SlideShare a Scribd company logo
1 of 30
Download to read offline
I
E NAUFRAGAR M’E’ AMARO IN QUESTO MARE…
Ah, se non ci fosse stato il mare
ad arrestare quel folle mio vagare,
a donarmi gentilmente quel verso
che non riuscivo a limare,
lì, sotto un cielo terso,
scampato ad un riflusso, perso in un riflesso lunare.
Sdraiato sulla sabbia, alfin mi sono ubriacato,
da un dolce piopiar di stelle cullato,
coccolato dalla bottiglia fino all’ultimo bicchiere versato.
Poi più nulla; non riuscivo a ricordare,
fin quando qualcuno ha iniziato a gridare:
“Chiamate l’ambulanza, c’è un uomo da salvare!”
II
NOTTURNO FUTURISTA -SOGNO NEL SOGNO
Partorito da un ventre malato,
cullato sopra un filo spinato.
Sono nato sbagliato, così resto sdraiato
A bordo di una vita senza timone:
Niente filo per questo aquilone!
Sono il nulla, l’infinito,
Sono lino, fresco, ardito.
L’assurdo mi ricopre e mi rende divino.
Sdraiato dunque, letto, sigaretta accesa,
seguo la rotta del pesier, ch’è stesa,
non ha motori, senza remi, niente ali
ma corre veloce, fluttua, fa mille scali,
è quasi musica, è come musica, è solo musica.
Flusso di note sulla materia che è carsica,
III
corrode, penetra, riemerge in uno solo movimento,
se chiudo gli occhi, mi addormento, lo sentoooo!
Rasento armonia, follia magia… shhhhhhh
Il cuore batte, scandisce le ore;
zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Ora sono matte!
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Cosa dissi nel sonno?
Dissi d’un arte vaga
Iconico-libero-armata
Slegata, affatto rimata
Solo paga se ripaga
In parole come d’amplesso.
Ora sono matte!
zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
[E’ un crescendo da tenore!]
Si odono saette
Ed è subito gran fragore.
Dalle palafitte di Singapore
Vedo il mare con le sue barchette.
Alzando lo sguardo vedo un maggiore
E i suoi soldati con le baionette.
A sinistra il cielo da un famoso editore
E una caricatura che mi somiglio solo per le basette.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Cosa dissi nel sonno?
Dissi d’un verbo deflesso
Unico infinito d’eccesso
Noto per i suoi effetti
IV
Altro che confetti!
Reo ne fu Marinetti
Tommaso Filippo, forse,
certo estro e maestro di risse e di corse,
e che corse!
Visse con una marcia in più.
Anch’io, meglio, sempre viepiù,
nato schiavo fra anguste celle
perché uomo, contenuto in questa fottuta pelle,
EVADO
Perdendomi in un varco di stelle
nel lento movimento conferito al firmamento,
mi faccio notturno passeggero del vento
guardando dall’alto ancora più in su,
ancora cercando un astro a cui dare del tu
E VADO
Ove questo pensiero infinito vortice divelle…
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Va via in un momento, ecco si spegne, si è S.P.E.N.T.O.
IO, FILOTTETE
“Avvinto, stretto girando per strada
con la mia faretra in tale rada;
goccia vespertina di rugiada
allor che l’sol su lei si posa
consumandola pria de la sua rosa;
sì son fatto, com’ogni cosa.
No, non sento più il canto delle stelle,
l’incanto, che mi rapì, dell’onda ribelle,
ed il veleno ammorba ora viscere e pelle”.
V
Ah, Filottete, vedi di lontano quelle?
Son le rocce che ti faran da celle!
In domo e in campo solo onor ti mosse,
ch’ad ogni passo nimiche torri v’eran scosse
ed ogni palpito spirava amor, quicumque fosse,
et anco ’l più valente ‘l tuo ardor rincorse,
et il più savio al pensier tuo ricorse:
quinci velenosa vipera ti morse!
“Odo tali parole lontane nel silenzio cogente,
ausilio alla feral condizione e al dolore cocente.
Sì, son viro, son vero eroe, anche nello stato contingente!
Ramingo in terra ostile e peregrina, son fra la mia gente,
che l’uomo è lupo all’uomo, come quel dannato serpente;
lui mi morse, ma il senno dei compagni m’abbandonò per niente!”
ADDIO DAL FRONTE
Consumerò le mie ultime ore
tingendo l'odio d'amore.
Succhierò il libro della vita da buon lettore,
ringraziando, per quei versi, l'unico, grande, Autore.
Poi? Solo sangue, timore, fragore.
Come grandine che sulla terra si scaglia,
VI
così su me si poserà una mitraglia.
Cadrò! Cadrò anch'io nella battaglia,
come goccia nel mare, quasi senza far rumore,
quasi per caso, così, senza dolore.
Addio mio cuore! La pelle l'ho venduta cara,
ma adesso son qui, che ti parlo da dentro una bara.
Tu piangi ed io non ti consolo,
perché, disteso al suolo, non riesco a gridarti: "Qui non sono solo!".
Ora afferrami la mano, un ultimo regalo... una medaglia.
ULTIMA CENA DEI POETI LAUREATI
Mesci, o diva, sulla tavola imbandita
Quel nettare fatale che dà la vita,
che da questo ogni cara astrazione deriva
ed il poeta informa della sua prossima riva.
Un sorso; ecco! Dalla sua tenue onda
Vedi nascere ed ergersi così grande Venere;
Un altro ancora! e scorgi di lontano procedere
Madonna Laura, pallida e bionda.
Giunti così siamo a tal fragore
Ed il vate improvvisa la sua Alcione,
VII
Mentre un vecchio satirico bevitore
si consola col vino, vi si avvolge come fosse un maglione.
Ora è calato il torpore
e l’ultimo sguardo spento,
indirizzato ad un piatto d’argento,
Crea quell’infinito che ci incanta per ore.
FRA I SILENZI DELL’ANIMA
Al chiaro di Luna,
fra flutti e spuma,
assiso su una duna,
vecchi ricordi il silenzio raduna.
Mentre evapora, il cuore fuma,
nel medesimo istante l’anima si consuma
cercando un nome a quel dolore,
provando a chiamarlo amore,
perdendo di quel seme tutto il sapore.
Così l’anima diviene prigione
Ove non s’evade e si paga pigione.
Nel silenzio cerco Dio,
ma quel ch’emerge è solo l’Io
ed il silenzio si fa brusio
che, sospinto dal vento del deserto,
reca il suo messaggio sofferto:
“Hai ucciso te stesso,
credendoti in eccesso”.
VIII
IN CALICE
Sussurra amore e vita al risveglio
Vento che non temi mai inverno,
sussurra ciò ch’io non saprei dir meglio.
Trasporta l’aroma di questo vino falerno;
danza con me fino all’ultimo miglio,
al suono del mio violino granatiglio,
fino all’ultimo bacio con cui mi vesti d’eterno.
ERI OVE DEVO DIRE
Eri dove devo ire
Ma tu non lo sapevi
Perché non mi facevo capire…
Colpa delle parole!
Si scrivevano da sole…
In fondo era la loro rivoluzione,
ed io concrevi
non accennai reazione.
Sai odiai anch’io le parole!
Le smembrai in foni e fonemi,
creai morfemi ed estrapolai semantemi.
Odi, fortissime odi!
Ora le posseggo, ma prigioniero dei loro nodi.
Le odio perché conoscono il mio timore,
le odio più forte perché non hanno vigore,
IX
perché, anche se mi affanno,
scrivere resta solo un grande inganno.
UNO STUPIDO CANE HO NELL’ANIMA
Uno stupido cane ho nell’anima;
la sua della mia, della vostra antonima.
Abbaia da dentro una diversa morale,
fedele, osserva, il cielo in temporale,
morde alle costole che sono grate,
scruta mille distinte luci solari o lunari,
plana sui mari, come avesse le ali,
poi scende, riposa le sue zampe leali,
attende, le posa su terre bagnate,
le fende, le sposa su uggiosi altari.
Adesso il sole è un po’ spento,
ma certamente ritornerà qua,
è il vento, lo sente, lo sento in ogni momento
anch’io che sempre solo mi lamento;
senza filtro che gioia la vita ci dà.
X
RIMBALZI D’AMORE
Con un sospiro rincorro un pensiero…
-Un filo di voce, timido ma fiero, e torno prepotente a chiamarlo per nome:
“Amore, mi rimbalzi dai sogni fino al cuore!”-
Passeggere del vento parole mai dome,
come folgori, eludendo distanze ed ore,
giungeranno ai tuoi sensi risvegliando un antico sapore.
Nel lento movimento conferito al firmamento,
anch’io mi faccio notturno passeggero del vento,
scorgendo in una stella la stilla che ti dipinse le chiome.
VAMPIRO SMARRITO
XI
Avvinto, stretto girando per strada, all’improvviso mi scopro nessuno,
goccia vespertina di rugiada, allor che l’sol su lei si posa,
consumandola pria de la sua rosa: sì son fatto, com’ogne cosa.
Mordo!
Mondo, sembri un cilindro senza fondo! Cielo, di notte, se’ raduno!
Grottesco sipario, baratro di prestigiatori dell’immondo.
Nera fragranza di malinconie sono le tue sinfonie,
disarmonie, focolai di fiele, tutto ciò che non sia miele.
Elucubrazioni fallaci che ci conducono alla stele.
SOGNI
Ho sognato il mare, senza orizzonti,
XII
si poteva amare, senza farsi conti;
e la luna piangeva e forse anche le stelle,
come scia che cadeva, musicando dolci favelle:
“Ridi nei miei pensieri;
loro si rincorrono, fuggono, come i ricordi di ieri,
si fanno neri, mi attraggono,
come i tuoi capelli… magneti!
Si placano! Tu sorgi, io con te, con noi il Sole,
che ridesta i sensi ma confonde le parole.”
Ma udito il tristo vento,
che gela il sangue e lascia il cor sgomento,
dal sogno mi ridesto
e l’orizzonte riappare
con le sue creste amare,
e son mesto e mi detesto.
VELLUTO ROSSO
Velluto rosso mi stringe il cuore
e capisco che non posso
mentre tristi passano le mie ore.
In sogno sei vera e sei la vita
e sai quanto di te ho bisogno,
lo sai quando ti sfioro dolcemente con le dita.
In sogno vorrei sentirti ridere
anche di frasi fatte o frivole
sapere se siamo solo favole
o due da non dividere
XIII
Vorrei toccarti col suono del mio cuore,
guardarti quando dormi,
quando passano le nuvole, mentre scorrono le ore.
Dirti: "Se al cinema la vita vola insieme ai corvi,
la mia segue la scia dei tuoi ricordi
e la vetrina dei miei giorni non ha gioielli da esporvi
se non i tuoi occhi complici dei nostri accordi".
Ma oggi soffia un vento che conosce gli umori
ed un sole maligno modella sul tuo viso
un sorriso, frutto dei suoi più accesi colori.
M’opprime un dolore senza posa
e non oso sperare ancora
che la mia musa torni giocosa.
E’ il vorticoso urlo di un uragano,
è la tua fredda mano,
stretta ad un amore profano.
LIMEN
esistono confini?
A limite di te
R icorderò il sorriso.
A l limine di te
T ravolto e ucciso.
A limine di te
È il lido ambito
L ’approdo mio accudito.
A l limite di te
T rovo il fomite di me.
E ntità che non sa…
XIV
R ealtà o concetto fa?
R elatività e gravità a lopp
A d eternare il mio barbarico yawp.
LA VITA E’ FATTA A SCALE…
Quando quel buio {Nero è il cammino;}
Che mi assale {Grigio il mio umore,}
Passerà, {Meno la speranza, che non muore.}
sorgerà {Turchese è il sogno;}
oltre il rabbuio {Verde il colore del mondo;}
un raggio di sole. {Giallo ciò a cui agogno.}
Volerò vicino al mare {Dal blu nasce la vita;}
e sentirò sulla mia pelle {Col rosa lancio la mia sfida;}
L’intenso sapore del sale. {In grigio-blu sarà la salita;}
Nella natura avrò un’amica, {L’azzurro del cielo mi farà da guida.}
nella mia vita un nuovo amore, {Rosso è il sangue nelle vene;}
lontano dagli occhi di una donna, {Viola il colore di questa passione,}
lontano dal ricordo d’un’ispida iena {Prugna il tempo che la contiene;}
via da chi, mio cuore, ancora ti possiede. {Indaco è la libertà, il potere della sua attrazione.}
PASSO DOPO PASSO
Passo dopo passo
Mi dimetto da figlio,
da te, che mi chiamavi giglio,
XV
dal tuo ventre grasso
e dal tuo finto appiglio.
Passo dopo passo
Le mie parole scagliate
Come, nella sabbia, un sasso,
si stendono sbagliate, stonate,
soffocate da troppo fracasso.
Passo dopo passo rinasco
In un mondo che non conosco
Ma non mi nascondo nel sottobosco
Fra gente dal fare losco.
Sì riesco! Cresco, esco…
UTOPIA
Si vesta la città di oricalco,
che adorni la via che or calco.
Dolce fiorir di chi attende luce,
segui il fluir che Natura t’induce.
Per codesto cammìn, ser maniscalco,
ferra bene ‘l destrier ch’ora cavalco,
perché aspro è l’gir che ci conduce,
ne da noi avrà più prece Polluce.
Di tal tempo che va e non ci cura
Forse male girò in me la rota,
e la voce morrà anch’immatura.
XVI
Ma se poi varcherò quell’alte mura,
si forte griderò: “Sol tu, Natura!”,
che ogni falso dio n’avrà paura.
CICLOPICO CICLO
Scorre latte e scorre vino,
vita e morte in un ciclo divino.
Al pascolo un capro, un asino e un toro,
animali fecondi, per l’età dell’oro,
poi una lince un leone e una pantera,
belve feroci, che corrono per la morte nera.
Si odono silenzi di cimbali, flauti e tamburi,
segni nefasti di giorni duri.
Sogni nefandi di pasti impuri
Verranno infranti da oleastri duri.
Or s’attarda a sbeffeggiarlo il coro,
quel mostro ch’io col sen divoro;
così era scritto nel destino,
come del mio arduo cammino
e dei pari miei la sventurata schiera,
al contrario degli stolti o degli avanzi di galera.
BAU! BAU!
Bau! Bau!
Cane che corre
Corre perso nella caffeina
Lucido di notte e di mattina
XVII
Cane-corrente,
ma non mi sente.
Bau! Bau!
Bau!Bau!
Cane-parlante insegue Cane-corrente
- Perché non sente Cane-corrente? –
Corre nella torre silente…
Non sente non sente!
Sarà coerente?
Bau!Bau! Dice cane-parlante
“Fuori dalla torre spendente
c’è gente che si perde, in bilico, pendente!
Manca eccitante, serve stimolanteeeeee!”
Ma Cane che corre non sente.
Poi una voce…
Cane-Parlante la insegue perché anche lui corre veloce.
E’ Cane-Corrente, affamato, feroce:
“Cane che corre mangia Cane che corre,
di più non occorre a Cane che corre!”
-dice-
“Cane-Corrente è più elettrico di tutti i cavi
e di tutti i collegamenti elettrici che ci stanno attorno!”
- e non si contraddice-
Ma Cane-parlante guarda fuori e non vede cavi,
guarda e vede solo Cani che si perdono, dentro la torre e attorno.
Bau!Bau! E più non dice…
Vorrebbe dire bau! Tace!
TINDARI
XVIII
Tindari vento Maestrale
Ed io un granello di sale…
Ah! Tindari agro antico,
vico sì allegro d’altari,
sei in tutto quello che dico,
fra tali penosi affari,
alleviando quel tristo peso
per cui fatico, son leso.
Sei in tutto quello che faccio,
fra silenzi protervi; taccio,
fra sospiri acerbi; giaccio,
ancora, nel sogno di ieri,
o nel gioco di ricordare
tutti i tuoi lievi sentieri.
Sei in tutto quello da dare,
Superbainmaredilino,
per chiosar più giusto cammino.
UN UOMO SOLO
Ad ogni passo che mi accingo a fare
cresce il peso di quel macigno,
lo porto dentro come un tumore maligno.
E’ il sacco delle vergogne che non riesco a lavare,
il sapore amaro di una vita per caso,
odor di terra ove vorrei sprofondare
quando la gente insiste e ci ficca il naso.
Ho paura di ciò che sto per diventare.
Sento quel dolore come ritmo in battere e levare,
voce che vorrebbe uscire per lottare,
gridare: "Non mollare! Non mollare!"
XIX
Rinchiuso in questa torre solitaria,
ormai confondendo la notte col meriggio,
la tavolozza del cuore mi si scolora, più non varia.
Posso solo mescolare il nero col grigio
e allora resto a lambiccar parole come veleno,
a sentir che mai più tornerà l’agognato sereno.
DANZE DI DIMENTICATI EROI NELLE MIE STANZE
S’incalzano secoli, anni ed ore,
ma la forza della ragione non muore.
Invitto il Sol riveste e adorna il mio mantello,
che già con Giuliano fu di stolti gran fardello.
Varco le soglie del “giardino”d’Epicuro
E se il mondo va altrove, più non me ne curo,
che giammai elucubrazioni in versetti o sure,
ai suoi o ai miei pensieri e versi, posero cesure.
E allora corro verso la corte di Corinto,
che forte per mano e senno di Sisifo s’eresse
tanto che il nobil loco mai d’alcun fu deriso e vinto,
XX
onde costui padre dell’arte e dell’ingegno s’elesse.
Con tutti questi Ulisse, Democrito, Lucrezio e Plotino,
ed ancora Mirandola, Valla, Poliziano e Ficino,
s’aprono, nelle mie nostalgiche stanze,
di dimenticati eroi, le trionfali danze.
LUCI ED OMBRE
Ombre come fantasmi spesso oscurano il sole.
Restiamo indifesi come bambini appena nati,
nudi di fronte al primo dolore.
Si, neonato, anch'io, adesso
ma senza più vagito,
al suo posto un rimpianto
e per culla un tormento,
sotto un ponte ad allattarmi di vino.
Troppi sogni di stelle cadenti,
ed il mio cielo ha smarrito ogni luce.
Sotto quei relitti mi addormento
fra bestemmie e preghiere smarrite
ma nel cuore la convinzione
che dopo ogni notte arriva l'alba
e nella sua luce la voglia
di riprendere il cammino.
Forse non solo sogni
tracciano il nostro cammino
anche la volontà di condividere
XXI
di non lasciarsi andare in un baratro
è la mano amica che aiuta
la faticosa risalita
e nel nascere di un’emozione
il cielo si ricompone di stelle
come una coperta di luce
illumina la notte
mentre le ombre si diradano
e nell'abbraccio del sole
riscopro la gioia...
del pensiero, della vita, dell'amore.
MONOCROMIA D’AMORE
Fuori dal tempo risuona il tuo nome,
che il tempo dell’amore è tempo, e come,
sì, ma privo dei rintocchi di minuti ed ore;
forse è più una vibrazione che risuona in petto,
proprio come il tuo nome, ch’è violino, ed io ne son l’archetto.
Un fiocco di neve, una lacrima, un giro di danza,
dipinti in chiaroscuro su tele rosse monocrome,
nostre luci ed ombre, nostra epitome,
ed anche ricordo, nostra ultima immota speranza.
UN BACIO NELL’ETERNO
Questa è la storia di un amore vagabondo,
di un piccolo uomo e del suo angelo biondo,
della penna di un poeta d’un mattino
con la pena del fischio sordo d’un treno assassino.
XXII
Solo se vedrete due ali d’uccelli sfiorarsi al tramonto
Potrete capire fino in fondo ciò ch’io vi racconto.
“Ho colto dall’albero d’Eterno,
lì, nella Città dall’aulico sermo,
il dolce frutto ch’ ancora cerno,
non dal paradiso ma da un delicato inferno,
un bacio che solo per il mio cuore infermo
rese immoto il mondo e ‘l tempo fermo”.
Fu lei, l’angelo biondo, ad iscriverle nel vento,
le parole che a me, piccolo uomo, anche con tutto l’intento,
non riusciva di incidere nello specchio di cielo fra Trastevere e Gianicolo.
Così quel faro, con un portento, divenne il mio cimento,
veicolo che preserva il ricordo dal pericolo
e, legato e stretto a lei, mi conduce, con un tuffo di cuore,
al sogno in cui rivedo quel Trionfo d’Amore.
VARIAZIONE SUL TEMA DELLA CANZONETTA. ( ABC ABC DDC )
Ricordo! Sì m’han detto:
"Amor qui non è eterno,
sboccia e sfiorisce…"
Concludeva il verdetto:
"Cede al primo verno
e muor come si pasce!".
Ma se fingo di star bene,
lei scorge le mie pene.
Sento che amor rinasce!
Me lo disse un poeta,
XXIII
che, smarrito n’fra’suoi versi,
perse tutto, pur la vita.
Si, parole di seta,
ov’anch’io quasi mi persi.
Il tornar fu gran salita!
Così colei comprese
che le sue mani tese
furon corde per cui m’ersi.
DE ITALIA
Cum cor aspexisset operis magnas ruinas
Eum sibi visum est dixisse “video te, reginam,
erigentem templa ad humanas intellegentias…
succumbentem barbaro semini, captam”.
Eadem cura servo Messanae,
quae caput inclinant, et Italianae.
Terrae, tu fieret stulta ob violentiam!
Scribens, sentio vacuum, absentiam.
Nunc pugnandum est pro libertate,
nunc exorandum pro impii pietate,
dum firmo tempus latinis litteris.
Appeto vitam etiam trans mare.
Nos iubet amare!
(Mirando il cor di opra magna ruina,
par ch’a se dica: “io ti vidi regina,
innalzar templi d’umana conoscenza…
XXIV
soccomber, capta, a barbara semenza”
Medesima pena Serbo a Messina
E ad un’Italia che il capo china.
O Mondo, fatto stolto dalla violenza!
Mentre scrivo, sento il vuoto, l’assenza.
Ora dobbiam lottare per la libertà,
ora pregare per, degli empi, la pietà.
fermo il tempo con parole latine!
Sogno la vita, anche oltre il mare.
A noi è ordinato di amare!)
A TE CHE SEI POETA
XXV
Come una candela
Che consuma la sua cera
Mentre brilla nella sera,
sono la chimera impressa sulla tela
che cattura il segno d’un artista
e lo trasmette all’apprendista.
Sono spirito di foglia
Che si posa sulla soglia,
vista che contempla il prima e il dopo,
parole e luoghi senza scopo;
se per te non hanno un senso
si tinge di bianco questo mondo immenso.
Sono vita che si getta in pista
Ed infinita potrebbe continuar la lista…
Ma vivo solo grazie a chi mi sente
E senza “te” non sono niente.
L’APPRENDISTA
Non sono un poeta modello,
le mie rime sincere
sanno di vino novello.
Sono pane appena sfornato,
- forse è vero -
Delle volte troppo salato.
Nel cervello come un tarlo,
ti logoro mentre parlo.
Sono figlio dell’uomo
l’uomo che forse lo è di Caino,
XXVI
con tutto il suo casino,
di odio di sangue di guerre mai domo.
Sono solo il tuo specchio
sul quale ti rifletterai anche da vecchio,
mi riconoscerai non dagli occhi, solo, forse, da un orecchio.
Sono solo al limite;
tutte ragazze timide!
In un mondo senza codice,
mi sento il fomite
di concezioni poco solide
da romanzo d’appendice.
Sono solo un apprendista poeta futurista
Che si concede questa stupida lista
e si racconta come se rispondesse ad un’intervista:
Ideale? No! Ma idealista!
A Casa? Casinista!
Nel sociale? Ovviamente, libertario socialista!
Nel diritto? Egalitarista!
Contro la droga? Sono il primo a scendere in pista!
Problemi? Come vedi posso farne una gran lista.
Sono solo un cantante
Da serenate umide,
uso parole sante
che sbiadiscono anche l’iride.
Ma adesso è tardi per reagire
a questo modo di far rime
l’unica via, forse, è quella di dormire.
XXVII
COME PIOGGIA SUI QUADRI
(Inverno)
Potevo essere pietra, albero, la sublime ingannatrice estetica dei variopinti colori di Sicilia o persino il mio
gatto scorrazzante per il giardino, ma era come se non fossi, come se non esistessi o, peggio, esistessi solo
nel riflesso; vita come specchio della polvere e del tempo di questa mia terra. Potevo essere in loro, non in
me, sabbia e tempo spazzati via dai venti di scirocco o di tramontana, che importa... spazzato via comunque,
come chiunque qui, inesorabilmente, come pioggia sui quadri, coi propri "sé", coi propri "fuori di sé" e con i
"fu". Allora gettai lo sguardo oltre l'orizzonte, in su, e mi accorsi delle stelle e mi accorsi che brillavano per
me, che, con un semplice sguardo, ero l'uomo che nutriva le stelle, fiaccola e cibo per l'Universo intero, e mi
bastava.
E, tuttavia, in pochi condensati giorni, fra tutti questi precoci tramonti, raggi docili e sommessi, melanconiche
nubi, guizzanti piovaschi, primi timi freddi, è celata la più alta poesia delle stagioni. Morte, vita e attesa di
vita insieme in un ciclo continuo a mescolare le carte. Questa fu la vita; ora comincia il ricordo, il sogno, altra
vita ancora.
La nebbia, densa e lieve, calando a coprire i contorni delle montagne, investe sull’uscio i miei occhi. Mentre
lo sguardo, camminando, si perde lungo le contorte linee che piegano, finché luce vorrà, le montagne alle
sue voluttà, incrocia lì nei Gemelli il freddo brillare di Giove e, più ad est, la Luna già alta, farsi piena. Ora la
macchina morde l’asfalto e tutto ciò che incontra; il plotone degli imponenti pilastri dell’autostrada ed i
guizzanti fanali al di sopra di essi; la foschia all'orizzonte, sul mare; due vecchiette di spalle, chine per gli anni,
a leggere carte da morto. L’ultimo raggio di sole si spegne tra i filari accesi (meno uno) del Corso colorando
di fuoco un batuffolo di nuvola arruffato; può essere sia tu? Ma Il tempo scivola, passa e l’ombra della notte
sta spezzando già la velleità delle montagne le cui linee pure avevano resistito a quelle della nebbia, della
foschia e del mare. Non passa il fischio di un piccolo treno locale a due carrozze, non i suoi tre fari veloci verso
Palermo che ne illuminano la sagoma, non il pensiero di te, così lontana, altra in altri luoghi, chissà dove,
chissà perché… perché torni di tanto in tanto al tramonto sconosciuta compagna di tramonti ormai perduti.
Potevo dissi quando ero, ora che più non sono, che sono altro, che sono ricordo o sogno o pensiero o materia
plasmabile, ora voglio essere. Voglio essere tempesta, onda selvaggia vestita di vento e agghindata di spuma,
a scuotere la spiaggia, a fare un grande rumore, a stropicciare i cieli e sposarli con terra e mare... e poi voglio
passare veloce, sì veloce, lasciandomi alle spalle quello stesso mare e quella stessa terra che ho davanti, non
senza prima sporgermi per scorgerli, finalmente svelati, nudi, generare un mondo migliore.
Siamo noi quei sassi sulle sponde,
portato dei flussi delle onde.
Siamo noi, smussi, orbite tonde;
torniamo coi riflussi all'acque monde
e brulli e scussi e rotti il fondo c'asconde.
(Estate)
La finestra accesa sul fuoco azzurro del cielo, vaso d'Hermes scaldato da un sonnacchioso Febo e giù i vapori
di mare dove si perdono vele bianche ed ombre di isole lontane esalanti fumo e verde scuro e terre arse e la
sigaretta che si lascia consumare...
Osservo, su muretti imbiancati e deserti, promesse, ormai spogli graffiti d'amore d'amori migrati chissà dove,
lontani, perduti. Stanno lì, alberi spogli d'abbracci e baci soffiati via dal vento, a riempirmi le narici d'odor di
petricore, fiochi come i lumi - smorzati dalla pioggia e da un cielo cinerino più denso e più vivo - delle ultime
XXVIII
giostrine in disarmo. Settembre ti osservo, pittore precario d'addii, colorare le ombre degli ultimi attardati
migranti (che qui chiamiamo turisti) nell'acqua morta sui cigli delle strade del mare prima che evaporino
verso i focolari delle loro nuove terre. Mi osservo a riempirmi di te, dei tuoi odori, del gelsomino ancora in
fiore e della pioggia e del gusto genuino delle more e, in silenzio -neanche il tempo di dire un "t'amo!" -, a
cadere in amore per le creature generate dal tuo cielo veloce. Ancora d'estate, nasce così il mio autunno ed
il mio rito, la mia processione, si compie su strade deserte, sì, ma non vuote e le mie spalle sostengono solo
la vita, solo il tuo morbido cielo, non pesanti rappresentazioni di vita in legno morto.
Ad un dipresso
Da vita ad altra vita
Limite m'arresta
Il passo perde voce
Ma il silenzio trova foce;
Il tempo allo spazio s'avvita.
Nel solco d'un furtivo amplesso
Alligna quell'aperta cresta.
XXIX
Armando Di Carlo
Tutti i diritti riservati
Si ringrazia Simona Palladino per le illustrazioni esclusive ed originali.
ISBN | 9788892670990
Prima edizione digitale: 2017
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in
alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.
Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore
e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

More Related Content

What's hot

Poesie stilnovistiche iia
Poesie stilnovistiche iiaPoesie stilnovistiche iia
Poesie stilnovistiche iiaCristinaGalizia
 
Poesie sparse sul cuor della terra
Poesie sparse sul cuor della terraPoesie sparse sul cuor della terra
Poesie sparse sul cuor della terraCristinaGalizia
 
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici CristinaGalizia
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merinichiarina83
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merinichiarina83
 
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)elnovovassor
 
Un limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoUn limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoelnovovassor
 
The coevasi ointerattivodemo
The coevasi ointerattivodemoThe coevasi ointerattivodemo
The coevasi ointerattivodemoTheCoevas
 
The Fake Acrobat
The Fake AcrobatThe Fake Acrobat
The Fake Acrobatcaiopezzola
 
Intensificazioni di un'anima in estasi
Intensificazioni di un'anima in estasiIntensificazioni di un'anima in estasi
Intensificazioni di un'anima in estasimiklm1
 
Testi letterari di carlo alberto turrini
Testi letterari di carlo alberto turriniTesti letterari di carlo alberto turrini
Testi letterari di carlo alberto turriniCarlo Turrini
 
Autologia - specimen antologico
Autologia - specimen antologicoAutologia - specimen antologico
Autologia - specimen antologicosigismondi_marco
 
Squarci d'eliso - specimen antologico
Squarci d'eliso - specimen antologicoSquarci d'eliso - specimen antologico
Squarci d'eliso - specimen antologicosigismondi_marco
 
E' giorno - specimen antologico
E' giorno - specimen antologicoE' giorno - specimen antologico
E' giorno - specimen antologicosigismondi_marco
 
LEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
LEGGERE LEGGERO 2016 - FebbraioLEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
LEGGERE LEGGERO 2016 - FebbraioGiovanna Esse
 
LEGGERE LEGGERO - May 2016
LEGGERE LEGGERO - May 2016LEGGERE LEGGERO - May 2016
LEGGERE LEGGERO - May 2016Giovanna Esse
 

What's hot (19)

Poesie stilnovistiche iia
Poesie stilnovistiche iiaPoesie stilnovistiche iia
Poesie stilnovistiche iia
 
Poesie sparse sul cuor della terra
Poesie sparse sul cuor della terraPoesie sparse sul cuor della terra
Poesie sparse sul cuor della terra
 
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
L’amore tra le righe: caviardage stilnovistici
 
Racconto solo.con te.
Racconto solo.con te.Racconto solo.con te.
Racconto solo.con te.
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merini
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merini
 
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)Un limoncello all'inferno (prima stazione)
Un limoncello all'inferno (prima stazione)
 
Un limoncello all'inferno
Un limoncello all'infernoUn limoncello all'inferno
Un limoncello all'inferno
 
The coevasi ointerattivodemo
The coevasi ointerattivodemoThe coevasi ointerattivodemo
The coevasi ointerattivodemo
 
The Fake Acrobat
The Fake AcrobatThe Fake Acrobat
The Fake Acrobat
 
Intensificazioni di un'anima in estasi
Intensificazioni di un'anima in estasiIntensificazioni di un'anima in estasi
Intensificazioni di un'anima in estasi
 
Testi letterari di carlo alberto turrini
Testi letterari di carlo alberto turriniTesti letterari di carlo alberto turrini
Testi letterari di carlo alberto turrini
 
Un giorno qualunque
Un giorno qualunqueUn giorno qualunque
Un giorno qualunque
 
Autologia - specimen antologico
Autologia - specimen antologicoAutologia - specimen antologico
Autologia - specimen antologico
 
Squarci d'eliso - specimen antologico
Squarci d'eliso - specimen antologicoSquarci d'eliso - specimen antologico
Squarci d'eliso - specimen antologico
 
il segreto
il segretoil segreto
il segreto
 
E' giorno - specimen antologico
E' giorno - specimen antologicoE' giorno - specimen antologico
E' giorno - specimen antologico
 
LEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
LEGGERE LEGGERO 2016 - FebbraioLEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
LEGGERE LEGGERO 2016 - Febbraio
 
LEGGERE LEGGERO - May 2016
LEGGERE LEGGERO - May 2016LEGGERE LEGGERO - May 2016
LEGGERE LEGGERO - May 2016
 

Similar to Come pioggia sui quadri - Poesie che mi hanno scelto

Ricordanze Leopardiane
Ricordanze LeopardianeRicordanze Leopardiane
Ricordanze Leopardianeandrea.multari
 
...Percorrendo...
...Percorrendo......Percorrendo...
...Percorrendo...Moonjay
 
Presentazione Augusto
Presentazione AugustoPresentazione Augusto
Presentazione Augustoguest5099248
 
Poesie dall'anima
Poesie dall'animaPoesie dall'anima
Poesie dall'animaTammy Key
 
Specimen antologico ai bordi
Specimen antologico ai bordiSpecimen antologico ai bordi
Specimen antologico ai bordisigismondi_marco
 
Presentazione del 19 Maggio 2021
Presentazione del 19 Maggio 2021Presentazione del 19 Maggio 2021
Presentazione del 19 Maggio 2021Gabriele Micozzi
 
La poesia secondo Giulia
La poesia secondo GiuliaLa poesia secondo Giulia
La poesia secondo GiuliaAgati Mario
 
Le poesie di giulia e marina
Le poesie di giulia e marinaLe poesie di giulia e marina
Le poesie di giulia e marinascuola
 
Fiori E Poesie
Fiori E PoesieFiori E Poesie
Fiori E PoesieDaniela
 
1-UN-CITTADINO-DI-CARCOSA.pdf
1-UN-CITTADINO-DI-CARCOSA.pdf1-UN-CITTADINO-DI-CARCOSA.pdf
1-UN-CITTADINO-DI-CARCOSA.pdfFrancescoMorello4
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merinichiarina83
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merinichiarina83
 
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIAEran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIACristinaGalizia
 

Similar to Come pioggia sui quadri - Poesie che mi hanno scelto (20)

Amore e letteratura
Amore e letteraturaAmore e letteratura
Amore e letteratura
 
Ricordanze Leopardiane
Ricordanze LeopardianeRicordanze Leopardiane
Ricordanze Leopardiane
 
Poesia
PoesiaPoesia
Poesia
 
...Percorrendo...
...Percorrendo......Percorrendo...
...Percorrendo...
 
Poesitare
PoesitarePoesitare
Poesitare
 
Presentazione Augusto
Presentazione AugustoPresentazione Augusto
Presentazione Augusto
 
Specimen antologico
Specimen antologicoSpecimen antologico
Specimen antologico
 
A Mia Madre
A Mia MadreA Mia Madre
A Mia Madre
 
Inverno
InvernoInverno
Inverno
 
2. brezza marina
2. brezza marina2. brezza marina
2. brezza marina
 
Poesie dall'anima
Poesie dall'animaPoesie dall'anima
Poesie dall'anima
 
Specimen antologico ai bordi
Specimen antologico ai bordiSpecimen antologico ai bordi
Specimen antologico ai bordi
 
Presentazione del 19 Maggio 2021
Presentazione del 19 Maggio 2021Presentazione del 19 Maggio 2021
Presentazione del 19 Maggio 2021
 
La poesia secondo Giulia
La poesia secondo GiuliaLa poesia secondo Giulia
La poesia secondo Giulia
 
Le poesie di giulia e marina
Le poesie di giulia e marinaLe poesie di giulia e marina
Le poesie di giulia e marina
 
Fiori E Poesie
Fiori E PoesieFiori E Poesie
Fiori E Poesie
 
1-UN-CITTADINO-DI-CARCOSA.pdf
1-UN-CITTADINO-DI-CARCOSA.pdf1-UN-CITTADINO-DI-CARCOSA.pdf
1-UN-CITTADINO-DI-CARCOSA.pdf
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merini
 
Omaggio Alda Merini
Omaggio Alda MeriniOmaggio Alda Merini
Omaggio Alda Merini
 
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIAEran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
Eran i capei nostri all'aura sparsi: lo Stilnovo nelle poesie dei ragazzi-IIA
 

Come pioggia sui quadri - Poesie che mi hanno scelto

  • 1.
  • 2. I E NAUFRAGAR M’E’ AMARO IN QUESTO MARE… Ah, se non ci fosse stato il mare ad arrestare quel folle mio vagare, a donarmi gentilmente quel verso che non riuscivo a limare, lì, sotto un cielo terso, scampato ad un riflusso, perso in un riflesso lunare. Sdraiato sulla sabbia, alfin mi sono ubriacato, da un dolce piopiar di stelle cullato, coccolato dalla bottiglia fino all’ultimo bicchiere versato. Poi più nulla; non riuscivo a ricordare, fin quando qualcuno ha iniziato a gridare: “Chiamate l’ambulanza, c’è un uomo da salvare!”
  • 3. II NOTTURNO FUTURISTA -SOGNO NEL SOGNO Partorito da un ventre malato, cullato sopra un filo spinato. Sono nato sbagliato, così resto sdraiato A bordo di una vita senza timone: Niente filo per questo aquilone! Sono il nulla, l’infinito, Sono lino, fresco, ardito. L’assurdo mi ricopre e mi rende divino. Sdraiato dunque, letto, sigaretta accesa, seguo la rotta del pesier, ch’è stesa, non ha motori, senza remi, niente ali ma corre veloce, fluttua, fa mille scali, è quasi musica, è come musica, è solo musica. Flusso di note sulla materia che è carsica,
  • 4. III corrode, penetra, riemerge in uno solo movimento, se chiudo gli occhi, mi addormento, lo sentoooo! Rasento armonia, follia magia… shhhhhhh Il cuore batte, scandisce le ore; zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz Ora sono matte! Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz Cosa dissi nel sonno? Dissi d’un arte vaga Iconico-libero-armata Slegata, affatto rimata Solo paga se ripaga In parole come d’amplesso. Ora sono matte! zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz [E’ un crescendo da tenore!] Si odono saette Ed è subito gran fragore. Dalle palafitte di Singapore Vedo il mare con le sue barchette. Alzando lo sguardo vedo un maggiore E i suoi soldati con le baionette. A sinistra il cielo da un famoso editore E una caricatura che mi somiglio solo per le basette. Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz Cosa dissi nel sonno? Dissi d’un verbo deflesso Unico infinito d’eccesso Noto per i suoi effetti
  • 5. IV Altro che confetti! Reo ne fu Marinetti Tommaso Filippo, forse, certo estro e maestro di risse e di corse, e che corse! Visse con una marcia in più. Anch’io, meglio, sempre viepiù, nato schiavo fra anguste celle perché uomo, contenuto in questa fottuta pelle, EVADO Perdendomi in un varco di stelle nel lento movimento conferito al firmamento, mi faccio notturno passeggero del vento guardando dall’alto ancora più in su, ancora cercando un astro a cui dare del tu E VADO Ove questo pensiero infinito vortice divelle… Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz Va via in un momento, ecco si spegne, si è S.P.E.N.T.O. IO, FILOTTETE “Avvinto, stretto girando per strada con la mia faretra in tale rada; goccia vespertina di rugiada allor che l’sol su lei si posa consumandola pria de la sua rosa; sì son fatto, com’ogni cosa. No, non sento più il canto delle stelle, l’incanto, che mi rapì, dell’onda ribelle, ed il veleno ammorba ora viscere e pelle”.
  • 6. V Ah, Filottete, vedi di lontano quelle? Son le rocce che ti faran da celle! In domo e in campo solo onor ti mosse, ch’ad ogni passo nimiche torri v’eran scosse ed ogni palpito spirava amor, quicumque fosse, et anco ’l più valente ‘l tuo ardor rincorse, et il più savio al pensier tuo ricorse: quinci velenosa vipera ti morse! “Odo tali parole lontane nel silenzio cogente, ausilio alla feral condizione e al dolore cocente. Sì, son viro, son vero eroe, anche nello stato contingente! Ramingo in terra ostile e peregrina, son fra la mia gente, che l’uomo è lupo all’uomo, come quel dannato serpente; lui mi morse, ma il senno dei compagni m’abbandonò per niente!” ADDIO DAL FRONTE Consumerò le mie ultime ore tingendo l'odio d'amore. Succhierò il libro della vita da buon lettore, ringraziando, per quei versi, l'unico, grande, Autore. Poi? Solo sangue, timore, fragore. Come grandine che sulla terra si scaglia,
  • 7. VI così su me si poserà una mitraglia. Cadrò! Cadrò anch'io nella battaglia, come goccia nel mare, quasi senza far rumore, quasi per caso, così, senza dolore. Addio mio cuore! La pelle l'ho venduta cara, ma adesso son qui, che ti parlo da dentro una bara. Tu piangi ed io non ti consolo, perché, disteso al suolo, non riesco a gridarti: "Qui non sono solo!". Ora afferrami la mano, un ultimo regalo... una medaglia. ULTIMA CENA DEI POETI LAUREATI Mesci, o diva, sulla tavola imbandita Quel nettare fatale che dà la vita, che da questo ogni cara astrazione deriva ed il poeta informa della sua prossima riva. Un sorso; ecco! Dalla sua tenue onda Vedi nascere ed ergersi così grande Venere; Un altro ancora! e scorgi di lontano procedere Madonna Laura, pallida e bionda. Giunti così siamo a tal fragore Ed il vate improvvisa la sua Alcione,
  • 8. VII Mentre un vecchio satirico bevitore si consola col vino, vi si avvolge come fosse un maglione. Ora è calato il torpore e l’ultimo sguardo spento, indirizzato ad un piatto d’argento, Crea quell’infinito che ci incanta per ore. FRA I SILENZI DELL’ANIMA Al chiaro di Luna, fra flutti e spuma, assiso su una duna, vecchi ricordi il silenzio raduna. Mentre evapora, il cuore fuma, nel medesimo istante l’anima si consuma cercando un nome a quel dolore, provando a chiamarlo amore, perdendo di quel seme tutto il sapore. Così l’anima diviene prigione Ove non s’evade e si paga pigione. Nel silenzio cerco Dio, ma quel ch’emerge è solo l’Io ed il silenzio si fa brusio che, sospinto dal vento del deserto, reca il suo messaggio sofferto: “Hai ucciso te stesso, credendoti in eccesso”.
  • 9. VIII IN CALICE Sussurra amore e vita al risveglio Vento che non temi mai inverno, sussurra ciò ch’io non saprei dir meglio. Trasporta l’aroma di questo vino falerno; danza con me fino all’ultimo miglio, al suono del mio violino granatiglio, fino all’ultimo bacio con cui mi vesti d’eterno. ERI OVE DEVO DIRE Eri dove devo ire Ma tu non lo sapevi Perché non mi facevo capire… Colpa delle parole! Si scrivevano da sole… In fondo era la loro rivoluzione, ed io concrevi non accennai reazione. Sai odiai anch’io le parole! Le smembrai in foni e fonemi, creai morfemi ed estrapolai semantemi. Odi, fortissime odi! Ora le posseggo, ma prigioniero dei loro nodi. Le odio perché conoscono il mio timore, le odio più forte perché non hanno vigore,
  • 10. IX perché, anche se mi affanno, scrivere resta solo un grande inganno. UNO STUPIDO CANE HO NELL’ANIMA Uno stupido cane ho nell’anima; la sua della mia, della vostra antonima. Abbaia da dentro una diversa morale, fedele, osserva, il cielo in temporale, morde alle costole che sono grate, scruta mille distinte luci solari o lunari, plana sui mari, come avesse le ali, poi scende, riposa le sue zampe leali, attende, le posa su terre bagnate, le fende, le sposa su uggiosi altari. Adesso il sole è un po’ spento, ma certamente ritornerà qua, è il vento, lo sente, lo sento in ogni momento anch’io che sempre solo mi lamento; senza filtro che gioia la vita ci dà.
  • 11. X RIMBALZI D’AMORE Con un sospiro rincorro un pensiero… -Un filo di voce, timido ma fiero, e torno prepotente a chiamarlo per nome: “Amore, mi rimbalzi dai sogni fino al cuore!”- Passeggere del vento parole mai dome, come folgori, eludendo distanze ed ore, giungeranno ai tuoi sensi risvegliando un antico sapore. Nel lento movimento conferito al firmamento, anch’io mi faccio notturno passeggero del vento, scorgendo in una stella la stilla che ti dipinse le chiome. VAMPIRO SMARRITO
  • 12. XI Avvinto, stretto girando per strada, all’improvviso mi scopro nessuno, goccia vespertina di rugiada, allor che l’sol su lei si posa, consumandola pria de la sua rosa: sì son fatto, com’ogne cosa. Mordo! Mondo, sembri un cilindro senza fondo! Cielo, di notte, se’ raduno! Grottesco sipario, baratro di prestigiatori dell’immondo. Nera fragranza di malinconie sono le tue sinfonie, disarmonie, focolai di fiele, tutto ciò che non sia miele. Elucubrazioni fallaci che ci conducono alla stele. SOGNI Ho sognato il mare, senza orizzonti,
  • 13. XII si poteva amare, senza farsi conti; e la luna piangeva e forse anche le stelle, come scia che cadeva, musicando dolci favelle: “Ridi nei miei pensieri; loro si rincorrono, fuggono, come i ricordi di ieri, si fanno neri, mi attraggono, come i tuoi capelli… magneti! Si placano! Tu sorgi, io con te, con noi il Sole, che ridesta i sensi ma confonde le parole.” Ma udito il tristo vento, che gela il sangue e lascia il cor sgomento, dal sogno mi ridesto e l’orizzonte riappare con le sue creste amare, e son mesto e mi detesto. VELLUTO ROSSO Velluto rosso mi stringe il cuore e capisco che non posso mentre tristi passano le mie ore. In sogno sei vera e sei la vita e sai quanto di te ho bisogno, lo sai quando ti sfioro dolcemente con le dita. In sogno vorrei sentirti ridere anche di frasi fatte o frivole sapere se siamo solo favole o due da non dividere
  • 14. XIII Vorrei toccarti col suono del mio cuore, guardarti quando dormi, quando passano le nuvole, mentre scorrono le ore. Dirti: "Se al cinema la vita vola insieme ai corvi, la mia segue la scia dei tuoi ricordi e la vetrina dei miei giorni non ha gioielli da esporvi se non i tuoi occhi complici dei nostri accordi". Ma oggi soffia un vento che conosce gli umori ed un sole maligno modella sul tuo viso un sorriso, frutto dei suoi più accesi colori. M’opprime un dolore senza posa e non oso sperare ancora che la mia musa torni giocosa. E’ il vorticoso urlo di un uragano, è la tua fredda mano, stretta ad un amore profano. LIMEN esistono confini? A limite di te R icorderò il sorriso. A l limine di te T ravolto e ucciso. A limine di te È il lido ambito L ’approdo mio accudito. A l limite di te T rovo il fomite di me. E ntità che non sa…
  • 15. XIV R ealtà o concetto fa? R elatività e gravità a lopp A d eternare il mio barbarico yawp. LA VITA E’ FATTA A SCALE… Quando quel buio {Nero è il cammino;} Che mi assale {Grigio il mio umore,} Passerà, {Meno la speranza, che non muore.} sorgerà {Turchese è il sogno;} oltre il rabbuio {Verde il colore del mondo;} un raggio di sole. {Giallo ciò a cui agogno.} Volerò vicino al mare {Dal blu nasce la vita;} e sentirò sulla mia pelle {Col rosa lancio la mia sfida;} L’intenso sapore del sale. {In grigio-blu sarà la salita;} Nella natura avrò un’amica, {L’azzurro del cielo mi farà da guida.} nella mia vita un nuovo amore, {Rosso è il sangue nelle vene;} lontano dagli occhi di una donna, {Viola il colore di questa passione,} lontano dal ricordo d’un’ispida iena {Prugna il tempo che la contiene;} via da chi, mio cuore, ancora ti possiede. {Indaco è la libertà, il potere della sua attrazione.} PASSO DOPO PASSO Passo dopo passo Mi dimetto da figlio, da te, che mi chiamavi giglio,
  • 16. XV dal tuo ventre grasso e dal tuo finto appiglio. Passo dopo passo Le mie parole scagliate Come, nella sabbia, un sasso, si stendono sbagliate, stonate, soffocate da troppo fracasso. Passo dopo passo rinasco In un mondo che non conosco Ma non mi nascondo nel sottobosco Fra gente dal fare losco. Sì riesco! Cresco, esco… UTOPIA Si vesta la città di oricalco, che adorni la via che or calco. Dolce fiorir di chi attende luce, segui il fluir che Natura t’induce. Per codesto cammìn, ser maniscalco, ferra bene ‘l destrier ch’ora cavalco, perché aspro è l’gir che ci conduce, ne da noi avrà più prece Polluce. Di tal tempo che va e non ci cura Forse male girò in me la rota, e la voce morrà anch’immatura.
  • 17. XVI Ma se poi varcherò quell’alte mura, si forte griderò: “Sol tu, Natura!”, che ogni falso dio n’avrà paura. CICLOPICO CICLO Scorre latte e scorre vino, vita e morte in un ciclo divino. Al pascolo un capro, un asino e un toro, animali fecondi, per l’età dell’oro, poi una lince un leone e una pantera, belve feroci, che corrono per la morte nera. Si odono silenzi di cimbali, flauti e tamburi, segni nefasti di giorni duri. Sogni nefandi di pasti impuri Verranno infranti da oleastri duri. Or s’attarda a sbeffeggiarlo il coro, quel mostro ch’io col sen divoro; così era scritto nel destino, come del mio arduo cammino e dei pari miei la sventurata schiera, al contrario degli stolti o degli avanzi di galera. BAU! BAU! Bau! Bau! Cane che corre Corre perso nella caffeina Lucido di notte e di mattina
  • 18. XVII Cane-corrente, ma non mi sente. Bau! Bau! Bau!Bau! Cane-parlante insegue Cane-corrente - Perché non sente Cane-corrente? – Corre nella torre silente… Non sente non sente! Sarà coerente? Bau!Bau! Dice cane-parlante “Fuori dalla torre spendente c’è gente che si perde, in bilico, pendente! Manca eccitante, serve stimolanteeeeee!” Ma Cane che corre non sente. Poi una voce… Cane-Parlante la insegue perché anche lui corre veloce. E’ Cane-Corrente, affamato, feroce: “Cane che corre mangia Cane che corre, di più non occorre a Cane che corre!” -dice- “Cane-Corrente è più elettrico di tutti i cavi e di tutti i collegamenti elettrici che ci stanno attorno!” - e non si contraddice- Ma Cane-parlante guarda fuori e non vede cavi, guarda e vede solo Cani che si perdono, dentro la torre e attorno. Bau!Bau! E più non dice… Vorrebbe dire bau! Tace! TINDARI
  • 19. XVIII Tindari vento Maestrale Ed io un granello di sale… Ah! Tindari agro antico, vico sì allegro d’altari, sei in tutto quello che dico, fra tali penosi affari, alleviando quel tristo peso per cui fatico, son leso. Sei in tutto quello che faccio, fra silenzi protervi; taccio, fra sospiri acerbi; giaccio, ancora, nel sogno di ieri, o nel gioco di ricordare tutti i tuoi lievi sentieri. Sei in tutto quello da dare, Superbainmaredilino, per chiosar più giusto cammino. UN UOMO SOLO Ad ogni passo che mi accingo a fare cresce il peso di quel macigno, lo porto dentro come un tumore maligno. E’ il sacco delle vergogne che non riesco a lavare, il sapore amaro di una vita per caso, odor di terra ove vorrei sprofondare quando la gente insiste e ci ficca il naso. Ho paura di ciò che sto per diventare. Sento quel dolore come ritmo in battere e levare, voce che vorrebbe uscire per lottare, gridare: "Non mollare! Non mollare!"
  • 20. XIX Rinchiuso in questa torre solitaria, ormai confondendo la notte col meriggio, la tavolozza del cuore mi si scolora, più non varia. Posso solo mescolare il nero col grigio e allora resto a lambiccar parole come veleno, a sentir che mai più tornerà l’agognato sereno. DANZE DI DIMENTICATI EROI NELLE MIE STANZE S’incalzano secoli, anni ed ore, ma la forza della ragione non muore. Invitto il Sol riveste e adorna il mio mantello, che già con Giuliano fu di stolti gran fardello. Varco le soglie del “giardino”d’Epicuro E se il mondo va altrove, più non me ne curo, che giammai elucubrazioni in versetti o sure, ai suoi o ai miei pensieri e versi, posero cesure. E allora corro verso la corte di Corinto, che forte per mano e senno di Sisifo s’eresse tanto che il nobil loco mai d’alcun fu deriso e vinto,
  • 21. XX onde costui padre dell’arte e dell’ingegno s’elesse. Con tutti questi Ulisse, Democrito, Lucrezio e Plotino, ed ancora Mirandola, Valla, Poliziano e Ficino, s’aprono, nelle mie nostalgiche stanze, di dimenticati eroi, le trionfali danze. LUCI ED OMBRE Ombre come fantasmi spesso oscurano il sole. Restiamo indifesi come bambini appena nati, nudi di fronte al primo dolore. Si, neonato, anch'io, adesso ma senza più vagito, al suo posto un rimpianto e per culla un tormento, sotto un ponte ad allattarmi di vino. Troppi sogni di stelle cadenti, ed il mio cielo ha smarrito ogni luce. Sotto quei relitti mi addormento fra bestemmie e preghiere smarrite ma nel cuore la convinzione che dopo ogni notte arriva l'alba e nella sua luce la voglia di riprendere il cammino. Forse non solo sogni tracciano il nostro cammino anche la volontà di condividere
  • 22. XXI di non lasciarsi andare in un baratro è la mano amica che aiuta la faticosa risalita e nel nascere di un’emozione il cielo si ricompone di stelle come una coperta di luce illumina la notte mentre le ombre si diradano e nell'abbraccio del sole riscopro la gioia... del pensiero, della vita, dell'amore. MONOCROMIA D’AMORE Fuori dal tempo risuona il tuo nome, che il tempo dell’amore è tempo, e come, sì, ma privo dei rintocchi di minuti ed ore; forse è più una vibrazione che risuona in petto, proprio come il tuo nome, ch’è violino, ed io ne son l’archetto. Un fiocco di neve, una lacrima, un giro di danza, dipinti in chiaroscuro su tele rosse monocrome, nostre luci ed ombre, nostra epitome, ed anche ricordo, nostra ultima immota speranza. UN BACIO NELL’ETERNO Questa è la storia di un amore vagabondo, di un piccolo uomo e del suo angelo biondo, della penna di un poeta d’un mattino con la pena del fischio sordo d’un treno assassino.
  • 23. XXII Solo se vedrete due ali d’uccelli sfiorarsi al tramonto Potrete capire fino in fondo ciò ch’io vi racconto. “Ho colto dall’albero d’Eterno, lì, nella Città dall’aulico sermo, il dolce frutto ch’ ancora cerno, non dal paradiso ma da un delicato inferno, un bacio che solo per il mio cuore infermo rese immoto il mondo e ‘l tempo fermo”. Fu lei, l’angelo biondo, ad iscriverle nel vento, le parole che a me, piccolo uomo, anche con tutto l’intento, non riusciva di incidere nello specchio di cielo fra Trastevere e Gianicolo. Così quel faro, con un portento, divenne il mio cimento, veicolo che preserva il ricordo dal pericolo e, legato e stretto a lei, mi conduce, con un tuffo di cuore, al sogno in cui rivedo quel Trionfo d’Amore. VARIAZIONE SUL TEMA DELLA CANZONETTA. ( ABC ABC DDC ) Ricordo! Sì m’han detto: "Amor qui non è eterno, sboccia e sfiorisce…" Concludeva il verdetto: "Cede al primo verno e muor come si pasce!". Ma se fingo di star bene, lei scorge le mie pene. Sento che amor rinasce! Me lo disse un poeta,
  • 24. XXIII che, smarrito n’fra’suoi versi, perse tutto, pur la vita. Si, parole di seta, ov’anch’io quasi mi persi. Il tornar fu gran salita! Così colei comprese che le sue mani tese furon corde per cui m’ersi. DE ITALIA Cum cor aspexisset operis magnas ruinas Eum sibi visum est dixisse “video te, reginam, erigentem templa ad humanas intellegentias… succumbentem barbaro semini, captam”. Eadem cura servo Messanae, quae caput inclinant, et Italianae. Terrae, tu fieret stulta ob violentiam! Scribens, sentio vacuum, absentiam. Nunc pugnandum est pro libertate, nunc exorandum pro impii pietate, dum firmo tempus latinis litteris. Appeto vitam etiam trans mare. Nos iubet amare! (Mirando il cor di opra magna ruina, par ch’a se dica: “io ti vidi regina, innalzar templi d’umana conoscenza…
  • 25. XXIV soccomber, capta, a barbara semenza” Medesima pena Serbo a Messina E ad un’Italia che il capo china. O Mondo, fatto stolto dalla violenza! Mentre scrivo, sento il vuoto, l’assenza. Ora dobbiam lottare per la libertà, ora pregare per, degli empi, la pietà. fermo il tempo con parole latine! Sogno la vita, anche oltre il mare. A noi è ordinato di amare!) A TE CHE SEI POETA
  • 26. XXV Come una candela Che consuma la sua cera Mentre brilla nella sera, sono la chimera impressa sulla tela che cattura il segno d’un artista e lo trasmette all’apprendista. Sono spirito di foglia Che si posa sulla soglia, vista che contempla il prima e il dopo, parole e luoghi senza scopo; se per te non hanno un senso si tinge di bianco questo mondo immenso. Sono vita che si getta in pista Ed infinita potrebbe continuar la lista… Ma vivo solo grazie a chi mi sente E senza “te” non sono niente. L’APPRENDISTA Non sono un poeta modello, le mie rime sincere sanno di vino novello. Sono pane appena sfornato, - forse è vero - Delle volte troppo salato. Nel cervello come un tarlo, ti logoro mentre parlo. Sono figlio dell’uomo l’uomo che forse lo è di Caino,
  • 27. XXVI con tutto il suo casino, di odio di sangue di guerre mai domo. Sono solo il tuo specchio sul quale ti rifletterai anche da vecchio, mi riconoscerai non dagli occhi, solo, forse, da un orecchio. Sono solo al limite; tutte ragazze timide! In un mondo senza codice, mi sento il fomite di concezioni poco solide da romanzo d’appendice. Sono solo un apprendista poeta futurista Che si concede questa stupida lista e si racconta come se rispondesse ad un’intervista: Ideale? No! Ma idealista! A Casa? Casinista! Nel sociale? Ovviamente, libertario socialista! Nel diritto? Egalitarista! Contro la droga? Sono il primo a scendere in pista! Problemi? Come vedi posso farne una gran lista. Sono solo un cantante Da serenate umide, uso parole sante che sbiadiscono anche l’iride. Ma adesso è tardi per reagire a questo modo di far rime l’unica via, forse, è quella di dormire.
  • 28. XXVII COME PIOGGIA SUI QUADRI (Inverno) Potevo essere pietra, albero, la sublime ingannatrice estetica dei variopinti colori di Sicilia o persino il mio gatto scorrazzante per il giardino, ma era come se non fossi, come se non esistessi o, peggio, esistessi solo nel riflesso; vita come specchio della polvere e del tempo di questa mia terra. Potevo essere in loro, non in me, sabbia e tempo spazzati via dai venti di scirocco o di tramontana, che importa... spazzato via comunque, come chiunque qui, inesorabilmente, come pioggia sui quadri, coi propri "sé", coi propri "fuori di sé" e con i "fu". Allora gettai lo sguardo oltre l'orizzonte, in su, e mi accorsi delle stelle e mi accorsi che brillavano per me, che, con un semplice sguardo, ero l'uomo che nutriva le stelle, fiaccola e cibo per l'Universo intero, e mi bastava. E, tuttavia, in pochi condensati giorni, fra tutti questi precoci tramonti, raggi docili e sommessi, melanconiche nubi, guizzanti piovaschi, primi timi freddi, è celata la più alta poesia delle stagioni. Morte, vita e attesa di vita insieme in un ciclo continuo a mescolare le carte. Questa fu la vita; ora comincia il ricordo, il sogno, altra vita ancora. La nebbia, densa e lieve, calando a coprire i contorni delle montagne, investe sull’uscio i miei occhi. Mentre lo sguardo, camminando, si perde lungo le contorte linee che piegano, finché luce vorrà, le montagne alle sue voluttà, incrocia lì nei Gemelli il freddo brillare di Giove e, più ad est, la Luna già alta, farsi piena. Ora la macchina morde l’asfalto e tutto ciò che incontra; il plotone degli imponenti pilastri dell’autostrada ed i guizzanti fanali al di sopra di essi; la foschia all'orizzonte, sul mare; due vecchiette di spalle, chine per gli anni, a leggere carte da morto. L’ultimo raggio di sole si spegne tra i filari accesi (meno uno) del Corso colorando di fuoco un batuffolo di nuvola arruffato; può essere sia tu? Ma Il tempo scivola, passa e l’ombra della notte sta spezzando già la velleità delle montagne le cui linee pure avevano resistito a quelle della nebbia, della foschia e del mare. Non passa il fischio di un piccolo treno locale a due carrozze, non i suoi tre fari veloci verso Palermo che ne illuminano la sagoma, non il pensiero di te, così lontana, altra in altri luoghi, chissà dove, chissà perché… perché torni di tanto in tanto al tramonto sconosciuta compagna di tramonti ormai perduti. Potevo dissi quando ero, ora che più non sono, che sono altro, che sono ricordo o sogno o pensiero o materia plasmabile, ora voglio essere. Voglio essere tempesta, onda selvaggia vestita di vento e agghindata di spuma, a scuotere la spiaggia, a fare un grande rumore, a stropicciare i cieli e sposarli con terra e mare... e poi voglio passare veloce, sì veloce, lasciandomi alle spalle quello stesso mare e quella stessa terra che ho davanti, non senza prima sporgermi per scorgerli, finalmente svelati, nudi, generare un mondo migliore. Siamo noi quei sassi sulle sponde, portato dei flussi delle onde. Siamo noi, smussi, orbite tonde; torniamo coi riflussi all'acque monde e brulli e scussi e rotti il fondo c'asconde. (Estate) La finestra accesa sul fuoco azzurro del cielo, vaso d'Hermes scaldato da un sonnacchioso Febo e giù i vapori di mare dove si perdono vele bianche ed ombre di isole lontane esalanti fumo e verde scuro e terre arse e la sigaretta che si lascia consumare... Osservo, su muretti imbiancati e deserti, promesse, ormai spogli graffiti d'amore d'amori migrati chissà dove, lontani, perduti. Stanno lì, alberi spogli d'abbracci e baci soffiati via dal vento, a riempirmi le narici d'odor di petricore, fiochi come i lumi - smorzati dalla pioggia e da un cielo cinerino più denso e più vivo - delle ultime
  • 29. XXVIII giostrine in disarmo. Settembre ti osservo, pittore precario d'addii, colorare le ombre degli ultimi attardati migranti (che qui chiamiamo turisti) nell'acqua morta sui cigli delle strade del mare prima che evaporino verso i focolari delle loro nuove terre. Mi osservo a riempirmi di te, dei tuoi odori, del gelsomino ancora in fiore e della pioggia e del gusto genuino delle more e, in silenzio -neanche il tempo di dire un "t'amo!" -, a cadere in amore per le creature generate dal tuo cielo veloce. Ancora d'estate, nasce così il mio autunno ed il mio rito, la mia processione, si compie su strade deserte, sì, ma non vuote e le mie spalle sostengono solo la vita, solo il tuo morbido cielo, non pesanti rappresentazioni di vita in legno morto. Ad un dipresso Da vita ad altra vita Limite m'arresta Il passo perde voce Ma il silenzio trova foce; Il tempo allo spazio s'avvita. Nel solco d'un furtivo amplesso Alligna quell'aperta cresta.
  • 30. XXIX Armando Di Carlo Tutti i diritti riservati Si ringrazia Simona Palladino per le illustrazioni esclusive ed originali. ISBN | 9788892670990 Prima edizione digitale: 2017 © Tutti i diritti riservati all’Autore Youcanprint Self-Publishing Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE) info@youcanprint.it www.youcanprint.it Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.