… All’inizio si muore così, cristallizzati in referti medici o dispacci d’agenzie, impacchettati in parole che dicono solo come funziona il corpo dell’uomo, e qual è il punto in cui poi non funziona più. Io li ho tutti davanti, questi scampoli di vocabolario, queste parole confezionate per non avere emozioni. È con questi pochi pezzi e con queste parole che io scrivo di te.
..........
E così alla fine della perizia, in chiusura, sta scritta una formula di commiato. Sta scritto, in calce, Tanto si doveva. Tanto si doveva e tanto si è prodotto. Adesso si può anche chiudere la valigia dei trucchi, l’armamentario delle repliche obitoriali.
Tanto si doveva e tanto si e prodotto. Il resto sono congetture. Perché poi cosa c’è da dire su uno che muore. Morire si muore sempre per sbaglio, nessuno e mai morto e aveva ragione.
Giallo storico dalle tinte noir, ambientato nella Roma del 1970. Carlo Maria Ferrero, giovane direttore di istituto penitenziario, è destinato a dirigere il carcere di Regina Coeli. Appena arrivato al reclusorio, popolato da strani personaggi, Carlo scopre che all’interno della struttura si tengono culti misterici. Senza volerlo, il giovane funzionario si troverà a fare i conti con una realtà pericolosa e molto più grande di lui, ad assistere a fatti inspiegabili che, però, rivelano un legame con tanti misteri del passato: la ricerca di Agharti, Himmler, le SS, la Thule, la Golden dawn, la Forschungsgemeinschaft Deutsches Ahnenerbe e molto altro...
… All’inizio si muore così, cristallizzati in referti medici o dispacci d’agenzie, impacchettati in parole che dicono solo come funziona il corpo dell’uomo, e qual è il punto in cui poi non funziona più. Io li ho tutti davanti, questi scampoli di vocabolario, queste parole confezionate per non avere emozioni. È con questi pochi pezzi e con queste parole che io scrivo di te.
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E così alla fine della perizia, in chiusura, sta scritta una formula di commiato. Sta scritto, in calce, Tanto si doveva. Tanto si doveva e tanto si è prodotto. Adesso si può anche chiudere la valigia dei trucchi, l’armamentario delle repliche obitoriali.
Tanto si doveva e tanto si e prodotto. Il resto sono congetture. Perché poi cosa c’è da dire su uno che muore. Morire si muore sempre per sbaglio, nessuno e mai morto e aveva ragione.
Giallo storico dalle tinte noir, ambientato nella Roma del 1970. Carlo Maria Ferrero, giovane direttore di istituto penitenziario, è destinato a dirigere il carcere di Regina Coeli. Appena arrivato al reclusorio, popolato da strani personaggi, Carlo scopre che all’interno della struttura si tengono culti misterici. Senza volerlo, il giovane funzionario si troverà a fare i conti con una realtà pericolosa e molto più grande di lui, ad assistere a fatti inspiegabili che, però, rivelano un legame con tanti misteri del passato: la ricerca di Agharti, Himmler, le SS, la Thule, la Golden dawn, la Forschungsgemeinschaft Deutsches Ahnenerbe e molto altro...
Askesis | "Al riparo dal nulla" di Massimo FoladorAskesisSrl
Di tanto in tanto devi voltarti attorno per evitare di sentirti schiacciato da voci e pensieri che si accavallano, urlano, corrono su e giù per le grondaie, tra le crepe dei muri, fin dentro ai tombini, capaci di insinuarsi anche là dove vorresti trovare un angolo di pace. Sei solo, eppure da ogni finestra della stanza pare debbano sempre affacciarsi da un momento all’altro due occhi stralunati e cattivi; occhi di fuoco, lucidi come la febbre.
Askesis | "Al riparo dal nulla" di Massimo FoladorAskesisSrl
Di tanto in tanto devi voltarti attorno per evitare di sentirti schiacciato da voci e pensieri che si accavallano, urlano, corrono su e giù per le grondaie, tra le crepe dei muri, fin dentro ai tombini, capaci di insinuarsi anche là dove vorresti trovare un angolo di pace. Sei solo, eppure da ogni finestra della stanza pare debbano sempre affacciarsi da un momento all’altro due occhi stralunati e cattivi; occhi di fuoco, lucidi come la febbre.
Sole nasce sulle rive del lago di Bolsena. Una famiglia perfetta, si direbbe vedendola da fuori. E’ una bambina curiosa, innamorata della sorella Valeria, più grande di lei di appena due anni. Un fratello più piccolo, un padre psichiatra e una madre distratta. Le due sorelle condividono il loro mondo, fatto esclusivamente di segreti, alcuni dei quali impossibili da raccontare pertanto nascosti nei loro diari. Quando Valeria scompare nel nulla, inizia per Sole una vita di domande e ricordi importanti che non racconterà mai a nessuno fino al giorno dell’incontro con Marco. Un uomo che la costringerà a rivivere i suoi segreti, a guardare in faccia i mostri del passato. Per farlo, l’uomo utilizzerà l’unico modo che conosce. I segreti sono svelati, l’anima è leggera ma la scia di sangue, rimarrà sempre ai suoi piedi.
Presentazione della classe 5° G dell’istituto Tecnico Pertini di Varazze in occasione dell'intitolazione della Civica Biblioteca di Varazze al poeta Eugenio Montale: “Nella presentazione, alcune poesie nelle quali compare il paesaggio ligure, la cui asprezza si sposa significativamente, come correlativo oggettivo, con i contenuti della poetica dell’Autore. La scelta non è stata facile per la ricchezza della produzione montaliana, tuttavia le liriche su cui noi abbiamo lavorato ci sono sembrate alquanto appropriate per testimoniare l’amore del poeta per questa terra.”
Il circo della notte - Erin Morgenstern - primo capitoloilcircodellanotte
http://www.ilcircodellanotte.it/
La trama di Il circo della notte
Appare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l'insegna in bianco e nero che dice: "Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all'aurora". È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l'umana fantasia dispiega l'infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l'albero dei desideri, il giardino di ghiaccio,.. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all'unico scopo di dimostrare una volta per tutte l'inferiorità dell'avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l'uno dall'altra: l'amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.
Questo racconto, mio esordio letterario in un concorso pubblico, è stato pubblicato all'interno della raccolta di racconti SCRIVIMI DI QUESTO TEMPO - Edilet 2008.
Askesis | "Oltre la notte" di Massimo FoladorAskesisSrl
Vorresti uscire nel buio ininterrotto della notte, ma non riesci, chiuso come sei dentro un guscio fatto di mobili e di quadri, di qualche carabattola sparsa sul pavimento e di una cucina perennemente in disordine, rifugio divenuto luogo di pena, simulacro.
Chissà se dietro alle finestre è già estate, se il mondo sa di futuro e di domani o si sta accartocciando ancora come quando l’hai lasciato. È trascorso così tanto tempo che ricordi appena l’ultima estate giù al mare, rallegrata dalle onde e dall’odore di pesce; la tua pelle era arsa di sole e di sabbia e un’allegria contenuta ma sana ti costringeva ad aprire gli occhi e a guardare lontano. Avevi un lavoro semplice ma capace di farti sentire al centro del mondo, perché era il tuo lavoro. C’è chi ha bisogno di tante suppellettili e di altrettante persone per sentirsi vivo, a te invece bastava girovagare tra gli ombrelloni, giocherellare sulla spiaggia con i bambini e chiacchierare a bassa voce con la gente, fare cioè le piccole cose per cui eri stato assunto. Ti piaceva fare il bagnino perché erano ore dense di una bellezza minuta, grazie alla quale la sera avevi mille motivi per sentirti contento. Te ne rendevi conto quando sprofondavi stanco nella tua poltrona preferita e restavi per ore a osservare il tempo trascorrere sereno. Soltanto oggi puoi dire di aver toccato con mano il nome vero di quella che allora chiamavi stanchezza, ora che fatichi ad alzarti la mattina e la notte sembra infinita e senza pudore.
Ebook gratuito di Domenico Paris per San Valentino
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Similar to Interno cielo - specimen antologico (20)
1. Dalla “Parte Prima”, incipit:
Cerco qualcosa che non so, testa china, qui davanti a questa scrivania. Completamente solo. Solo
con gli oggetti. Freddi. Indifferenti. Solo nel buio della mente paludosa, viscida di alghe fradice
come un masso abbandonato sul fondo di un pozzo. Unico, invisibile compagno di cella questo
spirito che mi tormenta, amo arrugginito nel profondo dei miei occhi. Colonna di pietra e di fuoco,
muro d’aria imperscrutabile, Rift Valley dell’anima. O più semplicemente Sauro.
Non lo conosco eppure è come un vecchio amico: dolorosa pervicacia di stati d’animo che porta
all’assuefazione. Sauro. Non lo vedo né mi vede (o forse sì), ma ne sento l’ansito affannato, i tuoni
nel cielo della mente. Tace, gorgoglia, brontola, ribolle e ancora tace. Sauro è così. Cambia di
continuo. Coglie l’attimo, un momento che non pensi possa mai venire e invece ecco, d’improvviso
si presenta senza chiedere permesso. Viene dall’alto (credo), cammina nella stanza, sposta i volumi
della libreria, agita le tende, fruga sul tavolo e infine si siede di fronte a me, in posizione
perfettamente simmetrica. Pronto per iniziare l’opera a cui, non so da chi o da cosa, è stato
predisposto.
Beffardo, indolente, si prodiga affinché tutte le vie d’uscita restino precluse per sempre, anche
all’illusione. Intreccia i fili della ragnatela, oscuro labirinto dell’universo, accompagnando ogni
ulteriore nodo al fragore di convulsi singulti. Tali li sento e li immagino. Tremiti irrefrenabili di un
ragno agonizzante. Ragno nero che vomita fuliggine, distrugge l’interno della vita, spegne il fuoco,
gela i denti, fa salire il sangue, ritma il cuore nelle tempie e non muore mai. Anche stavolta m’ha
trovato. Oppure sono io che l’ho cercato qui, con la testa china, davanti a questa scrivania. Odore
d’inchiostro nell’aria. Dev’essere il nastro nuovo della macchina da scrivere, con il suo bravo foglio
di carta. Bianco, intonso, patinato. Nuovo. Inutile. Perché vecchio è il cervello, stanco. Vorrebbe
dormire anni, chiuso, muto, nel buio più polveroso e disordinato della camera. Intanto fuori piove
acido con getto continuo, strisce verticali in bianco e nero che fasciano le gialle torri merlettate di
antenne TV. Il rumore atono della città riempie di vapore umido le strade. Ingorghi di auto, veleni
nell’aria e nella mente. Tra lastre di cemento scheletri di corteccia e radici trasudano schiuma
giallastra che neppure l’acqua riesce a cancellare. Passi frettolosi guazzano indifferenti
sull’acciottolato di fango e catrame raffermo. E’ una pioggia che non lava, ma gela i sospiri e gli
occhi gonfi di chi cammina in fretta per non doversi mai fermare. Luce liquida dei semafori riflessa
sull’asfalto. Quasi sempre rossa.
Ed io, sospeso a venti metri tra i muri di carta di un palazzo, testa china, gomiti nudi sul vetro
gelato della scrivania e dita intrecciate sulla nuca, a chiedermi cosa non so. La casa mi somiglia.
Silenziosa. Perduta. Nella penombra del tavolo in cucina c’è una zuppiera di minestra, vecchia due
giorni, forse guasta. Tre passi più in là il lavandino goccia ad intermittenza. Incedere ritmico in
questo lieve brusio della pioggia che ricopre d’immobile monotonia ogni pensiero. L’immobile
monotonia del nulla. Apro un istante gli occhi ma subito sono costretto a richiuderli. Torbida
nausea, vertigine profonda, paura di svenire. E lui qui di fronte a sogghignare, a rodere l’animo.
«Ma che vuoi da me? Ti devo forse qualcosa? Per il solo fatto d’esistere, ti devo forse qualcosa? Se
sì, allora dimmelo. Parla chiaro. Manifestati. Se no, lasciami in pace, dammi una vita nel mondo e
vattene per sempre…»