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Interazioni madre-bambino e padre-bambino durante l’alimentazione
in un campione non riferito: uno studio empirico sul rischio
psicopatologico genitoriale
Mother-child and father-child interactions during feeding in a non referred sample:
an empirical study on the parental psychopathological risk
LUCA CERNIGLIA1
, GIULIA BALLAROTTO2
, ANGELA ROCCO2
, SILVIA CIMINO2
1
Università Telematica Internazionale Uninettuno, Roma
2
Sapienza Università, Roma
Ricerche
RIASSUNTO: Obiettivo: Il presente lavoro ha l’obiettivo di studiare la qualità delle interazioni genitore-
bambino durante l’alimentazione a 24 mesi d’età, prendendo in considerazione la possibile influenza del ri-
schio psicopatologico genitoriale e del coinvolgimento materno e paterno, valutato in termini di tempo, de-
dicato all’accudimento del bambino. Metodo: Ad un campione costituito da N=50 famiglie non referred, è
stata applicata la Scala di Valutazione dell’Interazione Alimentare (SVIA), separatamente per la diade madre-
bambino e padre-bambino; inoltre, entrambi i genitori hanno compilato la SCL-90-R e una scheda anamne-
stica in cui hanno indicato le ore settimanali di impegno nella cura del figlio. Risultati: I risultati mostrano
che la qualità delle interazioni alimentari madre-bambino differisce da quella padre-bambino. In particola-
re, le interazioni madre-bambino evidenziano punteggi significativamente meno disadattivi rispetto alle in-
terazioni padre-bambino nelle quattro sottoscale della SVIA. Inoltre, sintomi materni di ansia fobica e di idea-
zione paranoide predicono un’interazione alimentare non contingente con il figlio, mentre sintomi paterni
di somatizzazione predicono un’interazione caratterizzata da scambi conflittuali. Non sono emerse associa-
zioni tra il coinvolgimento genitoriale (in termini di tempo dedicato all’accudimento) e la qualità delle inte-
razioni alimentari con il proprio figlio. Conclusioni: i risultati mostrano che le madri e i padri hanno spe-
cifiche modalità di interazione con i loro figli durante l’alimentazione, che sembrano collegarsi alle caratte-
ristiche del profilo di rischio psicopatologico individuale di entrambi i genitori.
PAROLE CHIAVE: Interazioni alimentari genitore-bambino, Rischio psicopatologico genitoriale, Coinvolgi-
mento nell’accudimento del bambino.
ABSTRACT: Objective: The present study explores the quality of mother-child and father-child interac-
tions with 24-month-olds during feeding, taking into account possible influences of parental psychopatho-
logical risk and time spent by the parent with the child. The quality of mother-infant interactions during feed-
ing has been extensively studied and its impact on children’s psychological functioning has been broadly
investigated both in clinical and community samples. In recent years, the role of fathers as resilience and/or
risk factors for possible outcomes in children’s mental health has been considered, and several studies have
focused on paternal involvement. Methods: Families were recruited in Italian daycare centers (N=50 fami-
lies) and assessed through an observation of the feeding operated in the families’ homes (SVIA). A team of
trained psychologists video-recorded mother-infant and father-infant interactions separately in two different
sessions whose order was randomly decided. A self-report questionnaire for parental psychopathological risk
(SCL-90-R) was completed by the parents independently at home. Moreover, parents provided information
about the amount of time spent with their children. The Italian version of the observational scale during feed-
ing (SVIA) has 40 items-rated on a four-point Likert Scale-and four subscales: Affective State of the Parent,
Interactional Conflict, Food Refusal Behaviours of the Child, Affective State of the Dyad. The Simptom Check
List-90-Revised (SCL-90-R) is a 90-item self-report symptom inventory for the assessment of psychological
symptoms and psychological distress. It is scored and interpreted in terms of nine primary subscales and
three Global Indices of Distress. Results: Results show that the overall quality of mother-child interactions
infanzia
e
adolescenza
Vol. 13, n. 3, 2014
L. Cerniglia, et al.: Interazioni madre-bamibino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito
139
terazione madre-bambino sia padre-bambino eviden-
ziando, in particolare, come la relazione con quest’ul-
timo genitore abbia un impatto rilevante, come possi-
bile fattore protettivo e/o di rischio, per l’eventuale svi-
luppo di disturbi psicopatologici infantili (Kwon, Jeon,
Lewsader e Elicker, 2012; Lamb e Lewis, 2007).
In riferimento allo specifico contesto dell’alimentazio-
ne, la ricerca internazionale si è concentrata principal-
mente sulle interazioni madre-bambino, in quanto le
madri sono state tradizionalmente considerate i principa-
li punti di riferimento per l’alimentazione dei propri figli
(Campbell, Andrianopoulos, Hesketh, Ball, Crawford,
Brennan, Corsini e Timperio, 2010; Patrick, Nicklas, Hu-
ghes e Morales, 2005). Tuttavia, negli ultimi decenni, i
ruoli dei genitori e le loro responsabilità sono mutate,
prevalentemente a causa del maggiore coinvolgimento
della donna nel mondo del lavoro. Ciò ha dato avvio a
nuovi studi che si sono focalizzati sulle abitudini del pa-
dre nell’interazione con i loro figli durante l’alimentazio-
ne e sulle caratteristiche psicologiche e/o psicopatologi-
che di questo genitore (Khandpur, Blaine, Fisher e Da-
vison, 2014). Blissett e Haycraft (2011) non hanno evi-
denziato differenze tra gli stili interattivi della madre e del
padre durante i pasti del bambino; inoltre hanno rileva-
to che i padri si sentivano personalmente responsabili,
come le madri, dell’organizzazione dei pasti e della scel-
ta dei cibi (Mallan, Nothard, Thorpe, Nicholson, Wilson,
Scuffham e Daniels, 2013). Altri autori, come Hendy,
Williams, Camise, Eckman e Hedemann (2009) hanno ri-
scontrato che i padri, rispetto all’organizzazione dei pa-
sti dei bambini, non erano attenti alla qualità dei cibi as-
sunti dal bambino, ma tendevano ad essere interessati a
concludere il pasto del bambino, indipendentemente
dalla quantità dei vari nutrienti proposti. Altre ricerche
hanno mostrato che i padri erano maggiormente propen-
si ad incoraggiare i figli a mangiare, attraverso suggeri-
menti verbali o non verbali, ragionamenti, pressioni e in-
centivi durante l’alimentazione (Haycraft e Blissett, 2008;
Orrell-Valente, Hill, Brechwald, Dodge, Pettit e Bates,
2007), ma senza utilizzare minacce o punizioni (Tschann,
Introduzionen
La letteratura scientifica internazionale relativa alla
prima infanzia concorda nel ritenere che la qualità
dell’interazione madre-figlio durante i primi anni di vi-
ta abbia un impatto rilevante sullo sviluppo psicologi-
co del bambino, costituendosi come uno dei fattori di
primaria importanza nel predire l’andamento delle
traiettorie evolutive infantili (Ramchandani, Domoney,
Sethna, Lamprini, Vlachos e Murray, 2013).
Tuttavia, negli ultimi decenni, numerosi contributi
teorici e clinici (Minuchin, 1974; Bronfenbrenner, 1979)
hanno sottolineato che lo studio delle dinamiche rela-
zionali all’interno della famiglia deve prendere in con-
siderazione, oltre agli scambi diadici madre-figlio, an-
che le interazioni tra il padre e il bambino nei contesti
quotidiani dell’accudimento, come il momento dell’a-
limentazione. Recenti studi hanno evidenziato che le
interazioni positive ed affettivamente coinvolgenti tra
padre e figlio possono influenzare lo sviluppo cogni-
tivo e socio-emotivo del bambino sia direttamente, at-
traverso il coinvolgimento paterno nella routine quoti-
diana, sia indirettamente, favorendo gli scambi madre-
figlio e sostenendo le interazioni triadiche all’interno
della famiglia (Brown, McBride, Bost e Shin, 2011). Il
padre, infatti, può supportare le decisioni e i compor-
tamenti della madre nella gestione dei figli e/o fornire
supporto economico alla famiglia, contribuendo alla
salute emotiva ed educativa del bambino (Carlson,
2006; Atzaba-Poria, Meiri, Millikovsky, Barkai, Dunaev-
sky-Idan e Yerushalmi, 2010; Cimino, Cerniglia, Pa-
ciello e Sinesi, 2013). In linea con queste considerazio-
ni, Lamb (2010) ha evidenziato che i padri interagisco-
no con i propri figli in un modo significativamente di-
verso dalle madri: in particolare gli scambi padre-bam-
bino appaiono caratterizzati da una maggiore ricerca di
contatto fisico e questo aspetto sembra avere un ruo-
lo determinante nella promozione dei processi di rego-
lazione emotiva nel bambino (Feldman, 2003). Negli
ultimi anni, quindi, la ricerca si è focalizzata sia sull’in-
during feeding was significantly less maladaptive than that of father-child interactions. Mothers’ psychopatho-
logical risks (namely phobic anxiety and paranoid ideation) predicted the general quality of their interac-
tions with their children during feeding in the direction of less contingent and less sensitive exchanges. Fa-
thers’ psychopathological risk (namely somatization symptoms) predicted a more severe conflict in their in-
teractions with their child during feeding. No association was found between maternal and paternal involve-
ment and the quality of interactions with their children. Conclusions: In sum, our results show that moth-
ers and fathers have their own specific interactional styles with their children during feeding, which are im-
pacted by different and particular issues originating from both the parents’ individual psychological profile.
KEY WORDS: Parent-child interactions during feeding, Parental psychopathology risk, Parental involvement.
Gregorich, Penilla, Pasch, de Groat, Flores, Deardorff,
Greenspan e Butte, 2013; Haycraft e Blissett, 2012). In
particolare, l’età dei bambini è risultata essere una varia-
bile importante nello studio delle dinamiche emotive e
comportamentali tra padri e figli durante i pasti. I padri
dei bambini più grandi riportavano un minor utilizzo del
cibo per regolare l’attivazione emotiva dei figli (ad esem-
pio, evitavano di proporre il cibo come mezzo per inter-
rompere il pianto del bambino oppure sceglievano di
non offrire un cibo particolare come premio al fine di in-
terrompere un comportamento problematico del figlio),
rispetto ai padri di bambini più piccoli. Inoltre, con i
bambini più grandi, tendevano a controllare l’ingestione
di cibi se vi erano preoccupazioni rispetto ad una situa-
zione di sovrappeso (Musher-Eizenman, de Lauzon-Guil-
lain, Holub, Leporc e Charles, 2009).
Gli studi più specifici sul rischio psicopatologico
delle madri e dei padri sembrano connettere questa
variabile ad interazioni disadattive genitore-bambino
durante i pasti, specialmente durante i primi due an-
ni di vita e in contesti socialmente disagiati (Horodyn-
ski e Arndt, 2005). Infatti, famiglie con genitori che
mostravano sintomi di rischio psicopatologico in varie
aree, sembravano avere difficoltà nel rispondere con-
tingentemente alle nuove abilità e ai segnali mostrati
dai loro figli in particolari fasi dello sviluppo, come
durante lo svezzamento e l’inizio dell’alimentazione
autonoma (Birch, Fisher e Davison, 2003).
Nonostante sia stato rilevato che un’associazione fra
psicopatologia materna e paterna possa predire uno
stile co-genitoriale dominato da cicli interattivi negati-
vi con il bambino durante il gioco e l’alimentazione
(Pinquart e Teubert, 2010), solo recentemente alcuni
studi empirici su campioni clinici e non clinici hanno
tentato di valutare l’impatto dei sintomi psicopatologi-
ci paterni sulla salute mentale del bambino, con par-
ticolare riferimento al costrutto del coinvolgimento.
In questa direzione, diverse ricerche hanno messo in
luce che i padri con un coinvolgimento elevato con il
proprio figlio (coinvolgimento valutato in termini di
tempo trascorso con il bambino) sembravano avere
dei figli con maggiori capacità empatiche e relaziona-
li (Cerniglia, Cimino, Ballarotto e Monniello, 2014;
Pleck, 2010). Se gran parte della letteratura scientifica
ha considerato la quantità di tempo trascorsa dai pa-
dri con i figli come indice di coinvolgimento, ricerche
più recenti sembrano rilevare l’importanza di valutare
più attentamente la qualità delle interazioni padre-fi-
glio, indipendentemente dal tempo trascorso nelle
pratiche di accudimento, per comprendere i meccani-
smi secondo i quali il coinvolgimento del padre può
Infanzia e adolescenza, 13, 3, 2014
140
avere un effetto positivo sullo sviluppo del bambino
(Stueve e Pleck, 2001). Lamb (2013) sottolinea il ruo-
lo della sensibilità e della disponibilità al coinvolgi-
mento così come il significato del supporto paterno
durante le interazioni. Inoltre, la teoria dell’attacca-
mento suggerisce che il coinvolgimento paterno pos-
sa promuovere lo sviluppo adattivo del bambino in
quanto può favorire un modello di attaccamento in-
fantile sicuro connesso al benessere psicologico in età
evolutiva (Brown, McBride, Shin e Bost, 2007). Tutta-
via, nella letteratura sull’attaccamento, è stata riserva-
ta una limitata attenzione alla qualità delle interazioni
padre-figlio durante l’alimentazione e alle possibili as-
sociazioni con esiti adattivi e/o disadattivi nello svilup-
po emotivo-comportamentale del bambino.
Le ricerche empiriche che hanno preso in conside-
razione campioni clinici di padri e di madri e il loro
impatto sulla qualità dell’interazione alimentare con i
figli hanno messo in luce come la pressione paterna a
mangiare sia stata correlata con bulimia e sintomi re-
strittivi paterni (Blissett, Meyer e Haycraft, 2006). Inol-
tre, i disturbi alimentari e la depressione materna sem-
brano essere le difficoltà psicopatologiche più fre-
quentemente associate a modelli di interazione disa-
dattivi madre-bambino durante i pasti (Cimino, Cerni-
glia e Paciello 2014; Watkins, Cooper e Lask, 2012). In-
fatti, è emerso che madri depresse e con disturbi del
comportamento alimentare mostrano un minor coin-
volgimento nell’interazione con il bambino durante
l’alimentazione e possono presentare ansia, irritazione
e intrusività; possono inoltre manifestare difficoltà nel
riconoscere empaticamente e modulare gli stati affet-
tivi del figlio durante i pasti (Ammaniti, Lucarelli, Ci-
mino, D’Olimpio e Chatoor, 2010).
Le ricerche che hanno tentato di evidenziare l’effet-
to bidirezionale dell’interazione tra i genitori e il bam-
bino durante i pasti hanno utilizzato metodi d’osserva-
zione che prendono in considerazione diversi conte-
sti verbali e non verbali (Hughes, Frankel, Beltran,
Hodges, Hoerr, Lumeng, Tovar e Kremers, 2013). Mol-
ti di questi studi hanno focalizzato l’attenzione sul
gioco quotidiano, mentre solo poche ricerche si sono
concentrate sulle interazioni tra il genitore e il bambi-
no durante i pasti (Blisset, 2011). In questo ambito, è
stato suggerito come l’interazione genitore-bambino
durante l’alimentazione costituisca un contesto interat-
tivo fondamentale in cui i bambini iniziano a ricono-
scere e a decodificare i segnali verbali e non verbali,
ponendo particolare attenzione all’alternanza dei tur-
ni e al riconoscimento dei propri segnali interni di fa-
me e sazietà all’interno di un contesto relazionale con-
L. Cerniglia, et al.: Interazioni madre-bamibino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito
141
tingente ed affettivamente connotato che promuove
un’autoregolazione efficace (Black e Aboud, 2011).
Sulla base delle premesse teoriche e cliniche breve-
mente delineate, la presente ricerca si pone l’obietti-
vo generale di approfondire le interazioni madre-bam-
bino e padre-bambino in un campione non clinico,
considerando la possibile influenza del rischio psico-
patologico genitoriale e del tempo trascorso dai geni-
tori nell’accudimento e nella cura del bambino.
In particolare, il presente lavoro si pone i seguenti
obiettivi specifici:
1) Valutare la qualità delle interazioni madre-figlio e
padre-figlio durante l’alimentazione;
2) Valutare il rischio psicopatologico dei genitori;
3) Verificare la possibile influenza del rischio psicopato-
logico genitoriale e del coinvolgimento in termini di
ore dedicate alla cura del bambino sulla qualità del-
le interazioni tra il genitore e il figlio durante il pasto.
Metodon
Descrizione del campione
Per il campione valutato nella presente ricerca sono
state selezionate cinquanta famiglie (N=50) grazie alla
collaborazione di venti asili nido del Centro Italia. I bam-
bini (N=32 femmine e N=18 maschi) avevano un’età
compresa fra i 23 e i 26 mesi (d.s.= 1,88) e l’età media dei
genitori era 34.5 anni (d.s.=1.2) per i padri e 31.68 anni
(d.s.=1.97) per le madri. L’89% dei bambini era primoge-
nito e il 73% è stato allattato al seno nel primo anno di
vita. Il 91% delle coppie era sposato e tutte le famiglie ap-
partenevano ad uno status socio-economico di livello
medio (SES-Hollingshead, 1975). Il 94% dei genitori con-
viveva (il 3% dei genitori che conviveva non era sposa-
to) e l’82% delle famiglie aveva una doppia entrata eco-
nomica. Tutti i compagni delle madri selezionate per
questo studio erano i padri biologici dei bambini e tutti i
genitori appartenevano alla razza caucasica. Sia le madri
sia i padri selezionati per la presente ricerca erano coin-
volti nell’accudimento con i loro figli quotidianamente
[tempo medio speso settimanalmente dalle madri con i
loro bambini: 76.1 ore (d.s.= 2.3); tempo medio speso
settimanalmente dai padri con i figli: 23.6 ore (d.s.= 3.51)].
Procedura
Un gruppo di psicologi specificamente formati per
gli obiettivi della presente ricerca ha preso contatti con
venti asili nido nel Centro-Italia, presentando gli sco-
pi dello studio. Per la selezione del campione sono
stati utilizzati i seguenti criteri: 1) età dei bambini com-
presa fra 23 e 26 mesi; 2) assenza di disturbi fisici o/o
mentali nei genitori e nei bambini; 3) gestione dell’a-
limentazione del bambino effettuata da entrambi i ge-
nitori, frequentemente in assenza dell’altro partner im-
pegnato nel proprio contesto lavorativo. Le famiglie
che hanno accettato di partecipare alla ricerca hanno
compilato un modulo per il consenso informato nel
quale erano dettagliatamente spiegate le varie fasi del-
lo studio. Tutte le diadi genitore-bambino nel campio-
ne sono state osservate nelle loro abitazioni tramite vi-
deoregistrazioni di venti minuti durante un pasto prin-
cipale; le interazioni alimentari madre-bambino e pa-
dre-bambino sono state effettuate in due giornate dif-
ferenti usando una procedura randomizzata per deci-
dere l’ordine con cui effettuare le osservazioni. Le vi-
deoregistrazioni sono state condotte da psicologi spe-
cificatamente addestrati nell’uso dello strumento osser-
vativo SVIA e sono state codificate da due valutatori
indipendenti che hanno utilizzato sia un sistema car-
ta-matita sia un software di codifica (Lucarelli, Cimino,
Perucchini, Speranza, Ammaniti e Ercolani, 2002). La
SVIA è stata scelta perché è l’unica procedura che va-
luta specificatamente le interazioni genitore-bambino
durante l’alimentazione, validata per la popolazione
italiana (Lucarelli et al., 2002). Successivamente, è sta-
ta consegnata ad entrambi i genitori la Symptom
Checklist-90-Revised per valutare il rischio psicopato-
logico. Questo strumento è stato compilato indipen-
dentemente da ciascun genitore. Infine, ciascun geni-
tore ha compilato un modulo che richiedeva di indi-
care il numero medio di ore trascorse nell’accudimen-
to e nella cura del bambino durante la settimana.
Strumenti
– La Symptom Checklist-90-R (SCL-90-R) (Derogatis,
Lipman e Covi, 1973; Derogatis, 1994) è un questio-
nario self-report che fornisce una misura standardiz-
zata dello status psicologico e/o psicopatologico
attuale, applicabile a popolazioni normali o psi-
chiatriche di adulti e di adolescenti. La SCL-90-R
permette di ottenere un ampio spettro di informa-
zioni sull’esperienza soggettiva attuale di benesse-
re e/o di disagio psicologico, consentendo di effet-
tuare screening sia in ambito clinico che di ricerca.
I punteggi ottenuti sono interpretati sulla base di
nove dimensioni primarie: 1) Somatizzazione, 2)
Ossessione compulsione, 3) Sensibilità interperso-
nale, 4) Depressione, 5) Ansia, 6) Ostilità, 7) Ansia
fobica, 8) Ideazione paranoide, 9) Psicoticismo.
Inoltre, sulla base di tre Indici Globali (Indice di
Gravità Globale, Indice di Disturbo dei Sintomi Po-
sitivi, Indice Totale dei Sintomi Positivi), la SCL-90-
R fornisce il livello di gravità e l’ampiezza del di-
stress psicologico individuale relativo alle nove di-
mensioni primarie misurate. Questo strumento può
anche evidenziare cluster di sintomi associati a spe-
cifiche condizioni psicopatologiche (ad es., distur-
bi affettivi e di personalità). La coerenza interna
della versione italiana, testata su un campione di
adolescenti e di adulti, è soddisfacente (coefficien-
te alpha compreso tra 0.70 e 0.96) e il cut-off clini-
co è risultato pari ad 1 (Prunas, Sarno, Preti, Maded-
du e Perugini, 2012).
– La Scala di Valutazione dell’Interazione Alimenta-
re Genitore-Bambino (SVIA) (Lucarelli et al., 2002)
è l’adattamento italiano della Feeding Scale (Cha-
toor, Getson, Menvielle, Brasseaux, O’Donnell, Ri-
vera e Mrazek, 1997). La Scala di Valutazione del-
l’interazione alimentare genitore-bambino (SVIA)
misura un ampio spettro di comportamenti interat-
tivi e identifica modalità relazionali normali e/o a ri-
schio tra il genitore e il bambino durante gli scam-
bi alimentari (Lucarelli et al., 2002); la Scala è appli-
cabile ai bambini di età compresa tra 1 e 36 mesi.
Prevede la videoregistrazione dell’interazione geni-
tore-bambino nel contesto dell’alimentazione per
almeno 20 minuti e, grazie alla successiva codifica,
è possibile la valutazione di un’ampia gamma di
comportamenti interattivi. È suddivisa in quattro
sottoscale: Stato Affettivo del genitore (codifica lo
stato affettivo del genitore e il conseguente stato af-
fettivo del bambino in relazione alla qualità del
supporto genitoriale e alle capacità auto-regolative
del bambino); Conflitto Interattivo (rileva le intera-
zioni caratterizzate da una comunicazione conflit-
tuale, non collaborativa e non empatica tra i due
partner); Comportamenti di Rifiuto Alimentare del
Bambino (esamina i pattern alimentari del bambi-
no riconducibili ad una difficile regolazione di sta-
to durante il pasto e alla scarsa assunzione di cibo);
Stato Affettivo della Diade (analizza in quale misu-
ra i pattern alimentari del bambino siano o meno il
risultato di una regolazione interattiva, cui concor-
rono entrambi i partner). Il punteggio, misurato su
una Scala Likert a quattro punti da 0 a 3 (assente,
poco, abbastanza, molto), per ogni sottoscala, è
stato confrontato con i valori normativi riferiti al
Infanzia e adolescenza, 13, 3, 2014
142
campione italiano di standardizzazione. L’indice di
accordo tra codificatori, misurato su ognuno degli
item, mediante correlazioni r di Pearson, è compre-
so tra 0.7 e 1 per un sottogruppo di 182 bambini
normali e tra 0.9 e 1 per un sottogruppo di 182
bambini con disturbi alimentari (pari al 50% del to-
tale). I valori di attendibilità sono risultati buoni, va-
riando tra 0.79 e 0.96.
– Scheda anamnestica per rilevare il coinvolgimento
genitoriale: In linea con la letteratura scientifica sul-
la valutazione del coinvolgimento genitoriale
(Brown et al., 2007; 2011; Mallan et al., 2013), è sta-
ta costruita una scheda anamnestica in cui i due ge-
nitori, separatamente, hanno indicato, in termini di
ore, il tempo medio settimanale trascorso nella cu-
ra e nell’accudimento del proprio bambino.
Analisi dei dati
Per esaminare la qualità dei modelli di interazione
genitore-bambino durante l’alimentazione, sono state
effettuate una serie di analisi della varianza multivaria-
ta (MANOVA) sulle dimensioni relazionali della SVIA.
Successivamente, sono state condotte le analisi univa-
riate e i test post-hoc di Duncan, utilizzando la corre-
zione di Bonferroni. Inoltre, il rischio psicopatologico
materno e paterno è stato valutato attraverso una se-
rie di MANOVA che sono state eseguite sui punteggi
degli indici globali e delle sottoscale dell’ SCL-90-R. In-
fine, sono state condotte due analisi di regressione
multipla per indagare la possibile influenza del rischio
psicopatologico genitoriale (misurato con la SCL-90-R)
e del coinvolgimento in termini di ore dedicate alla cu-
ra del bambino (misurato con i dati emersi dalla sche-
da anamnestica) sulla qualità delle interazioni tra il ge-
nitore e il figlio durante il pasto (misurate attraverso le
quattro sottoscale della SVIA). In tutte le analisi che
sono state effettuate, il sesso del bambino non ha mo-
strato alcun effetto significativo sulle variabili. Tutte le
analisi statistiche sono state condotte con il software
SPSS (versione 20.0).
Risultatin
Valutazione della qualità delle interazioni madre-
bambino e padre-bambino durante l’alimentazione
Le analisi della varianza multivariata (MANOVA) ef-
fettuate sulle quattro sottoscale della SVIA mostrano
L. Cerniglia, et al.: Interazioni madre-bamibino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito
143
che i punteggi dei padri risultano significativamente
più elevati di quelli delle madri in tutte le sottoscale
(p<0.01) (Tabella 1). Nessun soggetto, né madre né
padre, supera i cut-offs italiani per la popolazione cli-
nica (Lucarelli et al., 2002).
Valutazione del rischio psicopatologico genitoriale
Le analisi della varianza multivariate (MANOVA) ef-
fettuate sugli indici globali e sulle nove dimensioni
della SCL-90-R mostrano che i padri, rispetto alle ma-
dri, riportano punteggi significativamente più elevati
nell’Indice di Severità Globale (GSI) e in tutte le nove
sottoscale dell’SCL-90-R (p<0.001; p<0.01) (Tabella 2).
Nessun soggetto, né madre né padre, supera i cut-off
italiani per la popolazione clinica agli indici globali e
alle nove sottoscale (Prunas et al., 2012).
Valutazione della possibile influenza del rischio
psicopatologico genitoriale e del coinvolgimento in
termini di ore dedicate alla cura del bambino sulla
qualità delle interazioni tra il genitore e il figlio
durante il pasto
Sono state condotte due analisi di regressione mul-
tipla separatamente per madri e padri al fine di inda-
gare la possibile influenza del GSI e delle nove sotto-
scale dell’ SCL-90-R e del coinvolgimento genitoriale
(in termini di ore spese nella cura del bambino) su tut-
te le dimensioni relazionali della SVIA.
Madri: i risultati mostrano che punteggi materni
più alti nella sottoscala Ansia Fobica predicono pun-
teggi più elevati nelle dimensioni Stato Affettivo del ge-
nitore (p<0.05), Rifiuto Alimentare del Bambino
(p<0.05) e Stato Affettivo della diade (p<0.05). La sot-
toscala Ideazione Paranoide predice punteggi più ele-
vati nella sottoscala Rifiuto Alimentare del Bambino
(p<0.05). Il coinvolgimento (in termini di ore spese
dalla madre nell’accudimento del bambino) non mo-
stra risultati significativi sulla qualità delle interazioni
alimentari.
Padri: i risultati mostrano che punteggi paterni più
alti nella sottoscala Somatizzazione predicono punteg-
gi più elevati nella sottoscala Conflitto interattivo
(p<0.05). Il coinvolgimento (in termini di ore spese dal
padre nell’accudimento del bambino) non mostra ri-
sultati significativi sulla qualità delle interazioni ali-
mentari. I risultati e i valori delle analisi di regressio-
ne sono mostrati nella Tabella 3.
Discussionen
Il presente contributo empirico si è posto l’obietti-
vo di esaminare le caratteristiche specifiche delle inte-
razioni genitore-bambino durante l’alimentazione, te-
nendo in considerazione la possibile influenza del ri-
schio psicopatologico dei genitori e del loro coinvol-
gimento in termini di tempo dedicato all’accudimento
del bambino.
Tabella 1 - Medie e deviazioni standard dei punteggi di ma-
dri e padri alle quattro sottoscale della SVIA, risultati del te-
st F di Fisher e indicazione del livello di significatività.
Madri Padri Fisher F p
Test (1,98)
Stato Affettivo 4.97 (3.03) 9.28 (3.32) 45,94 <0.001
del Genitore
Conflitto 4.02 (3.19) 7.59 (4.05) 24,12 <0.001
Interattivo
Rifiuto 2.09 (1.71) 4.66 (2.51) 35,93 <0.001
Alimentare
del Bambino
Stato Affettivo 2.38 (1.79) 4.05 (2.71) 13,11 <0.001
della Diade
Tabella 2 - Medie e deviazioni standard dei punteggi di madri
e padri al GSI e alle nove dimensioni della SCL-90-R, risultati
del test F di Fisher e indicazione del livello di significatività.
Madri Padri Fisher F p
Test
Somatizzazione 0.13 (0.08) 0.27 (0.35) 7,04 <0.01
Ossessione- 0.1 (0.12) 0.43 (0.79) 8,11 <0.01
Compulsione
Sensibilità 0.11 (0.1) 0.31 (0.42) 10,56 <0.01
Interpersonale
Depressione 0.12 (0.11) 0.28 (0.3) 12,7 <0.01
Ansia 0.11 (0.13) 0.48 (0.77) 11,57 <0.01
Ostilità 0.1 (0.15) 0.3 (0.2) 16,55 <0.001
Ansia fobica 0.13 (0.13) 0.35 (0.43) 11,92 <0.01
Ideazione 0.08 (0.13) 0.27 (0.36) 13,31 <0.001
Paranoide
Psicoticismo 0.16 (0.12) 0.33 (0.31) 12,53 <0.01
Indice di Gravità 0.2 (0.05) 0.33 (0.4) 14,96 <0.001
Globale
Infanzia e adolescenza, 13, 3, 2014
144
Nonostante la qualità delle interazioni madre-bam-
bino in campioni clinici e non clinici durante l’ali-
mentazione sia stata ampiamente studiata in campo
nazionale e internazionale (Ammaniti et al., 2010; Blis-
sett e Haycraft, 2011), relativamente poche ricerche si
sono occupate di valutare la qualità delle interazioni
padre-bambino durante i pasti (Feldman, 2003).
La letteratura presente in questo ambito ha ottenu-
to risultati contrastanti: alcuni autori, come Braungart-
Rikier, Courtney e Garwood (1999) hanno messo in lu-
ce che le madri e i padri non presentano differenze nel
loro livello di sensibilità e di contingenza nei confron-
ti dei figli durante le interazioni alimentari, altre ricer-
che hanno riscontrato divergenze tra i due genitori nel
riconoscimento dei segnali emotivi e comportamenta-
li dei loro bambini durante i pasti nei primi tre anni di
vita (Notaro e Volling, 1999). I nostri risultati si collo-
cano in accordo con i lavori che hanno individuato sti-
li relazioni differenti tra madri e padri durante l’alimen-
tazione del bambino. I dati empirici del nostro studio
si situano in linea con le ricerche di Shoppe-Sullivan,
Brown, Cannon, Mangelsdorf e Sokolowski (2008) e
Lamb (2010). Secondo questi autori, i padri sembrano
mostrare una minore capacità, rispetto alle madri, nel
riconoscere i segnali di fame e di sazietà mostrati dai
loro figli e appaiono meno sensibili e contingenti alle
richieste verbali e non verbali dei loro bambini nei pri-
mi anni di vita. Infatti, i nostri dati sulla qualità delle in-
terazioni tra madre-bambino e padre-bambino duran-
te i pasti sembrano indicare che le interazioni tra il pa-
dre e il figlio si presentano maggiormente disadattive
e disfunzionali rispetto agli scambi alimentari madre-
bambino, anche se nessuna diade (madre-bambino e
padre-bambino) ha superato i cut-off clinici della po-
polazione italiana per la SVIA (Lucarelli et al., 2002). I
nostri risultati appaiono coerenti con lo studio empiri-
co di Borke, Lamm, Eickhorst e Keller (2007) che han-
no suggerito come le differenze nella qualità delle in-
terazioni madre-bambino e padre-bambino durante il
gioco e l’alimentazione possano essere correlate ad un
stile di comunicazione reciproca tra padri e figli che
differisce da quello messo in atto dalle madri e non si
collega ad un modello paterno di comportamento o di
scambio emotivo alterato ed emotivamente compro-
messo. Infatti, secondo questi studiosi, i padri sembra-
no essere più propensi a impegnarsi in interazioni “di-
stali” (come giochi di abilità), mentre le madri mostra-
no interazioni maggiormente “prossimali” (come giochi
tattili), con una qualità maggiormente contingente e re-
ciproca rispetto agli scambi padre-bambino. Anche se
con la presenza di queste differenze, questi autori ipo-
tizzano che la qualità interattiva madre-bambino e pa-
dre-bambino risulti comunque positiva ed adeguata.
Rispetto alla variabile del coinvolgimento genitoria-
le, Lamb e Lewis (2010) hanno proposto che le diver-
se modalità di interazione dei genitori con i propri fi-
gli possano essere influenzate dal tempo che la madre
e il padre dedicano al bambino. Questi autori, infatti,
hanno messo in evidenza come una sintonizzazione
paterna non ottimale ed inferiore a quella materna ne-
gli scambi interattivi con i figli nei contesti quotidiani
dell’accudimento (ad esempio, durante il gioco o il pa-
sto) potrebbe derivare da una minore quantità di tem-
po trascorso con i loro bambini rispetto alla madri. I
nostri dati empirici mettono in luce, in accordo con
Pleck (2010), come la quantità di tempo trascorsa con
il figlio in termini di ore non sia un indicatore atten-
dibile della qualità dell’interazione tra genitore e bam-
Tabella 3 - Risultati delle analisi di regressione multipla.
SVIA Ansia Fobica Ideazione Paranoide
Madri R² β t p R² β t p
Stato Affettivo 0.242 0.324 2.201 <0.05 ns ns ns ns
Rifiuto Alimentare del Bambino 0.308 0.319 2.271 <0.05 0.308 0.469 2.644 <0.05
Stato Affettivo della Diade 0.218 0.303 2.029 <0.05 ns ns ns ns
Padri Somatizzazione
R² β t p
Conflitto Interattivo 0.521 0.782 2.183 <0.05
N.B. ns=non significativo
L. Cerniglia, et al.: Interazioni madre-bamibino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito
145
bino durante gli scambi alimentari. Nel nostro studio
le modalità interattive durante l’alimentazione sem-
brano essere collegate prevalentemente all’eventuale
presenza di indicatori di rischio psicopatologico in
entrambi i genitori e non alle ore di tempo spese dal
genitore nell’accudimento del bambino.
Considerando il rischio psicopatologico genitoriale
come un fattore estremamente rilevante per lo svilup-
po emotivo-adattivo del bambino, diversi studi hanno
analizzato la qualità degli scambi relazionali diadici
durante l’alimentazione con madri con sintomi di ri-
schio psicopatologico e/o profili clinici (Ammaniti et
al., 2010; Cimino et al., 2013), mentre scarsa è la let-
teratura sul contributo del possibile rischio psicopato-
logico paterno, sia come fattore di influenza diretta sia
come moderatore o modulatore della sintomatologia
materna (Hughes et al., 2013; Mallan et al., 2013). I no-
stri risultati sembrano evidenziare come alcuni indica-
tori del rischio psicopatologico materno (in particola-
re l’ansia fobica) predicano la qualità generale delle
interazioni con i propri bambini durante l’alimentazio-
ne, nella direzione di scambi meno contingenti e sen-
sibili; inoltre, alti punteggi nella dimensione dell’idea-
zione paranoide sembrano predire interazioni madre-
bambino caratterizzate da un maggior rifiuto alimen-
tare. Questi risultati si collocano in accordo con diver-
si studi empirici che hanno evidenziato l’influenza di
profili di rischio materni sulle modalità interattive du-
rante il pasto e il gioco che si presentano poco coor-
dinate, intrusive e scarsamente sintonizzate (Cimino et
al., 2013; Haycraft e Blissett, 2012; Kwon et al., 2012).
Per quanto riguarda i padri, il rischio psicopatologico
(specificatamente la somatizzazione) sembra predire
interazioni con i loro figli caratterizzate da un maggior
conflitto interattivo, in linea con la ricerca di Atzaba-
Poria e collaboratori del 2010. Quindi, i nostri risulta-
ti mostrano come il rischio psicopatologico materno
abbia un’influenza significativamente più rilevante, ri-
spetto a quello dei padri, sulla qualità degli scambi
diadici con i loro bambini durante l’alimentazione.
Questo risultato si colloca in linea con altri studi, co-
me quello di Sarkadi, Kristiansson, Oberklaid e Brem-
berg (2008) nel quale è stato messo in luce come la
qualità delle interazioni padre-figlio siano maggior-
mente connesse con i comportamenti manifesti del
bambino, mentre le caratteristiche degli scambi diadi-
ci madre-bambino sembrano collegate ad uno spettro
più ampio di fattori, sia connessi ai comportamenti del
bambino, sia alle caratteristiche del profilo psicologi-
co e/o psicopatologico materno.
Il presente contributo empirico presenta alcuni limi-
ti: non sono state effettuate misurazioni delle caratte-
ristiche temperamentali del bambino e del suo profi-
lo emotivo-adattivo. Inoltre, non è stata valutata la
qualità dell’attaccamento tra i bambini e i loro genito-
ri. Altro aspetto da considerare come un possibile li-
mite riguarda l’utilizzo di uno strumento self-report
(SCL-90-R), per valutare i profili di rischio psicopato-
logico dei genitori, che offre un’indicazione dei sinto-
mi, ma non fornisce risultati attendibili come un’inter-
vista clinica. Infine, l’omogeneità del campione, in ter-
mini di status socio-economico, background culturale
ed area geografica di provenienza, limita la generaliz-
zazione dei risultati ad altri campioni provenienti da
paesi o culture diverse.
Tuttavia, la ricerca che abbiamo condotto sembra
avere diversi punti di forza. Ad oggi, nella letteratura
nazionale ed internazionale, non sono presenti contri-
buti empirici sulle interazioni padre-figlio durante l’a-
limentazione nei primi anni di vita in campioni non
clinici. Inoltre, per studiare i modelli diadici relaziona-
li durante il pasto, abbiamo utilizzato uno strumento
validato per la popolazione italiana e che utilizza una
metodologia di osservazione diretta nel contesto natu-
rale. La scelta di questo strumento contrasta con la
maggior parte degli studi che hanno utilizzato questio-
nari report-form compilati dai genitori per la valutazio-
ne della qualità della relazione genitori-bambino du-
rante il pasto.
Come prospettiva futura, riteniamo che possa esse-
re rilevante proseguire il nostro studio reclutando un
campione più ampio e strutturando un disegno di ricer-
ca longitudinale che possa prendere in considerazione
la stabilità e i cambiamenti nei modelli specifici di inte-
razione tra madre-bambino e padre-bambino durante
l’alimentazione, considerando l’impatto del profilo di ri-
schio psicopatologico di entrambi i genitori.
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Indirizzo per la corrispondenza:
Dott. Luca Cerniglia
Facoltà di Psicologia
Università Telematica Internazionale Uninettuno
Corso Vittorio Emanuele, 39
00185 Roma
E-mail: l.cerniglia@uninettunouniversity.net

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Interazioni madre-bambino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito: uno studio empirico sul rischio psicopatologico genitorialeCerniglia et al

  • 1. 138 Interazioni madre-bambino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito: uno studio empirico sul rischio psicopatologico genitoriale Mother-child and father-child interactions during feeding in a non referred sample: an empirical study on the parental psychopathological risk LUCA CERNIGLIA1 , GIULIA BALLAROTTO2 , ANGELA ROCCO2 , SILVIA CIMINO2 1 Università Telematica Internazionale Uninettuno, Roma 2 Sapienza Università, Roma Ricerche RIASSUNTO: Obiettivo: Il presente lavoro ha l’obiettivo di studiare la qualità delle interazioni genitore- bambino durante l’alimentazione a 24 mesi d’età, prendendo in considerazione la possibile influenza del ri- schio psicopatologico genitoriale e del coinvolgimento materno e paterno, valutato in termini di tempo, de- dicato all’accudimento del bambino. Metodo: Ad un campione costituito da N=50 famiglie non referred, è stata applicata la Scala di Valutazione dell’Interazione Alimentare (SVIA), separatamente per la diade madre- bambino e padre-bambino; inoltre, entrambi i genitori hanno compilato la SCL-90-R e una scheda anamne- stica in cui hanno indicato le ore settimanali di impegno nella cura del figlio. Risultati: I risultati mostrano che la qualità delle interazioni alimentari madre-bambino differisce da quella padre-bambino. In particola- re, le interazioni madre-bambino evidenziano punteggi significativamente meno disadattivi rispetto alle in- terazioni padre-bambino nelle quattro sottoscale della SVIA. Inoltre, sintomi materni di ansia fobica e di idea- zione paranoide predicono un’interazione alimentare non contingente con il figlio, mentre sintomi paterni di somatizzazione predicono un’interazione caratterizzata da scambi conflittuali. Non sono emerse associa- zioni tra il coinvolgimento genitoriale (in termini di tempo dedicato all’accudimento) e la qualità delle inte- razioni alimentari con il proprio figlio. Conclusioni: i risultati mostrano che le madri e i padri hanno spe- cifiche modalità di interazione con i loro figli durante l’alimentazione, che sembrano collegarsi alle caratte- ristiche del profilo di rischio psicopatologico individuale di entrambi i genitori. PAROLE CHIAVE: Interazioni alimentari genitore-bambino, Rischio psicopatologico genitoriale, Coinvolgi- mento nell’accudimento del bambino. ABSTRACT: Objective: The present study explores the quality of mother-child and father-child interac- tions with 24-month-olds during feeding, taking into account possible influences of parental psychopatho- logical risk and time spent by the parent with the child. The quality of mother-infant interactions during feed- ing has been extensively studied and its impact on children’s psychological functioning has been broadly investigated both in clinical and community samples. In recent years, the role of fathers as resilience and/or risk factors for possible outcomes in children’s mental health has been considered, and several studies have focused on paternal involvement. Methods: Families were recruited in Italian daycare centers (N=50 fami- lies) and assessed through an observation of the feeding operated in the families’ homes (SVIA). A team of trained psychologists video-recorded mother-infant and father-infant interactions separately in two different sessions whose order was randomly decided. A self-report questionnaire for parental psychopathological risk (SCL-90-R) was completed by the parents independently at home. Moreover, parents provided information about the amount of time spent with their children. The Italian version of the observational scale during feed- ing (SVIA) has 40 items-rated on a four-point Likert Scale-and four subscales: Affective State of the Parent, Interactional Conflict, Food Refusal Behaviours of the Child, Affective State of the Dyad. The Simptom Check List-90-Revised (SCL-90-R) is a 90-item self-report symptom inventory for the assessment of psychological symptoms and psychological distress. It is scored and interpreted in terms of nine primary subscales and three Global Indices of Distress. Results: Results show that the overall quality of mother-child interactions infanzia e adolescenza Vol. 13, n. 3, 2014
  • 2. L. Cerniglia, et al.: Interazioni madre-bamibino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito 139 terazione madre-bambino sia padre-bambino eviden- ziando, in particolare, come la relazione con quest’ul- timo genitore abbia un impatto rilevante, come possi- bile fattore protettivo e/o di rischio, per l’eventuale svi- luppo di disturbi psicopatologici infantili (Kwon, Jeon, Lewsader e Elicker, 2012; Lamb e Lewis, 2007). In riferimento allo specifico contesto dell’alimentazio- ne, la ricerca internazionale si è concentrata principal- mente sulle interazioni madre-bambino, in quanto le madri sono state tradizionalmente considerate i principa- li punti di riferimento per l’alimentazione dei propri figli (Campbell, Andrianopoulos, Hesketh, Ball, Crawford, Brennan, Corsini e Timperio, 2010; Patrick, Nicklas, Hu- ghes e Morales, 2005). Tuttavia, negli ultimi decenni, i ruoli dei genitori e le loro responsabilità sono mutate, prevalentemente a causa del maggiore coinvolgimento della donna nel mondo del lavoro. Ciò ha dato avvio a nuovi studi che si sono focalizzati sulle abitudini del pa- dre nell’interazione con i loro figli durante l’alimentazio- ne e sulle caratteristiche psicologiche e/o psicopatologi- che di questo genitore (Khandpur, Blaine, Fisher e Da- vison, 2014). Blissett e Haycraft (2011) non hanno evi- denziato differenze tra gli stili interattivi della madre e del padre durante i pasti del bambino; inoltre hanno rileva- to che i padri si sentivano personalmente responsabili, come le madri, dell’organizzazione dei pasti e della scel- ta dei cibi (Mallan, Nothard, Thorpe, Nicholson, Wilson, Scuffham e Daniels, 2013). Altri autori, come Hendy, Williams, Camise, Eckman e Hedemann (2009) hanno ri- scontrato che i padri, rispetto all’organizzazione dei pa- sti dei bambini, non erano attenti alla qualità dei cibi as- sunti dal bambino, ma tendevano ad essere interessati a concludere il pasto del bambino, indipendentemente dalla quantità dei vari nutrienti proposti. Altre ricerche hanno mostrato che i padri erano maggiormente propen- si ad incoraggiare i figli a mangiare, attraverso suggeri- menti verbali o non verbali, ragionamenti, pressioni e in- centivi durante l’alimentazione (Haycraft e Blissett, 2008; Orrell-Valente, Hill, Brechwald, Dodge, Pettit e Bates, 2007), ma senza utilizzare minacce o punizioni (Tschann, Introduzionen La letteratura scientifica internazionale relativa alla prima infanzia concorda nel ritenere che la qualità dell’interazione madre-figlio durante i primi anni di vi- ta abbia un impatto rilevante sullo sviluppo psicologi- co del bambino, costituendosi come uno dei fattori di primaria importanza nel predire l’andamento delle traiettorie evolutive infantili (Ramchandani, Domoney, Sethna, Lamprini, Vlachos e Murray, 2013). Tuttavia, negli ultimi decenni, numerosi contributi teorici e clinici (Minuchin, 1974; Bronfenbrenner, 1979) hanno sottolineato che lo studio delle dinamiche rela- zionali all’interno della famiglia deve prendere in con- siderazione, oltre agli scambi diadici madre-figlio, an- che le interazioni tra il padre e il bambino nei contesti quotidiani dell’accudimento, come il momento dell’a- limentazione. Recenti studi hanno evidenziato che le interazioni positive ed affettivamente coinvolgenti tra padre e figlio possono influenzare lo sviluppo cogni- tivo e socio-emotivo del bambino sia direttamente, at- traverso il coinvolgimento paterno nella routine quoti- diana, sia indirettamente, favorendo gli scambi madre- figlio e sostenendo le interazioni triadiche all’interno della famiglia (Brown, McBride, Bost e Shin, 2011). Il padre, infatti, può supportare le decisioni e i compor- tamenti della madre nella gestione dei figli e/o fornire supporto economico alla famiglia, contribuendo alla salute emotiva ed educativa del bambino (Carlson, 2006; Atzaba-Poria, Meiri, Millikovsky, Barkai, Dunaev- sky-Idan e Yerushalmi, 2010; Cimino, Cerniglia, Pa- ciello e Sinesi, 2013). In linea con queste considerazio- ni, Lamb (2010) ha evidenziato che i padri interagisco- no con i propri figli in un modo significativamente di- verso dalle madri: in particolare gli scambi padre-bam- bino appaiono caratterizzati da una maggiore ricerca di contatto fisico e questo aspetto sembra avere un ruo- lo determinante nella promozione dei processi di rego- lazione emotiva nel bambino (Feldman, 2003). Negli ultimi anni, quindi, la ricerca si è focalizzata sia sull’in- during feeding was significantly less maladaptive than that of father-child interactions. Mothers’ psychopatho- logical risks (namely phobic anxiety and paranoid ideation) predicted the general quality of their interac- tions with their children during feeding in the direction of less contingent and less sensitive exchanges. Fa- thers’ psychopathological risk (namely somatization symptoms) predicted a more severe conflict in their in- teractions with their child during feeding. No association was found between maternal and paternal involve- ment and the quality of interactions with their children. Conclusions: In sum, our results show that moth- ers and fathers have their own specific interactional styles with their children during feeding, which are im- pacted by different and particular issues originating from both the parents’ individual psychological profile. KEY WORDS: Parent-child interactions during feeding, Parental psychopathology risk, Parental involvement.
  • 3. Gregorich, Penilla, Pasch, de Groat, Flores, Deardorff, Greenspan e Butte, 2013; Haycraft e Blissett, 2012). In particolare, l’età dei bambini è risultata essere una varia- bile importante nello studio delle dinamiche emotive e comportamentali tra padri e figli durante i pasti. I padri dei bambini più grandi riportavano un minor utilizzo del cibo per regolare l’attivazione emotiva dei figli (ad esem- pio, evitavano di proporre il cibo come mezzo per inter- rompere il pianto del bambino oppure sceglievano di non offrire un cibo particolare come premio al fine di in- terrompere un comportamento problematico del figlio), rispetto ai padri di bambini più piccoli. Inoltre, con i bambini più grandi, tendevano a controllare l’ingestione di cibi se vi erano preoccupazioni rispetto ad una situa- zione di sovrappeso (Musher-Eizenman, de Lauzon-Guil- lain, Holub, Leporc e Charles, 2009). Gli studi più specifici sul rischio psicopatologico delle madri e dei padri sembrano connettere questa variabile ad interazioni disadattive genitore-bambino durante i pasti, specialmente durante i primi due an- ni di vita e in contesti socialmente disagiati (Horodyn- ski e Arndt, 2005). Infatti, famiglie con genitori che mostravano sintomi di rischio psicopatologico in varie aree, sembravano avere difficoltà nel rispondere con- tingentemente alle nuove abilità e ai segnali mostrati dai loro figli in particolari fasi dello sviluppo, come durante lo svezzamento e l’inizio dell’alimentazione autonoma (Birch, Fisher e Davison, 2003). Nonostante sia stato rilevato che un’associazione fra psicopatologia materna e paterna possa predire uno stile co-genitoriale dominato da cicli interattivi negati- vi con il bambino durante il gioco e l’alimentazione (Pinquart e Teubert, 2010), solo recentemente alcuni studi empirici su campioni clinici e non clinici hanno tentato di valutare l’impatto dei sintomi psicopatologi- ci paterni sulla salute mentale del bambino, con par- ticolare riferimento al costrutto del coinvolgimento. In questa direzione, diverse ricerche hanno messo in luce che i padri con un coinvolgimento elevato con il proprio figlio (coinvolgimento valutato in termini di tempo trascorso con il bambino) sembravano avere dei figli con maggiori capacità empatiche e relaziona- li (Cerniglia, Cimino, Ballarotto e Monniello, 2014; Pleck, 2010). Se gran parte della letteratura scientifica ha considerato la quantità di tempo trascorsa dai pa- dri con i figli come indice di coinvolgimento, ricerche più recenti sembrano rilevare l’importanza di valutare più attentamente la qualità delle interazioni padre-fi- glio, indipendentemente dal tempo trascorso nelle pratiche di accudimento, per comprendere i meccani- smi secondo i quali il coinvolgimento del padre può Infanzia e adolescenza, 13, 3, 2014 140 avere un effetto positivo sullo sviluppo del bambino (Stueve e Pleck, 2001). Lamb (2013) sottolinea il ruo- lo della sensibilità e della disponibilità al coinvolgi- mento così come il significato del supporto paterno durante le interazioni. Inoltre, la teoria dell’attacca- mento suggerisce che il coinvolgimento paterno pos- sa promuovere lo sviluppo adattivo del bambino in quanto può favorire un modello di attaccamento in- fantile sicuro connesso al benessere psicologico in età evolutiva (Brown, McBride, Shin e Bost, 2007). Tutta- via, nella letteratura sull’attaccamento, è stata riserva- ta una limitata attenzione alla qualità delle interazioni padre-figlio durante l’alimentazione e alle possibili as- sociazioni con esiti adattivi e/o disadattivi nello svilup- po emotivo-comportamentale del bambino. Le ricerche empiriche che hanno preso in conside- razione campioni clinici di padri e di madri e il loro impatto sulla qualità dell’interazione alimentare con i figli hanno messo in luce come la pressione paterna a mangiare sia stata correlata con bulimia e sintomi re- strittivi paterni (Blissett, Meyer e Haycraft, 2006). Inol- tre, i disturbi alimentari e la depressione materna sem- brano essere le difficoltà psicopatologiche più fre- quentemente associate a modelli di interazione disa- dattivi madre-bambino durante i pasti (Cimino, Cerni- glia e Paciello 2014; Watkins, Cooper e Lask, 2012). In- fatti, è emerso che madri depresse e con disturbi del comportamento alimentare mostrano un minor coin- volgimento nell’interazione con il bambino durante l’alimentazione e possono presentare ansia, irritazione e intrusività; possono inoltre manifestare difficoltà nel riconoscere empaticamente e modulare gli stati affet- tivi del figlio durante i pasti (Ammaniti, Lucarelli, Ci- mino, D’Olimpio e Chatoor, 2010). Le ricerche che hanno tentato di evidenziare l’effet- to bidirezionale dell’interazione tra i genitori e il bam- bino durante i pasti hanno utilizzato metodi d’osserva- zione che prendono in considerazione diversi conte- sti verbali e non verbali (Hughes, Frankel, Beltran, Hodges, Hoerr, Lumeng, Tovar e Kremers, 2013). Mol- ti di questi studi hanno focalizzato l’attenzione sul gioco quotidiano, mentre solo poche ricerche si sono concentrate sulle interazioni tra il genitore e il bambi- no durante i pasti (Blisset, 2011). In questo ambito, è stato suggerito come l’interazione genitore-bambino durante l’alimentazione costituisca un contesto interat- tivo fondamentale in cui i bambini iniziano a ricono- scere e a decodificare i segnali verbali e non verbali, ponendo particolare attenzione all’alternanza dei tur- ni e al riconoscimento dei propri segnali interni di fa- me e sazietà all’interno di un contesto relazionale con-
  • 4. L. Cerniglia, et al.: Interazioni madre-bamibino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito 141 tingente ed affettivamente connotato che promuove un’autoregolazione efficace (Black e Aboud, 2011). Sulla base delle premesse teoriche e cliniche breve- mente delineate, la presente ricerca si pone l’obietti- vo generale di approfondire le interazioni madre-bam- bino e padre-bambino in un campione non clinico, considerando la possibile influenza del rischio psico- patologico genitoriale e del tempo trascorso dai geni- tori nell’accudimento e nella cura del bambino. In particolare, il presente lavoro si pone i seguenti obiettivi specifici: 1) Valutare la qualità delle interazioni madre-figlio e padre-figlio durante l’alimentazione; 2) Valutare il rischio psicopatologico dei genitori; 3) Verificare la possibile influenza del rischio psicopato- logico genitoriale e del coinvolgimento in termini di ore dedicate alla cura del bambino sulla qualità del- le interazioni tra il genitore e il figlio durante il pasto. Metodon Descrizione del campione Per il campione valutato nella presente ricerca sono state selezionate cinquanta famiglie (N=50) grazie alla collaborazione di venti asili nido del Centro Italia. I bam- bini (N=32 femmine e N=18 maschi) avevano un’età compresa fra i 23 e i 26 mesi (d.s.= 1,88) e l’età media dei genitori era 34.5 anni (d.s.=1.2) per i padri e 31.68 anni (d.s.=1.97) per le madri. L’89% dei bambini era primoge- nito e il 73% è stato allattato al seno nel primo anno di vita. Il 91% delle coppie era sposato e tutte le famiglie ap- partenevano ad uno status socio-economico di livello medio (SES-Hollingshead, 1975). Il 94% dei genitori con- viveva (il 3% dei genitori che conviveva non era sposa- to) e l’82% delle famiglie aveva una doppia entrata eco- nomica. Tutti i compagni delle madri selezionate per questo studio erano i padri biologici dei bambini e tutti i genitori appartenevano alla razza caucasica. Sia le madri sia i padri selezionati per la presente ricerca erano coin- volti nell’accudimento con i loro figli quotidianamente [tempo medio speso settimanalmente dalle madri con i loro bambini: 76.1 ore (d.s.= 2.3); tempo medio speso settimanalmente dai padri con i figli: 23.6 ore (d.s.= 3.51)]. Procedura Un gruppo di psicologi specificamente formati per gli obiettivi della presente ricerca ha preso contatti con venti asili nido nel Centro-Italia, presentando gli sco- pi dello studio. Per la selezione del campione sono stati utilizzati i seguenti criteri: 1) età dei bambini com- presa fra 23 e 26 mesi; 2) assenza di disturbi fisici o/o mentali nei genitori e nei bambini; 3) gestione dell’a- limentazione del bambino effettuata da entrambi i ge- nitori, frequentemente in assenza dell’altro partner im- pegnato nel proprio contesto lavorativo. Le famiglie che hanno accettato di partecipare alla ricerca hanno compilato un modulo per il consenso informato nel quale erano dettagliatamente spiegate le varie fasi del- lo studio. Tutte le diadi genitore-bambino nel campio- ne sono state osservate nelle loro abitazioni tramite vi- deoregistrazioni di venti minuti durante un pasto prin- cipale; le interazioni alimentari madre-bambino e pa- dre-bambino sono state effettuate in due giornate dif- ferenti usando una procedura randomizzata per deci- dere l’ordine con cui effettuare le osservazioni. Le vi- deoregistrazioni sono state condotte da psicologi spe- cificatamente addestrati nell’uso dello strumento osser- vativo SVIA e sono state codificate da due valutatori indipendenti che hanno utilizzato sia un sistema car- ta-matita sia un software di codifica (Lucarelli, Cimino, Perucchini, Speranza, Ammaniti e Ercolani, 2002). La SVIA è stata scelta perché è l’unica procedura che va- luta specificatamente le interazioni genitore-bambino durante l’alimentazione, validata per la popolazione italiana (Lucarelli et al., 2002). Successivamente, è sta- ta consegnata ad entrambi i genitori la Symptom Checklist-90-Revised per valutare il rischio psicopato- logico. Questo strumento è stato compilato indipen- dentemente da ciascun genitore. Infine, ciascun geni- tore ha compilato un modulo che richiedeva di indi- care il numero medio di ore trascorse nell’accudimen- to e nella cura del bambino durante la settimana. Strumenti – La Symptom Checklist-90-R (SCL-90-R) (Derogatis, Lipman e Covi, 1973; Derogatis, 1994) è un questio- nario self-report che fornisce una misura standardiz- zata dello status psicologico e/o psicopatologico attuale, applicabile a popolazioni normali o psi- chiatriche di adulti e di adolescenti. La SCL-90-R permette di ottenere un ampio spettro di informa- zioni sull’esperienza soggettiva attuale di benesse- re e/o di disagio psicologico, consentendo di effet- tuare screening sia in ambito clinico che di ricerca. I punteggi ottenuti sono interpretati sulla base di nove dimensioni primarie: 1) Somatizzazione, 2)
  • 5. Ossessione compulsione, 3) Sensibilità interperso- nale, 4) Depressione, 5) Ansia, 6) Ostilità, 7) Ansia fobica, 8) Ideazione paranoide, 9) Psicoticismo. Inoltre, sulla base di tre Indici Globali (Indice di Gravità Globale, Indice di Disturbo dei Sintomi Po- sitivi, Indice Totale dei Sintomi Positivi), la SCL-90- R fornisce il livello di gravità e l’ampiezza del di- stress psicologico individuale relativo alle nove di- mensioni primarie misurate. Questo strumento può anche evidenziare cluster di sintomi associati a spe- cifiche condizioni psicopatologiche (ad es., distur- bi affettivi e di personalità). La coerenza interna della versione italiana, testata su un campione di adolescenti e di adulti, è soddisfacente (coefficien- te alpha compreso tra 0.70 e 0.96) e il cut-off clini- co è risultato pari ad 1 (Prunas, Sarno, Preti, Maded- du e Perugini, 2012). – La Scala di Valutazione dell’Interazione Alimenta- re Genitore-Bambino (SVIA) (Lucarelli et al., 2002) è l’adattamento italiano della Feeding Scale (Cha- toor, Getson, Menvielle, Brasseaux, O’Donnell, Ri- vera e Mrazek, 1997). La Scala di Valutazione del- l’interazione alimentare genitore-bambino (SVIA) misura un ampio spettro di comportamenti interat- tivi e identifica modalità relazionali normali e/o a ri- schio tra il genitore e il bambino durante gli scam- bi alimentari (Lucarelli et al., 2002); la Scala è appli- cabile ai bambini di età compresa tra 1 e 36 mesi. Prevede la videoregistrazione dell’interazione geni- tore-bambino nel contesto dell’alimentazione per almeno 20 minuti e, grazie alla successiva codifica, è possibile la valutazione di un’ampia gamma di comportamenti interattivi. È suddivisa in quattro sottoscale: Stato Affettivo del genitore (codifica lo stato affettivo del genitore e il conseguente stato af- fettivo del bambino in relazione alla qualità del supporto genitoriale e alle capacità auto-regolative del bambino); Conflitto Interattivo (rileva le intera- zioni caratterizzate da una comunicazione conflit- tuale, non collaborativa e non empatica tra i due partner); Comportamenti di Rifiuto Alimentare del Bambino (esamina i pattern alimentari del bambi- no riconducibili ad una difficile regolazione di sta- to durante il pasto e alla scarsa assunzione di cibo); Stato Affettivo della Diade (analizza in quale misu- ra i pattern alimentari del bambino siano o meno il risultato di una regolazione interattiva, cui concor- rono entrambi i partner). Il punteggio, misurato su una Scala Likert a quattro punti da 0 a 3 (assente, poco, abbastanza, molto), per ogni sottoscala, è stato confrontato con i valori normativi riferiti al Infanzia e adolescenza, 13, 3, 2014 142 campione italiano di standardizzazione. L’indice di accordo tra codificatori, misurato su ognuno degli item, mediante correlazioni r di Pearson, è compre- so tra 0.7 e 1 per un sottogruppo di 182 bambini normali e tra 0.9 e 1 per un sottogruppo di 182 bambini con disturbi alimentari (pari al 50% del to- tale). I valori di attendibilità sono risultati buoni, va- riando tra 0.79 e 0.96. – Scheda anamnestica per rilevare il coinvolgimento genitoriale: In linea con la letteratura scientifica sul- la valutazione del coinvolgimento genitoriale (Brown et al., 2007; 2011; Mallan et al., 2013), è sta- ta costruita una scheda anamnestica in cui i due ge- nitori, separatamente, hanno indicato, in termini di ore, il tempo medio settimanale trascorso nella cu- ra e nell’accudimento del proprio bambino. Analisi dei dati Per esaminare la qualità dei modelli di interazione genitore-bambino durante l’alimentazione, sono state effettuate una serie di analisi della varianza multivaria- ta (MANOVA) sulle dimensioni relazionali della SVIA. Successivamente, sono state condotte le analisi univa- riate e i test post-hoc di Duncan, utilizzando la corre- zione di Bonferroni. Inoltre, il rischio psicopatologico materno e paterno è stato valutato attraverso una se- rie di MANOVA che sono state eseguite sui punteggi degli indici globali e delle sottoscale dell’ SCL-90-R. In- fine, sono state condotte due analisi di regressione multipla per indagare la possibile influenza del rischio psicopatologico genitoriale (misurato con la SCL-90-R) e del coinvolgimento in termini di ore dedicate alla cu- ra del bambino (misurato con i dati emersi dalla sche- da anamnestica) sulla qualità delle interazioni tra il ge- nitore e il figlio durante il pasto (misurate attraverso le quattro sottoscale della SVIA). In tutte le analisi che sono state effettuate, il sesso del bambino non ha mo- strato alcun effetto significativo sulle variabili. Tutte le analisi statistiche sono state condotte con il software SPSS (versione 20.0). Risultatin Valutazione della qualità delle interazioni madre- bambino e padre-bambino durante l’alimentazione Le analisi della varianza multivariata (MANOVA) ef- fettuate sulle quattro sottoscale della SVIA mostrano
  • 6. L. Cerniglia, et al.: Interazioni madre-bamibino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito 143 che i punteggi dei padri risultano significativamente più elevati di quelli delle madri in tutte le sottoscale (p<0.01) (Tabella 1). Nessun soggetto, né madre né padre, supera i cut-offs italiani per la popolazione cli- nica (Lucarelli et al., 2002). Valutazione del rischio psicopatologico genitoriale Le analisi della varianza multivariate (MANOVA) ef- fettuate sugli indici globali e sulle nove dimensioni della SCL-90-R mostrano che i padri, rispetto alle ma- dri, riportano punteggi significativamente più elevati nell’Indice di Severità Globale (GSI) e in tutte le nove sottoscale dell’SCL-90-R (p<0.001; p<0.01) (Tabella 2). Nessun soggetto, né madre né padre, supera i cut-off italiani per la popolazione clinica agli indici globali e alle nove sottoscale (Prunas et al., 2012). Valutazione della possibile influenza del rischio psicopatologico genitoriale e del coinvolgimento in termini di ore dedicate alla cura del bambino sulla qualità delle interazioni tra il genitore e il figlio durante il pasto Sono state condotte due analisi di regressione mul- tipla separatamente per madri e padri al fine di inda- gare la possibile influenza del GSI e delle nove sotto- scale dell’ SCL-90-R e del coinvolgimento genitoriale (in termini di ore spese nella cura del bambino) su tut- te le dimensioni relazionali della SVIA. Madri: i risultati mostrano che punteggi materni più alti nella sottoscala Ansia Fobica predicono pun- teggi più elevati nelle dimensioni Stato Affettivo del ge- nitore (p<0.05), Rifiuto Alimentare del Bambino (p<0.05) e Stato Affettivo della diade (p<0.05). La sot- toscala Ideazione Paranoide predice punteggi più ele- vati nella sottoscala Rifiuto Alimentare del Bambino (p<0.05). Il coinvolgimento (in termini di ore spese dalla madre nell’accudimento del bambino) non mo- stra risultati significativi sulla qualità delle interazioni alimentari. Padri: i risultati mostrano che punteggi paterni più alti nella sottoscala Somatizzazione predicono punteg- gi più elevati nella sottoscala Conflitto interattivo (p<0.05). Il coinvolgimento (in termini di ore spese dal padre nell’accudimento del bambino) non mostra ri- sultati significativi sulla qualità delle interazioni ali- mentari. I risultati e i valori delle analisi di regressio- ne sono mostrati nella Tabella 3. Discussionen Il presente contributo empirico si è posto l’obietti- vo di esaminare le caratteristiche specifiche delle inte- razioni genitore-bambino durante l’alimentazione, te- nendo in considerazione la possibile influenza del ri- schio psicopatologico dei genitori e del loro coinvol- gimento in termini di tempo dedicato all’accudimento del bambino. Tabella 1 - Medie e deviazioni standard dei punteggi di ma- dri e padri alle quattro sottoscale della SVIA, risultati del te- st F di Fisher e indicazione del livello di significatività. Madri Padri Fisher F p Test (1,98) Stato Affettivo 4.97 (3.03) 9.28 (3.32) 45,94 <0.001 del Genitore Conflitto 4.02 (3.19) 7.59 (4.05) 24,12 <0.001 Interattivo Rifiuto 2.09 (1.71) 4.66 (2.51) 35,93 <0.001 Alimentare del Bambino Stato Affettivo 2.38 (1.79) 4.05 (2.71) 13,11 <0.001 della Diade Tabella 2 - Medie e deviazioni standard dei punteggi di madri e padri al GSI e alle nove dimensioni della SCL-90-R, risultati del test F di Fisher e indicazione del livello di significatività. Madri Padri Fisher F p Test Somatizzazione 0.13 (0.08) 0.27 (0.35) 7,04 <0.01 Ossessione- 0.1 (0.12) 0.43 (0.79) 8,11 <0.01 Compulsione Sensibilità 0.11 (0.1) 0.31 (0.42) 10,56 <0.01 Interpersonale Depressione 0.12 (0.11) 0.28 (0.3) 12,7 <0.01 Ansia 0.11 (0.13) 0.48 (0.77) 11,57 <0.01 Ostilità 0.1 (0.15) 0.3 (0.2) 16,55 <0.001 Ansia fobica 0.13 (0.13) 0.35 (0.43) 11,92 <0.01 Ideazione 0.08 (0.13) 0.27 (0.36) 13,31 <0.001 Paranoide Psicoticismo 0.16 (0.12) 0.33 (0.31) 12,53 <0.01 Indice di Gravità 0.2 (0.05) 0.33 (0.4) 14,96 <0.001 Globale
  • 7. Infanzia e adolescenza, 13, 3, 2014 144 Nonostante la qualità delle interazioni madre-bam- bino in campioni clinici e non clinici durante l’ali- mentazione sia stata ampiamente studiata in campo nazionale e internazionale (Ammaniti et al., 2010; Blis- sett e Haycraft, 2011), relativamente poche ricerche si sono occupate di valutare la qualità delle interazioni padre-bambino durante i pasti (Feldman, 2003). La letteratura presente in questo ambito ha ottenu- to risultati contrastanti: alcuni autori, come Braungart- Rikier, Courtney e Garwood (1999) hanno messo in lu- ce che le madri e i padri non presentano differenze nel loro livello di sensibilità e di contingenza nei confron- ti dei figli durante le interazioni alimentari, altre ricer- che hanno riscontrato divergenze tra i due genitori nel riconoscimento dei segnali emotivi e comportamenta- li dei loro bambini durante i pasti nei primi tre anni di vita (Notaro e Volling, 1999). I nostri risultati si collo- cano in accordo con i lavori che hanno individuato sti- li relazioni differenti tra madri e padri durante l’alimen- tazione del bambino. I dati empirici del nostro studio si situano in linea con le ricerche di Shoppe-Sullivan, Brown, Cannon, Mangelsdorf e Sokolowski (2008) e Lamb (2010). Secondo questi autori, i padri sembrano mostrare una minore capacità, rispetto alle madri, nel riconoscere i segnali di fame e di sazietà mostrati dai loro figli e appaiono meno sensibili e contingenti alle richieste verbali e non verbali dei loro bambini nei pri- mi anni di vita. Infatti, i nostri dati sulla qualità delle in- terazioni tra madre-bambino e padre-bambino duran- te i pasti sembrano indicare che le interazioni tra il pa- dre e il figlio si presentano maggiormente disadattive e disfunzionali rispetto agli scambi alimentari madre- bambino, anche se nessuna diade (madre-bambino e padre-bambino) ha superato i cut-off clinici della po- polazione italiana per la SVIA (Lucarelli et al., 2002). I nostri risultati appaiono coerenti con lo studio empiri- co di Borke, Lamm, Eickhorst e Keller (2007) che han- no suggerito come le differenze nella qualità delle in- terazioni madre-bambino e padre-bambino durante il gioco e l’alimentazione possano essere correlate ad un stile di comunicazione reciproca tra padri e figli che differisce da quello messo in atto dalle madri e non si collega ad un modello paterno di comportamento o di scambio emotivo alterato ed emotivamente compro- messo. Infatti, secondo questi studiosi, i padri sembra- no essere più propensi a impegnarsi in interazioni “di- stali” (come giochi di abilità), mentre le madri mostra- no interazioni maggiormente “prossimali” (come giochi tattili), con una qualità maggiormente contingente e re- ciproca rispetto agli scambi padre-bambino. Anche se con la presenza di queste differenze, questi autori ipo- tizzano che la qualità interattiva madre-bambino e pa- dre-bambino risulti comunque positiva ed adeguata. Rispetto alla variabile del coinvolgimento genitoria- le, Lamb e Lewis (2010) hanno proposto che le diver- se modalità di interazione dei genitori con i propri fi- gli possano essere influenzate dal tempo che la madre e il padre dedicano al bambino. Questi autori, infatti, hanno messo in evidenza come una sintonizzazione paterna non ottimale ed inferiore a quella materna ne- gli scambi interattivi con i figli nei contesti quotidiani dell’accudimento (ad esempio, durante il gioco o il pa- sto) potrebbe derivare da una minore quantità di tem- po trascorso con i loro bambini rispetto alla madri. I nostri dati empirici mettono in luce, in accordo con Pleck (2010), come la quantità di tempo trascorsa con il figlio in termini di ore non sia un indicatore atten- dibile della qualità dell’interazione tra genitore e bam- Tabella 3 - Risultati delle analisi di regressione multipla. SVIA Ansia Fobica Ideazione Paranoide Madri R² β t p R² β t p Stato Affettivo 0.242 0.324 2.201 <0.05 ns ns ns ns Rifiuto Alimentare del Bambino 0.308 0.319 2.271 <0.05 0.308 0.469 2.644 <0.05 Stato Affettivo della Diade 0.218 0.303 2.029 <0.05 ns ns ns ns Padri Somatizzazione R² β t p Conflitto Interattivo 0.521 0.782 2.183 <0.05 N.B. ns=non significativo
  • 8. L. Cerniglia, et al.: Interazioni madre-bamibino e padre-bambino durante l’alimentazione in un campione non riferito 145 bino durante gli scambi alimentari. Nel nostro studio le modalità interattive durante l’alimentazione sem- brano essere collegate prevalentemente all’eventuale presenza di indicatori di rischio psicopatologico in entrambi i genitori e non alle ore di tempo spese dal genitore nell’accudimento del bambino. Considerando il rischio psicopatologico genitoriale come un fattore estremamente rilevante per lo svilup- po emotivo-adattivo del bambino, diversi studi hanno analizzato la qualità degli scambi relazionali diadici durante l’alimentazione con madri con sintomi di ri- schio psicopatologico e/o profili clinici (Ammaniti et al., 2010; Cimino et al., 2013), mentre scarsa è la let- teratura sul contributo del possibile rischio psicopato- logico paterno, sia come fattore di influenza diretta sia come moderatore o modulatore della sintomatologia materna (Hughes et al., 2013; Mallan et al., 2013). I no- stri risultati sembrano evidenziare come alcuni indica- tori del rischio psicopatologico materno (in particola- re l’ansia fobica) predicano la qualità generale delle interazioni con i propri bambini durante l’alimentazio- ne, nella direzione di scambi meno contingenti e sen- sibili; inoltre, alti punteggi nella dimensione dell’idea- zione paranoide sembrano predire interazioni madre- bambino caratterizzate da un maggior rifiuto alimen- tare. Questi risultati si collocano in accordo con diver- si studi empirici che hanno evidenziato l’influenza di profili di rischio materni sulle modalità interattive du- rante il pasto e il gioco che si presentano poco coor- dinate, intrusive e scarsamente sintonizzate (Cimino et al., 2013; Haycraft e Blissett, 2012; Kwon et al., 2012). Per quanto riguarda i padri, il rischio psicopatologico (specificatamente la somatizzazione) sembra predire interazioni con i loro figli caratterizzate da un maggior conflitto interattivo, in linea con la ricerca di Atzaba- Poria e collaboratori del 2010. Quindi, i nostri risulta- ti mostrano come il rischio psicopatologico materno abbia un’influenza significativamente più rilevante, ri- spetto a quello dei padri, sulla qualità degli scambi diadici con i loro bambini durante l’alimentazione. Questo risultato si colloca in linea con altri studi, co- me quello di Sarkadi, Kristiansson, Oberklaid e Brem- berg (2008) nel quale è stato messo in luce come la qualità delle interazioni padre-figlio siano maggior- mente connesse con i comportamenti manifesti del bambino, mentre le caratteristiche degli scambi diadi- ci madre-bambino sembrano collegate ad uno spettro più ampio di fattori, sia connessi ai comportamenti del bambino, sia alle caratteristiche del profilo psicologi- co e/o psicopatologico materno. Il presente contributo empirico presenta alcuni limi- ti: non sono state effettuate misurazioni delle caratte- ristiche temperamentali del bambino e del suo profi- lo emotivo-adattivo. Inoltre, non è stata valutata la qualità dell’attaccamento tra i bambini e i loro genito- ri. Altro aspetto da considerare come un possibile li- mite riguarda l’utilizzo di uno strumento self-report (SCL-90-R), per valutare i profili di rischio psicopato- logico dei genitori, che offre un’indicazione dei sinto- mi, ma non fornisce risultati attendibili come un’inter- vista clinica. Infine, l’omogeneità del campione, in ter- mini di status socio-economico, background culturale ed area geografica di provenienza, limita la generaliz- zazione dei risultati ad altri campioni provenienti da paesi o culture diverse. Tuttavia, la ricerca che abbiamo condotto sembra avere diversi punti di forza. Ad oggi, nella letteratura nazionale ed internazionale, non sono presenti contri- buti empirici sulle interazioni padre-figlio durante l’a- limentazione nei primi anni di vita in campioni non clinici. Inoltre, per studiare i modelli diadici relaziona- li durante il pasto, abbiamo utilizzato uno strumento validato per la popolazione italiana e che utilizza una metodologia di osservazione diretta nel contesto natu- rale. La scelta di questo strumento contrasta con la maggior parte degli studi che hanno utilizzato questio- nari report-form compilati dai genitori per la valutazio- ne della qualità della relazione genitori-bambino du- rante il pasto. Come prospettiva futura, riteniamo che possa esse- re rilevante proseguire il nostro studio reclutando un campione più ampio e strutturando un disegno di ricer- ca longitudinale che possa prendere in considerazione la stabilità e i cambiamenti nei modelli specifici di inte- razione tra madre-bambino e padre-bambino durante l’alimentazione, considerando l’impatto del profilo di ri- schio psicopatologico di entrambi i genitori. 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  • 9. Black MM, Aboud FE (2011), Responsive feeding is embedded in a theoretical framework of responsive parenting. Journal of Nutrition, 141, 3, 490-494. Blissett J (2011), Relationships between parenting style, feeding style and feeding practices and fruit and vegetable consumption in early childhood. Appetite, 57, 826-831. Blissett J, Haycraft E (2011), Parental eating disorder symptoms and observations of mealtime interactions with children. Journal of Psychosomatic Research, 70, 4, 368-371. Blissett J, Meyer C, Haycraft E (2006), Maternal and paternal controlling feeding practices with male and female children. Appetite, 47, 2, 212-219. Borke J, Lamm B, Eickhorst A, Keller H (2007), Father-Infant interaction, paternal ideas about early child care, and their consequences for the development of children’s self-recognition. The Journal of Genetic Psychology, 168, 4, 365-379. 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