SlideShare a Scribd company logo
1 of 13
Download to read offline
QUALE Psicologia, 2010, 36 49
LA MISURAZIONE DEL PARENTING: IL PARENTS PREFERENCE TEST
Roberto Baiocco, Fiorenzo Laghi, Azzurra Rabbia, Maria Laura Di Giamberardino, Barbara
Marasco, Maria D’Alessio*
Riassunto. Il presente articolo ha due scopi principali: a) discutere ed analizzare le diverse metodologie
utilizzate per valutare il comportamento di parenting, le competetnze genitoriali e il funzionamento familiare;
b) presentare un nuovo strumento per la misurazione del parenting: il Parents Preference Test (PPT) o Test
sulle Preferenze Genitoriali. Il PPT è un test grafico a scelta multipla che utilizza 24 vignette per
rappresentare scene di vita familiare. Ognuno dei 24 item del PPT è composto da 5 figure: una figura più
grande che funge da stimolo di presentazione e 4 immagini o vignette più piccole che rappresentano le
possibili alternative di scelta in riferimento alla situazione presentata precedentemente. Il PPT misura quattro
dimensioni, che si presume siano universali, che descrivono il comportamento genitoriale nell'interazione con
il bambino: la focalizzazione dell’attenzione, la modalità esperenziale, la regolazione del comportamento e il
livello di Energia. L'articolo fornisce dati in riferimento all'attendibilità, la validità convergente e di costrutto
del PPT.
1.1 Definizione di parenting e modelli teorici
Nell’ambito dello studio sullo sviluppo infantile e sui fattori che lo influenzano, è stato attribuito un peso
sempre maggiore al ruolo dei genitori e alle modalità con cui essi si prendono cura dei figli, interagendo con
loro. Con il termine parenting che deriva dal sostantivo “parent, genitore, colui che si prende cura di” si
intende un insieme di comportamenti specifici, che operano da soli o in sincronia nella definizione dello
sviluppo fisico, intellettuale ed emotivo dei figli.
In generale il parenting viene considerato come un processo che include aspetti biologici, sociali e
relazionali (Tobach e Scnheirla, 1968) legati al prendersi cura (caring), al nutrire (nurturing) e al proteggere
(protecting). Sottolineare esclusivamente il ruolo di uno di questi fattori determinerebbe secondo Lerner la
costituzione di una visione strettamente ambientalista e contestualista o radicalmente genetista ed ereditaria
(Lerner, Rothbaum, Boulos e Castellino, 2002). In un caso si perderebbe la plasticità evolutiva degli scambi
con l’esterno, del nurturing, a favore di un determinismo meccanicistico. Nell’altro caso, una virtuale assenza
di limiti nella plasticità evolutiva, porterebbe alla formazione di programmi standardizzati, appiattendo le
differenze individuali e le potenzialità di sviluppo dei singoli individui.
L’area di ricerca maggiormente studiata è la relazione tra comportamenti di accudimento ed esiti di sviluppo.
In particolare un parenting centrato sul bambino, caratterizzato da alta affettività e sensibilità risulta spesso
associato a un attaccamento sicuro nel bambino (De Wolff e Van IJzendoorn, 1997), competenze sociali e
relazionali (Hart, DeWolf, Wozniak e Burts, 1992), buoni livelli di autoregolazione (Coleman et al., 2006) e
bassa incidenza di comportamenti esternalizzanti (NICHD Early Child Care Research Network, 2006),
interesse e adattamento scolastico (Dubow e Luster, 1990; NICHD Early Child Care Research Network,
2004), adeguato sviluppo cognitivo (Tamis-LeMonda, Shannon, Cabrera e Lamb, 2004) e linguistico
(Morisset et al., 1990; Olson, Bates e Kaskie, 1992).
Numerosi autori (Baumrind, 1997; Hoffman, 1988, Robinson, Mandleco, Olsen e Hart, 1995) si sono
interessati allo studio e alla definizione degli stili educativi genitoriali come modalità tipiche di risposta alle
situazioni di educazione e accudimento del bambino. In particolare l’attenzione dei primi studi era diretta ad
individuare una sorta di stile ideale, la tipologia del “buon genitore” in grado di favorire uno sviluppo sano e
adeguato delle competenze infantili, spesso giungendo a delineare un continuum che oscilla tra modalità
idonee e non idonee (Belsky, 1984; Maccoby, 2000; Patterson, Bank e Stoolmiller, 1990). In tale posizione
era possibile individuare nei genitori alcuni comportamenti stabili nelle diverse circostanze e in grado di
caratterizzare specifici stili educativi. La classificazione degli stili educativi più conosciuta e utilizzata nel
panorama della letteratura scientifica è quella proposta da Diane Baumrind (1991) che a partire dagli anni
settanta ha descritto due dimensioni fondamentali: la richiestività, cioè la capacità di porre dei limiti al
comportamento del bambino, e la responsività, definita come la capacità del genitore di rispondere ai bisogni
del figlio. In funzione del peso di queste due variabili l’autrice ha individuato tre tipologie di parenting:
autorevole, autoritario e permissivo.
Sugli stessi presupposti teorici della Baumrind risultano le successive classificazioni fornite da Maccoby e
Martin (1983). I due autori introducono un quarto stile genitoriale definito come permissivo negligente, cioè
*
Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione. Facoltà di Psicologia , Sapienza Università di
Roma.
QUALE Psicologia, 2010, 36 50
caratterizzato da una condotta disimpegnata da parte dei genitori sia nella dimensione del calore affettivo che
della richiestività.
In una prospettiva parzialmente diversa, centrata sulla dimensione emotiva, si muove Hoffman (1988) il
quale descrive le diverse modalità di costrizione (fisica o psicologica) e di persuasione (razionale o emotiva)
che i genitori utilizzano nell’interazione con i figli. L’autore descrive quindi quattro tipologie di stile
genitoriale: costrittivo basato sul potere fisico, costrittivo basato sulla sottrazione dell’affetto, induttivo ed
empatico-emotivo. A seguito di queste teorizzazioni lo studio della genitorialità non è stato più indagato
esclusivamente in chiave predittiva rispetto all’adattamento del bambino ma è divenuto un campo di ricerca
autonomo (Sponchiado, 2000). Sono state quindi indagate le componenti cognitive, affettive, di personalità e
rappresentazionali dei genitori (Baiocco, Laghi e Paola, 2009; Tambelli, Odorisio, Trentini e Ammaniti,
2008; Velotti, Castellano, Messina e Zavattini, 2008). Le caratteristiche di personalità dei genitori
influenzano, ad esempio, le pratiche di accudimento, le credenze e le aspettative nei riguardi della
genitorialità e alcune tra le dimensioni più significative del parenting come la responsività e l’intrusività.
Secondo Belsky (1984), un parenting “ottimale” favorisce un adeguato adattamento del bambino e risulta
costituito da tre determinanti principali: la personalità e il funzionamento genitoriale, il temperamento e le
caratteristiche del bambino, le fonti di stress e di supporto nel contesto di vita. Questi tre elementi influiscono
sul parenting in maniera diversa e con varia intensità, direttamente e indirettamente determinando esiti
differenti sulle condotte di parenting (Bonichini e Axia, 2007).
Anche secondo Bornstein (2003) negli ultimi decenni si è assistito al passaggio da una concezione
dimensionale e monolitica del parenting, in cui il genitore veniva visto come l’unico responsabile dello
sviluppo del bambino, seguendo una visione “tutto-o-nulla”, ad una prospettiva più ampia, situazionale e
onnicomprensiva. Il comportamento parentale è il prodotto comune di numerose caratteristiche del genitore e
del bambino che si determinano in una storia di interazioni e trasformazioni reciproche che hanno luogo nel
corso del tempo: “Le modalità di cura sono spesso soggette ad adattamenti, essendo il risultato di processi
transazionali multipli tra genitore bambino e contesto” (Bornstein, 2003, pp. 43).
1.2 La misurazione del parenting
Come abbiamo precedentemente discusso esistono diverse classificazioni di parenting, ognuna delle quali
tenta di delineare un continuum che oscilla tra modalità di accudimento idonee e modalità non idonee
(Belsky, 1984; Patterson, 1982). A partire da queste classificazioni sono stati costruiti diversi strumenti di
misura e procedure standardizzate per la valutazione delle modalità di cura dei figli messe in atto dai genitori.
In linea generale è possibile individuare tre metodi principali per la valutazione del parenting: gli strumenti
self-report, l’osservazione e il colloquio.
1.2.1 Metodi self-report
I questionari ed i test sono strumenti self-report che prevedono una serie di domande standardizzate che
permettono di raccogliere informazioni inerenti alla sua soggettività. Gli strumenti più importanti in ambito
internazionale riguardano sia la valutazione del funzionamento familiare che più strettamente competenze
genitoriali. Per quanto riguarda il funzionamento familiare è ampiamente utilizzato il Family Assessment
Device (FAD, Epstein, Baldwn e Bishop, 1983) basato sul modello Mc Master del funzionamento familiare.
Il modello descrive le proprietà strutturali e funzionali dell’intero gruppo familiare e i pattern transazionali tra
i suoi membri. Il Family Environment Scale (FES, Moos e Moos, 1984) ideato da Moos e Moos descrive e
misura le relazioni interpersonali tra i membri familiari, le tendenze di crescita personale e la struttura
organizzativa di base della famiglia. Il Family Adaptability and Cohesion Evaluation Scale (FACES) è un
questionario elaborato da Olson, Portner e Lavee (1985) per valutare due dimensioni fondamentali del
funzionamento familiare, la Coesione e l'Adattabilità, sulla base del Modello Circonflesso del funzionamento
familiare di Olson. Lo strumento denominato FACES-IV rappresenta le versione più aggiornata dei diversi
questionari FACES (Olson, Gorall e Tiesel, 2005; adattamento italiano di Baiocco, Cacioppo, Laghi e Tafà,
2010) e misura la coesione, definita come vincolo emozionale che ciascun membro della famiglia prova nei
confronti dell’altro, l’adattabilità, cioè la qualità e l’espressione di leadership e di organizzazione, ruoli e
regole di relazione e negoziazione, la comunicazione cioè l’insieme di quelle abilità comunicative positive
utilizzate all’interno della coppia o del sistema familiare.
Tra gli strumenti che valutano più direttamente il comportamento di parenting o lo stile di parenting abbiamo
Il Parental Authority Questionnaire (PAQ; Reitman, Rhode, Hupp e Altobello, 2002) è un questionario self
report che misura l’autorità genitoriale e le pratiche disciplinari nei confronti del bambino (di qualsiasi età). Il
questionario è stato costruito sulla base delle tre tipologie di parenting identificate dal modello della
Baumrind (1971): permissivo, autoritario e autorevole. L’Alabama Parenting Questionnaire (APQ, Shelton,
Frick e Wootton, 1996) che misura quanto le pratiche genitoriali sono collegate ai comportamenti disturbati
nel bambino o quanto le influenze esterne su diverse problematiche infantili vengono mediate dalle cure
genitoriali. Lo strumento valuta cinque dimensioni del comportamento di parenting: parenting positivo,
scarso monitoraggio, discipline insensate, coinvolgimento e punizioni corporali. Il test risulta utile in ambito
QUALE Psicologia, 2010, 36 51
clinico per rilevare l’eziologia e procedere al trattamento di problemi esternalizzanti nei bambini. Il Parental
Bonding Inventory (PBI, Parker, Tupling, Brown, 1979) è uno strumento che misura due distinte dimensioni
riferibili al costrutto dell'attaccamento: l'accudimento e l'iperprotettività in persone che abbiano compiuto
almeno il sedicesimo anno di età. Tale strumento è sotto forma di questionario autosomministrato dove
l'adolescente deve ricordare la relazione con i propri genitori, concentrandosi in particolare su tale relazione
fino al compimento del sedicesimo anno di età. Gli autori, sulla base della distinzione tra alto e basso
accudimento e alta e bassa iperprotettività classificano sia le madri che i padri in quattro distinte tipologie:
vincolo affettuoso: genitori con alti punteggi sia per la scala "accudimento" che "iperprotettività"; genitori
ottimali: genitori con un alto punteggio nella scala "accudimento" e basso punteggio nella scala
"iperprotettività"; controllanti senza affetto: genitori con basso punteggio di "accudimento" e alto di
"iperprotettività"; genitori negligenti: genitori con bassi punteggi su entrambe le scale. Il Parenting Scale
(Arnold et al. 1993) è questionario self-report composto da soli 30 item costituito da tre scale: lassismo, che
valuta la disciplina permissiva e incoerente usata dai genitori quando il bambino si comporta male;
iperattività, che misura i comportamenti di rabbia, frustrazione irritabilità dei genitori associati ad uno stile
di comportamento autoritario; prolissità, che valuta atteggiamenti quale il brontolare ed il lagnarsi,
l’ammonire in continuazione e il fare prediche. Questa ultima scala può essere usata per identificare i genitori
più a rischio per lo sviluppo di modalità disfunzionali di disciplina prima dell’insorgenza di conseguenti
problemi nel comportamento dei bambini. Il questionario Ghent Parental Behaviour Scale (GPBS; Van
Leeuwen e Vermulst, 2004; Laghi, Baiocco e D’Alessio, 2007) valuta gli stili educativi e le relazioni con le
figure genitoriali. La versione del GPBS somministrata è composta da 45 item con la quale i genitori
valutano la loro relazione e il loro comportamento con il figlio. Le dimensioni indagate dallo strumento sono
le seguenti: parenting positivo: programmare del tempo con il figlio, mostrare interesse; monitoring:
sorvegliare le attività del figlio; trasmissione di regole: insegnare il comportamento più adatto al figlio;
punizioni: punire il figlio quando si comporta male; punizioni incoerenti: punire in modo incoerente il figlio;
punizioni fisiche: punizioni fisiche e rimprovero verbale; indifferenza: trascurare il comportamento non
desiderato; Ricompense materiali: ricompensare il buon comportamento del figlio; autonomia: incentivare il
comportamento autonomo del figlio. La versione italiana dello strumento gode di buoni livelli di attendibilità
e una validità convergente e di costrutto adeguata (Laghi et al., 2007). Il Child-Rearing Practice Report Q-
sort (C-RPR, Block, 1981; adattamento italiano di Lo Coco, Zappulla e Di Maggio, 2003) è uno strumento
self-report che permette di raccogliere informazioni relative a sei dimensioni del parenting: Accettazione,
Rifiuto, Incoraggiamento al successo, Incoraggiamento all’indipendenza, Orientamento alla punizione e
Protezione.
Come abbiamo evidenziato precedentemente, le informazioni ottenute con le misure self-report, sebbene
siano solitamente completate da un singolo membro della famiglia, possono valutare diversi ambiti:
individuale, diadico (genitore-bambino), relativamente alla coppia genitoriale oppure in riferimento al
funzionamento e al clima familiare. Tali strumenti vengono impiegati sia nella clinica che nella ricerca,
soprattutto in virtù della loro economicità e facilità d’uso. Tuttavia non sono esenti da critiche, in particolare
in relazione alla presunta incapacità dei membri della famiglia di riportare informazioni accurate e obiettive
sulle loro interazioni.
1.2.2 I Metodi osservativi
Negli ultimi vent’anni, anche a seguito delle critiche mosse ai metodi self-report, si è assistito ad un crescente
interesse per i metodi osservativi. I metodi basati sull’osservazione dell’interazione genitore-bambino sono
considerati utili per raccogliere informazioni obiettive e precise sul comportamento genitoriale sebbene
vengano utilizzati in misura inferiore rispetto ad altre metodiche di raccolta dati (Sponchiado, 2000). Uno dei
motivi principali è legato al costo in termini di tempi e risorse: gli osservatori devo essere adeguatamente
addestrati e preparati, sono necessarie apparecchiature e tecniche di rilevazione, i tempi di raccolta dei dati
sono dilatati come anche quelli di codifica. I metodi observer-report comprendono due possibili strategie di
raccolta dei dati: gli schemi di codifica e le rating scale. Entrambe le procedure presuppongono osservazioni
condotte da persone esterne alla famiglia in contesti più o meno strutturati, ma differiscono tra toro in
relazione al livello di analisi che considerano: infatti gli schemi di codifica si pongono ad un livello
molecolare di analisi (microanalisi) e sono maggiormente adatti a cogliere momento per momento le
particolari sequenze del comportamento dei membri della famiglia l'uno verso l'altro. Le rating scale, invece,
analizzano il comportamento a livelli molari (macroanalisi) e sono così maggiormente utilizzate per la
descrizione di pattern relazionali stabili o dimensioni più complesse del sistema familiare.
Tutti i metodi osservativi basano la loro capacità di rilevazione delle variabili sul giudizio che una persona
addestrata ad hoc fornisce in rapporto ad un fenomeno osservato, tuttavia differiscono tra di loro in base al
tipo di giudizio che viene espresso. L'osservatore che utilizza gli schemi di codifica è teso a ricondurre ogni
porzione del comportamento individuale ad una categoria ben definita, semplice e circoscritta nel suo
contenuto, invece l'osservatore che si avvale delle rating scale esprime un giudizio complessivo mirato a
collocare l'individuo, la diade o la famiglia lungo alcune dimensioni psicologiche più complesse. Il fine
QUALE Psicologia, 2010, 36 52
dell'osservazione in questo secondo caso è cogliere una gestalt complessiva dell’interazione, le sue proprietà
generali e non piccole porzioni di essa.
Un secondo elemento di criticità dei metodi osservativi è la minore presenza di ricerche sperimentali che
testimonino le qualità psicometriche delle tecniche d'indagine utilizzate.. Solitamente vengono codificate
delle sessioni di interazione madre bambino che prevedono, ad esempio, gioco libero; può essere effettuata
un’analisi dei comportamenti quali la facilitazione (comportamenti di incoraggiamento fisico o verbale), la
sensibilità (capacità di decodificare i segnali che invia il bambino e rispondervi adeguatamente e
prontamente), il tono dell’umore (postura, espressioni facciali, tono di voce); il focus dell’attenzione sul
bambino e un analisi del tono dell’umore del bambino (Nicol-Arper, Harvey, Stein, 2007).
Complessivamente dunque i metodi basati sull'osservazione vengono utilizzati in misura minore nella
valutazione del funzionamento familiare e genitoriale rispetto ai metodi self-report. L’osservazione del
comportamento di parenting può essere considerato come un metodo da utilizzare quale integrazione della
valutazione effettuata tramite altri strumenti, come quelli self report, in quanto poter disporre di una
registrazione del comportamento genitoriale permette di superare, con un analisi oggettiva, il limite delle
possibili interpretazioni personali date, ad esempio, agli item di un questionario carta e matita.
1.2.3 Il colloquio
Il colloquio o intervista clinica, si propone come obiettivo generale l’aumento della conoscenza in relazione a
problemi, situazioni o difficoltà per le quali è necessario prendere una decisione: in esso l'acquisizione di
informazioni avviene prevalentemente, anche se non esclusivamente, attraverso la comunicazione verbale. Il
colloquio è probabilmente la metodologia usata più di frequente quando si tratta di valutare il funzionamento
generale di una famiglia e, in particolare, le capacità genitoriali; tuttavia ad un uso considerevole del
colloquio per la valutazione del parenting non corrisponde un altrettanto elevato numero di studi tesi ad
un'adeguata verifica di questo strumento. Il colloquio può assumere diverse forme a seconda degli
intendimenti dell'esaminatore e della peculiarità del caso in esame: il colloquio, per esempio può venire
condotto in modo più o meno direttivo oppure può risultare estremamente strutturato oppure non esserlo
affatto. Anche le tematiche affrontate nel colloquio possono variare a seconda dei casi, tuttavia ve ne sono
alcune che, data la loro rilevanza, ricorrono molto frequentemente. Il processo di valutazione delle capacità
genitoriali che utilizza il colloquio può essere programmato dettagliatamente dall'operatore o può assumere
una modalità più libera e discorsiva. Nei casi in cui sia prevista una strutturazione più alta, che coincidono
generalmente con il mandato diagnostico, vengono impiegati anche strumenti di valutazione standardizzate
che consentono di effettuare misurazioni specifiche del funzionamento familiare.
La scelta di una conduzione libera o più rigidamente strutturata del colloquio comporta inevitabili
conseguenze nelle modalità di partecipazione della famiglia stessa che può essere particolarmente motivata
ad aderire alle richieste effettuate per mostrarsi compiacente nel tentativo di ridurre la negatività della
valutazione percepita o, viceversa, può ancorarsi a strategie difensive che riducono ogni possibile
partecipazione attiva alla situazione proposta. E' necessario sottolineare che gli approcci meno strutturati
rischiano di indurre una situazione ben nota ai servizi sociali caratterizzata dal racconto all'intervistatore, da
parte del genitore/i, di quello che pensa lui/lei voglia sentirsi dire. In generale, un atteggiamento poco
giudicante da parte di chi conduce il colloquio, assieme ad una esplicita e chiara dichiarazione degli obiettivi
perseguiti riscuote maggiori probabilità di successo. Un esempio di griglia tematica per la costruzione del
colloquio è quella suggerita da Axia e Bonichini (2007) in accordo con il modello teorico di Reder e Lucey
(1995). Gli autori individuano cinque aree fondamentali del parenting che dovrebbero essere indagate in uno
o più colloqui con un professionista:
1. L’adattamento al ruolo di genitore. A seconda dell’età del figlio è necessario poter valutare, nel corso
del colloquio, se il genitore provvede adeguatamente alle cure fisiche essenziali alla sopravvivenza e al
benessere del proprio figlio;
2. La relazione con i figli. Il colloquio con il genitore deve consentire al professionista di potersi esprimere
in merito alla prevalenza dei sentimenti provati verso i propri figli. E' inoltre necessario accertarsi se egli
è capace di provare empatia, se riesce quindi a mettersi nei loro panni per comprenderne disagi, bisogni,
emozioni, richieste di aiuto, di affetto e di protezione.
3. Le influenze della famiglia. L'ambiente familiare agisce direttamente come fonte di supporto alla diade
genitore/figlio o viceversa come fonte di disagio e di incremento delle difficoltà relazionali in atto.
4. L'interazione con il mondo esterno. La valutazione del funzionamento familiare non può prescindere da
un'accurata disamina delle opportunità di sostegno offerte dall'ambiente allargato in termini di risorse
formali (servizi per il bambino e la famiglia) o informali (vicinato, volontari, famiglia allargata..) rese
disponibili dalle reti sociali di sostegno.
5. Potenzialità di cambiamento. Infine vanno valutate le potenzialità di cambiamento che consentono al
professionista di comprendere quali probabilità vi sono che un aiuto psicologico possa risultare utile per
il superamento della inadeguatezza attuale.
Valutare l'idoneità dell'ambiente di vita familiare non vuol dire giudicare le caratteristiche genitoriali secondo
schemi e modelli precostituiti ma tentare di comprendere quali sono le modalità ricorrenti di interazione di
QUALE Psicologia, 2010, 36 53
quel sistema familiare in modo da capire il significato e gli effetti pragmatici della crisi attualmente
attraversata e proporre momenti di riflessione che permettano il cambiamento.
1.3 Il Parents Preference Test
La valutazione del parenting pone problemi teorici e metodologici sia in riferimento alla costruzione di
strumenti di misura sia alla loro corretta applicazione. Per quanto riguarda la costruzione degli strumenti, le
difficoltà sono simili a quelle presenti in tutti gli altri campi di indagine della psicologia. Lo strumento deve
possedere determinate qualità psicometriche; deve essere valido ed affidabile e le risposte al test non
dovrebbero risentire della tendenza dei soggetti a rispondere in funzione di variabili quali la desiderabilità
sociale. Il Parents Preference Test cerca di risolvere alcune degli elementi di criticità fin qui evidenziati
ponendosi in un qualche modo a metà tra gli strumenti self-report e il colloquio psicologico.
1.3.1 Descrizione del PPT
Il Parents Preference Test (PPT) o Test sulle Preferenze Genitoriali è un test grafico a scelta multipla che
utilizza 24 vignette per rappresentare scene di vita familiare e valutare lo stile di parenting. Lo strumento può
essere somministrato a uno oppure entrambi i genitori al fine di poter valutare il parenting familiare potendo
godere di più fonti d’informazione. Il Test costruito in Danimarca dal Centro di Studi e Terapia della
Famiglia di Copenaghen (PPT, Westh, 2003; adattamento italiano di Baiocco et al., 2008; Baiocco, D’
Alessio e Laghi, in press) riprende ed integra il modello proposto da Tizard e Hughes (1984) relativamente al
funzionamento familiare. Gli autori (Baiocco et al., 2008) ritengono che la famiglia sia l’ambiente
privilegiato per la crescita e l’apprendimento da parte del piccolo di tutti gli aspetti della vita ed identificano
quattro variabili fondamentali per la definizione del parenting: la focalizzazione dell’attenzione, la modalità
esperenziale, la regolazione del comportamento e il livello di Energia.
I soggetti nel rispondere al test sono tenuti a indicare il loro modus operandi come genitori, il modo in cui si
comportano e descrivono la loro interazione con il bambino all’interno della famiglia.
Ognuno dei 24 item del PPT è composto da 5 figure: una figura più grande che funge da stimolo di
presentazione e 4 immagini o vignette più piccole che rappresentano le possibili scelte in riferimento alla
situazione presentata precedentemente. All’inizio viene mostrata la figura più grande che rappresenta una
scena normale di vita familiare e in seguito l’attenzione del genitore viene orientata alle 4 figure che
rappresentano i diversi possibili comportamenti da attuare quando si interagisce con il bambino. Le 24 tavole
vengono presentate una per volta. Dopo la tavola di presentazione il genitore deve indicare tra le 4 alternative
di risposta quale vignetta rappresenti meglio il suo comportamento come genitore in una situazione simile.
Rispondendo agli stimoli proposti, il soggetto è in grado di posizionare se stesso come genitore in relazione
al figlio.
Dopo aver scelto una delle vignette tra le alternative proposte, il soggetto è incoraggiato a spiegare le ragioni
della sua scelta. L’esperienza maturata con il PPT ha mostrato che attraverso la spiegazione delle proprie
motivazioni il soggetto verbalizza la sua prospettiva e il ruolo che tende ad assumere come genitore.
1.3.2 Le dimensioni valutate dal PPT
Gli autori del PPT ritengono che la famiglia sia l’ambiente privilegiato per la crescita e l’apprendimento da
parte del bambino di tutti gli aspetti della vita ed identificano quattro variabili fondamentali per la definizione
del parenting: la focalizzazione dell’attenzione, la modalità esperenziale, la regolazione del comportamento e
il livello di Energia.
Scala Focalizzazione attentiva
• focalizzazione su di sé: il genitore partecipa all’interazione e risponde se necessario ma risulta
prevalentemente occupato dai propri pensieri, dalle attività che sta svolgendo o pone attenzione ad
aspetti che non sono connessi all’interazione con il bambino.
• focalizzazione sul bambino: il genitore è responsivo e pronto ad “essere con” il bambino nell’interazione.
Egli è attento alle iniziative, alle intenzioni ed ai punti di vista del bambino.
Il soggetto può raggiungere un punteggio che varia da un minimo di 0 ed un massimo di 8 lungo un
continuum tra i poli Focalizzazione su di Sé (da 0 a 3) e Focalizzazione sul Bambino (da 5 a 8). Ad esempio
se un genitore riporta un punteggio compreso tra 5 – 8 punti sarà classificato prevalentemente come
concentrato sul bambino durante l’interazione. I punteggi medi sono compresi tra 3 e 6 mentre un punteggio
compreso tra 1 e 2 oppure 7-8 è classificato come molto basso/alto, in relazione al lato del quadrante cui fa
riferimento.
La Figura 1 è un esempio di item relativo alla dimensione Focalizzazione attentiva.
QUALE Psicologia, 2010, 36 54
Figura 1. Focalizzazione attentiva: item e alternative di risposta
Scala Modalità esperenziale
La dimensione Modalità esperenziale (Figura 2) descrive il modo in cui, nell’esperienza con il bambino, i
soggetti si concentrano maggiormente sugli aspetti emotivi o razionali della relazione.
Figura 2. Modalità esperenziale: item e alternative di risposta
I due poli della dimensione sono:
• Orientamento emotivo: il soggetto sperimenta la prospettiva, le intenzioni e le iniziative del bambino da
un punto di vista principalmente emotivo.
• Orientamento razionale: il genitore sperimenta la prospettiva, le intenzioni/ iniziative del bambino da un
punto di vista principalmente razionale.
Il punteggio varia da un minimo di 0 ad un massimo di 8 punti distribuiti lungo i poli razionale/emotivo. Un
punteggio compreso tra 5 e 8 indica un orientamento razionale mentre tra 1 e 3 un orientamento emotivo.
Scala Regolazione del comportamento
La dimensione Regolazione del comportamento (Figura 3) descrive il modo in cui il genitore regola il
comportamento del bambino durante l’interazione.
Figura 3. Regolazione del comportamento: item e alternative di risposta
QUALE Psicologia, 2010, 36 55
I due poli descrivono una regolazione basata sul contesto/situazione oppure una valutazione influenzata
principalmente da regole e precetti normativi aprioristici:
• Contesto/situazione: il genitore valuta e regola il comportamento e i bisogni del bambino in relazione
alle caratteristiche del contesto oppure in risposta a un particolare evento o specificità che caratterizza la
situazione che si sta vivendo.
• regole: il genitore valuta e regola il comportamento e i bisogni del bambino, in relazione a ciò che per lui
è giusto o sbagliato oppure in base a regole e norme di comportamento già acquisite in precedenza.
Anche per questa dimensione il punteggio varia da un minimo di 0 ad un massimo di 8 lungo i poli
orientamento verso la situazione/verso le regole. Un punteggio compreso tra 1 e 3 descrive un genitore
orientato al contesto mentre un punteggio tra 5-8 un soggetto orientato verso le regole. I punteggi medi sono
compresi tra 3 e 6; mentre un punteggio compreso 1 e 2 oppure tra 7-8 è classificato come molto basso/alto in
riferimento al polo preso in considerazione.
Energia
Il livello di Energia è presente in tutte le 24 tavole del test sebbene sia ritenuto sufficiente l’utilizzo di 15
immagini per attribuire il punteggio relativamente a questa dimensione. La scala si distribuisce su un
continuum tra attivo e passivo:
• Attivo: descrive un genitore attivo che prende l’iniziativa ed è recettivo nell’interazione con il bambino.
• Passivo: il genitore tende ad essere maggiormente passivo nell’interazione con il bambino, è più esitante
nella partecipazione e lascia più spesso l’iniziativa al bambino.
In questa dimensione il soggetto può raggiungere un punteggio che va da un minimo di 0 ad un massimo di
15. I punteggi medi sono compresi tra 5 e 11. Punteggi tra 1 e 4 descrivono genitori passivi nell’interazione
mentre punteggi tra 12 e 15 descrivono il profilo di un genitore tendenzialmente attivo. Il punteggio finale
determina il profilo sullo stile di parenting in riferimento alle quattro dimensioni misurate dal test: Energia,
Focalizzazione attentiva, Modalità esperenziale e Regolazione del comportamento.
1.3.3 L’attendibilità e validità del PPT
La validazione italiana del PPT è stata effettuata in due fasi principali: nella prima si è posta attenzione alla
validità di facciata, alla comprensibilità delle immagini e alla verifica dell’attendibilità, nella seconda alla
validità convergente e di costrutto inserendo il PPT in una batteria più ampia di strumenti e somministrando il
test a gruppi diversi di soggetti.
Per quanto riguarda la validità di contenuto si è verificata la concordanza tra contenuto veicolato dalle
immagini e scala di appartenenza della figura stimolo. A giudici indipendenti, tutti psicologici e docenti in
psicologia dello sviluppo†
, sono state fornite le descrizioni relative alle tre scale principali misurate dallo
strumento. Si è quindi chiesto di osservare le 24 tavole stimolo e di stabilire per ognuna la propria scala
d’appartenenza. Ad esempio: se una vignetta è stata progettata per rappresentare la focalizzazione attentiva
del genitore, l’esperto deve ricondurre l’immagine a quella dimensione e non alle altre due. Due giudici
hanno commesso un errore ciascuno in riferimento all’immagine 5 (dimensione Regolazione del
comportamento) e 11 (dimensione Empatia). Il terzo giudice non ha commesso errori di attribuzione. Questo
dato, vista anche l’elevata competenza scientifica e professionale dei giudici, può essere considerato un
indice della buona validità di contenuto delle immagini proposte, della relativa indipendenza delle dimensioni
misurate dal test e della comprensibilità delle definizioni operative proposte per descrivere le dimensioni
costitutive del parenting utilizzate dal PPT.
Il campione per la validazione italiana è costituito da 525 genitori (376 madri e 149 padri), tra i 20 e i 42
anni, con figli con un’età compresa tra i 2 e gli 11 anni. Al genitore cui è stato somministrato il PPT è stato
richiesto di: a) fornire informazioni sulla famiglia, sulle sue caratteristiche socio demografiche e su quelle del
coniuge/convivente; b) rispondere ad una batteria di strumenti che valutano il funzionamento familiare e di
coppia, l’adattamento del bambino, lo stile di parenting e la tendenza del soggetto a rispondere in modo
socialmente desiderabile. Sono stati esclusi tutti i soggetti che non hanno completato interamente il PPT
oppure i cui questionari contenevano un numero di risposte omesse superiori al 5%.
L’attendibilità del PPT, misurata attraverso il metodo test-retest, è stata effettuata su oltre 150 genitori i quali
hanno risposto al test a distanza di tre mesi. Generalmente coefficienti superiori a 0.80 vengono considerati
accettabili: le dimensioni del PPT mostrano valori compresi tra r = 0.80 per la dimensione Regolazione del
comportamento a r = 0,84 per la Focalizzazione attentiva ed Energia.
Le dimensioni del PPT sono statisticamente correlate tra loro anche se in modo non particolarmente elevato.
Questo dato indica, in accordo con l’impostazione teorica dello strumento, che le scale misurate sono
correlate ma non sovrapponibili. Le correlazioni più elevate sono tra la dimensione Regolazione del
comportamento basata su regole e la scala Focalizzazione attentiva sul bambino (r = 0.32) ed Energia (r =
0.30). I genitori che tendono a regolare il comportamento del bambino in base a norme di comportamento già
†
Si ringraziano: la prof.ssa Maria D’Alessio (Preside della Facoltà di Psicologia 1 della Sapienza Università di Roma); il
prof. Fiorenzo Laghi e la prof.ssa Francesca Federico.
QUALE Psicologia, 2010, 36 56
acquisite in precedenza sono anche naturalmente portati focalizzarsi su di lui nell’interazione, ad essere attivi
e a prendere l’iniziativa nell’interazione con il bambino.
Le basse correlazioni tra il PPT e la versione ridotta della Marlowe - Crowe Social Desirability Scale (Scala
di Desiderabilità Sociale Marlowe – Crowe; MCSDS; Crowne e Marlowe, 1960; Manganelli Rattazzi,
Canova e Marcorin, 2000) indicano sostanzialmente che il PPT, a differenza della maggior parte degli
strumenti carta e matita, poco si presta a fornire un’ immagine favorevole di sé e a rappresentarsi come un
genitore competente e pronto a rispondere ai bisogni del figlio. La correlazione più elevata anche se di
modesta intensità (r = 0.10) è tra la dimensione Controllo del comportamento basato su regole e
desiderabilità sociale. La scarsa correlazione con la desiderabilità sociale è un indice positivo in riferimento
alla validità ed utilità pratica dello strumento ed incoraggia l’utilizzo del PPT in quei contesti, come ad
esempio nel lavoro di valutazione/sostegno alla genitorialità oppure nelle perizie in ambito giudiziario, in cui
potrebbe esserci la tendenza consapevole del soggetto a fornire una rappresentazione eccessivamente positiva
di sé come genitore.
La validità convergente è stata verificata somministrando il PPT insieme ad una batteria di strumenti che
valutano lo stile di parenting, il funzionamento familiare e l’adattamento del bambino ad un campione di oltre
200 genitori. Tra questi possiamo citare il questionario Ghent Parental Behaviour Scale (GPBS; Van
Leeuwen e Vermulst, 2004; Laghi et al., 2007) che valuta gli stili educativi e le relazioni con le figure
genitoriali, il Parenting Stress Index – short form (PSI; Abidin, 1995; adattamento italiano di Guarino et al.,
2008) utilizzato per la misurazione dello stress associato al ruolo genitoriale, il Family Assessment Device
(FAD; Epstein, Baldwin e Bishop, 1983) per la misurazione del funzionamento familiare.
Tutte le dimensioni del PPT risultano essere correlate a quelle del GPBS. Alti livelli di Focalizzazione
attentiva sul bambino, Regolazione del comportamento basato su regole ed Energia sono correlati a un
parenting positivo e un buon livello di monitoring nei confronti del bambino (correlazioni comprese tra r =
0.14 e r = 0.25). Un genitore in grado di concentrarsi sul bambino durante l’interazione, in grado di regolare
il comportamento utilizzando regole e particolarmente attivo è probabilmente portato a trascorrere il tempo
con il figlio, a mostrare interesse (scala parenting positivo del GPBS) e a sorvegliare le sue attività (scala
monitoring del GPBS).
Le correlazioni tra il PPT e il PSI evidenziano come la dimensione del Parents Stress Index maggiormente
correlata al PPT è Interazione disfunzionale tra il genitore e il bambino. Quando il genitore percepisce una
serie di difficoltà nelle relazioni è facilmente portato non solo ad utilizzare le regole (r = 0.24) ma anche a
focalizzarsi maggiormente sul sé durante l’interazione (r = - 0.18).
Le correlazioni tra il PPT e il FAD evidenziano come la Focalizzazione attentiva sul bambino si associ a un
buon livello di comunicazione in famiglia (r = 0.30) e ad una articolata suddivisione dei ruoli e delle
responsabilità (r = 0.16). Com’è ipotizzabile, la dimensione Modalità esperenziale emotiva del PPT correla
positivamente con il coinvolgimento affettivo (r = 0.33) e responsività affettiva del FAD (r = 0.23). La
dimensione Regolazione del comportamento basata su regole è correlata invece con le dimensioni del FAD
ruoli (r = 0.28), comunicazione (r = 0.17), controllo del comportamento (r = 0.17) e problem solving (r =
0.16). I dati sembrano indicare che la tendenza dei genitori ad utilizzare le regole nella relazione con il
bambino favorisca non solo la comunicazione e il controllo comportamentale dei bambini ma anche la
possibilità di risolvere i problemi quotidiani grazie probabilmente ad un’ organizzazione familiare più
strutturata e ad un clima maggiormente collaborativo dove ognuno è sollecitato a contribuire al benessere
familiare in funzione del ruolo e delle possibilità.
In sintesi questi dati forniscono importanti contributi alla validità convergente del PPT e permettono di
comprendere meglio il significato da attribuire alle dimensioni valutate dallo strumento.
La validità del PPT è stata anche verificata attraverso il metodo dei gruppi contrapposti. Nello specifico sono
state confrontate famiglie del campione normativo con famiglie che stanno seguendo un percorso di terapia
familiare, famiglie con bambini con disturbi del linguaggio oppure con comportamento internalizzante. Il
PPT è stato somministrato a famiglie in terapia familiare presso il “Centro per la famiglia” un servizio
pubblico del X Municipio di Roma‡
. Il centro si occupa principalmente di accoglienza e ascolto delle
problematiche familiari, consulenza e sostegno alla genitorialità, mediazione familiare.
Le famiglie del gruppo clinico mostrano durante l’interazione un maggior livello di focalizzazione attentiva
sul bambino ma allo stesso tempo una più bassa emotività e un minor ricorso alle regole (Tafà e Baiocco,
2009). Una maggiore focalizzazione attentiva sul bambino potrebbe essere in relazione con i problemi
psicologici e di adattamento che hanno motivato le famiglie alla terapia: alcuni di questi bambini hanno
infatti problemi comportamentali (ad esempio iperattività o comunque comportamenti di natura
esternalizzante) che probabilmente assorbono gran parte delle energie e dell’attenzione dei genitori (Baiocco
et al., 2008). L’orientamento emotivo e l’utilizzo di regole si riferiscono rispettivamente a due dimensioni
fondamentali del funzionamento familiare secondo il modello di Olson: la coesione e l’adattabilità. Le
‡
Il Centro per la Famiglia nasce da un progetto del Comune di Roma realizzato con il finanziamento del Fondo
Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza ex L. 285/97. Il progetto in convenzione con il Municipio X è affidato alla
Cooperativa Diversamente e supervisionato scientificamente da docenti della Facoltà di Psicologia 1 della Sapienza
Università di Roma.
QUALE Psicologia, 2010, 36 57
famiglie del gruppo clinico esprimono un più basso livello di emotività e un minor ricorso a regole per
orientare il comportamento del bambino (Laghi et al., 2009a; Laghi et al., 2009b).
La ricerca storica sui disturbi del linguaggio/apprendimento si è primariamente interessata allo studio dei
fattori sociali, economici e culturali che caratterizzano l’ambiente familiare oppure allo studio delle variabili
cognitive e personologiche del bambino descritte principalmente come fattori di rischio. Negli ultimi anni,
invece, un numero crescente di studi ha individuato una relazione significativa tra disturbi specifici del
linguaggio/apprendimento e condotte parentali. Per queste ragioni abbiamo voluto indagare la presenza di
eventuali differenze nello stile di parenting in famiglie con un bambino con disturbi del
linguaggio/apprendimento. Il gruppo sperimentale è composto da genitori con figli in trattamento presso il
reparto di Neuropsichiatria Infantile§
dell’Università di Tor Vergata di Roma. I genitori del campione clinico
riferiscono una minore focalizzazione attentiva sul bambino e un minor livello d’attività durante
l’interazione, una modalità esperenziale di tipo emotiva e una regolazione del comportamento basata su
regole. I risultati sono in accordo con diverse ricerche internazionali sullo stile di parenting e il
funzionamento familiare dei bambini con disturbo del linguaggio e dell’apprendimento. Minuchin (1974) già
negli anni 70 avevano dimostrato come le famiglie di bambini con disturbi del linguaggio e
dell’apprendimento evidenziavano uno stile di controllo genitoriale incoerente. In queste famiglie esistevano
un elevato numero di regole ma la loro applicazione era spesso incoerente e le misure disciplinari applicate in
funzione dell’umore dei genitori: queste famiglie apparivano molto meno organizzate, sconnesse e caotiche
in termini di struttura (Drei e Carugati, 2003). Il livello di emotività era spesso alto e veicolato da una
comunicazione disfunzionale caratterizzata da un basso livello di logica, bruschi cambiamenti di argomento e
un elevato volume di voce. Ricerche successive hanno confermato un’associazione significativa tra i disturbi
del linguaggio/apprendimento e una comunicazione disfunzionale tra genitori e bambino (Tamis-LeMonda et
al., 2004).
Per quanto riguarda la relazione tra parenting e comportamento internalizzanti del bambino un numero
crescente di ricerche ha evidenziato la presenza di una relazione significativa tra queste due variabili
(Baiocco, Laghi, Imbellone, D’Alessio, 2009; McLeod, Weisz e Wood, 2007a; McLeod, Wood e Weisz,
2007b; NICHD Early Child Care Research Network, 2006). Le macro variabili del parenting maggiormente
indagate sono il rifiuto versus accettazione e il controllo versus autonomia. La prima che connota il clima
emotivo della relazione e include variabili quali l’affettività, la sensibilità, la responsività genitoriale sarebbe
particolarmente rilevante nel predire le capacità del bambino di comprendere e auto-regolare i propri stati
emotivi. Il controllo include invece dimensioni che riguardano l’eccessivo coinvolgimento del genitore nel
regolare i comportamenti del bambino, nel dirigere le sue attività quotidiane, nell’imporre al bambino cosa
provare e come comportarsi. Nel nostro studio per individuare i bambini con comportamenti a rischio di
natura internalizzante è stata somministrata la Child Behavior Checklist (CBCL; Achenbach e Rescorla,
2001). La CBCL (versione da zero a 5 anni e mezzo) è una delle scale di valutazione del comportamento
infantile più diffuse e utilizzate a livello internazionale in ambito sia clinico sia di ricerca. Il campione clinico
è composto da 30 bambini (16 femmine e 14 maschi) con un’età compresa tra i 4 e i 6 anni e da madri con
un’età tra i 28 e 40 anni. Il gruppo di controllo è composto da 85 nuclei familiari con madri e figli della stessa
età. I risultati evidenziano che le madri del campione clinico riferiscono al PPT una maggiore focalizzazione
attentiva sul bambino, un più alto orientamento emotivo e un parenting maggiormente focalizzato sulle
regole. Questi dati sono in accordo con gli studi che hanno evidenziato come nelle famiglie con un bambino
con comportamenti internalizzanti vi sia spesso una eccessiva focalizzazione sul bambino durante
l’interazione e la tendenza a controllare il comportamento del figlio in modo estremamente direttivo (Baiocco
et al., 2009). Se è vero che lo stile di parenting influenzi l’adattamento del bambino è altrettanto vero che
bambini con un comportamento internalizzante inevitabilmente spingono i genitori a modificare il proprio
stile di parenting per rispondere alle richieste/abilità del bambino e cercare di favorire l’attuazione di
comportamenti adattivi (McLeod et al., 2007a). Un bambino timido e introverso ad esempio può richiamare
l’attenzione dei genitori su di sé durante l’interazione (dimensione del PPT focalizzazione attentiva sul
bambino) e coinvolgerlo eccessivamente da un punto di vista emotivo (dimensione del PPT orientamento
emotivo). Le famiglie del gruppo clinico riferiscono un maggior livello di controllo del comportamento del
bambino (dimensione del PPT controllo del comportamento basato su regole). Spesso tale controllo include
dimensioni che riguardano l’eccessivo coinvolgimento del genitore nel dirigere le sue attività quotidiane,
l’utilizzo del tempo libero e nell’imporre al bambino norme adeguate di comportamento.
In sintesi, in questo paragrafo sono stati presentati diversi contributi di ricerca per verificare la validità di
costrutto del PPT attraverso il metodo dei gruppi contrapposti un metodo ampiamente utilizzato in letteratura
per dimostrare la validità di uno strumento di misura. Nello specifico è stato confrontato lo stile di parenting
di famiglie “normative” con quello di famiglie in difficoltà o caratterizzate da strutture familiari
potenzialmente a rischio. I principali risultati ottenuti sono stati confrontati con la letteratura di riferimento e
interpretati alla luce di considerazioni teoriche e cliniche. I dati forniscono importanti contributi alla validità
§
Si ringraziano in particolare il Prof. Curatolo, dott.ssa Terribili e la dott.ssa Occhipinti per la loro professionalità e per
aver partecipato attivamente alla realizzazione della presente ricerca.
QUALE Psicologia, 2010, 36 58
del PPT e dimostrano l’utilità dello strumento non solo in ambito di ricerca ma anche nella valutazione del
funzionamento familiare e nelle successive fasi del trattamento.
1.4 Considerazioni conclusive
Il presente contributo intendeva da un lato approfondire il tema della valutazione e misurazione del parenting
e dall’altro descrivere un nuovo strumento di misurazione del parenting.
In riferimento al primo punto possiamo concludere che, anche all’interno del contesto italiano, ci sia
un’ampia varietà di strumenti e tecniche d’indagine utilizzabili per la diagnosi, la ricerca e la clinica. Per
quanto riguarda in particolare gli strumenti self-report ci sembra che possano essere condivisibili una serie di
raccomandazioni nella scelta dello strumento, rispetto al suo utilizzo e alle ricadute pratiche di tale scelte:
1. Gli strumenti devono avere una comprovata attendibilità e validità verificata su campioni di soggetti
simili a coloro cui stiamo somministrando il test. Per quanto riguarda l’applicazione degli strumenti,
risulta necessario avere a disposizione delle norme di standardizzazione con cui poter confrontare le
informazioni raccolte e poter decidere se i dati ottenuti siano normali o se rappresentino segnali di
difficoltà. Ulteriori problemi derivano dall’adattamento di questionari pensati e costruiti in riferimento a
contesti culturali differenti. Recenti studi cross-culturali hanno mostrato come esistano profonde
differenze nel modo in cui genitori in paesi differenti percepiscono il loro ruolo parentale e svolgono il
loro compito educativo: è emerso, per esempio, che i genitori italiani si propongono di essere
emotivamente vicini ai propri figli in misura maggiore rispetto ai genitori statunitensi, i quali sono più
preoccupati di crescere dei figli indipendenti ed autonomi. Dunque, il problema della validità normativa
degli studi sul parenting si coniuga con la necessità di più approfonditi studi cross-culturali che mettano
in luce le differenti ottiche con cui il ruolo genitoriale viene visto in diverse culture.
2. Ogni strumento self-report, valuta solo alcuni aspetti del parenting e ciò implica una accurata selezione
degli aspetti salienti da misurare, con la consapevolezza che gli elementi tralasciati vengono solo
ipoteticamente ritenuti irrilevanti. È molto difficile parlare di normalità quando si parla di famiglia. Ad
esempio ci si può chiedere se effettivamente esistano delle “norme”specifiche ed esattamente definite cui
fare riferimento per valutare il “buon genitore”: dobbiamo tenere conto, infatti, che le influenze culturali
e sociali giocano un ruolo decisivo nel determinare quali condotte siano accettate ed anzi, ritenute
auspicabili in uno specifico contesto (Sponchiado, 2000).
3. Prediligere quegli strumenti che permettano una somministrazione ai diversi membri della famiglia così
da poter avere una convergenza nella descrizione della famiglia e delle relazioni tra i suoi membri.
4. Un ulteriore problema nella valutazione del parenting riguarda la misura in cui il comportamento del
genitore viene influenzato dalla consapevolezza di venire “valutato” se si tratta di strumenti self-report
oppure “osservato” nel caso di situazioni quali colloquio o procedure sperimentali: un elemento da tenere
in considerazione è quindi il fenomeno della desiderabilità sociale.
5. Sarebbe inoltre auspicabile poter utilizzare insieme a strumenti self-report anche metodi diretti, quali
l’osservazione, per un corretto e completo assessment del parenting.
Considerazioni invece di natura più generale sul parenting e sulla sua valutazione implicano necessariamente
questioni di natura teorica. Anche secondo Bornstein (2003) negli ultimi decenni si è assistito al passaggio da
una concezione dimensionale e monolitica del parenting, in cui il genitore veniva visto come l’unico
responsabile dello sviluppo del bambino, seguendo una visione “tutto-o-nulla”, ad una prospettiva più ampia,
situazionale e onnicomprensiva. Il comportamento parentale è il prodotto comune di numerose caratteristiche
del genitore e del bambino che si determinano in una storia di interazioni e trasformazioni reciproche che
hanno luogo nel corso del tempo. “Le modalità di cura sono spesso soggette ad adattamenti, essendo il
risultato di processi transazionali multipli tra genitore bambino e contesto” (Bornstein, 2003, p. 43). Il
parenting è in relazione con le caratteristiche di personalità del genitore ed è dunque vantaggioso utilizzare
strumenti di valutazione della personalità per giungere ad una valutazione delle cure genitoriali. Non bisogna
dimenticare, tuttavia, che un genitore, anche se disturbato, può risultare adeguato per molti aspetti
nell’accudimento del figlio (Reder e Lucey, 1995): dunque l’esperto può certamente avvalersi di tali
strumenti, ma affiancandoli ad altri che si focalizzino specificatamente sulle tematiche parentali.
La seconda considerazione riguarda l’importanza di considerare le caratteristiche del bambino. A partire
dagli anni settanta iniziò a diffondersi l’idea che fosse necessario considerare il ruolo del comportamento
infantile nella diade interattiva genitore-bambino. Le numerose analisi condotte sulle sequenze interattive
evidenziarono inizialmente che il comportamento del bambino guidava la relazione con l’adulto in misura
maggiore del comportamento genitoriale stesso (Lytton, 1990; Maccoby e Martin, 1983; Patterson, Bank e
Stoolmiller, 1990). I risultati di studi cross culturali negli Stati Uniti ed in Australia (Russell, Hart, Robinson
e Olsen, 2003), ad esempio, hanno suggerito che sia possibile predire indirettamente il parenting attraverso
l’osservazione del temperamento del bambino. Anche il genere del bambino influenza lo stile di parenting; i
figli maschi, che mostrano una maggiore propensione ai comportamenti esternalizzanti, sembrano favorire un
parenting autoritario e autorevole mentre le femmine (Alink et al., 2006), predispongono i loro genitori ad
una maggiore vicinanza emotiva. Nella visione bidirezionale delle interazioni tra genitore e figlio, quindi, il
bambino non viene visto come un passivo ricettore degli input parentali, né quantomeno il genitore può
QUALE Psicologia, 2010, 36 59
essere considerato un dispensatore meccanico di insegnamenti e cure. Bambino e genitore risultano
strettamente e reciprocamente interconnessi: entrambi saranno in grado di suscitare nell’altro sentimenti e
comportamenti cui attribuire significato, in base ai quali adattarsi, modellando sé e l’altro coerentemente con
la trama interazionale della loro relazione, di quella con gli altri e del rapporto con gli eventi circostanti.
Una terza area di ricerca estremamente interessante è relativa allo studio della relazione tra parenting e
funzionamento di coppia e del modo in cui queste variabili influenzino lo sviluppo del bambino (Santona e
Zavattini, 2007). Diversi studi hanno dimostrato una relazione significativa tra il disaccordo coniugale o il
divorzio, lo stile di parenting, la sensibilità e la sicurezza dell’attaccamento, l’ adattamento del bambino
(Baiocco et al., 2009a; Drei e Carugati, 2003). Le ricerche più recenti cercano di interpretare il parenting
andando oltre una semplice relazione causa-effetto valutando la presenza di altri elementi che, di volta in
volta, possono configurarsi come fattori di rischio oppure di protezione. L’ipotesi dello “spillover” deriva
dagli studi che hanno evidenziato come relazioni di coppia soddisfacenti si “riversino” sul bambino
assicurando un parenting positivo caratterizzato da sensibilità e responsività (Kachadourian, Eiden e Leonard,
2009). Il conflitto di coppia può invece portare i genitori a ritirarsi dalla relazione con i figli, ad essere meno
disponibili a fornire sostegno strumentale, a seguire i bambini nella routine quotidiana e nelle complesse
dinamiche relazionali con i coetanei. I bambini conseguentemente possono interpretare queste esperienze
come un rifiuto da parte dei genitori (Cox, Paley e Harter, 2001) e rispondere al contesto relazionale in cui
sono inseriti adottando comportamenti o di natura esternalizzante oppure internalizzante (Baiocco et al.,
2009a; Chan e Yeung, 2009).
Rispetto al secondo obiettivo di questo articolo, presentare un nuovo strumento di misurazione del parenting,
ci sembra che il PPT possa configurarsi come uno strumento utile e per certi versi unico nel panorama degli
strumenti utilizzabili per la valutazione del parenting. Il PPT, rispetto ad altri strumenti che misurano il
parenting, presenta numerosi elementi positivi:
1. una buona validità di facciata. Le situazioni e i temi rappresentati nelle vignette rappresentano normali
situazioni che caratterizzano la vita quotidiana di una famiglia: situazioni tipiche che ogni genitore può
identificare e riconoscere come familiari. Le scene rappresentate sono rassicuranti, di facile
comprensione e riducono l’ansia di prestazione dei genitori;
2. la procedura di somministrazione è rapida e facile;
3. lo strumento favorisce il colloquio sulle competenze genitoriali, permette di condividere con i genitori i
risultati ottenuti al test ed eventualmente di proporre modelli alternativi di comportamento;
4. il test gode di buone qualità psicometriche.
Il PPT è stato sviluppato per disporre di uno strumento che misurando lo stile di parenting, possa essere
utilizzato come stimolo per tutte quelle attività di counseling con i genitori che mirano a ridurre problemi
nell’interazione con i figli. Lo scopo del PPT è motivare e incuriosire i genitori a partecipare ad un processo
di riflessione e conoscenza del loro comportamento come genitori e in particolare al modo in cui si
relazionano ai figli. Un approccio, quello proposto, che permette ai genitori di descriversi in modo sincero e
che favorisce la motivazione a riflettere e lavorare sui diversi aspetti che caratterizzano il proprio stile di
parenting.
I primi contributi sulla validità del PPT ne incoraggio l'uso per la valutazione del parenting, per la ricerca e la
pratica clinica. La “validazione del costrutto” non si verifica comunque attraverso la semplice applicazione di
una metodologia ma è piuttosto il risultato di ragionamento rigoroso che confermi la relazione tra assunti
teorici, la ricerca pregressa e i dati empirici.
Bibliografia
Abidin, R. R., 1995, Parenting Stress Index: Professional Manual (3rd ed.). Odessa, FL: Psychological
Assessment Resources, Inc.
Achenbach, T. M., Rescorla, L., 2001, Manual for the ASEBA school-age forms e profiles: an integrated
system of multi-informant assessment, Burlington University of Vermont, Department of Psychiatry.
Alink, L. R. A., Mesman, J., Van Zeijl, J., Stolk, M. N., Juffer, F., Koot, H. M., Bakermans-Kranenburg, M.
L., Van Jzendoorn, M. H., 2006, “The early childhood aggression curve: Development of physical aggression
in 10- to 50-month-old children”, Child Development, 77: 954 – 966.
Arnold, D. S., O’Leary, S. G., Wolff, L. S., Acker, M. M., 1993, “The Parenting Scale: A measure of
dysfunctional parenting in discipline situations”, Psychological Assessment, 5: 137–144.
Axia, G., Bonichini, S., 2001, La valutazione del bambino, Roma, Carocci.
Baiocco R., Cacioppo, M., Laghi, F., Tafà, M., 2010, Contributi alla validazione italiana del FACES-IV.
Congresso dell’AIP, Sezione di Psicologia Clinico-Dinamica, Torino, 24-26 Settembre.
Baiocco R., D'Alessio, M., Laghi, F., in press, Contributi alla validazione italiana del FACES-IV. Congresso
dell’AIP, Sezione di Psicologia Clinico-Dinamica, Torino, 24-26 Settembre.
Baiocco R., Westh, F., Laghi F., Rosenbergh, C. H., Ferrer, C. A., D’Alessio M., 2008, Psychometric
properties and construct validity of the Parents Preference Test (PPT™) in the Italian context. XXIX
International Congress of Psychology. Berlin, 20-25 July.
Baiocco, R., Laghi, F., Imbellone, A., D’Alessio, M., 2009a, “Parenting, funzionamento di coppia e
QUALE Psicologia, 2010, 36 60
comportamento internalizzante del bambino”, Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, vol. 76, 3: 648 –
663.
Baiocco, R., Laghi, F., Paola, M., 2009b, “La scala per l’attaccamento nei confronti dei genitori (IPPA-G) e del
gruppo dei pari (IPPA-P) in adolescenza: un contributo alla validazione italiana”, Psicologia Clinica dello Sviluppo,
13, 2: 355 – 383.
Baumrind, D., 1971, “Current pattern of parental authority”, Developmental Psychology Monographs, 4: 1-
103.
Baumrind, D., 1997, “Necessary distinctions”, Psychological Inquiry, 8: 176–182.
Baumrind, D., 1991, “The influence of parenting style on adolescent competence and substance use”,
Journal of early adolescence, 11, 1: 56-95.
Belsky, J., 1984, “The determinants of parenting: A process model”, Child Development, 55: 83–96.
Block, J. H., 1981, The Child-Rearing Practices Report (CRPR): A set of Q items for the description of
parental socialization attitudes and values. Berkeley: Institute of Human Development, University of
California.
Bonichini S., Axia G. (a cura di), 2007, L’assessment psicologico nella prima infanzia, Roma, Carocci
editore.
Bornstein, M. H., Hahn, C., Suwalsky, J. T. D., Haynes, O. M., 2003, Socioeconomic status, parenting, and
child development: The Hollingshead Four-Factor Index of social status In M. H. Bornstein & R. H. Bradley
(Eds.), Socioeconomic status, parenting, and child development (pp. 29–82). Mahwah, NJ: Erlbaum.
Chan, Y., Yeung, L. W., 2009, “Children living with violence within the family and its sequel: A meta-
analysis from 1995-2006”, Aggression and Violent Behavior, 35: 1 – 10.
Coleman, R. A., Hardy, S. A., Albert, M., Raffaelli, M., Crockett, L., 2006, “Early predictors of self-
regulation in middle childhood”, Infant and Child Development, 15: 421–437.
Cox, M. L., Paley, B., Harter, K., 2001, Interparental conflict and parent–child relationships. In J. Grych & F.
Fincham (Eds.), Child development and interparental conflict (pp. 249–272), New York, Cambridge
University Press.
Crowne D.P., Marlow D. A., 1960, “A new scale of social desirability indipendet of psycopathology, Journal
of Consulting Psychology, 24: 349-354.
De Wolff, M. S., van IJzendoorn, M. H., 1997, “Sensitivity and attachment: A meta-analysis on parental
antecedents of infant attachment”, Child Development, 68: 571–591.
Drei, S., Carugati, F., 2003, “Il ruolo del padre nella ricerca psicologica recente”, Età Evolutiva, 76: 102 –
118.
Dubow, E. F., Luster, T., 1990, “Adjustment of children born to teenage mothers: The contribution of risk
and protective factors”, Journal of Marriage and the Family, 52: 393–404.
Epstein, N.B.. Baldwin, L.M., Bishop, D.S., 1983, “The McMaster Family Assessment Device”, Journal of
Marital and Family Therapy, 9: 171-180.
Guarino A., Di Blasio, P., D'Alessio M., Camisasca E., Serantoni G., 2008, Validazione italiana del
Parenting Stress Index forma breve per l'identificazione precoce di sistemi relazionali genitore-bambino
stressanti, Firenze, Giunti O.S.
Hart, C. H., DeWolf, D. M., Wozniak, P., Burts, D. C., 1992, “Maternal and Paternal Disciplinary Styles:
Relations with Preschoolers' Playground Behavioral Orientations and Peer Status”, Child Development, 63:
879 – 892.
Hoffman, L.W., 1988, Cross-cultural differences in childrearing goals, in LeVine R.A., Miller P.M., West
M.M., Parental behaviour in diverse societies, San Francisco, Jossey-Bass.
Kachadourian, L. K., Eiden, R. D., Leonard, K. E., 2009, “Paternal alcoholism, negative parenting, and the
mediating role of marital satisfaction”, Addictive Behaviors, 34: 918-927.
Laghi F., Baiocco R., D’Alessio M., 2007, Italian Validation of Ghent Behavior Scale for Early Adolescents.
XIIIth European Conference on Developmental Psychology. Jena, Germany, August 21-25.
Laghi F., Baiocco R., D’Alessio M., Bonacina, B., Guerrieri, G., 2009a, “Binge drinking, alchool expectancies and
parenting styles in adolescence: An evaluation among high school students”, Bollettino di Psicologia Applicata, 259:
20 – 29.
Laghi, F., D’Alessio, M., Pallini, S., Baiocco, R., 2009b, “Attachment Representations and Time Perspective in
Adolescence”, Social Indicators Research, 90, 2: 181-194.
Lerner, R. M., Rothbaum, F.,Boulos, S., Castellino, D., 2002, Developmental system perspective on
parenting. In Bornstein, M., 2002, Handbook of Parenting, Vol 2 Biology and ecology of parenting (2
ed.,pp. 315-343), New York, Lawrence Erlbaum.
Lo Coco A., Zappulla C., Di Maggio R., Liga F., 2003, Il significato culturale del parenting: il caso della
popolazione italiana, XVII Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia dello Sviluppo, Bari, 22 - 25
Settembre.
Lytton, H., 1990, “Child and parent effects in boys' conduct disorders: A reinterpretation” Developmental
Psychology, 26: 683-697.
Maccoby, E. E., 2000, “Parenting and its effects on children: On reading and misreading behavior genetics”,
Annual Review of Psychology, 51: 1-27.
QUALE Psicologia, 2010, 36 61
Maccoby, E. E., Martin, J. A., 1983, Socialization in the context of the family: Parent-child interaction. In E.
M. Hetherington (Ed.), Handbook of child psychology, Vol. 4 (4th ed., pp. 1–101), New York, Wiley.
Manganelli Rattazzi, A. M., Canova, L., Marcorin, R., 2000, “La desiderabilità sociale: Un’analisi di forme
brevi della scala di Marlowe e Crowne”, TPM, 7: 5-17.
McLeod, B. D., Weisz, J. R., Wood, J. J. 2007a, “Examining the association between parenting and
childhood depression: A meta-analysis”, Clinical Psychology Review, 27: 986 – 1003.
McLeod, Wood, J. J., Weisz, J. R., 2007b, “Examining the association between parenting and childhood
anxiety: A meta-analysis”, Clinical Psychology Review, 27: 155 – 172.
Minuchin, S., 1974, Families and Family Therapy. Cambridge, MA: Harvard University Press.
Moos, R., Moos, B., 1994, Family Environment Scale Manual: Development, Applications, Research - Third
Edition. Palo Alto, CA: Consulting Psychologist Press.
Morisset, C. E., Barnard, K. E., Greenberg, M. T., Booth, C. L., Spieker, S. J., 1990, “Environmental
influences on early language development: The context of social risk, Development and Psychopathology, 2:
127–149.
NICHD Early Child Care Research Network., 2004, “Fathers’ and mothers’ parenting behavior and beliefs as
predictors of children’s social adjustment in the transition to school”, Journal of Family Psychology, 18:
628–638.
NICHD Early Child Care Research Network., 2006, “Infant-mother attachment classification: Risk and
protection in relation to changing maternal caregiving quality”, Developmental Psychology, 42: 38–58.
Nicol-Harper, R., Harvey, A. G., Stein, A., 2007, “Interactions between mothers and infants: Impact of
maternal anxiety”, Infant Behavioral Development, 30: 161-167.
Olson, D. H., Gorall, D. M., Tiesel, J. W., 2004, FACES IV Package. Minneapolis, MN: Life Innovations,
Inc.
Olson, S. L., Bates, J. E., Kaskie, B., 1992, “Caregiver-infant interaction antecedents of children’s school-age
cognitive ability”, Merrill-Palmer Quarterly, 38: 309–330.
Olson, S., Portner, J., Lavee,Y., 1985, FACES III, Family Social Science, University of Minnesota, St Paul.
Parker, G., Tupling, H., Brown, L. B., 1979, “A parental bonding instrument”, British Journal of Medical
Psychology, 52: 1-10.
Patterson, G. R., Bank, L., Stoolmiller, M., 1990, The preadolescent's contributions to disrupted family
process. In R. Montemayor, G. R. Adams, e T. P. Gulotta (Eds.), From childhood to adolescence:A
transitional period? (pp 107-133). Newbury Park, CA: Sage.
Patterson, G.R., 1982, Coercive family processes. Eugene, OR: Castalia Press.
Reder P., Lucey C., 1997, Cure genitoriali e rischio di abuso. Guida per la valutazione, Erikson,Trento.
Reitman, D., Rhode, P., Hupp, S.D., Altobello, C., 2002, “Development and Validation of Parental
Authourity Questionnaire-Revised”, Journal of Psychopathology and Behavioral Assessment, 24, 2: 119-127.
Robinson, C., Mandleco, B., Frost Olsen, S., Hart, C., 1995, “Authoritative, authoritarian, and permissive
parenting practices: development of a new measure”, Psychological Reports, 77: 819–830.
Russell, A., Hart, C. H., Robinson, C. C., Olsen, S. F., 2003, “Children’s sociable and aggressive behaviour
with peers: A comparison of the US and Australia, and contributions of temperament and parenting styles”,
International Journal of Behavioral Development, 27: 74–86.
Santona, A., Zavattini, G. C., 2007, La relazione di coppia, Roma, Borla.
Shelton, K. K., Frick, P. J., Wootton, J., 1996, “Assessment of parenting practices in families of elementary
school-age children”, Journal of Clinical Child Psychology, 25: 317-329.
Sponchiado E., 2000, Strumenti per la valutazione della famiglia e del parenting, in G. Axia e S. Bonichini,
La valutazione del bambino (pp. 301-25), Roma, Carocci.
Tafà, M., Baiocco, R., 2009, “Addictive behaviors and family functioning during adolescence”, American
Journal of Family Therapy, 37, 5: 388 – 395.
Tambelli R., Odorisio F., Trentini C., Ammaniti M., 2008, “Le rappresentazioni materne prima e dopo la
nascita del bambino, in condizioni a rischio e non a rischio: indicatori predittivi della relazione madre-
bambino nel primo anno di vita”, Rivista di studi Familiari, 2: 97-117.
Tamis-LeMonda, C. S., Shannon, J. D., Cabrera, N., Lamb, M., 2004, “Fathers and mothers at play with their
2- and 3-year-olds: Contributions to language and cognitive development”, Child Development, 75: 1806 –
1820.
Tizard, B., Hughes, M., 1984, Young children learning, Cambridge, Harvard University Press.
Tobach E., Scnheirla T.C., 1968, The biopsychology of social behavior of animals, in R.E. Cooke, S., Levir
(eds.), Biologic basis of pediatric practice (pp.68-72), New York, McGraw Hill.
Van Leeuwen, K.G., Vermulst, A. A., 2004, “The Ghent Parental Behavior Scale: some Psychometric
Properties”, European Journal of Psychological Assessment, 20, 4: 283-298.
Velotti, P., Castellano, R., Messina, S., Zavattini, G. C., 2008, “Aspetti multidimensionali nella valutazione
delle funzioni genitoriali”, Rivista di Studi Familiari, XIII, 2: 18 – 31.
Westh, F., 2003, The Parents Preference Test-Manual. Copenhagen, Dansk Psykologisk Forlag.

More Related Content

What's hot

Nde lezione 10
Nde lezione 10Nde lezione 10
Nde lezione 10imartini
 
Dist pers pericolosità
Dist pers pericolositàDist pers pericolosità
Dist pers pericolositàimartini
 
Discalculia evolutiva
Discalculia evolutivaDiscalculia evolutiva
Discalculia evolutivaiva martini
 
Linguaggio (1) (1)
Linguaggio (1) (1)Linguaggio (1) (1)
Linguaggio (1) (1)iva martini
 
Sistemi di memoria
Sistemi di memoriaSistemi di memoria
Sistemi di memoriaimartini
 
sv.linguaggio
sv.linguaggiosv.linguaggio
sv.linguaggioimartini
 
Valutazioni criteriali e normative
Valutazioni criteriali e normativeValutazioni criteriali e normative
Valutazioni criteriali e normativeiva martini
 
caso clinico luca sabbadini
 caso clinico luca sabbadini caso clinico luca sabbadini
caso clinico luca sabbadiniimartini
 
Relazioni nel ciclo di vita della famiglia
Relazioni nel ciclo di vita  della famigliaRelazioni nel ciclo di vita  della famiglia
Relazioni nel ciclo di vita della famigliaMARINA SCAPPATICCI
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsaimartini
 
Family Systems Theory
Family Systems TheoryFamily Systems Theory
Family Systems TheoryJason Wrench
 
Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...
Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...
Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...Obiettivo Psicologia Srl
 
La comprensione del testo
La comprensione del testoLa comprensione del testo
La comprensione del testoimartini
 

What's hot (20)

Nde lezione 10
Nde lezione 10Nde lezione 10
Nde lezione 10
 
Dist pers pericolosità
Dist pers pericolositàDist pers pericolosità
Dist pers pericolosità
 
Discalculia evolutiva
Discalculia evolutivaDiscalculia evolutiva
Discalculia evolutiva
 
4. famiglia e caa
4. famiglia e caa4. famiglia e caa
4. famiglia e caa
 
Linguaggio (1) (1)
Linguaggio (1) (1)Linguaggio (1) (1)
Linguaggio (1) (1)
 
Sistemi di memoria
Sistemi di memoriaSistemi di memoria
Sistemi di memoria
 
sv.linguaggio
sv.linguaggiosv.linguaggio
sv.linguaggio
 
TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
TEORIA DELL'ATTACCAMENTOTEORIA DELL'ATTACCAMENTO
TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
 
Lezione11
Lezione11Lezione11
Lezione11
 
Valutazioni criteriali e normative
Valutazioni criteriali e normativeValutazioni criteriali e normative
Valutazioni criteriali e normative
 
caso clinico luca sabbadini
 caso clinico luca sabbadini caso clinico luca sabbadini
caso clinico luca sabbadini
 
Relazioni nel ciclo di vita della famiglia
Relazioni nel ciclo di vita  della famigliaRelazioni nel ciclo di vita  della famiglia
Relazioni nel ciclo di vita della famiglia
 
Genogramma
GenogrammaGenogramma
Genogramma
 
Modelli familiari
Modelli familiariModelli familiari
Modelli familiari
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsa
 
Family Systems Theory
Family Systems TheoryFamily Systems Theory
Family Systems Theory
 
Genitorialità
GenitorialitàGenitorialità
Genitorialità
 
Lo sviluppo emotivo
Lo sviluppo emotivoLo sviluppo emotivo
Lo sviluppo emotivo
 
Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...
Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...
Preparazione al concorso per Dirigente Psicologo nelle ASL: bandi, prove e ar...
 
La comprensione del testo
La comprensione del testoLa comprensione del testo
La comprensione del testo
 

Viewers also liked

Gioco e interazione sociale
Gioco e interazione socialeGioco e interazione sociale
Gioco e interazione socialeimartini
 
Dsa sindrome unitaria ed ecologica v
Dsa   sindrome unitaria ed ecologica vDsa   sindrome unitaria ed ecologica v
Dsa sindrome unitaria ed ecologica vimartini
 
Dsa ippolito c
Dsa ippolito cDsa ippolito c
Dsa ippolito cimartini
 
Presentazione ed. motoria c
Presentazione ed. motoria cPresentazione ed. motoria c
Presentazione ed. motoria cimartini
 
Cosa rivelano i tuoi gesti ?
Cosa rivelano i tuoi gesti ?Cosa rivelano i tuoi gesti ?
Cosa rivelano i tuoi gesti ?imartini
 
Allegato21
Allegato21Allegato21
Allegato21imartini
 
Lezione linguaggio v
Lezione linguaggio vLezione linguaggio v
Lezione linguaggio vimartini
 
Lezione 7 8 somatosensoriale, motorio, aree asociative
Lezione 7 8 somatosensoriale, motorio, aree asociativeLezione 7 8 somatosensoriale, motorio, aree asociative
Lezione 7 8 somatosensoriale, motorio, aree asociativeimartini
 
Bullismo tra i_banchi 1
Bullismo tra i_banchi 1Bullismo tra i_banchi 1
Bullismo tra i_banchi 1imartini
 
Neurobiologia delle emozioni
Neurobiologia delle emozioniNeurobiologia delle emozioni
Neurobiologia delle emozioniimartini
 

Viewers also liked (13)

Gioco e interazione sociale
Gioco e interazione socialeGioco e interazione sociale
Gioco e interazione sociale
 
Dsa sindrome unitaria ed ecologica v
Dsa   sindrome unitaria ed ecologica vDsa   sindrome unitaria ed ecologica v
Dsa sindrome unitaria ed ecologica v
 
Dsa ippolito c
Dsa ippolito cDsa ippolito c
Dsa ippolito c
 
Presentazione ed. motoria c
Presentazione ed. motoria cPresentazione ed. motoria c
Presentazione ed. motoria c
 
Cosa rivelano i tuoi gesti ?
Cosa rivelano i tuoi gesti ?Cosa rivelano i tuoi gesti ?
Cosa rivelano i tuoi gesti ?
 
RESILIENZA
RESILIENZARESILIENZA
RESILIENZA
 
Allegato21
Allegato21Allegato21
Allegato21
 
Lezione linguaggio v
Lezione linguaggio vLezione linguaggio v
Lezione linguaggio v
 
Dsa c
Dsa cDsa c
Dsa c
 
Lezione 7 8 somatosensoriale, motorio, aree asociative
Lezione 7 8 somatosensoriale, motorio, aree asociativeLezione 7 8 somatosensoriale, motorio, aree asociative
Lezione 7 8 somatosensoriale, motorio, aree asociative
 
Bullismo tra i_banchi 1
Bullismo tra i_banchi 1Bullismo tra i_banchi 1
Bullismo tra i_banchi 1
 
Presentazione famiglia
Presentazione famigliaPresentazione famiglia
Presentazione famiglia
 
Neurobiologia delle emozioni
Neurobiologia delle emozioniNeurobiologia delle emozioni
Neurobiologia delle emozioni
 

Similar to baiocco-r.-laghi-f-rabbia-a-di-gianberardino-m-l-marasco-b-d alessio-m-la-misurazione-del-parenting-il-parents-presente-test

Lo sviluppo psicomotorio del bambino
Lo sviluppo psicomotorio del bambinoLo sviluppo psicomotorio del bambino
Lo sviluppo psicomotorio del bambinoimartini
 
Bullismo e adolescenza
Bullismo e adolescenzaBullismo e adolescenza
Bullismo e adolescenzamariavivo
 
Bullismo e adolescenza
Bullismo e adolescenzaBullismo e adolescenza
Bullismo e adolescenzamariavivo
 
Introduzione e metodi sviluppo
Introduzione e metodi sviluppo Introduzione e metodi sviluppo
Introduzione e metodi sviluppo imartini
 
Personalità jung
Personalità jungPersonalità jung
Personalità jungimartini
 
Iv modulo lo sviluppo morale
Iv modulo lo sviluppo moraleIv modulo lo sviluppo morale
Iv modulo lo sviluppo moraleiva martini
 
Sfide evolutive
Sfide evolutiveSfide evolutive
Sfide evolutiveimartini
 
Sfide evolutive
Sfide evolutiveSfide evolutive
Sfide evolutiveimartini
 
Appunti sviluppo
Appunti sviluppo  Appunti sviluppo
Appunti sviluppo imartini
 
Sfide evolutive
Sfide evolutiveSfide evolutive
Sfide evolutiveimartini
 
466 sviluppo sociale
466 sviluppo sociale466 sviluppo sociale
466 sviluppo socialeimartini
 
1466 sviluppo sociale
1466 sviluppo sociale1466 sviluppo sociale
1466 sviluppo socialeimartini
 
sviluppo sociale
 sviluppo sociale sviluppo sociale
sviluppo socialeimartini
 
Nodi teorici
Nodi teoriciNodi teorici
Nodi teoriciimartini
 
Nodi teorici
Nodi teoriciNodi teorici
Nodi teoriciimartini
 

Similar to baiocco-r.-laghi-f-rabbia-a-di-gianberardino-m-l-marasco-b-d alessio-m-la-misurazione-del-parenting-il-parents-presente-test (20)

Lo sviluppo psicomotorio del bambino
Lo sviluppo psicomotorio del bambinoLo sviluppo psicomotorio del bambino
Lo sviluppo psicomotorio del bambino
 
Bullismo e adolescenza
Bullismo e adolescenzaBullismo e adolescenza
Bullismo e adolescenza
 
Bullismo e adolescenza
Bullismo e adolescenzaBullismo e adolescenza
Bullismo e adolescenza
 
Introduzione e metodi sviluppo
Introduzione e metodi sviluppo Introduzione e metodi sviluppo
Introduzione e metodi sviluppo
 
Personalità jung
Personalità jungPersonalità jung
Personalità jung
 
627 522.
627 522.627 522.
627 522.
 
627 522.
627 522.627 522.
627 522.
 
627 522.
627 522.627 522.
627 522.
 
Iv modulo lo sviluppo morale
Iv modulo lo sviluppo moraleIv modulo lo sviluppo morale
Iv modulo lo sviluppo morale
 
Sfide evolutive
Sfide evolutiveSfide evolutive
Sfide evolutive
 
Sfide evolutive
Sfide evolutiveSfide evolutive
Sfide evolutive
 
Appunti sviluppo
Appunti sviluppo  Appunti sviluppo
Appunti sviluppo
 
Sfide evolutive
Sfide evolutiveSfide evolutive
Sfide evolutive
 
Sfide evolutive
Sfide evolutiveSfide evolutive
Sfide evolutive
 
Lezione 1
Lezione 1Lezione 1
Lezione 1
 
466 sviluppo sociale
466 sviluppo sociale466 sviluppo sociale
466 sviluppo sociale
 
1466 sviluppo sociale
1466 sviluppo sociale1466 sviluppo sociale
1466 sviluppo sociale
 
sviluppo sociale
 sviluppo sociale sviluppo sociale
sviluppo sociale
 
Nodi teorici
Nodi teoriciNodi teorici
Nodi teorici
 
Nodi teorici
Nodi teoriciNodi teorici
Nodi teorici
 

More from imartini

2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismoimartini
 
Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambinoimartini
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizingimartini
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotivaimartini
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaimartini
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbaleimartini
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti imartini
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura imartini
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsaimartini
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa nimartini
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimentoimartini
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce etaimartini
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio imartini
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaimartini
 
Slide musica-cervello
Slide musica-cervelloSlide musica-cervello
Slide musica-cervelloimartini
 

More from imartini (20)

2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo
 
Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambino
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizing
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotiva
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematica
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbale
 
Adhd u
Adhd uAdhd u
Adhd u
 
DSA
DSADSA
DSA
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
 
scrittura
scritturascrittura
scrittura
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsa
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa n
 
dislessia
dislessiadislessia
dislessia
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimento
 
DSA
DSADSA
DSA
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce eta
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scrittura
 
Slide musica-cervello
Slide musica-cervelloSlide musica-cervello
Slide musica-cervello
 

baiocco-r.-laghi-f-rabbia-a-di-gianberardino-m-l-marasco-b-d alessio-m-la-misurazione-del-parenting-il-parents-presente-test

  • 1. QUALE Psicologia, 2010, 36 49 LA MISURAZIONE DEL PARENTING: IL PARENTS PREFERENCE TEST Roberto Baiocco, Fiorenzo Laghi, Azzurra Rabbia, Maria Laura Di Giamberardino, Barbara Marasco, Maria D’Alessio* Riassunto. Il presente articolo ha due scopi principali: a) discutere ed analizzare le diverse metodologie utilizzate per valutare il comportamento di parenting, le competetnze genitoriali e il funzionamento familiare; b) presentare un nuovo strumento per la misurazione del parenting: il Parents Preference Test (PPT) o Test sulle Preferenze Genitoriali. Il PPT è un test grafico a scelta multipla che utilizza 24 vignette per rappresentare scene di vita familiare. Ognuno dei 24 item del PPT è composto da 5 figure: una figura più grande che funge da stimolo di presentazione e 4 immagini o vignette più piccole che rappresentano le possibili alternative di scelta in riferimento alla situazione presentata precedentemente. Il PPT misura quattro dimensioni, che si presume siano universali, che descrivono il comportamento genitoriale nell'interazione con il bambino: la focalizzazione dell’attenzione, la modalità esperenziale, la regolazione del comportamento e il livello di Energia. L'articolo fornisce dati in riferimento all'attendibilità, la validità convergente e di costrutto del PPT. 1.1 Definizione di parenting e modelli teorici Nell’ambito dello studio sullo sviluppo infantile e sui fattori che lo influenzano, è stato attribuito un peso sempre maggiore al ruolo dei genitori e alle modalità con cui essi si prendono cura dei figli, interagendo con loro. Con il termine parenting che deriva dal sostantivo “parent, genitore, colui che si prende cura di” si intende un insieme di comportamenti specifici, che operano da soli o in sincronia nella definizione dello sviluppo fisico, intellettuale ed emotivo dei figli. In generale il parenting viene considerato come un processo che include aspetti biologici, sociali e relazionali (Tobach e Scnheirla, 1968) legati al prendersi cura (caring), al nutrire (nurturing) e al proteggere (protecting). Sottolineare esclusivamente il ruolo di uno di questi fattori determinerebbe secondo Lerner la costituzione di una visione strettamente ambientalista e contestualista o radicalmente genetista ed ereditaria (Lerner, Rothbaum, Boulos e Castellino, 2002). In un caso si perderebbe la plasticità evolutiva degli scambi con l’esterno, del nurturing, a favore di un determinismo meccanicistico. Nell’altro caso, una virtuale assenza di limiti nella plasticità evolutiva, porterebbe alla formazione di programmi standardizzati, appiattendo le differenze individuali e le potenzialità di sviluppo dei singoli individui. L’area di ricerca maggiormente studiata è la relazione tra comportamenti di accudimento ed esiti di sviluppo. In particolare un parenting centrato sul bambino, caratterizzato da alta affettività e sensibilità risulta spesso associato a un attaccamento sicuro nel bambino (De Wolff e Van IJzendoorn, 1997), competenze sociali e relazionali (Hart, DeWolf, Wozniak e Burts, 1992), buoni livelli di autoregolazione (Coleman et al., 2006) e bassa incidenza di comportamenti esternalizzanti (NICHD Early Child Care Research Network, 2006), interesse e adattamento scolastico (Dubow e Luster, 1990; NICHD Early Child Care Research Network, 2004), adeguato sviluppo cognitivo (Tamis-LeMonda, Shannon, Cabrera e Lamb, 2004) e linguistico (Morisset et al., 1990; Olson, Bates e Kaskie, 1992). Numerosi autori (Baumrind, 1997; Hoffman, 1988, Robinson, Mandleco, Olsen e Hart, 1995) si sono interessati allo studio e alla definizione degli stili educativi genitoriali come modalità tipiche di risposta alle situazioni di educazione e accudimento del bambino. In particolare l’attenzione dei primi studi era diretta ad individuare una sorta di stile ideale, la tipologia del “buon genitore” in grado di favorire uno sviluppo sano e adeguato delle competenze infantili, spesso giungendo a delineare un continuum che oscilla tra modalità idonee e non idonee (Belsky, 1984; Maccoby, 2000; Patterson, Bank e Stoolmiller, 1990). In tale posizione era possibile individuare nei genitori alcuni comportamenti stabili nelle diverse circostanze e in grado di caratterizzare specifici stili educativi. La classificazione degli stili educativi più conosciuta e utilizzata nel panorama della letteratura scientifica è quella proposta da Diane Baumrind (1991) che a partire dagli anni settanta ha descritto due dimensioni fondamentali: la richiestività, cioè la capacità di porre dei limiti al comportamento del bambino, e la responsività, definita come la capacità del genitore di rispondere ai bisogni del figlio. In funzione del peso di queste due variabili l’autrice ha individuato tre tipologie di parenting: autorevole, autoritario e permissivo. Sugli stessi presupposti teorici della Baumrind risultano le successive classificazioni fornite da Maccoby e Martin (1983). I due autori introducono un quarto stile genitoriale definito come permissivo negligente, cioè * Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione. Facoltà di Psicologia , Sapienza Università di Roma.
  • 2. QUALE Psicologia, 2010, 36 50 caratterizzato da una condotta disimpegnata da parte dei genitori sia nella dimensione del calore affettivo che della richiestività. In una prospettiva parzialmente diversa, centrata sulla dimensione emotiva, si muove Hoffman (1988) il quale descrive le diverse modalità di costrizione (fisica o psicologica) e di persuasione (razionale o emotiva) che i genitori utilizzano nell’interazione con i figli. L’autore descrive quindi quattro tipologie di stile genitoriale: costrittivo basato sul potere fisico, costrittivo basato sulla sottrazione dell’affetto, induttivo ed empatico-emotivo. A seguito di queste teorizzazioni lo studio della genitorialità non è stato più indagato esclusivamente in chiave predittiva rispetto all’adattamento del bambino ma è divenuto un campo di ricerca autonomo (Sponchiado, 2000). Sono state quindi indagate le componenti cognitive, affettive, di personalità e rappresentazionali dei genitori (Baiocco, Laghi e Paola, 2009; Tambelli, Odorisio, Trentini e Ammaniti, 2008; Velotti, Castellano, Messina e Zavattini, 2008). Le caratteristiche di personalità dei genitori influenzano, ad esempio, le pratiche di accudimento, le credenze e le aspettative nei riguardi della genitorialità e alcune tra le dimensioni più significative del parenting come la responsività e l’intrusività. Secondo Belsky (1984), un parenting “ottimale” favorisce un adeguato adattamento del bambino e risulta costituito da tre determinanti principali: la personalità e il funzionamento genitoriale, il temperamento e le caratteristiche del bambino, le fonti di stress e di supporto nel contesto di vita. Questi tre elementi influiscono sul parenting in maniera diversa e con varia intensità, direttamente e indirettamente determinando esiti differenti sulle condotte di parenting (Bonichini e Axia, 2007). Anche secondo Bornstein (2003) negli ultimi decenni si è assistito al passaggio da una concezione dimensionale e monolitica del parenting, in cui il genitore veniva visto come l’unico responsabile dello sviluppo del bambino, seguendo una visione “tutto-o-nulla”, ad una prospettiva più ampia, situazionale e onnicomprensiva. Il comportamento parentale è il prodotto comune di numerose caratteristiche del genitore e del bambino che si determinano in una storia di interazioni e trasformazioni reciproche che hanno luogo nel corso del tempo: “Le modalità di cura sono spesso soggette ad adattamenti, essendo il risultato di processi transazionali multipli tra genitore bambino e contesto” (Bornstein, 2003, pp. 43). 1.2 La misurazione del parenting Come abbiamo precedentemente discusso esistono diverse classificazioni di parenting, ognuna delle quali tenta di delineare un continuum che oscilla tra modalità di accudimento idonee e modalità non idonee (Belsky, 1984; Patterson, 1982). A partire da queste classificazioni sono stati costruiti diversi strumenti di misura e procedure standardizzate per la valutazione delle modalità di cura dei figli messe in atto dai genitori. In linea generale è possibile individuare tre metodi principali per la valutazione del parenting: gli strumenti self-report, l’osservazione e il colloquio. 1.2.1 Metodi self-report I questionari ed i test sono strumenti self-report che prevedono una serie di domande standardizzate che permettono di raccogliere informazioni inerenti alla sua soggettività. Gli strumenti più importanti in ambito internazionale riguardano sia la valutazione del funzionamento familiare che più strettamente competenze genitoriali. Per quanto riguarda il funzionamento familiare è ampiamente utilizzato il Family Assessment Device (FAD, Epstein, Baldwn e Bishop, 1983) basato sul modello Mc Master del funzionamento familiare. Il modello descrive le proprietà strutturali e funzionali dell’intero gruppo familiare e i pattern transazionali tra i suoi membri. Il Family Environment Scale (FES, Moos e Moos, 1984) ideato da Moos e Moos descrive e misura le relazioni interpersonali tra i membri familiari, le tendenze di crescita personale e la struttura organizzativa di base della famiglia. Il Family Adaptability and Cohesion Evaluation Scale (FACES) è un questionario elaborato da Olson, Portner e Lavee (1985) per valutare due dimensioni fondamentali del funzionamento familiare, la Coesione e l'Adattabilità, sulla base del Modello Circonflesso del funzionamento familiare di Olson. Lo strumento denominato FACES-IV rappresenta le versione più aggiornata dei diversi questionari FACES (Olson, Gorall e Tiesel, 2005; adattamento italiano di Baiocco, Cacioppo, Laghi e Tafà, 2010) e misura la coesione, definita come vincolo emozionale che ciascun membro della famiglia prova nei confronti dell’altro, l’adattabilità, cioè la qualità e l’espressione di leadership e di organizzazione, ruoli e regole di relazione e negoziazione, la comunicazione cioè l’insieme di quelle abilità comunicative positive utilizzate all’interno della coppia o del sistema familiare. Tra gli strumenti che valutano più direttamente il comportamento di parenting o lo stile di parenting abbiamo Il Parental Authority Questionnaire (PAQ; Reitman, Rhode, Hupp e Altobello, 2002) è un questionario self report che misura l’autorità genitoriale e le pratiche disciplinari nei confronti del bambino (di qualsiasi età). Il questionario è stato costruito sulla base delle tre tipologie di parenting identificate dal modello della Baumrind (1971): permissivo, autoritario e autorevole. L’Alabama Parenting Questionnaire (APQ, Shelton, Frick e Wootton, 1996) che misura quanto le pratiche genitoriali sono collegate ai comportamenti disturbati nel bambino o quanto le influenze esterne su diverse problematiche infantili vengono mediate dalle cure genitoriali. Lo strumento valuta cinque dimensioni del comportamento di parenting: parenting positivo, scarso monitoraggio, discipline insensate, coinvolgimento e punizioni corporali. Il test risulta utile in ambito
  • 3. QUALE Psicologia, 2010, 36 51 clinico per rilevare l’eziologia e procedere al trattamento di problemi esternalizzanti nei bambini. Il Parental Bonding Inventory (PBI, Parker, Tupling, Brown, 1979) è uno strumento che misura due distinte dimensioni riferibili al costrutto dell'attaccamento: l'accudimento e l'iperprotettività in persone che abbiano compiuto almeno il sedicesimo anno di età. Tale strumento è sotto forma di questionario autosomministrato dove l'adolescente deve ricordare la relazione con i propri genitori, concentrandosi in particolare su tale relazione fino al compimento del sedicesimo anno di età. Gli autori, sulla base della distinzione tra alto e basso accudimento e alta e bassa iperprotettività classificano sia le madri che i padri in quattro distinte tipologie: vincolo affettuoso: genitori con alti punteggi sia per la scala "accudimento" che "iperprotettività"; genitori ottimali: genitori con un alto punteggio nella scala "accudimento" e basso punteggio nella scala "iperprotettività"; controllanti senza affetto: genitori con basso punteggio di "accudimento" e alto di "iperprotettività"; genitori negligenti: genitori con bassi punteggi su entrambe le scale. Il Parenting Scale (Arnold et al. 1993) è questionario self-report composto da soli 30 item costituito da tre scale: lassismo, che valuta la disciplina permissiva e incoerente usata dai genitori quando il bambino si comporta male; iperattività, che misura i comportamenti di rabbia, frustrazione irritabilità dei genitori associati ad uno stile di comportamento autoritario; prolissità, che valuta atteggiamenti quale il brontolare ed il lagnarsi, l’ammonire in continuazione e il fare prediche. Questa ultima scala può essere usata per identificare i genitori più a rischio per lo sviluppo di modalità disfunzionali di disciplina prima dell’insorgenza di conseguenti problemi nel comportamento dei bambini. Il questionario Ghent Parental Behaviour Scale (GPBS; Van Leeuwen e Vermulst, 2004; Laghi, Baiocco e D’Alessio, 2007) valuta gli stili educativi e le relazioni con le figure genitoriali. La versione del GPBS somministrata è composta da 45 item con la quale i genitori valutano la loro relazione e il loro comportamento con il figlio. Le dimensioni indagate dallo strumento sono le seguenti: parenting positivo: programmare del tempo con il figlio, mostrare interesse; monitoring: sorvegliare le attività del figlio; trasmissione di regole: insegnare il comportamento più adatto al figlio; punizioni: punire il figlio quando si comporta male; punizioni incoerenti: punire in modo incoerente il figlio; punizioni fisiche: punizioni fisiche e rimprovero verbale; indifferenza: trascurare il comportamento non desiderato; Ricompense materiali: ricompensare il buon comportamento del figlio; autonomia: incentivare il comportamento autonomo del figlio. La versione italiana dello strumento gode di buoni livelli di attendibilità e una validità convergente e di costrutto adeguata (Laghi et al., 2007). Il Child-Rearing Practice Report Q- sort (C-RPR, Block, 1981; adattamento italiano di Lo Coco, Zappulla e Di Maggio, 2003) è uno strumento self-report che permette di raccogliere informazioni relative a sei dimensioni del parenting: Accettazione, Rifiuto, Incoraggiamento al successo, Incoraggiamento all’indipendenza, Orientamento alla punizione e Protezione. Come abbiamo evidenziato precedentemente, le informazioni ottenute con le misure self-report, sebbene siano solitamente completate da un singolo membro della famiglia, possono valutare diversi ambiti: individuale, diadico (genitore-bambino), relativamente alla coppia genitoriale oppure in riferimento al funzionamento e al clima familiare. Tali strumenti vengono impiegati sia nella clinica che nella ricerca, soprattutto in virtù della loro economicità e facilità d’uso. Tuttavia non sono esenti da critiche, in particolare in relazione alla presunta incapacità dei membri della famiglia di riportare informazioni accurate e obiettive sulle loro interazioni. 1.2.2 I Metodi osservativi Negli ultimi vent’anni, anche a seguito delle critiche mosse ai metodi self-report, si è assistito ad un crescente interesse per i metodi osservativi. I metodi basati sull’osservazione dell’interazione genitore-bambino sono considerati utili per raccogliere informazioni obiettive e precise sul comportamento genitoriale sebbene vengano utilizzati in misura inferiore rispetto ad altre metodiche di raccolta dati (Sponchiado, 2000). Uno dei motivi principali è legato al costo in termini di tempi e risorse: gli osservatori devo essere adeguatamente addestrati e preparati, sono necessarie apparecchiature e tecniche di rilevazione, i tempi di raccolta dei dati sono dilatati come anche quelli di codifica. I metodi observer-report comprendono due possibili strategie di raccolta dei dati: gli schemi di codifica e le rating scale. Entrambe le procedure presuppongono osservazioni condotte da persone esterne alla famiglia in contesti più o meno strutturati, ma differiscono tra toro in relazione al livello di analisi che considerano: infatti gli schemi di codifica si pongono ad un livello molecolare di analisi (microanalisi) e sono maggiormente adatti a cogliere momento per momento le particolari sequenze del comportamento dei membri della famiglia l'uno verso l'altro. Le rating scale, invece, analizzano il comportamento a livelli molari (macroanalisi) e sono così maggiormente utilizzate per la descrizione di pattern relazionali stabili o dimensioni più complesse del sistema familiare. Tutti i metodi osservativi basano la loro capacità di rilevazione delle variabili sul giudizio che una persona addestrata ad hoc fornisce in rapporto ad un fenomeno osservato, tuttavia differiscono tra di loro in base al tipo di giudizio che viene espresso. L'osservatore che utilizza gli schemi di codifica è teso a ricondurre ogni porzione del comportamento individuale ad una categoria ben definita, semplice e circoscritta nel suo contenuto, invece l'osservatore che si avvale delle rating scale esprime un giudizio complessivo mirato a collocare l'individuo, la diade o la famiglia lungo alcune dimensioni psicologiche più complesse. Il fine
  • 4. QUALE Psicologia, 2010, 36 52 dell'osservazione in questo secondo caso è cogliere una gestalt complessiva dell’interazione, le sue proprietà generali e non piccole porzioni di essa. Un secondo elemento di criticità dei metodi osservativi è la minore presenza di ricerche sperimentali che testimonino le qualità psicometriche delle tecniche d'indagine utilizzate.. Solitamente vengono codificate delle sessioni di interazione madre bambino che prevedono, ad esempio, gioco libero; può essere effettuata un’analisi dei comportamenti quali la facilitazione (comportamenti di incoraggiamento fisico o verbale), la sensibilità (capacità di decodificare i segnali che invia il bambino e rispondervi adeguatamente e prontamente), il tono dell’umore (postura, espressioni facciali, tono di voce); il focus dell’attenzione sul bambino e un analisi del tono dell’umore del bambino (Nicol-Arper, Harvey, Stein, 2007). Complessivamente dunque i metodi basati sull'osservazione vengono utilizzati in misura minore nella valutazione del funzionamento familiare e genitoriale rispetto ai metodi self-report. L’osservazione del comportamento di parenting può essere considerato come un metodo da utilizzare quale integrazione della valutazione effettuata tramite altri strumenti, come quelli self report, in quanto poter disporre di una registrazione del comportamento genitoriale permette di superare, con un analisi oggettiva, il limite delle possibili interpretazioni personali date, ad esempio, agli item di un questionario carta e matita. 1.2.3 Il colloquio Il colloquio o intervista clinica, si propone come obiettivo generale l’aumento della conoscenza in relazione a problemi, situazioni o difficoltà per le quali è necessario prendere una decisione: in esso l'acquisizione di informazioni avviene prevalentemente, anche se non esclusivamente, attraverso la comunicazione verbale. Il colloquio è probabilmente la metodologia usata più di frequente quando si tratta di valutare il funzionamento generale di una famiglia e, in particolare, le capacità genitoriali; tuttavia ad un uso considerevole del colloquio per la valutazione del parenting non corrisponde un altrettanto elevato numero di studi tesi ad un'adeguata verifica di questo strumento. Il colloquio può assumere diverse forme a seconda degli intendimenti dell'esaminatore e della peculiarità del caso in esame: il colloquio, per esempio può venire condotto in modo più o meno direttivo oppure può risultare estremamente strutturato oppure non esserlo affatto. Anche le tematiche affrontate nel colloquio possono variare a seconda dei casi, tuttavia ve ne sono alcune che, data la loro rilevanza, ricorrono molto frequentemente. Il processo di valutazione delle capacità genitoriali che utilizza il colloquio può essere programmato dettagliatamente dall'operatore o può assumere una modalità più libera e discorsiva. Nei casi in cui sia prevista una strutturazione più alta, che coincidono generalmente con il mandato diagnostico, vengono impiegati anche strumenti di valutazione standardizzate che consentono di effettuare misurazioni specifiche del funzionamento familiare. La scelta di una conduzione libera o più rigidamente strutturata del colloquio comporta inevitabili conseguenze nelle modalità di partecipazione della famiglia stessa che può essere particolarmente motivata ad aderire alle richieste effettuate per mostrarsi compiacente nel tentativo di ridurre la negatività della valutazione percepita o, viceversa, può ancorarsi a strategie difensive che riducono ogni possibile partecipazione attiva alla situazione proposta. E' necessario sottolineare che gli approcci meno strutturati rischiano di indurre una situazione ben nota ai servizi sociali caratterizzata dal racconto all'intervistatore, da parte del genitore/i, di quello che pensa lui/lei voglia sentirsi dire. In generale, un atteggiamento poco giudicante da parte di chi conduce il colloquio, assieme ad una esplicita e chiara dichiarazione degli obiettivi perseguiti riscuote maggiori probabilità di successo. Un esempio di griglia tematica per la costruzione del colloquio è quella suggerita da Axia e Bonichini (2007) in accordo con il modello teorico di Reder e Lucey (1995). Gli autori individuano cinque aree fondamentali del parenting che dovrebbero essere indagate in uno o più colloqui con un professionista: 1. L’adattamento al ruolo di genitore. A seconda dell’età del figlio è necessario poter valutare, nel corso del colloquio, se il genitore provvede adeguatamente alle cure fisiche essenziali alla sopravvivenza e al benessere del proprio figlio; 2. La relazione con i figli. Il colloquio con il genitore deve consentire al professionista di potersi esprimere in merito alla prevalenza dei sentimenti provati verso i propri figli. E' inoltre necessario accertarsi se egli è capace di provare empatia, se riesce quindi a mettersi nei loro panni per comprenderne disagi, bisogni, emozioni, richieste di aiuto, di affetto e di protezione. 3. Le influenze della famiglia. L'ambiente familiare agisce direttamente come fonte di supporto alla diade genitore/figlio o viceversa come fonte di disagio e di incremento delle difficoltà relazionali in atto. 4. L'interazione con il mondo esterno. La valutazione del funzionamento familiare non può prescindere da un'accurata disamina delle opportunità di sostegno offerte dall'ambiente allargato in termini di risorse formali (servizi per il bambino e la famiglia) o informali (vicinato, volontari, famiglia allargata..) rese disponibili dalle reti sociali di sostegno. 5. Potenzialità di cambiamento. Infine vanno valutate le potenzialità di cambiamento che consentono al professionista di comprendere quali probabilità vi sono che un aiuto psicologico possa risultare utile per il superamento della inadeguatezza attuale. Valutare l'idoneità dell'ambiente di vita familiare non vuol dire giudicare le caratteristiche genitoriali secondo schemi e modelli precostituiti ma tentare di comprendere quali sono le modalità ricorrenti di interazione di
  • 5. QUALE Psicologia, 2010, 36 53 quel sistema familiare in modo da capire il significato e gli effetti pragmatici della crisi attualmente attraversata e proporre momenti di riflessione che permettano il cambiamento. 1.3 Il Parents Preference Test La valutazione del parenting pone problemi teorici e metodologici sia in riferimento alla costruzione di strumenti di misura sia alla loro corretta applicazione. Per quanto riguarda la costruzione degli strumenti, le difficoltà sono simili a quelle presenti in tutti gli altri campi di indagine della psicologia. Lo strumento deve possedere determinate qualità psicometriche; deve essere valido ed affidabile e le risposte al test non dovrebbero risentire della tendenza dei soggetti a rispondere in funzione di variabili quali la desiderabilità sociale. Il Parents Preference Test cerca di risolvere alcune degli elementi di criticità fin qui evidenziati ponendosi in un qualche modo a metà tra gli strumenti self-report e il colloquio psicologico. 1.3.1 Descrizione del PPT Il Parents Preference Test (PPT) o Test sulle Preferenze Genitoriali è un test grafico a scelta multipla che utilizza 24 vignette per rappresentare scene di vita familiare e valutare lo stile di parenting. Lo strumento può essere somministrato a uno oppure entrambi i genitori al fine di poter valutare il parenting familiare potendo godere di più fonti d’informazione. Il Test costruito in Danimarca dal Centro di Studi e Terapia della Famiglia di Copenaghen (PPT, Westh, 2003; adattamento italiano di Baiocco et al., 2008; Baiocco, D’ Alessio e Laghi, in press) riprende ed integra il modello proposto da Tizard e Hughes (1984) relativamente al funzionamento familiare. Gli autori (Baiocco et al., 2008) ritengono che la famiglia sia l’ambiente privilegiato per la crescita e l’apprendimento da parte del piccolo di tutti gli aspetti della vita ed identificano quattro variabili fondamentali per la definizione del parenting: la focalizzazione dell’attenzione, la modalità esperenziale, la regolazione del comportamento e il livello di Energia. I soggetti nel rispondere al test sono tenuti a indicare il loro modus operandi come genitori, il modo in cui si comportano e descrivono la loro interazione con il bambino all’interno della famiglia. Ognuno dei 24 item del PPT è composto da 5 figure: una figura più grande che funge da stimolo di presentazione e 4 immagini o vignette più piccole che rappresentano le possibili scelte in riferimento alla situazione presentata precedentemente. All’inizio viene mostrata la figura più grande che rappresenta una scena normale di vita familiare e in seguito l’attenzione del genitore viene orientata alle 4 figure che rappresentano i diversi possibili comportamenti da attuare quando si interagisce con il bambino. Le 24 tavole vengono presentate una per volta. Dopo la tavola di presentazione il genitore deve indicare tra le 4 alternative di risposta quale vignetta rappresenti meglio il suo comportamento come genitore in una situazione simile. Rispondendo agli stimoli proposti, il soggetto è in grado di posizionare se stesso come genitore in relazione al figlio. Dopo aver scelto una delle vignette tra le alternative proposte, il soggetto è incoraggiato a spiegare le ragioni della sua scelta. L’esperienza maturata con il PPT ha mostrato che attraverso la spiegazione delle proprie motivazioni il soggetto verbalizza la sua prospettiva e il ruolo che tende ad assumere come genitore. 1.3.2 Le dimensioni valutate dal PPT Gli autori del PPT ritengono che la famiglia sia l’ambiente privilegiato per la crescita e l’apprendimento da parte del bambino di tutti gli aspetti della vita ed identificano quattro variabili fondamentali per la definizione del parenting: la focalizzazione dell’attenzione, la modalità esperenziale, la regolazione del comportamento e il livello di Energia. Scala Focalizzazione attentiva • focalizzazione su di sé: il genitore partecipa all’interazione e risponde se necessario ma risulta prevalentemente occupato dai propri pensieri, dalle attività che sta svolgendo o pone attenzione ad aspetti che non sono connessi all’interazione con il bambino. • focalizzazione sul bambino: il genitore è responsivo e pronto ad “essere con” il bambino nell’interazione. Egli è attento alle iniziative, alle intenzioni ed ai punti di vista del bambino. Il soggetto può raggiungere un punteggio che varia da un minimo di 0 ed un massimo di 8 lungo un continuum tra i poli Focalizzazione su di Sé (da 0 a 3) e Focalizzazione sul Bambino (da 5 a 8). Ad esempio se un genitore riporta un punteggio compreso tra 5 – 8 punti sarà classificato prevalentemente come concentrato sul bambino durante l’interazione. I punteggi medi sono compresi tra 3 e 6 mentre un punteggio compreso tra 1 e 2 oppure 7-8 è classificato come molto basso/alto, in relazione al lato del quadrante cui fa riferimento. La Figura 1 è un esempio di item relativo alla dimensione Focalizzazione attentiva.
  • 6. QUALE Psicologia, 2010, 36 54 Figura 1. Focalizzazione attentiva: item e alternative di risposta Scala Modalità esperenziale La dimensione Modalità esperenziale (Figura 2) descrive il modo in cui, nell’esperienza con il bambino, i soggetti si concentrano maggiormente sugli aspetti emotivi o razionali della relazione. Figura 2. Modalità esperenziale: item e alternative di risposta I due poli della dimensione sono: • Orientamento emotivo: il soggetto sperimenta la prospettiva, le intenzioni e le iniziative del bambino da un punto di vista principalmente emotivo. • Orientamento razionale: il genitore sperimenta la prospettiva, le intenzioni/ iniziative del bambino da un punto di vista principalmente razionale. Il punteggio varia da un minimo di 0 ad un massimo di 8 punti distribuiti lungo i poli razionale/emotivo. Un punteggio compreso tra 5 e 8 indica un orientamento razionale mentre tra 1 e 3 un orientamento emotivo. Scala Regolazione del comportamento La dimensione Regolazione del comportamento (Figura 3) descrive il modo in cui il genitore regola il comportamento del bambino durante l’interazione. Figura 3. Regolazione del comportamento: item e alternative di risposta
  • 7. QUALE Psicologia, 2010, 36 55 I due poli descrivono una regolazione basata sul contesto/situazione oppure una valutazione influenzata principalmente da regole e precetti normativi aprioristici: • Contesto/situazione: il genitore valuta e regola il comportamento e i bisogni del bambino in relazione alle caratteristiche del contesto oppure in risposta a un particolare evento o specificità che caratterizza la situazione che si sta vivendo. • regole: il genitore valuta e regola il comportamento e i bisogni del bambino, in relazione a ciò che per lui è giusto o sbagliato oppure in base a regole e norme di comportamento già acquisite in precedenza. Anche per questa dimensione il punteggio varia da un minimo di 0 ad un massimo di 8 lungo i poli orientamento verso la situazione/verso le regole. Un punteggio compreso tra 1 e 3 descrive un genitore orientato al contesto mentre un punteggio tra 5-8 un soggetto orientato verso le regole. I punteggi medi sono compresi tra 3 e 6; mentre un punteggio compreso 1 e 2 oppure tra 7-8 è classificato come molto basso/alto in riferimento al polo preso in considerazione. Energia Il livello di Energia è presente in tutte le 24 tavole del test sebbene sia ritenuto sufficiente l’utilizzo di 15 immagini per attribuire il punteggio relativamente a questa dimensione. La scala si distribuisce su un continuum tra attivo e passivo: • Attivo: descrive un genitore attivo che prende l’iniziativa ed è recettivo nell’interazione con il bambino. • Passivo: il genitore tende ad essere maggiormente passivo nell’interazione con il bambino, è più esitante nella partecipazione e lascia più spesso l’iniziativa al bambino. In questa dimensione il soggetto può raggiungere un punteggio che va da un minimo di 0 ad un massimo di 15. I punteggi medi sono compresi tra 5 e 11. Punteggi tra 1 e 4 descrivono genitori passivi nell’interazione mentre punteggi tra 12 e 15 descrivono il profilo di un genitore tendenzialmente attivo. Il punteggio finale determina il profilo sullo stile di parenting in riferimento alle quattro dimensioni misurate dal test: Energia, Focalizzazione attentiva, Modalità esperenziale e Regolazione del comportamento. 1.3.3 L’attendibilità e validità del PPT La validazione italiana del PPT è stata effettuata in due fasi principali: nella prima si è posta attenzione alla validità di facciata, alla comprensibilità delle immagini e alla verifica dell’attendibilità, nella seconda alla validità convergente e di costrutto inserendo il PPT in una batteria più ampia di strumenti e somministrando il test a gruppi diversi di soggetti. Per quanto riguarda la validità di contenuto si è verificata la concordanza tra contenuto veicolato dalle immagini e scala di appartenenza della figura stimolo. A giudici indipendenti, tutti psicologici e docenti in psicologia dello sviluppo† , sono state fornite le descrizioni relative alle tre scale principali misurate dallo strumento. Si è quindi chiesto di osservare le 24 tavole stimolo e di stabilire per ognuna la propria scala d’appartenenza. Ad esempio: se una vignetta è stata progettata per rappresentare la focalizzazione attentiva del genitore, l’esperto deve ricondurre l’immagine a quella dimensione e non alle altre due. Due giudici hanno commesso un errore ciascuno in riferimento all’immagine 5 (dimensione Regolazione del comportamento) e 11 (dimensione Empatia). Il terzo giudice non ha commesso errori di attribuzione. Questo dato, vista anche l’elevata competenza scientifica e professionale dei giudici, può essere considerato un indice della buona validità di contenuto delle immagini proposte, della relativa indipendenza delle dimensioni misurate dal test e della comprensibilità delle definizioni operative proposte per descrivere le dimensioni costitutive del parenting utilizzate dal PPT. Il campione per la validazione italiana è costituito da 525 genitori (376 madri e 149 padri), tra i 20 e i 42 anni, con figli con un’età compresa tra i 2 e gli 11 anni. Al genitore cui è stato somministrato il PPT è stato richiesto di: a) fornire informazioni sulla famiglia, sulle sue caratteristiche socio demografiche e su quelle del coniuge/convivente; b) rispondere ad una batteria di strumenti che valutano il funzionamento familiare e di coppia, l’adattamento del bambino, lo stile di parenting e la tendenza del soggetto a rispondere in modo socialmente desiderabile. Sono stati esclusi tutti i soggetti che non hanno completato interamente il PPT oppure i cui questionari contenevano un numero di risposte omesse superiori al 5%. L’attendibilità del PPT, misurata attraverso il metodo test-retest, è stata effettuata su oltre 150 genitori i quali hanno risposto al test a distanza di tre mesi. Generalmente coefficienti superiori a 0.80 vengono considerati accettabili: le dimensioni del PPT mostrano valori compresi tra r = 0.80 per la dimensione Regolazione del comportamento a r = 0,84 per la Focalizzazione attentiva ed Energia. Le dimensioni del PPT sono statisticamente correlate tra loro anche se in modo non particolarmente elevato. Questo dato indica, in accordo con l’impostazione teorica dello strumento, che le scale misurate sono correlate ma non sovrapponibili. Le correlazioni più elevate sono tra la dimensione Regolazione del comportamento basata su regole e la scala Focalizzazione attentiva sul bambino (r = 0.32) ed Energia (r = 0.30). I genitori che tendono a regolare il comportamento del bambino in base a norme di comportamento già † Si ringraziano: la prof.ssa Maria D’Alessio (Preside della Facoltà di Psicologia 1 della Sapienza Università di Roma); il prof. Fiorenzo Laghi e la prof.ssa Francesca Federico.
  • 8. QUALE Psicologia, 2010, 36 56 acquisite in precedenza sono anche naturalmente portati focalizzarsi su di lui nell’interazione, ad essere attivi e a prendere l’iniziativa nell’interazione con il bambino. Le basse correlazioni tra il PPT e la versione ridotta della Marlowe - Crowe Social Desirability Scale (Scala di Desiderabilità Sociale Marlowe – Crowe; MCSDS; Crowne e Marlowe, 1960; Manganelli Rattazzi, Canova e Marcorin, 2000) indicano sostanzialmente che il PPT, a differenza della maggior parte degli strumenti carta e matita, poco si presta a fornire un’ immagine favorevole di sé e a rappresentarsi come un genitore competente e pronto a rispondere ai bisogni del figlio. La correlazione più elevata anche se di modesta intensità (r = 0.10) è tra la dimensione Controllo del comportamento basato su regole e desiderabilità sociale. La scarsa correlazione con la desiderabilità sociale è un indice positivo in riferimento alla validità ed utilità pratica dello strumento ed incoraggia l’utilizzo del PPT in quei contesti, come ad esempio nel lavoro di valutazione/sostegno alla genitorialità oppure nelle perizie in ambito giudiziario, in cui potrebbe esserci la tendenza consapevole del soggetto a fornire una rappresentazione eccessivamente positiva di sé come genitore. La validità convergente è stata verificata somministrando il PPT insieme ad una batteria di strumenti che valutano lo stile di parenting, il funzionamento familiare e l’adattamento del bambino ad un campione di oltre 200 genitori. Tra questi possiamo citare il questionario Ghent Parental Behaviour Scale (GPBS; Van Leeuwen e Vermulst, 2004; Laghi et al., 2007) che valuta gli stili educativi e le relazioni con le figure genitoriali, il Parenting Stress Index – short form (PSI; Abidin, 1995; adattamento italiano di Guarino et al., 2008) utilizzato per la misurazione dello stress associato al ruolo genitoriale, il Family Assessment Device (FAD; Epstein, Baldwin e Bishop, 1983) per la misurazione del funzionamento familiare. Tutte le dimensioni del PPT risultano essere correlate a quelle del GPBS. Alti livelli di Focalizzazione attentiva sul bambino, Regolazione del comportamento basato su regole ed Energia sono correlati a un parenting positivo e un buon livello di monitoring nei confronti del bambino (correlazioni comprese tra r = 0.14 e r = 0.25). Un genitore in grado di concentrarsi sul bambino durante l’interazione, in grado di regolare il comportamento utilizzando regole e particolarmente attivo è probabilmente portato a trascorrere il tempo con il figlio, a mostrare interesse (scala parenting positivo del GPBS) e a sorvegliare le sue attività (scala monitoring del GPBS). Le correlazioni tra il PPT e il PSI evidenziano come la dimensione del Parents Stress Index maggiormente correlata al PPT è Interazione disfunzionale tra il genitore e il bambino. Quando il genitore percepisce una serie di difficoltà nelle relazioni è facilmente portato non solo ad utilizzare le regole (r = 0.24) ma anche a focalizzarsi maggiormente sul sé durante l’interazione (r = - 0.18). Le correlazioni tra il PPT e il FAD evidenziano come la Focalizzazione attentiva sul bambino si associ a un buon livello di comunicazione in famiglia (r = 0.30) e ad una articolata suddivisione dei ruoli e delle responsabilità (r = 0.16). Com’è ipotizzabile, la dimensione Modalità esperenziale emotiva del PPT correla positivamente con il coinvolgimento affettivo (r = 0.33) e responsività affettiva del FAD (r = 0.23). La dimensione Regolazione del comportamento basata su regole è correlata invece con le dimensioni del FAD ruoli (r = 0.28), comunicazione (r = 0.17), controllo del comportamento (r = 0.17) e problem solving (r = 0.16). I dati sembrano indicare che la tendenza dei genitori ad utilizzare le regole nella relazione con il bambino favorisca non solo la comunicazione e il controllo comportamentale dei bambini ma anche la possibilità di risolvere i problemi quotidiani grazie probabilmente ad un’ organizzazione familiare più strutturata e ad un clima maggiormente collaborativo dove ognuno è sollecitato a contribuire al benessere familiare in funzione del ruolo e delle possibilità. In sintesi questi dati forniscono importanti contributi alla validità convergente del PPT e permettono di comprendere meglio il significato da attribuire alle dimensioni valutate dallo strumento. La validità del PPT è stata anche verificata attraverso il metodo dei gruppi contrapposti. Nello specifico sono state confrontate famiglie del campione normativo con famiglie che stanno seguendo un percorso di terapia familiare, famiglie con bambini con disturbi del linguaggio oppure con comportamento internalizzante. Il PPT è stato somministrato a famiglie in terapia familiare presso il “Centro per la famiglia” un servizio pubblico del X Municipio di Roma‡ . Il centro si occupa principalmente di accoglienza e ascolto delle problematiche familiari, consulenza e sostegno alla genitorialità, mediazione familiare. Le famiglie del gruppo clinico mostrano durante l’interazione un maggior livello di focalizzazione attentiva sul bambino ma allo stesso tempo una più bassa emotività e un minor ricorso alle regole (Tafà e Baiocco, 2009). Una maggiore focalizzazione attentiva sul bambino potrebbe essere in relazione con i problemi psicologici e di adattamento che hanno motivato le famiglie alla terapia: alcuni di questi bambini hanno infatti problemi comportamentali (ad esempio iperattività o comunque comportamenti di natura esternalizzante) che probabilmente assorbono gran parte delle energie e dell’attenzione dei genitori (Baiocco et al., 2008). L’orientamento emotivo e l’utilizzo di regole si riferiscono rispettivamente a due dimensioni fondamentali del funzionamento familiare secondo il modello di Olson: la coesione e l’adattabilità. Le ‡ Il Centro per la Famiglia nasce da un progetto del Comune di Roma realizzato con il finanziamento del Fondo Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza ex L. 285/97. Il progetto in convenzione con il Municipio X è affidato alla Cooperativa Diversamente e supervisionato scientificamente da docenti della Facoltà di Psicologia 1 della Sapienza Università di Roma.
  • 9. QUALE Psicologia, 2010, 36 57 famiglie del gruppo clinico esprimono un più basso livello di emotività e un minor ricorso a regole per orientare il comportamento del bambino (Laghi et al., 2009a; Laghi et al., 2009b). La ricerca storica sui disturbi del linguaggio/apprendimento si è primariamente interessata allo studio dei fattori sociali, economici e culturali che caratterizzano l’ambiente familiare oppure allo studio delle variabili cognitive e personologiche del bambino descritte principalmente come fattori di rischio. Negli ultimi anni, invece, un numero crescente di studi ha individuato una relazione significativa tra disturbi specifici del linguaggio/apprendimento e condotte parentali. Per queste ragioni abbiamo voluto indagare la presenza di eventuali differenze nello stile di parenting in famiglie con un bambino con disturbi del linguaggio/apprendimento. Il gruppo sperimentale è composto da genitori con figli in trattamento presso il reparto di Neuropsichiatria Infantile§ dell’Università di Tor Vergata di Roma. I genitori del campione clinico riferiscono una minore focalizzazione attentiva sul bambino e un minor livello d’attività durante l’interazione, una modalità esperenziale di tipo emotiva e una regolazione del comportamento basata su regole. I risultati sono in accordo con diverse ricerche internazionali sullo stile di parenting e il funzionamento familiare dei bambini con disturbo del linguaggio e dell’apprendimento. Minuchin (1974) già negli anni 70 avevano dimostrato come le famiglie di bambini con disturbi del linguaggio e dell’apprendimento evidenziavano uno stile di controllo genitoriale incoerente. In queste famiglie esistevano un elevato numero di regole ma la loro applicazione era spesso incoerente e le misure disciplinari applicate in funzione dell’umore dei genitori: queste famiglie apparivano molto meno organizzate, sconnesse e caotiche in termini di struttura (Drei e Carugati, 2003). Il livello di emotività era spesso alto e veicolato da una comunicazione disfunzionale caratterizzata da un basso livello di logica, bruschi cambiamenti di argomento e un elevato volume di voce. Ricerche successive hanno confermato un’associazione significativa tra i disturbi del linguaggio/apprendimento e una comunicazione disfunzionale tra genitori e bambino (Tamis-LeMonda et al., 2004). Per quanto riguarda la relazione tra parenting e comportamento internalizzanti del bambino un numero crescente di ricerche ha evidenziato la presenza di una relazione significativa tra queste due variabili (Baiocco, Laghi, Imbellone, D’Alessio, 2009; McLeod, Weisz e Wood, 2007a; McLeod, Wood e Weisz, 2007b; NICHD Early Child Care Research Network, 2006). Le macro variabili del parenting maggiormente indagate sono il rifiuto versus accettazione e il controllo versus autonomia. La prima che connota il clima emotivo della relazione e include variabili quali l’affettività, la sensibilità, la responsività genitoriale sarebbe particolarmente rilevante nel predire le capacità del bambino di comprendere e auto-regolare i propri stati emotivi. Il controllo include invece dimensioni che riguardano l’eccessivo coinvolgimento del genitore nel regolare i comportamenti del bambino, nel dirigere le sue attività quotidiane, nell’imporre al bambino cosa provare e come comportarsi. Nel nostro studio per individuare i bambini con comportamenti a rischio di natura internalizzante è stata somministrata la Child Behavior Checklist (CBCL; Achenbach e Rescorla, 2001). La CBCL (versione da zero a 5 anni e mezzo) è una delle scale di valutazione del comportamento infantile più diffuse e utilizzate a livello internazionale in ambito sia clinico sia di ricerca. Il campione clinico è composto da 30 bambini (16 femmine e 14 maschi) con un’età compresa tra i 4 e i 6 anni e da madri con un’età tra i 28 e 40 anni. Il gruppo di controllo è composto da 85 nuclei familiari con madri e figli della stessa età. I risultati evidenziano che le madri del campione clinico riferiscono al PPT una maggiore focalizzazione attentiva sul bambino, un più alto orientamento emotivo e un parenting maggiormente focalizzato sulle regole. Questi dati sono in accordo con gli studi che hanno evidenziato come nelle famiglie con un bambino con comportamenti internalizzanti vi sia spesso una eccessiva focalizzazione sul bambino durante l’interazione e la tendenza a controllare il comportamento del figlio in modo estremamente direttivo (Baiocco et al., 2009). Se è vero che lo stile di parenting influenzi l’adattamento del bambino è altrettanto vero che bambini con un comportamento internalizzante inevitabilmente spingono i genitori a modificare il proprio stile di parenting per rispondere alle richieste/abilità del bambino e cercare di favorire l’attuazione di comportamenti adattivi (McLeod et al., 2007a). Un bambino timido e introverso ad esempio può richiamare l’attenzione dei genitori su di sé durante l’interazione (dimensione del PPT focalizzazione attentiva sul bambino) e coinvolgerlo eccessivamente da un punto di vista emotivo (dimensione del PPT orientamento emotivo). Le famiglie del gruppo clinico riferiscono un maggior livello di controllo del comportamento del bambino (dimensione del PPT controllo del comportamento basato su regole). Spesso tale controllo include dimensioni che riguardano l’eccessivo coinvolgimento del genitore nel dirigere le sue attività quotidiane, l’utilizzo del tempo libero e nell’imporre al bambino norme adeguate di comportamento. In sintesi, in questo paragrafo sono stati presentati diversi contributi di ricerca per verificare la validità di costrutto del PPT attraverso il metodo dei gruppi contrapposti un metodo ampiamente utilizzato in letteratura per dimostrare la validità di uno strumento di misura. Nello specifico è stato confrontato lo stile di parenting di famiglie “normative” con quello di famiglie in difficoltà o caratterizzate da strutture familiari potenzialmente a rischio. I principali risultati ottenuti sono stati confrontati con la letteratura di riferimento e interpretati alla luce di considerazioni teoriche e cliniche. I dati forniscono importanti contributi alla validità § Si ringraziano in particolare il Prof. Curatolo, dott.ssa Terribili e la dott.ssa Occhipinti per la loro professionalità e per aver partecipato attivamente alla realizzazione della presente ricerca.
  • 10. QUALE Psicologia, 2010, 36 58 del PPT e dimostrano l’utilità dello strumento non solo in ambito di ricerca ma anche nella valutazione del funzionamento familiare e nelle successive fasi del trattamento. 1.4 Considerazioni conclusive Il presente contributo intendeva da un lato approfondire il tema della valutazione e misurazione del parenting e dall’altro descrivere un nuovo strumento di misurazione del parenting. In riferimento al primo punto possiamo concludere che, anche all’interno del contesto italiano, ci sia un’ampia varietà di strumenti e tecniche d’indagine utilizzabili per la diagnosi, la ricerca e la clinica. Per quanto riguarda in particolare gli strumenti self-report ci sembra che possano essere condivisibili una serie di raccomandazioni nella scelta dello strumento, rispetto al suo utilizzo e alle ricadute pratiche di tale scelte: 1. Gli strumenti devono avere una comprovata attendibilità e validità verificata su campioni di soggetti simili a coloro cui stiamo somministrando il test. Per quanto riguarda l’applicazione degli strumenti, risulta necessario avere a disposizione delle norme di standardizzazione con cui poter confrontare le informazioni raccolte e poter decidere se i dati ottenuti siano normali o se rappresentino segnali di difficoltà. Ulteriori problemi derivano dall’adattamento di questionari pensati e costruiti in riferimento a contesti culturali differenti. Recenti studi cross-culturali hanno mostrato come esistano profonde differenze nel modo in cui genitori in paesi differenti percepiscono il loro ruolo parentale e svolgono il loro compito educativo: è emerso, per esempio, che i genitori italiani si propongono di essere emotivamente vicini ai propri figli in misura maggiore rispetto ai genitori statunitensi, i quali sono più preoccupati di crescere dei figli indipendenti ed autonomi. Dunque, il problema della validità normativa degli studi sul parenting si coniuga con la necessità di più approfonditi studi cross-culturali che mettano in luce le differenti ottiche con cui il ruolo genitoriale viene visto in diverse culture. 2. Ogni strumento self-report, valuta solo alcuni aspetti del parenting e ciò implica una accurata selezione degli aspetti salienti da misurare, con la consapevolezza che gli elementi tralasciati vengono solo ipoteticamente ritenuti irrilevanti. È molto difficile parlare di normalità quando si parla di famiglia. Ad esempio ci si può chiedere se effettivamente esistano delle “norme”specifiche ed esattamente definite cui fare riferimento per valutare il “buon genitore”: dobbiamo tenere conto, infatti, che le influenze culturali e sociali giocano un ruolo decisivo nel determinare quali condotte siano accettate ed anzi, ritenute auspicabili in uno specifico contesto (Sponchiado, 2000). 3. Prediligere quegli strumenti che permettano una somministrazione ai diversi membri della famiglia così da poter avere una convergenza nella descrizione della famiglia e delle relazioni tra i suoi membri. 4. Un ulteriore problema nella valutazione del parenting riguarda la misura in cui il comportamento del genitore viene influenzato dalla consapevolezza di venire “valutato” se si tratta di strumenti self-report oppure “osservato” nel caso di situazioni quali colloquio o procedure sperimentali: un elemento da tenere in considerazione è quindi il fenomeno della desiderabilità sociale. 5. Sarebbe inoltre auspicabile poter utilizzare insieme a strumenti self-report anche metodi diretti, quali l’osservazione, per un corretto e completo assessment del parenting. Considerazioni invece di natura più generale sul parenting e sulla sua valutazione implicano necessariamente questioni di natura teorica. Anche secondo Bornstein (2003) negli ultimi decenni si è assistito al passaggio da una concezione dimensionale e monolitica del parenting, in cui il genitore veniva visto come l’unico responsabile dello sviluppo del bambino, seguendo una visione “tutto-o-nulla”, ad una prospettiva più ampia, situazionale e onnicomprensiva. Il comportamento parentale è il prodotto comune di numerose caratteristiche del genitore e del bambino che si determinano in una storia di interazioni e trasformazioni reciproche che hanno luogo nel corso del tempo. “Le modalità di cura sono spesso soggette ad adattamenti, essendo il risultato di processi transazionali multipli tra genitore bambino e contesto” (Bornstein, 2003, p. 43). Il parenting è in relazione con le caratteristiche di personalità del genitore ed è dunque vantaggioso utilizzare strumenti di valutazione della personalità per giungere ad una valutazione delle cure genitoriali. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che un genitore, anche se disturbato, può risultare adeguato per molti aspetti nell’accudimento del figlio (Reder e Lucey, 1995): dunque l’esperto può certamente avvalersi di tali strumenti, ma affiancandoli ad altri che si focalizzino specificatamente sulle tematiche parentali. La seconda considerazione riguarda l’importanza di considerare le caratteristiche del bambino. A partire dagli anni settanta iniziò a diffondersi l’idea che fosse necessario considerare il ruolo del comportamento infantile nella diade interattiva genitore-bambino. Le numerose analisi condotte sulle sequenze interattive evidenziarono inizialmente che il comportamento del bambino guidava la relazione con l’adulto in misura maggiore del comportamento genitoriale stesso (Lytton, 1990; Maccoby e Martin, 1983; Patterson, Bank e Stoolmiller, 1990). I risultati di studi cross culturali negli Stati Uniti ed in Australia (Russell, Hart, Robinson e Olsen, 2003), ad esempio, hanno suggerito che sia possibile predire indirettamente il parenting attraverso l’osservazione del temperamento del bambino. Anche il genere del bambino influenza lo stile di parenting; i figli maschi, che mostrano una maggiore propensione ai comportamenti esternalizzanti, sembrano favorire un parenting autoritario e autorevole mentre le femmine (Alink et al., 2006), predispongono i loro genitori ad una maggiore vicinanza emotiva. Nella visione bidirezionale delle interazioni tra genitore e figlio, quindi, il bambino non viene visto come un passivo ricettore degli input parentali, né quantomeno il genitore può
  • 11. QUALE Psicologia, 2010, 36 59 essere considerato un dispensatore meccanico di insegnamenti e cure. Bambino e genitore risultano strettamente e reciprocamente interconnessi: entrambi saranno in grado di suscitare nell’altro sentimenti e comportamenti cui attribuire significato, in base ai quali adattarsi, modellando sé e l’altro coerentemente con la trama interazionale della loro relazione, di quella con gli altri e del rapporto con gli eventi circostanti. Una terza area di ricerca estremamente interessante è relativa allo studio della relazione tra parenting e funzionamento di coppia e del modo in cui queste variabili influenzino lo sviluppo del bambino (Santona e Zavattini, 2007). Diversi studi hanno dimostrato una relazione significativa tra il disaccordo coniugale o il divorzio, lo stile di parenting, la sensibilità e la sicurezza dell’attaccamento, l’ adattamento del bambino (Baiocco et al., 2009a; Drei e Carugati, 2003). Le ricerche più recenti cercano di interpretare il parenting andando oltre una semplice relazione causa-effetto valutando la presenza di altri elementi che, di volta in volta, possono configurarsi come fattori di rischio oppure di protezione. L’ipotesi dello “spillover” deriva dagli studi che hanno evidenziato come relazioni di coppia soddisfacenti si “riversino” sul bambino assicurando un parenting positivo caratterizzato da sensibilità e responsività (Kachadourian, Eiden e Leonard, 2009). Il conflitto di coppia può invece portare i genitori a ritirarsi dalla relazione con i figli, ad essere meno disponibili a fornire sostegno strumentale, a seguire i bambini nella routine quotidiana e nelle complesse dinamiche relazionali con i coetanei. I bambini conseguentemente possono interpretare queste esperienze come un rifiuto da parte dei genitori (Cox, Paley e Harter, 2001) e rispondere al contesto relazionale in cui sono inseriti adottando comportamenti o di natura esternalizzante oppure internalizzante (Baiocco et al., 2009a; Chan e Yeung, 2009). Rispetto al secondo obiettivo di questo articolo, presentare un nuovo strumento di misurazione del parenting, ci sembra che il PPT possa configurarsi come uno strumento utile e per certi versi unico nel panorama degli strumenti utilizzabili per la valutazione del parenting. Il PPT, rispetto ad altri strumenti che misurano il parenting, presenta numerosi elementi positivi: 1. una buona validità di facciata. Le situazioni e i temi rappresentati nelle vignette rappresentano normali situazioni che caratterizzano la vita quotidiana di una famiglia: situazioni tipiche che ogni genitore può identificare e riconoscere come familiari. Le scene rappresentate sono rassicuranti, di facile comprensione e riducono l’ansia di prestazione dei genitori; 2. la procedura di somministrazione è rapida e facile; 3. lo strumento favorisce il colloquio sulle competenze genitoriali, permette di condividere con i genitori i risultati ottenuti al test ed eventualmente di proporre modelli alternativi di comportamento; 4. il test gode di buone qualità psicometriche. Il PPT è stato sviluppato per disporre di uno strumento che misurando lo stile di parenting, possa essere utilizzato come stimolo per tutte quelle attività di counseling con i genitori che mirano a ridurre problemi nell’interazione con i figli. Lo scopo del PPT è motivare e incuriosire i genitori a partecipare ad un processo di riflessione e conoscenza del loro comportamento come genitori e in particolare al modo in cui si relazionano ai figli. Un approccio, quello proposto, che permette ai genitori di descriversi in modo sincero e che favorisce la motivazione a riflettere e lavorare sui diversi aspetti che caratterizzano il proprio stile di parenting. I primi contributi sulla validità del PPT ne incoraggio l'uso per la valutazione del parenting, per la ricerca e la pratica clinica. La “validazione del costrutto” non si verifica comunque attraverso la semplice applicazione di una metodologia ma è piuttosto il risultato di ragionamento rigoroso che confermi la relazione tra assunti teorici, la ricerca pregressa e i dati empirici. Bibliografia Abidin, R. R., 1995, Parenting Stress Index: Professional Manual (3rd ed.). Odessa, FL: Psychological Assessment Resources, Inc. Achenbach, T. M., Rescorla, L., 2001, Manual for the ASEBA school-age forms e profiles: an integrated system of multi-informant assessment, Burlington University of Vermont, Department of Psychiatry. Alink, L. R. A., Mesman, J., Van Zeijl, J., Stolk, M. N., Juffer, F., Koot, H. M., Bakermans-Kranenburg, M. L., Van Jzendoorn, M. H., 2006, “The early childhood aggression curve: Development of physical aggression in 10- to 50-month-old children”, Child Development, 77: 954 – 966. Arnold, D. S., O’Leary, S. G., Wolff, L. S., Acker, M. M., 1993, “The Parenting Scale: A measure of dysfunctional parenting in discipline situations”, Psychological Assessment, 5: 137–144. Axia, G., Bonichini, S., 2001, La valutazione del bambino, Roma, Carocci. Baiocco R., Cacioppo, M., Laghi, F., Tafà, M., 2010, Contributi alla validazione italiana del FACES-IV. Congresso dell’AIP, Sezione di Psicologia Clinico-Dinamica, Torino, 24-26 Settembre. Baiocco R., D'Alessio, M., Laghi, F., in press, Contributi alla validazione italiana del FACES-IV. Congresso dell’AIP, Sezione di Psicologia Clinico-Dinamica, Torino, 24-26 Settembre. Baiocco R., Westh, F., Laghi F., Rosenbergh, C. H., Ferrer, C. A., D’Alessio M., 2008, Psychometric properties and construct validity of the Parents Preference Test (PPT™) in the Italian context. XXIX International Congress of Psychology. Berlin, 20-25 July. Baiocco, R., Laghi, F., Imbellone, A., D’Alessio, M., 2009a, “Parenting, funzionamento di coppia e
  • 12. QUALE Psicologia, 2010, 36 60 comportamento internalizzante del bambino”, Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, vol. 76, 3: 648 – 663. Baiocco, R., Laghi, F., Paola, M., 2009b, “La scala per l’attaccamento nei confronti dei genitori (IPPA-G) e del gruppo dei pari (IPPA-P) in adolescenza: un contributo alla validazione italiana”, Psicologia Clinica dello Sviluppo, 13, 2: 355 – 383. Baumrind, D., 1971, “Current pattern of parental authority”, Developmental Psychology Monographs, 4: 1- 103. Baumrind, D., 1997, “Necessary distinctions”, Psychological Inquiry, 8: 176–182. Baumrind, D., 1991, “The influence of parenting style on adolescent competence and substance use”, Journal of early adolescence, 11, 1: 56-95. Belsky, J., 1984, “The determinants of parenting: A process model”, Child Development, 55: 83–96. Block, J. H., 1981, The Child-Rearing Practices Report (CRPR): A set of Q items for the description of parental socialization attitudes and values. Berkeley: Institute of Human Development, University of California. Bonichini S., Axia G. (a cura di), 2007, L’assessment psicologico nella prima infanzia, Roma, Carocci editore. Bornstein, M. H., Hahn, C., Suwalsky, J. T. D., Haynes, O. M., 2003, Socioeconomic status, parenting, and child development: The Hollingshead Four-Factor Index of social status In M. H. Bornstein & R. H. Bradley (Eds.), Socioeconomic status, parenting, and child development (pp. 29–82). Mahwah, NJ: Erlbaum. Chan, Y., Yeung, L. W., 2009, “Children living with violence within the family and its sequel: A meta- analysis from 1995-2006”, Aggression and Violent Behavior, 35: 1 – 10. Coleman, R. A., Hardy, S. A., Albert, M., Raffaelli, M., Crockett, L., 2006, “Early predictors of self- regulation in middle childhood”, Infant and Child Development, 15: 421–437. Cox, M. L., Paley, B., Harter, K., 2001, Interparental conflict and parent–child relationships. In J. Grych & F. Fincham (Eds.), Child development and interparental conflict (pp. 249–272), New York, Cambridge University Press. Crowne D.P., Marlow D. A., 1960, “A new scale of social desirability indipendet of psycopathology, Journal of Consulting Psychology, 24: 349-354. De Wolff, M. S., van IJzendoorn, M. H., 1997, “Sensitivity and attachment: A meta-analysis on parental antecedents of infant attachment”, Child Development, 68: 571–591. Drei, S., Carugati, F., 2003, “Il ruolo del padre nella ricerca psicologica recente”, Età Evolutiva, 76: 102 – 118. Dubow, E. F., Luster, T., 1990, “Adjustment of children born to teenage mothers: The contribution of risk and protective factors”, Journal of Marriage and the Family, 52: 393–404. Epstein, N.B.. Baldwin, L.M., Bishop, D.S., 1983, “The McMaster Family Assessment Device”, Journal of Marital and Family Therapy, 9: 171-180. Guarino A., Di Blasio, P., D'Alessio M., Camisasca E., Serantoni G., 2008, Validazione italiana del Parenting Stress Index forma breve per l'identificazione precoce di sistemi relazionali genitore-bambino stressanti, Firenze, Giunti O.S. Hart, C. H., DeWolf, D. M., Wozniak, P., Burts, D. C., 1992, “Maternal and Paternal Disciplinary Styles: Relations with Preschoolers' Playground Behavioral Orientations and Peer Status”, Child Development, 63: 879 – 892. Hoffman, L.W., 1988, Cross-cultural differences in childrearing goals, in LeVine R.A., Miller P.M., West M.M., Parental behaviour in diverse societies, San Francisco, Jossey-Bass. Kachadourian, L. K., Eiden, R. D., Leonard, K. E., 2009, “Paternal alcoholism, negative parenting, and the mediating role of marital satisfaction”, Addictive Behaviors, 34: 918-927. Laghi F., Baiocco R., D’Alessio M., 2007, Italian Validation of Ghent Behavior Scale for Early Adolescents. XIIIth European Conference on Developmental Psychology. Jena, Germany, August 21-25. Laghi F., Baiocco R., D’Alessio M., Bonacina, B., Guerrieri, G., 2009a, “Binge drinking, alchool expectancies and parenting styles in adolescence: An evaluation among high school students”, Bollettino di Psicologia Applicata, 259: 20 – 29. Laghi, F., D’Alessio, M., Pallini, S., Baiocco, R., 2009b, “Attachment Representations and Time Perspective in Adolescence”, Social Indicators Research, 90, 2: 181-194. Lerner, R. M., Rothbaum, F.,Boulos, S., Castellino, D., 2002, Developmental system perspective on parenting. In Bornstein, M., 2002, Handbook of Parenting, Vol 2 Biology and ecology of parenting (2 ed.,pp. 315-343), New York, Lawrence Erlbaum. Lo Coco A., Zappulla C., Di Maggio R., Liga F., 2003, Il significato culturale del parenting: il caso della popolazione italiana, XVII Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia dello Sviluppo, Bari, 22 - 25 Settembre. Lytton, H., 1990, “Child and parent effects in boys' conduct disorders: A reinterpretation” Developmental Psychology, 26: 683-697. Maccoby, E. E., 2000, “Parenting and its effects on children: On reading and misreading behavior genetics”, Annual Review of Psychology, 51: 1-27.
  • 13. QUALE Psicologia, 2010, 36 61 Maccoby, E. E., Martin, J. A., 1983, Socialization in the context of the family: Parent-child interaction. In E. M. Hetherington (Ed.), Handbook of child psychology, Vol. 4 (4th ed., pp. 1–101), New York, Wiley. Manganelli Rattazzi, A. M., Canova, L., Marcorin, R., 2000, “La desiderabilità sociale: Un’analisi di forme brevi della scala di Marlowe e Crowne”, TPM, 7: 5-17. McLeod, B. D., Weisz, J. R., Wood, J. J. 2007a, “Examining the association between parenting and childhood depression: A meta-analysis”, Clinical Psychology Review, 27: 986 – 1003. McLeod, Wood, J. J., Weisz, J. R., 2007b, “Examining the association between parenting and childhood anxiety: A meta-analysis”, Clinical Psychology Review, 27: 155 – 172. Minuchin, S., 1974, Families and Family Therapy. Cambridge, MA: Harvard University Press. Moos, R., Moos, B., 1994, Family Environment Scale Manual: Development, Applications, Research - Third Edition. Palo Alto, CA: Consulting Psychologist Press. Morisset, C. E., Barnard, K. E., Greenberg, M. T., Booth, C. L., Spieker, S. J., 1990, “Environmental influences on early language development: The context of social risk, Development and Psychopathology, 2: 127–149. NICHD Early Child Care Research Network., 2004, “Fathers’ and mothers’ parenting behavior and beliefs as predictors of children’s social adjustment in the transition to school”, Journal of Family Psychology, 18: 628–638. NICHD Early Child Care Research Network., 2006, “Infant-mother attachment classification: Risk and protection in relation to changing maternal caregiving quality”, Developmental Psychology, 42: 38–58. Nicol-Harper, R., Harvey, A. G., Stein, A., 2007, “Interactions between mothers and infants: Impact of maternal anxiety”, Infant Behavioral Development, 30: 161-167. Olson, D. H., Gorall, D. M., Tiesel, J. W., 2004, FACES IV Package. Minneapolis, MN: Life Innovations, Inc. Olson, S. L., Bates, J. E., Kaskie, B., 1992, “Caregiver-infant interaction antecedents of children’s school-age cognitive ability”, Merrill-Palmer Quarterly, 38: 309–330. Olson, S., Portner, J., Lavee,Y., 1985, FACES III, Family Social Science, University of Minnesota, St Paul. Parker, G., Tupling, H., Brown, L. B., 1979, “A parental bonding instrument”, British Journal of Medical Psychology, 52: 1-10. Patterson, G. R., Bank, L., Stoolmiller, M., 1990, The preadolescent's contributions to disrupted family process. In R. Montemayor, G. R. Adams, e T. P. Gulotta (Eds.), From childhood to adolescence:A transitional period? (pp 107-133). Newbury Park, CA: Sage. Patterson, G.R., 1982, Coercive family processes. Eugene, OR: Castalia Press. Reder P., Lucey C., 1997, Cure genitoriali e rischio di abuso. Guida per la valutazione, Erikson,Trento. Reitman, D., Rhode, P., Hupp, S.D., Altobello, C., 2002, “Development and Validation of Parental Authourity Questionnaire-Revised”, Journal of Psychopathology and Behavioral Assessment, 24, 2: 119-127. Robinson, C., Mandleco, B., Frost Olsen, S., Hart, C., 1995, “Authoritative, authoritarian, and permissive parenting practices: development of a new measure”, Psychological Reports, 77: 819–830. Russell, A., Hart, C. H., Robinson, C. C., Olsen, S. F., 2003, “Children’s sociable and aggressive behaviour with peers: A comparison of the US and Australia, and contributions of temperament and parenting styles”, International Journal of Behavioral Development, 27: 74–86. Santona, A., Zavattini, G. C., 2007, La relazione di coppia, Roma, Borla. Shelton, K. K., Frick, P. J., Wootton, J., 1996, “Assessment of parenting practices in families of elementary school-age children”, Journal of Clinical Child Psychology, 25: 317-329. Sponchiado E., 2000, Strumenti per la valutazione della famiglia e del parenting, in G. Axia e S. Bonichini, La valutazione del bambino (pp. 301-25), Roma, Carocci. Tafà, M., Baiocco, R., 2009, “Addictive behaviors and family functioning during adolescence”, American Journal of Family Therapy, 37, 5: 388 – 395. Tambelli R., Odorisio F., Trentini C., Ammaniti M., 2008, “Le rappresentazioni materne prima e dopo la nascita del bambino, in condizioni a rischio e non a rischio: indicatori predittivi della relazione madre- bambino nel primo anno di vita”, Rivista di studi Familiari, 2: 97-117. Tamis-LeMonda, C. S., Shannon, J. D., Cabrera, N., Lamb, M., 2004, “Fathers and mothers at play with their 2- and 3-year-olds: Contributions to language and cognitive development”, Child Development, 75: 1806 – 1820. Tizard, B., Hughes, M., 1984, Young children learning, Cambridge, Harvard University Press. Tobach E., Scnheirla T.C., 1968, The biopsychology of social behavior of animals, in R.E. Cooke, S., Levir (eds.), Biologic basis of pediatric practice (pp.68-72), New York, McGraw Hill. Van Leeuwen, K.G., Vermulst, A. A., 2004, “The Ghent Parental Behavior Scale: some Psychometric Properties”, European Journal of Psychological Assessment, 20, 4: 283-298. Velotti, P., Castellano, R., Messina, S., Zavattini, G. C., 2008, “Aspetti multidimensionali nella valutazione delle funzioni genitoriali”, Rivista di Studi Familiari, XIII, 2: 18 – 31. Westh, F., 2003, The Parents Preference Test-Manual. Copenhagen, Dansk Psykologisk Forlag.