mia presentazione sulla neurotraumatologia per gli operatori del soccorso nell'ambito della formazione dei capi-servizio. Si è cercato di presentare i concetti nella maniera meno "specialistica" possibile e più accessibile anche ad un pubblico non professionale. La grande attenzione e dedizione che queste persone mettono nel loro lavoro dovrebbe essere sempre presa ad esempio!
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COMPUTERLAND présente son expertise CLOUD COMPUTING à ses clients et prospects - petit déjeuner 2013oct17
Pour plus d'infos : #AskComputerland. Nos experts répondent à vos questions. http://bit.ly/1fonxAz
Consideration about incentives in Italy and energy efficiencyDario Di Santo
Considerations on incentives for energy efficiency outlined in the conference organized by EDF Fenice at the 1st Energy efficiency campus in Turin on October 17, 2013. Topics covered include: 1. the need for an integrated approach that supports not only the facilities, but also research and development, innovation and information, 2. the positive experience of white certificates and the recent turn of the mechanism towards the industry, 3. the need to invest in energy audits and in monitoring, 4. the opportunities to be seized.
Mind the gap church building in a six generation world version 2Scott Davis
A presentation I have at Grace Episcopal Church in Houston on October 13, 2013 on Millennials and Generation X and the church, and my new book, Mind the Gap.
DATABASE DESIGN AND MANAGEMENT - By Hansa EdirisingheHansa Edirisinghe
CASE STUDY - ABC, a multinational hypermarket based in Singapore, is intending to implement an online ordering and delivery system. To do this, it needs to design and build a database with the following functional requirements: - By Hansa Edirisinghe
Il morbo di Alzheimer, la demenza senile, le degenerazioni corticali su base vascolare sono malattie che colpiscono individui per lo più in età matura o geriatrica e hanno molte caratteristiche in comune. Fra queste l’evoluzione degenerativa della corteccia cerebrale, la sintomatologia ingravescente che investe dapprima lo psichismo e le funzioni superiori e successivamente il sistema motorio e vegetativo. Le terapie finora disponibili, psicologiche e occupazionali, al più ne’ rallentano l’evoluzione, mentre quelle farmacologiche impongono di pagare un prezzo altissimo in termini di effetti collaterali. Attualmente la ricerca farmacologica sembra orientata verso i preparati anticolinesterasici di cui il DONEPEZIL CLORIDRATO pare essere il più documentato in letteratura. Nonostante questa molecola sia nettamente meno tossica dei suoi predecessori, costringe comunque il medico prescrittore ad un notevole grado di vigilanza in ordine al possibile manifestarsi di effetti collaterali, a volte non ancora documentati a sufficienza. Fra questi si possono ricordare gli effetti vagotonici sulla frequenza cardiaca (fino alla sincope), la maggior sensibilità ad eventi gastro-tossici in pazienti che assumono cronicamente farmaci antiinfiammatori non steroidei, l’ostruzione del flusso urinario, le crisi d’asma, le convulsioni generalizzate, la cefalea, le vertigini, le allucinazioni, l’agitazione psicomotoria ed il comportamento aggressivo. La severità di questi quadri ci ha spinto a ricercare un approccio alternativo che , per lo meno a parità di risultati, potesse evitare l’esposizione a questi rischi ai pazienti affetti da queste patologie, per lo più anziani già molto provati dall’uso cronico di altri farmaci. Scopo di questo lavoro preliminare è verificare l’efficacia dell’Agopuntura nel trattamento di queste patologie in un piccolo campione di pazienti onde sentirsi poi autorizzati ad una ricerca su scala più vasta.
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Il morbo di Alzheimer, la demenza senile, le degenerazioni corticali su base vascolare sono malattie che colpiscono individui per lo più in età matura o geriatrica e hanno molte caratteristiche in comune. Fra queste l’evoluzione degenerativa della corteccia cerebrale, la sintomatologia ingravescente che investe dapprima lo psichismo e le funzioni superiori e successivamente il sistema motorio e vegetativo. Le terapie finora disponibili, psicologiche e occupazionali, al più ne’ rallentano l’evoluzione, mentre quelle farmacologiche impongono di pagare un prezzo altissimo in termini di effetti collaterali. Attualmente la ricerca farmacologica sembra orientata verso i preparati anticolinesterasici di cui il DONEPEZIL CLORIDRATO pare essere il più documentato in letteratura. Nonostante questa molecola sia nettamente meno tossica dei suoi predecessori, costringe comunque il medico prescrittore ad un notevole grado di vigilanza in ordine al possibile manifestarsi di effetti collaterali, a volte non ancora documentati a sufficienza. Fra questi si possono ricordare gli effetti vagotonici sulla frequenza cardiaca (fino alla sincope), la maggior sensibilità ad eventi gastro-tossici in pazienti che assumono cronicamente farmaci antiinfiammatori non steroidei, l’ostruzione del flusso urinario, le crisi d’asma, le convulsioni generalizzate, la cefalea, le vertigini, le allucinazioni, l’agitazione psicomotoria ed il comportamento aggressivo. La severità di questi quadri ci ha spinto a ricercare un approccio alternativo che , per lo meno a parità di risultati, potesse evitare l’esposizione a questi rischi ai pazienti affetti da queste patologie, per lo più anziani già molto provati dall’uso cronico di altri farmaci. Scopo di questo lavoro preliminare è verificare l’efficacia dell’Agopuntura nel trattamento di queste patologie in un piccolo campione di pazienti onde sentirsi poi autorizzati ad una ricerca su scala più vasta.
In questa presentazione sono descritti i principi della neuroplasticità e del potenziamento cognitivo e il possibile ruolo delle nuove tecnologie nel supportare questi processi
Dr. Stefano Pallanti is a “Physician-Scientist” who applies cutting-edge neuroscience breakthroughs to clinical work by utilizing clinical activities to formulate research hypotheses. Firenze Neuroscienze gives you the latest news on the development of neuroscience as well as activities of Istituto di Neuroscienze del Dr. Stefano Pallanti.
Acufene ( centrano gli aspetti psicologici?)Matteo Pontoni
La ricerca ha indagato la relazione fra aspetti psicologici come stati emotivi,pattern cognitivi e tratti di personalità e disabilità causata dall'acufene
Il cervello plastico. Fondamenti neurofisiologici e strategie efficaci per l’...Eleonora Guglielman
"Il cervello plastico. Fondamenti neurofisiologici e strategie efficaci per l’apprendimento permanente", paper presentato a DIDAMATICA 2014. Nuovi processi e paradigmi per la didattica, Napoli, 8 maggio 2014.
http://didamatica2014.unina.it
Webinar | Invecchiamento e deterioramento cognitivo: uno strumento di previsi...Obiettivo Psicologia Srl
La Psicologia dell’Invecchiamento è la disciplina che si occupa delle problematiche di tipo psicologico e neuropsicologico dell’anziano nel corso del processo di invecchiamento.
Sempre più spesso lo psicologo che lavora con gli anziani si trova a contatto con persone che presentano un certo grado di decadimento cognitivo e con i loro familiari, che necessitano di un aiuto nella gestione dei disturbi comportamentali e dei deficit cognitivi degli anziani che assistono. Supportare i familiari nel tentativo di ridurre l’impatto che questi disturbi hanno sul quotidiano significa, innanzitutto, riconoscere l’eventuale presenza di un deterioramento cognitivo e distinguerlo da una condizione di normale fisiologia dell’invecchiamento.
Il Questionario Informativo sul Declino Cognitivo negli Anziani (Informant Questionnaire on Cognitive Decline in the Elderly - IQCODE) è uno strumento di rapida somministrazione che consente di valutare se sia in atto un cambiamento patologico nelle prestazioni cognitive e funzionali degli anziani rispetto ai 10 anni antecedenti l’intervista. Consiste in una serie di domande da sottoporre al familiare che vive a più stretto contatto con l’anziano, utili a raccogliere dati e informazioni necessari a costruire una prima ipotesi sulla natura dell’eventuale processo patologico in atto, a partire dalla quale strutturare una più approfondita valutazione cognitiva e sviluppare un piano d’intervento per anziano e familiare (o caregiver).
1. Giancarlo Comi
Professore di Neurologia, Direttore Dipartimento Neurologico e Istituto di Neurologia Sperimentale
(INSPE), Istituto Scientifico San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
Presidente della Società Italiana di Neurologia
Misurare il volume del cervello per valutare l’efficacia
delle terapie: l’esempio della sclerosi multipla
Quali sono i più significativi passi avanti nella conoscenza delle patologie neurologiche resi
possibili dai progressi raggiunti negli ultimi anni dalle tecniche di neuroimaging?
Per anni il cervello è rimasto per noi una sorta di black box, una grande scatola nera. Poi, all’inizio
degli Anni ’80, abbiamo avuto la prima svolta con la TAC dell’encefalo, che ci ha aperto uno
spiraglio. Ma per le nostre conoscenze sul cervello la vera propulsione è venuta con la Risonanza
Magnetica, che in realtà è un insieme di tecniche basate sullo stesso principio. La Risonanza
Magnetica consente non solo una definizione più precisa della morfologia del cervello e delle parti
che lo compongono, ma anche una maggiore caratterizzazione del danno strutturale che può
interessare alcune sue parti. Con la Risonanza Magnetica entriamo veramente dentro il cervello e
non solo per guardarne le forme, ma anche per avere maggiori informazioni sulle sue connessioni
strutturali. Un’ulteriore innovazione in tempi più recenti è quella costituita dalla Risonanza
Magnetica Funzionale, che ci offre immagini del cervello in azione, consentendoci di coglierne
aspetti di organizzazione funzionale. Quest’ultima evoluzione delle tecnologie di neuroimaging ha
avuto ricadute enormi sulla conoscenza degli elementi profondi che caratterizzano il cervello, fino a
darci la possibilità di indagare e comprendere molti aspetti del funzionamento del cervello come
quelli che sono alla base delle nostre decisioni economiche, al punto di dare vita a una vera e
propria nuova disciplina, la Neuroeconomia.
In definitiva, la possibilità di comprendere meglio il cervello ci aiuta a capire le basi sia fisiologiche
che psicologiche del comportamento umano. È stata una grande rivoluzione e dal punto di vista
medico ci ha dato la possibilità di valutare in vivo cosa succede nel cervello in relazione alle varie
malattie.
Le tecniche di imaging rendono possibile osservare il cervello nella sua fisiologia come
nelle sue patologie: come viene valutata una evidenza come l’atrofia cerebrale, ovvero la
perdita di volume cerebrale? Che significato diagnostico ha e in relazione a quali patologie?
Uno dei parametri che quasi subito si è rivelato foriero di grandi informazioni è stato proprio quello
legato alla possibilità di misurare il volume del cervello. Grazie ad alcune tecniche, possiamo
misurare in vivo nella persona il cervello e così ottenere le informazioni che una volta avevamo
solo attraverso l’autopsia. La pesatura del cervello è infatti caratteristicamente uno dei primi
passaggi del percorso autoptico. Queste misurazioni ci hanno confermato in vivo un aspetto che
era già noto dagli studi di anatomia patologia, ovvero il fatto che con il passare degli anni il cervello
comincia progressivamente a ridursi di volume. Questa perdita di volume cerebrale o atrofia, un
aspetto normale del nostro invecchiamento, avviene in modo accelerato qualora la persona sia
affetta da alcune malattie del Sistema Nervoso Centrale.
Un’opportunità legata alle tecniche di neuroimaging è quella di poter valutare e osservare
direttamente l’efficacia di nuovi farmaci nella riduzione della perdita di volume cerebrale:
quali sono i vantaggi sia a livello delle sperimentazioni che nella pratica clinica?
La possibilità di misurare il volume del cervello ha trovato un’immediata applicazione nelle
sperimentazioni cliniche su fenomeni del Sistema Nervoso Centrale, che si sono avvalse
dell’atrofia come marcatore biologico dell’effetto dei trattamenti.
Premessa di queste ricerche è che il volume cerebrale è un parametro oggettivo e preciso per
capire come sta evolvendo il cervello nel corso di una malattia degenerativa: quasi tutte le malattie
degenerative comportano infatti la morte accelerata delle cellule nervose e la progressiva sclerosi.
Un fenomeno paragonabile a quello che avviene alla pelle delle persone quando invecchiano, che
raggrinzisce diventando più sottile. Nel caso del cervello i neuroni che muoiono vengono sostituiti
da tessuto fibroso e questo “raggrinzisce” progressivamente il cervello, riducendone il volume.
2. Questo processo è variabilmente accentuato nelle persone che soffrono di malattie degenerative.
Quindi misurando l’atrofia cerebrale possiamo sapere se una determinata terapia è più o meno
efficace, ovvero se è in grado di rallentare il processo degenerativo. La prima vera utilizzazione
estensiva dell’atrofia cerebrale come parametro di efficacia si è avuta proprio nel campo della
sclerosi multipla, perché nei pazienti con sclerosi multipla l’atrofia cerebrale è accelerata nel suo
sviluppo nel tempo rispetto alle persone sane.
I primi tentativi di utilizzare l’atrofia cerebrale come endpoint secondario nelle sperimentazioni
cliniche di nuovi farmaci per la sclerosi risalgono all’inizio degli anni 2000.
I vantaggi che offre questa metodica sono diversi: in primo luogo si tratta di una misura oggettiva,
anche se influenzata da molti aspetti come lo stato di idratazione del soggetto, il ciclo mestruale
della donna, fenomeni che condizionano il volume del cervello. Ma questi aspetti a seguito del
processo di randomizzazione sono in genere equamente distribuiti tra i due bracci della
sperimentazione e quindi alla fine la differenza in termini di atrofia è legata al fatto di ricevere o
meno la terapia. La misura di atrofia inoltre ha una buona riproducibilità, aspetto importante
principalmente nelle sperimentazioni cliniche. Infine si tratta di una misura che ci offre un impatto
globale della terapia sulla struttura nervosa.
Che impatto ha l’atrofia cerebrale nella sclerosi multipla? Nel trattamento di questa malattia
in che misura la possibilità di valutare e trattare la perdita di volume del cervello può
favorire il miglioramento delle funzioni cognitive e il mantenimento delle abilità del
paziente?
La sclerosi multipla non controllata comporta una progressiva degenerazione del tessuto nervoso
e questa degenerazione determina una progressiva perdita delle funzioni del cervello. Siamo in
grado di osservare questo fenomeno proprio alla luce dell’aumento dell’atrofia cerebrale. Da
questo punto di vista esiste una correlazione tra le prestazioni del cervello e il livello di atrofia: il
cervello svolge numerose funzioni, ma una buona parte della massa del tessuto cerebrale è
impegnata in attività mentali o cognitive.
Proprio per questo l’atrofia cerebrale correla in particolare con il livello di alterazione delle funzioni
cognitive, oltre che con misure globali di impatto della malattia sulle capacità della persona, ovvero
sulla disabilità. È un tipo di correlazione che è stata ripetutamente riscontrata non solo nella
sclerosi multipla, ma anche nella Malattia di Alzheimer e in altre demenze. Quindi possiamo usare
le validazioni dell’atrofia per stimare il rischio che ci sia una futura compromissione cognitiva in chi
ancora non la presenta o capire come potrà evolvere in chi ha già dato qualche segno di
alterazione cognitiva.
È evidente che con un trattamento in grado di ridurre il processo di degenerazione del tessuto
nervoso l’atrofia cerebrale si svilupperà più lentamente e tenderà ad avere la stessa evoluzione
che osserviamo nella persona sana.
Oggi esistono terapie in grado di ridurre in misura significativa la perdita di volume
cerebrale legata alla sclerosi multipla?
In questi ultimi anni abbiamo visto che alcune terapie riescono ad avere un effetto molto positivo
sulla progressione dell’atrofia cerebrale. Già alla fine degli Anni ’90 da alcuni studi condotti anche
dal nostro gruppo, era emerso che nelle prime fasi di malattia, terapie di natura antinfiammatoria
erano in grado di esercitare qualche effetto sulla progressione dell’atrofia, riducendola. Ma le
stesse terapie, usate successivamente, nella fase a ricadute e remissioni o nella fase progressiva
di malattia, non modificavano l’evoluzione dell’atrofia. Invece recentemente alcuni farmaci come
fingolimod si sono rivelati in grado di attenuare l’evoluzione dell’atrofia cerebrale legata alla
sclerosi multipla. E questa è una conferma di grande importanza sull’efficacia di questi farmaci
perché si riferisce a un parametro che misura l’irreversibilità della degenerazione causata dalla
sclerosi multipla. L’altro aspetto importante è che questo tipo di beneficio ci offre una prospettiva
anche per i danni cognitivi, perché alcuni studi dimostrano che ridurre la progressione dell’atrofia
cerebrale significa ridurre anche la progressione dei deficit cognitivi.
Disclaimer
I contenuti di questa intervista sono stati elaborati sulla base di dichiarazioni rilasciate direttamente dal Professor
Giancarlo Comi e vengono diffusi previa sua approvazione e sotto sua responsabilità.