Articolo sull’uso del paradosso e dell’approccio sistemico nelle organizzazioni aziendali, dapprima con un rapido excursus dei concetti nell’ambito psicoterapeutico secondo gli studi della psicoanalista Mara Selvini Palazzoli, successivamente parlando di esperienze personali nell’ambito organizzativo.
L’ insonnia è un disturbo del riposo notturno che può riguardare sia la qualità che la quantità del sonno. I disturbi del sonno sono diventati un serio problema medico, psicologico e ad elevata incidenza sulla popolazione mondiale. Le principali alterazioni che possono essere subite dal sonno riguardano sia aspetti quantitativi sia aspetti qualitativi. La durata “normale” del sonno varia considerevolmente da persona a persona, cosicché alcuni soggetti necessitano di dormire poco (dormitori brevi), mentre altri richiedono una quantità di sonno maggiore della media (dormitori lunghi). In entrambi i casi sopra citati, tuttavia, non è presente una patologia, poiché durante le ore diurne il soggetto presenta un normale livello di vigilanza. I disturbi del sonno sono invece caratterizzati da un riposo carente per qualità e quantità che provoca disagio e compromette il normale funzionamento sociale e lavorativo del soggetto. Le cure naturali e olistiche per risolvere il problema.
Il protocollo per la riduzione dello stress basato sulla mindfulness nasce nel 1979 dal lavoro di un'equipe coordinata da Jon Kabat Zinn. Deve il suo straordinario successo alla sua efficacia scientificamente dimostrata che, nel breve arco di otto settimane, offre una prospettiva radicalmente diversa rispetto a come affrontare le proprie difficoltà e come utilizzare le proprie risorse
Essere travolti da un attacco di ansia e vedersi stravolta la vita non è più un evento così raro nel mondo moderno. Imparare le tecniche del come combattere l'ansia è doveroso in parecchi ambiti della nostra esistenza.
Il potere del pensiero positivo come superare lo stress e l'ansia_Silvia Vian...Silvia Vianello
Il primo obiettivo di questo libro è aiutarti a sentirti meglio. Ma non è l’unico. Per esempio, Cosa accomuna uomini e donne di successo? Un tratto in comune è che questi credono entusiasticamente in quello che fanno, nelle loro attività, e in loro stessi. Inoltre essi tendono ad essere persone che hanno padroneggiato interamente il potere del pensiero positivo. Di conseguenza, si dimostrano più qualificati per un successo duraturo. La buona notizia: se vivi come le persone di successo, diventerai uno di loro. Il successo parte sempre dalla testa.
Ti potrai chiedere: è possibile cambiare in meglio lo schema dei tuoi pensieri? Sì, è possibile. Meriti felicità e successo. Se stai cercando di cambiare le tue abitudini e il tuo comportamento e di diventare una persona più positiva, questo libro ti aiuterà. Imparerai perché i pensatori positivi finiscono per avere successo, mentre la maggior parte dei pensatori negativi non riesce a realizzare i propri sogni.
Questo libro, nel capitolo 1, ti guiderà nella comprensione dello stress. Perché lo stress? Perché il modo migliore per migliorare la tua vita è, in effetti, iniziare a capire cosa ti impedisce di sentirti bene. Quando capirai le cause esterne ed interne comuni dello stress, potrai gestirlo meglio. Il capitolo 2 ti darà una migliore comprensione dell'ansia e di come affrontarla. Ti aiuterà a rompere le cattive abitudini di preoccupazioni per condurre una vita più rilassata.
Dal capitolo 3, acquisirai una visione del magico potere del pensiero positivo. Ti forniro’ sei modi per promuovere il pensiero positivo e ridurre lo stress, e cinque pratiche collaudate per mantenere una visione positiva e rivelando sei cosiddetti "brain hacks" per gestire l'ansia ogni giorno. Il capitolo 4 si concentrerà sui consigli per raggiungere e mantenere una mentalità positiva nella vita e nel lavoro; e ti guiderà a diventare una persona di successo, credendo in te stesso e in tutto ciò che puoi fare e raggiungere. Il capitolo 5 ti darà altri sette consigli pratici per acquisire una mentalità positiva e assumere il controllo delle situazioni al fine di migliorare i tuoi rapporti personali e professionali. Come puoi vedere, si tratta di un libro semplice, un libro che tutti possono leggere.
Perché ognuno di noi merita di essere felice.
Rendendoti conto di quanto siano potenti i tuoi pensieri, non penserai mai più a un pensiero negativo. Ogni persona di successo inizia con due convinzioni: il futuro può essere migliore del presente; e ho il potere di renderlo tale. Anche tu hai questo potere!
Costruiamo la tua nuova vita insieme.
L’ insonnia è un disturbo del riposo notturno che può riguardare sia la qualità che la quantità del sonno. I disturbi del sonno sono diventati un serio problema medico, psicologico e ad elevata incidenza sulla popolazione mondiale. Le principali alterazioni che possono essere subite dal sonno riguardano sia aspetti quantitativi sia aspetti qualitativi. La durata “normale” del sonno varia considerevolmente da persona a persona, cosicché alcuni soggetti necessitano di dormire poco (dormitori brevi), mentre altri richiedono una quantità di sonno maggiore della media (dormitori lunghi). In entrambi i casi sopra citati, tuttavia, non è presente una patologia, poiché durante le ore diurne il soggetto presenta un normale livello di vigilanza. I disturbi del sonno sono invece caratterizzati da un riposo carente per qualità e quantità che provoca disagio e compromette il normale funzionamento sociale e lavorativo del soggetto. Le cure naturali e olistiche per risolvere il problema.
Il protocollo per la riduzione dello stress basato sulla mindfulness nasce nel 1979 dal lavoro di un'equipe coordinata da Jon Kabat Zinn. Deve il suo straordinario successo alla sua efficacia scientificamente dimostrata che, nel breve arco di otto settimane, offre una prospettiva radicalmente diversa rispetto a come affrontare le proprie difficoltà e come utilizzare le proprie risorse
Essere travolti da un attacco di ansia e vedersi stravolta la vita non è più un evento così raro nel mondo moderno. Imparare le tecniche del come combattere l'ansia è doveroso in parecchi ambiti della nostra esistenza.
Il potere del pensiero positivo come superare lo stress e l'ansia_Silvia Vian...Silvia Vianello
Il primo obiettivo di questo libro è aiutarti a sentirti meglio. Ma non è l’unico. Per esempio, Cosa accomuna uomini e donne di successo? Un tratto in comune è che questi credono entusiasticamente in quello che fanno, nelle loro attività, e in loro stessi. Inoltre essi tendono ad essere persone che hanno padroneggiato interamente il potere del pensiero positivo. Di conseguenza, si dimostrano più qualificati per un successo duraturo. La buona notizia: se vivi come le persone di successo, diventerai uno di loro. Il successo parte sempre dalla testa.
Ti potrai chiedere: è possibile cambiare in meglio lo schema dei tuoi pensieri? Sì, è possibile. Meriti felicità e successo. Se stai cercando di cambiare le tue abitudini e il tuo comportamento e di diventare una persona più positiva, questo libro ti aiuterà. Imparerai perché i pensatori positivi finiscono per avere successo, mentre la maggior parte dei pensatori negativi non riesce a realizzare i propri sogni.
Questo libro, nel capitolo 1, ti guiderà nella comprensione dello stress. Perché lo stress? Perché il modo migliore per migliorare la tua vita è, in effetti, iniziare a capire cosa ti impedisce di sentirti bene. Quando capirai le cause esterne ed interne comuni dello stress, potrai gestirlo meglio. Il capitolo 2 ti darà una migliore comprensione dell'ansia e di come affrontarla. Ti aiuterà a rompere le cattive abitudini di preoccupazioni per condurre una vita più rilassata.
Dal capitolo 3, acquisirai una visione del magico potere del pensiero positivo. Ti forniro’ sei modi per promuovere il pensiero positivo e ridurre lo stress, e cinque pratiche collaudate per mantenere una visione positiva e rivelando sei cosiddetti "brain hacks" per gestire l'ansia ogni giorno. Il capitolo 4 si concentrerà sui consigli per raggiungere e mantenere una mentalità positiva nella vita e nel lavoro; e ti guiderà a diventare una persona di successo, credendo in te stesso e in tutto ciò che puoi fare e raggiungere. Il capitolo 5 ti darà altri sette consigli pratici per acquisire una mentalità positiva e assumere il controllo delle situazioni al fine di migliorare i tuoi rapporti personali e professionali. Come puoi vedere, si tratta di un libro semplice, un libro che tutti possono leggere.
Perché ognuno di noi merita di essere felice.
Rendendoti conto di quanto siano potenti i tuoi pensieri, non penserai mai più a un pensiero negativo. Ogni persona di successo inizia con due convinzioni: il futuro può essere migliore del presente; e ho il potere di renderlo tale. Anche tu hai questo potere!
Costruiamo la tua nuova vita insieme.
Crisi lavoro psicopatologia mobbing - a cura di Rosalba GerliDrughe .it
Come psicoterapeuta non posso che tentare di dar voce alla sofferenza che deriva dalle difficoltà di questo momento storico e in modo particolare a quella che deriva dalle trasformazioni del lavoro. Un lavoro che potremmo definire oggi maltrattato come sempre più spesso sono maltrattate le persone al lavoro. Io mi occupo da tempo di disagio lavorativo e da circa dieci anni conduco gruppi con persone che presentano problemi legati alle varie forme del disagio sul lavoro compreso il mobbing, che è solo un aspetto di tale disagio, ma che ha avuto il merito di aprire una finestra sull’ampio panorama della sofferenza che scaturisce dalle condizioni di lavoro. Il termine mobbing infatti è spesso abusato, forse anche a causa della sovraesposizione mediatica, ed è utilizzato erroneamente per descrivere qualsiasi forma di conflitto sul lavoro, ma per molte persone questo è l’unico modo di poter dar voce e attribuire un senso alla propria sofferenza altrimenti incomprensibile e indicibile. La crisi ha incrementato questa sofferenza. Tengo a sottolineare che in questo momento il disagio psicologico legato al lavoro ha assunto delle dimensioni di emergenza sociale, ma rischia di passare sotto traccia, se ne parla poco e si fa troppo poco, così come avviene in generale sul tema del lavoro.
Dallo psicologo... non sono mica matto! Alcuni luoghi comuni sulla psicologiaSonia Bertinat
I luoghi comuni che allontanano le persone dallo psicologo sono tanti e spesso frutto più di pregiudizi che non di informazioni reali.
Queste slide sono state create per un evento MIP - Maggio di Informazione Psicologica che prossimamente vedrà l'edizione 2014. Lo scopo è quello di fare informazione psicologica per far sì che lo psicologo non sia visto come figura di cui temere ma risorsa e aiuto per il benessere della persona.
Se volete scarcare le slide in ebook per computer andate qui http://bit.ly/1sIy9CH
La Dott.ssa Napoli fornirà alcune indicazioni sulla funzione dei Fiori di Bach nel percorso terapeutico e su come possono permettere di velocizzare il benessere percepito dalla persona in breve tempo e contribuire all’ elaborazione terapeutica.
Gestione degli stati emotivi, comunicazione non-verbale, comunicazione emotiva, stati d'animo e molti esercizi interessanti per sviluppare le proprie emotional skills.
Comunicazione medico-paziente.
Comunicazione sanitario-paziente.
healthcare professional - patient communication
Panoramica della materia - Olismologia: la Disciplina della Sintesi | 19 nove...Lorenzo Capello
Conferenza interattiva dimostrativa presso la Parafarmacia La Fenice, Via Riviera 105 - Pavial nell’ambito del ciclo: "Incontri consapevoli di cultura, scienza, alimentazione e benessere per saperne di più sulla propria salute"
tema: OLISMOLOGIA, LA DISCIPLINA DELLA SINTESI: PANORAMICA DELLA MATERIA
Liberarsi dagli attacchi di panico. Per ulteriori informazioni: https://www.psicoterapista.it/psicologo-brescia-psicologa-ansia-attacchi-di-panico.html
La miglior cura possibile – Cura integrata e psichiatria di precisione – Imparare, di nuovo, a stare bene – Video consulenza online è unascelta mirata – L’ADHD negli adulti, il coaching, intervento di cruciale importanza.
"Ansia, Inc." è un invito ad addentrarsi nei complessi corridoi del nostro mondo interiore, dove l’ansia si manifesta come un intricato puzzle di emozioni, pensieri e sensazioni. È qui che iniziamo a svelare il tessuto di questa esperienza umana universale, offrendo non solo comprensione, ma anche strategie tangibili per domare questa tempesta emotiva.
Immagina questo libro come una guida attraverso i tortuosi sentieri dell’ansia. A volte, è un labirinto oscuro, ma c’è sempre luce in fondo al tunnel. Qui, andiamo alla ricerca di questa luce, non solo per dissipare le ombre dell’ansia, ma anche per svelarne i misteri.
Apriti alla possibilità di una vita più leggera e luminosa, in cui l’ansia non sia più un’ombra oscura, ma una nuvola passeggera nel vasto cielo dell’esistenza umana. Esploreremo, impareremo e cresceremo. L’ansia non sarà più una prigione, ma una porta verso la liberazione.
Preparati per questa ricca esperienza di auto-scoperta.
meccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdfnadine benedetti
FALSI RICORDI, MISURE DI SICUREZZA E MECCANISMI DI AUTODIFESA INCONSCI,
DISTORSIONI PERCETTIVE O DI GIUDIZIO E ATTRIBUZIONE
Conoscere bene ciò che distorce di solito il nostro giudizio e le protezioni che per noi sono più distintive è il primo
passo per poterci liberare sia di questi automatismi che dei sintomi nevrotici e imparare a scegliere davvero; conoscere
le riflessioni e le azioni che si sono dimostrate più utili per la maggioranza di coloro che hanno deciso di intraprendere
questo percorso (le tecniche definite oggi cognitivo-comportamentali) e quindi leggere i libri sottolineati nella prima
parte di questo documento, è il naturale passo successivo. Conosco persone divenute abbastanza obiettive e abili nella
risoluzione di problemi e incombenze dopo aver subìto per molti anni alcuni dei più deleteri di questi processi mentali
coatti.
Credo che, oltre a conoscere di ognuna delle reazioni elencate gli esempi più rappresentativi nelle nostre azioni passate
e nel presente, ci permetta di liberarcene anche riflettere su ciò che Jung scrisse su cos'è in generale una nevrosi e su
quali ne siano più spesso l'origine e la soluzione, perché i sintomi nevrotici sono esagerazioni dolorose molto difficili da
gestire di reazioni inconsce comuni a tutti (un progetto è meglio concepito e realizzato quando si ha una visione
d'insieme: ecco perché può aiutarci leggere i commenti in corsivo della prima metà di questo documento dedicati
soprattutto a Jung e al suo concetto generale di nevrosi come difesa della personalità spesso nata nell'infanzia a causa
delle decisioni più negative dei genitori, una reazione involontaria deleteria e duratura). Tenete presente che molti libri
sulla meditazione e alcuni saggi sul buddismo indicano come meta ideale di ogni individuo proprio l'emancipazione
della coscienza dall'automatizzazione e anch'essi citano esempi di chi l'ha gradualmente raggiunta. Purtroppo però
ancora oggi molti psichiatri sfruttano soprattutto la maggiore inconsapevolezza e presenza in alcune persone di tali
meccanismi di distorsione o difesa (oppure la loro ingannevole apparenza) per diagnosticare un disturbo di personalità,
cioè una malattia incredibilmente vaga, ma classificata come cronica pressoché costituzionale e grave e riguardo alla cui
origine e al cui trattamento i manuali di psichiatria e la prassi nota non si pronunciano se non per far internare e
costringere a psicofarmaci estremamente dannosi i disoccupati (anche giovani) e chi non riesce a pagare l'affitto (la
disoccupazione è considerata uno dei principali sintomi di questi disturbi fin dalle prime e classiche loro definizioni,
anche se oggi c'è chi vede persone con patologie mentali gravi e croniche ovunque e anche tra i lavoratori).
La Dott.ssa Napoli fornirà alcune indicazioni sulla funzione dei Fiori di Bach nel percorso terapeutico e su come possono permettere di velocizzare il benessere percepito dalla persona in breve tempo e contribuire all’ elaborazione terapeutica.
Descrive il metodo HIT di Fabrizio Quintili, per una approccio che parta dalle competenze sulle quali si vuole intervenire, spostando le sessioni al massimo sulle attività aderenti al ruolo lavorativo, piuttosto che sulla teoria.
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Crisi lavoro psicopatologia mobbing - a cura di Rosalba GerliDrughe .it
Come psicoterapeuta non posso che tentare di dar voce alla sofferenza che deriva dalle difficoltà di questo momento storico e in modo particolare a quella che deriva dalle trasformazioni del lavoro. Un lavoro che potremmo definire oggi maltrattato come sempre più spesso sono maltrattate le persone al lavoro. Io mi occupo da tempo di disagio lavorativo e da circa dieci anni conduco gruppi con persone che presentano problemi legati alle varie forme del disagio sul lavoro compreso il mobbing, che è solo un aspetto di tale disagio, ma che ha avuto il merito di aprire una finestra sull’ampio panorama della sofferenza che scaturisce dalle condizioni di lavoro. Il termine mobbing infatti è spesso abusato, forse anche a causa della sovraesposizione mediatica, ed è utilizzato erroneamente per descrivere qualsiasi forma di conflitto sul lavoro, ma per molte persone questo è l’unico modo di poter dar voce e attribuire un senso alla propria sofferenza altrimenti incomprensibile e indicibile. La crisi ha incrementato questa sofferenza. Tengo a sottolineare che in questo momento il disagio psicologico legato al lavoro ha assunto delle dimensioni di emergenza sociale, ma rischia di passare sotto traccia, se ne parla poco e si fa troppo poco, così come avviene in generale sul tema del lavoro.
Dallo psicologo... non sono mica matto! Alcuni luoghi comuni sulla psicologiaSonia Bertinat
I luoghi comuni che allontanano le persone dallo psicologo sono tanti e spesso frutto più di pregiudizi che non di informazioni reali.
Queste slide sono state create per un evento MIP - Maggio di Informazione Psicologica che prossimamente vedrà l'edizione 2014. Lo scopo è quello di fare informazione psicologica per far sì che lo psicologo non sia visto come figura di cui temere ma risorsa e aiuto per il benessere della persona.
Se volete scarcare le slide in ebook per computer andate qui http://bit.ly/1sIy9CH
La Dott.ssa Napoli fornirà alcune indicazioni sulla funzione dei Fiori di Bach nel percorso terapeutico e su come possono permettere di velocizzare il benessere percepito dalla persona in breve tempo e contribuire all’ elaborazione terapeutica.
Gestione degli stati emotivi, comunicazione non-verbale, comunicazione emotiva, stati d'animo e molti esercizi interessanti per sviluppare le proprie emotional skills.
Comunicazione medico-paziente.
Comunicazione sanitario-paziente.
healthcare professional - patient communication
Panoramica della materia - Olismologia: la Disciplina della Sintesi | 19 nove...Lorenzo Capello
Conferenza interattiva dimostrativa presso la Parafarmacia La Fenice, Via Riviera 105 - Pavial nell’ambito del ciclo: "Incontri consapevoli di cultura, scienza, alimentazione e benessere per saperne di più sulla propria salute"
tema: OLISMOLOGIA, LA DISCIPLINA DELLA SINTESI: PANORAMICA DELLA MATERIA
Liberarsi dagli attacchi di panico. Per ulteriori informazioni: https://www.psicoterapista.it/psicologo-brescia-psicologa-ansia-attacchi-di-panico.html
La miglior cura possibile – Cura integrata e psichiatria di precisione – Imparare, di nuovo, a stare bene – Video consulenza online è unascelta mirata – L’ADHD negli adulti, il coaching, intervento di cruciale importanza.
"Ansia, Inc." è un invito ad addentrarsi nei complessi corridoi del nostro mondo interiore, dove l’ansia si manifesta come un intricato puzzle di emozioni, pensieri e sensazioni. È qui che iniziamo a svelare il tessuto di questa esperienza umana universale, offrendo non solo comprensione, ma anche strategie tangibili per domare questa tempesta emotiva.
Immagina questo libro come una guida attraverso i tortuosi sentieri dell’ansia. A volte, è un labirinto oscuro, ma c’è sempre luce in fondo al tunnel. Qui, andiamo alla ricerca di questa luce, non solo per dissipare le ombre dell’ansia, ma anche per svelarne i misteri.
Apriti alla possibilità di una vita più leggera e luminosa, in cui l’ansia non sia più un’ombra oscura, ma una nuvola passeggera nel vasto cielo dell’esistenza umana. Esploreremo, impareremo e cresceremo. L’ansia non sarà più una prigione, ma una porta verso la liberazione.
Preparati per questa ricca esperienza di auto-scoperta.
meccanismi di difesa e altre distorsioni del giudizio.pdfnadine benedetti
FALSI RICORDI, MISURE DI SICUREZZA E MECCANISMI DI AUTODIFESA INCONSCI,
DISTORSIONI PERCETTIVE O DI GIUDIZIO E ATTRIBUZIONE
Conoscere bene ciò che distorce di solito il nostro giudizio e le protezioni che per noi sono più distintive è il primo
passo per poterci liberare sia di questi automatismi che dei sintomi nevrotici e imparare a scegliere davvero; conoscere
le riflessioni e le azioni che si sono dimostrate più utili per la maggioranza di coloro che hanno deciso di intraprendere
questo percorso (le tecniche definite oggi cognitivo-comportamentali) e quindi leggere i libri sottolineati nella prima
parte di questo documento, è il naturale passo successivo. Conosco persone divenute abbastanza obiettive e abili nella
risoluzione di problemi e incombenze dopo aver subìto per molti anni alcuni dei più deleteri di questi processi mentali
coatti.
Credo che, oltre a conoscere di ognuna delle reazioni elencate gli esempi più rappresentativi nelle nostre azioni passate
e nel presente, ci permetta di liberarcene anche riflettere su ciò che Jung scrisse su cos'è in generale una nevrosi e su
quali ne siano più spesso l'origine e la soluzione, perché i sintomi nevrotici sono esagerazioni dolorose molto difficili da
gestire di reazioni inconsce comuni a tutti (un progetto è meglio concepito e realizzato quando si ha una visione
d'insieme: ecco perché può aiutarci leggere i commenti in corsivo della prima metà di questo documento dedicati
soprattutto a Jung e al suo concetto generale di nevrosi come difesa della personalità spesso nata nell'infanzia a causa
delle decisioni più negative dei genitori, una reazione involontaria deleteria e duratura). Tenete presente che molti libri
sulla meditazione e alcuni saggi sul buddismo indicano come meta ideale di ogni individuo proprio l'emancipazione
della coscienza dall'automatizzazione e anch'essi citano esempi di chi l'ha gradualmente raggiunta. Purtroppo però
ancora oggi molti psichiatri sfruttano soprattutto la maggiore inconsapevolezza e presenza in alcune persone di tali
meccanismi di distorsione o difesa (oppure la loro ingannevole apparenza) per diagnosticare un disturbo di personalità,
cioè una malattia incredibilmente vaga, ma classificata come cronica pressoché costituzionale e grave e riguardo alla cui
origine e al cui trattamento i manuali di psichiatria e la prassi nota non si pronunciano se non per far internare e
costringere a psicofarmaci estremamente dannosi i disoccupati (anche giovani) e chi non riesce a pagare l'affitto (la
disoccupazione è considerata uno dei principali sintomi di questi disturbi fin dalle prime e classiche loro definizioni,
anche se oggi c'è chi vede persone con patologie mentali gravi e croniche ovunque e anche tra i lavoratori).
La Dott.ssa Napoli fornirà alcune indicazioni sulla funzione dei Fiori di Bach nel percorso terapeutico e su come possono permettere di velocizzare il benessere percepito dalla persona in breve tempo e contribuire all’ elaborazione terapeutica.
Descrive il metodo HIT di Fabrizio Quintili, per una approccio che parta dalle competenze sulle quali si vuole intervenire, spostando le sessioni al massimo sulle attività aderenti al ruolo lavorativo, piuttosto che sulla teoria.
E’ di qualche anno fa questa riflessione sul KM, in forma di articolo, che alleghiamo. In esso si parla del Knowledge Management nelle aziende di servizi. In questo ambito, infatti, la conoscenza da “oggettiva” (quale può essere ad esempio una regola matematica) diventa “probabilistica” e “soggettiva” (qual è il modo migliore per condurre una riunione?), ossia data dall’incrocio tra conoscenze oggettive, esperienze, opinioni e abilità del soggetto che le mette in pratica.
Breve descrizione della società, di cosa si può trovare sul sito, annotazione stapabile dei dati essenziali (indirizzo, mappa, partita iva, mail, telefoni, ecc.).
L’Executive Research è il processo di selezione destinato alla ricerca specifica di personale ad alta o altissima specializzazione.
Pertanto, tale processo, seppur ripercorrendo le fasi principali della selezione, acquisisce alcune peculiarità e criticità aggiuntive.
Nel caso un’azienda si rivolga all’esterno per reperire le risorse di cui necessita, assume particolare importanza la scelta degli strumenti che si intendono utilizzare. Il canale web è tra gli strumenti maggiormente utilizzati.
Dati certi, riferiti al periodo 2004-2005, affermano che:
- ci sono circa 150 milioni di curriculum vitae presenti in rete;
- ciascun curriculum è presente in rete in media 5 volte;
- ciascuna offerta di lavoro è presente, in media, su 11 siti differenti.
Questi dati dimostrano che il canale web è entrato massicciamente fra le modalità consolidate di recruiting.
L’Assessment impiega simulazioni di situazioni organizzative che consentono la rilevazione, da parte di osservatori opportunamente addestrati, dei comportamenti considerati indicatori delle capacità oggetto di valutazione.
Il Data Competence è un software che permette di costruire l'inventario del patrimonio di competenze presenti in azienda, dando così la possibilità di pianificare correttamente i fabbisogni organizzativi, le politiche formative, i flussi di mobilità interna e di selezione del personale.
L’applicazione possiede la definizione accurata di circa 1600 competenze che possono essere opportunamente selezionate per costruire il proprio “portafoglio” di competenze.
Con il termine Temporay Management (TM) indichiamo la gestione affidata a manager professionisti di parte o di tutta un’organizzazione, per un periodo definito.
La finalità è garantire il raggiungimento di specifici obiettivi, tramite la competenza, l’esperienza professionale e le qualità individuali che fanno parte del repertorio di un manager efficace.
Il tempo varia in media tra i 3 e i 9 mesi, ossia progetti e obiettivi proiettati sul breve-medio periodo.
Il mercato attuale, improntato al rapido cambiamento, impone alle organizzazioni delle strategie che riguardano l’affiliazione e la crescita della clientela.
Il fattore che spinge tale crescita è senza dubbio la soddisfazione del cliente. Il termine soddisfazione sottintende numerosi significati e competenze da parte dell’organizzazione. Siamo nell’ambito della gestione della Qualità.
Riorganizzare le strutture organizzative significa cercare di conciliare l’efficienza delle attività con le aspettative delle persone che costituiscono l’organizzazione.
Sono, infatti, proprio le aspettative a generare i conflitti all’interno dell’organizzazione.
Questo è il motivo per cui l’intervento tecnico è più efficace se supportato da conoscenze nell’ambito della gestione delle risorse umane.
Dimensionamento delle strutture organizzative [presentazione con note]Nòema Human Resources
Solitamente per cercare l’efficienza delle strutture organizzative si interviene attraverso il Business Process Redesign.
In alcuni casi la parte di valutazione dell’efficienza viene svolta intuitivamente, mentre viene delegata ad un’azienda di consulenza la parte di dimensionamento dell’organico sulla base di una riprogettazione in grado di risolvere le criticità individuate.
Per poter prendere decisioni corrette è invece fondamentale valutare attentamente l’organizzazione e attraversare tutte le fasi di analisi utilizzate in altre tecniche (ad esempio il Business Process Redesign).
In Italia esistono moltissime sottotipologie di contratti di lavoro e orientarsi tra di essi non è semplice.
Inoltre sorge la necessità di doversi affidare a degli specialisti nel momento in cui occorre stipulare un contratto individuale di lavoro.
Nòema offre un servizio di consulenza per la stipulazione dei contratti di lavoro.
In termini più puntuali, la valutazione delle posizioni permette di determinare il valore relativo di una singola posizione rispetto alle altre posizioni presenti nell’organizzazione.
Il valore da attribuire alla singola posizione, infatti, non è apprezzabile in assoluto ma solo in riferimento alle altre posizioni.
La valutazione è riferita alle capacità che la persona possiede e può essere fatta su due ambiti in particolare:
- prestazioni: verifica di quanto realizzato rispetto agli obiettivi fissati;
- potenziale: valutazione fatta sulle capacità della persona rispetto a ciò che potrebbe realizzare in futuro.
Con la valutazione del potenziale si vuole dunque comprendere se il percorso di carriera svolto è consono alle caratteristiche potenziali del candidato.
L’indagine di Clima rappresenta la fotografia della qualità del rapporto tra lavoratori e organizzazioni. Percezioni, idee e sentimenti che ne derivano sono direttamente legati alla soddisfazione e alla propensione al coinvolgimento per il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Con il termine Clima Organizzativo indichiamo la misura di come i lavoratori percepiscono la propria organizzazione.
Nòema presenta il metodo usato er la cosiddetta formazione outdoor. Affinché siano raggiungibili determinati obiettivi è d'obbligo far seguire le attività da una fase detta debriefing.
Nòema descrive il metodo usato nella formazione indoor. Le sessioni d'aula sono un mix di metodi più classici (lezione frontale, brainstorming, discussione guidata, esercitazione, ecc.) e di metodi ascrivibili alla formazione esperienziale (giochi psicosociali, role playng, analisi delle culture). Ogni metodo è adatto per raggiungere determinati obiettivi.
www.noema.it - L'influenza di Mara Selvini Palazzoli sulle teorie manageriali e organizzative
1. L'influenza di Mara Selvini Palazzoli
sulle teorie manageriali e organizzative
L’uso del paradosso nella gestione dei gruppi al lavoro
Nel 2002 ebbi la fortuna di conoscere in Inghilterra il prof. Adrian Mclean, durante un corso presso
la Scuola di Management Ashridge su tematiche relative all'organizzazione e allo studio delle
teorie comportamentali.
Sapendo che ero italiano Adrian mi chiese, durante una pausa, se conoscessi Mara Selvini
Palazzoli. Cercai per alcuni istanti di ricordare chi fosse Mara all'interno della mia azienda e in che
paese o dipartimento lavorasse (all'epoca ero in Mars Inc. come Organisation & Effectiveness
Manager per l'Europa). Non riuscendo a collegare quel nome con nessun volto noto, chiesi ad
Adrian maggiori dettagli su dove lavorasse e come conoscesse questa Mara.
Adrian rise di gusto. Poi guardandomi e sforzandosi di tornare serio mi disse: “Mara Selvini
Palazzoli è stata una delle più importanti psicoterapeute del mondo, probabilmente la numero due
dopo Sigmund Freud”. Continuò: “Le sue teorie sull'approccio sistemico e sulla terapia di gruppo
hanno cambiato la psicoterapia e sono oggi fonte di studio per molte teorie manageriali”.
La conversazione s’interruppe lì per questioni di tempo ma ci ripromettemmo di riparlarne e di
riprendere l'argomento visto che ormai ero preso da una doppia curiosità: approfondire la
conoscenza di Mara Selvini Palazzoli e capire come una psicoterapeuta potesse avere dei legami
con la vita aziendale.
Cominciai così a documentarmi facendo una breve ricerca bibliografica su Mara Selvini Palazzoli. In
seguito alla lettura di suoi libri e articoli, e dopo altre conversazioni con Adrian al riguardo, mi
ritenni appagato di avere soddisfatto (ma forse solo in parte) quella curiosità nata dall'incontro
con Adrian.
Mara Selvini Palazzoli neuropsichiatra e psicoterapeuta, è stata una pioniera nello studio
dell'anoressia mentale, malattia comparsa in Italia dopo la seconda guerra mondiale. La dottoressa
Mara Selvini trattò i pazienti individualmente per diciassette anni e proseguì, nei successivi
trent'anni, con il coinvolgimento dei familiari, considerati importanti testimoni del disagio dei
pazienti e risorse per il loro trattamento. I suoi libri sono stati pubblicati e tradotti in tutto il
Nòema Human Resources
“L'influenza di Mara Selvini Palazzoli
sulle teorie manageriali e organizzative”
http://www.noemahr.it
2. mondo e ancora oggi sono un riferimento per tutti coloro che si occupano del tema a livello
scientifico e terapeutico.
Ma come può il pensiero di Mara Selvini Palazzoli influenzare il mondo aziendale ed in particolare
le teorie manageriali ed organizzative?
Dalla lettura dei suoi lavori dettagliatamente documentati, emergono diverse teorie e nozioni ma
in questa sede vorrei concentrarmi in particolare solo su due concetti che ho ritenuto più
interessanti e cioè sul concetto di “paradosso” e “controparadosso” e sul concetto di approccio
sistemico.
Paradosso e controparadosso
La psicoterapeuta afferma che è dimostrabile che decisioni razionali, corrette in principio, di buon
senso, pienamente condivisibili, sensate per il loro ragionamento e prese con lo scopo di trovare
una soluzione a un problema specifico, possano essere totalmente sbagliate ed addirittura
allontanarsi dalla soluzione.
Facciamo un esempio.
Immaginate di essere uno psicoterapeuta e di avere in cura un paziente claustrofobico grave.
Naturalmente il vostro obiettivo sarà unicamente di trovare una soluzione al malessere del vostro
paziente, vi sforzerete di aiutarlo a stare meglio, vorrete evitare che soffra e di conseguenza
cercherete di prendere decisioni che vadano nella direzione di un maggiore benessere del
paziente. Immaginate ora che il vostro paziente si aggravi e che un giorno vi dica che non riesce
più a utilizzare l'ascensore della propria abitazione perché è preso da attacchi di claustrofobia
crescenti. E' probabile che da 'bravo psicoterapeuta' gli consiglierete di volta in volta di evitare
quelle situazioni che gli procurano questi stati di claustrofobia e quindi di evitare spazi inadatti,
alla ricerca invece di spazi sempre più 'grandi' per cercare comunque di evitare una situazione
dolorosa per il paziente. Di fatto il paziente nel breve troverà giovamento dal vostro consiglio.
Ma se estremizzassimo la situazione e pensassimo a un peggioramento veloce e continuo della
malattia del nostro paziente, per cui il soggetto non trova più conforto neanche in un luogo più
grande dell'ascensore e via via in luoghi sempre più grandi (per esempio nella camera da letto), il
paziente alla fine, non potendo resistere allo stato di sofferenza provato, porrà fine al suo disagio
suicidandosi.
Nòema Human Resources
“L'influenza di Mara Selvini Palazzoli
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3. Partendo da questa situazione, Mara Selvini Palazzoli introduce il concetto di esplorazione del
paradosso e del contro paradosso. Nell'esempio del paziente claustrofobico la soluzione “giusta” al
problema dato, non sarà trovare uno spazio nel quale il soggetto starà meglio (quindi più grande e
meno angusto) ma quella di chiedere al soggetto di chiudersi in un ambiente ancora più piccolo
dell'ascensore e di provare sofferenza in quello spazio. Questa soluzione, apparentemente non
razionale e di sofferenza per il soggetto, paradossalmente porterà il paziente a recuperare la
capacità di non sentirsi male nell'ascensore.
La soluzione giusta, quindi, è opposta a quella che chiunque avrebbe razionalmente pensato. La
scelta che sembra allontanarsi dalla soluzione paradossalmente invece vi si avvicina. La soluzione è
paradossale poiché è l'opposto di quello che avremmo voluto, cioè evitare sofferenza al soggetto.
Sarà dunque possibile evitare la sofferenza del soggetto solo facendolo soffrire. Quella che ci
poteva sembrare originariamente una scelta corretta, cioè allontanare il soggetto da ciò che lo
faceva soffrire, diventa paradossalmente un allontanamento dalla soluzione e procurerà al
soggetto un falso beneficio nel breve termine che lo indurrà a una sofferenza più grave nel
medio-lungo periodo.
Se prendiamo in considerazione tale concetto di paradosso e contro paradosso di Mara Selvini
Palazzoli, i nostri automatismi decisionali vengono confutati e messi in discussione. Tutto ciò che
ci sembra logico e razionale può non esserlo. Gli sforzi fatti per risolvere un problema possono
essere la fonte di creazione di problemi ancora più seri e difficili che ci allontanano dalla soluzione.
Dobbiamo anche riflettere sul fatto che nessun medico che non sia capace di dare sollievo alla
sofferenza di un paziente è considerato bravo. Viceversa un medico che faccia soffrire
maggiormente il proprio paziente è considerato un’incapace, dunque da evitare.
Ho pensato ad alcuni esempi concreti della nostra vita quotidiana che possono aiutarci a capire e
avvalorare il concetto di paradosso e controparadosso di Mara Selvini Palazzoli.
Uno è la recente teoria sull'uso dei vaccini per cui un soggetto sano, che non voglia ammalarsi,
anziché evitare qualsiasi tipo di contagio (stando il più possibile lontano da fonti della malattia), fa
uso di un vaccino che è invece portatore della malattia che si vuole evitare. In tal modo il soggetto,
grazie al fatto che verrà a contatto con una dose minima della malattia, consentirà al proprio
corpo di creare anticorpi che lo proteggeranno dalla malattia stessa.
Il non ammalarsi, quindi, deriva dallo stare vicino alla malattia anziché allontanarsene. Ciò spiega
anche perché i medici, pur a contatto con molti malati, si ammalano molto meno delle persone
normali.
Ma l'esempio che ritengo maggiormente significativo, perché da tutti sperimentato
empiricamente, è il rapporto tra sport e stanchezza. A tutti sarà capitato di arrivare a fine
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4. giornata, o a fine settimana, particolarmente stanchi e di voler in qualche modo recuperare le
forze. Molti di voi avranno provato e cercato di non far nulla come soluzione alla stanchezza e di
dedicarsi al massimo riposo. Una soluzione razionale, normale, logicamente corretta come risposta
alla nostra stanchezza e pesantezza psicofisica. Ma molti di voi avranno anche constatato che
spesso il non far nulla ci fa sentire ancora più stanchi e più si cerca nella scelta del nel non far nulla
la soluzione alla nostra stanchezza, più la stanchezza aumenta.
Viceversa si può trovare beneficio alla stanchezza nella fatica di uno sport.
Lo sport, di fatto fisicamente faticoso, riesce a farci raggiungere quel senso di benessere che
ricerchiamo. Lo sport praticato nel momento di maggior stanchezza, stancandoci ancora di più,
rigenera. Un paradosso molto difficile da spiegare, eppure molto facile da provare da ognuno di
noi.
Approccio sistemico
Mara Selvini Palazzoli dopo aver curato per anni soggetti malati, soprattutto anoressici, e aver
cercato di guarirli in maniera “tradizionale” e cioè con sedute individuali, sposta la sua attenzione
sulla terapia di famiglia. Si accorge, cioè, che il miglioramento dell'individuo aumenta
notevolmente allorquando si passa da una terapia individuale ad una terapia di gruppo (o
familiare). In questo caso la terapia di gruppo prevede non solo la partecipazione del soggetto
malato, ma coinvolgere il sistema nel quale vive, in questo caso la famiglia.
Mara Selvini dopo molti studi e casi concreti si spinge oltre. Il soggetto malato, afferma, non è
malato. Il soggetto malato è solo una spia di una malattia presente nel sistema, una sorta di
segnalatore di un malfunzionamento all'interno del sistema. Addirittura, attraverso studi
approfonditi, Mara Selvini dimostra che pur allontanando il soggetto malato (per esempio
espellendolo) dalla famiglia, un altro soggetto in precedenza sano, all'interno del sistema famiglia,
inizierà ad ammalarsi. D’altra parte il soggetto originariamente malato potrà trovare notevoli
benefici dal nuovo sistema di riferimento e in molti casi arrivare a guarigione.
E' quindi necessario porre tutto il sistema famiglia in terapia e non il singolo individuo. Occorre che
il sistema stesso sia sottoposto a “cura” e che trovi al suo interno i perché di quella malattia del
soggetto. La responsabilità non è più individuale ma del sistema, della collettività che coinvolge
quell'individuo.
Lo spostamento del focus è quindi sull'organizzazione delle regole con cui funziona il sistema e
sull'ambiente nel quale quel soggetto vive, opera e si relaziona.
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5. Uso dei concetti nel management
Vediamo ora perché questi due concetti vengono attentamente studiati e applicati al mondo
manageriale.
La prima riflessione da fare è sulla continua ricerca da parte dei Manager di azienda di scelte
razionali, sagge, coerenti, di successo e che trovino consenso organizzativo.
Quante di queste scelte, apparentemente sagge, forse si allontanano dalla soluzione anziché
avvicinarsene?
Ricollegandoci al concetto di paradosso e controparadosso, decisioni che sembrano all’apparenza
corrette e che vanno nella direzione sperata di risposta adeguata ad una problematica possono
essere totalmente sbagliate. Anzi, nel breve potranno risultare valide e dare qualche segnale di
efficacia, ma nel lungo periodo potranno non portare nessun tipo di beneficio.
Si pone quindi il problema di cercare di capire se invece di avvicinarsi alla soluzione ce ne stiamo
allontanando in maniera non consapevole.
D’altro canto, si pone anche la necessità di provare a sperimentare o a pensare a scelte
paradossali che non risolvono nell’immediato il problema, alla necessità cioè di introdurre delle
idee o delle risposte che pur sembrando sbagliate e non logiche, possono invece produrre un
risultato altamente positivo quanto inaspettato.
Ma è possibile in un mondo aziendale fatto di scelte di breve periodo introdurre un concetto, se
pur sperimentale, di paradosso? Sono sostenibili scelte che sembrano visibilmente sbagliate ed
impopolari e che di certo nel breve produrranno risultati negativi e/o di sofferenza? Come
proteggere la diversità di scelta, addirittura come provocarla, come “pensare al contrario” in un
mondo manageriale che ha fatto, specialmente negli ultimi anni, del concetto di allineamento e di
adesione alle scelte aziendali addirittura un valore organizzativo, se non una pre-condizione di
appartenenza?
Ho provato a pensare, nella mia vita professionale, se e quando mi sono capitate delle scelte che
apparentemente non andavano nella direzione auspicata ma che invece, implementate, quasi in
maniera sorprendente raggiungevano gli obiettivi prefissati.
Farò un esempio concreto, che ho vissuto durante la mia esperienza professionale in una sola
azienda e che non sono mai riuscito a trasferire in altre realtà dove ho lavorato, proprio per la
difficoltà di far passare una scelta poco logica, priva di razionalità e poco difendibile nei confronti
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6. dei propri responsabili e del resto dell’organizzazione, rischiando nel proporla di apparire come un
provocatore o fuori dalla realtà.
In tutte le aziende ormai, specialmente con il crescere delle complessità, della concorrenza e non
ultimo della crisi, le richieste di aumentare la produttività della forza lavoro (maggiormente della
forza lavoro intellettuale, difficilmente controllabile con parametri produttivi oggettivi) è sempre
più crescente e tema centrale nella gestione delle risorse umane.
Proprio come Direttore delle Risorse Umane sono stato spesso chiamato a trovare le soluzioni
giuste per garantire che l'organizzazione producesse di più, naturalmente a parità di forza lavoro.
Ebbene ho potuto, di fatto, sperimentare (e pensare a Mara Selvini Palazzoli) come per aumentare
la produttività del lavoro occorre che le persone lavorino di meno.
Un vero e proprio paradosso aziendale.
Ma come è sostenibile che per produrre di più occorra lavorare di meno?
Se la produttività è frutto delle ore lavorate, a una richiesta di maggior lavoro da parte dell'azienda
è quasi automatico che i responsabili diano e chiedano maggiore attività e sforzo ai propri
collaboratori, molto probabilmente aumentando il numero di ore lavorate giornalmente e/o
settimanalmente. Chi lavora in azienda sa che nei periodi di massimo workload restare al lavoro
fino a tarda sera o sacrificare il sabato e la domenica è l'unica soluzione, certo non gradita o
piacevole per nessuno, ma purtroppo l’unica soluzione per fronteggiare le necessità.
All'aumentare delle cose da fare l'orario di lavoro si allunga, specialmente per i senior manager e i
manager che devono, anzi più degli altri, dare il buon esempio per primi al resto
dell’organizzazione. Sicuramente questa soluzione non è gradita o piacevole per nessuno ma è
l’unica che si considera per far raggiungere all'organizzazione l'obiettivo di aumentare la
produttività (seppur a scapito del work life balance dei dipendenti).
Che cosa accadrebbe se invece di aumentare il numero delle ore lavorate le riducessimo?
Ho sperimentato empiricamente che imporre ai propri dipendenti l'obbligo di uscire alle 17.00
dall'ufficio ne aumenta, paradossalmente, la produttività. E non di poco.
Lavorare meno (cioè meno ore settimanali) farà aumentare notevolmente la produttività
dell'organizzazione.
Perché questo?
Esistono diverse motivazioni.
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7. La prima è che il nostro cervello sa quanto abbiamo programmato di restare in ufficio. Esiste un
automatismo per cui il nostro cervello ci protegge e ci salvaguarda anche se non ne siamo
consapevoli. Quando la giornata sarà particolarmente pesante o sarà richiesta la nostra presenza
per molto tempo in ufficio, il nostro cervello doserà le energie per le ore in cui si prevederà la
nostra presenza fisica sul luogo di lavoro, salvaguardando il nostro equilibrio psicofisico.
Viceversa, sapere che il nostro tempo scadrà alle 17.00 e che per quell'ora dovremo abbandonare
il luogo di lavoro, fa sì che le energie siano concentrate su un periodo di tempo inferiore, fa
aumentare i ritmi lavorativi, la gestione delle priorità, crea una sana tensione all'obiettivo.
Sappiamo che abbiamo poco tempo per fare le cose che abbiamo programmato oggi in ufficio.
Quello che dico può essere facilmente riscontrato da chiunque faccia l'esperimento o abbia
provato la necessità di dover uscire presto dall'ufficio per impegni personali. La motivazione, la
concentrazione e non ultimo la produttività, aumentano in maniera esponenziale. Sapere che
abbiamo poco tempo fa accelerare notevolmente la velocità con cui facciamo le cose ed anche la
qualità, perché non avremo tempo di fare due volte la stessa cosa, ma dovremo essere veloci e
qualitativamente ineccepibili la prima volta. La mancanza di tempo ci fa automaticamente
richiedere questa maggiore concentrazione e velocità anche alle persone con le quali ci
relazioniamo. Chiediamo, cioè, anche a loro di far presto, di essere veloci e sintetici poiché
sappiamo che il tempo che abbiamo a disposizione è ridotto.
Un’altra conseguenza del ridurre il numero di ore è che l’organizzazione evolve velocemente e
positivamente. La delega diventa necessaria (si ha meno tempo di fare le cose in prima persona),
l’organizzazione non può più permettersi sprechi di tempo (visto che ora ne ha anche meno), si
riducono quasi automaticamente il numero di riunioni e la loro durata (spesso ridondanti e
superflue), si cancellano i report inutili, la burocrazia viene ridotta al minimo, le decisioni
diventano rapide, le risorse ottimizzate, l’ambiente più dinamico, le priorità riviste e ripensate.
La teoria manageriale della Lean Organization anziché essere imposta come strumento aziendale
si ‘adatta’ da sola semplicemente perché abbiamo ridotto l’orario di lavoro.
Il “paziente azienda”, malato di produttività, per guarire dovrà essere capace di lavorare in un
tempo ancora più ridotto e con meno risorse e non viceversa.
Vediamo ora che ripercussione ha, nella vita aziendale, l’approccio sistemico introdotto da Mara
Selvini Palazzoli.
Proviamo per un attimo a paragonare il soggetto “malato” di cui parla Mara Selvini a un soggetto
“non performante” all'interno di un’azienda.
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8. L'approccio tradizionale manageriale parte da un approccio di responsabilità individuale o
personale: se il soggetto è “non performante” la colpa sarà pressoché la sua, in quanto o non in
possesso delle conoscenze o delle capacità o non avente i comportamenti/la motivazione richiesti
dal sistema aziendale.
L'azienda, e quindi il capo del dipendente, tenterà di aiutare il soggetto non performante
attraverso corsi di formazione specifici, training on the job e/o in alcuni casi coaching o
programmi di mentoring. Ma la responsabilità della performance resta fortemente individuale e
qualora le soluzioni su elencate non trovino nessun beneficio, allora l’azienda cercherà di
allontanare il soggetto non performante.
Fin qui l’approccio tradizionale.
Una visione con un approccio sistemico considererà che il soggetto non performante (malato) è
spia di un malessere all'interno dell'organizzazione dove lavora.
La performance dell’individuo è condizionata dall’ambiente dove lavora e il sistema/ambiente
prevale su quello della responsabilità individuale.
In questo caso quindi non è tanto il soggetto non performante che va seguito individualmente ma
il sistema/organizzazione all'interno del quale lavora.
Sarà il sistema stesso che necessita di essere sottoposto a “cura” poiché agire sul soggetto non
performante (malato) magari allontanandolo dal sistema, provocherà un beneficio nel breve ma
sposterà la “malattia” su un altro soggetto/dipendente che inizierà ad “ammalarsi”, cioè a non
performare.
Anche in questo caso, come Direttore delle Risorse Umane, mi è capitato spesso di intervenire su
dipendenti non performanti per cercare una soluzione.
In alcuni casi ho notato che dipendenti non performanti spostati in un'altra parte
dell'organizzazione o in altre aziende della stessa società, vivevano grazie a quel cambiamento una
nuova fase di performance individuale con risultati molto positivi.
Lo stesso soggetto quindi dimostrava che cambiando riferimento organizzativo tornava a
performare in maniera ottimale. Il “problema” non era lui.
Viceversa l'organizzazione da cui proveniva beneficiava per un breve periodo dell'uscita del
dipendente, ma dopo pochi mesi cominciava a manifestare nuovamente sintomi di non
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9. performance spesso identificabili su un nuovo soggetto che fino a qual momento non aveva mai
dato problemi all'organizzazione.
Una trasmissione televisiva recente di successo, S.O.S Tata, più di altre ha messo in luce alcuni
concetti di “cura del sistema” rispetto al concetto di “cura dell’individuo”.
Per chi ha familiarità con il programma, questo si svolge sempre con un copione preciso: genitori
ormai esausti nella cura e educazione del loro figlio/figli, si rivolgono ad una professionista che
entra nella casa in veste di “tata” per aiutarli.
La tata in soccorso dei genitori anziché “curare” le piccole pesti, mette in cura l’intero sistema (i
figli e gli stessi genitori).
Come spettatori si evince durante la trasmissione che i soggetti non performanti, ovvero i figli
disubbidienti e ritenuti dai genitori come malati o impossibili, sono invece normalissimi e che il
vero problema sono i genitori stessi, il loro modo di agire nei confronti dei bambini e le regole
all’interno della famiglia.
Il modo per arrivare al successo e alla felicità familiare, sarà quello di mettere l’intero sistema
sotto osservazione, riscriverne le regole, aiutare i genitori a ridefinire il loro ruolo e a ritrovare un
rapporto marito-moglie spesso dimenticato per troppa dedizione verso i figli.
Questo è un piccolo esempio di paradosso, poiché il benessere dell’intera famiglia rinasce dal
ritrovato benessere dei genitori che dedicano più tempo a se stessi e meno ai figli.
S.O.S Tata mi ha fatto spesso pensare che più che collaboratori o subordinati (figli) non
performanti esistano manager (genitori) poco capaci di mettersi in discussione e assolutamente
poco consapevoli di essere responsabili del problema.
Da qualche anno ho cercato, come Direttore Risorse Umane, di adottare la “terapia di gruppo”
all’interno dell’azienda. Per quanto possibile, ho cercato di risolvere problemi individuali (di un
singolo dipendente) considerando il sistema nel quale egli opera. In alcuni casi ho assunto dei
Coach che seguano il gruppo anziché il singolo, cercando di leggere la problematica individuale
come una questione del team di appartenenza e di sciogliere i nodi nel sistema che ne
impediscono un performance di eccellenza.
Ma la strada non è facile. Resta profondamente radicata (e forse non va nemmeno messa in
discussione) la predominanza della responsabilità individuale su quella del sistema. L’approccio
tradizionale salvaguarda i capi che possono attribuire con facilità giudizi di merito e di
performance ai propri subordinati, auto assolvendosi da responsabilità di non-performance altrui.
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10. L’approccio tradizionale, d’altra parte, funziona anche nel senso opposto e cioè di non creare un
alibi al singolo individuo che potrebbe riversare la responsabilità e la colpa tutta sul ‘sistema’.
E’ molto vero però, e ognuno di noi lo avrà constatato, che durante la nostra esperienza
professionale abbiamo avuto performance molto diverse a seconda del sistema nel quale ci
siamo trovati, pur rimanendo noi la stessa persona. Una diversità di performance creata da un
sistema capo/collaboratori/subordinati capace di creare condizioni dove siamo stati in grado di
esprimere la nostra potenzialità e non invece di “ammalarci”.
Il pensiero di Mara Selvini è sicuramente più complesso, articolato e profondo di quanto abbia
riportato in questo mio articolo, non volendo questo essere un trattato esaustivo sul suo pensiero,
ma uno spunto di riflessione su alcuni cambiamenti che viviamo nelle organizzazioni e nelle
aziende.
I concetti che ho espresso non credo siano di facile e immediata applicazione nelle aziende
moderne. Credo tuttavia che siano un buon esercizio di “stretching” del nostro modo di pensare e
di essere e che vadano tenute in considerazione, se non in sostituzione, almeno in aggiunta alle
teorie tradizionali.
In quest’ottica mi piace vedere un ruolo della funzione delle Risorse Umane capace di leggere e
diagnosticare il sistema, senza andare dietro a facili soluzioni o a falsi ruoli di business partner (che
troppo spesso si traducono nell’avallare le scelte aziendali del top management o del proprio
responsabile).
Le Risorse Umane dovrebbero farsi carico di far sperimentare all’organizzazione soluzioni non
tradizionali, difficili da sostenere nel breve, ma che potranno nel lungo trasformare positivamente
le aziende nelle quali lavoriamo.
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