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Donna, anima e creatura
femineo sempiterno universale
incarnazione umana del divino
semplice natura, acqua-di-pace
colma di presenza e di splendore
terra di rotonda compiutezza
fonte originale dell’altezza
dolce risorgiva della grazia
che sgorga dal suo cuore e la misura,
luce che divampa dalle mani
rosa che si dona al suo mistero
gioia del domani:
tenera e crudele
forte e inafferrabile
è la vita.

Donna, punto e fondamento
portatrice viva dell’essenza
infinita gioia salvatrice
voce che sussurra dentro il vento
acqua e aria, linfa e nutrimento
culla d’accoglienza e caldo amore
cura che guarisce il mondo intero
dal suo male
madre di materia originale
dono suo costante e duraturo
passo primo, soglia universale
terra per i naufraghi in abisso
sponda più lontana e prossimale
stella che risplende all’orizzonte
isola di luce in mezzo al mare.

Donna, profumo di pane sfornato
che mi riempie gli occhi e fa beato
e sfama quella voglia che ho di dentro
e mi riporta al centro
mi riconduce a casa, al focolare
miele distillato dal dolore
ostia consacrata a questa vita
tutta da pregare
incarnato amen di splendore,
bella, che tu sia benedetta
forma di sapienza universale
che brilla nella luce del tuo sguardo
gaia nel tepore del tuo cuore
confidente alunna dell’azzurro
maestra infaticabile d’amore
luna del silenzio e del sentire
buona di pazienza e d’armonia:
la tua dolcezza culla e riconsola
la pieta inconsolabile del mondo -
dài luce, senso e compiutezza
ad ogni cosa vera della vita,
dacché tu stessa credo in fondo sia
la meraviglia, fra le straordinarie
la gioia, la bellezza, la poesia
il misterioso fiore della vita
che adorna – e un poco inanimisce
quest’ecatombe muta di
macerie…

Ah, quanto vorrei averti, fossi mia!




                                       *
Antebe, dolcissima creatura
spalanca la mattina al mondo intero!
Ti vedo e ti risento in ogni cosa
che vive in questo mare universale:
nel cuore minimale della luce
nell’atomo immortale
nel palpito che vibra in fondo al cielo!

Sei sacra, come la natura:
tu sei la forza eterna della vita
nell’equilibrio attivo che governa:
sei il fatto straordinario che son vivo:
sei l’innocenza chiara al divenire
necessario, forte ed insensato
come l’esistere di tutto questo vario
particolare nulla del presente:
sei goccia scintillante di rugiada
che tremolando imperla la sua rosa
e sogni nel mistero della cosa
che inesplicata vive tra la gente:
sei lo squarcio aperto sulla notte
primordiale e vera
l’oceanico stupore che nasconde
il numinoso mare della luce:
sei l’onda che ci segna e ci misura
il nome impronunciabile del tempo,
la forza, la memoria, la cintura
che ci tiene avvinti a questo dove:
sei l’imbuto del silenzio in bocca al suono
che è giù nel buco bianco d’ogni tuono
l’istante che precede l’esplosione
reale che divenga l’accidente
l’onnipresenza viva del mistero
il muro indubitabile e infinito:
sei la fiamma interna al mio respiro:
sei nei gesti di una mamma che cucina,
sei nella calma gioia del suo dono
nel chioccolio del sugo che sobbolle
l’acciottolio dei piatti nella spuma:
sei il profumo d’amore di una casa
il dolce focolare, il vino antico
e l’angelo custode della pace:
sei la fortuna di avere un tetto
quando fuori piove a catinelle
e di lampi infuria il temporale,
di restare al caldo ben protetto
sotto le coperte del lettone
odorose e fresche di bucato
mentre in cuor trabocca l’emozione:
sei la femmina che dorme in ogni donna
e aspetta solo un uomo per uscire:
sei un segreto di luce e di speranza
il raggio che s’infila nella stanza
accarezzando bordi e superfici:
sei l’infinito viaggio della vita
delizia più sottile e levigata
che emana dalle stesse sue radici:
sei il sole che riscalda l’amicizia:
sei l’arcana musica del cielo
il sorriso limpido dell’aria
e il colore mistico del tempo:
sei un palazzo di nuvole e pensieri:
sei la luce viva dei miei occhi:
sei l’altrove eterno del mio ieri
e il sempiterno ora del mio mai:
sei le parole che devo ancora scrivere:
sei un gioco che comincia sempre
e dura poco, ma non finisce mai:
sei tutto ciò che sei
e che niente può dire come te
essendo tu parola di te stessa
precisa, innominabile, stupenda.
*


        Per il tuo dolce, semplice mistero
        spezzerò queste catene
        dissigillando l’occhio del mio cuore
        dimenticando il nome ed il dolore
        di essere un umano:
        ti vedrò affiorare nello specchio
        luccicante e puro del mattino
        ai primi fuochi dell’alba
        nella serena aura innamorata
        liscia di polvigli e di festuche
        nel divenire magico del tempo
        nel fiore ancora chiuso del silenzio
        nel suono iridescente della luce
        io finalmente, spero, ti vedrò.




                                                   *


Nel vento luminoso del tuo sguardo
io sento palpitare un grande cielo
sospeso nell’azzurro il soffio d’oro
sospiro di una stella che poi muore
solcato dalla scia di una cometa
che apre lo scenario al nostro raggio
nell’orizzonte eterno che ci chiama
al viaggio per il nulla solo andata
che noi siamo
specchio alla misura e alla distanza
mai doma la speranza di sentirlo
il suono originale
come l’amore che ci insegna tutto
del mistero
di quella parolina senza nome
limpida di acqua e dolce fuoco
(dimmela, tesoro: fammela sentire)
che porto incisa dentro, in fondo al sole
che ogni giorno, io, ti porto in dono
come un ritratto duplice e crudele
che si disegna addosso piano piano
nel chiaroscuro stesso della vita…
*


Dovunque tu guardi fiorisce, rotondo
come del cielo i campi a primavera…
Soffio di luce, chiaro del mondo
miracolo infinito, ché sei vera!
Corpo di mille incanti, gli occhi tuoi
sfolgoranti stelle d’oro blu:
dolce culla, soffice tepore
cuore e amore immenso
solo tu!
… stupefacente anima, poesia
d’ogni cosa fondo e senso vero:
dono stupendo della vita mia…
*


Quando poi mi abbraccia tutto dentro
come allora che ti arriva l’onda al mare
come un’acqua che fluisce lentamente
quello sguardo che promana dai tuoi occhi
e scaturisce limpido, sottile
come un fuoco che divampa all’improvviso
il desiderio stesso del sorriso
che ti sboccia in bocca, caldo e vero,
solamente allora io ritrovo
al di là del male
il capo del mio filo ingarbugliato
ed il mondo intero sul tuo viso;
e capisco a un tratto d’esser vivo
se in un lampo torna la ragione
la bellezza, il cuore, l’armonia
perché la luce calda del tuo amore
è il sole che discioglie la malìa
dell’inverno in canti a primavera
e fiorisce l’albero del mondo
come di stelle il cielo nella sera
quando sorgono in me le fuggitive
ombre delle musiche silenti
di colori splendidi e stranieri
che mi parlano di te, dei tuoi misteri…
*


Nell’incantevole sentiero del tuo sguardo
libero e solenne quando sale
io sento nella luce delle stelle
all’estremo limite del mondo
se il fuoco delle cose che ci sono
accende dall’interno il tuo silenzio
che ascolta questo tacito sentire
la tua schiva, leggerissima malìa
come l’ombra di una nuvola che passa:
sai di dolce vento e cose perse
di bei ricordi cari in fondo al cuore…
Tu conosci quelle strade fuori mano
dove nessuno passa per andare
che curvano fin dietro l’orizzonte
confinano col cielo e poi sovente
si spingono all’interno fino al sole
ai bordi di un silenzio originale:
compagna deliziosa, bianca luna
che sorge in un tramonto eccezionale:
sei la mia alba ma purtroppo è scritto
in qualche pagina di libro a questo mondo
come un segreto lutto in fondo al cuore
che un giorno, io ti perderò:
sarai solo un ricordo che scompare
dalla testa lentamente ma non muore
perché è eterno l’attimo e il volere
nel sospiro che mi spacca dentro
l’indicibile, l’immane nostalgia
di questa soglia breve ed infinita
che non porta a nulla e non ritorna
e non arriva mai la giusta via
lunga come un giorno di farfalla
come questa vita che tu hai.
*

Di fuoco santo lingua originale
soffio dello spirito universo
petalo di luce in bianca rosa
palpitante croce dentro il sole
dai superni troni dei confini
misteriosa cosa
cade, attraverso tempi
il divenire fermo dei destini
siderali eventi di stupore
cosmi degli arcani
vènti musicali e connettivi
mistici animanti
meraviglia limpida di rivi
oltre il gran mistero
oltre il bianco e il nero oppositivi
nel dirompente tuono del silenzio
rotolando il cuore degli amanti
di materia ultima in materia,
sempre vergine, sempre più essenziale
di cielo liscia sfoglia in chiaro cielo
e di vuoto in vuoto che risale
mondo dentro il mondo
interiore fuori dell’interno
pura infinità
per giungere, queste nostre labbra
in un solo respiro di vita
perituro attimo immortale…
che resisterà?
*

Non farà mai notte e neanche sera
su questo angolo di cielo abbandonato
come una spoglia di nessun valore
(perché è invisibile ciò che è più essenziale)
come un radioso guscio di splendore
il sole palpitante in mezzo al cuore
se resterà la luce del tuo sguardo
di pane biondo, caldo e profumato
a dare qualche senso al grande vuoto
di questo sgomentevole silenzio
che in ogni cosa esce dall’interno
ai secoli dell’uomo, alle stagioni
la misteriosa soglia, l’intervallo
quando la stella passa fra le mani
e più non la riprendi
se provi ad afferrare il tuo pensiero
il vero del tuo nulla se rispondi
alla domanda che tu in fondo sei
e sono anch’io, e tutti quanti siamo
se voglio immaginare che domani
midollo nutriente e prelibato
ancora potrò suggere e gustare
il bello dai tuoi occhi che io amo
e stupore, e musica, e sorriso
e luce che scolora sul tuo viso
miracoloso e fragile respiro
instabile equilibrio di cristallo
stupefacente bolla di paure
di meraviglie incolte e gioie pure
se ancora nei tuoi occhi dolci e vivi
come nei pozzi limpidi del mare
l’azzurro che cammina in fondo al cielo
e ti graffia il cuore
specchio troverà, d’amore e luce
quest’infinito essere del mondo.


Perché se chiudi gli occhi alla natura
e poi t’immergi dentro, nel profondo
anche il cielo chiude l’apertura
spalancata a giro dell’immenso
e il mondo si dilegua in un puntino
come quando sfugge il palloncino
dalla mano al bimbo che io penso
mentre lo segue in alto a scomparire
velato dal suo flebile lamento
volteggiar soluto all’ascensione
con la speranza fioca che ritorni
come un vento:
nella disperazione…

È questa, la verità dei giorni.




                                          *
Chiari, d’acqua e di candore
in silenzioso urlo trasformati
orli di cruore assottigliati
gli occhi tuoi belli chiudesti
in repentina fine, al mondo
troppo forte e troppo immane
come sigilli colmi di tesori.

Bimbo di mollica profumata
soffio di silenzio e di sapore
grumolo di luce e calda vita
arabesco inquieto che sfiorisce
brivido di nuvola e riflesso
crespo velo nell’immoto mare
delle cose assorte, indifferenti:
dalla soglia più non mi reclami
amor di dolci vezzi e nutrimenti
e addosso più non ti risento
accarezzarmi il cuore
ché ti ha rubato il vento:
or se ti cercan, le mie braccia
non stringono che il vuoto dell’assenza!


Di fuoco goccia, ombra e fumo nero
tornasti, facola, nel sole
immenso della vita sul cammino
che ti sorprese, al verno, lo
spietato
freddo della morte
e del mistero conoscesti infine il vero.

Dove sei?

L’infinita distanza ci divide
l’abissale vicinissimo confine
il dove del sempre e del mai
l’eterno ora del mio tempo.
*

Ci penso spesso, sai?
… anche se di tempo ne è passato:
il punto che non scorre e non ritorna
l’irreparabile
l’imperituro mai…

Prima fu un soffio, un dubbio, un
esitare…
un silenzioso nulla dentro al cuore
a misurare il colpo…
Poi mi dicesti piano “È finita”.

E il mondo si diruppe in uragano
e dappertutto cadde in fondo al mare
di questa solitudine infinita…

Da allora la mia vita non ha senso.
*

I ricordi dolci che ho di te
sono brani di un poema millenario
che nessuno ha scritto o concepito;
sono pezzi del mio cuore accoltellato,
suoni di un silenzio che ho ascoltato
forse insieme a te - sono
raggi di quel sole che ho sognato
perso dentro il blu: sono
nodi di un pensiero che ho pensato
se ricordo più…

È un ritorno dopo anni al mio paese
le case aperte, rotte e diroccate
le chiese con gli altari profanati
la notte a mezzogiorno, il sole nero
a picco sulla vita ed il suo vero
che si dice morte:
così diverse cose familiari
nessuno che conosca
chi son io
o che mi riconosca
neppure un Argo che mi
venga incontro
per darmi il benvenuto
col suo addio…

Ma perché, perché
l’acqua verticale degli specchi
non tollera sosterre mia figura?
Perché, mi scoppiano in frantumi
quelli ancora intatti che io trovo
dei fiumi che dirompono tonanti
come le terre dentro le cascate
le cateratte gonfie ed animate
non appena con lo sguardo
incrocio gli occhi
e sfioro con il cuore i sentimenti
se nell’inverno spento e dolceamaro
io vado ancora in cerca dell’estate?

Senti, è un amo conficcato
nella carne viva la ferita
di questo gran boato universale
nel silenzio muto ed infinito,
che significa la vita?
Buie reliquie del mattino
foglie dell’ultima estate
la più breve della vita mia
che nell’urlo lugubre del vento
cadon come stelle in litania
dal cielo una ad una, inesorate
spiccate dalle mani del silenzio
capriole dentro il vuoto le scintille
di punti indivisibili e sottili
come in un fuoco d’acqua soffocato:
e sono lacrime mischiate con la pioggia
che solo un vero amico sa notare
ti riconosce in viso e ti raccoglie -
dove il pianto di speranza disperò
fatalmente, dolce, piano piano
spoglia di quel sogno luminoso
ombra di un sorriso che si spense
sguardo rotto, sempre più lontano…

E son parole vere a labbra chiuse
che il tempo, irredimibile
distrattamente più non ci perdona.
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Stella Cadente
 

Antebe - specimen antologico

  • 1. * Donna, anima e creatura femineo sempiterno universale incarnazione umana del divino semplice natura, acqua-di-pace colma di presenza e di splendore terra di rotonda compiutezza fonte originale dell’altezza dolce risorgiva della grazia che sgorga dal suo cuore e la misura, luce che divampa dalle mani rosa che si dona al suo mistero gioia del domani: tenera e crudele forte e inafferrabile è la vita. Donna, punto e fondamento portatrice viva dell’essenza infinita gioia salvatrice voce che sussurra dentro il vento acqua e aria, linfa e nutrimento culla d’accoglienza e caldo amore cura che guarisce il mondo intero dal suo male madre di materia originale dono suo costante e duraturo passo primo, soglia universale terra per i naufraghi in abisso sponda più lontana e prossimale stella che risplende all’orizzonte isola di luce in mezzo al mare. Donna, profumo di pane sfornato che mi riempie gli occhi e fa beato e sfama quella voglia che ho di dentro e mi riporta al centro mi riconduce a casa, al focolare miele distillato dal dolore ostia consacrata a questa vita tutta da pregare incarnato amen di splendore, bella, che tu sia benedetta forma di sapienza universale che brilla nella luce del tuo sguardo gaia nel tepore del tuo cuore confidente alunna dell’azzurro maestra infaticabile d’amore luna del silenzio e del sentire
  • 2. buona di pazienza e d’armonia: la tua dolcezza culla e riconsola la pieta inconsolabile del mondo - dài luce, senso e compiutezza ad ogni cosa vera della vita, dacché tu stessa credo in fondo sia la meraviglia, fra le straordinarie la gioia, la bellezza, la poesia il misterioso fiore della vita che adorna – e un poco inanimisce quest’ecatombe muta di macerie… Ah, quanto vorrei averti, fossi mia! *
  • 3. Antebe, dolcissima creatura spalanca la mattina al mondo intero! Ti vedo e ti risento in ogni cosa che vive in questo mare universale: nel cuore minimale della luce nell’atomo immortale nel palpito che vibra in fondo al cielo! Sei sacra, come la natura: tu sei la forza eterna della vita nell’equilibrio attivo che governa: sei il fatto straordinario che son vivo: sei l’innocenza chiara al divenire necessario, forte ed insensato come l’esistere di tutto questo vario particolare nulla del presente: sei goccia scintillante di rugiada che tremolando imperla la sua rosa e sogni nel mistero della cosa che inesplicata vive tra la gente: sei lo squarcio aperto sulla notte primordiale e vera l’oceanico stupore che nasconde il numinoso mare della luce: sei l’onda che ci segna e ci misura il nome impronunciabile del tempo, la forza, la memoria, la cintura che ci tiene avvinti a questo dove: sei l’imbuto del silenzio in bocca al suono che è giù nel buco bianco d’ogni tuono l’istante che precede l’esplosione reale che divenga l’accidente l’onnipresenza viva del mistero il muro indubitabile e infinito: sei la fiamma interna al mio respiro: sei nei gesti di una mamma che cucina, sei nella calma gioia del suo dono nel chioccolio del sugo che sobbolle l’acciottolio dei piatti nella spuma: sei il profumo d’amore di una casa il dolce focolare, il vino antico e l’angelo custode della pace: sei la fortuna di avere un tetto quando fuori piove a catinelle e di lampi infuria il temporale, di restare al caldo ben protetto sotto le coperte del lettone odorose e fresche di bucato mentre in cuor trabocca l’emozione: sei la femmina che dorme in ogni donna e aspetta solo un uomo per uscire:
  • 4. sei un segreto di luce e di speranza il raggio che s’infila nella stanza accarezzando bordi e superfici: sei l’infinito viaggio della vita delizia più sottile e levigata che emana dalle stesse sue radici: sei il sole che riscalda l’amicizia: sei l’arcana musica del cielo il sorriso limpido dell’aria e il colore mistico del tempo: sei un palazzo di nuvole e pensieri: sei la luce viva dei miei occhi: sei l’altrove eterno del mio ieri e il sempiterno ora del mio mai: sei le parole che devo ancora scrivere: sei un gioco che comincia sempre e dura poco, ma non finisce mai: sei tutto ciò che sei e che niente può dire come te essendo tu parola di te stessa precisa, innominabile, stupenda.
  • 5. * Per il tuo dolce, semplice mistero spezzerò queste catene dissigillando l’occhio del mio cuore dimenticando il nome ed il dolore di essere un umano: ti vedrò affiorare nello specchio luccicante e puro del mattino ai primi fuochi dell’alba nella serena aura innamorata liscia di polvigli e di festuche nel divenire magico del tempo nel fiore ancora chiuso del silenzio nel suono iridescente della luce io finalmente, spero, ti vedrò. * Nel vento luminoso del tuo sguardo io sento palpitare un grande cielo sospeso nell’azzurro il soffio d’oro sospiro di una stella che poi muore
  • 6. solcato dalla scia di una cometa che apre lo scenario al nostro raggio nell’orizzonte eterno che ci chiama al viaggio per il nulla solo andata che noi siamo specchio alla misura e alla distanza mai doma la speranza di sentirlo il suono originale come l’amore che ci insegna tutto del mistero di quella parolina senza nome limpida di acqua e dolce fuoco (dimmela, tesoro: fammela sentire) che porto incisa dentro, in fondo al sole che ogni giorno, io, ti porto in dono come un ritratto duplice e crudele che si disegna addosso piano piano nel chiaroscuro stesso della vita…
  • 7. * Dovunque tu guardi fiorisce, rotondo come del cielo i campi a primavera… Soffio di luce, chiaro del mondo miracolo infinito, ché sei vera! Corpo di mille incanti, gli occhi tuoi sfolgoranti stelle d’oro blu: dolce culla, soffice tepore cuore e amore immenso solo tu! … stupefacente anima, poesia d’ogni cosa fondo e senso vero: dono stupendo della vita mia…
  • 8. * Quando poi mi abbraccia tutto dentro come allora che ti arriva l’onda al mare come un’acqua che fluisce lentamente quello sguardo che promana dai tuoi occhi e scaturisce limpido, sottile come un fuoco che divampa all’improvviso il desiderio stesso del sorriso che ti sboccia in bocca, caldo e vero, solamente allora io ritrovo al di là del male il capo del mio filo ingarbugliato ed il mondo intero sul tuo viso; e capisco a un tratto d’esser vivo se in un lampo torna la ragione la bellezza, il cuore, l’armonia perché la luce calda del tuo amore è il sole che discioglie la malìa dell’inverno in canti a primavera e fiorisce l’albero del mondo come di stelle il cielo nella sera quando sorgono in me le fuggitive ombre delle musiche silenti di colori splendidi e stranieri che mi parlano di te, dei tuoi misteri…
  • 9. * Nell’incantevole sentiero del tuo sguardo libero e solenne quando sale io sento nella luce delle stelle all’estremo limite del mondo se il fuoco delle cose che ci sono accende dall’interno il tuo silenzio che ascolta questo tacito sentire la tua schiva, leggerissima malìa come l’ombra di una nuvola che passa: sai di dolce vento e cose perse di bei ricordi cari in fondo al cuore… Tu conosci quelle strade fuori mano dove nessuno passa per andare che curvano fin dietro l’orizzonte confinano col cielo e poi sovente si spingono all’interno fino al sole ai bordi di un silenzio originale: compagna deliziosa, bianca luna che sorge in un tramonto eccezionale: sei la mia alba ma purtroppo è scritto in qualche pagina di libro a questo mondo come un segreto lutto in fondo al cuore che un giorno, io ti perderò: sarai solo un ricordo che scompare dalla testa lentamente ma non muore perché è eterno l’attimo e il volere nel sospiro che mi spacca dentro l’indicibile, l’immane nostalgia di questa soglia breve ed infinita che non porta a nulla e non ritorna e non arriva mai la giusta via lunga come un giorno di farfalla come questa vita che tu hai.
  • 10. * Di fuoco santo lingua originale soffio dello spirito universo petalo di luce in bianca rosa palpitante croce dentro il sole dai superni troni dei confini misteriosa cosa cade, attraverso tempi il divenire fermo dei destini siderali eventi di stupore cosmi degli arcani vènti musicali e connettivi mistici animanti meraviglia limpida di rivi oltre il gran mistero oltre il bianco e il nero oppositivi nel dirompente tuono del silenzio rotolando il cuore degli amanti di materia ultima in materia, sempre vergine, sempre più essenziale di cielo liscia sfoglia in chiaro cielo e di vuoto in vuoto che risale mondo dentro il mondo interiore fuori dell’interno pura infinità per giungere, queste nostre labbra in un solo respiro di vita perituro attimo immortale… che resisterà?
  • 11. * Non farà mai notte e neanche sera su questo angolo di cielo abbandonato come una spoglia di nessun valore (perché è invisibile ciò che è più essenziale) come un radioso guscio di splendore il sole palpitante in mezzo al cuore se resterà la luce del tuo sguardo di pane biondo, caldo e profumato a dare qualche senso al grande vuoto di questo sgomentevole silenzio che in ogni cosa esce dall’interno ai secoli dell’uomo, alle stagioni la misteriosa soglia, l’intervallo quando la stella passa fra le mani e più non la riprendi se provi ad afferrare il tuo pensiero il vero del tuo nulla se rispondi alla domanda che tu in fondo sei e sono anch’io, e tutti quanti siamo se voglio immaginare che domani midollo nutriente e prelibato ancora potrò suggere e gustare il bello dai tuoi occhi che io amo e stupore, e musica, e sorriso e luce che scolora sul tuo viso miracoloso e fragile respiro instabile equilibrio di cristallo stupefacente bolla di paure
  • 12. di meraviglie incolte e gioie pure se ancora nei tuoi occhi dolci e vivi come nei pozzi limpidi del mare l’azzurro che cammina in fondo al cielo e ti graffia il cuore specchio troverà, d’amore e luce quest’infinito essere del mondo. Perché se chiudi gli occhi alla natura e poi t’immergi dentro, nel profondo anche il cielo chiude l’apertura spalancata a giro dell’immenso e il mondo si dilegua in un puntino come quando sfugge il palloncino dalla mano al bimbo che io penso mentre lo segue in alto a scomparire velato dal suo flebile lamento volteggiar soluto all’ascensione con la speranza fioca che ritorni come un vento: nella disperazione… È questa, la verità dei giorni. *
  • 13. Chiari, d’acqua e di candore in silenzioso urlo trasformati orli di cruore assottigliati gli occhi tuoi belli chiudesti in repentina fine, al mondo troppo forte e troppo immane come sigilli colmi di tesori. Bimbo di mollica profumata soffio di silenzio e di sapore grumolo di luce e calda vita arabesco inquieto che sfiorisce brivido di nuvola e riflesso crespo velo nell’immoto mare delle cose assorte, indifferenti: dalla soglia più non mi reclami amor di dolci vezzi e nutrimenti e addosso più non ti risento accarezzarmi il cuore ché ti ha rubato il vento: or se ti cercan, le mie braccia non stringono che il vuoto dell’assenza! Di fuoco goccia, ombra e fumo nero tornasti, facola, nel sole immenso della vita sul cammino che ti sorprese, al verno, lo spietato freddo della morte e del mistero conoscesti infine il vero. Dove sei? L’infinita distanza ci divide l’abissale vicinissimo confine il dove del sempre e del mai l’eterno ora del mio tempo.
  • 14. * Ci penso spesso, sai? … anche se di tempo ne è passato: il punto che non scorre e non ritorna l’irreparabile l’imperituro mai… Prima fu un soffio, un dubbio, un esitare… un silenzioso nulla dentro al cuore a misurare il colpo… Poi mi dicesti piano “È finita”. E il mondo si diruppe in uragano e dappertutto cadde in fondo al mare di questa solitudine infinita… Da allora la mia vita non ha senso.
  • 15. * I ricordi dolci che ho di te sono brani di un poema millenario che nessuno ha scritto o concepito; sono pezzi del mio cuore accoltellato, suoni di un silenzio che ho ascoltato forse insieme a te - sono raggi di quel sole che ho sognato perso dentro il blu: sono nodi di un pensiero che ho pensato se ricordo più… È un ritorno dopo anni al mio paese le case aperte, rotte e diroccate le chiese con gli altari profanati la notte a mezzogiorno, il sole nero a picco sulla vita ed il suo vero che si dice morte: così diverse cose familiari nessuno che conosca chi son io o che mi riconosca neppure un Argo che mi venga incontro per darmi il benvenuto col suo addio… Ma perché, perché l’acqua verticale degli specchi non tollera sosterre mia figura? Perché, mi scoppiano in frantumi quelli ancora intatti che io trovo dei fiumi che dirompono tonanti come le terre dentro le cascate le cateratte gonfie ed animate non appena con lo sguardo incrocio gli occhi e sfioro con il cuore i sentimenti se nell’inverno spento e dolceamaro io vado ancora in cerca dell’estate? Senti, è un amo conficcato nella carne viva la ferita di questo gran boato universale nel silenzio muto ed infinito, che significa la vita? Buie reliquie del mattino foglie dell’ultima estate
  • 16. la più breve della vita mia che nell’urlo lugubre del vento cadon come stelle in litania dal cielo una ad una, inesorate spiccate dalle mani del silenzio capriole dentro il vuoto le scintille di punti indivisibili e sottili come in un fuoco d’acqua soffocato: e sono lacrime mischiate con la pioggia che solo un vero amico sa notare ti riconosce in viso e ti raccoglie - dove il pianto di speranza disperò fatalmente, dolce, piano piano spoglia di quel sogno luminoso ombra di un sorriso che si spense sguardo rotto, sempre più lontano… E son parole vere a labbra chiuse che il tempo, irredimibile distrattamente più non ci perdona.