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E NCICLOPEDIA E I N A UD I [ 1 9 8 2 ]
DIALETTI CA
Diego Marconi — DIALETTICA p ag .4
Enrico Rambaldi — ASTRATTO/CONCRETO p ag.l l
Enrico Rambaldi — DIALETTICA pag.36
Enrico Rambaldi — IDENTITÁ/DIFFERENZA pag.67
Enrico Rambaldi — MEDIAZIONE pag.84
Enrico Rambaldi — OPPOSIZIONE/CONTRADDIZIONE pag.100
René Thom — QUALITÁ/QUANTITÁ pag.119
Enrico Rambaldi e Paolo Tincati — TOTALITÁ pag.128
Fernando Gil e Jean Petitot — UNO/MOLTI pag.138
Dialettica 78
79 Dialettica
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identità /differenza 5 z 3 6 7 4
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mediazione 3 3 3 5 2 S 4 ' • 4 4 3 3 3 2
opposizione/contradd. 5 4 4 7 4 3 4 4 8 6 z 4 3 7 5 6 • 6 6 6 8 7 S 4
qualità/quantità s 5 9 3 4 6 4 7 7 4 3 5 4 5 5 7 • S 6 4 3 6 4 7 6 6
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mediazione 2 5 5 2 4 4
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Dialettica fonetica j "iljtmsgine
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senso/significato alfabeto retodea~~ =.~»
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identità/di traduzione ascolto imitazione
me universali/particolari gesto lmmaginanone anthropos
pposizioxe/contraddm~e lettura progetto cultura/culture
' qualità/q~- i • atti linguistici luogo comune riproduzion%iprodumbilità etnocentnsmi
dicibi1%ndicibile orale/scritto discorso sensibilità natura/cultura
' decisione uno/ enunciaxione comunicazione
parola finzione SPaz»alita arti
ritmodistribuzione statistica presupposizione e allusione
referente informazione generi
scrittura
artigianato
: giochi narrazione/narratività
ctiex=~ artista
acculturazioneinduzione statistica voce stilefil ' ofie.='..' attnbuzione
civiltà
probabilità ragie~ antico/moderno tema/motivo oggetto
futurorappresentazione statistica testo produzione artistica
teoria/pratica
razio~ iona fè ' selvaggio/barbar%ivilizzato
sog ',
'
etto
decadenza
escatologia armonia colore
escrementi
caos/cosmo v ' periodi~ -==; età mitiche melodia disegno/progetto
infinito , ~ -:- : " ' toml80o~ genesi
fertilitàritmica/metrica
abbigliamento visione
nascita educazione
scalamáCrocmmo/microCoamo '~ ~ nt à " ' . , : ~
~ = . ===-' .' ' pa ssato/presente
canto sensi generazioni
suono/rumore coltivazione
tisntè~ = . COIPO sessualità infanzia
Storia tonale/atonale danza vecchiaia morte cultura materiale
amore industria ruralecollezione maschera
desiderio
vita/morte
moda materiali
eros
fossile credenze ornamento prodotti
frontiera isteria clinica
memoria dialetto scena
~ .futmoAl - gi c x l guerra pulsione angoscia/colpa cura/normalizzazione
rovina/restauro enigma
imperi
fiaba
soma/psiche castrazione e complesso esclusion%ntegrazione »'
@ossibilità/necessità j an censura farmaco/droga fuoco
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nazione mostro cannibalismo sonn%ogno
identificazione e transfert follia/deh»»o homo
sisternldi iifefimennz, r icorsività » ipote s
tattica/strategia popolare dèi
inconscio V: mano/zcanufatto
stabili//misánfict: =~=' w ~~ ma
medicina/medicalizzazione
tematiche
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"' 'iliensz~ ' ' proverbi divino
nevrosi/psicosi normale/anorinale tecnica j
marna(À! ' etodo demagogia tradizioni eroi piacere salute/malattia utensile»'
~- .= c entrat%centrato iniziazioneimmagi discriminazione sintomo/diagnosi
combinatoria
pace repressione magia
alimentazione
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animalelabirinto bflità, nomo ~~ ~ . tolleranza/intolleranza chierico/laico millennio cerimoniale casta
cucinarete donna=-~~~ usa/e&etto utop;s tortura chiesa persona festa
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", .'": :,~ violenza diavolo puro/impuro feticcio endogamia/esogamia
famiglia fame
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formazione economico-sociale
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energia modo di produzione
reciprocità/ridistribuzione
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e condizionamento induzione/deduzione consuetudine costituzione
élite distribmione 'pmléxnmfs i
controllo sociale innat%cquisito diritto democrazia/dittatura fabbrica
gergo nxtuasà/distcllftl@NIÀ
astronomia emozione/motivazione
istinto glUstlxls gruppo gestione
cosmologie atomo~ la mente operazioni istituzioni marginalità imperialismo àc~
grsvitarione percezione responsabilità opinion impresa,—:
luce
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spazio-tempo atmosfera cellula società ctvde u h,j tam moneta .'
litosfera dijferenziamento abitazione socializzazione pianificazione
oceani immunità. mrticella
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- società profitto
pianeti mutazionejselezlone lndlvidualita biologica ambiente
plasma .-:~pàzio séciale rendita
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universo invecchiamento clima utilità
organismo ecumene valore/plusvalore
regolazione insediamento agricoltura
migrazione città/campagna
paesaggio colonie
popolazione commercio
regione industria
eredità
ozganfco/Inozgamcsf= : risorse spazio economico
gene suolo sviluppo/sottosviluppo
genotipo/fenotipo terra
razza territorio
sangue
villaggio
Dialettica
Astratto/concreto, Dialettica, Identità/differenza,
Mediazione, Opposizione/contraddizione, Qualità/quantità,
Totalità, Uno/molti
A parte l'uso (non privo di tradizione) in cui significa lo stesso che 'arte di
argomentare in maniera convincente', la parola+dialettica+ oggi richiama forse
soprattutto l'idea di un rapporto che è di distinzione fino all'opposizione e insie
me di unità, nella forma dell'identificazione o dell'implicazione reciproca. I termi
ni del rapporto possono essere concetti, o aspetti della realtà, o «universali con
creti»; la loro opposizione può essere concepita come contrarietà o contraddi
zione, o come conflitto effettivo, storico, o come l'una e l'altro insieme; e la loro
unità può essere intesa nel senso di una qualche relazione di equivalenza o inve
ce come causazione, o generazione, o dipendenza reciproca. Si parla di dialettica
di qualcosa(del valore, della natura, dell'illuminismo) per intendere la sussisten
za di rapporti dialettici tra i suoi aspetti, parti, «momenti » o fenomeni ; e in que
sti casi si ha di solito in mente che l'oggetto in questione, o la sua essenza, debba
identificarsi con questi rapporti dialettici.
Questi usi odierni della parola 'dialettica' derivano dall'uso che ne fecero
Hegel e Marx, e dalle discussioni e volgarizzazioni del loro pensiero. Ma, anche
per chiarire l'intreccio concettuale da cui dipende il significato che la parola ha
oggi, è utile richiamare alcuni episodi piu antichi della tradizione in cui si è par
lato di dialettica.
r. Ar t edelladistinzione.
Per esempio, è utile ricordare che non tutti gli usi platonici del termine 'dia
lettica' sono connessi con l'immagine del contraddittorio, della discussione a piu
voci che anche oggi viene chiamata «dialogo»(il Sto.káysa&m che Platone, nella
Repubblica, contrappone all'k,p/(s<v, che è il contendere per riportare la vittoria
sull'interlocutore). Iltermine greco porta con sé anche una connotazione discel
ta o distinzione (8taù áys<v 'scegliere') ; perciò non è innaturale che Platone, nel
sofist, consideri proprio della dialettica il distinguere secondo generi, e il distin
guere fraloro generi especie e,in generale,tutte le «note caratteristiche del rea
le». La dialettica in questo senso è l'arte della distinzione, l'attività che deter
mina il significato proprio di ciascun termine concettuale; il suo compito è l'ana
lisi dei concetti, la determinazione delle loro compatibilità, incompatibilità e ge
rarchie. Ma proprio nell'esercizio di questo compito la dialettica viene ad assu
mere alcuni dei contenuti attraverso cui viene caratterizzata anche oggi: perché
l'analisi dei concetti conduce in certi casi a mostrare l'«unità» di un concetto con
fl suo «opposto s, e l'uguale sostenibilità di tesi contraddittorie. Dal punto di vi
sta dell'uso hegeliano del concetto, il testo chiave di questa trasformazione della
i75 Dialettica
Sistematica locale i74
tata ontolo ica:
dialettica in un metodo per la generazione di contraddizioni è certo il Parmenide
g' : per Platone, infatti, la conoscenza fornita dalla di l ttia e ica e cono
scenza dell'essere
di Platone, che è per Hegel «la piu grande opera d'arte della dialettica antica»:
a e essere, e non solo di nessi linguistico-concettuali ap licabili ai feno
nella seconda parte del dialogo, infatti, Parmenide analizza il concetto di Uno,
meni. La posizione platonica, d'altra parte, si trova di fronte tutte le difficoltà
e mostra che assumendo che l'Uno sia, si è indotti ad attribuirgli determinazioni
del rapporto fra cose e idee. Se infatti si insiste sull'alterità delle idee ripetto alle
cose si mette a rischio sia l'accessibilità della conoscenza concettuale, sia la sua
opposte(per esempio molteplicità e non-molteplicità) ; e conseguenze non meno riferibilità alle cose di questo mondo. Ma se d' lt 11
contraddittorie scaturiscono dall'ipotesi che l'Uno non sia.
o. a se a tr a parte si annulla la distanza
Ma, anche se questo testo platonico è il locus classicusdella tradizione che ve
fra idee e cose diventa impossibile tracciare le distinzioni indispensabili a evitare
de nella dialettica un metodo argomentativo per la generazione di contraddizioni,
o a rendere innocue le contraddizioni di tipo zenoniano, e si ricade nella pratica
questa versione della dialettica non è tipica di Platone. Erano stati i filosofi di
puramente refutativa della dialettica, alla maniera degli eleati e di certi sofisti.
Elea, e in particolare Zenone, a praticare lo stile agomentativo che consiste nella
'inizio del Parmenide,il giovane Socrate sembra convinto che per elimi
derivazione da una premessa di una tesi con essa contraddittoria, mediante l'a
nare a paradossalità delle contraddizioni zenoniane sia sufFiciente la distie a is inzione
nalisi dei concetti usati nella premessa; lo scopo di queste argomentazioni era
g n ri. Quella cine gli pare veramente preoccupante è la possibilità che
essenzialmente refutativo, l'intenzione essendo di dimostrare l'inutilizzabilità
ciascun concetto sia dimostrato intrinsecamente contraddittorio. Parmenide, dal
dei concetti usati nelle tesi confutate (come quelli di movimento e di moltepli
canto suo, metterà anzitutto in discussione la separabilità di idee e cose, che So
cità). Identificando in Zenone il padre della dialettica, Aristotele intendeva forse
crate à per scontata; e poi, nel «gioco laborioso» della seconda parte del dialogo,
sminuirne il ruolo, declassandola — contro Platone — a tecnica argomentativa sol
dimostrerà proprio le contraddizioni che Socrate aveva riconosc' t do iu o para os
e ofis a, queste contraddizioni saranno dissolte so r tt tt
tanto refutativa, incapace di costruire scienza. Del resto, anche quando ricono la che o i
sce alla dialettica una funzione parzialmente positiva, di «logica del probabile»,
a c e oggi si ricostruirebbe come distinzione tra due funzioni della copula («è»),
Aristotele la concepisce come manipolazione mediante strumenti sillogistici di
come segno di identità e come segno di predicazione. Dicendo che, ad esempio,
il moto è sia identico sia non identico s'intende d' h
premesse non necessariamente vere, ma soltanto possibili. Si tratta quindi di una
attività argomentativa che ha in comune con la scienza il ricorso a forme d'argo
cipa e 'i entità(il predicato «è identico (a se stesso)» è applicabile al moto ),
mentazione valide, ma se ne distingue perché non muove da premesse necessarie.
per l'altro non è lo stesso 'che l'identità (il predicat < ' 'd to «è i entico 'a y'» è a'tro
Il discorso dialettico non manifestai'essere, ma si limita a mettere in luce le rela
a predicato «è in moto»). Si vede quindi come la possibilità di
zioni logiche fra tesi controvertibili. E questa accezione del termine 'dialettica',
izioni ne analisi concettuale sia legata al «parricidio» nei confronti di Parme
nide, cioè alla distinzione di sensi diversi d 11 1
per indicare la manipolazione logica di tesi controvertibili, è ancor oggi corrente.
e a paro a essere . Grazie a questa e
D'altra parte, il ridimensionamento aristotelico della dialettica apri la via a
a a tre distinzioni, le contraddizioni parmenidee p d ' fFiper ono ogni e cacia re uta
tiva, e non fanno che esibire l'articolazione delle funzioni dei concetti,
una sua rivalutazione, anche se in termini diversi da quelli platonici. Se infatti
il discorso dialettico si distingue dalla scienza non per i principi argomentativi a
Nasce di qui un problema la cui difficoltà spiega forse perché le forme di en' e orme ipen
siero che si richiamano alla d' 1
cui fa appello, ma soltanto per lo statuto attribuito alle premesse, il suo modo di
dialettica hanno costantemente assunto come t d'
riflession la c'one la coppia +uno/molti+ (e la coppia +identità/differenza+) È difFicile,
procedere risulterà indistinguibile dalla logica quando il problema delle premes
se sia passato in secondo piano, perché si ritiene che esse siano comunque soltan
in atti, scindere l'identità d'un concetto dall'insieme delle sue relazioni con gli al
'I
to proposizioni accettate consensualmente dagli interlocutori di una discussione
tri concetti: come puo un concetto avere piu usi, piu funzioni logico-semantiche7
essere caratterizzato da insiemi diversi di relazioni con altri concetti? Può un
(come pensavano i megarici), o perché (come nello stoicismo) le premesse di concetto essere insieme uno e molti? Una soluzione t d ' 1 d
qualsiasi argomentazione sono caratterizzate da un punto di vista epistemologi b ema consiste nella riduzione della molteplicità di funzioni di un concetto alle
co, in termini di possibili evidenze sensibili, e non piu da un punto di vista logi 'equivocità del termine ad esso associato. Quand h
co-metafisico, in riferimento alla struttura dell'essere. Per questa via, l'identifi
uan o pare c e un concetto svolga
funzioni logiche diverse non si ha in realt' h f
cazione della dialettica con la logica (la teoria delle connessioni legittime fra con
ea à a c e are con un concetto, ma con
cetti e delle forme d'inferenza valide) diventa dominante nella tarda antichità e
una parola usata equivocamente : «Si imponga allora a ciascuna funzione logica
un nome diverso» [Meta~sica, xoo6b, i-z ] e si eviterà anche l'apparenza della
nel medioevo, almeno fino al secolo xii. contraddizione. Quando un termine è equivoco, basta sostituirgli piu termini
istinti. Questa è la soluzione verso cui inclina Aristot 1,o e e, e cio spiega pere é e
sue analisi linguistico-concettuali si presentino come distinzioni dei sensi diversi
Analisi concettuale come conoscenza dell.'essere. dei termini filosofici piu che come descrizion' d 11' t' 1i e arico azione propria di cia
scun concetto, come è invece in Platone. E an h I
La concezione stoica della dialettica ricupera in parte l'idea di Platone che
anc e a semantica filosofica di oggi
tende ainter retareleten e a interpretare le parole che svolgono, nel linguaggio, piu funzioni logica
essa sia analisi dei concetti e delle loro relazioni, ma spogliandola della sua por
Sistematica locale x76 r77 Dialettica
mente distinte come realizzazioni superficiali di parole «profonde» diverse. Cosi,
si rinunzia però a dar ragione della parentela che il linguaggio naturale istituisce 3. Forma del processo di risoluzione dei conflitti.
fra queste diverse funzioni, usando per l'appunto la stessa parola per tutte.
Ovviamente, l'esercizio della dialettica platonica presuppone anche (e prima È indubbio che, in Hegel, l'idea della dialettica si sia sviluppata come forma
di tutto ) che si possa determinare il contenuto di ciascun concetto, vale a dire generale della risoluzione dei conflitti e delle scissioni, reali e concettuali al tem
l'uso corretto di ciascun termine. Infatti la definizione, cuore della dialettica pla po stesso, su cui si esercitava il suo pensiero negli anni giovanili. La+dialettica+
tonica, non può essere né una mera stipulazione (in quanto tale priva di portata è l'idea di un processomediante il quale i contrasti e i conflitti caratteristici della
ontologica) né la registrazione indiscriminata di tutti gli usi linguistici effettivi cultura a cui Hegel partecipa (tra religione naturale e religione positiva, tra Dio
di un termine. Questa seconda alternativa darebbe uguale diritto di cittadinanza euomo, traeticae amore, tra intelletto e ragione) trovano una conciliazione che
a usi logicamente incompatibili, e soprattutto priverebbe la conoscenza dialettica non è imposta dall'esterno ma generata dal rapporto stesso dei termini in con
del suo carattere costruttivo e cumulativo (che corrisponde all'organizzazione fitto, e che non consiste nella semplice soppressione di uno dei due lati del con
gerarchica del suo oggetto, il mondo delle idee). Se infatti nessun uso linguistico Ritto a vantaggio dell'altro, ma conserva, sia pure trasformandoli, entrambi i lati,
può essere privilegiato, nessuna definizione può essere assunta come definitiva, e soltanto ne abolisce la pretesa di assolutezza. Da questo punto di vista — cioè,
sicché non è possibile considerare determinata la posizione relativa di nessuna se la dialettica è considerata un processo di conciliazione dei conflitti, o meglio
idea: non è possibile dire «di ciascuna cosa ciò che veramente è», e la dialettica la forma di un tale processo — l'unilateralità dei lati del conflitto coincide con la
non riesce a progredire oltre la fase della pura e semplice «enumerazione» che loro pretesa (anche storica) di realizzare l'assoluto, il senso e il fine della storia e
Socrate aveva rimproverato a Teeteto. Era stata appunto questa la posizione dei della realtà; e la mediazione in cui consiste il processo dialettico è il reale svolgi
cinici : essi avevano sostenuto che tutti gli usi linguistici sono ugualmente legitti mento della dipendenza dei due lati l'uno dall'altro, che Hegel concepisce come
mi perché la scelta tra essi è impossibile. Per scegliere, infatti, bisognerebbe di un divenir-altro, in cui l'opposizione, intesa come relazione fra lati presi nella
sporre di un criterio fondato su una conoscenza non linguistica dell'essere, in loro unilateralità, viene abolita. Sarà questa dialettica che Marx taccerà di «mi
base alla quale determinare come adeguati gli usi conformi all'essere. Ma non si stificazione», perché i conflitti che essa presume di superare conciliandoli sono
dà, secondo i cinici, una via d'accesso non linguistica alla realtà (Viano). Di con risolti soltanto idealmente — cioè, dal punto di vista di Marx, nel pensiero ma non
seguenza la dialettica come impresa costruttiva è impossibile, e si deve restare nella realtà storica.
all'« ignoranza» socratica.
La+dialettica+ platonica (e ogni progetto filosofico che intenda perseguire la
conoscenza dell'essereattraverso l'analisi concettuale) deve quindi superare lo Metodo dellafilosofia.
scoglio costituito dalla pluralità degli usi linguistici dei termini concettuali : se
ritiene inaccettabile l'assunzione di presupposti che fungano da criterio di ade Ma la dialettica di Hegel è anche, come già quella di Platone, uno stile argo
guatezza per gli usi linguistici, dovrà rintracciare nel modo stesso in cui l'analisi mentativo e un metodo di analisi concettuale. Da questo punto di vista, l'unila
viene condotta la garanzia del suo carattere costruttivo e cumulativo e della sua teralità che viene soppressa nel «movimento» dialettico è quella fissità delle de
portata ontologica. terminazioni concettuali che Hegel giudica caratteristica del modo di procedere
È noto come la filosofia europea abbia assegnato un ruolo importante, da que dell'intelletto, che vuoi determinare una volta per tutte il contenuto di ciascun
sto punto di vista, al principio di non-contraddizione, identificando spesso l'ade concetto (e cioè il senso di ciascun termine) ; e la +mediazione+ è, in generale
guatezza di una definizione concettuale con la sua non-contraddittorietà; ed è il rapporto per cui il contenuto di ciascun concetto è determinato da altri con
ugualmente noto come Kant abbia messo in discussione la portata ontologica cetti (il senso di un termine è determinato mediante altri termini ), o per meglio
delle costruzioni concettuali governate dalla non-contraddittorietà, e abbia cer dire da ciò che è altro da quel concetto, dal suo «opposto». La mediazione, in
cato la giustificazione dei nessi definitori fra termini concettuali nelle condizioni questo senso, è spesso identificata da Hegel con la «riflessione in sé», cioè con
a priori dell'esperienza. Sono legittimi gli usi che caratterizzano complessiva l'identità di un concetto con se stesso solo attraverso altro : la relazione semantica
mente un sistema di concetti capace di dar ragione dei caratteri delle conoscenze (che Hegel immagina come un «movimento») fra un termine e i termini diversi
di cui di fatto si dispone. Hegel rifiuterà queste soluzioni in quanto dipendenti da esso, che lo definiscono e ne costituiscono l'identità. Questo «movimento»
da piu o meno espliciti e consapevoli «presupposti », e perciò indegne di una trova espressione in quella che la Prefazione alla Fenomenologia dello spirito (Pha
scienza che si vuole veramente assoluta. Dal punto di vista della discussione svol nomenologiedes Geistes, i8o7 ) chiama «proposizione speculativa»: la forma e
ta fin qui, la dialettica hegeliana è caratterizzata dal tentativo di salvare insieme nunciativa caratteristica del testo filosofico hegeliano (e di molta filosofia eu
la legittimità dei diversi usi linguistici, la portata ontologica e il carattere cumu ropea dal Rinascimento in poi ), del tipo «il (termine concettuale ti) è il (termine
lativo della conoscenza dialettica. concettuale t.,)». In una proposizione di questa forma (per esempio : «L'effettua
Sistematica locale
t78
~79 Dialettica
le è l'universale») il predicato nega il soggetto mentre lo determina, e il soggetto dal non essere», dice infatti nella Scienza della logica(Wissenschaft der Logik,
si determina negandosi nel predicato, che in qualche modo ne pro.de il posto, si t8zz-»6). Schematicamente, il metodo analitico di Hegel consiste dunque (nei
pone come la sua «verità». casi come quello citato) nel partire da un certo numero di contesti d'uso del ter
Nell'interpretazione di Hegel, ogni proposizione speculativa — e quindi ogni mine concettuale considerato, mostrare, attraverso trasformazioni logiche e se
risultato significativo dell'analisi concettuale — è apertamente contraddittoria, e mantiche, che essi comportano conseguenze contraddittorie, e infine interpreta
in piu modi. La proposizione (s'intende, nell'interpretazione di Hegel ) asserisce re la ridefinizione del termine (cioè un suo contesto d'uso che l'argomentazione
e sancisce al tempo stesso l'+ identità/differenza+ di soggetto e predicato : parla del individua come privilegiato) come coincidente, in prima approssimazione, con
soggetto,ma pone lasua essenza nel predicato, e diquiperaltro rimanda al sog il significato di un nuovo termine. Il nuovo termine concettuale si presenta cosi
getto come a ciò la cui essenza è posta nel predicato. Hegel, quindi, concepisce come la «verità» del precedente, e la contraddittorietà che esso aveva esibito è
quella che si è chiamata «analisi concettuale» — e che egli chiama ad esempio limitata al senso in cui esso era stato inizialmente preso. Rientra fra queste tran
«movimento delle essenze pure» — come un procedimento di continua genera sizioni concettuali anche il trapasso della qualità nella quantità (a cui Hegel attri
zione di contraddizioni, e in ciò si riallaccia alla tradizione «refutativa» della dia buisce maggiore importanza che alla molto piu celebrata «conversione» della
lettica e alla seconda parte del Parmenide.Dialettico non è soltanto quel momen quantità nella qualità) (cfr. l'articolo+Qualità/quantità+),
to del discorso filosofico in cui viene alla luce l'inadeguatezza delle determinazio
ni concettuali che ne sono oggetto, come appare da certi testi hegeliani ; + dialetti
ca+ è anche l'analisi concettuale come tale, il considerare i puri pensieri in sé e Idealismo e dialettica.
per sé; la dialettica, per Hegel, è « la natura stessa del pensiero», ed è tale non in
quanto evita le contraddizioni, ma in quanto le genera. La dialettica è al tempo L'arbitrarietà, che è stata tanto spesso rimproverata alle argomentazioni dia
stessoil procedimento di generazione di contraddizioni e l'analisi concettuale do lettiche di Hegel, si annida effettivamente nella trasformazioni mediante le quali
tata di portata ontologica, la forma filosofica della conoscenza dell assoluto. He
11>
usi accettati di un termine dànno luogo a conseguenze contraddittorie. Si deve
gel riesce a tenere insieme queste due funzioni della dialettica, che in Platone però notare che la contraddizione fondamentale, che Hegel ritrova continuamen
erano tendenzialmente incompatibili, perché ridimensiona il valore refutativo te in tutte le sue analisi, non è generata con mezzi sofistici: è quella, di cui si è
della generazione di contraddizioni : che il pensiero si impigli in contraddizioni già detto, fra l'autonomia semantica di un termine concettuale e il suo definirsi
non comporta l'invalidità del suo modo di procedere e non deve indurre alla per mezzo di altri termini. Che la relazione semantica che si esprime nella defini
«misologia» e alla rivalutazione del «sapere immediato». Cio che la contraddizio zione (e in ogni predicazione non accidentale) sia considerata una contraddizione
ne rivela come « insoddisfacente» non è il procedimento della ragione, ma l'unila appare difficilmente comprensibile, se non si tiene conto del fatto che il discor
teralità delle determinazioni separate poste dall'intelletto. Hegel si guarda bene so dialettico di Hegel vuole essere conoscenzadell'assoluto ; ogni determinazione
dal sostenere che la generazione di contraddizioni del discorso non abbia nessun concettualeche viene presa inesame dal discorso è candidata ad esprimere l'as
valore refutativo: una determinazione concettuale di cui è stata determinata la
contraddittorietà «è spinta oltre se stessa», «si distrugge in sé»; se è vero
' vero che la
soluto, e perciò la sua dipendenza da altro è una contraddizione, che impone di
considerarla inadeguata comeformulazione dell'assoluto. Si vede quindi come la
dialettica non ha «soltanto un risultato negativo», essa ha sempre ancheun risul categoria di +totalità+ sia suscitata dal modo stesso in cui è organizzata l'argo
tato negativo. Ciò che caratterizza l'atteggiamento hegeliano nei confronti della mentazione dialettica: il discorso dialettico non può arrestarsi finché non abbia
contraddizione non è affatto la pacifica accettazione dei risultati contraddittori conseguito il punto di vista della totalità, perché nessuna formulazione dell'asso
dell'analisi concettuale, bensi l'idea che il superamento della contraddizione non luto che lasci fuori di sé qualche determinazione — rispetto a cui, cioè, si dia un
consista nella pura e semplice eliminazione dei concetti che la generano, o del «altro» — può considerarsi adeguata.
loro valore conoscitivo (come nella Dialettica trascendentale di Kant ), ma sia in In pratica, ciò significa che — in linea di principio — il discorso dialettico deve
dotto dai concetti contraddittori stessi. Il risultato positivo della dialettica è ap dare un posto a tutti gli usi di tutti i termini concettuali. Come già Hegel aveva
punto la riformulazione a cui la contraddittorietà costringe i concetti contraddit detto nellaPrefazione alla Fenomenologia, l'assoluto non può che configurarsi
tori. Per fare un esempio fra i tanti, il concetto di qualcosarisulta contraddittorio, come il risultato di un'esplorazione completa del sistema dei concetti. Hegel,
secondo Hegel, perché qualcosa è costituito, di contro ad altro, dal suo limite, quindi, concorda con la posizione che si è attribuita ai filosofi cinici nel ritenere
cioè da ciò che il qualcosa non è; il qualcosa ha il suo essere nel suo non essere. che non sia possibile privilegiare a priori nessun uso linguistico; ma da ciò non
Ma ciò che è costituito dal suo non essere non è altro che ciò che viene chiamato segue, nel suo pensiero, che la dialettica debba rinunziare al suo carattere cu
il «finito»: «Quando delle cose diciamo che son finite, con ciò s'intende che non mulativo e alla sua portata ontologica. Il carattere cumulativo è assicurato dal
solo hanno una determinatezza... non solo son limitate, cosi da avere poi un es fatto che gli usi linguistici non sono semplicemente giustapposti, ma fatti gene
serci fuor del loro limite, — ma che anzi la lor natura, il loro essere, è costituito rare l'uno dall'altro mediante lo sfruttamento sistematico della polisemia e am
r8r Dialetticar8oSistematica locale
biguità sintattica delle espressioni che figurano nelle definizioni dei te. mini con
care un punto dello spazio, ad esempio ; ma il punto è effettivamente individuato
cettuali. Per questo si vedono comparire, nelle argomentazioni hegeliane, le ac
solo dalle sue relazioni con altri punti, sicché il demonstratumdi un gesto d'osten
cezioni in cui i termini filosofici sono stati usati da questo o quel filosofo classico.
sione si rivela come un costrutto, non un immediato ma un mediato; e il gesto
La portata ontologica, d'altra parte, è garantita proprio dall'assunzione che sem
d'ostensione stesso non è il veicolo di un sapere immediato dell'oggetto indivi
brava escluderla: se non c'è una via d'accesso all'essere che non sia linguistico
duale «concreto», ma un momento di una fase ancora molto povera e astratta del
concettuale, non ha senso opporre all'assetto concettuale istituito dal discorso
processo di costruzione di un oggetto. Veramente concreta, perché completa
dialettico una «realtà» rispetto a cui quell'assetto potrebbe risultare inadeguato.
mente determinata,è soltanto la+totalità+.
Le «cose» a cui i concetti dovrebbero commisurarsi sono esse stesse concetti,
Contro questa concezione, per cui l'indicare è il tentativo contraddittorio di
anzi, come Hegel dice nella Scienzadella logica, «un unicoente di ragione — la
identificare senza descrivere, alcuni dei pensatori che oggi si chiamano «realisti »
cosiddettaCosa insé dellavuota astrazione». In questo senso è corretto afferma
sostengono che è il descrivere che può, in certi casi, esser considerato una forma
re che la dialettica hegeliana è intrinsecamente idealistica : essa è conoscenza del
dell'indicare (Kaplan). Ciò significa, ad esempio, che dicendo «L'automobile
l'essere — enon solo esibizione dell'articolazione dei nostri usi linguistici — a con
parcheggiata sotto il portone è di mio fratello» non si parla necessariamente di un
costrutto, determinato dai predicati «automobile», «parcheggiato», ecc., ma pro
dizione che si ammetta che la realtà ci si dà soltanto nel linguaggio. Data questa
assunzione, la verità del discorso dialettico dipenderà soltanto dal modo in cui
prio dell'oggetto concreto; il senso della descrizione «l'automobile parcheggiata
esso si costruisce, dalla sua forma, e non dalla sua adeguatezza materiale a una
sottoilportone» serve soltanto a «fissare» l'oggetto dimostrato: è diesso che si
realtà data indipendentemente. Perciò non aveva torto Hegel a spendere molte
parla, non del generico portatore di certe proprietà. Tant'è vero che ciò che vie
pagine per convincere del fatto che il suo metodo era, nonché il migliore, l'unico
ne detto può essere vero anche se risultasse che si tratta in realtà di un furgonci
possibile per la filosofia ; e anche oggi è il modo in cui si organizza il suo discorso
no, o che non è parcheggiato sotto il portone, ecc. I filosofi che si dicono reali
sti (Kaplan, Kripke, Putnam) non contestano l'equiparazione hegeliana dei di
ciò che costituisce l'aspetto piu controverso della dialettica. mostrativi come 'questo' a espressioni descrittive; ma sostengono che anche le
espressioni descrittive «vere e proprie» possono non essere altro che meri veicoli
dell'intenzione del parlante di riferirsi a certi oggetti concreti, «dati esistenzial
6. +A s tratto]concreto+. mente». I mezzi linguistici usati per veicolare l'intenzione possono essere consi
In quanto rifiuta di commisurarsi ai «dati dell'esperienza» o agli «oggetti
derati, in certi casi, come relativamente irrilevanti per il contenuto dell'enuncia
concreti », la dialettica di Hegel va incontro alla critica di astrattezza; ma, come è
zione ; cosi come la vaghezza di un gesto d'ostensione dal punto di vista di un os
noto la sua obiezione è che sommar.>ente concreto è proprio e soltanto il risulta
servatore esterno (indico la casa, la porta della casa, o la maniglia della porta del
to della dialettica, mentre ciò che al senso comune sembra concreto è in realtà
la casa>) non toglie che un'affermazione accompagnata da un gesto d'ostensione
astratto. Alla «certezza sensibile» (come la chiama Hegel) pare che il suo oggetto
non possa che esser valutata, in molti casi, sulla base dell'intenzione di chi lo
—questa cosa qui —le sia dato nella sua interezza e pienezza: e Niente ancora del
compie,
l'oggetto essa ha tralasciato», egli dice, perché non ha ancora «fatto astrazione»
dalle caratteristiche individuali dell'oggetto per determinarlo mediante termini 7. Opposizioni reali e contraddizioni.
universali. Ma, contro questa «opinione» o «intenzione» (meinen) della certezza
sensibile, «il piu verace è il linguaggio»: nel momento in cui esprime nel linguag Anche il trattamento hegeliano delle nozioni di opposizione e contraddizione
gio ciò che le si dà come oggetto, la certezza sensibile lo determina come questo ;
ma 'questo' non è che un termine universale, e fra tutti il piu povero di contenu
dipende per molti aspetti da assunzioni idealistiche. Kant aveva introdotto già
to descrittivo. La certezza sensibile, quindi, mostra di aver determinato il suo
nel tp6g la distinzione fra opposizione reale, come quella tra due forze di opposta
oggetto — che intende concreto — nella maniera piu astratta, prescindendo da tut
direzione che agiscono sullo stesso punto, e contraddizione, tra affermazione e
te le sue determinazioni tranne la piu povera: dicendo di qualcosa che è questa
negazione di uno stesso predicato rispetto a un soggetto. Hegel e gli altri pensa
tori dialettici, Marx incluso, sono stati e sono tuttora accusati di aver obliterato
cosa, si enuncia la sua uguaglianza con tutto, piuttosto che la sua differenza.
Si può pensare che all'incapacità del linguaggio di esprimere l'intenzione di
questa distinzione, confondendo antagonismi reali (che possono essere descritti
in maniera non contraddittoria) e contraddizioni logiche. È per lo meno fuor
concretezza della certezza sensibile possa rimediare il gesto d ostensione, l indi
care. Vi sarebbe allora una maniera extralinguistica di attingere la realtà, e sareb
viante — si dice — chiamare «contraddizione» il confiitto fra illuminismo e super
bero insieme ristabilite la pretesa di concretezza della sensibilità e la possibilità
stizione o la tendenziale incompatibilità fra proprietà privata dei mezzi di pro
di portare il linguaggio di fronte a un tribunale non linguistico. Ma, secondo He
duzione e carattere sociale della produzione. D'altra parte, già Kant stesso aveva
g el il gesto d'ostensione è in sé inefficace. Si può ben avere l'intenzione d'indi
notato (nella Nota all'anfibolia dei concetti della ri flessionedella Critica della ra
Sistematica locale
i8z r8g Dialettica
gion pura (Kritik der reinen Uernunft, ip87 )) che la distinzione +opposizio
i, / ma si dispone, per cos( dire, naturalmente: i concetti svolgono le loro articola
contraddizione+ non si può mantenere se non sulla base della distinzione fra sen zioni, i termini esibiscono le loro possibilità d'uso. Ma, nella realtà, i testi dialet
sibilità e intelletto, e tra fenomeni e noumeni. Soltanto nella sensibilità, infatti, tici mostrano continuamente di essere costruiti in base a scelte semantiche e in
si trovano le condizioni per rappresentare l'opposizione reale, perché al livello ferenziali opinabili e non piu « inerenti al contenuto» di altre. La stessa genera
dei concetti l'opposizione si dà solo come contraddizione. L'opposizione tra due zione di contraddizioni, che contraddistingue questi testi, appare spesso scarsa
forze di identica grandezza, ad esempio, si può rappresentare soltanto distin mente sostenuta da motivazioni analitiche intrinseche e determinata invece so
guendo le loro direzioni: ma questa distinzione ha bisogno di determinazioni prattutto dall'intenzione, in sé arbitraria, di ottenere appunto contraddizioni.
spaziali e perciò appartiene alla sensibilità e riguarda i fenomeni, Senza la di
stinzione tra fenomeni e noumeni, dove non c'è contraddizione non c è opposi
s Ma se la dialettica non riesce ad essere il metodo di una scienza filosofica «privai
' ' )
di presupposti » —impresa per cui la cultura di oggi ha del resto largamente perso
zione. Ma è altrettanto vero che, in mancanza di quella distinzione, dove c è op interesse — essa diventa nient' altro che uno stile dell'analisi del linguaggio, im
posizione c'è contraddizione; o, per meglio dire, il solo tipo di opposizione che mensamente significativo per ciò che insegna quanto ai presupposti taciti delle
può essere rappresentata senza far uso di determinazioni analitiche spaziali e costruzioni concettuali (presupposti che nella dialettica sono sistematicamente
temporali è l'opposizione logica, cioè la contraddizione. Per un pensiero ideali ignorati e violati ), ma privo di particolari privilegi nei confronti di altri stili, che,
stico, in cui le distinzioni fra sensibilità e intelletto, fenomeni e noumeni, intui per esempio, riconoscano francamente i presupposti in base a cui compiono le
zioni e concetti siano « interne al concetto», la distinzione fra opposizione reale e loro scelte analitiche. [n. M.].
contraddizione non può essere presupposta: che qualcosa sia descritto come un
caso diopposizione anziché come una contraddizione dipende dalfatto che siano
state effettivamente introdotte nel discorso le determinazioni analitiche necessa
rie. Ritenere che esse siano in un certo senso già date, o che debbano essere co Abbagnano, N., e altri
munque introdotte perché la realtà stessa lo richiede, equivale a pensare la realtà I958 Stu di sulladialettica, Taylor, Torino.
come determinata, e determinata come non contraddittoria, indipendentemen Adorno, Th. W.
te dal linguaggio : è la «tenerezza verso il mondo» di cui parla Hegel a proposito r963 Dr ei Studienzu Hegel, Suhrkamp, Frankfurt am Main r966s (trad. it. Il Mulino, Bolo
gna t975).
del trattamento kantiano della contraddizione. Barth, E. M.
t97i De logica van de lidsooorden in de traditionele filosofie, Universitaire Pers Leiden, Leiden
(trad. ingl. Reidel, Dordrecht-Boston 1974).
8. La d ialettica come stile di analisi. Fulda, H. F.
1973 Unzulangliche Bemerkungen zur Dialektik, in R. Heede e J. Ritter (a cura di), Hegel-Bi
Queste considerazioni dovrebbero anche servire a far vedere come, in Hegel,
lanz, Klosterrnann, Frankfurt am Main, pp. a3t-6a.
la dialettica come forma della risoluzione dei conflitti non sia, in linea di princi Gadamer, H. G.
pio, altra cosa dalla dialettica come modo di organizzazione del discorso filosofi
t97I Heg els Dialektik,Mohr, Tubingen (trad. it. Marietti, Torino 1973).
co. I conflitti che vengono risolti dialetticamente si dànno soltanto come opposi Hegel, G W. F.
zioni fra determinazioni concettuali, e porsi il problema del riscontro empirico
i8o7 Pkanomenologie des Geistes, Goebhardt, Bamberg-Wurzburg (trad. it. La Nuova Italia,
Firenze r976s).
di quelle determinazioni, del loro conflitto e della sua risoluzione presuppone an I812- I 6 Wi ssensckaftder Logik, 3 voli., Schrag, Niirnberg (trad. it. Laterza, Bari t97y ).
cora una volta ché si immagini la realtà come data indipendentemente dalla sua i83o Encyklopadie der philosophischen Wissenscitaften im Grundrisse, Oswald, Heidelberg
concettualizzazione. Forse anche il «rovesciamento» marxiano della + dialettica+
i83o (trad. it. Laterza, Bari t978 ).
non deve essere interpretato come imputazione alla realtà empirica delle rela
Kant, I.
zioni che Hegel aveva posto tra i concetti, ma come mutamento del punto di vi
i763 Versuch, denBegriJf der negativen Grossen in die Welttoeisheit einzufiikren, Kanter, Ko
nigsberg (trad. it. in Scritti precritici, Laterza, Bari 1953, pp. a57-3ot ).
sta che orienta l'argomentazione dialettica : non piu la falsa coscienza dominante r787 Xritik derreinen Vernunft, Hartknoch, Riga t787s (trad. it. Utet, Torino r967).
promossa a idea assoluta, ma la verità dei rapporti sociali compresa dalla scienza Kaplan, D.
economica è ciò rispetto a cui le determinazioni concettuali via via prese in esame t978 Dt h a t,in P. Cole (a cura di), Syntax and Semantics,IX. Pragmatics,Academic Press,
(in particolare, le categorie dell'«economia borghese») esibiscono la loro inade
New York, pp. 2a9-43.
Ikripke, S. A.
guatezza.
Come si è detto, Hegel pensava che nella dialettica la filosofia avesse final
t98o Na mingandNecessity, Blackwell, Oxford (trad. it. Boringhieri, Torino r98a).
mente trovato il suo metodo, perché in essa il contenuto dei concetti (il significa Marconi, D.
to delle parole) non è determinato sulla base di presupposti estrinseci e infondati,
1979 (a cura di) La formauzzazione della dialettica. Hegel, Marx e la logica contemporanea,
Rosenberg e Sellier, Torino.
Sistematica locale x8g
Marx, K.
i867 Da s Kapital, libro I, Meissner, Hamburg (trad. it. Einaudi, Torino i975).
Pinomaa, L.
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Wright, G. H. von
r969 Ti m e, Change, and Contradiction,Cambridge University Presa, London (trad. it. par
ziale in C. Pizzi (a cura di), La logica del tempo,Boringhieri, Torino x97y, pp. 255-79).
Astratto /concreto
080$ t<v<ù X<><T<ù l<l«< X<><l6»>><j
(«Una e stessa è la via all'in su e la via all'in gi<>»)
ERACLrrù> ll.<><>,
r. Id e e e stereotipi.
L'astrazione, capacità dell'uomo di cogliere l'universale, si manifcsl;< in
primo luogo nel linguaggio. Già Aristotele addensa nelle Categorie[ra, tfi>~ <!<
finizioni grammaticali e sintattiche w<ùv t syopsveùv (di «ciò che viene csl>n s
so») e, ventun secoli dopo, Hegel conferma nella Logica [r8rz]: «Ciò <li <»i
l'uomo fa linguaggio e ch' egli estrinseca nel linguaggio, contiene — o in I<»
ma piu inviluppata e meno pura, o in f o rma elaborata — una catcg<>ri:>»
(trad. it. I, p. ro).
Innumerevoli dunque, nella storia del pensiero, le indagini sui rapp<>rii I >;<
linguaggio ed astrazione, soprattutto a partire da quando, nel xvur sec<>!<>,
philosophes vi ravvisarono uno dei problemi centrali della cultura. Travia;»><I<>
il vero significato di questa connessione storica della riflessione sull'astr;>ai<>n<
con l'analisi della parola e del discorso, con la grammatica e la sintassi, u<»: v»
stissima tradizione manualistica caratterizza l'astratto soltanto come l'<sii<> <I>
progressive sottrazioni delle componenti accidentali del concreto, il qual«, ;>! I,>
fine, verrebbe semplicemente ripresentato (dunque una tautologia), ma in I<»» »,
pura, depotenziata. E questo, anzi, lo stereotipo corrente sugli astratti : «<»»I>«
vane, fuor che nell'aspetto!» fPurg., II, 79].
In via preliminare è quindi da chiarire che sempre —anche in quelle pn>sl >< l
tive culturali che intendono la genesi dell'astratto prevalentemente c<»»<
riduzione della multiforme varietà accidentale dei concreti — l'astrazi<»>< I>.<
enorme peso ed importanza nella cultura umana proprio perché no» i <il<>l;
gire dalla ricchezza del reale, bensi tensione ad intendere la complcssilà «>n
creta del mondo e dei suoi processi. Se si dimentica questa tensionc, l';>sl <:>Il >
scade a trivialità. L'astrazione galileiana, ad esempio — spesso citata qu:<!« l»;«.
digma di sottrazione riduttiva —, viene completamente fraintesa, se si s<» v<>l,>
sul significato che ha, in essa, la separazione tra qualità primarie (figur;<, »><>l<>,
numero) e secondarie (colore, sapore, suono, ecc.) dei corpi concreti. ('i<> < l><
caratterizza questa separazione del «primario» dal «secondario» n<>n i
un disinteresse di Galileo per la concretezza del mondo, bensilo sforz<> <I<I.>«>
pensiero di appropriarsi in modo determinato (secondo rapporti qu;u>lil;«i«l
della realtà del mondo fisico, spogliato della «scorza» per far emergcr«, c<>n l,>
ragione, l'astratto quale oggetto peculiare della riflessione scientifica: « I<> <I>«
ben che sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una matcri;«> . <>
stanza corporea, a concepire insieme ch'ella è terminata e figurata di <!u< sl:> <>
quella figura, ch'ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch'ella è h> <l»<': I >
Astratto /concreto Iorz IQI 3 Astratto /concreto
o quel luogo, in questo o quel tempo, ch'ella si muove o sta ferma, ch'ella no dei soli « innovatori », cioè dei pensatori «originali » ; bensf nel senso — assai
tocca o non tocca un altro corpo, ch'ella è una, poche o molte, né per veruna piu modesto ed incomparabilmente piu diffuso — degli uomini che vivono in
imaginazione posso separarla da queste condizioni; ma ch'ella debba essere prima persona la problematica delle idee che professano. Tra coloro che hanno
bianca orossa,amara o dolce,sonora o muta, digrato o ingrato odore, non sen questo rapporto creativo con il proprio mondo ideale, sono quindi da annove
to farmi forza alla mente di doverla apprendere da cotali condizioni necessaria rarsi — insieme ai grandi — anche, ed a pari titolo, non solo i minori, ma piu in
mente accompagnata»[Galilei r623, ed. I953 pp. 3II-I z ]. Ma questa astra generale tutti (compresi dunque i non intellettuali ) coloro che vivono le proprie
zione delle qualità primarie dalle secondarie, Galileo operava non certo per di idee. Ad esempio ne fanno parte integrante, come diceva Gramsci, i militanti,
menticare il mondo reale, bensi per comprenderlo, per fondame la scienza, onde anche quando non arricchiscano direttamente il tessuto ideologico del proprio
non piu :< aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto» Pbid.,p. r zr]. partito, e tuttavia lo vivano e lo applichino attivamente nella realtà della vita
Analogamente d'Alembert, che pure interpretava l'astrazione come scompo sociale e civile. k chiaro allora chi siano, per converso, i portatori di stereotipi :
sizione della concretezza dei corpi sino a lasciarne solo il fantasma («mediante per smaglianti che siano le penne di cui s'ammantano, le loro litanie spengono la
tutta una serie di operazioni e astrazioni mentali, noi spogliamo la materia di vita delle idee che toccano : oggi abusano di Marx, come ieri di Hegel, avantieri
tutte le proprietà sensibili. Ne resta il fantasma» [Alembert xp5r, trad. it. p. r4]), di Aristotele. Tutte le odierne trivialità contro l'astratto, come pure i fumosi
e che considerava una scienza tanto piu rigorosa quanto piu astratta ed intesa richiami alla concretezza, possono scimmiottare la piu vigorosa tra le concezioni
solo all'analisi di tali fantasmi e dei loro reciproci rapporti (ed infatti assumeva del mondo, ma non esserne i legittimi eredi.
come paradigma dell'astrazione l'algebra, che, studiando «i rapporti stessi in Se dunque nella storia della cultura l'astrazione ha spesso assunto il carattere
guise universali», esprime «il limite estremo al quale la contemplazione della di «nome», «fantasma», ciò non significa adatto che di per sé astrarre significhi
materia possa condurci » [ibid., p. r5]), non solo era ben lungi dal pensare che si isolarsi dal mondo reale; sempre — purché si tratti di idee, non di stereotipi
potesse costringere l'intero e complesso edificio della scienza in questa fanta l'astrarre è, in quanto negazione delle determinazioni del particolare, processo
smatica, ma anche riteneva che i fantasmi dell'astrazione fossero validi ed in che genera lacategoria; è dunque «Pimmane potenza del negativo; esso è l'e
teressanti solo se utili alla comprensione ed al rinnovamento del mondo rede: nergia del pensareo [Hegel z8op, trad. it. I, p. z6]. Il concetto, qual è appunto
«Lo spirito procede nelle sue ricerche in modo tale che, dopo aver generalizzato l'astratto, è lo specifico frutto del pensiero, che condensa nell'universale i tratti
le proprie percezioni fino al punto di non poterle ulteriormente scomporre, ri caratterizzanti un enorme numero di concreti. Non nell'agrimensura degli an
torna sui suoi passi, ricompone le percezioni già scomposte, e con queste forma tichi Egiziani, ma nella speculazione astratta dei Greci ha inizio la geometria
a poco a poco e gradualmente gli esseri reali che sono oggetto immediato e di come scienza.Ed è proprio quest'immane condensazione operata dal pensiero,
retto delle nostre sensazioni. Immediatamente connessi ai nostri bisogni, tali il quale costringe la complessità del concreto a dileguare nella semplicità del
esseri costituiscono anche l'oggetto precipuo dei nostri studi ; le astrazioni ma l'astratto, a rendere ostico ed esoterico l'astratto a chi non si sobbarchi la fatica
tematiche ce ne facilitano la conoscenza, ma sono utili solo in quanto non ci si necessaria a ripercorrerne la genesi; fatica che è la traccia visibile della ric
limita ad esse» [ibid,]. Non per nulla, d'Alembert espone la teoria dell'astra chezza della vita in esso inabissata : «si lascia dietro una scia di luce; l'abisso par
zione in pagine che introducono alla piu importante opera collettiva moderna, coperto di bianca chioma» [Giobbe, 4z, z4].
che come pochissime altre ha contribuito ad affermare una nuova cultura, e Ecco perché è tanto difficile, per fare un esempio, la semplicità del Tableau
con essa un nuovo ordinamento politico e sociale: PEncyclopédie. économiquedi Quesnay, ove la vita concreta del regno di Francia pulsa talmente,
Non è pleonastico aver rammentato queste caratteristiche «pratiche» del nello sforzo per comprenderla, che gli occhi del lettore che non vi si soffermi
l'astrazione, la sua finalizzazione al mondo reale, sulla quale si tornerà anche con estrema attenzione scorrono quasi smarriti lungo quelle enigmatiche linee
piu avanti; oggi sono infatti certamente troppi coloro che, proclamandosi [Quesnay rp58, trad. it. p. rp]. La pregnanza dell'astrazione è resa qui ancor piu
«impegnati», presumono di saper congiungere immediatamente, in un torbido evidente dal fatto che ogni singola linea, ogni singola frase appaiono, isolata
praticismo, astratto econcreto, e che criticano ogni, come essi dicono, «astrat mente, facilmente comprensibili; ma difficilissima è la comprensione dell'in
tezza». Meglio quindi rammentare in primo luogo che il processo di astrazione, sieme di questa astratta ricapitolazione della vita economica: «Mi dice la mar
cioè di analisi e scomposizione del concreto, è sempre solo la prima parte della chesa di Pailli, — scrive Quesnay [ibid., p. 9] a Mirabeau, — che siete ancora
costruzione della scienza, la quale — da questo estremo limite della piu rarefatta alle prese con il tableau à zig-zag. Esso riguarda è vero tante cose che è diffi
semplicità — si volge poi sui suoi passi per principiare, con la sintesi e la ricom cilea8errarne tutteleconcordanze o piuttosto comprenderlo con chiarezza. Si
posizione, la ricostruzione del mondo reale, reso ormai conoscibile; e, in secondo può capire come questo zig-zag si formi, senza vederne l'insieme».
luogo, che nei «pensatori» l'astrazione è sempre accompagnata da una forte Questa peculiarità dell'astratto, di essere nel contempo semplice e difficile,
tensione verso il mondo reale, verso il concreto. appare in ogni campo della cultura, dalla matematica alla poesia; gli esempi po
Si intende qui «pensatori » non nel senso dei soli «grandi autori», e nemme trebbero essere infiniti, ma nei due che seguono — scelti appunto ai due «estre
Spese del reddito
(dedotta l'imposta
Fornite dall'agricoltura, prati, pasco si spartiscono In manufatti, abitazioni, imposte, in
li, foreste, miniere, pesca, ecc., in ce Spese tra spese produttive Spese
teressi monetari, servitori, costi com
reali, bevande, carne, legna, bestiame, produttive e spese sterili) sterili merciali, derrate straniere, ecc.
materie prime per manufatti, ecc.
La vendita reciproca di una classe di Anticipazioni Anticipazioni Gli acquisti reciproci di una classe di
spesa all'altra distribuisce il reddito di annuali Reddito annuali spesa dall'altra distribuiscono il red
dito di 6oo lire.
6oo lire fra entrambi i lati, il che dà r 1 L
3oo lire a ciascun lato, in aggiunta alle 6oo prodotte - - — -- - - - 6oo ' (t 300L Le due classi spendono in acquisti in
anticipazioni, che sono conservate in Prodotti zt,z>»
-- retà v----" a Opere, ecc. p arte dei propri p r odotti e i n p a r t e
tatte. Ilproprietario trae la sussistenza
qui dei prodotti dell'altra classe.
300 Il processo di c i r colazione porta a
da queste 6oo lire di reddito, che egli
300L - netto riprodotto — 300"
t questa colonna 6oo lire, da cui occorre
spende. Le 3oo lire distribuite a ciascu
na classe di spesa possono mantenere un <nb s~ - -
"
--- t'a Our. , 'togliere 3oo lire per le anticipazioni
annuali. Restano qui per il salario 3oo
uomo in ciascuna classe. Cosi 6oo lire r 5o =- netto riprodotto - x5o 150 ,' lire.
di reddito possono mantenere tre capi Vna metà , L'imposta che deve colpire questa clas
famiglia. Su questa base, 6oo milioni ,' se di spese è presa dal reddito, che si
di reddito possono mantenere tre milio
ottiene con le spese riproduttive, e si
ni di famiglie, stimate ciascuna di tre 75 =: netto riprodotto -75 75
perde in quest'ultima classe, con l'ecce
persone per famiglia. I costi della classe
zione di ciò che rientra nella circola
delle spese produttive che si riprodu zione, dove è riprodotto allo stesso mo
cono anch' essi ogni anno — circa la metà
37 -10'"-- netto riprodotto -37 -10 «
37 — Io' do del reddito e si distribuisce nello
dei quali consiste in salari per il lavoro stesso modo tra le due classi. Ma l'impo
degli uomini — aggiungono 3oo milioni,
sta è sempre prelevata a danno del red
che possono mantenere un milione di dito dei proprietari, o delle anticipa
capifamiglia a 3oo lire ciascuno. Cosi 18 -r5.=: netto riprodotto -18 -x5 18 -15
zioni degli agricoltori, o del risparmio
questi 9oo milioni, che sarebbero an sul consumo. Nei due ultimi casi, l'im
nualmente riprodotti dai beni fondiari,
posta è distruttiva perché diminuisce
potrebbero mantenere r z milioni di
persone di ogni età, in conformità con 6azx netto riprodotto — 9 - 7 - 6" 9 7 " nella stessa proporzione la riproduzio
ne. Si verifica la stessa cosa per ciò che
questo ordine di circolazione e di distri è trasferito all'estero in maniera defini
buzione del reddito annuale. Per circo
tiva oppure per ciò che è ottenuto sotto
lazione qui s'intendono gli acquisti pa
gati col reddito. La distribuzione ripar 4 '3 9 =: netto riprodotto -4 -13 -9 4 -'3 -9 forma di patrimonio monetario dagli
esattori incaricati della riscossione e
tisce il reddito fra gli uomini per il pa della spesa; giacché queste parti del
gamento degli acquisti di prima mano,
astrazion fatta dal commercio che au
l'imposta distolte o sottratte dal rispar
2 - 6 -- 10 netto riprodotto -z --6 -ro 2 -6 --ro
mio alle spese produttive, oppure pre
menta le vendite e gli acquisti senza ac
se sulle anticipazioni degli agricoltori,
crescere le cose, e che non è che un so
estinguono la riproduzione, ricadono in
vrappiu di spese sterili.
3 "- 5 -= netto riprodotto --x - 3 - 5 3 d oppia perdita sui proprietari e d i
struggono in definitiva la massa del red
dito che fornisce l'imposta la quale deve
ricadere solo sul proprietario e non sulle
o -xr-- 8== netto riprodotto - o - - 1 1 -8 0 - I I
spese riproduttive con Ia rovina dell'a
gricoltore, del proprietatio e dello Stato. Figura x.
Zig-zag e testo esplicativo della seconda edizio
netto riprodotto -o --5 -ro 0 -5 - 1<) ne (1759) del Table<xudi Quesnay. Le anticipaziot<i
annuali di un fittavolo, 6oo lixrres,sono ciò di cui di
spone all'inizio del ciclo e con cui paga le spese <li
produzione. Sulla stessa linea è indicato il red<lit»
o - z--xx == netto riprodotto -o --z -- xr 0 ?
(6ooL) del proprietario fondiario, pagatogli dal titt;<
volo (donde i trattini orizzontali ). Le linee tr;<tt< tt
giste diagonali indicano gli acquisti, cioè gli sc:<n<bi,
che hanno luogo fra le tre categorie sociali. «('»»1
0 - netto riprodotto --o -- x -5 o --x -5
lo zig-zag, se pienamente compreso, ci rispart»i«
molti dettagli e pone sotto gli occhi delle idee 1»<
temente intrecciate che la semplice intelligcnz;
t t«
Totale riprodotto... 6oo lire di reddito e i costi ann«;<t<
rebbe molta fatica ad afferrare, districare c ri«»<
dell'agricoltura di 6oo lire che la terra restituisce. Cosi I,<
nettere verbalmente» (trad. it p . xI ).
riproduzione è xzoo lire.
Astratto/concreto tox6 IOI 7 Astratto/concreto
mi» di matematica e poesia —, questa semplicità complicata dell'astratto è par
ticolarmente evidente.
vedo, ma non lo credo», esclamava Cantor in una lettera del zr' giugno z 877[Can
tor e Dedekind xq37], ed in effetti la semplicità di questa equipotenza è talmente
Secondo l'opinione immediata, poiché su di un piano giacciono infinite rette astratta da costituire uno scandalo per la concretezza dell'immaginazione, e da
e su ogni retta infiniti punti, sul piano sembrano esserci infinitamente piu punti essere pressoché inconcepibile, se la si disgiunge dalla sua genesi dimostrativa.
che sulla retta. Invece, astraendo dalla concretezza visiva di retta e piano, Can Nei seguenti versi di Pindaro [Olimpiche, I, vv. t-tz ], invece, che cantanotor dimostra che i due insiemi (quello costituito da tutti i punti del piano e quello l'astratto concetto della suprema eccellenza (ùptazov), la sintesi che sfronda glicostituito da tutti i punti della retta) sono equipotenti, cioè ugualmente numero
si,della stessa cardinalità .
aspetti inessenziali dei concreti (acqua, oro, fuoco, sole, tutti presentati — e poi
fatti dileguare — come testimoni dell'eccellenza), ha luogo sotto i nostri occhi, nel
La dimostrazione di Cantor può essere ricondotta ad indicare l'esistenza di rapido trascorrere da un'immagine all'altra e nell'addensarsi di tutte nella sem
una relazione biunivoca tra i punti giacenti in un quadrato e quelli giacenti su plicità di un unico concetto : l'eccellenza.
di un lato di esso. Si prenda un segmento unitario (a) e si costruisca su di esso un
quadrato (A) ; il teorema è dimostrato se si riesce ad indicare una corrispondenza Ottima è l'acqua. E l'oro,
per cui ad ogni punto del piano A corrisponda uno ed un solo punto del seg vampa di fuoco, spicca,
mento a, e viceversa. Si prenda un qualsiasi punto P, giacente in A; esso è la notte, oltre fierezze di tesori.
Mio cuore, aneli a dire
individuato, tramite proiezioni cartesiane, da una coppia di punti (H, K), gia di gare > Oh, non t'incanti, il giorno,
centi sui lati. I valori di H e K avranno la particolare rappresentazione decimale piu rovente del sole astro lucente
che la prima cifra sia zero, dal momento che giacciono su di un lato pari al seg nel l'aria solinga! Cosi
mento unitario. Avremo quindi : H = o,m,marna... (ades.:o,az...) ; K= o,ntnsns...
lizza non canterò
valida piu d'Olimpia.
(ad es.: 0,333.. ) Prendendo ora la prima cifra decimale di H, la prima cifra
decimale di K; poi la seconda decimale di H, la seconda di K, ecc., costruiamo
il numero Q = o,m,n,m,n,msn,... (ad es.: 0,73$323...) Il punto Q giace su a, e tra z. La c oncezionenominalista.
esso ed il punto P = (H, K) vi è una relazione biunivoca (fig. z).
Abbiamo cosi gli aspetti fondamentali di una corrispondenza equipotente E necessario distinguere due fondamentali concezioni dell'astrazione: nome
tra i punti giacenti su di un piano e quelli giacenti su di una retta: i due in o essenzarealedel concreto. La ripartizione è problematica — «trovare nomi è
siemi hanno dunque la stessa cardinalità. Il risultato è raggiunto con grande
semplicità, ma la sua astrattezza è tale da lasciare letteralmente increduli: «Lo
facile, ma ben altra cosa è pensare per concetti» [Hegel I833, trad. it. I, p.
236] —, ma afferra una differenza effettiva e consente anche di raccogliere dallo
stesso lato indirizzi diversi, come pure di collocare uno stesso autore da entram
bi i lati.
A rigore, il nominalismo in senso stretto (ad esempio quello di Roscellino) è
un'eccezione nella storia del pensiero, come del resto lo scetticismo radicale,
pirroniano. L'accezione del nominalismo qui accolta è assai piu ampia e com
plessa. Improprio quindi un rimando esclusivo alla classica disputa medievale
------- • p sul realismo o no degli universali. In queste pagine, vengono considerati reali
sti pensatori per i quali l'universale non è in re; e nominalisti autori per i quali
non è affattoineoce. Ciò che conta è laconsiderazione dell'astratto come fon
dativa, oppure no, della comprensione reale del concreto.
z.t. Il «nominalismo».
In primo luogo, si collocano ovviamente dal lato nominalista gli indirizzi di
pensiero che negano la conoscibilità reale del mondo e dei suoi processi, pri
o
Q t vando dunque gli astratti, cioè i concetti, le categorie, le leggi, di effettivo conte
Figura z. nuto. Gli indirizzi, dunque, che ritengono esservi un diaframma gnoseologico
I due insiemi costituiti da tutti i punti di una retta e da tutti i punti di un piano insormontabile — di qualsiasi natura — tra la conoscenza e la realtà, l'astratto ed il
sono equipotenti. concreto.
I018
Astratto/concreto
IOI 9 Astratto/concreto
Gli scettici dichiarati sono gli enfants terriblesdi questa concezione dell'a
p-- - - ' t' u'" ' " " " - t f- n t d g fi" t. » [ W.. b „ g , 936. t- d
strazione, ma non certo gli unici esponenti. Ecco ad esempio una classica forinu
lazione di questo diaframma, propria del Circolo di Vienna: «È... privo di e il fiorire del Circolo di Vienna è connesso con lo i l o d 1 1
significato parlare del significato delle leggi, perché le leggi, non essendo pro
scienze; ed infatti questo atteggiamento nominalista è molto diffuso, nel nostro
posizioni e non potendo quindi essere verificate, non possono
significare alC )
secolo, tra gli scienziati. Conoscere, afferma ad esempio il fisico Bridgman, si
cun fatto. Esse hanno un significato solo in quanto sono gli schemi da cui si
gnifica solo estrapolare (nell'ambito delle osservazioni che si compiono nel ga
binetto scientifico, cioè delle operazioni che si fanno con gli strumenti
) «le
linee... del nostro meccanismo mentale» [Bridgman I9zp, trad. it. p. I8o ]]>
senza aver per questo un'effettiva aderenza alla realtà della natura. Il concetto,
dunque, non riflette la realtà, ma riassume solo le nostre operazioni : «In gene
rale, per concetto noi non intendiamo altro che un gruppo di operazioni; il
concetto èsinonimo del corrispondente gruppo di operazioni »[ibid., p. z5].
Proprio questo,che laconoscenza non raggiunga larealtàdelmondo esterno,
Figura 3. qual è indipendentemente dalla nostra percezione, è il tratto che caratterizza
La «circostanza determinante» di Archimede.
tutti gli indirizzi di questa forma di nominalismo; l'astratto è allora — ed in
« Immaginiamo un'asta rigida, dal cui peso facciamo astrazione. Essa ha un punto di
appoggio. Sospendiamo due pesi uguali a uguali distanze da questo punto. Che i pesi
senso proprio — solo un nome. Negandosi l'imperio della realtà sul pensiero,
siano in equilibrio è una supposizione da cui Archimede parte» ; circostanza determinante
la conoscenza si restringe ad un complesso di sensazioni il cui rielaborato intel
sono dunque «i pesi e le loro distanze» [Mach i883, trad. it. pp. 43-44 ]. lettuale decade a schema. «Una legge ricavata dall'osservazione fattuale non
può abbracciare l'intero fenomeno nella sua infinita ricchezza, nella sua ine
sauribile complessità, e ne dà piuttosto uno schizzo, mettendo unilateralmen
te in evidenza l'aspetto importante per lo scopo tecnico (o scientifico) che si ha
in vista. Quali aspetti vengano considerati dipende dunque da circostanze ac
cidentali, anzi dal]'arbitrio del]'osservatore», scrive Mach
[I883, trad. it. p. Ioz ].n tal modo l'impostazione in sé corretta che i principi di una scienza siano
nella storia della loro formulazione, cioè che «la vera relazione che esiste tra
i diversi principi è di ordine storico»[iáid., p. Io6], viene immeschinita in una
serie di atti contingenti ed arbitrari, che non hanno intrinseca necessità: no
a necessità derivante dal fatto che una serie di fenomeni sia '
' l' ' d'omeni sia piu esp icativa i
altri, cioè che vi sia una gerarchia nei livelli di astrazione scientifica, per cui
un ambito piu profondo può essere esplicativo di uno meno profondo; non la
necessità derivante dal piu ampio contesto storico; nemmeno la necessità che
o sviluppo di una teoria sia dettato anche da una logica interna, cioè dal con
tinuo ripensamento per renderla piu ampia, piu rigorosa, capace di ridurre apo
rie ed intere strutture formali e sperimentali a casi particolari di teorie sempre
piu generali.
Figura 4.
Secondo Mach, ad esempio, sarebbe dipeso «da circostanze accidentali, anzi
La «circostanza determinante» di Stevin.
a l'arbitrio» (invece che dalla tradizione scientifica di cui era erede e dai proble
«Stevin procede nel modo seguente. Considera un prisma di base triangolare, i cui
mi 'tecnici' che affrontava) che Archimede abbia sce]to, come circostanza deter
spigoli sono disposti in posizione orizzontale... Sia, per esempio, AB
= zAC, e BC sia minante, cioè come incipit della trattazione scientifica, come problema basilare
orizzontale. Stevin appoggia su questo prisma un filo chiuso reggente quattordici palle
equidistanti, del medesimo peso». Questa pesante collana non può che stare in equilibrio ;
da cui prender le mosse e su cui fondare tutta la costruzione dimostrativa, il
se infatti si muovesse, poiché la configurazione del sistema non muterebbe durante il
«caso piu particolare che si possa pensare», procedendo poi per induzione ai
movimento, una volta in moto continuerebbe indefinitamente a muoversi, realizzando
casi generali ; arbitraria in Stevin, quasi due millenni dopo (!), la scelta invece,
un perpetuum mobile, il che sarebbe assurdo. Possiamo ora togliere la parte BDC della come circostanza determinante, di un problema di equilibrio che implica «sin
collana, che è simmetrica, senza rompere l' equilibrio ;la parte AB fa dunque equilibrio
alla parte AC. Ne viene un risultato generalissimo: «che su piani inclinati di uguale al
a 'inizio una concezione molto generale» [ibid., pp. 6z, Ioz-3] della statica,
tezza, pesi uguali agiscono in ragione inversa della lunghezza dei piani »
[ibid., pp. g7-S8]. da cui procedere deduttivamente.
Astratto/concreto I 020
I02I Astratto/concreto
Riguardo al primo tipo di necessità che il nominalismo respinge (che vi sia
teorema fisico sarebbe semplicisticamente «ottenuto per idealizzazione ed astra
una gerarchia sistematica nei livelli d'astrazione scientifica), è da osservarsi che zione dalle cause perturbatrici » [ibid., p. 63]. Questa astrazione nominalista non
la crisi — certo salutare — del meccanicismo classico non implica affatto la ri depura dunque il concreto di ciò che secundumrem, oggettivamente, è inessenzia
nuncia ad una tale stratificazione ontologica ed epistemologica (il problema le per la formulazione della legge scientifica; si limita invece ad impoverirlo,
verrà ripreso piu avanti). Anzi, tanto grande è la forza delle cose, che questa ge togliendogli ciò che secundum eocem, soggettivamente ed «arbitrariamente», è
rarchia riaffiora anche in ambito nominalista. Bridgman, ad esempio, ritiene che ininteressante e turbativo : «Non riproduciamo mai i fatti n ella loro com
l'esperienza della fisica dell'inizio del secolo avvalori «l'idea secondo cui, pe
pletezza, ma solo in quei loro aspetti che sono importantiper noi»; «La cosa
netrando piu a fondo, il numero dei concetti fondamentali tende a divenire è un'astrazione, il nome è un simbolo per un complessodi elementi, dalle cui va
sempre piu piccolo» [I927, trad. it. p. I98]. E poiché tale denominazione desi riazioni astraiamo. Indichiamo l'intero complesso con una sola parola, con un
gna i concetti indipendenti, anche le osservazioni diBridgman inducono a unico simbolo, perché abbiamo bisogno di richiamare alla mente in una sola volta
ritenere che esistano strutture piu profonde, esplicative rispetto a quelle meno tutte le impressioni che la compongono» [ibid., p. AI].
profonde. Dall'ovvia constatazione che l'astratto non esaurisce la ricchezza del concreto,
Non stupisce che Mach sottovaluti la necessità derivante dal piu ampio con si trae dunque una conseguenza agnostica sulla conoscibilità del reale. «Qui sono
testo storico ; stupisce invece che egli ripetutamente neghi che vi sia una necessi
tà derivante dalla stessa tradizione scientifica, dato che egli stesso illustra spesso
manifestamente confuse due questioni, — osserva Lenin [ I909, trad. it. p. II9 ]
a proposito di analoga tesi in Bogdanov; — I ) esiste una verità oggettiva, ossia,
questo tipo di necessità. Se infatti per un verso ripete spesso che, in ogni teoria
scientifica «quali aspetti vengano considerati dipende da circostanze accidentali,
possono le rappresentazioni mentali dell'uomo avere un contenuto indipendente
7
anzi dall'arbitrio dell'osservatore» [I883,trad.it.p.62], tuttavia d altra parte col
dal soggetto, indipendente sia dall'uomo sia dal genere umano? 2 ) se si, le
glie anche che le teorie sorgono pure vuoi per sollecitazioni della realtà esterna,
rappresentazioniumane che esprimono una veritàoggettiva possono esprimere
senz'altro questa verità integralmente, incondizionatamente, assolutamente, o
storica, vuoi soprattutto per le lacune interne alle teorie della tradizione scienti possono soltanto esprimerla in modo relativo, approssimativo?»
fica, rispetto alla quale molti scienziati operano un ripensamento critico e meto
dico: «La scienza, — scrive infatti altrove, — procede in due modi. La memoria
La gerarchia epistemologica galileiana (qualità primarie da far emergere con
la forza della ragione dalla «scorza» delle secondarie) è cosi dissolta, non tanto
conserva i fatti osservati, le rappresentazioni li riproducono, i pensieri li rico
struiscono. Questo è il primo momento. Accade però che, accumulandosi le os
perché c'è un ampliamento del campo della fisica, ma soprattutto perché si
servazioni, questi tentativi di ricostruzione, realizzati in tempi diversi o nello
nega che vi siano elementi oggettivi che costituiscono il supporto «reale» del
discorso scientifico. Dalla critica di una tradizione fisica ormai ossificata in un'in
stesso modo, mostrino certe manchevolezze per quanto riguarda la corrispon ternretazione dogmaticadel meccanicismo, Mach passa al rifiuto di una conce
denza con i fatti [sic! non tutto è arbitrio, dunque] o il loro reciproco accordo. Si zione realista del sapere ; della sua gnoseologia, si può ben dire che è uno dei casi
cerca allora di correggere il contenuto dei concetti o, nell'altro caso, di ottenere
una lorocoerenza logica.Questo è ilsecondo momento del processo che porta
in cui «i tentativi reazionari nascono dal progresso stesso della scienza» [ibid.,
alla formazione di una scienza naturale» [ibid., pp. I02-3].
p. 3oz]. Egli approda infatti ad un rigido nominalismo: «Non le cose (i corpi),
Nella sua teorizzazione nominalista sul carattere esclusivamente economico
ma piuttosto i colori, i suoni, le pressioni, gli spazi, le durate (ciò che di solito
della formulazione di teorie scientifiche, Mach ignora però il problema — che
chiamiamo sensazioni) sono i veri elementi del mondo» [Mach I883, trad. it.
pure, si è visto, aveva presente — di una riformulazione sempre piu ampia (e
p. AI]. Dunque un fenomenismo radicale, che stravolge la classica imposta
zione galileiana, secondo cui la ragione deve penetrare oltre la sensazione imme
dei mutamenti qualitativi ) di una teoria, dovuto anche (si tratta di una compo diata per giungere alla realtà profonda: «Non posso trovar termine all'ammira
nente fondamentale) al suo sviluppo interno rispetto alla tradizione scientifica, zione mia, conte abbia possuto in Aristarco e nel Copernico far la ragione tanta
ma soprattutto imperiosamente imposto e dal progressivo adeguamento alla violenza al senso, che contra a questo ella si sia fatta padrona della loro creduli
realtà, e dalle infinite, irresistibili sollecitazioni storiche generali.
tà» [Galilei I632, ed. 1953 p. 692].Nella sua formulazione piu rigidamente nominalista della concezione econo Il nominalismo invece fraintende il fatto che in ogni procedimento astrat
mica della scienza, Mach riduce quel grande fatto teorico che è la teoria scien tivo c'èuna scelta,per dare senz'altro un'interpretazione soggettivisticadiessa.
tifica, ad un espediente : «Tutta la scienza ha lo scopo di sostituire, ossia di eco Invece Galileo sceglieva, si, ma ciò che oggettivamente si manifestava come es
nomizzareesperienze»;«non occorrono riflessioni molto profonde per rendersi
conto che la funzione economica della scienza coincide con la sua stessa essen
senziale per il procedimento scientifico. A proposito di teoremi cinematici, os
za»[ibid., p. ao]. Si assolutizza cosi un momento (la semplificazione) del pro
serva ad esempio: «De i quali accidenti di gravità, di velocità, ed anco di figura,
cesso di astrazione, cancellandone quello fondativo ; lo si riduce esclusivamente
come variabili in modi infiniti, non si può dar ferma scienza: e però, per poter
alla progressiva sottrazione di elementi perturbatori, sicché l'enunciato di un
scientificamente trattar cotal materia, bisogna astrar da essi» [Galilei I638,
ed. I9g8 p. 3o3]. Il nominalismo assolutizza e fissa staticamente questo momen
Astratto/concreto Iozz I023 Astratto/concreto
to di scelta, di semplificazione degli aspetti accidentali, e lo erge a diaframma ricatura perché ipostasi dell'empiria piu comune, volgare. Il corretto rapporto
contro la conoscibilità oggettiva del reale. tra astratto e concreto risulta cosi stravolto, «il vero cammino vien preso a ro
Per misurare le catastrofiche conseguenze gnoseologiche di questa assolutiz vescio» [Marx i843, trad. it. p. 5z ].
zazione di un momento dell'astrazione, basta paragonare il pensiero di 7vIach Un esempio: il reale referente della hegeliana Filosofia del diritto [ i8zi ] èa quello di Galileo su di uno stesso problema scientifico. Fu per promuovere l'ordinamento giuridico prussiano della restaurazione, in cui, tra altre barbarie,
l'intelligenza dell'universo, per mostrare la veridicità (come corrispondenza alla vigeva la norma del maggiorasco. Hegel ne stravolge idealisticamente il signifi
realtà) della teoria eliocentrica, che Galileo rifiutò la teoria ipotetica di Osiander cato concreto, pretendendo di dedurla dall'essenza razionale dello Stato, cioè
e del cardinale Bellarmino: che l'astronomo possa cioè «escogitare e inventare dall'astratta razionalità : essa — argomenta Hegel — esige che l'aristocrazia si de
qualunque ipotesi » gli sia utile per il calcolo dei moti celesti, «non essendo in dichi non a fini particolari, bensi alla razionalità universale, di cui lo Stato sa
fatti necessario che queste ipotesi siano vere, e persino nemmeno verisimili, ma rebbe incarnazione,coadiuvando ilmonarca nelgoverno dellacosa pubblica. Ma
essendo sufficiente solo questo: che presentino un calcolo conforme alle osser tale dedizione resterebbe contingente — prosegue — se fosse affidata solo alla
vazioni» [Copernico i543, trad. it. pp. z-5]. Le piu importanti prove portate buona volontà, sempre soggettiva ed aleatoria, del singolo barone: la si fondi
da Galileo a sostegno della teoria copernicana sono profondamente realiste, in dunque sulla nascita (primogenitura; del maschio, naturalmente), e l'indolente
gran parte condizionate dalle osservazioni di processi e corpi reali. Mach inve giovin signore sia sottratto alle alterne fortune della proprietà mobiliare: il suo
ce si appoggia sulla constatazione (che dal punto di vista matematico è banale) patrimonio sia fondiario ed inalienabile, immune da capricci propri ed altrui,
che si può .dare una sia pur complicatissima descrizione matematica della teoria al riparoanche dall'amorevolezza di un padre che vorrebbe lasciarne partiugua
geocentrica, per concludere: «La teoria tolemaica e quella copernicana sono sol li a figli ugualmente amati. «Il patrimonio diviene quindi un fondo ereditario
tanto interpretazioni, ed entrambe ugualmente valide»[Mach i883, trad. it. p. inalienabile, gravato del maggiorasco» [Hegel i8zi, ( 3o6].
z46], «ugualmente corrette,solo che la seconda è piu semplice e piu pratica del Cosi, la bruta esistenza dell'odiosa norma empirica di un istituto giuridico
l'altra» [ibid., p. z']. L'«eppur si muove» galileiano si riduce quindi ad un atto viene illusoriamente trasfigurata, mediante un significato astratto altro da quello
arbitrario:un a scelta «estetica» [ibid., p. ro4]. che la sua concreta esistenza è ; transustanziato in categoria, il maggiorasco em
pirico diviene la matrice «ascosa» di una falsa ed esoterica deduzione, che in
z.z. Il «deduttivismo». verità è una mera tautologia dell'esistente concreto. «Proprio perché Hegel
muove dai predicati della determinazione generale, anziché dall'ens reale (uwo
La distinzione qui proposta consente di collocare uno stesso autore da en xzf lievov, soggetto)» [Marx i843, trad. it. p. 35], ha luogo il corrompimento di
trambi i lati, cioè aiuta a vagliare in modo specifico, dall'interno di ogni prospet entrambi gli estremi, sia dell'astratto sia del concreto, che si volgono fittizia
tiva culturale, il «nocciolo razionale» dal loglio. Se nome è una concezione del mente l'uno nell'altro: «Il contenuto concreto, la reale determinazione, appare
l'astratto che sottende — a qualunque titolo — un diaframma tra realtà e cono come formale; la del tutto astratta determinazione formale appare come il con
scenza, tale che al pensiero si precluda di essere la «logica della cosa», ed anzi tenuto concreto» [ibid., pp. zp-z8].
gli s'imponga a forza «una necessità che va contro l'intrinseca essenza della Il diaframma gnoseologico è dunque evidente: per l'idealismo, il lavoro fi
cosa» [Marx r843, trad. it. p. i6 ], allora anche lo hegelismo, laddove l'ordito losofico non è comprendere con il pensiero le determinazioni concrete del reale,
idealista si erge a «sipario» che vela l'effettiva comprensione della realtà, è una bensi far volatilizzare le determinazioni concrete in astratti pensieri: «il momen
forma di nominalismo. to filosofico non è la logica della cosa, bensi la cosa della logica» [ihid., p. z8].
La pretesa idealista di dedurre a priori la realtà dal pensiero, il concreto
dall'astratto, impone infatti di calare un diaframma, un «sipario», tra i due estre
2.3. L'«eclettismo».mi ; diaframma che si manifesta tangibilmente nell'inversione del corretto rap
porto traastratto e concreto. Seppur diversamente che in z.i, anche cosi ha L'astratto è un nome anche quando svolge si la funzione di designare una
luogo un depotenziamento: il concreto decade a parvenza dell'astratto. L'a realtà esterna, ma in modo ipotetico, in una sistemazione provvisoria del sa
stratto allora non è piu categoria che si predichi della concreta realtà, bensi la pere. È stata suggestivamente indicata la compresenza in Aristotele di due ani
concreta realtà diviene predicato dell'idea. Il concreto diventa una caricatura me: quella dell'acuto osservatore empirico, dell'«asclepiade» che dagli ante
dell'astratto: «La realtà non viene espressa come se stessa,ma come una realtà nati medici aveva ereditato smisurata passione per l'osservazione sperimentale,
diversa» [ibid., p. i8] ; ma il concreto vendica l'affronto, e, «come Satana, che l'«enciclopedista bramoso di tutto sapere» [Gomperz r8g6, trad. it. IV, p. 83], e
non vollescendere all'inferno finché non ebbe trascinato con sé,per farsene el quella del «platonico», tutto teso all'astrazione ed alla morfologia filosofica
mo, una parte vivente del cielo» [Melville, Moáy Dick, cap. cxxxv], esso infetta astratta, appresa all'Accademia.
della propriapiu crassa esistenza empirica l'astratto, a sua volta ridotto a ca Proprio Aristotele asclepiade è tra i massimi esponenti di questo indirizzo
Astratto/concreto I02 4 IO2 5 Astratto/concreto
di nominalismo realistico. Quanti lò credono un roccioso dogmatico si ricre neppure quella di Aristotele asdlepiade si esaurisce nelle connotazioni aporeti
derebbero,leggendone pagine in cui spesso laformulazione astrattaappare co che ; Aristotele è anzi tra i massimi teorici proprio di una concezione dell'astratto
me la flessibile intestazione inscritta dall'avido ricercatore sul. frontespizio di come essenza elegge delconcreto. Del resto;se cisisforza di ricorrere ilmeno
una cartella in cui va continuamente raccogliendo materiale, con il duplice sco possibile agli «-ismi», e di caratterizzare leidee con riferimenti storici determi
po sia di non smarrirsi nella sovrabbondanza di concrete osservazioni, sia di nati, è naturale che molti degli autori presi in esame non stiano da un lato solo.
non cadere in astratti apriorismi, che facciano violenza ai fatti. È il caso anche di Aristotele : «L'asclepiade e il platonico o, in altre parole, l'in
Cosi ad esempio in Del cielo, discutendo il rapporto tra l'ordinamento degli dagatore della natura e l'indagatore dei concetti sono in lotta fra loro. Per quello,
astri dal centro (Terra) ed il numero dei loro moti, Aristotele rifugge dall'aprio l'oggetto proprio della conoscenza, come tipo della piena realtà, è l'essere sin
rismo deduttivista del voler a forza interpretare i moti degli astri secondo ciò golare, il concreto; per questo, il generale, Pastratto... Ogni tentativo di ridurre
che «potrebbe parer ragionevole»: cioè che astri piu distanti dalla Terra ab la portata di questa contraddizione sarebbe vano» [Gomperz I896, trad. it. IV,
biano anche moti via via meno numerosi. Per l'asclepiade, che aveva potuto P. III ].
osservare di persona un'eclissi di Marte ad opera della Luna, questa apparente Basta rammentare un drammatico passo della Metafisica [Ioz8b, 2-4], in
«ragionevolezza» nulla vale contro l'osservazione empirica: «Accade invece il cui, sul fondamentale problema della propria riflessione, quello delpoucr<x(la
contrario : il Sole e la Luna compiono minor numero di movimenti che non al «sostanza»), Aristotele quasi confessa di disperare di poter mai giungere in por
cuni pianeti. Eppure questi sono piu dei primi lontani dal centro, e piu prossimi to: «È un problema che ha sempre costituito oggetto di ricerca e sempre di dub
al corpo primo; per alcuni astri, questo l'abbiamo potuto constatare anche con bio, e continua anche oggi a costituirlo, e sempre lo costituirà». Anche qui è uno
la nostra vista: abbiamo visto infatti la Luna passare in fase di metà davanti dei segreti della meravigliosa flessibilità della gnoseologia aristotelica, che con
alla stella di Marte, e Marte, nascosto dapprima dalla parte oscura di essa, uscire venti secoli d'anticipo ripudia l'ossificato sragionare per stereotipi.
da quella visibile e luminosa» [Del cielo, zg tb, 33 - 292a, 5]. Posizione feconda nella storia della cultura, questo tipo di nominalismo pre
Per Aristotele, dunque, la concreta realtà dei fatti osservati val piu dell'a senta una vasta gamma di pensatori, e poiché si è ricordato lo spirito enciclo
stratta ragionevolezza; il suo atteggiamento culturale è certamente realista. Se pedico di Aristotele, si può ricordare anche il maggior enciclopedista moderno,
tuttavia la sua teoria astratta del moto relativo dei pianeti è un nome, ciò è a Denis Diderot. Se in Aristotele troviamo un'esplosione di osservazioni concrete,
causa del suo carattere ipotetico, cioè della cautela gnoseologica con cui Aristo in Diderot troviamo invece interessi si vastissimi, ma quasi punte osservazioni
tele la formula. Anche quando siamo incerti, ed i mezzi di cui disponiarno per dirette : il suo filosofare si nutriva piuttosto di letture e di «esperimenti mq@tali ».
risolvere soddisfacentemente il problema sono pochi, afferma Aristotele, nostro Tipico il suo intervento su di un tema classico della gnoseologia del Sette
compito — per arduo che sia — è tuttavia cercare di capire, «considerando lo zelo cento, il «problema di Molyneux»: le idee astratte che ricaviamo dai concreti
come indizio di modestia piuttosto che di iattanza, se uno per sete di sapere sensibili sono identiche per tutti i sensi, o variano da senso a senso? John Locke
s'appaga anche di tenui giustificazioni intorno alle questioni dove incontriamo cosi lo esponeva [I6q4] : «Supponete un cieco nato che sia oggi un uomo fatto, al .
le difficoltà piu grandi» [ibid., zgtb, zg-27]. L'intenzione di giungere, in ul quale si sia insegnato a distinguere mediante il tatto un cubo da una sfera, dello
tima istanza, ad una concezione realista dell'astratto come legge fondativa del stesso metallo e, a un dipresso, della stessa grandezza, in modo che quando egli
concreto, è ferma; il carattere provvisorio di questa e molte altre affermazioni tocca l'uno e l'altro sappia dire quale sia il cubo e quale la sfera. Supponete che,
aristoteliche è quindi si ipotetico, anche aporetico, ma non agnostico; se la trovandosi posati sopra una tavola il cubo e la sf@.a, questo cieco venga ad
teoria risulterà errata, compito di chi avrà trovato nuovi elementi il correggerla: acquistare la vista. Si domanda se, vedendoli senza toccarli, egli saprebbe ora
«Per la necessità di ragione piu precisa, quando uno vi s'imbatta, si deve esser distinguerli, e dire quale sia il cubo e quale la sfera» (trad. it. I, p. I87 ).
gratia coloro che lescoprono; ma nel nostro caso non abbiamo se non da dire Se la risposta è si, evidentemente l'astratto di cubo e di sfera è uno soltanto,
quella che è la nostra opinione» [ibid., 28yb, 29 — 288a, 2]. identico sia che provenga dalla concreta esperienza del tatto, sia che provenga da
Questa concezione «ipotetica» dell'astratto è diversa dal considerare la co quella della vista. Ma se invece la risposta è no, cioè se il cieco divenuto veg
noscenza come un processoinfinito e progressivo di adeguamento alla realtàdel gente non distingue subito (essendo lesue idee astratte dicubo esfera di origine
concreto. In passi come quelli' qui discussi, Aristotele intende la teoria astratta solo tattile) con la vista una figura dall'altra, allora è evidente l'alterità dell'astrat
ancora come un nome, ma non a causa del suo carattere incompiuto (anche to dalla immediatezza concreta dei singoli sensi. Ebbene, è tipico degli «esperi
l'infinito progresso è, ad ogni istante, incompiuto ), bensi perché, restando come menti mentali» di Diderot, e del suo modo di concepire l'astrazione, chementre
impigliata nella ricchezza del concreto, la teoria sottolinea aporeticamente piu altri (ad esempio Réaumur ) abborracciava l'esperimento di un'operazione alle
l'aspetto ipotetico-congetturale che non quello realista, riproponendo cosi un cateratte, Diderot tenti una soluzione del problema « filosofando con gli amici »,
diaframma, seppur provvisorio,tra idue estremi. andando a far visita ad un cieco, colloquiando idealmente con un grande ma
Come la ricchezza di Hegel non si esaurisce nell'apriorismo idealista, cosi tematico cieco allora da poco scomparso ; egli esamina insomma un vasto ven
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taglio di temi filosofici, concludendo infine con una geniale soluzione del pro cuzione di un'opera che non potrà mai essere compiuta» [ibid., VI]. Cosi,
blema. l'audacia è continuamente temperata da espressioni come «mi sembra che...»,
Convinto che «un'ipotesi non è un fatto», Diderot è tuttavia audacissimo in e queste a loro volta corrette dalla valenza realista: «Finché le cose rimangono
quelle che, per distinguerle dalle hypothesesmetafisiche cartesiane, chiama soltanto nel nostro intelletto, sono nostre opinioni; sono nozioni che possono
«congetture» [ I753, passim], e delle quali si avvale per evitare sia l'apriorismo, essere vere ofalse,accettate o contraddette. Esse acquistano consistenza solo
sia l'agnosticismo. Come Aristotele, anch' egli ritiene che «i fatti, di qualunque legandosi agli esseri esterni» [ibid., VII].
tipo, sono la vera ricchezza del filosofo» [ibid., XX], e rifugge dal deduzionisrno, Il nominalismo realista illustrato in questo paragrafo è dunque un sublime
che, «invece di rettificare le nostre nozioni sugli esseri, sembra... voler model eclettismo: ne fanno fede le testimonianze di Aristotele e Diderot: in essi, ed
lare gli esseri sulle nostre nozioni » [ibid., XLVIII]. in tutti gli altri numerosi autori che possono esser ricondotti sotto questo eclet
La spinta a congetturare viene a Diderot dall'esigenza di capire le radici tismo, la provvisorietà ipotetica, quando c'è, non è la geremiade sull'inconosci
profonde della «grande révolution dans les sciences» che egli ha coscienza di bilità del mondo reale, ma la fresca acqua che disseta l'atleta nello sforzo e gli
vivere [ibid., IV] ; erano, quelli dell'Encyclopédie,anni di febbrili discussioni e dà nuova lena.
scoperte in campi quali embriologia, elettricità, magnetismo, geologia, botanica,
ecc. Di fronte alla messe, sempre piu abbondante, di nuovi dati empirici, Di
derot congettura per non rinunciare ad una comprensione generale, unitaria e 3. La concezione realista.
razionale. La sua congettura è realista al punto da farlo diffidare persino della
fisica matematica di d'Alembert, ed è certo anche alla di lui concezione dell'a La concezione realista dell'astratto come essenza, legge fondatrice, «verità»
stratto come «fantasma» che Diderot si riferisce quando afferma: «La cosadel del concreto, è antica quanto il pensiero umano, inteso anche in senso non stret
matematico non esiste in natura piu di quella del giocatore. Si tratta, nell'uno tamente filosofico. Sua caratteristica è la negazione che vi sia un diaframma
e nell'altro caso, di questione di convenzioni». Al matematico, che conosce solo gnoseologico insuperabile tra le cose ed i processi del mondo reale, e la loro
«fantasmi», ritorce l'accusa che questi aveva rivolto al metafisico: «C'est un conoscibilità. Non intaccano questo realismo conoscitivo né la possibilità
homme qui ne sait rien» [ibid., III]. sempre presente, anche nella piu compiuta e «vera» delle teorie — di «errori»,
La congettura di Diderot è quindi un nome non per agnosticismo né per e nemmeno il fatto che la ricapitolazione del concreto nell'astratto, cioè nel pen
apriorismo, ma per avidità di sapere, di comprendere in modo unitario, siste siero, sia incompiuta, perché infinitamente progressiva. Ciò che importa, è che la
matico, i fatti concreti: «L'assoluta indipendenza anche di un solo fatto è realtà sia intesa come conoscibile, e che la specifica teoria volta a volta formulata
incompatibile con l'idea del tutto, e senza l'idea del tutto non vi sarebbe piu per conoscerlasiaintesa come aderente ad essa,non che ilprogresso del sapere
filosofia» [ibid., XI]. La congettura cerca, nel coacervo dei fenomeni, il concreto ne mostripoi ilcarattere lacunoso od errato.Ne scaturisceuna relazione molto
fondamentale, piu profondo, esplicativo degli altri: il «fenomeno centrale, che complessa tra verità ed errore, In questa prospettiva realista, l'ottimismo del
può gettare luce non solo sui fenomeni che conosciamo, ma anche su tutti quelli poter conoscere, ed il pessimismo degli ostacoli che occorre superare si intrec
che il tempo farà scoprire, che può unirli e formare un sistema» [ibid., XLV]. ciano strettamente; ma, dal punto di vista gnoseologico, l'ottimismo è il tratto
Il carattere realista di queste astrazioni è reso evidente anche dalla loro matrice dominante.
empirica:certo la congettura è «presentimento», «ispirazione», «stravaganza»,
o addirittura «mania», «demone» socratico [ibid., XXIX-XXXI], ma non è
3.I. Astrazione e «divenire».
campata nel vuoto : poggia invece sull'annosa dimestichezza con la natura, è le
gittima solo in chi osserva incessantemente. I problemi della capacità designativa reale dell'astratto appaiono con parti
Come in Aristotele, anche in Diderot il diaframma che fa dell'astratto un colare evidenza quando il concreto sia inteso come diveniente; colto, cioè, nel
nome viene dal restar quasi impigliati nella ricchezza dei fatti; la difficoltà a suo perenne mutarsi e trasformarsi. Qual è, allora, il concreto? E come viene
districarsene è il rovescio della medaglia dell'audacia congetturale; nel caso di colto dall'astratto?
Diderot è, di fronte alla rivoluzione scientifica che sapeva in atto, un'accen Un suggestivo esempio di fiducia nell'aderenza dell'astratto al reale, pur
tuazione di entrambi gli aspetti della modestia socratica: sapere, si, di non sape quando questo sia considerato in perenne mutamento, ci offre Eraclito. L'in
re, ma con la serena sicurezza del responso oracolare, che lo designava come il trecciarsi, nella prospettiva realista, dell'ottimismo conoscitivo con il pessimi
piu sapiente tra i Greci. Il diaframma tuttavia c'è, e risulta con particolare eviden smo dell'infinità del cammino della conoscenza, è da lui espresso chiaramente:
za quando, di uno stesso fenomeno, Diderot propone congetture esplicative di «Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potre
verse, anzi addirittura opposte. E anche in Diderot troviamo un pessimismo che sti mai trovare i confini dell' anima: cosi profondo è il suo Xáyoq» [Diels e Kranz
ricorda il citato passo della Metafisica: «Qual è dunque il nostro scopo> I 'ese iggi; 22, B.45 ]; ma l'ottimismo è l'elemento dominante, espresso anche nel
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Dialettica - Enciclopedia Einaudi [1982]

  • 1. E NCICLOPEDIA E I N A UD I [ 1 9 8 2 ] DIALETTI CA Diego Marconi — DIALETTICA p ag .4 Enrico Rambaldi — ASTRATTO/CONCRETO p ag.l l Enrico Rambaldi — DIALETTICA pag.36 Enrico Rambaldi — IDENTITÁ/DIFFERENZA pag.67 Enrico Rambaldi — MEDIAZIONE pag.84 Enrico Rambaldi — OPPOSIZIONE/CONTRADDIZIONE pag.100 René Thom — QUALITÁ/QUANTITÁ pag.119 Enrico Rambaldi e Paolo Tincati — TOTALITÁ pag.128 Fernando Gil e Jean Petitot — UNO/MOLTI pag.138
  • 2. Dialettica 78 79 Dialettica cà dt O 4O Ocd dl O O O vOcd aO2 cá E M M + a M O dt+ dl dt OOO4 O NOOU dl -dl + QNM g g O a O O O2b0 ++dl cd O O 4 Q t à0 E dl df '+ccl Zt OOOV ccl dl N tlà ò@ O v + MMccl E E VOV V + dl dl a O dt Oà0 '+ U 'a a E cd df + M v a o V f v cd ccl dt dJ O O V Vdt V V U V V OV S 2 a dl M M dt V O v g V dt V dl dl c4 cn 00 à0 dl . O o E E astratto /concreto 3 4 6 5 3 56635 468686 673686 6775 3 65 7 ' 3 3 I 5 7 • 6 4 z ' 5 6 8 6 6 dialettica 2 4 2 3 2 I I 6 4 4 z 3 2 ' 3 3 5 6 4 7 3 identità /differenza 5 z 3 6 7 4 53333 7475S 2I 8 5 7 6 7 4 5 3 6 S 6 4 7 7 6 6 mediazione 3 3 3 5 2 S 4 ' • 4 4 3 3 3 2 opposizione/contradd. 5 4 4 7 4 3 4 4 8 6 z 4 3 7 5 6 • 6 6 6 8 7 S 4 qualità/quantità s 5 9 3 4 6 4 7 7 4 3 5 4 5 5 7 • S 6 4 3 6 4 7 6 6 totalità 2 4 4 3 z 8766 7 4 • 6 S ' 4 4 4 ' 3 uno/molti 4 3 dt 4 ld dl dl a E à0 'aOG d t Q E o O Ob0 O +dt v v Q v lO4 dl dh cd dl O E M o a OQ cd V OV 2cd E2 V A V dl Zl O O dl O N + M V dl N 4O è Qdt O ca a ON aO GOàà + dl dl O M dl + O B ò0 Q E OGd +I E dt O dt M O+ E E E 4 dl O dl O O O O 2 o M dtM M M U Q OM M + + + 'g 'g astratto /concreto z 6 6 4 7 5 4 3 5 36 4 dialettica 3 5 3 5 5 4 S 2 S5 6 6 5 3 6 6 4 S 4 6 4 4. 3 5 identità/differenza 3 4 4 6 6 3535S 4 37 6 4 5 5 3 2 3 5 5 4 6 3 7 7 7 7 8 6 6 4 6 6 5 5 5 S 4 6 6 mediazione 2 5 5 2 4 4 3 4 2 5 S 6 3 3 3 2 5 3 z opposizione/contradd. S 5 7 66 6 6 6 2 qualità/quantità 5 5 5 4 3 735 7 74 7 S 7 6 7 6 6 5 3 6 6 4 5 5 5 3 á 4 4 totalità 3 5 4 7 4 4 4 43 5 6 6 4 6 4 5 3 6 6 3 3 á 3 3 4 4 63 4 2 645 S 5 7 4 4 5 5 4 4 4 3 3 5 I uno/molti 6 4 '2 4 3 2 3 5 3 4 2 3 accl ccl +OVV aOOO, Ndh -dt Qdf opposizione/ +dl contraddizione cd O a' V VOVO O dl cd E +O vGdt cd O QO E a cr ++Mcd totalità 4 5 qualità/ totalità uno/ opposizione/contraddizione 6 45 quantità molti dialettica 5 443 medta mediazione 4 I zione identità /differenza 4333 5 astratto( qualità/quantità 2 63 6S 2 43 concreto astratto /concreto 5 "6 2 5 4 identità/uno/molti I 3 dhfferenza
  • 3. ambiguità ~ ~, sllxgolla competenzs/esecuzione »' "Codice Dialettica fonetica j "iljtmsgine ávànguimBa==. Dialetticagrammatica j :v",emfora lessico x/ jj)ssms„' j!i»l/jr i jà/»~)( tinte»/pro~zio~! Q !' )ingua/parola bello/brutto j creatlvita astratto/concmotn~' ., forma ' metrica j espressione poetica-.' . . - : ~ - . l fantastico dlafettàcfà "-:" ' semantica proposizione cgjudiaxh- /b ' senso/significato alfabeto retodea~~ =.~» gUSto identità/di traduzione ascolto imitazione me universali/particolari gesto lmmaginanone anthropos pposizioxe/contraddm~e lettura progetto cultura/culture ' qualità/q~- i • atti linguistici luogo comune riproduzion%iprodumbilità etnocentnsmi dicibi1%ndicibile orale/scritto discorso sensibilità natura/cultura ' decisione uno/ enunciaxione comunicazione parola finzione SPaz»alita arti ritmodistribuzione statistica presupposizione e allusione referente informazione generi scrittura artigianato : giochi narrazione/narratività ctiex=~ artista acculturazioneinduzione statistica voce stilefil ' ofie.='..' attnbuzione civiltà probabilità ragie~ antico/moderno tema/motivo oggetto futurorappresentazione statistica testo produzione artistica teoria/pratica razio~ iona fè ' selvaggio/barbar%ivilizzato sog ', ' etto decadenza escatologia armonia colore escrementi caos/cosmo v ' periodi~ -==; età mitiche melodia disegno/progetto infinito , ~ -:- : " ' toml80o~ genesi fertilitàritmica/metrica abbigliamento visione nascita educazione scalamáCrocmmo/microCoamo '~ ~ nt à " ' . , : ~ ~ = . ===-' .' ' pa ssato/presente canto sensi generazioni suono/rumore coltivazione tisntè~ = . COIPO sessualità infanzia Storia tonale/atonale danza vecchiaia morte cultura materiale amore industria ruralecollezione maschera desiderio vita/morte moda materiali eros fossile credenze ornamento prodotti frontiera isteria clinica memoria dialetto scena ~ .futmoAl - gi c x l guerra pulsione angoscia/colpa cura/normalizzazione rovina/restauro enigma imperi fiaba soma/psiche castrazione e complesso esclusion%ntegrazione »' @ossibilità/necessità j an censura farmaco/droga fuoco gmcalge/gf =' referenza/verità ~ ant nazione mostro cannibalismo sonn%ogno identificazione e transfert follia/deh»»o homo sisternldi iifefimennz, r icorsività » ipote s tattica/strategia popolare dèi inconscio V: mano/zcanufatto stabili//misánfict: =~=' w ~~ ma medicina/medicalizzazione tematiche " . ; o ''= ' "' 'iliensz~ ' ' proverbi divino nevrosi/psicosi normale/anorinale tecnica j marna(À! ' etodo demagogia tradizioni eroi piacere salute/malattia utensile»' ~- .= c entrat%centrato iniziazioneimmagi discriminazione sintomo/diagnosi combinatoria pace repressione magia alimentazione grafo messia servo/sig~~ ~ -t terrore ateo agonismo animalelabirinto bflità, nomo ~~ ~ . tolleranza/intolleranza chierico/laico millennio cerimoniale casta cucinarete donna=-~~~ usa/e&etto utop;s tortura chiesa persona festa domesticamento dipe~ abaco tazza/dubbio . ' ~ ", .'": :,~ violenza diavolo puro/impuro feticcio endogamia/esogamia famiglia fame algoritmo eresia religione gioco incesto vegetale appromimszione bdnvcnzione . . . Ic/gòlfziiikioèè := libertino sogno/visione lutto mdcoio to/indeterminato ' . .. ooooxoc~ libro stregoneria regalità maschile/femminile matnmonio numero peccato rito parentela zero sacro/profano caccia/raccolta i/borghesia totem ' strutturo mxtcmxtschc ' santità dono s economia uomo/donna fommxftnd ~ i / catsgoàe eccedente formazione economico-sociale pastorizia controll%atro iltadlbolf ' Cà»»djflgl tj' lavora consenso/dissenso primitivo energia modo di produzione reciprocità/ridistribuzione "'i»ijjj/ilio analogico/digitale equilibrio /squilibri egemonia/dittatura proprietà intellettuali automa interazione Ietaristo . , 'v ttcè possibilità» . . ,: = ' è'dfsàiikcàglono.='-i:: ' riproduzione libertà intelligenza artificiale or d ine/disordine -:==;.:. Zèofnxiene transizione riduzione ' maggioranza/minoranza * gxfvmndaazèjscarsi&=-: -'- -, macchina organizzazione r!Petlàlolic partiti programma semplice/complesso ,scienza simulazione sistema apprendimento politica accumulazione . ~ cga xlonc =.~ u nunistlasione strumento soglia vtziárabi ~ cab/ l/th , cervello autoregolazione/equilibrazione cèmunità capitale vincolo comportamento cognixione conflitto Crisi e condizionamento induzione/deduzione consuetudine costituzione élite distribmione 'pmléxnmfs i controllo sociale innat%cquisito diritto democrazia/dittatura fabbrica gergo nxtuasà/distcllftl@NIÀ astronomia emozione/motivazione istinto glUstlxls gruppo gestione cosmologie atomo~ la mente operazioni istituzioni marginalità imperialismo àc~ grsvitarione percezione responsabilità opinion impresa,—: luce oonserv~ ar is nzs quoziente mtellettuale poter%utori mercato =: nlxtcr'Ix pubblico/privato merce .',.=' spazio-tempo atmosfera cellula società ctvde u h,j tam moneta .' litosfera dijferenziamento abitazione socializzazione pianificazione oceani immunità. mrticella acqua ' - società profitto pianeti mutazionejselezlone lndlvidualita biologica ambiente plasma .-:~pàzio séciale rendita sole P . . p olimorfismo integrazione città =-:- pronagaz/onc salario universo invecchiamento clima utilità organismo ecumene valore/plusvalore regolazione insediamento agricoltura migrazione città/campagna paesaggio colonie popolazione commercio regione industria eredità ozganfco/Inozgamcsf= : risorse spazio economico gene suolo sviluppo/sottosviluppo genotipo/fenotipo terra razza territorio sangue villaggio
  • 4. Dialettica Astratto/concreto, Dialettica, Identità/differenza, Mediazione, Opposizione/contraddizione, Qualità/quantità, Totalità, Uno/molti A parte l'uso (non privo di tradizione) in cui significa lo stesso che 'arte di argomentare in maniera convincente', la parola+dialettica+ oggi richiama forse soprattutto l'idea di un rapporto che è di distinzione fino all'opposizione e insie me di unità, nella forma dell'identificazione o dell'implicazione reciproca. I termi ni del rapporto possono essere concetti, o aspetti della realtà, o «universali con creti»; la loro opposizione può essere concepita come contrarietà o contraddi zione, o come conflitto effettivo, storico, o come l'una e l'altro insieme; e la loro unità può essere intesa nel senso di una qualche relazione di equivalenza o inve ce come causazione, o generazione, o dipendenza reciproca. Si parla di dialettica di qualcosa(del valore, della natura, dell'illuminismo) per intendere la sussisten za di rapporti dialettici tra i suoi aspetti, parti, «momenti » o fenomeni ; e in que sti casi si ha di solito in mente che l'oggetto in questione, o la sua essenza, debba identificarsi con questi rapporti dialettici. Questi usi odierni della parola 'dialettica' derivano dall'uso che ne fecero Hegel e Marx, e dalle discussioni e volgarizzazioni del loro pensiero. Ma, anche per chiarire l'intreccio concettuale da cui dipende il significato che la parola ha oggi, è utile richiamare alcuni episodi piu antichi della tradizione in cui si è par lato di dialettica. r. Ar t edelladistinzione. Per esempio, è utile ricordare che non tutti gli usi platonici del termine 'dia lettica' sono connessi con l'immagine del contraddittorio, della discussione a piu voci che anche oggi viene chiamata «dialogo»(il Sto.káysa&m che Platone, nella Repubblica, contrappone all'k,p/(s<v, che è il contendere per riportare la vittoria sull'interlocutore). Iltermine greco porta con sé anche una connotazione discel ta o distinzione (8taù áys<v 'scegliere') ; perciò non è innaturale che Platone, nel sofist, consideri proprio della dialettica il distinguere secondo generi, e il distin guere fraloro generi especie e,in generale,tutte le «note caratteristiche del rea le». La dialettica in questo senso è l'arte della distinzione, l'attività che deter mina il significato proprio di ciascun termine concettuale; il suo compito è l'ana lisi dei concetti, la determinazione delle loro compatibilità, incompatibilità e ge rarchie. Ma proprio nell'esercizio di questo compito la dialettica viene ad assu mere alcuni dei contenuti attraverso cui viene caratterizzata anche oggi: perché l'analisi dei concetti conduce in certi casi a mostrare l'«unità» di un concetto con fl suo «opposto s, e l'uguale sostenibilità di tesi contraddittorie. Dal punto di vi sta dell'uso hegeliano del concetto, il testo chiave di questa trasformazione della
  • 5. i75 Dialettica Sistematica locale i74 tata ontolo ica: dialettica in un metodo per la generazione di contraddizioni è certo il Parmenide g' : per Platone, infatti, la conoscenza fornita dalla di l ttia e ica e cono scenza dell'essere di Platone, che è per Hegel «la piu grande opera d'arte della dialettica antica»: a e essere, e non solo di nessi linguistico-concettuali ap licabili ai feno nella seconda parte del dialogo, infatti, Parmenide analizza il concetto di Uno, meni. La posizione platonica, d'altra parte, si trova di fronte tutte le difficoltà e mostra che assumendo che l'Uno sia, si è indotti ad attribuirgli determinazioni del rapporto fra cose e idee. Se infatti si insiste sull'alterità delle idee ripetto alle cose si mette a rischio sia l'accessibilità della conoscenza concettuale, sia la sua opposte(per esempio molteplicità e non-molteplicità) ; e conseguenze non meno riferibilità alle cose di questo mondo. Ma se d' lt 11 contraddittorie scaturiscono dall'ipotesi che l'Uno non sia. o. a se a tr a parte si annulla la distanza Ma, anche se questo testo platonico è il locus classicusdella tradizione che ve fra idee e cose diventa impossibile tracciare le distinzioni indispensabili a evitare de nella dialettica un metodo argomentativo per la generazione di contraddizioni, o a rendere innocue le contraddizioni di tipo zenoniano, e si ricade nella pratica questa versione della dialettica non è tipica di Platone. Erano stati i filosofi di puramente refutativa della dialettica, alla maniera degli eleati e di certi sofisti. Elea, e in particolare Zenone, a praticare lo stile agomentativo che consiste nella 'inizio del Parmenide,il giovane Socrate sembra convinto che per elimi derivazione da una premessa di una tesi con essa contraddittoria, mediante l'a nare a paradossalità delle contraddizioni zenoniane sia sufFiciente la distie a is inzione nalisi dei concetti usati nella premessa; lo scopo di queste argomentazioni era g n ri. Quella cine gli pare veramente preoccupante è la possibilità che essenzialmente refutativo, l'intenzione essendo di dimostrare l'inutilizzabilità ciascun concetto sia dimostrato intrinsecamente contraddittorio. Parmenide, dal dei concetti usati nelle tesi confutate (come quelli di movimento e di moltepli canto suo, metterà anzitutto in discussione la separabilità di idee e cose, che So cità). Identificando in Zenone il padre della dialettica, Aristotele intendeva forse crate à per scontata; e poi, nel «gioco laborioso» della seconda parte del dialogo, sminuirne il ruolo, declassandola — contro Platone — a tecnica argomentativa sol dimostrerà proprio le contraddizioni che Socrate aveva riconosc' t do iu o para os e ofis a, queste contraddizioni saranno dissolte so r tt tt tanto refutativa, incapace di costruire scienza. Del resto, anche quando ricono la che o i sce alla dialettica una funzione parzialmente positiva, di «logica del probabile», a c e oggi si ricostruirebbe come distinzione tra due funzioni della copula («è»), Aristotele la concepisce come manipolazione mediante strumenti sillogistici di come segno di identità e come segno di predicazione. Dicendo che, ad esempio, il moto è sia identico sia non identico s'intende d' h premesse non necessariamente vere, ma soltanto possibili. Si tratta quindi di una attività argomentativa che ha in comune con la scienza il ricorso a forme d'argo cipa e 'i entità(il predicato «è identico (a se stesso)» è applicabile al moto ), mentazione valide, ma se ne distingue perché non muove da premesse necessarie. per l'altro non è lo stesso 'che l'identità (il predicat < ' 'd to «è i entico 'a y'» è a'tro Il discorso dialettico non manifestai'essere, ma si limita a mettere in luce le rela a predicato «è in moto»). Si vede quindi come la possibilità di zioni logiche fra tesi controvertibili. E questa accezione del termine 'dialettica', izioni ne analisi concettuale sia legata al «parricidio» nei confronti di Parme nide, cioè alla distinzione di sensi diversi d 11 1 per indicare la manipolazione logica di tesi controvertibili, è ancor oggi corrente. e a paro a essere . Grazie a questa e D'altra parte, il ridimensionamento aristotelico della dialettica apri la via a a a tre distinzioni, le contraddizioni parmenidee p d ' fFiper ono ogni e cacia re uta tiva, e non fanno che esibire l'articolazione delle funzioni dei concetti, una sua rivalutazione, anche se in termini diversi da quelli platonici. Se infatti il discorso dialettico si distingue dalla scienza non per i principi argomentativi a Nasce di qui un problema la cui difficoltà spiega forse perché le forme di en' e orme ipen siero che si richiamano alla d' 1 cui fa appello, ma soltanto per lo statuto attribuito alle premesse, il suo modo di dialettica hanno costantemente assunto come t d' riflession la c'one la coppia +uno/molti+ (e la coppia +identità/differenza+) È difFicile, procedere risulterà indistinguibile dalla logica quando il problema delle premes se sia passato in secondo piano, perché si ritiene che esse siano comunque soltan in atti, scindere l'identità d'un concetto dall'insieme delle sue relazioni con gli al 'I to proposizioni accettate consensualmente dagli interlocutori di una discussione tri concetti: come puo un concetto avere piu usi, piu funzioni logico-semantiche7 essere caratterizzato da insiemi diversi di relazioni con altri concetti? Può un (come pensavano i megarici), o perché (come nello stoicismo) le premesse di concetto essere insieme uno e molti? Una soluzione t d ' 1 d qualsiasi argomentazione sono caratterizzate da un punto di vista epistemologi b ema consiste nella riduzione della molteplicità di funzioni di un concetto alle co, in termini di possibili evidenze sensibili, e non piu da un punto di vista logi 'equivocità del termine ad esso associato. Quand h co-metafisico, in riferimento alla struttura dell'essere. Per questa via, l'identifi uan o pare c e un concetto svolga funzioni logiche diverse non si ha in realt' h f cazione della dialettica con la logica (la teoria delle connessioni legittime fra con ea à a c e are con un concetto, ma con cetti e delle forme d'inferenza valide) diventa dominante nella tarda antichità e una parola usata equivocamente : «Si imponga allora a ciascuna funzione logica un nome diverso» [Meta~sica, xoo6b, i-z ] e si eviterà anche l'apparenza della nel medioevo, almeno fino al secolo xii. contraddizione. Quando un termine è equivoco, basta sostituirgli piu termini istinti. Questa è la soluzione verso cui inclina Aristot 1,o e e, e cio spiega pere é e sue analisi linguistico-concettuali si presentino come distinzioni dei sensi diversi Analisi concettuale come conoscenza dell.'essere. dei termini filosofici piu che come descrizion' d 11' t' 1i e arico azione propria di cia scun concetto, come è invece in Platone. E an h I La concezione stoica della dialettica ricupera in parte l'idea di Platone che anc e a semantica filosofica di oggi tende ainter retareleten e a interpretare le parole che svolgono, nel linguaggio, piu funzioni logica essa sia analisi dei concetti e delle loro relazioni, ma spogliandola della sua por
  • 6. Sistematica locale x76 r77 Dialettica mente distinte come realizzazioni superficiali di parole «profonde» diverse. Cosi, si rinunzia però a dar ragione della parentela che il linguaggio naturale istituisce 3. Forma del processo di risoluzione dei conflitti. fra queste diverse funzioni, usando per l'appunto la stessa parola per tutte. Ovviamente, l'esercizio della dialettica platonica presuppone anche (e prima È indubbio che, in Hegel, l'idea della dialettica si sia sviluppata come forma di tutto ) che si possa determinare il contenuto di ciascun concetto, vale a dire generale della risoluzione dei conflitti e delle scissioni, reali e concettuali al tem l'uso corretto di ciascun termine. Infatti la definizione, cuore della dialettica pla po stesso, su cui si esercitava il suo pensiero negli anni giovanili. La+dialettica+ tonica, non può essere né una mera stipulazione (in quanto tale priva di portata è l'idea di un processomediante il quale i contrasti e i conflitti caratteristici della ontologica) né la registrazione indiscriminata di tutti gli usi linguistici effettivi cultura a cui Hegel partecipa (tra religione naturale e religione positiva, tra Dio di un termine. Questa seconda alternativa darebbe uguale diritto di cittadinanza euomo, traeticae amore, tra intelletto e ragione) trovano una conciliazione che a usi logicamente incompatibili, e soprattutto priverebbe la conoscenza dialettica non è imposta dall'esterno ma generata dal rapporto stesso dei termini in con del suo carattere costruttivo e cumulativo (che corrisponde all'organizzazione fitto, e che non consiste nella semplice soppressione di uno dei due lati del con gerarchica del suo oggetto, il mondo delle idee). Se infatti nessun uso linguistico Ritto a vantaggio dell'altro, ma conserva, sia pure trasformandoli, entrambi i lati, può essere privilegiato, nessuna definizione può essere assunta come definitiva, e soltanto ne abolisce la pretesa di assolutezza. Da questo punto di vista — cioè, sicché non è possibile considerare determinata la posizione relativa di nessuna se la dialettica è considerata un processo di conciliazione dei conflitti, o meglio idea: non è possibile dire «di ciascuna cosa ciò che veramente è», e la dialettica la forma di un tale processo — l'unilateralità dei lati del conflitto coincide con la non riesce a progredire oltre la fase della pura e semplice «enumerazione» che loro pretesa (anche storica) di realizzare l'assoluto, il senso e il fine della storia e Socrate aveva rimproverato a Teeteto. Era stata appunto questa la posizione dei della realtà; e la mediazione in cui consiste il processo dialettico è il reale svolgi cinici : essi avevano sostenuto che tutti gli usi linguistici sono ugualmente legitti mento della dipendenza dei due lati l'uno dall'altro, che Hegel concepisce come mi perché la scelta tra essi è impossibile. Per scegliere, infatti, bisognerebbe di un divenir-altro, in cui l'opposizione, intesa come relazione fra lati presi nella sporre di un criterio fondato su una conoscenza non linguistica dell'essere, in loro unilateralità, viene abolita. Sarà questa dialettica che Marx taccerà di «mi base alla quale determinare come adeguati gli usi conformi all'essere. Ma non si stificazione», perché i conflitti che essa presume di superare conciliandoli sono dà, secondo i cinici, una via d'accesso non linguistica alla realtà (Viano). Di con risolti soltanto idealmente — cioè, dal punto di vista di Marx, nel pensiero ma non seguenza la dialettica come impresa costruttiva è impossibile, e si deve restare nella realtà storica. all'« ignoranza» socratica. La+dialettica+ platonica (e ogni progetto filosofico che intenda perseguire la conoscenza dell'essereattraverso l'analisi concettuale) deve quindi superare lo Metodo dellafilosofia. scoglio costituito dalla pluralità degli usi linguistici dei termini concettuali : se ritiene inaccettabile l'assunzione di presupposti che fungano da criterio di ade Ma la dialettica di Hegel è anche, come già quella di Platone, uno stile argo guatezza per gli usi linguistici, dovrà rintracciare nel modo stesso in cui l'analisi mentativo e un metodo di analisi concettuale. Da questo punto di vista, l'unila viene condotta la garanzia del suo carattere costruttivo e cumulativo e della sua teralità che viene soppressa nel «movimento» dialettico è quella fissità delle de portata ontologica. terminazioni concettuali che Hegel giudica caratteristica del modo di procedere È noto come la filosofia europea abbia assegnato un ruolo importante, da que dell'intelletto, che vuoi determinare una volta per tutte il contenuto di ciascun sto punto di vista, al principio di non-contraddizione, identificando spesso l'ade concetto (e cioè il senso di ciascun termine) ; e la +mediazione+ è, in generale guatezza di una definizione concettuale con la sua non-contraddittorietà; ed è il rapporto per cui il contenuto di ciascun concetto è determinato da altri con ugualmente noto come Kant abbia messo in discussione la portata ontologica cetti (il senso di un termine è determinato mediante altri termini ), o per meglio delle costruzioni concettuali governate dalla non-contraddittorietà, e abbia cer dire da ciò che è altro da quel concetto, dal suo «opposto». La mediazione, in cato la giustificazione dei nessi definitori fra termini concettuali nelle condizioni questo senso, è spesso identificata da Hegel con la «riflessione in sé», cioè con a priori dell'esperienza. Sono legittimi gli usi che caratterizzano complessiva l'identità di un concetto con se stesso solo attraverso altro : la relazione semantica mente un sistema di concetti capace di dar ragione dei caratteri delle conoscenze (che Hegel immagina come un «movimento») fra un termine e i termini diversi di cui di fatto si dispone. Hegel rifiuterà queste soluzioni in quanto dipendenti da esso, che lo definiscono e ne costituiscono l'identità. Questo «movimento» da piu o meno espliciti e consapevoli «presupposti », e perciò indegne di una trova espressione in quella che la Prefazione alla Fenomenologia dello spirito (Pha scienza che si vuole veramente assoluta. Dal punto di vista della discussione svol nomenologiedes Geistes, i8o7 ) chiama «proposizione speculativa»: la forma e ta fin qui, la dialettica hegeliana è caratterizzata dal tentativo di salvare insieme nunciativa caratteristica del testo filosofico hegeliano (e di molta filosofia eu la legittimità dei diversi usi linguistici, la portata ontologica e il carattere cumu ropea dal Rinascimento in poi ), del tipo «il (termine concettuale ti) è il (termine lativo della conoscenza dialettica. concettuale t.,)». In una proposizione di questa forma (per esempio : «L'effettua
  • 7. Sistematica locale t78 ~79 Dialettica le è l'universale») il predicato nega il soggetto mentre lo determina, e il soggetto dal non essere», dice infatti nella Scienza della logica(Wissenschaft der Logik, si determina negandosi nel predicato, che in qualche modo ne pro.de il posto, si t8zz-»6). Schematicamente, il metodo analitico di Hegel consiste dunque (nei pone come la sua «verità». casi come quello citato) nel partire da un certo numero di contesti d'uso del ter Nell'interpretazione di Hegel, ogni proposizione speculativa — e quindi ogni mine concettuale considerato, mostrare, attraverso trasformazioni logiche e se risultato significativo dell'analisi concettuale — è apertamente contraddittoria, e mantiche, che essi comportano conseguenze contraddittorie, e infine interpreta in piu modi. La proposizione (s'intende, nell'interpretazione di Hegel ) asserisce re la ridefinizione del termine (cioè un suo contesto d'uso che l'argomentazione e sancisce al tempo stesso l'+ identità/differenza+ di soggetto e predicato : parla del individua come privilegiato) come coincidente, in prima approssimazione, con soggetto,ma pone lasua essenza nel predicato, e diquiperaltro rimanda al sog il significato di un nuovo termine. Il nuovo termine concettuale si presenta cosi getto come a ciò la cui essenza è posta nel predicato. Hegel, quindi, concepisce come la «verità» del precedente, e la contraddittorietà che esso aveva esibito è quella che si è chiamata «analisi concettuale» — e che egli chiama ad esempio limitata al senso in cui esso era stato inizialmente preso. Rientra fra queste tran «movimento delle essenze pure» — come un procedimento di continua genera sizioni concettuali anche il trapasso della qualità nella quantità (a cui Hegel attri zione di contraddizioni, e in ciò si riallaccia alla tradizione «refutativa» della dia buisce maggiore importanza che alla molto piu celebrata «conversione» della lettica e alla seconda parte del Parmenide.Dialettico non è soltanto quel momen quantità nella qualità) (cfr. l'articolo+Qualità/quantità+), to del discorso filosofico in cui viene alla luce l'inadeguatezza delle determinazio ni concettuali che ne sono oggetto, come appare da certi testi hegeliani ; + dialetti ca+ è anche l'analisi concettuale come tale, il considerare i puri pensieri in sé e Idealismo e dialettica. per sé; la dialettica, per Hegel, è « la natura stessa del pensiero», ed è tale non in quanto evita le contraddizioni, ma in quanto le genera. La dialettica è al tempo L'arbitrarietà, che è stata tanto spesso rimproverata alle argomentazioni dia stessoil procedimento di generazione di contraddizioni e l'analisi concettuale do lettiche di Hegel, si annida effettivamente nella trasformazioni mediante le quali tata di portata ontologica, la forma filosofica della conoscenza dell assoluto. He 11> usi accettati di un termine dànno luogo a conseguenze contraddittorie. Si deve gel riesce a tenere insieme queste due funzioni della dialettica, che in Platone però notare che la contraddizione fondamentale, che Hegel ritrova continuamen erano tendenzialmente incompatibili, perché ridimensiona il valore refutativo te in tutte le sue analisi, non è generata con mezzi sofistici: è quella, di cui si è della generazione di contraddizioni : che il pensiero si impigli in contraddizioni già detto, fra l'autonomia semantica di un termine concettuale e il suo definirsi non comporta l'invalidità del suo modo di procedere e non deve indurre alla per mezzo di altri termini. Che la relazione semantica che si esprime nella defini «misologia» e alla rivalutazione del «sapere immediato». Cio che la contraddizio zione (e in ogni predicazione non accidentale) sia considerata una contraddizione ne rivela come « insoddisfacente» non è il procedimento della ragione, ma l'unila appare difficilmente comprensibile, se non si tiene conto del fatto che il discor teralità delle determinazioni separate poste dall'intelletto. Hegel si guarda bene so dialettico di Hegel vuole essere conoscenzadell'assoluto ; ogni determinazione dal sostenere che la generazione di contraddizioni del discorso non abbia nessun concettualeche viene presa inesame dal discorso è candidata ad esprimere l'as valore refutativo: una determinazione concettuale di cui è stata determinata la contraddittorietà «è spinta oltre se stessa», «si distrugge in sé»; se è vero ' vero che la soluto, e perciò la sua dipendenza da altro è una contraddizione, che impone di considerarla inadeguata comeformulazione dell'assoluto. Si vede quindi come la dialettica non ha «soltanto un risultato negativo», essa ha sempre ancheun risul categoria di +totalità+ sia suscitata dal modo stesso in cui è organizzata l'argo tato negativo. Ciò che caratterizza l'atteggiamento hegeliano nei confronti della mentazione dialettica: il discorso dialettico non può arrestarsi finché non abbia contraddizione non è affatto la pacifica accettazione dei risultati contraddittori conseguito il punto di vista della totalità, perché nessuna formulazione dell'asso dell'analisi concettuale, bensi l'idea che il superamento della contraddizione non luto che lasci fuori di sé qualche determinazione — rispetto a cui, cioè, si dia un consista nella pura e semplice eliminazione dei concetti che la generano, o del «altro» — può considerarsi adeguata. loro valore conoscitivo (come nella Dialettica trascendentale di Kant ), ma sia in In pratica, ciò significa che — in linea di principio — il discorso dialettico deve dotto dai concetti contraddittori stessi. Il risultato positivo della dialettica è ap dare un posto a tutti gli usi di tutti i termini concettuali. Come già Hegel aveva punto la riformulazione a cui la contraddittorietà costringe i concetti contraddit detto nellaPrefazione alla Fenomenologia, l'assoluto non può che configurarsi tori. Per fare un esempio fra i tanti, il concetto di qualcosarisulta contraddittorio, come il risultato di un'esplorazione completa del sistema dei concetti. Hegel, secondo Hegel, perché qualcosa è costituito, di contro ad altro, dal suo limite, quindi, concorda con la posizione che si è attribuita ai filosofi cinici nel ritenere cioè da ciò che il qualcosa non è; il qualcosa ha il suo essere nel suo non essere. che non sia possibile privilegiare a priori nessun uso linguistico; ma da ciò non Ma ciò che è costituito dal suo non essere non è altro che ciò che viene chiamato segue, nel suo pensiero, che la dialettica debba rinunziare al suo carattere cu il «finito»: «Quando delle cose diciamo che son finite, con ciò s'intende che non mulativo e alla sua portata ontologica. Il carattere cumulativo è assicurato dal solo hanno una determinatezza... non solo son limitate, cosi da avere poi un es fatto che gli usi linguistici non sono semplicemente giustapposti, ma fatti gene serci fuor del loro limite, — ma che anzi la lor natura, il loro essere, è costituito rare l'uno dall'altro mediante lo sfruttamento sistematico della polisemia e am
  • 8. r8r Dialetticar8oSistematica locale biguità sintattica delle espressioni che figurano nelle definizioni dei te. mini con care un punto dello spazio, ad esempio ; ma il punto è effettivamente individuato cettuali. Per questo si vedono comparire, nelle argomentazioni hegeliane, le ac solo dalle sue relazioni con altri punti, sicché il demonstratumdi un gesto d'osten cezioni in cui i termini filosofici sono stati usati da questo o quel filosofo classico. sione si rivela come un costrutto, non un immediato ma un mediato; e il gesto La portata ontologica, d'altra parte, è garantita proprio dall'assunzione che sem d'ostensione stesso non è il veicolo di un sapere immediato dell'oggetto indivi brava escluderla: se non c'è una via d'accesso all'essere che non sia linguistico duale «concreto», ma un momento di una fase ancora molto povera e astratta del concettuale, non ha senso opporre all'assetto concettuale istituito dal discorso processo di costruzione di un oggetto. Veramente concreta, perché completa dialettico una «realtà» rispetto a cui quell'assetto potrebbe risultare inadeguato. mente determinata,è soltanto la+totalità+. Le «cose» a cui i concetti dovrebbero commisurarsi sono esse stesse concetti, Contro questa concezione, per cui l'indicare è il tentativo contraddittorio di anzi, come Hegel dice nella Scienzadella logica, «un unicoente di ragione — la identificare senza descrivere, alcuni dei pensatori che oggi si chiamano «realisti » cosiddettaCosa insé dellavuota astrazione». In questo senso è corretto afferma sostengono che è il descrivere che può, in certi casi, esser considerato una forma re che la dialettica hegeliana è intrinsecamente idealistica : essa è conoscenza del dell'indicare (Kaplan). Ciò significa, ad esempio, che dicendo «L'automobile l'essere — enon solo esibizione dell'articolazione dei nostri usi linguistici — a con parcheggiata sotto il portone è di mio fratello» non si parla necessariamente di un costrutto, determinato dai predicati «automobile», «parcheggiato», ecc., ma pro dizione che si ammetta che la realtà ci si dà soltanto nel linguaggio. Data questa assunzione, la verità del discorso dialettico dipenderà soltanto dal modo in cui prio dell'oggetto concreto; il senso della descrizione «l'automobile parcheggiata esso si costruisce, dalla sua forma, e non dalla sua adeguatezza materiale a una sottoilportone» serve soltanto a «fissare» l'oggetto dimostrato: è diesso che si realtà data indipendentemente. Perciò non aveva torto Hegel a spendere molte parla, non del generico portatore di certe proprietà. Tant'è vero che ciò che vie pagine per convincere del fatto che il suo metodo era, nonché il migliore, l'unico ne detto può essere vero anche se risultasse che si tratta in realtà di un furgonci possibile per la filosofia ; e anche oggi è il modo in cui si organizza il suo discorso no, o che non è parcheggiato sotto il portone, ecc. I filosofi che si dicono reali sti (Kaplan, Kripke, Putnam) non contestano l'equiparazione hegeliana dei di ciò che costituisce l'aspetto piu controverso della dialettica. mostrativi come 'questo' a espressioni descrittive; ma sostengono che anche le espressioni descrittive «vere e proprie» possono non essere altro che meri veicoli dell'intenzione del parlante di riferirsi a certi oggetti concreti, «dati esistenzial 6. +A s tratto]concreto+. mente». I mezzi linguistici usati per veicolare l'intenzione possono essere consi In quanto rifiuta di commisurarsi ai «dati dell'esperienza» o agli «oggetti derati, in certi casi, come relativamente irrilevanti per il contenuto dell'enuncia concreti », la dialettica di Hegel va incontro alla critica di astrattezza; ma, come è zione ; cosi come la vaghezza di un gesto d'ostensione dal punto di vista di un os noto la sua obiezione è che sommar.>ente concreto è proprio e soltanto il risulta servatore esterno (indico la casa, la porta della casa, o la maniglia della porta del to della dialettica, mentre ciò che al senso comune sembra concreto è in realtà la casa>) non toglie che un'affermazione accompagnata da un gesto d'ostensione astratto. Alla «certezza sensibile» (come la chiama Hegel) pare che il suo oggetto non possa che esser valutata, in molti casi, sulla base dell'intenzione di chi lo —questa cosa qui —le sia dato nella sua interezza e pienezza: e Niente ancora del compie, l'oggetto essa ha tralasciato», egli dice, perché non ha ancora «fatto astrazione» dalle caratteristiche individuali dell'oggetto per determinarlo mediante termini 7. Opposizioni reali e contraddizioni. universali. Ma, contro questa «opinione» o «intenzione» (meinen) della certezza sensibile, «il piu verace è il linguaggio»: nel momento in cui esprime nel linguag Anche il trattamento hegeliano delle nozioni di opposizione e contraddizione gio ciò che le si dà come oggetto, la certezza sensibile lo determina come questo ; ma 'questo' non è che un termine universale, e fra tutti il piu povero di contenu dipende per molti aspetti da assunzioni idealistiche. Kant aveva introdotto già to descrittivo. La certezza sensibile, quindi, mostra di aver determinato il suo nel tp6g la distinzione fra opposizione reale, come quella tra due forze di opposta oggetto — che intende concreto — nella maniera piu astratta, prescindendo da tut direzione che agiscono sullo stesso punto, e contraddizione, tra affermazione e te le sue determinazioni tranne la piu povera: dicendo di qualcosa che è questa negazione di uno stesso predicato rispetto a un soggetto. Hegel e gli altri pensa tori dialettici, Marx incluso, sono stati e sono tuttora accusati di aver obliterato cosa, si enuncia la sua uguaglianza con tutto, piuttosto che la sua differenza. Si può pensare che all'incapacità del linguaggio di esprimere l'intenzione di questa distinzione, confondendo antagonismi reali (che possono essere descritti in maniera non contraddittoria) e contraddizioni logiche. È per lo meno fuor concretezza della certezza sensibile possa rimediare il gesto d ostensione, l indi care. Vi sarebbe allora una maniera extralinguistica di attingere la realtà, e sareb viante — si dice — chiamare «contraddizione» il confiitto fra illuminismo e super bero insieme ristabilite la pretesa di concretezza della sensibilità e la possibilità stizione o la tendenziale incompatibilità fra proprietà privata dei mezzi di pro di portare il linguaggio di fronte a un tribunale non linguistico. Ma, secondo He duzione e carattere sociale della produzione. D'altra parte, già Kant stesso aveva g el il gesto d'ostensione è in sé inefficace. Si può ben avere l'intenzione d'indi notato (nella Nota all'anfibolia dei concetti della ri flessionedella Critica della ra
  • 9. Sistematica locale i8z r8g Dialettica gion pura (Kritik der reinen Uernunft, ip87 )) che la distinzione +opposizio i, / ma si dispone, per cos( dire, naturalmente: i concetti svolgono le loro articola contraddizione+ non si può mantenere se non sulla base della distinzione fra sen zioni, i termini esibiscono le loro possibilità d'uso. Ma, nella realtà, i testi dialet sibilità e intelletto, e tra fenomeni e noumeni. Soltanto nella sensibilità, infatti, tici mostrano continuamente di essere costruiti in base a scelte semantiche e in si trovano le condizioni per rappresentare l'opposizione reale, perché al livello ferenziali opinabili e non piu « inerenti al contenuto» di altre. La stessa genera dei concetti l'opposizione si dà solo come contraddizione. L'opposizione tra due zione di contraddizioni, che contraddistingue questi testi, appare spesso scarsa forze di identica grandezza, ad esempio, si può rappresentare soltanto distin mente sostenuta da motivazioni analitiche intrinseche e determinata invece so guendo le loro direzioni: ma questa distinzione ha bisogno di determinazioni prattutto dall'intenzione, in sé arbitraria, di ottenere appunto contraddizioni. spaziali e perciò appartiene alla sensibilità e riguarda i fenomeni, Senza la di stinzione tra fenomeni e noumeni, dove non c'è contraddizione non c è opposi s Ma se la dialettica non riesce ad essere il metodo di una scienza filosofica «privai ' ' ) di presupposti » —impresa per cui la cultura di oggi ha del resto largamente perso zione. Ma è altrettanto vero che, in mancanza di quella distinzione, dove c è op interesse — essa diventa nient' altro che uno stile dell'analisi del linguaggio, im posizione c'è contraddizione; o, per meglio dire, il solo tipo di opposizione che mensamente significativo per ciò che insegna quanto ai presupposti taciti delle può essere rappresentata senza far uso di determinazioni analitiche spaziali e costruzioni concettuali (presupposti che nella dialettica sono sistematicamente temporali è l'opposizione logica, cioè la contraddizione. Per un pensiero ideali ignorati e violati ), ma privo di particolari privilegi nei confronti di altri stili, che, stico, in cui le distinzioni fra sensibilità e intelletto, fenomeni e noumeni, intui per esempio, riconoscano francamente i presupposti in base a cui compiono le zioni e concetti siano « interne al concetto», la distinzione fra opposizione reale e loro scelte analitiche. [n. M.]. contraddizione non può essere presupposta: che qualcosa sia descritto come un caso diopposizione anziché come una contraddizione dipende dalfatto che siano state effettivamente introdotte nel discorso le determinazioni analitiche necessa rie. Ritenere che esse siano in un certo senso già date, o che debbano essere co Abbagnano, N., e altri munque introdotte perché la realtà stessa lo richiede, equivale a pensare la realtà I958 Stu di sulladialettica, Taylor, Torino. come determinata, e determinata come non contraddittoria, indipendentemen Adorno, Th. W. te dal linguaggio : è la «tenerezza verso il mondo» di cui parla Hegel a proposito r963 Dr ei Studienzu Hegel, Suhrkamp, Frankfurt am Main r966s (trad. it. Il Mulino, Bolo gna t975). del trattamento kantiano della contraddizione. Barth, E. M. t97i De logica van de lidsooorden in de traditionele filosofie, Universitaire Pers Leiden, Leiden (trad. ingl. Reidel, Dordrecht-Boston 1974). 8. La d ialettica come stile di analisi. Fulda, H. F. 1973 Unzulangliche Bemerkungen zur Dialektik, in R. Heede e J. Ritter (a cura di), Hegel-Bi Queste considerazioni dovrebbero anche servire a far vedere come, in Hegel, lanz, Klosterrnann, Frankfurt am Main, pp. a3t-6a. la dialettica come forma della risoluzione dei conflitti non sia, in linea di princi Gadamer, H. G. pio, altra cosa dalla dialettica come modo di organizzazione del discorso filosofi t97I Heg els Dialektik,Mohr, Tubingen (trad. it. Marietti, Torino 1973). co. I conflitti che vengono risolti dialetticamente si dànno soltanto come opposi Hegel, G W. F. zioni fra determinazioni concettuali, e porsi il problema del riscontro empirico i8o7 Pkanomenologie des Geistes, Goebhardt, Bamberg-Wurzburg (trad. it. La Nuova Italia, Firenze r976s). di quelle determinazioni, del loro conflitto e della sua risoluzione presuppone an I812- I 6 Wi ssensckaftder Logik, 3 voli., Schrag, Niirnberg (trad. it. Laterza, Bari t97y ). cora una volta ché si immagini la realtà come data indipendentemente dalla sua i83o Encyklopadie der philosophischen Wissenscitaften im Grundrisse, Oswald, Heidelberg concettualizzazione. Forse anche il «rovesciamento» marxiano della + dialettica+ i83o (trad. it. Laterza, Bari t978 ). non deve essere interpretato come imputazione alla realtà empirica delle rela Kant, I. zioni che Hegel aveva posto tra i concetti, ma come mutamento del punto di vi i763 Versuch, denBegriJf der negativen Grossen in die Welttoeisheit einzufiikren, Kanter, Ko nigsberg (trad. it. in Scritti precritici, Laterza, Bari 1953, pp. a57-3ot ). sta che orienta l'argomentazione dialettica : non piu la falsa coscienza dominante r787 Xritik derreinen Vernunft, Hartknoch, Riga t787s (trad. it. Utet, Torino r967). promossa a idea assoluta, ma la verità dei rapporti sociali compresa dalla scienza Kaplan, D. economica è ciò rispetto a cui le determinazioni concettuali via via prese in esame t978 Dt h a t,in P. Cole (a cura di), Syntax and Semantics,IX. Pragmatics,Academic Press, (in particolare, le categorie dell'«economia borghese») esibiscono la loro inade New York, pp. 2a9-43. Ikripke, S. A. guatezza. Come si è detto, Hegel pensava che nella dialettica la filosofia avesse final t98o Na mingandNecessity, Blackwell, Oxford (trad. it. Boringhieri, Torino r98a). mente trovato il suo metodo, perché in essa il contenuto dei concetti (il significa Marconi, D. to delle parole) non è determinato sulla base di presupposti estrinseci e infondati, 1979 (a cura di) La formauzzazione della dialettica. Hegel, Marx e la logica contemporanea, Rosenberg e Sellier, Torino.
  • 10. Sistematica locale x8g Marx, K. i867 Da s Kapital, libro I, Meissner, Hamburg (trad. it. Einaudi, Torino i975). Pinomaa, L. i97z «Dialektik», in J. Ritter (a cura di ), Historisches Wárterbuch der Philosophie, voi. Il, Schwabe, Basel-Stuttgart, coli. r6g-226. Sarlemijn, A. s97t Hegelsche Dialehtih,De Gruyter, Berlin — New York. Wright, G. H. von r969 Ti m e, Change, and Contradiction,Cambridge University Presa, London (trad. it. par ziale in C. Pizzi (a cura di), La logica del tempo,Boringhieri, Torino x97y, pp. 255-79).
  • 11. Astratto /concreto 080$ t<v<ù X<><T<ù l<l«< X<><l6»>><j («Una e stessa è la via all'in su e la via all'in gi<>») ERACLrrù> ll.<><>, r. Id e e e stereotipi. L'astrazione, capacità dell'uomo di cogliere l'universale, si manifcsl;< in primo luogo nel linguaggio. Già Aristotele addensa nelle Categorie[ra, tfi>~ <!< finizioni grammaticali e sintattiche w<ùv t syopsveùv (di «ciò che viene csl>n s so») e, ventun secoli dopo, Hegel conferma nella Logica [r8rz]: «Ciò <li <»i l'uomo fa linguaggio e ch' egli estrinseca nel linguaggio, contiene — o in I<» ma piu inviluppata e meno pura, o in f o rma elaborata — una catcg<>ri:>» (trad. it. I, p. ro). Innumerevoli dunque, nella storia del pensiero, le indagini sui rapp<>rii I >;< linguaggio ed astrazione, soprattutto a partire da quando, nel xvur sec<>!<>, philosophes vi ravvisarono uno dei problemi centrali della cultura. Travia;»><I<> il vero significato di questa connessione storica della riflessione sull'astr;>ai<>n< con l'analisi della parola e del discorso, con la grammatica e la sintassi, u<»: v» stissima tradizione manualistica caratterizza l'astratto soltanto come l'<sii<> <I> progressive sottrazioni delle componenti accidentali del concreto, il qual«, ;>! I,> fine, verrebbe semplicemente ripresentato (dunque una tautologia), ma in I<»» », pura, depotenziata. E questo, anzi, lo stereotipo corrente sugli astratti : «<»»I>« vane, fuor che nell'aspetto!» fPurg., II, 79]. In via preliminare è quindi da chiarire che sempre —anche in quelle pn>sl >< l tive culturali che intendono la genesi dell'astratto prevalentemente c<»»< riduzione della multiforme varietà accidentale dei concreti — l'astrazi<»>< I>.< enorme peso ed importanza nella cultura umana proprio perché no» i <il<>l; gire dalla ricchezza del reale, bensi tensione ad intendere la complcssilà «>n creta del mondo e dei suoi processi. Se si dimentica questa tensionc, l';>sl <:>Il > scade a trivialità. L'astrazione galileiana, ad esempio — spesso citata qu:<!« l»;«. digma di sottrazione riduttiva —, viene completamente fraintesa, se si s<» v<>l,> sul significato che ha, in essa, la separazione tra qualità primarie (figur;<, »><>l<>, numero) e secondarie (colore, sapore, suono, ecc.) dei corpi concreti. ('i<> < l>< caratterizza questa separazione del «primario» dal «secondario» n<>n i un disinteresse di Galileo per la concretezza del mondo, bensilo sforz<> <I<I.>«> pensiero di appropriarsi in modo determinato (secondo rapporti qu;u>lil;«i«l della realtà del mondo fisico, spogliato della «scorza» per far emergcr«, c<>n l,> ragione, l'astratto quale oggetto peculiare della riflessione scientifica: « I<> <I>« ben che sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una matcri;«> . <> stanza corporea, a concepire insieme ch'ella è terminata e figurata di <!u< sl:> <> quella figura, ch'ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch'ella è h> <l»<': I >
  • 12. Astratto /concreto Iorz IQI 3 Astratto /concreto o quel luogo, in questo o quel tempo, ch'ella si muove o sta ferma, ch'ella no dei soli « innovatori », cioè dei pensatori «originali » ; bensf nel senso — assai tocca o non tocca un altro corpo, ch'ella è una, poche o molte, né per veruna piu modesto ed incomparabilmente piu diffuso — degli uomini che vivono in imaginazione posso separarla da queste condizioni; ma ch'ella debba essere prima persona la problematica delle idee che professano. Tra coloro che hanno bianca orossa,amara o dolce,sonora o muta, digrato o ingrato odore, non sen questo rapporto creativo con il proprio mondo ideale, sono quindi da annove to farmi forza alla mente di doverla apprendere da cotali condizioni necessaria rarsi — insieme ai grandi — anche, ed a pari titolo, non solo i minori, ma piu in mente accompagnata»[Galilei r623, ed. I953 pp. 3II-I z ]. Ma questa astra generale tutti (compresi dunque i non intellettuali ) coloro che vivono le proprie zione delle qualità primarie dalle secondarie, Galileo operava non certo per di idee. Ad esempio ne fanno parte integrante, come diceva Gramsci, i militanti, menticare il mondo reale, bensi per comprenderlo, per fondame la scienza, onde anche quando non arricchiscano direttamente il tessuto ideologico del proprio non piu :< aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto» Pbid.,p. r zr]. partito, e tuttavia lo vivano e lo applichino attivamente nella realtà della vita Analogamente d'Alembert, che pure interpretava l'astrazione come scompo sociale e civile. k chiaro allora chi siano, per converso, i portatori di stereotipi : sizione della concretezza dei corpi sino a lasciarne solo il fantasma («mediante per smaglianti che siano le penne di cui s'ammantano, le loro litanie spengono la tutta una serie di operazioni e astrazioni mentali, noi spogliamo la materia di vita delle idee che toccano : oggi abusano di Marx, come ieri di Hegel, avantieri tutte le proprietà sensibili. Ne resta il fantasma» [Alembert xp5r, trad. it. p. r4]), di Aristotele. Tutte le odierne trivialità contro l'astratto, come pure i fumosi e che considerava una scienza tanto piu rigorosa quanto piu astratta ed intesa richiami alla concretezza, possono scimmiottare la piu vigorosa tra le concezioni solo all'analisi di tali fantasmi e dei loro reciproci rapporti (ed infatti assumeva del mondo, ma non esserne i legittimi eredi. come paradigma dell'astrazione l'algebra, che, studiando «i rapporti stessi in Se dunque nella storia della cultura l'astrazione ha spesso assunto il carattere guise universali», esprime «il limite estremo al quale la contemplazione della di «nome», «fantasma», ciò non significa adatto che di per sé astrarre significhi materia possa condurci » [ibid., p. r5]), non solo era ben lungi dal pensare che si isolarsi dal mondo reale; sempre — purché si tratti di idee, non di stereotipi potesse costringere l'intero e complesso edificio della scienza in questa fanta l'astrarre è, in quanto negazione delle determinazioni del particolare, processo smatica, ma anche riteneva che i fantasmi dell'astrazione fossero validi ed in che genera lacategoria; è dunque «Pimmane potenza del negativo; esso è l'e teressanti solo se utili alla comprensione ed al rinnovamento del mondo rede: nergia del pensareo [Hegel z8op, trad. it. I, p. z6]. Il concetto, qual è appunto «Lo spirito procede nelle sue ricerche in modo tale che, dopo aver generalizzato l'astratto, è lo specifico frutto del pensiero, che condensa nell'universale i tratti le proprie percezioni fino al punto di non poterle ulteriormente scomporre, ri caratterizzanti un enorme numero di concreti. Non nell'agrimensura degli an torna sui suoi passi, ricompone le percezioni già scomposte, e con queste forma tichi Egiziani, ma nella speculazione astratta dei Greci ha inizio la geometria a poco a poco e gradualmente gli esseri reali che sono oggetto immediato e di come scienza.Ed è proprio quest'immane condensazione operata dal pensiero, retto delle nostre sensazioni. Immediatamente connessi ai nostri bisogni, tali il quale costringe la complessità del concreto a dileguare nella semplicità del esseri costituiscono anche l'oggetto precipuo dei nostri studi ; le astrazioni ma l'astratto, a rendere ostico ed esoterico l'astratto a chi non si sobbarchi la fatica tematiche ce ne facilitano la conoscenza, ma sono utili solo in quanto non ci si necessaria a ripercorrerne la genesi; fatica che è la traccia visibile della ric limita ad esse» [ibid,]. Non per nulla, d'Alembert espone la teoria dell'astra chezza della vita in esso inabissata : «si lascia dietro una scia di luce; l'abisso par zione in pagine che introducono alla piu importante opera collettiva moderna, coperto di bianca chioma» [Giobbe, 4z, z4]. che come pochissime altre ha contribuito ad affermare una nuova cultura, e Ecco perché è tanto difficile, per fare un esempio, la semplicità del Tableau con essa un nuovo ordinamento politico e sociale: PEncyclopédie. économiquedi Quesnay, ove la vita concreta del regno di Francia pulsa talmente, Non è pleonastico aver rammentato queste caratteristiche «pratiche» del nello sforzo per comprenderla, che gli occhi del lettore che non vi si soffermi l'astrazione, la sua finalizzazione al mondo reale, sulla quale si tornerà anche con estrema attenzione scorrono quasi smarriti lungo quelle enigmatiche linee piu avanti; oggi sono infatti certamente troppi coloro che, proclamandosi [Quesnay rp58, trad. it. p. rp]. La pregnanza dell'astrazione è resa qui ancor piu «impegnati», presumono di saper congiungere immediatamente, in un torbido evidente dal fatto che ogni singola linea, ogni singola frase appaiono, isolata praticismo, astratto econcreto, e che criticano ogni, come essi dicono, «astrat mente, facilmente comprensibili; ma difficilissima è la comprensione dell'in tezza». Meglio quindi rammentare in primo luogo che il processo di astrazione, sieme di questa astratta ricapitolazione della vita economica: «Mi dice la mar cioè di analisi e scomposizione del concreto, è sempre solo la prima parte della chesa di Pailli, — scrive Quesnay [ibid., p. 9] a Mirabeau, — che siete ancora costruzione della scienza, la quale — da questo estremo limite della piu rarefatta alle prese con il tableau à zig-zag. Esso riguarda è vero tante cose che è diffi semplicità — si volge poi sui suoi passi per principiare, con la sintesi e la ricom cilea8errarne tutteleconcordanze o piuttosto comprenderlo con chiarezza. Si posizione, la ricostruzione del mondo reale, reso ormai conoscibile; e, in secondo può capire come questo zig-zag si formi, senza vederne l'insieme». luogo, che nei «pensatori» l'astrazione è sempre accompagnata da una forte Questa peculiarità dell'astratto, di essere nel contempo semplice e difficile, tensione verso il mondo reale, verso il concreto. appare in ogni campo della cultura, dalla matematica alla poesia; gli esempi po Si intende qui «pensatori » non nel senso dei soli «grandi autori», e nemme trebbero essere infiniti, ma nei due che seguono — scelti appunto ai due «estre
  • 13. Spese del reddito (dedotta l'imposta Fornite dall'agricoltura, prati, pasco si spartiscono In manufatti, abitazioni, imposte, in li, foreste, miniere, pesca, ecc., in ce Spese tra spese produttive Spese teressi monetari, servitori, costi com reali, bevande, carne, legna, bestiame, produttive e spese sterili) sterili merciali, derrate straniere, ecc. materie prime per manufatti, ecc. La vendita reciproca di una classe di Anticipazioni Anticipazioni Gli acquisti reciproci di una classe di spesa all'altra distribuisce il reddito di annuali Reddito annuali spesa dall'altra distribuiscono il red dito di 6oo lire. 6oo lire fra entrambi i lati, il che dà r 1 L 3oo lire a ciascun lato, in aggiunta alle 6oo prodotte - - — -- - - - 6oo ' (t 300L Le due classi spendono in acquisti in anticipazioni, che sono conservate in Prodotti zt,z>» -- retà v----" a Opere, ecc. p arte dei propri p r odotti e i n p a r t e tatte. Ilproprietario trae la sussistenza qui dei prodotti dell'altra classe. 300 Il processo di c i r colazione porta a da queste 6oo lire di reddito, che egli 300L - netto riprodotto — 300" t questa colonna 6oo lire, da cui occorre spende. Le 3oo lire distribuite a ciascu na classe di spesa possono mantenere un <nb s~ - - " --- t'a Our. , 'togliere 3oo lire per le anticipazioni annuali. Restano qui per il salario 3oo uomo in ciascuna classe. Cosi 6oo lire r 5o =- netto riprodotto - x5o 150 ,' lire. di reddito possono mantenere tre capi Vna metà , L'imposta che deve colpire questa clas famiglia. Su questa base, 6oo milioni ,' se di spese è presa dal reddito, che si di reddito possono mantenere tre milio ottiene con le spese riproduttive, e si ni di famiglie, stimate ciascuna di tre 75 =: netto riprodotto -75 75 perde in quest'ultima classe, con l'ecce persone per famiglia. I costi della classe zione di ciò che rientra nella circola delle spese produttive che si riprodu zione, dove è riprodotto allo stesso mo cono anch' essi ogni anno — circa la metà 37 -10'"-- netto riprodotto -37 -10 « 37 — Io' do del reddito e si distribuisce nello dei quali consiste in salari per il lavoro stesso modo tra le due classi. Ma l'impo degli uomini — aggiungono 3oo milioni, sta è sempre prelevata a danno del red che possono mantenere un milione di dito dei proprietari, o delle anticipa capifamiglia a 3oo lire ciascuno. Cosi 18 -r5.=: netto riprodotto -18 -x5 18 -15 zioni degli agricoltori, o del risparmio questi 9oo milioni, che sarebbero an sul consumo. Nei due ultimi casi, l'im nualmente riprodotti dai beni fondiari, posta è distruttiva perché diminuisce potrebbero mantenere r z milioni di persone di ogni età, in conformità con 6azx netto riprodotto — 9 - 7 - 6" 9 7 " nella stessa proporzione la riproduzio ne. Si verifica la stessa cosa per ciò che questo ordine di circolazione e di distri è trasferito all'estero in maniera defini buzione del reddito annuale. Per circo tiva oppure per ciò che è ottenuto sotto lazione qui s'intendono gli acquisti pa gati col reddito. La distribuzione ripar 4 '3 9 =: netto riprodotto -4 -13 -9 4 -'3 -9 forma di patrimonio monetario dagli esattori incaricati della riscossione e tisce il reddito fra gli uomini per il pa della spesa; giacché queste parti del gamento degli acquisti di prima mano, astrazion fatta dal commercio che au l'imposta distolte o sottratte dal rispar 2 - 6 -- 10 netto riprodotto -z --6 -ro 2 -6 --ro mio alle spese produttive, oppure pre menta le vendite e gli acquisti senza ac se sulle anticipazioni degli agricoltori, crescere le cose, e che non è che un so estinguono la riproduzione, ricadono in vrappiu di spese sterili. 3 "- 5 -= netto riprodotto --x - 3 - 5 3 d oppia perdita sui proprietari e d i struggono in definitiva la massa del red dito che fornisce l'imposta la quale deve ricadere solo sul proprietario e non sulle o -xr-- 8== netto riprodotto - o - - 1 1 -8 0 - I I spese riproduttive con Ia rovina dell'a gricoltore, del proprietatio e dello Stato. Figura x. Zig-zag e testo esplicativo della seconda edizio netto riprodotto -o --5 -ro 0 -5 - 1<) ne (1759) del Table<xudi Quesnay. Le anticipaziot<i annuali di un fittavolo, 6oo lixrres,sono ciò di cui di spone all'inizio del ciclo e con cui paga le spese <li produzione. Sulla stessa linea è indicato il red<lit» o - z--xx == netto riprodotto -o --z -- xr 0 ? (6ooL) del proprietario fondiario, pagatogli dal titt;< volo (donde i trattini orizzontali ). Le linee tr;<tt< tt giste diagonali indicano gli acquisti, cioè gli sc:<n<bi, che hanno luogo fra le tre categorie sociali. «('»»1 0 - netto riprodotto --o -- x -5 o --x -5 lo zig-zag, se pienamente compreso, ci rispart»i« molti dettagli e pone sotto gli occhi delle idee 1»< temente intrecciate che la semplice intelligcnz; t t« Totale riprodotto... 6oo lire di reddito e i costi ann«;<t< rebbe molta fatica ad afferrare, districare c ri«»< dell'agricoltura di 6oo lire che la terra restituisce. Cosi I,< nettere verbalmente» (trad. it p . xI ). riproduzione è xzoo lire.
  • 14. Astratto/concreto tox6 IOI 7 Astratto/concreto mi» di matematica e poesia —, questa semplicità complicata dell'astratto è par ticolarmente evidente. vedo, ma non lo credo», esclamava Cantor in una lettera del zr' giugno z 877[Can tor e Dedekind xq37], ed in effetti la semplicità di questa equipotenza è talmente Secondo l'opinione immediata, poiché su di un piano giacciono infinite rette astratta da costituire uno scandalo per la concretezza dell'immaginazione, e da e su ogni retta infiniti punti, sul piano sembrano esserci infinitamente piu punti essere pressoché inconcepibile, se la si disgiunge dalla sua genesi dimostrativa. che sulla retta. Invece, astraendo dalla concretezza visiva di retta e piano, Can Nei seguenti versi di Pindaro [Olimpiche, I, vv. t-tz ], invece, che cantanotor dimostra che i due insiemi (quello costituito da tutti i punti del piano e quello l'astratto concetto della suprema eccellenza (ùptazov), la sintesi che sfronda glicostituito da tutti i punti della retta) sono equipotenti, cioè ugualmente numero si,della stessa cardinalità . aspetti inessenziali dei concreti (acqua, oro, fuoco, sole, tutti presentati — e poi fatti dileguare — come testimoni dell'eccellenza), ha luogo sotto i nostri occhi, nel La dimostrazione di Cantor può essere ricondotta ad indicare l'esistenza di rapido trascorrere da un'immagine all'altra e nell'addensarsi di tutte nella sem una relazione biunivoca tra i punti giacenti in un quadrato e quelli giacenti su plicità di un unico concetto : l'eccellenza. di un lato di esso. Si prenda un segmento unitario (a) e si costruisca su di esso un quadrato (A) ; il teorema è dimostrato se si riesce ad indicare una corrispondenza Ottima è l'acqua. E l'oro, per cui ad ogni punto del piano A corrisponda uno ed un solo punto del seg vampa di fuoco, spicca, mento a, e viceversa. Si prenda un qualsiasi punto P, giacente in A; esso è la notte, oltre fierezze di tesori. Mio cuore, aneli a dire individuato, tramite proiezioni cartesiane, da una coppia di punti (H, K), gia di gare > Oh, non t'incanti, il giorno, centi sui lati. I valori di H e K avranno la particolare rappresentazione decimale piu rovente del sole astro lucente che la prima cifra sia zero, dal momento che giacciono su di un lato pari al seg nel l'aria solinga! Cosi mento unitario. Avremo quindi : H = o,m,marna... (ades.:o,az...) ; K= o,ntnsns... lizza non canterò valida piu d'Olimpia. (ad es.: 0,333.. ) Prendendo ora la prima cifra decimale di H, la prima cifra decimale di K; poi la seconda decimale di H, la seconda di K, ecc., costruiamo il numero Q = o,m,n,m,n,msn,... (ad es.: 0,73$323...) Il punto Q giace su a, e tra z. La c oncezionenominalista. esso ed il punto P = (H, K) vi è una relazione biunivoca (fig. z). Abbiamo cosi gli aspetti fondamentali di una corrispondenza equipotente E necessario distinguere due fondamentali concezioni dell'astrazione: nome tra i punti giacenti su di un piano e quelli giacenti su di una retta: i due in o essenzarealedel concreto. La ripartizione è problematica — «trovare nomi è siemi hanno dunque la stessa cardinalità. Il risultato è raggiunto con grande semplicità, ma la sua astrattezza è tale da lasciare letteralmente increduli: «Lo facile, ma ben altra cosa è pensare per concetti» [Hegel I833, trad. it. I, p. 236] —, ma afferra una differenza effettiva e consente anche di raccogliere dallo stesso lato indirizzi diversi, come pure di collocare uno stesso autore da entram bi i lati. A rigore, il nominalismo in senso stretto (ad esempio quello di Roscellino) è un'eccezione nella storia del pensiero, come del resto lo scetticismo radicale, pirroniano. L'accezione del nominalismo qui accolta è assai piu ampia e com plessa. Improprio quindi un rimando esclusivo alla classica disputa medievale ------- • p sul realismo o no degli universali. In queste pagine, vengono considerati reali sti pensatori per i quali l'universale non è in re; e nominalisti autori per i quali non è affattoineoce. Ciò che conta è laconsiderazione dell'astratto come fon dativa, oppure no, della comprensione reale del concreto. z.t. Il «nominalismo». In primo luogo, si collocano ovviamente dal lato nominalista gli indirizzi di pensiero che negano la conoscibilità reale del mondo e dei suoi processi, pri o Q t vando dunque gli astratti, cioè i concetti, le categorie, le leggi, di effettivo conte Figura z. nuto. Gli indirizzi, dunque, che ritengono esservi un diaframma gnoseologico I due insiemi costituiti da tutti i punti di una retta e da tutti i punti di un piano insormontabile — di qualsiasi natura — tra la conoscenza e la realtà, l'astratto ed il sono equipotenti. concreto.
  • 15. I018 Astratto/concreto IOI 9 Astratto/concreto Gli scettici dichiarati sono gli enfants terriblesdi questa concezione dell'a p-- - - ' t' u'" ' " " " - t f- n t d g fi" t. » [ W.. b „ g , 936. t- d strazione, ma non certo gli unici esponenti. Ecco ad esempio una classica forinu lazione di questo diaframma, propria del Circolo di Vienna: «È... privo di e il fiorire del Circolo di Vienna è connesso con lo i l o d 1 1 significato parlare del significato delle leggi, perché le leggi, non essendo pro scienze; ed infatti questo atteggiamento nominalista è molto diffuso, nel nostro posizioni e non potendo quindi essere verificate, non possono significare alC ) secolo, tra gli scienziati. Conoscere, afferma ad esempio il fisico Bridgman, si cun fatto. Esse hanno un significato solo in quanto sono gli schemi da cui si gnifica solo estrapolare (nell'ambito delle osservazioni che si compiono nel ga binetto scientifico, cioè delle operazioni che si fanno con gli strumenti ) «le linee... del nostro meccanismo mentale» [Bridgman I9zp, trad. it. p. I8o ]]> senza aver per questo un'effettiva aderenza alla realtà della natura. Il concetto, dunque, non riflette la realtà, ma riassume solo le nostre operazioni : «In gene rale, per concetto noi non intendiamo altro che un gruppo di operazioni; il concetto èsinonimo del corrispondente gruppo di operazioni »[ibid., p. z5]. Proprio questo,che laconoscenza non raggiunga larealtàdelmondo esterno, Figura 3. qual è indipendentemente dalla nostra percezione, è il tratto che caratterizza La «circostanza determinante» di Archimede. tutti gli indirizzi di questa forma di nominalismo; l'astratto è allora — ed in « Immaginiamo un'asta rigida, dal cui peso facciamo astrazione. Essa ha un punto di appoggio. Sospendiamo due pesi uguali a uguali distanze da questo punto. Che i pesi senso proprio — solo un nome. Negandosi l'imperio della realtà sul pensiero, siano in equilibrio è una supposizione da cui Archimede parte» ; circostanza determinante la conoscenza si restringe ad un complesso di sensazioni il cui rielaborato intel sono dunque «i pesi e le loro distanze» [Mach i883, trad. it. pp. 43-44 ]. lettuale decade a schema. «Una legge ricavata dall'osservazione fattuale non può abbracciare l'intero fenomeno nella sua infinita ricchezza, nella sua ine sauribile complessità, e ne dà piuttosto uno schizzo, mettendo unilateralmen te in evidenza l'aspetto importante per lo scopo tecnico (o scientifico) che si ha in vista. Quali aspetti vengano considerati dipende dunque da circostanze ac cidentali, anzi dal]'arbitrio del]'osservatore», scrive Mach [I883, trad. it. p. Ioz ].n tal modo l'impostazione in sé corretta che i principi di una scienza siano nella storia della loro formulazione, cioè che «la vera relazione che esiste tra i diversi principi è di ordine storico»[iáid., p. Io6], viene immeschinita in una serie di atti contingenti ed arbitrari, che non hanno intrinseca necessità: no a necessità derivante dal fatto che una serie di fenomeni sia ' ' l' ' d'omeni sia piu esp icativa i altri, cioè che vi sia una gerarchia nei livelli di astrazione scientifica, per cui un ambito piu profondo può essere esplicativo di uno meno profondo; non la necessità derivante dal piu ampio contesto storico; nemmeno la necessità che o sviluppo di una teoria sia dettato anche da una logica interna, cioè dal con tinuo ripensamento per renderla piu ampia, piu rigorosa, capace di ridurre apo rie ed intere strutture formali e sperimentali a casi particolari di teorie sempre piu generali. Figura 4. Secondo Mach, ad esempio, sarebbe dipeso «da circostanze accidentali, anzi La «circostanza determinante» di Stevin. a l'arbitrio» (invece che dalla tradizione scientifica di cui era erede e dai proble «Stevin procede nel modo seguente. Considera un prisma di base triangolare, i cui mi 'tecnici' che affrontava) che Archimede abbia sce]to, come circostanza deter spigoli sono disposti in posizione orizzontale... Sia, per esempio, AB = zAC, e BC sia minante, cioè come incipit della trattazione scientifica, come problema basilare orizzontale. Stevin appoggia su questo prisma un filo chiuso reggente quattordici palle equidistanti, del medesimo peso». Questa pesante collana non può che stare in equilibrio ; da cui prender le mosse e su cui fondare tutta la costruzione dimostrativa, il se infatti si muovesse, poiché la configurazione del sistema non muterebbe durante il «caso piu particolare che si possa pensare», procedendo poi per induzione ai movimento, una volta in moto continuerebbe indefinitamente a muoversi, realizzando casi generali ; arbitraria in Stevin, quasi due millenni dopo (!), la scelta invece, un perpetuum mobile, il che sarebbe assurdo. Possiamo ora togliere la parte BDC della come circostanza determinante, di un problema di equilibrio che implica «sin collana, che è simmetrica, senza rompere l' equilibrio ;la parte AB fa dunque equilibrio alla parte AC. Ne viene un risultato generalissimo: «che su piani inclinati di uguale al a 'inizio una concezione molto generale» [ibid., pp. 6z, Ioz-3] della statica, tezza, pesi uguali agiscono in ragione inversa della lunghezza dei piani » [ibid., pp. g7-S8]. da cui procedere deduttivamente.
  • 16. Astratto/concreto I 020 I02I Astratto/concreto Riguardo al primo tipo di necessità che il nominalismo respinge (che vi sia teorema fisico sarebbe semplicisticamente «ottenuto per idealizzazione ed astra una gerarchia sistematica nei livelli d'astrazione scientifica), è da osservarsi che zione dalle cause perturbatrici » [ibid., p. 63]. Questa astrazione nominalista non la crisi — certo salutare — del meccanicismo classico non implica affatto la ri depura dunque il concreto di ciò che secundumrem, oggettivamente, è inessenzia nuncia ad una tale stratificazione ontologica ed epistemologica (il problema le per la formulazione della legge scientifica; si limita invece ad impoverirlo, verrà ripreso piu avanti). Anzi, tanto grande è la forza delle cose, che questa ge togliendogli ciò che secundum eocem, soggettivamente ed «arbitrariamente», è rarchia riaffiora anche in ambito nominalista. Bridgman, ad esempio, ritiene che ininteressante e turbativo : «Non riproduciamo mai i fatti n ella loro com l'esperienza della fisica dell'inizio del secolo avvalori «l'idea secondo cui, pe pletezza, ma solo in quei loro aspetti che sono importantiper noi»; «La cosa netrando piu a fondo, il numero dei concetti fondamentali tende a divenire è un'astrazione, il nome è un simbolo per un complessodi elementi, dalle cui va sempre piu piccolo» [I927, trad. it. p. I98]. E poiché tale denominazione desi riazioni astraiamo. Indichiamo l'intero complesso con una sola parola, con un gna i concetti indipendenti, anche le osservazioni diBridgman inducono a unico simbolo, perché abbiamo bisogno di richiamare alla mente in una sola volta ritenere che esistano strutture piu profonde, esplicative rispetto a quelle meno tutte le impressioni che la compongono» [ibid., p. AI]. profonde. Dall'ovvia constatazione che l'astratto non esaurisce la ricchezza del concreto, Non stupisce che Mach sottovaluti la necessità derivante dal piu ampio con si trae dunque una conseguenza agnostica sulla conoscibilità del reale. «Qui sono testo storico ; stupisce invece che egli ripetutamente neghi che vi sia una necessi tà derivante dalla stessa tradizione scientifica, dato che egli stesso illustra spesso manifestamente confuse due questioni, — osserva Lenin [ I909, trad. it. p. II9 ] a proposito di analoga tesi in Bogdanov; — I ) esiste una verità oggettiva, ossia, questo tipo di necessità. Se infatti per un verso ripete spesso che, in ogni teoria scientifica «quali aspetti vengano considerati dipende da circostanze accidentali, possono le rappresentazioni mentali dell'uomo avere un contenuto indipendente 7 anzi dall'arbitrio dell'osservatore» [I883,trad.it.p.62], tuttavia d altra parte col dal soggetto, indipendente sia dall'uomo sia dal genere umano? 2 ) se si, le glie anche che le teorie sorgono pure vuoi per sollecitazioni della realtà esterna, rappresentazioniumane che esprimono una veritàoggettiva possono esprimere senz'altro questa verità integralmente, incondizionatamente, assolutamente, o storica, vuoi soprattutto per le lacune interne alle teorie della tradizione scienti possono soltanto esprimerla in modo relativo, approssimativo?» fica, rispetto alla quale molti scienziati operano un ripensamento critico e meto dico: «La scienza, — scrive infatti altrove, — procede in due modi. La memoria La gerarchia epistemologica galileiana (qualità primarie da far emergere con la forza della ragione dalla «scorza» delle secondarie) è cosi dissolta, non tanto conserva i fatti osservati, le rappresentazioni li riproducono, i pensieri li rico struiscono. Questo è il primo momento. Accade però che, accumulandosi le os perché c'è un ampliamento del campo della fisica, ma soprattutto perché si servazioni, questi tentativi di ricostruzione, realizzati in tempi diversi o nello nega che vi siano elementi oggettivi che costituiscono il supporto «reale» del discorso scientifico. Dalla critica di una tradizione fisica ormai ossificata in un'in stesso modo, mostrino certe manchevolezze per quanto riguarda la corrispon ternretazione dogmaticadel meccanicismo, Mach passa al rifiuto di una conce denza con i fatti [sic! non tutto è arbitrio, dunque] o il loro reciproco accordo. Si zione realista del sapere ; della sua gnoseologia, si può ben dire che è uno dei casi cerca allora di correggere il contenuto dei concetti o, nell'altro caso, di ottenere una lorocoerenza logica.Questo è ilsecondo momento del processo che porta in cui «i tentativi reazionari nascono dal progresso stesso della scienza» [ibid., alla formazione di una scienza naturale» [ibid., pp. I02-3]. p. 3oz]. Egli approda infatti ad un rigido nominalismo: «Non le cose (i corpi), Nella sua teorizzazione nominalista sul carattere esclusivamente economico ma piuttosto i colori, i suoni, le pressioni, gli spazi, le durate (ciò che di solito della formulazione di teorie scientifiche, Mach ignora però il problema — che chiamiamo sensazioni) sono i veri elementi del mondo» [Mach I883, trad. it. pure, si è visto, aveva presente — di una riformulazione sempre piu ampia (e p. AI]. Dunque un fenomenismo radicale, che stravolge la classica imposta zione galileiana, secondo cui la ragione deve penetrare oltre la sensazione imme dei mutamenti qualitativi ) di una teoria, dovuto anche (si tratta di una compo diata per giungere alla realtà profonda: «Non posso trovar termine all'ammira nente fondamentale) al suo sviluppo interno rispetto alla tradizione scientifica, zione mia, conte abbia possuto in Aristarco e nel Copernico far la ragione tanta ma soprattutto imperiosamente imposto e dal progressivo adeguamento alla violenza al senso, che contra a questo ella si sia fatta padrona della loro creduli realtà, e dalle infinite, irresistibili sollecitazioni storiche generali. tà» [Galilei I632, ed. 1953 p. 692].Nella sua formulazione piu rigidamente nominalista della concezione econo Il nominalismo invece fraintende il fatto che in ogni procedimento astrat mica della scienza, Mach riduce quel grande fatto teorico che è la teoria scien tivo c'èuna scelta,per dare senz'altro un'interpretazione soggettivisticadiessa. tifica, ad un espediente : «Tutta la scienza ha lo scopo di sostituire, ossia di eco Invece Galileo sceglieva, si, ma ciò che oggettivamente si manifestava come es nomizzareesperienze»;«non occorrono riflessioni molto profonde per rendersi conto che la funzione economica della scienza coincide con la sua stessa essen senziale per il procedimento scientifico. A proposito di teoremi cinematici, os za»[ibid., p. ao]. Si assolutizza cosi un momento (la semplificazione) del pro serva ad esempio: «De i quali accidenti di gravità, di velocità, ed anco di figura, cesso di astrazione, cancellandone quello fondativo ; lo si riduce esclusivamente come variabili in modi infiniti, non si può dar ferma scienza: e però, per poter alla progressiva sottrazione di elementi perturbatori, sicché l'enunciato di un scientificamente trattar cotal materia, bisogna astrar da essi» [Galilei I638, ed. I9g8 p. 3o3]. Il nominalismo assolutizza e fissa staticamente questo momen
  • 17. Astratto/concreto Iozz I023 Astratto/concreto to di scelta, di semplificazione degli aspetti accidentali, e lo erge a diaframma ricatura perché ipostasi dell'empiria piu comune, volgare. Il corretto rapporto contro la conoscibilità oggettiva del reale. tra astratto e concreto risulta cosi stravolto, «il vero cammino vien preso a ro Per misurare le catastrofiche conseguenze gnoseologiche di questa assolutiz vescio» [Marx i843, trad. it. p. 5z ]. zazione di un momento dell'astrazione, basta paragonare il pensiero di 7vIach Un esempio: il reale referente della hegeliana Filosofia del diritto [ i8zi ] èa quello di Galileo su di uno stesso problema scientifico. Fu per promuovere l'ordinamento giuridico prussiano della restaurazione, in cui, tra altre barbarie, l'intelligenza dell'universo, per mostrare la veridicità (come corrispondenza alla vigeva la norma del maggiorasco. Hegel ne stravolge idealisticamente il signifi realtà) della teoria eliocentrica, che Galileo rifiutò la teoria ipotetica di Osiander cato concreto, pretendendo di dedurla dall'essenza razionale dello Stato, cioè e del cardinale Bellarmino: che l'astronomo possa cioè «escogitare e inventare dall'astratta razionalità : essa — argomenta Hegel — esige che l'aristocrazia si de qualunque ipotesi » gli sia utile per il calcolo dei moti celesti, «non essendo in dichi non a fini particolari, bensi alla razionalità universale, di cui lo Stato sa fatti necessario che queste ipotesi siano vere, e persino nemmeno verisimili, ma rebbe incarnazione,coadiuvando ilmonarca nelgoverno dellacosa pubblica. Ma essendo sufficiente solo questo: che presentino un calcolo conforme alle osser tale dedizione resterebbe contingente — prosegue — se fosse affidata solo alla vazioni» [Copernico i543, trad. it. pp. z-5]. Le piu importanti prove portate buona volontà, sempre soggettiva ed aleatoria, del singolo barone: la si fondi da Galileo a sostegno della teoria copernicana sono profondamente realiste, in dunque sulla nascita (primogenitura; del maschio, naturalmente), e l'indolente gran parte condizionate dalle osservazioni di processi e corpi reali. Mach inve giovin signore sia sottratto alle alterne fortune della proprietà mobiliare: il suo ce si appoggia sulla constatazione (che dal punto di vista matematico è banale) patrimonio sia fondiario ed inalienabile, immune da capricci propri ed altrui, che si può .dare una sia pur complicatissima descrizione matematica della teoria al riparoanche dall'amorevolezza di un padre che vorrebbe lasciarne partiugua geocentrica, per concludere: «La teoria tolemaica e quella copernicana sono sol li a figli ugualmente amati. «Il patrimonio diviene quindi un fondo ereditario tanto interpretazioni, ed entrambe ugualmente valide»[Mach i883, trad. it. p. inalienabile, gravato del maggiorasco» [Hegel i8zi, ( 3o6]. z46], «ugualmente corrette,solo che la seconda è piu semplice e piu pratica del Cosi, la bruta esistenza dell'odiosa norma empirica di un istituto giuridico l'altra» [ibid., p. z']. L'«eppur si muove» galileiano si riduce quindi ad un atto viene illusoriamente trasfigurata, mediante un significato astratto altro da quello arbitrario:un a scelta «estetica» [ibid., p. ro4]. che la sua concreta esistenza è ; transustanziato in categoria, il maggiorasco em pirico diviene la matrice «ascosa» di una falsa ed esoterica deduzione, che in z.z. Il «deduttivismo». verità è una mera tautologia dell'esistente concreto. «Proprio perché Hegel muove dai predicati della determinazione generale, anziché dall'ens reale (uwo La distinzione qui proposta consente di collocare uno stesso autore da en xzf lievov, soggetto)» [Marx i843, trad. it. p. 35], ha luogo il corrompimento di trambi i lati, cioè aiuta a vagliare in modo specifico, dall'interno di ogni prospet entrambi gli estremi, sia dell'astratto sia del concreto, che si volgono fittizia tiva culturale, il «nocciolo razionale» dal loglio. Se nome è una concezione del mente l'uno nell'altro: «Il contenuto concreto, la reale determinazione, appare l'astratto che sottende — a qualunque titolo — un diaframma tra realtà e cono come formale; la del tutto astratta determinazione formale appare come il con scenza, tale che al pensiero si precluda di essere la «logica della cosa», ed anzi tenuto concreto» [ibid., pp. zp-z8]. gli s'imponga a forza «una necessità che va contro l'intrinseca essenza della Il diaframma gnoseologico è dunque evidente: per l'idealismo, il lavoro fi cosa» [Marx r843, trad. it. p. i6 ], allora anche lo hegelismo, laddove l'ordito losofico non è comprendere con il pensiero le determinazioni concrete del reale, idealista si erge a «sipario» che vela l'effettiva comprensione della realtà, è una bensi far volatilizzare le determinazioni concrete in astratti pensieri: «il momen forma di nominalismo. to filosofico non è la logica della cosa, bensi la cosa della logica» [ihid., p. z8]. La pretesa idealista di dedurre a priori la realtà dal pensiero, il concreto dall'astratto, impone infatti di calare un diaframma, un «sipario», tra i due estre 2.3. L'«eclettismo».mi ; diaframma che si manifesta tangibilmente nell'inversione del corretto rap porto traastratto e concreto. Seppur diversamente che in z.i, anche cosi ha L'astratto è un nome anche quando svolge si la funzione di designare una luogo un depotenziamento: il concreto decade a parvenza dell'astratto. L'a realtà esterna, ma in modo ipotetico, in una sistemazione provvisoria del sa stratto allora non è piu categoria che si predichi della concreta realtà, bensi la pere. È stata suggestivamente indicata la compresenza in Aristotele di due ani concreta realtà diviene predicato dell'idea. Il concreto diventa una caricatura me: quella dell'acuto osservatore empirico, dell'«asclepiade» che dagli ante dell'astratto: «La realtà non viene espressa come se stessa,ma come una realtà nati medici aveva ereditato smisurata passione per l'osservazione sperimentale, diversa» [ibid., p. i8] ; ma il concreto vendica l'affronto, e, «come Satana, che l'«enciclopedista bramoso di tutto sapere» [Gomperz r8g6, trad. it. IV, p. 83], e non vollescendere all'inferno finché non ebbe trascinato con sé,per farsene el quella del «platonico», tutto teso all'astrazione ed alla morfologia filosofica mo, una parte vivente del cielo» [Melville, Moáy Dick, cap. cxxxv], esso infetta astratta, appresa all'Accademia. della propriapiu crassa esistenza empirica l'astratto, a sua volta ridotto a ca Proprio Aristotele asclepiade è tra i massimi esponenti di questo indirizzo
  • 18. Astratto/concreto I02 4 IO2 5 Astratto/concreto di nominalismo realistico. Quanti lò credono un roccioso dogmatico si ricre neppure quella di Aristotele asdlepiade si esaurisce nelle connotazioni aporeti derebbero,leggendone pagine in cui spesso laformulazione astrattaappare co che ; Aristotele è anzi tra i massimi teorici proprio di una concezione dell'astratto me la flessibile intestazione inscritta dall'avido ricercatore sul. frontespizio di come essenza elegge delconcreto. Del resto;se cisisforza di ricorrere ilmeno una cartella in cui va continuamente raccogliendo materiale, con il duplice sco possibile agli «-ismi», e di caratterizzare leidee con riferimenti storici determi po sia di non smarrirsi nella sovrabbondanza di concrete osservazioni, sia di nati, è naturale che molti degli autori presi in esame non stiano da un lato solo. non cadere in astratti apriorismi, che facciano violenza ai fatti. È il caso anche di Aristotele : «L'asclepiade e il platonico o, in altre parole, l'in Cosi ad esempio in Del cielo, discutendo il rapporto tra l'ordinamento degli dagatore della natura e l'indagatore dei concetti sono in lotta fra loro. Per quello, astri dal centro (Terra) ed il numero dei loro moti, Aristotele rifugge dall'aprio l'oggetto proprio della conoscenza, come tipo della piena realtà, è l'essere sin rismo deduttivista del voler a forza interpretare i moti degli astri secondo ciò golare, il concreto; per questo, il generale, Pastratto... Ogni tentativo di ridurre che «potrebbe parer ragionevole»: cioè che astri piu distanti dalla Terra ab la portata di questa contraddizione sarebbe vano» [Gomperz I896, trad. it. IV, biano anche moti via via meno numerosi. Per l'asclepiade, che aveva potuto P. III ]. osservare di persona un'eclissi di Marte ad opera della Luna, questa apparente Basta rammentare un drammatico passo della Metafisica [Ioz8b, 2-4], in «ragionevolezza» nulla vale contro l'osservazione empirica: «Accade invece il cui, sul fondamentale problema della propria riflessione, quello delpoucr<x(la contrario : il Sole e la Luna compiono minor numero di movimenti che non al «sostanza»), Aristotele quasi confessa di disperare di poter mai giungere in por cuni pianeti. Eppure questi sono piu dei primi lontani dal centro, e piu prossimi to: «È un problema che ha sempre costituito oggetto di ricerca e sempre di dub al corpo primo; per alcuni astri, questo l'abbiamo potuto constatare anche con bio, e continua anche oggi a costituirlo, e sempre lo costituirà». Anche qui è uno la nostra vista: abbiamo visto infatti la Luna passare in fase di metà davanti dei segreti della meravigliosa flessibilità della gnoseologia aristotelica, che con alla stella di Marte, e Marte, nascosto dapprima dalla parte oscura di essa, uscire venti secoli d'anticipo ripudia l'ossificato sragionare per stereotipi. da quella visibile e luminosa» [Del cielo, zg tb, 33 - 292a, 5]. Posizione feconda nella storia della cultura, questo tipo di nominalismo pre Per Aristotele, dunque, la concreta realtà dei fatti osservati val piu dell'a senta una vasta gamma di pensatori, e poiché si è ricordato lo spirito enciclo stratta ragionevolezza; il suo atteggiamento culturale è certamente realista. Se pedico di Aristotele, si può ricordare anche il maggior enciclopedista moderno, tuttavia la sua teoria astratta del moto relativo dei pianeti è un nome, ciò è a Denis Diderot. Se in Aristotele troviamo un'esplosione di osservazioni concrete, causa del suo carattere ipotetico, cioè della cautela gnoseologica con cui Aristo in Diderot troviamo invece interessi si vastissimi, ma quasi punte osservazioni tele la formula. Anche quando siamo incerti, ed i mezzi di cui disponiarno per dirette : il suo filosofare si nutriva piuttosto di letture e di «esperimenti mq@tali ». risolvere soddisfacentemente il problema sono pochi, afferma Aristotele, nostro Tipico il suo intervento su di un tema classico della gnoseologia del Sette compito — per arduo che sia — è tuttavia cercare di capire, «considerando lo zelo cento, il «problema di Molyneux»: le idee astratte che ricaviamo dai concreti come indizio di modestia piuttosto che di iattanza, se uno per sete di sapere sensibili sono identiche per tutti i sensi, o variano da senso a senso? John Locke s'appaga anche di tenui giustificazioni intorno alle questioni dove incontriamo cosi lo esponeva [I6q4] : «Supponete un cieco nato che sia oggi un uomo fatto, al . le difficoltà piu grandi» [ibid., zgtb, zg-27]. L'intenzione di giungere, in ul quale si sia insegnato a distinguere mediante il tatto un cubo da una sfera, dello tima istanza, ad una concezione realista dell'astratto come legge fondativa del stesso metallo e, a un dipresso, della stessa grandezza, in modo che quando egli concreto, è ferma; il carattere provvisorio di questa e molte altre affermazioni tocca l'uno e l'altro sappia dire quale sia il cubo e quale la sfera. Supponete che, aristoteliche è quindi si ipotetico, anche aporetico, ma non agnostico; se la trovandosi posati sopra una tavola il cubo e la sf@.a, questo cieco venga ad teoria risulterà errata, compito di chi avrà trovato nuovi elementi il correggerla: acquistare la vista. Si domanda se, vedendoli senza toccarli, egli saprebbe ora «Per la necessità di ragione piu precisa, quando uno vi s'imbatta, si deve esser distinguerli, e dire quale sia il cubo e quale la sfera» (trad. it. I, p. I87 ). gratia coloro che lescoprono; ma nel nostro caso non abbiamo se non da dire Se la risposta è si, evidentemente l'astratto di cubo e di sfera è uno soltanto, quella che è la nostra opinione» [ibid., 28yb, 29 — 288a, 2]. identico sia che provenga dalla concreta esperienza del tatto, sia che provenga da Questa concezione «ipotetica» dell'astratto è diversa dal considerare la co quella della vista. Ma se invece la risposta è no, cioè se il cieco divenuto veg noscenza come un processoinfinito e progressivo di adeguamento alla realtàdel gente non distingue subito (essendo lesue idee astratte dicubo esfera di origine concreto. In passi come quelli' qui discussi, Aristotele intende la teoria astratta solo tattile) con la vista una figura dall'altra, allora è evidente l'alterità dell'astrat ancora come un nome, ma non a causa del suo carattere incompiuto (anche to dalla immediatezza concreta dei singoli sensi. Ebbene, è tipico degli «esperi l'infinito progresso è, ad ogni istante, incompiuto ), bensi perché, restando come menti mentali» di Diderot, e del suo modo di concepire l'astrazione, chementre impigliata nella ricchezza del concreto, la teoria sottolinea aporeticamente piu altri (ad esempio Réaumur ) abborracciava l'esperimento di un'operazione alle l'aspetto ipotetico-congetturale che non quello realista, riproponendo cosi un cateratte, Diderot tenti una soluzione del problema « filosofando con gli amici », diaframma, seppur provvisorio,tra idue estremi. andando a far visita ad un cieco, colloquiando idealmente con un grande ma Come la ricchezza di Hegel non si esaurisce nell'apriorismo idealista, cosi tematico cieco allora da poco scomparso ; egli esamina insomma un vasto ven
  • 19. Astratt%oncreto I026 I02 7 Astratto/coticreto taglio di temi filosofici, concludendo infine con una geniale soluzione del pro cuzione di un'opera che non potrà mai essere compiuta» [ibid., VI]. Cosi, blema. l'audacia è continuamente temperata da espressioni come «mi sembra che...», Convinto che «un'ipotesi non è un fatto», Diderot è tuttavia audacissimo in e queste a loro volta corrette dalla valenza realista: «Finché le cose rimangono quelle che, per distinguerle dalle hypothesesmetafisiche cartesiane, chiama soltanto nel nostro intelletto, sono nostre opinioni; sono nozioni che possono «congetture» [ I753, passim], e delle quali si avvale per evitare sia l'apriorismo, essere vere ofalse,accettate o contraddette. Esse acquistano consistenza solo sia l'agnosticismo. Come Aristotele, anch' egli ritiene che «i fatti, di qualunque legandosi agli esseri esterni» [ibid., VII]. tipo, sono la vera ricchezza del filosofo» [ibid., XX], e rifugge dal deduzionisrno, Il nominalismo realista illustrato in questo paragrafo è dunque un sublime che, «invece di rettificare le nostre nozioni sugli esseri, sembra... voler model eclettismo: ne fanno fede le testimonianze di Aristotele e Diderot: in essi, ed lare gli esseri sulle nostre nozioni » [ibid., XLVIII]. in tutti gli altri numerosi autori che possono esser ricondotti sotto questo eclet La spinta a congetturare viene a Diderot dall'esigenza di capire le radici tismo, la provvisorietà ipotetica, quando c'è, non è la geremiade sull'inconosci profonde della «grande révolution dans les sciences» che egli ha coscienza di bilità del mondo reale, ma la fresca acqua che disseta l'atleta nello sforzo e gli vivere [ibid., IV] ; erano, quelli dell'Encyclopédie,anni di febbrili discussioni e dà nuova lena. scoperte in campi quali embriologia, elettricità, magnetismo, geologia, botanica, ecc. Di fronte alla messe, sempre piu abbondante, di nuovi dati empirici, Di derot congettura per non rinunciare ad una comprensione generale, unitaria e 3. La concezione realista. razionale. La sua congettura è realista al punto da farlo diffidare persino della fisica matematica di d'Alembert, ed è certo anche alla di lui concezione dell'a La concezione realista dell'astratto come essenza, legge fondatrice, «verità» stratto come «fantasma» che Diderot si riferisce quando afferma: «La cosadel del concreto, è antica quanto il pensiero umano, inteso anche in senso non stret matematico non esiste in natura piu di quella del giocatore. Si tratta, nell'uno tamente filosofico. Sua caratteristica è la negazione che vi sia un diaframma e nell'altro caso, di questione di convenzioni». Al matematico, che conosce solo gnoseologico insuperabile tra le cose ed i processi del mondo reale, e la loro «fantasmi», ritorce l'accusa che questi aveva rivolto al metafisico: «C'est un conoscibilità. Non intaccano questo realismo conoscitivo né la possibilità homme qui ne sait rien» [ibid., III]. sempre presente, anche nella piu compiuta e «vera» delle teorie — di «errori», La congettura di Diderot è quindi un nome non per agnosticismo né per e nemmeno il fatto che la ricapitolazione del concreto nell'astratto, cioè nel pen apriorismo, ma per avidità di sapere, di comprendere in modo unitario, siste siero, sia incompiuta, perché infinitamente progressiva. Ciò che importa, è che la matico, i fatti concreti: «L'assoluta indipendenza anche di un solo fatto è realtà sia intesa come conoscibile, e che la specifica teoria volta a volta formulata incompatibile con l'idea del tutto, e senza l'idea del tutto non vi sarebbe piu per conoscerlasiaintesa come aderente ad essa,non che ilprogresso del sapere filosofia» [ibid., XI]. La congettura cerca, nel coacervo dei fenomeni, il concreto ne mostripoi ilcarattere lacunoso od errato.Ne scaturisceuna relazione molto fondamentale, piu profondo, esplicativo degli altri: il «fenomeno centrale, che complessa tra verità ed errore, In questa prospettiva realista, l'ottimismo del può gettare luce non solo sui fenomeni che conosciamo, ma anche su tutti quelli poter conoscere, ed il pessimismo degli ostacoli che occorre superare si intrec che il tempo farà scoprire, che può unirli e formare un sistema» [ibid., XLV]. ciano strettamente; ma, dal punto di vista gnoseologico, l'ottimismo è il tratto Il carattere realista di queste astrazioni è reso evidente anche dalla loro matrice dominante. empirica:certo la congettura è «presentimento», «ispirazione», «stravaganza», o addirittura «mania», «demone» socratico [ibid., XXIX-XXXI], ma non è 3.I. Astrazione e «divenire». campata nel vuoto : poggia invece sull'annosa dimestichezza con la natura, è le gittima solo in chi osserva incessantemente. I problemi della capacità designativa reale dell'astratto appaiono con parti Come in Aristotele, anche in Diderot il diaframma che fa dell'astratto un colare evidenza quando il concreto sia inteso come diveniente; colto, cioè, nel nome viene dal restar quasi impigliati nella ricchezza dei fatti; la difficoltà a suo perenne mutarsi e trasformarsi. Qual è, allora, il concreto? E come viene districarsene è il rovescio della medaglia dell'audacia congetturale; nel caso di colto dall'astratto? Diderot è, di fronte alla rivoluzione scientifica che sapeva in atto, un'accen Un suggestivo esempio di fiducia nell'aderenza dell'astratto al reale, pur tuazione di entrambi gli aspetti della modestia socratica: sapere, si, di non sape quando questo sia considerato in perenne mutamento, ci offre Eraclito. L'in re, ma con la serena sicurezza del responso oracolare, che lo designava come il trecciarsi, nella prospettiva realista, dell'ottimismo conoscitivo con il pessimi piu sapiente tra i Greci. Il diaframma tuttavia c'è, e risulta con particolare eviden smo dell'infinità del cammino della conoscenza, è da lui espresso chiaramente: za quando, di uno stesso fenomeno, Diderot propone congetture esplicative di «Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potre verse, anzi addirittura opposte. E anche in Diderot troviamo un pessimismo che sti mai trovare i confini dell' anima: cosi profondo è il suo Xáyoq» [Diels e Kranz ricorda il citato passo della Metafisica: «Qual è dunque il nostro scopo> I 'ese iggi; 22, B.45 ]; ma l'ottimismo è l'elemento dominante, espresso anche nel