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In che rapporto stanno processi
simbolici e dinamiche famigliari?
Ossia qual’è la relazione tra come le
famiglie costruiscono la realtà, come
funzionano e come sono organizzate
(e, conseguentemente come
cambiano)?
E’ attraverso l’analisi delle storie che i
membri delle famiglie raccontano e si
raccontano, è possibile individuare i
valori, e i principi a cui si sentono
vincolati, i modi in cui si definiscono e
definiscono gli altri e l’identità del
gruppo e le spiegazioni che danno delle
loro relazioni
In questa prospettiva, che è psico-sociale e sistemica (Bateson, 1972),
gli autori che si interessano di studiare questo rapporto partono dal
presupposto
….…………che…………….
…………………Quindi la domanda è……………
“Come il modo di costruire la realtà da parte dei singoli
componenti della famiglia si interconnette con i
comportamenti interpersonali nella determinazione dei
modelli famigliari?”
Il comportamento interpersonale dei membri di una
famiglia non è una semplice risposta a ciò che gli
altri fanno, ma una funzione dei significati che
vengono attribuiti a tali azioni.
Nel rispondere a tali interrogativi i vari
ricercatori si sono interessati di volta in volta nel
mettere in evidenza modi di costruire della
realtà (dinamici) che sono specifici di ogni
singolo individuo, comuni a tutti i membri della
famiglia, o condivisi sul piano sociale:
livello individuale
livello famigliare
livello sociale
Livelli sempre e
comunque interconnessi,
siamo noi psicologi che
usiamo lenti diverse!
Livello individuale
Ogni membro della famiglia da senso alla
propria esperienza e agisce nelle relazioni
con gli altri a partire da un insieme di
premesse e credenze personali che
derivano dalla sua specifica posizione nel
gruppo , dalle esperienze vissute in
precedenza
LIVELLO FAMIGLIARE
Un sistema famigliare, proprio per il gioco di interdipendenze
e influenze reciproche che lo costituisce, sviluppa un insieme
di credenze CONDIVISE. Attraverso la COMUNICAZIONE
i membri della famiglia non si trasmettono solo informazioni o
messaggi, ma NEGOZIANO DEI SIGNIFICATI da
attribuire ad eventi e comportamenti, costruiscono identità
individuali (“mio figlio è.., io sono…, come madre sono…,
mio padre è…”) e collettive (“siamo una famiglia
socievole….”), definiscono ruoli e relazioni (“tutti si aspettano
che sia io a dover aiutare la mamma…”), sviluppano un modo
specifico di organizzare la realtà (“prendere appuntamento per
un esame oggi è come far rogito….”)
OSSIA………….
Si vengono a creare dei “SISTEMI DI CREDENZE
FAMIGLIARI” che, insieme alle rappresentazioni
individuali e sociali, negoziano significati e producono
modi di costruire la realtà condivisi, che, a loro volta,
regolano i processi interattivi del sistema famiglia.
Processi
Interattivi
quotidiani
Sistemi
simbolici
famigliari
Comunicazione
Negoziazione di significati
Condivisione
Livello sociale
Sistemi di credenze collettivi che
definiscono ciò che è accettabile e
consono e desiderabile in termini di
comportamento, ruoli e rapporti famigliari;
i modi di essere padri, madri, figli , mariti e
mogli e il modo di reazionarsi reciproco
sono regolati da aspettative sociali
LA DINAMICITA’dei LIVELLI
A) I livelli (personale, famigliare, sociale) sono
dinamici, ossia si trasformano e, a loro volta,
trasformano il sociale.
B) Si originano attraverso le reciproche relazioni e
negoziazioni che i membri della famiglia intrattengono in
diversi contesti :
•INTRA ed EXTRAfamigliari
•INTRA ed TRANSgenerazionali
•Interpersonali
•Sociali ed Istituzionali
Studiamo l’insieme delle premesse,
rappresentazioni, credenze condivise da tutti
i membri della famiglia: miti, paradigmi,
narrazioni, visioni del mondo, stereotipi
ideologie. Queste differenti denominazioni
sono sostanzialmente diverse.
La famiglia in interazione con
l’ambiente
MITI FAMIGLIARI
I MITI FAMILIARI
“sistema di credenze famigliari” che si riferisce
... a un certo numero di opinioni ben sistematizzate, condivise da tutti i
componenti della famiglia, concernenti i reciproci ruoli familiari e la
natura della loro relazione. Così intesi, i miti familiari comprendono
molte regole nascoste della relazione, regole che sono tenute celate,
sepolte nella banalità delle abitudini e dei clichés familiari...alcuni di
questi miti sono così integrati nella vita di tutti i giorni da divenire parte
ineliminabile del contesto percettivo all'interno del quale i membri della
famiglia vivono. Per quanto dal di fuori possano apparire come vistose
mistificazioni di ciò che realmente accade, queste opinioni sistematizzate
-in nome delle quali la famiglia inizia, mantiene e giustifica molti
modelli relazionali- sono opinioni condivise e sostenute da tutti i membri
della famiglia quasi che fossero le ultime verità al di sopra di ogni
conflitto e indagine (Ferreira, 1966, p. 49 trad. it.).
Il mito
 Si attua nella comunicazione ma non può essere
esso stesso oggetto di comunicazione (non si
può metacomunicare)
 È una costruzione dell’irrealtà, una
pseudomemoria che fa del passato una
leggenda, una distorsione inconsapevole della
realtà, sono per la famiglia (Ferreira, ibidem) ciò
che in psicanalisi rappresentano i meccanismi di
difesa individuali
Alcuni miti familiari descritti in letteratura
 Il mito dell'armonia: siamo tutti felici, nella nostra famiglia non ci sono problemi, noi saremo
sempre felici.
 Il mito della pseudomutualità: nelle buone famiglie, i componenti non litigano mai e sono sempre
d'accordo.
 Il mito della salvezza e della redenzione: non siamo responsabili di ciò che ci succede, siamo vittime
della sfortuna, del fato, dell'ingiustizia, ma un giorno saremo redenti.
 Il mito del capro espiatorio familiare: tutti i problemi sono dovuti a uno dei componenti la famiglia.
 Il mito del catastrofismo: tutti i comportamenti familiari devono conformarsi a certi vincoli per
evitare conseguenze catastrofiche per i membri della famiglia. Altrimenti, un membro "debole", quello
che "non é in grado di sopportare", muore o diventa totalmente disarmato.
 Il mito dell'unità: tutte le persone estranee alla famiglia sono considerate potenziali nemici e non
degne di fiducia. Quindi tutti i componenti della famiglia devono essere solidali fra loro,
indipendentemente da quello che succede dentro la famiglia.
Il mito della trasparenza: " noi, nella nostra famiglia ci diciamo sempre tutto".
Il mito della incomunicabilità: "non riusciamo a capirci" " è impossibile parlare".
(Fonte: Stierling, 1973; Pillari, 1986; Miermont, 1995)
CARATTERISTICHE dei MITI:
Sono credenze condivise circa ciò che una famiglia è o
dovrebbe essere (ossia contiene una serie di idee circa i reciproci
ruoli e i rapporti famigliari, nonché le attitudini personali
PERCEPITE attraverso una co-costruzione famigliare; sono
prescrizioni e/o immagini del sistema famiglia, come la famiglia
si percepisce nel presente)
Sono il risultato di processi non razionali, ma percettivi,
simbolici e interattivi
Si attualizzano attraverso la comunicazione ma non possono
essere oggetto di comunicazione (veto di
METACOMUNICAZIONE)
Sono credenze che non vengono messe in discussione, né
sottoposte a verifica (e l’esperienza esterna è adattata ad esse)
FUNZIONI dei MITI (Ferreira, 1963)
•Ridurre al minimo i cambiamenti del sistema
famigliare
•Garantire il mantenimento degli equilibri
raggiunti
•Impedire l’innesco di processi morfogenetici (cioè
evolutivi, di cambiamento)
•Garantire spiegazioni giustificatrici dell’esistente
Funzione
OMEOSTATICA
Statico/difensivo
Costruzione dell’irrelatà
La teoria proposta da Ferreira, apre due riflessioni:
Il mito risulta essere disfunzionale, in
quanto impedisce l’evoluzione del gruppo
Presume che alcune famiglie “vedano le
cose in modo sbagliato” (Dallos, 1991)
Il MITO come…
Il mito non è tanto “sbagliato” in sé rispetto ad una realtà oggettiva, quanto
perché esso risulta “non condivisibile” sul piano della costruzione sociale:
è quando la famiglia deve far fronte alle richieste provenienti dall’ambiente
che risultano incongruenti con la propria realtà, incomincia a provare
disagio, confusione, sofferenza. Allora la famiglia può:
Intraprendere la strada della trasformazione
Chiudersi sempre più nel suo mito e ed esporsi ad ulteriore
sofferenza
Es: Bambina disabile, malato di mente
E la psicologia della NORMALITA’?
Come rendere utile il concetto di mito a quelle famiglie
che non presentano problematiche patologiche?
Possiamo usarlo anche per analizzare contesti
famigliari “normali”?
Come potremmo fare?
Ad esempio, il mito può avere anche una funzione
positiva? Quale?
Sviluppi alla teoria dei miti
Bagarozzi e Anderson (1989) accolgono la definizione
di mito di Ferreira, ma, sulla base di altri dati di ricerca
ne sottolineano:
•il carattere DINAMICO
•la funzione che esercita nella costruzione
DELL’IDENTITÀ FAMIGLIARE
•la funzione ADATTIVA-EVOLUTIVA
IL MITO E’ DINAMICO:
Si costruisce e ricostruisce nel presente, nella
negoziazione interpersonale dei membri della
famiglia, nelle routines famigliari
E’ sottoposto a periodiche revisioni e
trasformazioni in risposta alla crescita e allo sviluppo
non solo dei componenti della famiglia, ma anche in
risposta al ciclo di vita famigliare e agli eventi esterni
FUNZIONI del MITO (Bagarozzi e Anderson)
Garantire la stabilità, attraverso la costruzione
dell’identità famigliare, base imprescindibile per
qualsiasi processo evolutivo (della serie se non so
chi sono non so neanche come e in che direzione
cambiare)
Promuovere il cambiamento, la crescita, lo
sviluppo
E’ “un’immagine ideale” che orienta la famiglia nel
suo sviluppo.
Es: famiglie coinvolte in flussi migratori
QUALI PAROLE?
Con lo stesso termine “MITO”, quindi, si indicano concetti
estremamente diversi. In questo senso si preferisce usare:
la parola MITO nell’accezione di Ferreira, per designare,
cioè, quell’insieme di credenze Cristallizzate, e, quindi,
disfunzionali alla famiglia dal confronto con la realtà costruita
socialmente
il termime “narrazione famigliare”, per indicare l’insieme di
credenze, immagini condivise, spesso di natura
transgenerazionale che storicizzano la famiglia e generano la
sua identità
23 marzo
Qualità del funzionamento
Emerge da
La forma assunta dai comportamenti
interattivi
Il tipo di regole dell’azione famigliare
Il modo in cui le famiglie costruiscono la
realtà
Se..
 I modelli precedenti avevano introdotto
l’importanza di assumere il modello ideale che
una fam ha di se stessa come riferimento per la
valutazione dell’adeguatezza del suo stile di
funzionamento
 I paradigmi partono dal presupposto che la
visione del mondo della famiglia determina il suo
funzionamento
I PARADIGMI FAMILIARI
Come premesse, i paradigmi familiari specificano le proprietà
fondamentali del mondo percettivo, proprietà che sono date,
non soggette a discussione, che non possono essere né
verificate, né disapprovate attraverso l'esperienza, l'analisi e la
discussione. Esse specificano come il mondo percettivo deve
essere indagato, quali conclusioni possono essere tratte
dall'indagine; e tali conclusioni sono usate per dare forma a
un'intera gamma di azioni familiari e a ulteriori esplorazioni
del mondo percettivo....
Come modelli dell'azione familiare, i paradigmi strutturano le
relazioni della famiglia con l'ambiente sociale, sincronizzano
l'azione di ogni membro con quella degli altri, mantengono la
continuità della famiglia col proprio passato (Reiss, 1981, p.
174).
CIOE’……………..
Il concetto di paradigma sottolinea i modi di
FUNZIONAMENTO famigliare che si originano dal
complesso sistema di interconnessione fra
rappresentazioni, comportamenti, percezioni e
sentimenti
Il concetto di paradigma riflette le modalità tipiche di
funzionamento della famiglia in termini di premesse,
convinzioni e credenze, e modelli d’azione famigliari
Come variabile sistemica…
I modi che ricostruiscono i processi di
costruzione della realtà non sembrano
connessi né dagli stili cognitivi personali,
né da altre variabili individuali come la
capacità di astrazione, l’intelligenza
verbale, il livello di educazione, l’età
tuttavia
Il paradigma non è qualcosa di magico ma
si struttura nel tempo attraverso le
relazioni che un gruppo famigliare
intrattiene al suo interno e con il mondo
esterno
È un sistema di credenze condiviso che
non va confuso con la media o la
sommatoria dei diversi punti di vista
individuali
DIMENSIONI del PARADIGMA
La ricerca si è focalizzata sulla individuazione e descrizione delle
dimensioni attraverso le quali è possibile distinguere le diverse
forme di paradigma famigliare.Esse sono diverse a seconda che si
ponga l’attenzione sulla valenza:
COGNITIVA (Insieme di premesse e credenze riguardanti la
natura dell’ambiente sociale e la collocazione della famiglia in
esso)
VALORIALE (insieme degli ideali condivisi circa l’approccio che
la famiglia deve adottare rispetto alle questioni fondamentali del
vivere comune, ideali, importanze, priorità…)
MODELLO di REISS, 1981
MODELO di CONSTANTINE, 1986
FUNZIONI dei PARADIGMI
Orientare i componenti
famigliari nelle interazioni della
vita di tutti i giorni
Fornire ai componenti famigliari
un punto di riferimento per far
fronte al nuovo, al diverso, a ciò
che non è conosciuto
NB: in questo il concetto di paradigma è molto vicino a quello di
rappresentazioni sociali elaborato da Moscovici (1984)
MITO e PARADIGMA
“mentre il mito è composto da opinioni o da immagini relative
alla famiglia, che guidano il comportamento dei membri in
risposta a stimoli esterni (eventi, situazioni…), il paradigma
definisce sia gli stimoli che la risposta da essi evocata. Il
paradigma famigliare è qualcosa di più di una semplice guida
all’azione: esso costituisce anche gli elementi dell’ambiente in
cui l’azione ha luogo” (pg.85)
E’ come se, in un certo senso, il mito fosse il prodotto
e il paradigma fosse l’insieme delle premesse che co-
occorrono nella genesi e nella creazione del mito
stesso.
E ANCORA…………
Il mito è un concetto che orienta gli psicologi quando
pongono attenzione agli aspetti valutativi del funzionamento
famigliare ossia, quelli disfunzionali, mentre il concetto di
paradigma ci fornisce delle chiavi di lettura del sistema
famiglia in generale, senza pretendere di valutare tale sistema,
ma interrogandosi su come la visione del mondo condivisa
genera tale funzionamento
E’ più utile fare riferimento al concetto di mito quando ci si
debba interrogare su aspetti intrafamigliari, mentre la
prospettiva paradigmatica ci consente di analizzare anche le
modalità attraverso le quali la famiglia si relaziona con
l’esterno (extrafamigliare)
Quali sono le variabili o le
dimensioni utili a vedere i diversi
paradigmi famigliari?
MODELLO di REISS (1981)
Tre dimensioni socio-cognitive
1. CONFIGURAZIONE: credenze relative all’ambiente sociale che può
essere controllabile e ordinato (alta configurazione) oppure
incontrollabile e caotico (bassa configurazione)
2. COORDINAZIONE: credenze famigliari relative al modo in cui la
famiglia si percepisce e al modo in cui pensa di essere percepita dagli
altri. Esse possono percepirsi come sistemi unitari (alta coordinazione) o
come aggregati di individui (bassa coordinazione)
3. CHIUSURA ALL’INFORMAZIONE: gli eventi del mondo sono
nuovi e interpretabili in funzione delle conoscenze attuali (aperta
all’informazione) oppure, le famiglie pensano che il mondo sociale non
produca nuove informazioni e tutto è conoscibile in base all’esperienza
passata (chiusa all’informazione)
Dimensione Valore della
dimensione
Idea della
famiglia sul
mondo sociale
Idea della
famiglia di se
stessa
Comportamento
di problem-
solving
configurazione
Alto
Ordinato e
comprensibile
Competente e
capace di gestire
gli eventi
Efficace,
riconosce schemi
e principi
Basso
Caotico e
incomprensibile
Impotente e
minacciata
Inefficace,
superficiale
coordinazione
Alto
Ritiene di essere
percepita come
gruppo unitario
Gruppo
delimitato e
coeso con
destino comune
Cooperativa,
coerente,
comunicazione
chiara e ricca
Basso
Ritiene di essere
percepita come
insieme di
individui separati
Aggregato di
individui
debolmente
connessi
Scarsa
cooperazione,
comunicazione
povera,
disaccordi
informazione
Aperta
Nuovo ed
intrigante
Si evolve e
cambia con
l’esperienza
Valuta soluzioni
alternative
Chiusa
Noto, famigliare,
che ricorda il
passato
Stabile,
tradizionale
Soluzioni rapide
senza
considerare
PARADIGMI FAMIGLIARI
 Famiglia sensibile al consenso: mondo caotico, la
fam si pensa e pensa di essere percepita come gruppo
unito, chiusura alla nuova informazione; al problem-
solving il consenso viene presto raggiunto perché non si
tollera il dissenso e poco peso è dato all’informazione
esterna;
 Famiglia sensibile alla distanza interpersonale:
mondo caotico, la fam si pensa e pensa di essere
percepita come aggregato di individui separati, le nuove
informazioni sono riconosciute e accolte ma non
scambiate fra i membri della famiglia; soluzione al
problem-solving può essere velocemente raggiunto
perché si accolgono nuove informazioni, ma non è frutto
del gruppo o a volte può essere procrastinato perché si
aggiungono molte informazioni che però non vengono
condivise nel gruppo
 Famiglia sensibile all’ambiente: mondo ordinato
e comprensibile, la fam si pensa e pensa di essere
percepita come gruppo unito ed è aperta alla nuova
informazione; Intenso scambio comunicativo, il
consenso al problem-solving è ritenuto importante
ma non velocemente raggiunto perché c’è confronto
interno e le nuove informazioni vengono condivise e
negoziate all’inerno;
 Famiglia sensibile al risultato: mondo coerente e
comprensibile, la fam si pensa e pensa di essere
percepita come aggregato di individui separati, aperta
all’informazione ma i soggetti agiscono spesso in
modo indipendente; il consenso non rapidamente
raggiunto, consiste spesso in soluzioni originali e
creative;
Indipendenza delle dimensioni
Dati in cui una fa può percepire il mondo esterno
come incontrollabile e incomprensibile, se stessa
come coesa e essere aperta alla nuova
informazione
Famiglie che percepiscono il mondo esterno
come mutevole e inconoscibile, trattengono
nuove informazioni ma sono piuttosto chiuse nei
loro confini intrafamigliari. Per cui tendono a
incuriosirsi di fronte a oggetti inanimati ma non di
fronte ad altre persone o familgie o alle istituzioni
I paradigmi
Ci danno informazioni su come le famiglie
agiscono nei confronti degli altri e degli
oggetti
Funzionali o disfunzionali?
Gli autori non tracciano questa distinzione,
descrivono solo modi diversi delle famiglie
di costruire la realtà
Un’altra classificazione dei
paradigmi
MODELLO di CONSTANTINE (1986)
I paradigmi si differenziano per il diverso significato che
le famiglie attribuiscono alle dimensioni dei processi
sistemici:
•Stabilità/cambiamento
•Coesione/autonomia
E la modo di percepirli interconnessi
TIPOLOGIE DI PARADIGMI
Paradigma chiuso
valori di stabilità, sicurezza, appartenenza; queste
famiglie enfatizzano l’omeostasi, fondano le loro
dinamiche interattive sui principi dell’autorità e della
norma, e hanno come modello l’organizzazione
gerarchica dei rapporti; nei conflitti fra individuo-
famiglia, la famiglia viene prima e la dimensione
temporale del passato prevale su quella del futuro.
Paradigma aperto
valori di efficacia, adattabilità,
partecipazione; a stabilità e
cambiamento viene assegnata la
stessa importanza; i conflitti si pensano
superabili attraverso la negoziazione e
la collaborazione; a differenza degli altri
paradigmi coesione e individualità,
stabilità e cambiamento si coniugano e
passato, presente e futuro sono
interconnessi fra loro
Paradigma casuale
Valori di novità, creatività, individualità; le
famiglie enfatizzano il cambiamento e
l’individualità; l’idea condivisa è che i bisogni
collettivi possano essere soddisfatti solo
attraverso una spontanea l’iniziativa
personale sinergica di tutti i membri; la
creatività individuale e l’inventiva personale
(autonomia egalitaria) sono considerate le
fonti della vita famigliare. La dimensione
temporale è quella del presente.
Paradigma sincrono
Valori di armonia, tranquillità, mutua
identificazione; le famiglie enfatizzano
la coincidenza spontanea di obiettivi,
scopi, visioni del mondo, piuttosto che
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Cap ii ia

  • 1. In che rapporto stanno processi simbolici e dinamiche famigliari? Ossia qual’è la relazione tra come le famiglie costruiscono la realtà, come funzionano e come sono organizzate (e, conseguentemente come cambiano)?
  • 2. E’ attraverso l’analisi delle storie che i membri delle famiglie raccontano e si raccontano, è possibile individuare i valori, e i principi a cui si sentono vincolati, i modi in cui si definiscono e definiscono gli altri e l’identità del gruppo e le spiegazioni che danno delle loro relazioni
  • 3. In questa prospettiva, che è psico-sociale e sistemica (Bateson, 1972), gli autori che si interessano di studiare questo rapporto partono dal presupposto ….…………che……………. …………………Quindi la domanda è…………… “Come il modo di costruire la realtà da parte dei singoli componenti della famiglia si interconnette con i comportamenti interpersonali nella determinazione dei modelli famigliari?” Il comportamento interpersonale dei membri di una famiglia non è una semplice risposta a ciò che gli altri fanno, ma una funzione dei significati che vengono attribuiti a tali azioni.
  • 4. Nel rispondere a tali interrogativi i vari ricercatori si sono interessati di volta in volta nel mettere in evidenza modi di costruire della realtà (dinamici) che sono specifici di ogni singolo individuo, comuni a tutti i membri della famiglia, o condivisi sul piano sociale: livello individuale livello famigliare livello sociale Livelli sempre e comunque interconnessi, siamo noi psicologi che usiamo lenti diverse!
  • 5. Livello individuale Ogni membro della famiglia da senso alla propria esperienza e agisce nelle relazioni con gli altri a partire da un insieme di premesse e credenze personali che derivano dalla sua specifica posizione nel gruppo , dalle esperienze vissute in precedenza
  • 6. LIVELLO FAMIGLIARE Un sistema famigliare, proprio per il gioco di interdipendenze e influenze reciproche che lo costituisce, sviluppa un insieme di credenze CONDIVISE. Attraverso la COMUNICAZIONE i membri della famiglia non si trasmettono solo informazioni o messaggi, ma NEGOZIANO DEI SIGNIFICATI da attribuire ad eventi e comportamenti, costruiscono identità individuali (“mio figlio è.., io sono…, come madre sono…, mio padre è…”) e collettive (“siamo una famiglia socievole….”), definiscono ruoli e relazioni (“tutti si aspettano che sia io a dover aiutare la mamma…”), sviluppano un modo specifico di organizzare la realtà (“prendere appuntamento per un esame oggi è come far rogito….”)
  • 7. OSSIA…………. Si vengono a creare dei “SISTEMI DI CREDENZE FAMIGLIARI” che, insieme alle rappresentazioni individuali e sociali, negoziano significati e producono modi di costruire la realtà condivisi, che, a loro volta, regolano i processi interattivi del sistema famiglia. Processi Interattivi quotidiani Sistemi simbolici famigliari Comunicazione Negoziazione di significati Condivisione
  • 8. Livello sociale Sistemi di credenze collettivi che definiscono ciò che è accettabile e consono e desiderabile in termini di comportamento, ruoli e rapporti famigliari; i modi di essere padri, madri, figli , mariti e mogli e il modo di reazionarsi reciproco sono regolati da aspettative sociali
  • 9. LA DINAMICITA’dei LIVELLI A) I livelli (personale, famigliare, sociale) sono dinamici, ossia si trasformano e, a loro volta, trasformano il sociale. B) Si originano attraverso le reciproche relazioni e negoziazioni che i membri della famiglia intrattengono in diversi contesti : •INTRA ed EXTRAfamigliari •INTRA ed TRANSgenerazionali •Interpersonali •Sociali ed Istituzionali
  • 10. Studiamo l’insieme delle premesse, rappresentazioni, credenze condivise da tutti i membri della famiglia: miti, paradigmi, narrazioni, visioni del mondo, stereotipi ideologie. Queste differenti denominazioni sono sostanzialmente diverse.
  • 11. La famiglia in interazione con l’ambiente
  • 13. I MITI FAMILIARI “sistema di credenze famigliari” che si riferisce ... a un certo numero di opinioni ben sistematizzate, condivise da tutti i componenti della famiglia, concernenti i reciproci ruoli familiari e la natura della loro relazione. Così intesi, i miti familiari comprendono molte regole nascoste della relazione, regole che sono tenute celate, sepolte nella banalità delle abitudini e dei clichés familiari...alcuni di questi miti sono così integrati nella vita di tutti i giorni da divenire parte ineliminabile del contesto percettivo all'interno del quale i membri della famiglia vivono. Per quanto dal di fuori possano apparire come vistose mistificazioni di ciò che realmente accade, queste opinioni sistematizzate -in nome delle quali la famiglia inizia, mantiene e giustifica molti modelli relazionali- sono opinioni condivise e sostenute da tutti i membri della famiglia quasi che fossero le ultime verità al di sopra di ogni conflitto e indagine (Ferreira, 1966, p. 49 trad. it.).
  • 14. Il mito  Si attua nella comunicazione ma non può essere esso stesso oggetto di comunicazione (non si può metacomunicare)  È una costruzione dell’irrealtà, una pseudomemoria che fa del passato una leggenda, una distorsione inconsapevole della realtà, sono per la famiglia (Ferreira, ibidem) ciò che in psicanalisi rappresentano i meccanismi di difesa individuali
  • 15. Alcuni miti familiari descritti in letteratura  Il mito dell'armonia: siamo tutti felici, nella nostra famiglia non ci sono problemi, noi saremo sempre felici.  Il mito della pseudomutualità: nelle buone famiglie, i componenti non litigano mai e sono sempre d'accordo.  Il mito della salvezza e della redenzione: non siamo responsabili di ciò che ci succede, siamo vittime della sfortuna, del fato, dell'ingiustizia, ma un giorno saremo redenti.  Il mito del capro espiatorio familiare: tutti i problemi sono dovuti a uno dei componenti la famiglia.  Il mito del catastrofismo: tutti i comportamenti familiari devono conformarsi a certi vincoli per evitare conseguenze catastrofiche per i membri della famiglia. Altrimenti, un membro "debole", quello che "non é in grado di sopportare", muore o diventa totalmente disarmato.  Il mito dell'unità: tutte le persone estranee alla famiglia sono considerate potenziali nemici e non degne di fiducia. Quindi tutti i componenti della famiglia devono essere solidali fra loro, indipendentemente da quello che succede dentro la famiglia. Il mito della trasparenza: " noi, nella nostra famiglia ci diciamo sempre tutto". Il mito della incomunicabilità: "non riusciamo a capirci" " è impossibile parlare". (Fonte: Stierling, 1973; Pillari, 1986; Miermont, 1995)
  • 16. CARATTERISTICHE dei MITI: Sono credenze condivise circa ciò che una famiglia è o dovrebbe essere (ossia contiene una serie di idee circa i reciproci ruoli e i rapporti famigliari, nonché le attitudini personali PERCEPITE attraverso una co-costruzione famigliare; sono prescrizioni e/o immagini del sistema famiglia, come la famiglia si percepisce nel presente) Sono il risultato di processi non razionali, ma percettivi, simbolici e interattivi Si attualizzano attraverso la comunicazione ma non possono essere oggetto di comunicazione (veto di METACOMUNICAZIONE) Sono credenze che non vengono messe in discussione, né sottoposte a verifica (e l’esperienza esterna è adattata ad esse)
  • 17. FUNZIONI dei MITI (Ferreira, 1963) •Ridurre al minimo i cambiamenti del sistema famigliare •Garantire il mantenimento degli equilibri raggiunti •Impedire l’innesco di processi morfogenetici (cioè evolutivi, di cambiamento) •Garantire spiegazioni giustificatrici dell’esistente Funzione OMEOSTATICA Statico/difensivo Costruzione dell’irrelatà La teoria proposta da Ferreira, apre due riflessioni: Il mito risulta essere disfunzionale, in quanto impedisce l’evoluzione del gruppo Presume che alcune famiglie “vedano le cose in modo sbagliato” (Dallos, 1991) Il MITO come…
  • 18. Il mito non è tanto “sbagliato” in sé rispetto ad una realtà oggettiva, quanto perché esso risulta “non condivisibile” sul piano della costruzione sociale: è quando la famiglia deve far fronte alle richieste provenienti dall’ambiente che risultano incongruenti con la propria realtà, incomincia a provare disagio, confusione, sofferenza. Allora la famiglia può: Intraprendere la strada della trasformazione Chiudersi sempre più nel suo mito e ed esporsi ad ulteriore sofferenza Es: Bambina disabile, malato di mente
  • 19. E la psicologia della NORMALITA’? Come rendere utile il concetto di mito a quelle famiglie che non presentano problematiche patologiche? Possiamo usarlo anche per analizzare contesti famigliari “normali”? Come potremmo fare? Ad esempio, il mito può avere anche una funzione positiva? Quale?
  • 20. Sviluppi alla teoria dei miti Bagarozzi e Anderson (1989) accolgono la definizione di mito di Ferreira, ma, sulla base di altri dati di ricerca ne sottolineano: •il carattere DINAMICO •la funzione che esercita nella costruzione DELL’IDENTITÀ FAMIGLIARE •la funzione ADATTIVA-EVOLUTIVA
  • 21. IL MITO E’ DINAMICO: Si costruisce e ricostruisce nel presente, nella negoziazione interpersonale dei membri della famiglia, nelle routines famigliari E’ sottoposto a periodiche revisioni e trasformazioni in risposta alla crescita e allo sviluppo non solo dei componenti della famiglia, ma anche in risposta al ciclo di vita famigliare e agli eventi esterni
  • 22. FUNZIONI del MITO (Bagarozzi e Anderson) Garantire la stabilità, attraverso la costruzione dell’identità famigliare, base imprescindibile per qualsiasi processo evolutivo (della serie se non so chi sono non so neanche come e in che direzione cambiare) Promuovere il cambiamento, la crescita, lo sviluppo E’ “un’immagine ideale” che orienta la famiglia nel suo sviluppo. Es: famiglie coinvolte in flussi migratori
  • 23. QUALI PAROLE? Con lo stesso termine “MITO”, quindi, si indicano concetti estremamente diversi. In questo senso si preferisce usare: la parola MITO nell’accezione di Ferreira, per designare, cioè, quell’insieme di credenze Cristallizzate, e, quindi, disfunzionali alla famiglia dal confronto con la realtà costruita socialmente il termime “narrazione famigliare”, per indicare l’insieme di credenze, immagini condivise, spesso di natura transgenerazionale che storicizzano la famiglia e generano la sua identità
  • 25. Qualità del funzionamento Emerge da La forma assunta dai comportamenti interattivi Il tipo di regole dell’azione famigliare Il modo in cui le famiglie costruiscono la realtà
  • 26. Se..  I modelli precedenti avevano introdotto l’importanza di assumere il modello ideale che una fam ha di se stessa come riferimento per la valutazione dell’adeguatezza del suo stile di funzionamento  I paradigmi partono dal presupposto che la visione del mondo della famiglia determina il suo funzionamento
  • 27. I PARADIGMI FAMILIARI Come premesse, i paradigmi familiari specificano le proprietà fondamentali del mondo percettivo, proprietà che sono date, non soggette a discussione, che non possono essere né verificate, né disapprovate attraverso l'esperienza, l'analisi e la discussione. Esse specificano come il mondo percettivo deve essere indagato, quali conclusioni possono essere tratte dall'indagine; e tali conclusioni sono usate per dare forma a un'intera gamma di azioni familiari e a ulteriori esplorazioni del mondo percettivo.... Come modelli dell'azione familiare, i paradigmi strutturano le relazioni della famiglia con l'ambiente sociale, sincronizzano l'azione di ogni membro con quella degli altri, mantengono la continuità della famiglia col proprio passato (Reiss, 1981, p. 174).
  • 28. CIOE’…………….. Il concetto di paradigma sottolinea i modi di FUNZIONAMENTO famigliare che si originano dal complesso sistema di interconnessione fra rappresentazioni, comportamenti, percezioni e sentimenti Il concetto di paradigma riflette le modalità tipiche di funzionamento della famiglia in termini di premesse, convinzioni e credenze, e modelli d’azione famigliari
  • 29. Come variabile sistemica… I modi che ricostruiscono i processi di costruzione della realtà non sembrano connessi né dagli stili cognitivi personali, né da altre variabili individuali come la capacità di astrazione, l’intelligenza verbale, il livello di educazione, l’età
  • 30. tuttavia Il paradigma non è qualcosa di magico ma si struttura nel tempo attraverso le relazioni che un gruppo famigliare intrattiene al suo interno e con il mondo esterno È un sistema di credenze condiviso che non va confuso con la media o la sommatoria dei diversi punti di vista individuali
  • 31. DIMENSIONI del PARADIGMA La ricerca si è focalizzata sulla individuazione e descrizione delle dimensioni attraverso le quali è possibile distinguere le diverse forme di paradigma famigliare.Esse sono diverse a seconda che si ponga l’attenzione sulla valenza: COGNITIVA (Insieme di premesse e credenze riguardanti la natura dell’ambiente sociale e la collocazione della famiglia in esso) VALORIALE (insieme degli ideali condivisi circa l’approccio che la famiglia deve adottare rispetto alle questioni fondamentali del vivere comune, ideali, importanze, priorità…) MODELLO di REISS, 1981 MODELO di CONSTANTINE, 1986
  • 32. FUNZIONI dei PARADIGMI Orientare i componenti famigliari nelle interazioni della vita di tutti i giorni Fornire ai componenti famigliari un punto di riferimento per far fronte al nuovo, al diverso, a ciò che non è conosciuto NB: in questo il concetto di paradigma è molto vicino a quello di rappresentazioni sociali elaborato da Moscovici (1984)
  • 33. MITO e PARADIGMA “mentre il mito è composto da opinioni o da immagini relative alla famiglia, che guidano il comportamento dei membri in risposta a stimoli esterni (eventi, situazioni…), il paradigma definisce sia gli stimoli che la risposta da essi evocata. Il paradigma famigliare è qualcosa di più di una semplice guida all’azione: esso costituisce anche gli elementi dell’ambiente in cui l’azione ha luogo” (pg.85) E’ come se, in un certo senso, il mito fosse il prodotto e il paradigma fosse l’insieme delle premesse che co- occorrono nella genesi e nella creazione del mito stesso.
  • 34. E ANCORA………… Il mito è un concetto che orienta gli psicologi quando pongono attenzione agli aspetti valutativi del funzionamento famigliare ossia, quelli disfunzionali, mentre il concetto di paradigma ci fornisce delle chiavi di lettura del sistema famiglia in generale, senza pretendere di valutare tale sistema, ma interrogandosi su come la visione del mondo condivisa genera tale funzionamento E’ più utile fare riferimento al concetto di mito quando ci si debba interrogare su aspetti intrafamigliari, mentre la prospettiva paradigmatica ci consente di analizzare anche le modalità attraverso le quali la famiglia si relaziona con l’esterno (extrafamigliare)
  • 35. Quali sono le variabili o le dimensioni utili a vedere i diversi paradigmi famigliari?
  • 36. MODELLO di REISS (1981) Tre dimensioni socio-cognitive 1. CONFIGURAZIONE: credenze relative all’ambiente sociale che può essere controllabile e ordinato (alta configurazione) oppure incontrollabile e caotico (bassa configurazione) 2. COORDINAZIONE: credenze famigliari relative al modo in cui la famiglia si percepisce e al modo in cui pensa di essere percepita dagli altri. Esse possono percepirsi come sistemi unitari (alta coordinazione) o come aggregati di individui (bassa coordinazione) 3. CHIUSURA ALL’INFORMAZIONE: gli eventi del mondo sono nuovi e interpretabili in funzione delle conoscenze attuali (aperta all’informazione) oppure, le famiglie pensano che il mondo sociale non produca nuove informazioni e tutto è conoscibile in base all’esperienza passata (chiusa all’informazione)
  • 37. Dimensione Valore della dimensione Idea della famiglia sul mondo sociale Idea della famiglia di se stessa Comportamento di problem- solving configurazione Alto Ordinato e comprensibile Competente e capace di gestire gli eventi Efficace, riconosce schemi e principi Basso Caotico e incomprensibile Impotente e minacciata Inefficace, superficiale coordinazione Alto Ritiene di essere percepita come gruppo unitario Gruppo delimitato e coeso con destino comune Cooperativa, coerente, comunicazione chiara e ricca Basso Ritiene di essere percepita come insieme di individui separati Aggregato di individui debolmente connessi Scarsa cooperazione, comunicazione povera, disaccordi informazione Aperta Nuovo ed intrigante Si evolve e cambia con l’esperienza Valuta soluzioni alternative Chiusa Noto, famigliare, che ricorda il passato Stabile, tradizionale Soluzioni rapide senza considerare
  • 38. PARADIGMI FAMIGLIARI  Famiglia sensibile al consenso: mondo caotico, la fam si pensa e pensa di essere percepita come gruppo unito, chiusura alla nuova informazione; al problem- solving il consenso viene presto raggiunto perché non si tollera il dissenso e poco peso è dato all’informazione esterna;  Famiglia sensibile alla distanza interpersonale: mondo caotico, la fam si pensa e pensa di essere percepita come aggregato di individui separati, le nuove informazioni sono riconosciute e accolte ma non scambiate fra i membri della famiglia; soluzione al problem-solving può essere velocemente raggiunto perché si accolgono nuove informazioni, ma non è frutto del gruppo o a volte può essere procrastinato perché si aggiungono molte informazioni che però non vengono condivise nel gruppo
  • 39.  Famiglia sensibile all’ambiente: mondo ordinato e comprensibile, la fam si pensa e pensa di essere percepita come gruppo unito ed è aperta alla nuova informazione; Intenso scambio comunicativo, il consenso al problem-solving è ritenuto importante ma non velocemente raggiunto perché c’è confronto interno e le nuove informazioni vengono condivise e negoziate all’inerno;  Famiglia sensibile al risultato: mondo coerente e comprensibile, la fam si pensa e pensa di essere percepita come aggregato di individui separati, aperta all’informazione ma i soggetti agiscono spesso in modo indipendente; il consenso non rapidamente raggiunto, consiste spesso in soluzioni originali e creative;
  • 40. Indipendenza delle dimensioni Dati in cui una fa può percepire il mondo esterno come incontrollabile e incomprensibile, se stessa come coesa e essere aperta alla nuova informazione Famiglie che percepiscono il mondo esterno come mutevole e inconoscibile, trattengono nuove informazioni ma sono piuttosto chiuse nei loro confini intrafamigliari. Per cui tendono a incuriosirsi di fronte a oggetti inanimati ma non di fronte ad altre persone o familgie o alle istituzioni
  • 41. I paradigmi Ci danno informazioni su come le famiglie agiscono nei confronti degli altri e degli oggetti
  • 42. Funzionali o disfunzionali? Gli autori non tracciano questa distinzione, descrivono solo modi diversi delle famiglie di costruire la realtà
  • 44. MODELLO di CONSTANTINE (1986) I paradigmi si differenziano per il diverso significato che le famiglie attribuiscono alle dimensioni dei processi sistemici: •Stabilità/cambiamento •Coesione/autonomia E la modo di percepirli interconnessi
  • 45. TIPOLOGIE DI PARADIGMI Paradigma chiuso valori di stabilità, sicurezza, appartenenza; queste famiglie enfatizzano l’omeostasi, fondano le loro dinamiche interattive sui principi dell’autorità e della norma, e hanno come modello l’organizzazione gerarchica dei rapporti; nei conflitti fra individuo- famiglia, la famiglia viene prima e la dimensione temporale del passato prevale su quella del futuro.
  • 46. Paradigma aperto valori di efficacia, adattabilità, partecipazione; a stabilità e cambiamento viene assegnata la stessa importanza; i conflitti si pensano superabili attraverso la negoziazione e la collaborazione; a differenza degli altri paradigmi coesione e individualità, stabilità e cambiamento si coniugano e passato, presente e futuro sono interconnessi fra loro
  • 47. Paradigma casuale Valori di novità, creatività, individualità; le famiglie enfatizzano il cambiamento e l’individualità; l’idea condivisa è che i bisogni collettivi possano essere soddisfatti solo attraverso una spontanea l’iniziativa personale sinergica di tutti i membri; la creatività individuale e l’inventiva personale (autonomia egalitaria) sono considerate le fonti della vita famigliare. La dimensione temporale è quella del presente.
  • 48. Paradigma sincrono Valori di armonia, tranquillità, mutua identificazione; le famiglie enfatizzano la coincidenza spontanea di obiettivi, scopi, visioni del mondo, piuttosto che sulla negoziazione e la comunicazione, è nellamisura in cui si concretizza questo incontro che i conflitti vengono evitati