farebbe piacere suggerire un taglio di non più del 1% del PIL
all'anno, pari a circa $150 miliardi di dollari l'anno. Così anche quel poco di crescita che
rimane può produrre qualche beneficio.
I tagli alle tasse o gli aumenti hanno un impatto sull'economia. Cito un articolo preso da
Forbes:
"Un importante analisi fatta dal primo Consiglio dei Consulenti Economici (CEA) del
presidente Barack Obama segnala che gli aumenti fiscali proposti dal presidente
avrebbero ucciso la ripresa economica e portato quasi 1 milione di americani a rimanere
senza lavoro. Queste sono le straordinarie implicazioni della ricerca accademica di
Christina D. Romer che ha presieduto la CEA dal 28 gennaio 2009 – al 3 settembre 2010.
In un documento dal titolo "The Macrcoeconomic Effects of Tax Changes" pubblicato dalla
prestigiosa American Economic Review nel giugno del 2010 (durante il suo mandato alla
Casa Bianca), lei ha dichiarato che: 'Sembra che nel breve gli aumenti fiscali abbiano un
ampio, sostenuto e un fortemente negativo impatto sulla crescita.'
"L'articolo della AER ha avuto come co-autore il marito e collega professor UC Berkeley,
David H. Romer, che ha esaminato l'impatto degli aumenti fiscali e le conseguenti riduzioni
della crescita economica degli Stati Uniti nel periodo 1945-2007. Uno degli aspetti più
innovativi presenti nel documento è la focalizzazione sui cambiamenti "esogeni" generati
dalle imposte, cioè quelle variazioni delle imposte che avevano sia lo scopo di aumentare
il tasso di crescita economica (e non solo di frenare la recessione) come i tagli fiscali di
Kennedy, Reagan e Bush, che di ridurre il deficit di bilancio come ad esempio l'aumento
delle imposte fatte Clinton. Sono state escluse dall'analisi solo le modifiche fiscali
'endogene' che sono state puramente anticicliche, come gli sgravi fiscali del 1975 o quelle
che sono state usate solo per 'compensare un altro fattore che tendeva a spostare la
crescita della produzione fuori da una situazione normale', come ad esempio la l'aumento
delle tasse per finanziare la guerra in Corea e l'introduzione dell'imposta sui salari per
finanziare il Medicare.
"Una stima che i Romers fanno indica che un aumento delle tasse pari al 1% del PIL (sono
circa $160 miliardi di dollari nell'economia di oggi) riduce nei prossimi 10 trimestri il PIL
reale del 3%. Inoltre, i Romers hanno usato una varietà di test statistici per tener conto di
altri fattori che possono influenzare la crescita economica nel momento in cui vengono
attuate delle variazioni fiscali, tra cui la spesa pubblica, la politica monetaria, il relativo
prezzo del petrolio ed anche se il Presidente era stato un democratico o repubblicano
(anche se questo non avuto alcun significato). Una sintesi del lavoro statistico svolto stima
che un aumento delle tasse pari al 1% del PIL genererebbe nei prossimi 10 trimestri un
calo della produzione tra il 2,2% e il 3,6%.
Loro scrivono che "'In tutti i casi, l'effetto delle variazioni delle imposte sulla produzione
rimane ampio e statisticamente molto significativo'.
"'Quindi sembra essere molto fondata l'affermazione che i cambiamenti fiscali hanno degli
impatti notevoli sulla crescita. Questo ha incluso anche l'analisi che degli shock sulla
crescita hanno avuto poco effetto sulla stima dell'impatto dei cambiamenti fiscali, risulta
invece importante una prova indiretta ossia che la nostra nuova misura degli shock fiscali
non è correlata ad altri fattori che influenzano la produzione.'
7. "'Il comportamento della produzione a seguito di modifiche maggiormente esogene indica
che l'aumento delle tasse è fortemente restrittivo. Gli effetti sono fortemente significativi,
molto importanti e molto più ampi di quelli ottenuti con misure più allargate di modifiche
fiscali.'"
Forbes continua sottolineando che "Nel bilancio 2013 il presidente Obama ha proposto nel
2013 $103 miliardi dollari di aumento delle tasse, di cui $83 miliardi dollari di maggiori
imposte sul reddito di coloro che guadagnano più di $250.000 dollari l'anno pari a circa lo
0,65% del PIL. Utilizzando la stima di base di Romer questa scelta dovrebbe ridurrebbe il
PIL reale di 2 punti percentuali nel corso dei prossimi 10 trimestri. Sulla base della
relazione generale tra la crescita economica e la disoccupazione, un calo della produzione
implica una perdita di oltre 800.000 posti di lavoro."
(Nota: Ci sono quelli che non sono d'accordo e spesso anche in modo vigoroso con le
conclusioni del documento, ma per quanto io sappia non offrono però alcuna contro analisi
dei dati. Romer si è dimesso meno di due mesi dopo avere pubblicato il documento.)
Le semplici nozioni di contabilità economica e la ricerca accademica indicano che i tagli di
spesa avranno un effetto di contrazione del PIL per circa 4-5 trimestri. Ma se si taglia l'1%
l'anno per 5 anni, a questo punto si è ridotto il PIL potenziale del 1% l'anno per i 5 anni, il
che non aiuta la crescita di posti di lavoro.
Naturalmente se gli Stati Uniti perdono l'accesso a bassi costi al mercato obbligazionario,
questo sarà un disastro ancora peggiore rispetto alla perdita dei posti di lavoro. Ci
troviamo di fronte o ad una difficile situazione o ad un enorme disastroso. Questa è la
natura dell'Endgame, quando il superciclo del debito è nelle sue fasi finali. Non ci sono
scelte facili. In questo momento gli Stati Uniti hanno di fronte a loro solo alcune scelte
molto difficili. Se aspetteremo troppo a lungo nell'affrontarle, ci troveremo di fronte le scelte
disastrose dell'Europa.
Quale programma dei candidati risolverà il problema del deficit?
In questa lettera non ho intenzione di entrare nei dettagli su come può essere raggiunto il
pareggio di bilancio nel corso del tempo. Ci sono molti modi per arrivarci. La Simpson-
Bowles (la commissione presidenziale sul debito) è un percorso. Questa propone di
togliere molte delle cosiddette spese fiscali e così ridurre effettivamente l'aliquota massima
del 24% e di conseguenza aumentare le tasse.
Io preferirei invece che ci sbarazzassimo di quasi tutte le detrazioni fiscali, ad eccezione di
quella sul credito d'imposta sul reddito guadagnato per poi arrivare a diminuire l'aliquota
più alta. Comunque, la maggior parte delle detrazioni fiscali favorisce quelli che hanno un
reddito più elevato. Se questo mio sogno si realizzasse ci sarebbe ovviamente qualche
tipo di imposta sui consumi (come l'IVA), ma delle imposte sul reddito su tutti i livelli molto
più basse e forse avremmo anche una riduzione della tassa per la Social Security e
questo sarebbe un contributo ai cittadini con un basso reddito. Per quel che vale le
imposte sui consumi hanno un minore impatto negativo sull'economia rispetto alle imposte
sul reddito.
Né la proposta di bilancio di Romney né il bilancio che Obama ha presentato al Congresso
(e che non ha ottenuto nemmeno un voto favorevole da parte del suo stesso partito) è
politicamente fattibile, ed entrambe hanno delle serie difficoltà nel provare a gestire il
8. deficit.
Per arrivare ad una vera e propria soluzione di bilancio bisogna arrivare ad un
compromesso, il che significa una combinazione di tagli alla spesa e aumenti delle tasse.
Si deve fare i conti con i diritti e con l'assistenza sanitaria. In un certo senso, l'elezione è
su quanta assistenza sanitaria vogliamo e su come vogliamo pagarla. Dopo di questo,
tutto il resto è "facile".
Negli ultimi anni ho parlato con un sacco di membri del Congresso, senatori, membri dello
staff di entrambi i partiti. Tutti sono d'accordo che deve essere fatto qualcosa e la mia
sensazione è che faranno qualcosa dopo queste elezioni. Le conseguenze del non fare
nulla sarebbero disastrose, soprattutto in considerazione delle "doppie scadenze." Di
fronte a tale scenario credo che il Congresso agirà.
Quindi la questione diventa, ma qual è la natura di questo compromesso? E questo caro
lettore sarà il reale effetto economico di queste elezioni.
Stiamo votando in modo "puro e semplice" sulla direzione del compromesso.
Una strada è quella di avere un governo ed un bilancio ancora più enorme, invece l'altra è
quella di avere un governo (relativamente) più piccolo, anche se non vedo il percorso per
avere un governo veramente più piccolo in termini di pressione fiscale, a meno che non
decidiamo di avere molta meno assistenza sanitaria, ma non vedo nessuno che preveda
questo o che lo stia sostenendo.
Un "sweep" da entrambe le parti sarebbe un punto di svolta, ma questo non sembra
probabile almeno secondo i sondaggi che sto guardando oggi.
Come abbiamo visto nella ricerca Europea che ho citato la scorsa settimana, esiste una
correlazione tra le dimensioni dei governi e la crescita del PIL. Il che ha un senso, in
quanto i posti di lavoro realmente provengono dal settore privato. I posti di lavoro dei
governi dipendono solo dalle tasse che provengono dal settore privato. Si prega di notare
che questo non è lo stesso che dire che dovremmo sbarazzarci di tutti i costi del governo
per aumentare l'efficienza economica - che non è certamente vero. Ma dovremmo essere
in grado di comprendere quali sono i costi della spesa pubblica e la tassazione del settore
privato.
Non è una sorpresa il fatto che io sia favorevole verso una versione più ridotta del
governo. Ma spero che mentre ci muoviamo verso un compromesso riusciamo anche a
fare una completa revisione della legge fiscale, e mentre semplifichiamo il processo ed
abbassiamo le diverse aliquote, eliminiamo anche la maggior parte delle detrazioni fiscali.
E forse ci sbarazziamo di tutte le detrazioni fiscali previste per le imprese, riducendo nel
contempo la tassazione sul reddito prodotto negli USA al 15%, e al 10% quella sui redditi
esteri. Ciò significherebbe le società di grandi dimensioni che cercano di nascondere il
reddito e il domicilio in diversi modi pagherebbero le tasse come le imprese locali. Si
potrebbero far scendere i tassi verso il basso ed ancora continuare a raccogliere maggiori
tasse ed aumentare davvero la nostra competitività economica.
Se raggiungiamo il pareggio di bilancio nel corso del tempo (diciamo 5-6 anni) e abbiamo
aliquote più basse, mentre eliminiamo gli speciali sgravi fiscali e le spese (e io dico che
dobbiamo sbarazzarci di quasi tutto!), ed estrarre maggiormente petrolio e gas in modo
9. tale da poter avviare l'esportazione di energia, io sarò completamente “bull” sul mercato e
senza nemmeno aspettare troppo tempo. In un tale scenario il futuro degli Stati Uniti
sarebbe migliore e più luminoso che mai. E questo è quello che voglio per i miei figli.
E se non agiamo in modo responsabile? A quel punto avremo bisogno di prepararci a
chiudere i boccaporti, perché assisteremo ad una tempesta estremamente dura. Credo
che lo sapremo entro la metà del prossimo anno. E sì, lo so che le nostre scelte ci
porteranno a contesti di investimento completamente diversi, ma è per questo che questa
elezione farà differenza. E' davvero il caso di evitare una depressione.
Nelle prossime settimane ho intenzione di pubblicare due interviste che ho fatto su questi
temi, una con Newt Gingrich e l'altra con Erskine Bowles. Penso che le troverete molto
interessanti.
Mentre io preferisco il percorso per avere un governo di più piccole dimensione, la cosa
più importante però è quello di riequilibrare il bilancio. Come imprenditori dobbiamo
affrontare la realtà. Io preferisco le scelte che favoriscono maggiori risparmi e mi permetto
di investire maggiormente nella crescita della mia attività, ne verremo fuori. Se non
prendiamo seriamente il tema del bilancio e del debito, ci incammineremo sicuramente
verso il disastro. Tutti assieme dobbiamo cercare di far si che i nostri deputati e senatori
lavorino insieme per raggiungere il risultato.
Chicago, Atlanta, New York e Scandinavia
Sarò a Chicago il 19 settembre, dove parlerò al Financial Forum Network RDA Investor Il
Forum si terrà al Marriott Chicago Oak Brook. L'evento è sponsorizzato da Steve
Blumenthal e dai miei amici di CMG. Se desiderate partecipare si prega di inviare una mail
a Linda Cianci Linda@cmgwealth.com.
E poi parlerò il 1 ottobre a New York, al 8th Annual Value Investing Congress. Sarò
assieme ad una serie di relatori veramente in gamba, tra cui Bill Ackman e David Einhorn.
Sono stato in grado di garantire uno sconto agli "amici", se volete partecipare avrete uno
sconto di $1.500 sul normale prezzo di iscrizione. Per usufruire di questo sconto è
necessario iscriversi entro il 7 settembre su www.ValueInvestingCongress.com/Mauldin
con il seguente codice di sconto N12JM.
E poi il prossimo gennaio andrò in Scandinavia per tre giorni, è fantastico.
E' il momento di premere il pulsante di invio. La prossima settimana vi racconterò della
Conferenza di Casey e delle persone che ho incontrato a Palo Alto.
Buona settimana. E pensate alle scelte che dovete fare.
Il tuo analista che non ha nessuna intenzione di continuare a correre ancora per niente,
John Mauldin
10. subscribers@mauldineconomics.com
Copyright 2010-2012 John Mauldin. All Rights Reserved
Copyright 2010-2012 Horo Capital. Tutti i Diritti Riservati
Disclaimer: La presente pubblicazione è distribuita da Horo Capital srl. Pur ponendo la
massima cura nella traduzione della presente pubblicazione e considerando affidabili i
suoi contenuti, Horo Capital srl non si assume tuttavia alcuna responsabilità in merito
all’esattezza, completezza e attualità dei dati e delle informazioni nella stessa contenuti
ovvero presenti sulle pubblicazioni utilizzate ai fini della sua predisposizione. Di
conseguenza Horo Capital srl declina ogni responsabilità per errori od omissioni. Horo
Capital srl si riserva il diritto, senza assumersene l'obbligo, di migliorare, modificare o
correggere eventuali errori ed omissioni in qualsiasi momento e senza obbligo di avviso.
La presente pubblicazione viene fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, non
costituendo in nessun caso offerta al pubblico di prodotti finanziari ovvero promozione di
servizi e/o attività di investimento né nei confronti di persone residenti in Italia né di
persone residenti in altre giurisdizioni, a maggior ragione quando tale offerta e/o
promozione non sia autorizzata in tali giurisdizioni. Le informazioni fornite non
costituiscono un'offerta o una raccomandazione per effettuare o liquidare un investimento
o porre in essere qualsiasi altra transazione. Esse non possono essere considerate come
fondamento di una decisione d'investimento o di altro tipo. Qualsiasi decisione
d'investimento deve essere basata su una consulenza pertinente, specifica e
professionale. Tutte le informazioni pubblicate non devono essere considerate una
sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma d'investimento né
raccomandazioni personalizzate ai sensi del Testo Unico della Finanza trattandosi
unicamente di informazione standardizzata rivolta al pubblico indistinto. Né Horo Capital
srl né John Mauldin potranno essere ritenuti responsabili, in tutto o in parte, per i danni
(inclusi, a titolo meramente esemplificativo, il danno per perdita o mancato guadagno,
interruzione dell’attività, perdita di informazioni o altre perdite economiche di qualunque
natura) derivanti dall’uso, in qualsiasi forma e per qualsiasi finalità, dei dati e delle
informazioni presenti nella presente pubblicazione. Ogni decisione di investimento e
disinvestimento è pertanto di esclusiva competenza del Cliente che può decidere di darvi o
meno esecuzione con qualsivoglia intermediario autorizzato; qualsiasi eventuale decisione
operativa presa dal Cliente in base alle informazioni pubblicate è, infatti, da considerarsi
assunta in piena autonomia decisionale e a proprio esclusivo rischio. Il Contenuto
presente nella pubblicazione può essere riprodotto unicamente nella sua interezza ed
esclusivamente citando il nome di Horo Capital srl e di John Mauldin, restandone in ogni
caso vietato ogni utilizzo commerciale. Si intende per Contenuto tutte le analisi, grafici,
immagini, articoli i quali sono tutti protetti da copyright. Horo Capital srl ha la facoltà di
agire in base a/ovvero di servirsi di qualsiasi elemento sopra esposto e/o di qualsiasi
informazione a cui tale materiale si ispira ovvero è tratto anche prima che lo stesso venga
pubblicato e messo a disposizione della sua clientela. Horo Capital srl può
occasionalmente, a proprio insindacabile giudizio, assumere posizioni lunghe o corte con
riferimento ai prodotti finanziari eventualmente menzionati nella presente pubblicazione. In
nessun caso e per nessuna ragione Horo Capital srl, sarà tenuta, ad agire
conformemente, in tutto o in parte, alle opinioni riportate nella presente pubblicazione.
Ogni violazione del copyright in qualsiasi modo si esprima ai danni di Horo Capital srl e
John Mauldin, sarà perseguita legalmente.
11. Per iscriversi alla newsletter GRATUITA settimanale SCENARI FINANZIARI cliccare qui:
www.scenarifinanziari.it/Registrazione.aspx
Per modificare il proprio indirizzo email di invio della newsletter, effettuare il login su
www.scenarifinanziari.it e andare sulla pagina di registrazione.
Per cancellare l'iscrizione alla newsletter scrivere una mail a:info@scenarifinanziari.it
Thoughts from the Frontline
3204 Beverly Drive
Dallas, Texas 75205
Horo Capital
Independent Financial Advisory Firm
Via Silvio Pellico, 12
20121 Milano
Tel. 02 89096674